n.70 del 15.03.2023 periodico (Parte Seconda)

RISOLUZIONE - Oggetto n. 6361 - Risoluzione per impegnare la Giunta a sostenere presso il Ministero della Cultura la candidatura del ballo liscio emiliano-romagnolo in tutte le sue forme e latitudini come patrimonio immateriale dell'umanità tutelato dall'Unesco. A firma dei Consiglieri: Amico, Mori, Pompignoli, Bondavalli, Bulbi, Fabbri, Rossi, Pelloni

L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna

Premesso che

le tradizioni locali connesse al fenomeno del “liscio” si possono considerare matrici autenticamente popolari di profonde trasformazioni avvenute in Emilia-Romagna tra l’Ottocento e il Novecento. Il nascente movimento operaio, l’impetuoso sviluppo delle forme solidaristiche della cooperazione, l’irruente ingresso dell’Italia unita nel circuito dell’internazionalizzazione delle merci, i cicli di emigrazione di consistenti segmenti di popolazione sono solo alcuni degli elementi strettamente correlati al liscio, colonna sonora della belle époque popolare.

Il fenomeno Liscio è nato e si è sviluppato attraverso un molteplice intrecciarsi di processi storici, sociali e culturali che nelle nostre terre hanno visto entrare in scena protagonisti inediti: braccianti, contadini, artigiani, il proletariato associato nella cooperazione, commercianti e musicisti esclusi dal circuito professionale.

A questo va aggiunto il radicamento della cultura musicale “popular” e la diffusione di pratiche musicali popolari, trasferite di generazione in generazione, che hanno permesso l’affermazione di importanti protagonisti del mercato discografico nazionale nel corso della seconda parte del secolo scorso.

La presenza di diverse tradizioni di liscio che affondano le radici nell’Ottocento, emerge in tutta evidenza nei primi tre decenni del Novecento e si caratterizza per un uso peculiare di strumenti differenti per repertori spesso similari. Tali tradizioni si sviluppano attraverso la diffusione di pratiche musicali e coreutiche esotiche: valzer, mazurca e polca – scritte di proposito all’italiana – sono “consuetudini” musicali autenticamente mitteleuropee, diffuse in tutto il continente formando un composito collage di repertori in cui si inserisce a pieno diritto anche la nostra storica esperienza musicale.

Nel primo dopoguerra nella nostra regione, soprattutto grazie a Secondo Casadei, detto anche lo Strauss della Romagna, si sono diffuse e si sono consolidate rapidamente diverse “scuole” di ballo liscio: una emiliana, una romagnola e una bolognese.

Considerato che

il liscio romagnolo è caratterizzato da un'esecuzione brillante (data dalla forte presenza ritmica di basso e batteria) e veloce dei brani scritti principalmente per violino, clarinetto in do, sassofono e successivamente per voce. È il liscio più conosciuto, soprattutto grazie al brano che ha dato il via al "fenomeno liscio", Romagna mia (Secondo Casadei, 1954), e quello più allegro, grazie al tipico sound dato dall'unione del sax e del clarinetto in do.

Rispetto al liscio romagnolo, quello emiliano non si basa sui fiati ma sulla fisarmonica (in origine, l'organino bolognese) e, nonostante le differenze esistenti a livello musicale, i brani del liscio romagnolo possono essere ballati alla maniera emiliana (avanzante e non sul posto), così come un brano di liscio emiliano può essere ballato alla maniera romagnola. Tra i compositori emiliani di musica da ballo si distinguono i reggiani Tienno Pattacini da Barco di Bibbiano le storiche famiglie Bagnoli e Carpi da Santa Vittoria di Gualtieri, noto anche come “il paese dei cento violini”.

Molto diffusa è anche la variante bolognese, conosciuta come la Filuzzi, in cui si mescolarono le nuove esigenze dettate dal ballo liscio di valzer, mazurka e polka, con le vecchie figure dei balli staccati: le manfrine, i tresconi, i ruggeri, molto diffusi e tuttora praticati sull’Appennino bolognese.

