Testo

><b>ALLEGATO B1<

b>

Conferenza programmatica Province di Forlì-Cesena e Ravenna

Verbale della Conferenza del 2 ottobre 2009 svoltasi presso la Sala ex Consiglio della Provincia di Forlì - Cesena – Piazza Morgagni, 9 - Forlì.

Sono presenti in rappresentanza dell’Ente di appartenenza:

Piermario Bonotto Regione Emilia-Romagna - Responsabile Servizio Difesa del Suolo, della Costa e Bonifica

Stenio Naldi Segretario Autorità dei Bacini Regionali Romagnoli

Paola Maldini Autorità di Bacino del Reno

Marco Bacchini Provincia di Ravenna – Settore Ambiente e Difesa del Suolo

Daniela Gentili Comune di Bagno di Romagna – Responsabile Servizio Urbanistica

Barbara Calisesi Comune di Cesena – Responsabile Servizio Cartografico Informatizzato

Marcello Arfelli Comune di Forlì – Responsabile Unità Geologica del Servizio Pianificazione e Programmazione del Territorio

Sergio Nannini Comune di Ravenna – Servizio Geologico e Protezione Civile

Marco Folli Comune di Rocca San Casciano – Responsabile Servizio Urbanistica

Graziella Fabbretti Comune di Sarsina – Settore Edilizia Urbanistica

Sono inoltre presenti:

Renzo Ragazzini Regione Emilia – Romagna - Servizio Tecnico di Bacino Fiumi Romagnoli

Gabriele Cassani Autorità dei Bacini Regionali Romagnoli

Oscar Zani Autorità dei Bacini Regionali Romagnoli

Monica Guida Regione Emilia-Romagna - Servizio Difesa del Suolo, della Costa e Bonifica

Franco Ghiselli Regione Emilia-Romagna - Servizio Difesa del Suolo, della Costa e Bonifica

Davide Sormani Regione Emilia – Romagna - Servizio Tecnico di Bacino Fiumi Romagnoli

Sandra Secco Comune di Bertinoro – Responsabile Servizio Edilizia Pubblica e Ambiente

Alessandro Biondi Comune di Cesena

Cristina Ceccarelli Comune di Cesena

La riunione è presieduta dall’ing. Piermario Bonotto, Responsabile del Servizio Difesa del Suolo, della Costa e Bonifica della Regione Emilia-Romagna, delegato dal Prof. Marioluigi Bruschini, Assessore alla Sicurezza territoriale. Difesa del Suolo e della Costa. Protezione civile.

L’ing. Bonotto apre i lavori e passa la parola alla dott.ssa Monica Guida, del Servizio Difesa del Suolo, della Costa e Bonifica, che spiega che l’oggetto della Conferenza programmatica odierna è l’espressione del parere ai sensi al comma 4 dell’art. 1-bis del D.L. 279/2000, convertito con L. 365/2000, sul «Progetto di variante cartografica e normativa al titolo II “Assetto della rete idrografica”» (di seguito Progetto di variante) del Piano Stralcio di Bacino per il Rischio Idrogeologico dell’Autorità dei Bacini Regionali Romagnoli (di seguito P.S.R.I.), adottato dal Comitato Istituzionale dell’Autorità di bacino, con deliberazione n. 2/1 del 21 aprile 2008.

Guida illustra, quindi, ai presenti il contesto normativo nel quale deve essere inquadrato l’iter di adozione e approvazione del Progetto di variante.

Il Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante “Norme in materia ambientale”, all’art. 63, ha disposto la soppressione, a partire dal 30/04/2006, delle Autorità di bacino previste dalla L. 183/1989 e il passaggio delle relative funzioni alle Autorità di bacino distrettuale. Il trasferimento delle funzioni e il periodo transitorio sono regolamentati tramite l’emanazione di un apposito D.P.C.M..

