Testo

L’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna

Premesso che

- nella seduta dello scorso 29 febbraio, la Conferenza delle Regioni ha negato l’intesa richiesta sullo schema di decreto legislativo recante le disposizioni attuative della legge delega n. 33 del 2023 in materia di politiche in favore delle persone anziane;

- la legge delega, approvata all’unanimità dal Parlamento, mirava ad attivare politiche innovative rivolte alle persone anziane inerenti all’invecchiamento attivo e all’inclusione sociale, alla prevenzione della fragilità, all’istituzione di forme di assistenza sociosanitaria specificamente mirate a rispondere a bisogni di assistenza a lungo termine, a riformare l’indennità di accompagnamento;

- le ragioni della mancata intesa con le Regioni sul testo di decreto attuativo presentato dal Governo risiedono principalmente nell’assenza di risorse finanziarie aggiuntive e strutturali e nel venir meno, nel testo del decreto, di elementi riformatori chiave previsti dalla legge delega come servizi integrati sociosanitari articolati sui principi chiave riconosciuti dall’UE come identificativi di assistenza a lungo termine (unitarietà, multi-professionalità, durata ed intensità adeguate al bisogno).

Evidenziato che

- sono anni che il Paese aspetta un provvedimento che promuova la dignità e l’autonomia, l’inclusione sociale, l’invecchiamento attivo e la prevenzione della fragilità della popolazione anziana, anche attraverso la semplificazione dell’accesso alla valutazione multidimensionale, a strumenti di sanità preventiva e di telemedicina a domicilio, il contrasto all’isolamento e alla solitudine relazionale e affettiva, rendendo più efficaci le attività di assistenza sociale, sanitaria e sociosanitaria;

- il decreto attuativo, presentato dal Consiglio dei Ministri, il 25 gennaio 2024, e approvato il 15 marzo (d.lgs. 15 marzo 2024 n. 29, “Disposizioni in materia di politiche in favore delle persone anziane, in attuazione della delega di cui agli articoli 3, 4 e5 della legge 23 marzo 2023, n. 33”) avrebbe dovuto finalmente dare concretezza a una svolta storica per oltre 10 milioni di persone: i 3 milioni e 800.000 mila anziani non autosufficienti che vivono nel nostro Paese, i loro caregiver familiari e professionali, per i quali la legge introdotta grazie al PNRR puntava a ridisegnare il sistema di welfare nella direzione di un welfare di qualità e maggiormente inclusivo, per rispondere alla sempre più diffusa presenza di anziani e a bisogni di cura sempre più complessi e richiedenti assistenza continuativa a lungo termine.

Dato atto che

- aspetto chiave del decreto legislativo di attuazione della delega riguarda il finanziamento delle misure in merito al quale le Regioni hanno evidenziato in particolare che:

· quando, nel 2026, saranno esaurite le risorse stanziate tramite il PNRR, il piano resterà senza i fondi necessari ai servizi aggiuntivi forniti agli anziani negli anni, con evidenti future ricadute sui bilanci regionali e locali e sulle prestazioni erogate;

· non è prevista alcuna risorsa per la riforma della domiciliarità, che costituiva il banco di prova principale della tanto annunciata riforma, pensata per prendersi cura delle persone non autosufficienti, dando attenzione prima di tutto al loro ambiente di vita familiare;

· non sono previsti fondi per migliorare le strutture residenziali, che dovrebbero essere ripensate nel segno della qualità e della professionalità di chi vi opera;

· è stata completamente stravolta la misura della prestazione universale, che diventa una misura “sperimentale” per il 2025/2026 rivolta ad un ridottissimo numero di persone (28.000): ultra 80enni con disabilità gravissima, già detentori di indennità di accompagnamento in condizioni di oggettiva indigenza (ISEE non superiore a 6.000 euro annui);

· è stato snaturato il Servizio Nazionale per le persone Anziane non Autosufficienti (SNAA), che avrebbe dovuto coordinare tutti i diversi soggetti a livello centrale e territoriale che intervengono sui servizi per la non autosufficienza e che, invece, diventa uno strumento delle sole politiche sociali, negando così uno dei cardini della legge n. 33/2023;

· non sono previste risorse aggiuntive, penalizzando così Regioni, Comuni ed Enti del Terzo Settore da cui dipende l’organizzazione e la gestione dei servizi alle persone e alle famiglie.

Rilevato che

- il decreto legislativo tradisce, dunque, le ambizioni di cambiamento da cui è nata la riforma: un unico punto di accesso ai servizi per le persone anziane non autosufficienti, una forte integrazione tra tutti i livelli di intervento, un grande investimento sulla domiciliarità, una riqualificazione delle strutture residenziali per anziani, la riforma dell’indennità di accompagnamento;

- le risorse previste per la copertura del provvedimento, come dettagliate dal Ministero dell’economia e delle finanze, non sono aggiuntive e dedicate, ma si tratta di stanziamenti a valere sulle Missioni 1, 5 e 6 del PNRR e sul Fondo per le Non Autosufficienze, che sono già programmati e destinati a specifici diversi interventi;

- esprimendo la mancata intesa, la Conferenza delle Regioni ha aggiunto un elemento critico: nel provvedimento non è chiaro se l’età per l’accesso ad alcuni servizi sia riservata agli over 65 o agli over 70, con il rischio di una clamorosa esclusione delle persone tra i 65 e i 70 anni dall’assistenza.

Tutto ciò premesso e considerato,

Impegna la Giunta regionale

- a sollecitare il Governo, in tutte le sedi istituzionali opportune, a reperire le risorse necessarie, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, per assicurare la coerenza con le finalità della legge delega, garantendo l’attivazione di servizi di assistenza a lungo termine e l’erogazione dei servizi alla platea dei beneficiari in base ai bisogni rilevati, nonché a istituire  uno specifico tavolo di lavoro, costituito da rappresentanti delle Regioni e delle Province autonome e dei Ministeri interessati, per monitorare l’attuazione del decreto legislativo n. 29/2024 e per verificare la compatibilità delle risorse finanziarie, che garantiscano la copertura a partire dal 2027;

- a sollecitare una rivalutazione della norma contenuta nell’articolo 2 anche in relazione all’articolo 40, circa la definizione della persona anziana, foriera di possibili ricadute sulle leggi regionali;

- a sollecitare infine il Governo affinché, considerato lo sforzo assunzionale che il provvedimento comporta per le Regioni e gli ambiti territoriali sociali, inserisca con urgenza, nel primo veicolo normativo utile, una disposizione che preveda, in analogia con quanto già previsto per gli assistenti sociali e per il personale volto a garantire il funzionamento del RUNTS, una deroga alle assunzioni delle figure professionali previste nel Piano Nazionale per la non autosufficienza 2022-2024, considerato che sono già stanziate a normativa vigente risorse pari a 20 milioni di euro per l’anno 2023 e 50 milioni di euro a decorrere dall’anno 2024.

Approvata a maggioranza dalla Commissione IV Politiche per la Salute e Politiche Sociali nella seduta del 14 maggio 2024.

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ultima modifica 2024-05-15T13:48:11+01:00

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