Gli elementi caratteristici sono la presenza di figure staccate (ereditate dai balli popolari della campagna bolognese), la grande velocità delle musiche (soprattutto del valzer) associata a grande dinamicità dei ballerini, la predilezione del giro a sinistra rispetto al giro a destra, la ricerca delle acrobazie fatte di piroette, sgambate, pivot, ricerca che raggiunge l’apice nei balli cosiddetti a chinino (polka chinata). E poi il rispetto rigoroso della divisione dei brani musicali in parti, ciascuna delle quali deve essere chiusa (dal ballerino provetto) in frullone (una serie di giri in pivot rigorosamente effettuata a sinistra). Il frullone è in qualche maniera il marchio di qualità del ballerino filuzziano.

Sottolineato che

per quanto riguarda la musica da ballo, non si possono trascurare la centralità della cultura del melodramma e la sua diffusione attraverso l’opera dei musicisti ambulanti, degli organetti a manovella e della nascente cultura internazionale del jazz. Il liscio assume un ruolo di primo piano come connettore della nostra identità musicale, da un lato con uno sguardo inedito verso fenomeni europei, dall’altro con l’elaborazione di un’esperienza originale che, oggi, è considerata fondante nella nostra cultura musicale popolare.

Associato a questi fenomeni e direttamente connesso agli stessi, inoltre, vi è il progressivo emergere dei luoghi di festa laici e popolari, i luoghi del ballo di coppia, i luoghi di una sempre meno osteggiata promiscuità sessuale: le balere, le feste da ballo e i festival rurali, primi segnali di una società più adeguata ai tempi e di una cultura modernamente “popular”. Sono luoghi e forme che caratterizzano in modo intenso il paesaggio antropologico e la cultura profonda che, ancora oggi, contraddistinguono il nostro territorio nell’immaginario comune. Fenomeni che si sono intrecciati, o meglio sono stati possibili anche grazie alle profonde trasformazioni territoriali conseguenti alle azioni di bonifica, gestione, riorganizzazione e valorizzazione del territorio e delle sue produzioni tipiche.

Territori che si trasformano e chiamano nuove popolazioni, assetti sociali ridisegnati nel turbinio della modernità, culture musicali che si mescolano (valzer, polche e mazurche di matrice centro-europea con tanghi e one step americani), luoghi e momenti di una società di massa che si sprovincializza rapidamente. Sono tutti elementi che hanno trovato incarnazione in generazioni e famiglie che, da semplici musicisti di servizio – come altre esperienze in territori limitrofi – sono stati in grado di sviluppare concerti e interi repertori scritti. Al termine di questa “stagione”, poi, i nipoti o i pronipoti di queste generazioni si sono ritrovati straordinariamente inclusi nel mainstream professionale della musica colta e del “pop” internazionale.

Evidenziato che

nella scorsa legislatura è stata approvata una risoluzione che impegnava la Giunta regionale a sostenere la proposta di candidatura del ballo folkloristico romagnolo come patrimonio immateriale dell'umanità tutelato dall’Unesco e a continuare a supportare la sua promozione culturale e turistica, anche moltiplicando le sinergie all’interno del più vasto contesto delle azioni di valorizzazione del settore musicale.

Recentemente, il tema della candidatura del ballo liscio come patrimonio Unesco è stato riproposto da diverse sigle del panorama musicale, fra cui il MEI (Meeting Etichette Indipendenti) di Faenza, il cantautore Morgan, Renzo Arbore e altri artisti a livello nazionale, e raccolto da molti sindaci del territorio, insieme a istituzioni regionali come l’assessore alla Cultura Mauro Felicori, che ha già ripreso l’iter per il riconoscimento da presentare al ministro della Cultura.

Un riconoscimento che avrebbe una risonanza internazionale, tale da garantire un ritorno di immagine, economico, culturale e turistico di grande impatto per la nostra terra, oltre alla grande opportunità di generare occupazione nel settore musicale, soprattutto per i giovani.

Tutto ciò premesso, considerato e sottolineato,

impegna la Giunta regionale

a sostenere presso il Ministero della Cultura, la candidatura del ballo liscio emiliano-romagnolo in tutte le sue forme e latitudini come patrimonio immateriale dell'umanità tutelato dall’Unesco;

a promuovere, anche attraverso bandi, finanziamenti e iniziative culturali, la diffusione del ballo liscio soprattutto tra i giovani;

a valorizzare il ballo liscio come patrimonio culturale del territorio emiliano-romagnolo attraverso i portali web ufficiali, sia informativi sia turistici, della Regione e con la collaborazione degli enti locali.

Approvata all'unanimità dei votanti nella seduta antimeridiana del 1 marzo 2023

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