L’art. 170, comma 1, del suddetto D.Lgs. 152/2006 stabilisce che, limitatamente alle procedure di adozione e approvazione dei piani di bacino, continuano ad applicarsi le procedure previste dalla L. 183/1989 e s.m.i., fino all’entrata in vigore della Parte terza del decreto medesimo (relativa alla difesa del suolo e alla gestione delle risorse idriche e contenente l’art. 63). È stato quindi emanato il decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208, recante “Misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell’ambiente”, convertito con modificazioni dalla Legge 27 febbraio 2009, n. 13, che modifica il comma 2-bis dell’art. 170 del D.Lgs. 152/2006, disponendo la proroga delle Autorità di bacino di cui alla L. 183/1989, fino alla data di entrata in vigore del D.P.C.M. per il trasferimento delle funzioni e per la regolamentazione del periodo transitorio. Infine, l’art. 2 del D.L. 208/2008 fa salvi gli atti posti in essere dalle Autorità di bacino dal 30 aprile 2006.

Considerato che il D.P.C.M. suddetto non è stato ancora emanato, la Regione, sulla base della normativa sopracitata, ritiene di procedere all’approvazione del Progetto di variante seguendo le procedure previste dalla L. 183/1989 e s.m.i.. Quindi l’odierna Conferenza programmatica è parte integrante dell’iter di approvazione ed è stata convocata come adempimento formale ad esprimere parere sul Progetto di variante come richiesto del comma 4 dell’art. 1-bis del D.L. 279/2000, convertito con L. 365/2000. La Regione ha convocato la Conferenza programmatica in seduta unica e ad ambito sovraprovinciale, secondo quanto disposto dalla deliberazione di Giunta regionale n. 725 del 25/05/2009, a cui partecipano le Provincie di Ravenna e Forlì – Cesena e tutti i Comuni delle due Province che ricadono nel territorio dell’Autorità di bacino, in quanto l’oggetto del Progetto di variante è la modifica delle perimetrazioni delle fasce fluviali.

La Conferenza è tenuta ad esprimere un parere sul Progetto di variante proposto dall’Autorità di bacino. La Regione prenderà atto di quanto emerso in Conferenza e trasmetterà il parere della Conferenza all’Autorità di bacino con deliberazione di Giunta Regionale, a cui sarà allegato il verbale della seduta odierna contenente le posizioni dei partecipanti. In questa sede sarà inoltre illustrato e distribuito ai presenti il parere elaborato in sede istruttoria dagli uffici regionali, precedentemente inviato per conoscenza.

Guida comunica anche che sono pervenute alla Regione cinque osservazioni al Progetto di variante da parte di alcuni Comuni. La controdeduzione alle osservazioni è competenza della Regione e sarà contenuta nella medesima deliberazione di Giunta Regionale con la quale la Regione trasmette il parere di Conferenza all’Autorità di bacino.

Guida lascia quindi la parola al dott. Gabriele Cassani, della Segreteria Tecnica dell’Autorità dei Bacini Regionali Romagnoli, che illustra i contenuti del Progetto di variante con l’ausilio di una video-proiezione.

Cassani spiega che l’esigenza di una variante al P.S.R.I. nasce dalla disponibilità di un quadro conoscitivo più aggiornato, ottenuto grazie all’esecuzione di nuovi rilievi topografici e alla disponibilità di nuovi modelli idraulici di propagazione delle onde di piena (di cui vengono mostrati alcuni esempi).

Sulla base di tali aggiornamenti è stato possibile elaborare nuove fasce di pericolosità idraulica più accurate, aggiornate (in alcuni casi conseguendo un aggiornamento di trenta anni) e complete (le modellazioni sono state protratte a monte fino a interessare il capoluogo di comune più montano). A tali fasce si applicano l’art. 3 - Aree ad elevata probabilità di esondazione o l’art. 4 - Aree a moderata probabilità di esondazione della Normativa del Progetto di variante.

Anche l’alveo è stato di conseguenza modificato mediante digitalizzazione diretta delle immagini satellitari ortorettificate (2003). Restano da individuare, per completare la rappresentazione cartografica dell’alveo, le fasce di espansione esterne all’alveo inciso, inondabili per piene ordinarie e le porzioni di territorio morfologicamente appartenenti al corso d’acqua riattivabili o interessabili dalle sue naturali divagazioni, secondo la definizione di alveo data all’art 2ter – Alveo della Normativa del Progetto di variante. A tale proposito l’Autorità di bacino sta predisponendo uno specifico studio che si concluderà entro sei mesi dall’approvazione della variante oggi in discussione.

