n.123 del 28.04.2021 periodico (Parte Seconda)
RISOLUZIONE - Oggetto n. 1900 - Risoluzione per impegnare la Giunta regionale a promuovere controlli sull’allevamento e commercio abusivo di animali di affezione anche con il coinvolgimento dei servizi competenti delle Aziende USL. A firma dei Consiglieri: Tarasconi, Costi, Costa, Caliandro, Paruolo, Montalti, Fabbri, Rontini, Bulbi, Rossi
L’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna
Visti:
la legge regionale 17 febbraio 2005, n. 5, “Norme a tutela del benessere animale” che stabilisce con precisione responsabilità e doveri di chi detenga un animale d’affezione;
la legge regionale 7 aprile 2000 n. 27, “Nuove norme per la tutela ed il controllo della popolazione canina e felina” che, tra l’altro, prevede all’art. 5, co. 3, l’istituzione di un Tavolo regionale per la tutela degli animali d'affezione e la prevenzione del randagismo.
Premesso che:
il fenomeno dell’allevamento abusivo di cani di razza tende a proliferare anche sul territorio della nostra regione, con allevamenti che non sempre rispettano le norme sul benessere animale e spesso con animali vengono custoditi in ambienti non idonei ed in condizioni pessime;
dall’inizio dell’anno sono state diverse le attività delle Guardie Zoofile Enpa della sezione di Piacenza che hanno portato alla luce veri e propri allevamenti abusivi di animali, in particolare di cani di razza “pitbull”;
nella stragrande maggioranza dei casi i cuccioli non risultavano iscritti all’anagrafe canina ed erano privi del microchip d’identificazione, inoltre, in alcuni casi vi era già stata la vendita del cucciolo senza il rispetto di queste due basilari procedure che sono indispensabili per la prevenzione dell’abbandono degli animali;
nel caso specifico, da un controllo sul territorio di Fiorenzuola d’Arda (PC), avvenuto a metà agosto del corrente anno, è emersa una fattispecie che riguardava una coppia di coniugi residenti in questa località e che aveva ammesso, ad un precedente controllo pochi mesi prima, di aver fatto riprodurre il loro cane di razza pitbull e venduto sette dei dieci cuccioli a 200 euro l’uno, senza, appunto, il rispetto delle sopra menzionate procedure d’identificazione;
a seguito di un attento monitoraggio da parte delle Guardie zoofile Enpa si è scoperto, anche grazie all’aiuto della Polizia locale, che gli stessi soggetti hanno replicato a breve distanza (circa quattro mesi) l’operazione di riproduzione utilizzando la stessa fattrice;
oltre al mancato rispetto delle procedure identificative in tale circostanza è stata accertata la violazione della normativa sul benessere animale, infatti, la fattrice veniva tenuta in luogo non idoneo ed in condizioni di salute gravemente compromesse (con deformazione accertata della struttura corporea);
spesso questi allevatori abusivi praticano sui cani la pratica cosiddetta “conchectomia”, ovvero il taglio delle orecchie per ragioni estetiche che è vietato e perseguibile a norma di legge, infatti, non è assolutamente possibile sottoporre un animale di giovane età a questo intervento chirurgico senza un giustificativo sanitario certificato dal medico veterinario.
Considerato che:
la delibera di Giunta regionale n. 394/2006 “Indicazioni tecniche in attuazione alla L.R. 5/2005 relativa alla tutela del benessere animale” definisce che come previsto dall’art. 5 della L.R. 5/2005 per allevamento di cani o gatti si intende la detenzione di cani o di gatti in numero pari o superiore a tre fattrici o dieci cuccioli l’anno;
se l’attività viene svolta a fini economici i detentori devono essere regolarmente autorizzati ai sensi della legge regionale sopra citata, autorizzazione oggi sostituita dalla presentazione della SCIA e per tali attività il servizio Veterinario delle Aziende USL effettua la vigilanza sulla conformità a quanto dichiarato nella SCIA, sul benessere degli animali, sulla loro corretta registrazione all’anagrafe degli animali d’affezione e sulla regolarità delle strutture di detenzione degli animali;
i proprietari o detentori di allevamenti animali a fini amatoriali, quindi non a fini di lucro e pertanto non soggetti a presentazione della SCIA, sono comunque oggetto di vigilanza da parte del Servizio Veterinario dell’Azienda USL territorialmente competente che rileva eventuali ipotesi di non conformità attraverso la verifica, in prima battuta, dei dati registrati nell’anagrafe regionale degli animali d’affezione;
nel caso si riscontri un’attività di allevamento a fini di lucro e non amatoriale viene fatta prescrizione, all’allevamento stesso, di presentazione della SCIA e di ottemperanza a quanto previsto dalla delibera di Giunta regionale n. 394/2006;
Impegna la Giunta regionale:
a sensibilizzare le autorità competenti in materia e avviare sulle attività di vendita e detenzione, completamente illecite e indisturbate il più delle volte, una mirata campagna di controlli, coinvolgendo anche i servizi competenti delle Aziende USL per gli opportuni controlli sul benessere degli animali;
a sottoporre la tematica al Tavolo regionale per la tutela degli animali d'affezione e la prevenzione del randagismo, di cui all’art. 5, co. 3 della legge regionale 7 aprile 2000, n. 27, “Nuove norme per la tutela ed il controllo della popolazione canina e felina”.
Approvata a maggioranza dalla Commissione IV Politiche per la Salute e Politiche Sociali nella seduta del 12 aprile 2021.