n.113 del 07.05.2025 periodico (Parte Seconda)
RISOLUZIONE - Oggetto n. 461 - Risoluzione per impegnare la Giunta ad intervenire urgentemente presso i Presidenti di Camera e Senato per esprimere l'assoluta contrarietà al decreto-legge "Disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario" e per chiedere che non venga convertito in legge. A firma dei Consiglieri: Trande, Larghetti, Burani, Gordini, Casadei
il 18 settembre 2024 è stato approvato in prima lettura alla Camera dei Deputati il Disegno di Legge n. 1660, recante “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario”.
La presentazione del Ddl ha aperto un acceso dibattito politico sia dentro, ma soprattutto fuori dalle aule parlamentari, dato che nei 38 articoli di cui era composto comparivano 14 nuove fattispecie di reato, oltre a varie circostanze aggravanti, tra cui alcune che hanno sollevato preoccupazione ed obiezioni, anche da parte della Presidenza della Repubblica.
Il decreto-legge “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario” approvato il 4 aprile scorso dal Consiglio dei ministri sostituisce e supera il Ddl all’esame del Parlamento, ricalcandone integralmente i 38 articoli, ma recependo i sei rilievi che erano stati mossi dal Quirinale su norme che erano a rischio di incostituzionalità.
il decreto-legge interviene in materia di revoca della cittadinanza: si estende da tre a dieci anni il periodo in cui può essere esercitata nei confronti dello straniero, a decorrere dalla sentenza di condanna per i gravi reati già previsti dall’ordinamento, a condizione che possieda o possa acquisire un’altra cittadinanza.
Attraverso il decreto-legge, anziché affrontare il tema della crisi abitativa alla radice con misure concrete ed efficaci, si va ad accrescere il caos legislativo introducendo nuove fattispecie di reato che andranno ad aggiungersi a quelle già esistenti in tre articoli del codice penale: l’articolo 633 c.p. che prevede per l’invasione di terreni o edifici la reclusione da 1 a 3 anni; il recente articolo 633-bis c.p. (norma cosiddetta “anti rave”) volto a punire, con la reclusione da 3 a 6 anni, chi organizza o promuove l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui; l’articolo 634 c.p. che punisce, con la reclusione fino a 2 anni, il fatto di chi, fuori dai casi indicati negli articoli 633 e 633-bis c.p., turba, con violenza alla persona o con minaccia, l’altrui pacifico possesso di cose immobili.
Il decreto-legge introduce la punibilità anche per le forme di resistenza passiva, oltre a rendere un reato penale il blocco stradale che potrà essere punito con un mese di carcere e una multa fino a 300 euro. Ma se avviene nel corso di una manifestazione, e sono più persone a bloccare la strada, allora la pena può arrivare fino a sei anni.
Il decreto inoltre colpisce inopinatamente il settore produttivo della canapa industriale - con THC al di sotto dello 0,2% - con importanti ricadute sul versante occupazionale, mettendo al bando i cannabis shop attraverso il divieto di importazione, cessione, lavorazione, distribuzione, commercio, trasporto, invio, spedizione e consegna delle infiorescenze di canapa, anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, nonché di prodotti contenenti le infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli olii derivati.
Il provvedimento introduce il reato di rivolta all'interno di un carcere che colpirà tutti coloro che promuovono, organizzano, dirigono o partecipano a una volta che coinvolge tre o più persone. Sarà punito chi commette atti violenti o minacce, ma anche chi resiste passivamente e si limita a non seguire gli ordini impartiti "per il mantenimento dell’ordine e della sicurezza". Le stesse regole si applicheranno anche nei Cpr, ma non nei centri di accoglienza per persone migranti.
è stata cancellata una delle norme più controverse del disegno di legge, quella che imponeva alle amministrazioni pubbliche, alle università e ai centri di ricerca pubblici l’obbligo di rispondere alle richieste di collaborazione dei servizi segreti, in deroga alla normativa sulla privacy.
Il decreto ha cambiato, ma solo in parte, anche il punto del Ddl che puniva chi protesta contro la realizzazione di opere pubbliche, un passaggio che sembrava scritto appositamente per le contestazioni a opere pubbliche controverse. La precisazione in questo caso è che il reato non si applica per tutte le opere pubbliche, ma solo per “infrastrutture destinate all’erogazione di energia, di servizi di trasporto, di telecomunicazioni o di altri servizi pubblici”.
In base al decreto vendere schede Sim ai migranti extra-Ue basterà che gli stranieri esibiscano un semplice documento di riconoscimento: il decreto-legge non prevede, come faceva il Ddl, l’obbligo di esibire un titolo di soggiorno valido. Per chi non osserva i doveri di identificazione, si prevede la sanzione amministrativa accessoria della chiusura dell’esercizio o dell’attività da 5 a 30 giorni.
il decreto-legge “Sicurezza” nel suo complesso si inserisce in un consapevole percorso di criminalizzazione e repressione del dissenso da parte del Governo che, di fronte a instabilità e malcontento, al disagio sociale e alla marginalità, risponde col carcere.
La direzione intrapresa dal Governo è di aumentare il numero di persone detenute, estendendo ulteriormente l’ambito di intervento del diritto penale, come già dimostrato dal decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123, coordinato con la legge di conversione 13 novembre 2023, n. 159 recante “Misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità giovanile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale” (cosiddetto D.L. Caivano).
Il testo del decreto-legge rischia solo di aggravare, senza risultati sulla sicurezza collettiva, il già precario stato di salute degli istituti penitenziari i cui tassi di sovraffollamento e l’impressionante numero di suicidi tra la popolazione ristretta necessiterebbero invece di essere affrontati in maniera strutturale.
Il settore della cannabis industriale coinvolge solo in Italia circa 800 aziende agricole per un totale di più di 10 mila addetti, mentre le imprese dell’indotto, che si occupano della trasformazione della canapa e della vendita dei prodotti derivati, sono circa 1.500. Nel complesso, il fatturato annuo è di oltre 150 milioni di euro. Una ragione della crescita del mercato va identificata nella legge n. 242 del 2016, che ha permesso di regolamentare il settore e lo ha disciplinato portando un po’ di chiarezza in questo ambito.
Tutto ciò premesso,
ad intervenire urgentemente presso i Presidenti di Camera e Senato per esprimere l’assoluta contrarietà al decreto-legge “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario” e per chiedere che non venga convertito in legge;
a valutare attentamente se il testo di legge del cosiddetto “Decreto Sicurezza” e della relativa legge di conversione violi, relativamente alle materie di competenza regionale, i principi e le disposizioni fondamentali della Costituzione affinché, ove ne ricorressero i presupposti, se ne promuova l’impugnazione davanti alla Corte Costituzionale.
Approvata a maggioranza dei presenti nella seduta pomeridiana del 16 aprile 2025