Altro aspetto ampiamente rivisto nel Progetto di variante sono le aree di potenziale allagamento di cui all’ Art.6 - Aree di potenziale allagamento della Normativa. Nel contesto della pianura romagnola, per individuare le zone soggette a fenomeni di allagamento è stato necessario eseguire studi di micromorfologia, condotti assieme a professori dell’Università di Bologna, che hanno permesso di realizzare un modello digitale del terreno (DTM) di dettaglio, distinguendo punti quotati naturali e artificiali (manufatti), e di individuare quindi varchi idraulici (dimensioni convenzionali di 30 m) nei manufatti. Il DTM consente di rappresentare le Direzioni di flusso (Flow paths), cioè i percorsi effettivi seguiti dall’acqua in pianura nel caso di una eventuale esondazione, sotto il condizionamento degli ostacoli naturali ed artificiali presenti (vengono mostrati vari esempi). È quindi possibile individuare le aree di accumulo e di flusso delle acque di alluvionamento di diversa provenienza (insufficienza del reticolo principale e di bonifica; corrivazione delle acque originata da terreni contermini; saturazione del terreno, che può indurre accumuli sul piano di campagna; eventuali fenomeni di rigurgito dei corpi recettori). Il ricorso al DTM di pianura consente poi di evidenziare le zone ove si manifestano possibili pericolosi accumuli di acqua per la conformazione depressa del terreno, a causa sia di morfologie naturali, sia di rilevati ed altri ostacoli artificiali, mappando i tiranti idrici di riferimento (vengono mostrati vari esempi).

Da tali studi si evince che esistono nelle zone di pianura rischi idraulici diffusi, legati in prevalenza ad insufficienza del reticolo di bonifica, dei quali l’episodio più recente è stata l’alluvione dell’ottobre 1996.

È da rimarcare che tali rischi possono considerarsi rischi di tipo “statico”, che si manifestano come allagamenti in presenza di velocità della corrente piuttosto basse. È pertanto del tutto adeguato indicare che la protezione del territorio debba essere perseguita con strategie di “difesa passiva”, come specificato nella “Direttiva per le verifiche e il conseguimento degli obiettivi di sicurezza idraulica”, approvata con Delibera del Comitato Istituzionale n. 3/2 del 20/10/2003, demandando al comune competente, in base alla determinazione del tirante idrico di riferimento desumibili dalla cartografia di Piano, la graduazione delle cautele sull’uso del territorio, sulla scorta di indicazioni di massima indicate dalla Direttiva in funzione dei tiranti idrici di riferimento (<0,5 m; 0,5 - 1,5 m; >1,5 m).

Altro argomento sviluppato nel Progetto di variante riguarda il rischio residuo di collasso di rilevati arginali, che a differenza dei prevalenti casi di rischio “statico” in area di pianura è un caso di rischio “dinamico” a causa di forti velocità ed alti livelli dell’acqua sul piano campagna, con possibilità di creare danni significativi. L’Autorità di bacino aveva già a disposizione dati sulle caratteristiche geotecniche degli argini a seguito di una campagna geognostica effettuata negli anni passati. Tali dati sono stati utilizzati per individuare un valore limite della velocità sul tirante di 0,35 m2/sec al di sopra del quale vi sono condizioni dinamiche della massa d’acqua riversata a seguito della rotta arginale tali per cui il rischio di collasso arginale può generare pericolo per la vita umana. Pertanto sulla base di specifiche formule matematiche che tengono conto delle caratteristiche geometriche degli argini e della velocità sul tirante sono state elaborate fasce che individuano le aree in cui il rischio residuo del collasso arginale può provocare danni gravi. Il riferimento normativo per tali fasce è l’Art. 10 - Distanze di rispetto dai corpi arginali della Normativa del Progetto di variante.

La dott.ssa Guida riprende la parola e passa quindi ad illustrare il parere istruttorio regionale, per il cui contenuto si rimanda all’Allegato B parte integrante della deliberazione di Giunta regionale. Il parere regionale è sostanzialmente favorevole con la richiesta di alcune integrazioni e modifiche.

