REGIONE EMILIA-ROMAGNA - ASSEMBLEA LEGISLATIVA

ATTO DI INDIRIZZO

RISOLUZIONE - Oggetto n. 3631 - Risoluzione proposta dai consiglieri Salsi, Peri, Borghi, Piva, Ercolini, Pironi, Caronna, Barbieri, Fiammenghi, Lucchi, Delbono, Tagliani, Montanari, Zoffoli, Mazzotti, Muzzarelli, Richetti, Monari, Garbi, Rivi, Beretta e Bosi per invitare la Giunta a proseguire nell'impegno teso a garantire un'applicazione piena e coerente della Legge 194/78 e proseguire nelle politiche che favoriscono l'occupazione femminile, i congedi parentali e i servizi per l'infanzia, le scuole e la cura dei piu' deboli

L'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna,
premesso che
sono passati trent'anni dall'introduzione della Legge n. 194 del 1978
sulla tutela sociale della maternita' e sull'interruzione di
gravidanza, una legge che ha permesso di limitare fortemente l'aborto
clandestino, facendo registrare il parziale contenimento di una piaga,
quale l'aborto, che costituisce sempre un dramma sociale ed
individuale del quale e' auspicabile la completa scomparsa;
secondo i dati diffusi dal Ministero della Salute nell'ambito della
relazione sullo stato di attuazione della Legge n. 194, dal 1982 ad
oggi si e' verificato un decremento delle interruzioni volontarie di
gravidanza pari al 44,6% (dai circa 235.000 casi del 1982 ai circa
130.000 del 2006), con una riduzione del tasso di abortivita' (numero
di aborti volontari per 1.000 donne in eta' feconda) pari al 45,3%;
il tasso di abortivita' delle donne straniere e' 3-4 volte superiore
rispetto a quello delle donne italiane e la differenza aumenta per le
classi di eta' piu' giovani;
tale riduzione del fenomeno ha fatto si' che in Emilia-Romagna il
rapporto di abortivita' (Ivg per 1000 abitanti nati residenti) sia
diminuito del 57% nel periodo 1987-2006, contro il 32% del trend
nazionale, a fronte del contemporaneo incremento dei nati osservato
nel territorio regionale negli ultimi 10 anni;
grandi cambiamenti sono avvenuti sia nel costume, sia nelle pratiche
mediche e nelle tecniche diagnostiche;
la promozione della maternita' corrisponde a un bisogno diffuso nella
coscienza delle donne e nella societa' italiana, anche in
considerazione dei perduranti ostacoli di natura economica e sociale e
del grave deficit demografico che affligge il Paese;
le strategie politiche per la crescita, l'occupazione, la formazione e
il welfare sono sempre piu' chiamate a tener conto delle
corresponsabilita' familiari, della promozione della maternita' e
della paternita' e a sostenerle.
Visto
il complesso delle norme regionali in materia di politiche di sostegno
delle scelte di procreazione, della tutela della maternita' e della
cura verso i figli ed in particolare la direttiva regionale alle
Aziende sanitarie in merito al "percorso nascita" e al Piano Sociale e
Sanitario 2008-2010;
invita la Giunta
a proseguire nell'impegno teso a garantire un'applicazione piena,
coerente ed omogenea della Legge n. 194, nel rispetto della liberta' e
responsabilita' della donna, anche alla luce dei progressi
tecnico-scientifici che in questi trent'anni si sono verificati;
a intensificare, nell'ambito di applicazione degli articoli 1, 2, 3 e
5 della Legge n. 194, gli interventi di prevenzione, sottolineando
come la legge tuteli la vita fin dal suo inizio e riconosca il valore
sociale della maternita';
a dar corso al potenziamento dell'attivita' dei consultori (artt. 2 e
5) dell'Emilia-Romagna, cosi' come previsto dal Piano Sociale e
Sanitario, sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo,
coinvolgendo nelle e'quipe consultoriali professionisti diversi
(genetisti, ecc.) e oltre all'assistente sociale, altri operatori
(educatori professionali, ecc.) capaci di svolgere un'adeguata
attivita' di orientamento sul piano socio-sanitario e di ricognizione
