L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna
Premesso che
con la legge 23 luglio 2009, n. 99 e il relativo decreto attuativo recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia”il Parlamento ha approvato la volontà del Governo di avviare iniziative finalizzate al ritorno alla produzione di energia nucleare in Italia, con costruzione di ben 10 centrali nucleari sul territorio nazionale;
tale normativa rimane pienamente vigente e invariata anche dopo l’annunciata moratoria di un anno da parte del Consiglio dei Ministri in data 23 marzo 2011;
il 2 febbraio 2011 la Corte Costituzionale con sentenza n. 33/2011 ha dichiarato illegittimo l’articolo 4 del decreto delegato (Dlgs 15 febbraio 2010 n. 31) in materia di localizzazione nucleare, stabilendo il necessario coinvolgimento delle Regioni interessate dai siti atomici le quali dovranno, inoltre, esprimere un parere preventivo, obbligatorio anche se non vincolante, rispetto alle scelte del Governo.
Rilevato che
i disastrosi eventi verificatisi in Giappone che hanno messo a forte rischio la centrale nucleare di Fukushima hanno riacceso l’attenzione mondiale in merito agli elevati rischi connessi all’energia nucleare, portando il Commissario Europeo all’Energia Guenther Oettinger a paventare l’ipotesi di un’apocalisse nucleare;
Austria e Polonia non hanno avviato le loro centrali già costruite, Danimarca, Grecia, Norvegia e Irlanda hanno rinunciato alla costruzione; Germania, Belgio, Olanda, Scozia, Spagna e Svezia hanno deciso di frenare o addirittura non costruire più centrali nucleari nel loro territorio, puntando sulle energie rinnovabili così come tanti altri Stati stanno investendo grandi risorse sull’energia solare termica e fotovoltaica, sull’energia eolica, sulle biomasse e l’idroelettrico nonché sulla promozione del risparmio energetico di edifici e impianti;
con il nucleare non ci si libera dalla dipendenza energetica, Il nostro Paese è infatti sprovvisto di riserve d’uranio nel proprio sottosuolo e questo risulta l’unico combustibile utilizzabile per gli impianti nucleari, anzi il 90 per cento dello stesso è prodotto soltanto in una decina di stati del mondo, tra i quali Congo e Sudafrica. Il costo dell’uranio ha inoltre subito fortissimi aumenti passando da 7 dollari a libbra del 2001 ai 137 del 2008;
le riserve di uranio - calcolate dall’Unione Europea - sono tali da permettere l’alimentazione dell’attuale parco mondiale consistente in 443 centrali funzionanti per circa cinquanta/sessanta anni, produzione che soddisfa solo il 5,8 per cento del fabbisogno energetico dell’intero pianeta;
l’ipotesi di costruire 3 o più centrali nucleari in Emilia-Romagna non può prescindere dall’analisi di alcune notevoli criticità. In primo luogo il rischio sismico. In secondo luogo, la forte antropizzazione del territorio, ovvero la presenza di insediamenti abitativi diffusi, che rendono impossibile collocare un impianto nucleare rispettando la distanza dai centri abitati solitamente indicata per garantire i livelli minimi di sicurezza. In terzo luogo la presenza di una centrale nucleare potrebbe avere conseguenze negative sull’economia - anche turistica - dell’Emilia-Romagna.
Considerato che
la strategia decisa in sede europea propugna di realizzare entro il 2020 almeno il 20 per cento di riduzione di gas serra, in particolare CO2, attraverso la produzione di almeno il 20 per cento di energia da fonti rinnovabili e il miglioramento del 20 per cento dell’efficienza energetica di edifici e macchinari, obiettivi questi assai più impegnativi e rilevanti del programma nucleare del governo;
su questa strada può decollare, in particolare in Emilia-Romagna, una nuova epoca di green economy capace di promuovere la ricerca, imprenditoria innovativa e nuove prospettive di lavoro anche per le maestranze diversamente qualificate; ovvero una nuova, ecologica e diffusa spinta industriale;
il mercato sta premiando l’innovazione, l’efficienza e il ricorso alle fonti rinnovabili e che la spinta della green economy può produrre in Italia fino a un milione di posti di lavoro.
Ritenuto che
riguardo alla ripresa della produzione di energia nucleare in Italia ci si debba attenere alla volontà popolare espressa nelle forme previste dalla Costituzione.
Auspica
La più ampia partecipazione alla prossima consultazione referendaria.
Invita pertanto la Giunta regionale
a sostenere con forza la posizione anti nucleare già espressa dal Presidente Errani;
a elaborare un piano energetico regionale contenente forti programmi d’investimento per lo sviluppo e la diffusione di tecnologie che utilizzino fonti di energia rinnovabili;
a valutare l’istituzione di un congruo fondo per l’efficientizzazione energetica di edifici pubblici e privati che intendano conseguire l’inserimento nella classe energetica B o A di casa-clima;
ad invitare i parlamentari emiliano romagnoli ad attivarsi per promuovere una modifica della legge in premessa che salvaguardi il diritto all’autodeterminazione anche in materia energetica, previsto dal Titolo V della Costituzione.
Approvata a maggioranza dei presenti nella seduta antimeridiana dell’8 giugno 2011