Guida, in particolare, si sofferma sugli aspetti problematici derivati dal fatto che la fascia di rispetto, di cui all’Art. 10 - Distanze di rispetto dai corpi arginali della Normativa del Progetto di variante, è rappresentata anche in sinistra idrografica del fiume Lamone, territorio di competenza dell’Autorità di Bacino del Reno. A tale proposito è stata invitata alla Conferenza odierna anche l’Autorità di Bacino del Reno, rappresentata dalla dott.ssa Paola Maldini.

Il confine tra Autorità di Bacino del Reno e Autorità dei Bacini Regionali Romagnoli cade in corrispondenza dell’argine in sinistra idrografica del fiume Lamone, mentre dal punto di vista del rischio idraulico il fiume Lamone è di esclusiva competenza dell’Autorità dei Bacini Regionali Romagnoli. Quest’ultima Autorità ha quindi effettuato uno studio complessivo dell’asta fluviale per la predisposizione del Progetto di variante, da cui risulta che entrambe le sponde del Lamone sono soggette a rischio residuo di collasso arginale. L’effetto di tale rischio non può essere trascurato e deve essere adeguatamente segnalato e disciplinato, prescindendo da meri confini di natura amministrativa. Opportunamente quindi l’Autorità dei Bacini Regionali Romagnoli ha rappresentato in carta le fasce di rispetto, di cui all’art 10 della propria normativa, anche in sinistra Lamone nel territorio di competenza dell’Autorità di Bacino del Reno e precisamente nei comuni di Faenza, Cotignola, Bagnacavallo e Ravenna.

Il D.P.R. 1 giugno 1998 definisce i confini del bacino idrografico del fiume Reno e all’art. 2 prevede che in una fascia non inferiore a 150 m dall’unghia dell’argine l’individuazione delle linee di pianificazione sia demandata ad intese specifiche tra le Autorità di bacino limitrofe.

Guida chiede che le due Autorità di bacino pervengano ad un’intesa affinché i risultati della modellazione sul collasso arginale fatta dall’Autorità dei Bacini Regionali Romagnoli sul Lamone possano essere assunti anche nel territorio dell’Autorità di Bacino del Reno. Sottolinea, però, che mentre per i Comuni di Faenza e Ravenna che ricadono nei territori di entrambe le Autorità di bacino sono stati assolti tutti i passaggi previsti dall’iter di approvazione del Progetto di variante, per i Comuni di Cotignola e Bagnacavallo, che ricadono solo nel territorio dell’Autorità di Bacino del Reno, ciò non è avvenuto ed in particolare non è stata data la possibilità a questi comuni di presentare eventuali osservazioni al Progetto di variante. Chiede pertanto all’Autorità dei Bacini Regionali Romagnoli di attivarsi nel più breve tempo possibile per notificare anche a questi due comuni il Progetto di variante.

Guida invita quindi i presenti che lo desiderino a intervenire per esprimersi sul Progetto di variante.

Interviene la dott.ssa Paola Maldini, dell’Autorità di Bacino del Reno, comunicando che tale Autorità di bacino è disponibile a concludere l’intesa con l’Autorità dei Bacini Regionali Romagnoli in merito alla fascia di pianificazione lungo il fiume Lamone, elaborata nel Progetto di variante in discussione, che ha effetti anche sul proprio territorio. Porta ad esempio analoghe situazioni verificatesi durante l’approvazione del Piano Stralcio di Bacino del Reno ed enuncia il principio di precauzione applicato alle due sponde del fiume Reno, per cui l’Autorità di bacino interviene nell’iter di approvazione di strumenti di pianificazione di Comuni non ricadenti nel territorio di sua competenza ma interessati dalle fasce fluviali del Reno. Maldini conclude affermando che nelle sedi opportune saranno definite le modalità più appropriate per arrivare rapidamente all’intesa.

Interviene il dott. Marcello Arfelli, del Comune di Forlì, che espone quanto di seguito riportato.

Per quanto riguarda il territorio del Comune di Forlì, le modifiche introdotte più rilevanti riguardano l’individuazione di nuove zone soggette a rischio di allagamento per potenziale rotta arginale. Come è normale per una pianificazione di grande scala, la valutazione è stata di tipo cautelativo, e pertanto sono scaturite parecchie nuove aree soggette a tale rischio potenziale.