e risposta ai problemi socio-economici e sanitari;
a riferire all'Assemblea legislativa o alla Commissione assembleare
competente sullo stato di applicazione dell'art. 2 della legge, cioe'
sulla capacita' dei consultori di intervenire per prevenire gli aborti
e proporre alle donne aiuti concreti e soluzioni agli eventuali
problemi che possono indurre ad interrompere la gravidanza;
a favorire l'educazione alla sessualita', alla maternita' e alla
paternita' responsabili in particolare presso i giovani e gli
adolescenti, compresa l'informazione sui metodi di regolazione delle
nascite e sui mezzi di contraccezione, quale modalita' primaria di
prevenzione;
a rafforzare il ruolo dei mediatori culturali, di cui al DLgs n. 286
del 1998, al fine di garantire alle donne immigrate, appartenenti ai
diversi gruppi etnici, nazionali, linguistici e religiosi, l'accesso
ai consultori pubblici e all'assistenza sanitaria nel rispetto di
ciascuna cultura e dei peculiari modi di affrontare la gravidanza e la
maternita' nelle comunita' di appartenenza;
a monitorare il ricorso all'aborto delle donne immigrate per
programmare in maniera adeguata gli interventi di prevenzione e di
sostegno;
a far si che nelle strutture sanitarie e ospedaliere della regione sia
garantita la presenza di personale sanitario non obiettore di
coscienza, al fine di assicurare la possibilita' di intervento entro i
termini e nelle forme previsti dalla legge, a tutela della salute e
della dignita' della donna;
a fare in modo che il SSR, in tema di cure perinatali in eta'
gestazionali estremamente basse si attenga alle raccomandazioni
cliniche in fase di predisposizione da parte del Consiglio Superiore
di Sanita' e a considerare, nell'attuazione degli artt. 6 e 7 della
legge, i progressi fatti dalla medicina, per la cura della salute
delle donne e le migliori pratiche gia' adottate in alcuni ospedali,
come dimostrano le ricerche scientifiche compiute negli ultimi decenni
che offrono ai neonati prematuri possibilita' di sopravvivenza finora
insperate, tenendo anche conto del fatto che si sono accresciute le
possibilita' di intervento terapeutico sul feto per annullare o
contenere alcune malformazioni;
a mettere in atto tutte le risorse e le potenzialita' del SSR per
rendere i servizi sanitari in grado di individuare in tempi ristretti
le condizioni che potrebbero determinare Ivg dopo i 90 giorni
(patologie della madre o del feto che possono determinare un grave
pericolo per la salute fisica della donna), attraverso la
disponibilita' di test ecografici e biochimici per la diagnosi di
anomalie cromosomiche e morfologiche, garantendo cosi' anche la
riduzione del ricorso ad esami invasivi (amniocentesi e
villocentesi);
a contrastare, attraverso la piena e corretta applicazione della Legge
n. 194, interpretazioni difformi della stessa che incoraggino il
ricorso a mezzi abortivi diversi da quelli previsti e con il pericolo
di veder riemergere pratiche di aborto clandestino e a garantire che
l'interruzione della gravidanza sia praticata da un medico di un
servizio ostetrico-ginecologico, presso le strutture sanitarie e con
le modalita' di cui all'art. 8 della medesima legge;
a estendere a tutto il territorio regionale, anche in materia di
tutela della maternita', le migliori pratiche organizzative,
gestionali, operative e relazionali attuate nelle agenzie sanitarie e
nei consultori.
L'Assemblea Legislativa
dell'Emilia-Romagna
impegna inoltre la Giunta,
nell'ambito delle proprie competenze
a proseguire nelle politiche che favoriscano l'occupazione femminile,
i congedi parentali, i servizi per l'infanzia, la scuola, la cura dei
piu' deboli.
Approvata a maggioranza nella seduta pomeridiana del 10 giugno 2008

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ultima modifica 2023-05-19T22:22:53+02:00

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