n.266 del 21.10.2015 periodico (Parte Seconda)

RISOLUZIONE - Oggetto n. 1363 - Risoluzione per impegnare la Giunta regionale ad inviare una missiva istituzionale per conto della Regione Emilia-Romagna, come espressione di solidarietà, diretta alla Procura della Repubblica del Tribunale di Palermo e all’attenzione del Dott. Di Matteo, così come proposto dal Movimento delle Agende Rosse, presieduto ai vertici nazionali dall’autorevole Salvatore Borsellino, fratello del magistrato assassinato con gli uomini della sua scorta il 19 luglio 1992 nella strage di Via D’Amelio. A firma dei Consiglieri: Gibertoni, Bertani, Piccinini, Sassi, Sensoli, Taruffi, Rontini, Caliandro, Mumolo, Calvano, Marchetti Francesca, Prodi, Zappaterra, Sabattini, Paruolo, Cardinali, Ravaioli, Torri, Rainieri, Pompignoli, Pettazzoni, Fabbri, Delmonte, Liverani, Rancan, Marchetti Daniele, Boschini, Bagnari

L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna

Considerate

Le anonime plurime intimidazioni subite dai magistrati impegnati nel Processo sulla Trattativa Stato-Mafia (Vittorio Teresi, Roberto Tartaglia, Francesco Del Bene e Antonino Di Matteo), da Roberto Scarpinato e dal pool antimafia in generale;

il grave ordine di morte indirizzato al Pubblico Ministero Antonio Di Matteo, intercettato a …omissis…, durante l’ora d’aria col boss della SCU …omissis…, nonché ergastolano detenuto a regime 41bis, e tutt’oggi da più parti considerato capo di “cosa nostra”;

a Palermo in questi giorni ha parlato un nuovo pentito, …omissis…, boss del Borgo Vecchio, interrogato da due pm della Direzione distrettuale antimafia di Palermo che si occupano di mafia militare, Caterina Malagoli e Francesca Mazzocco, e conferma uno dei segreti che Cosa Nostra custodisce meglio: “L’esplosivo per l’attentato al pm Nino Di Matteo è stato trasferito in un altro nascondiglio sicuro”;

i fatti richiedono una immediata e forte risposta da parte delle istituzioni, affinché si utilizzi ogni mezzo, ogni tecnologia, a tutela dell’incolumità del magistrato in oggetto.

Intercettazione del 26 ottobre 2013:

“Questo pubblico ministero di questo processo, che mi sta facendo uscire pazzo, come non ti verrei ad ammazzare a te, come non te la farei venire a pescare, a prendere tonni. Ti farei diventare il primo tonno, il tonno buono. Ancora ci insisti? Minchia.... perché me lo sono tolto il vizio? Me lo toglierei il vizio? Inizierei domani mattina”;

“Organizziamola questa cosa (mimando con la mano il gesto di fare presto), "facciamola grossa e non ne parliamo più. Si devono preoccupare, nonostante questo mucchio di persone: il botto viene ancora più bello... più grosso. Mi guarda Di Matteo, con gli occhi puntati, ma a me non mi intimorisce".

Intercettazione del 14 novembre 2013:

“Questo Di Matteo non ce lo possiamo dimenticare. Corleone non dimentica”;

“Tanto sempre al processo deve venire”. In risposta alla richiesta del mafioso pugliese sulle modalità di eliminazione del pm Di Matteo se scortato in località riservata.

Intercettazione del 16 novembre 2013:

“Io dissi che lo faccio finire peggio del giudice Falcone”;

“Qua c’è di fare tremare i muri. E allora organizziamola questa cosa. Facciamola grossa e non ne parliamo più”;

“Perché questo Di Matteo non se ne va, ci hanno chiesto di rinforzare, gli hanno rinforzato la scorta. E allora se fosse possibile ad ucciderlo, un’esecuzione come eravamo a quel tempo a Palermo”.

Le preoccupanti testimonianze di alcuni bambini di un circolo tennis di Palermo saltuariamente frequentato da Nino Di Matteo, relative a misteriosi uomini armati con fucili di precisione, presenti all’ingresso secondario del TC 2;

le dichiarazioni del collaboratore di giustizia ed ex boss dell’acquasanta …omissis… riguardo una serie di piani finalizzati all’uccisione del PM Antonino Di Matteo e ordinati dal reggente di “cosa nostra” …omissis…che testualmente scrive, “perché mi hanno detto che si è spinto troppo oltre", lo stesso, afferma di aver personalmente impegnato la quota di 360 mila euro per il su detto piano di morte e specifica un carico di 200 kg di tritolo presenti nel territorio palermitano, acquistati dalla ’ndrangheta e destinati all’assassinio del pubblico ministero;

testimonianze avvalorate e confermate dai recenti collaboratori di giustizia …omissis…, …omissis… e proprio in questi giorni anche dall'ex boss di Borgo Vecchio …omissis…. Quest’ultimo afferma di esserne giunto a conoscenza attraverso il figlio del boss dell'Acquasanta …omissis…, secondo …omissis…, l'uomo incaricato alla custodia dell’esplosivo;

che le Istituzioni in primo luogo e tutta la società civile devono fare cerchio attorno la figura di un uomo che serve lo Stato con reale spirito di servizio mettendo a repentaglio la sua stessa vita per affermare i principi di giustizia e legalità. Valori alla base della convivenza civile e democratica;

l’affermazione di Giovanni Falcone: “La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni”.

Impegna la Giunta regionale

ad approvare l’invio di una missiva istituzionale per conto della Regione Emilia-Romagma, come espressione di solidarietà, diretta alla Procura della Repubblica del tribunale di Palermo e all’attenzione del Dott. Di Matteo, cosi come proposto dal Movimento delle Agende Rosse, presieduto ai vertici nazionali dall’autorevole Salvatore Borsellino, fratello del magistrato assassinato con gli uomini della sua scorta il 19 luglio 1992 nella strage di Via D’Amelio;

ad assicurare la massima diffusione mediatica affinché si alzino i riflettori di allerta a tutela di uomini che servono coraggiosamente lo Stato.

Approvata all'unanimità dei presenti nella seduta pomeridiana del 30 settembre 2015

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