Testo

L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna

Premesso che

L’acqua è fonte di vita che costituisce un bene dell’umanità, un bene irrinunciabile che appartiene a tutti ed è un diritto universale inalienabile.

Il Governo Berlusconi, in assenza di ogni confronto parlamentare e istituzionale con le parti sociali, continua a percorrere la strada della privatizzazione di questo preziosissimo bene pubblico.

L’art. 15 del D.L. 135/09 che ha modificato l’art. 23 bis accelera l’ingresso obbligatorio dei privati nel capitale sociale delle aziende pubbliche con il rischio di smantellare e svendere realtà pubbliche o miste che rappresentano un bene importante per i cittadini e i territori prevedendo:

  1. l’affidamento della gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica o, in alternativa, a società a partecipazione mista pubblica e privata con capitale privato non inferiore al 40%;
  2.  la cessazione degli affidamenti “in house” a società totalmente pubbliche, controllate dai comuni (in essere alla data del 22 agosto 2008) alla data del 31 dicembre 2011.

Il 19 luglio 2010 sono state depositate in Cassazione oltre 1.400.000 firme di cittadini, delle quali n. 110.000 raccolte sul nostro territorio, per la richiesta di tre referendum abrogativi in materia di gestione dei servizi idrici promossi dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.

Con la propria firma, oltre un milione e quattrocentomila cittadini italiani hanno posto in discussione tutta la normativa attualmente vigente in tema di gestione del servizio idrico, a partire dal “Decreto Ronchi” che ne vuole rendere definitiva la privatizzazione, evidenziando che la tutela e l’accesso universale al bene comune “acqua” sono incompatibili con ogni forma di consegna al solo mercato di un bene essenziale per la propria vita.

La consegna di un numero di firme ben superiore a quello previsto dalla normativa vigente comporta, fatto salvo il giudizio di ammissibilità della Corte Costituzionale, l’indizione dei tre referendum richiesti in una data della primavera 2011 e la conseguente votazione vincolante da parte di tutto il popolo italiano in materia di gestione dei servizi idrici.

Vi è inoltre il rischio di trovarsi in presenza di un vuoto legislativo a livello di enti ed ambiti decisionali in tema di affidamenti del Servizio idrico integrato, in funzione della soppressione, a decorrere dal marzo 2011, degli ATO introdotta dall’art. 1, comma 2 della Legge 42/10, che attribuisce alle Regioni il compito di definire entro un anno, con legge, le funzioni già esercitate dagli ATO.

Nel pomeriggio del 19 novembre 2010 la Corte Costituzionale ha bocciato i ricorsi che alcune Regioni (Marche, Liguria, Puglia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Piemonte) avevano opposto al Decreto Ronchi. Pertanto la via referendaria prevista per la prossima primavera è di fondamentale importanza per evitare il rischio di una privatizzazione a tappe forzate dei servizi idrici.

Le scadenze imposte dall’art. 23 bis della Legge 133/08 e successive modificazioni per la messa a gara entro il 31 dicembre 2010, in alcuni casi, e il dicembre 2011 per altre, e quelle previste dalla Legge 42/10 sulla soppressione degli ATO come organi di decisione da parte dei Comuni sui modelli di affidamento, rischiano di far accelerare i processi di privatizzazione oltre il limite della maggioranza pubblica e vanno pertanto posticipate a dopo il referendum per non generare la svendita di un patrimonio pubblico accumulato in decenni.

Evidenziato che

La stessa Assemblea delle Nazioni Unite ha riconosciuto quest’anno - con il voto favorevole del Governo italiano - che “l’acqua potabile è un diritto fondamentale, essenziale per il pieno godimento del diritto alla vita e di tutti i diritti dell’uomo” ed ha rivolto l’invito agli Stati ed alle Organizzazioni internazionali a fornire tutte le risorse finanziarie.

Considerato che

In Parlamento sono già stati depositati dalle forze di opposizione numerosi progetti di legge tesi a disciplinare la gestione delle risorse idriche ponendo al centro il valore pubblico del bene.

Le norme approvate sono in palese contrasto con le prerogative previste per gli Enti locali, dalla normativa europea che consente anche la gestione “in house” dei servizi idrici.

Impegna la Giunta

a promuovere il valore universale ed inalienabile dell’acqua;

ad intraprendere tutte le azioni opportune al fine di garantire il carattere pubblico dell’acqua come bene e diritto universale;

ad attivarsi in tutte le sedi opportune, ivi compresa al Conferenza Stato-Regioni, per favorire l’adozione di misure tese a restituire la gestione del servizio idrico al pieno controllo delle comunità locali.

Chiede

al Parlamento l’approvazione entro il 31/12/2010, di un provvedimento di moratoria delle scadenze previste dal “Decreto Ronchi” e della normativa di soppressione delle Autorità d’Ambito territoriale;

al Parlamento, alle forze politiche ed istituzionali, di adoperarsi per il mantenimento della scadenza referendaria, attualmente prevista per la primavera 2011.

Approvata a maggioranza dei presenti nella seduta pomeridiana del 6 dicembre 2010

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ultima modifica 2010-12-20T15:28:43+01:00

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