Una delle zone per le quali il Progetto di variante ha maggiore incidenza è l’area individuata per la nuova A.P.E.A. (area produttiva ecologicamente attrezzata) di Carpinello. Si tratta di una nuova area produttiva strategica per Forlì, di valenza sovracomunale, conforme al PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) affacciata direttamente sull’A14 e vicina al corridoio europeo Roma-Venezia dell’E55 il cui svincolo è a qualche km. Il progetto pilota dell’APEA di Carpinello prevede un’area produttiva di nuova concezione sia in termini di sostenibilità che di rispetto dell’ambiente.

Negli studi precedenti e nell’attuale pianificazione (comunale, provinciale e della stessa Autorità di bacino), l’area produttiva risultava esente da rischi di tipo idraulico ad eccezione di una fascia parallela all’asta fluviale del fiume Ronco già considerata nella scelta del sito e destinata ad area verde di mitigazione ambientale.

La nuova tutela che ora viene proposta ipotizza un allagamento di buona parte dell’area per un’altezza di circa 10 cm, elemento che non produce vincoli di inedificabilità ma determina maggiori costi di realizzazione. Tali oneri incideranno negativamente in termini di competitività ed interesse per le aziende che intenderanno insediarsi e renderanno più difficile l’assegnazione di fondi europei.

Al fine di verificare l’attendibilità dei nuovi elementi introdotti con il Progetto di variante in oggetto ed acquisire una maggior conoscenza del territorio, è stato assegnato un incarico ad un esperto di modellazione idraulica, già consulente della Regione Emilia-Romagna, l’ing. Plazzi dello studio PRIDE.

Introducendo nel modello di calcolo dell’Autorità di bacino solo un rilievo del terreno di alta precisione effettuato ad hoc non sono emerse variazioni sostanziali. Implementando, invece, tale modello con criteri ed analisi di tipo idraulico si è verificato che l’area non è interessata da allagamenti. Tale studio è stato allegato all’osservazione presentata.

Da successivi incontri informali sia con l’Autorità di bacino sia con la Regione Emilia-Romagna chiamata ad esprimersi sul Progetto di variante in oggetto, è apparsa la volontà di non accogliere l’osservazione in quanto, pur apprezzando il lavoro svolto e ritenendolo comunque valido sotto il profilo tecnico, Autorità di bacino e Regione non ritengono di accettare modifiche che siano derivate da studi ed approfondimenti effettuati con criteri diversi.

Arfelli quindi esprime un parere di astensione a nome del Comune di Forlì sul Progetto di variante al P.S.R.I. motivato dal mancato accoglimento dell’osservazione presentata perché non contestata sul piano tecnico ma solo su quello del metodo.

Arfelli evidenzia, inoltre, che gli elaborati di pianificazione sono riferiti ad una vecchia cartografia del 1985, non aggiornata e quindi non idonea a rappresentare correttemente lo stato dei luoghi oggetto della pianificazione. Conclude rimarcando alcuni aspetti del P.S.R.I. (Direttiva Agricola ed aree soggette a Vincolo idrogeologico) a suo parere non ancora definiti, ma non inerenti agli argomenti oggetto della Conferenza odierna.

Prende la parola l’ing. Davide Sormani, del Servizio Tecnico di Bacino Fiumi Romagnoli della Regione, che espone delle brevi considerazioni tecniche, relative all’attività svolta dal Servizio Tecnico per la gestione del rischio idraulico, che permettono di chiarire ulteriormente le richieste di integrazioni e modifica contenute nel parere istruttorio regionale.

In riferimento al passaggio del parere regionale ove si chiede che nella Relazione del Progetto di variante siano indicati i principali interventi strutturali di riduzione del rischio idraulico, è stato fatto un elenco delle criticità in base alle nuove fasce individuate, mentre non è stato fatto l’aggiornamento delle azioni da perseguire. È necessario quindi, a partire dal quadro aggiornato delle criticità distinte anche in riferimento alle piene trentennale e duecentennale, procedere ad aggiornare il paragrafo 7 “Conclusioni e previsioni economiche” del capitolo 5 della “Relazione Tecnica Rischio Idraulico” del P.S.R.I..

In riferimento alla richiesta di motivare la scelta di non individuare una fascia di rischio residuo di collasso arginale per i corsi d’acqua Bevano, Rubicone e Pisciatello, su questi corsi d’acqua sono stati elaborati progetti generali attuati per lotti, in cinque anni è stato rifatto il 70-80% degli argini di tutti e tre i corsi d’acqua. Per ciò le poche indagini geognostiche fatte sui precedenti argini non sono sembrate adeguate per elaborare le fasce di rischio residuo di collasso arginale come per gli altri corsi d’acqua. Sarà necessario fare un nuovo studio specifico sui nuovi argini.

In riferimento alla richiesta di motivare l’assenza del limite delle aree a moderata probabilità di esondazione (di cui all’art. 4 della Normativa) nel tratto collinare-montano del torrente Bevano, ciò dipende dal fatto che mancano rilievi topografici aggiornati su tale tratto, per altro breve, a monte della Via Emilia.

Infine, per quanto riguarda la definizione dell’alveo, ne è stata data una definizione qualitativa, ci sono molti contenziosi al riguardo, altre Autorità di bacino hanno dato anche una definizione quantitativa per esempio tramite i tempi di ritorno delle piene (annuale o 2-5 anni o 10 anni). Nel nuovo studio che l’Autorità di bacino eseguirà sarà data anche una definizione quantitativa e si dovrà concordare quali valori assumere.

Sormani, infine, riguardo all’intervento del rappresentante del Comune di Forlì, fa presente che l’Autorità di bacino aveva fatto eseguire uno studio sul reticolo di bonifica dal quale risulta che, nell’area di interesse del Comune, il fosso Tassinara è inofficioso sia per la piena trentennale sia per quella duecentennale. Questo è un elemento ulteriore che è stato valutato e che permette di confermare che quell’area è problematica.

Guida riprende la parola e in riferimento al raggiungimento dell’intesa sulle fasce del fiume Lamone tra le due Autorità di bacino confinanti sottolinea che la Regione darà tutto il proprio contributo affinché l’intesa si possa realizzare in tempi brevi.

Interviene l’ing. Bonotto per specificare che la Regione risponderà all’osservazione del Comune di Forlì nella deliberazione di Giunta Regionale già citata. Ritiene comunque di commentare brevemente l’intervento del dott. Arfelli del Comune di Forlì, in considerazione anche di un precedente incontro avuto col Comune.

L’Autorità di bacino, in condivisione con la Regione, ha scelto una metodologia e un modello idraulico sulla base di un principio di cautela, non legato alla scarsità di dati o alla scala di pianificazione, ma ad una visione d’insieme che la pubblica amministrazione deve avere. Le valutazioni della Regione sugli studi dell’Autorità di bacino e del Comune sono assolutamente di natura tecnica, ma vi è un diverso modo di intendere gli studi di approfondimento da parte di Regione e Comune. Il Comune ha utilizzato un DTM più aggiornato ma un modello idraulico differente, la Regione ritiene che il modello adottato dall’Autorità di bacino sia condivisibile al di là dell’aggiornamento del DTM e si suggerisce al Comune di applicare al nuovo DTM il modello utilizzato per il Progetto di variante. Peraltro l’area che interessa il Comune è attraversata oltre che dal reticolo naturale anche da un notevole reticolo di bonifica che in passato ha creato problemi, evidenziati in precedenti studi che confermano la necessità di cautela, come già detto da Sormani. Infine, un breve cenno al merito della questione: l’area è vasta ma il tirante idraulico è di 10 cm e non viene compromessa la possibilità di intervento da parte del Comune, in quanto eliminare una situazione di rischio connessa ad un tirante d’acqua di quel livello è semplice dal punto di vista tecnico e l’impatto economico non è eccessivamente elevato.

Bonotto chiude quindi la Conferenza programmatica che condivide il parere istruttorio regionale presentato ed esprime parere favorevole sul Progetto di variante con l’astensione del Comune di Forlì.

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ultima modifica 2010-04-12T09:26:16+01:00

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