DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO REGIONALE 16 novembre 2004, n. 615
Programma annuale degli interventi e dei criteri di ripartizione delle risorse ai sensi del'art. 47, comma 3 della L.R. 12 marzo 2003, n. 2. Stralcio Piano regionale degli interventi e dei servizi sociali ai sensi dell'art. 27, L.R. 2/03 - Anno 2004 (Proposta della Giunta regionale in data 2 novembre 2004, n. 2152)
IL CONSIGLIO DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
Richiamata la deliberazione progr. n. 2152, in data 2 novembre 2004,
con cui la Giunta regionale ha assunto l'iniziativa per il programma
annuale degli interventi e dei criteri di ripartizione delle risorse
ai sensi dell'articolo 47, comma 3 della L.R. 12 marzo 2003, n. 2.
Stralcio Piano regionale degli interventi e dei servizi sociali ai
sensi dell'art. 27, L.R. 2/03 - Anno 2004;
visto il favorevole parere espresso al riguardo dalla Commissione
referente "Sanita' e Politiche sociali" di questo Consiglio
regionale, giusta nota prot. n. 14852 dell'11 novembre 2004;
preso atto dell'emendamento presentato ed accolto nel corso della
discussione consiliare;
vista la Legge 8 novembre 2000, n. 328 "Legge quadro per la
realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi
sociali";
richiamato in particolare l'art. 20 della citata legge che prevede la
ripartizione, da parte dello Stato, delle risorse del Fondo nazionale
per le politiche sociali per la promozione e il raggiungimento degli
obiettivi di politica sociale;
visto il DM in data 1 luglio 2004 "Ripartizione, per settori di
intervento e aree territoriali delle risorse finanziarie affluenti al
Fondo nazionale per le politiche sociali, per l'anno 2004" (GU n. 228
del 28/9/2004) con il quale e' stata operata la ripartizione delle
risorse afferenti al Fondo nazionale per le politiche sociali per
l'anno 2004 e assegnata alla Regione Emilia-Romagna la somma
complessiva di Euro 70.538.000,00 comprensiva della quota relativa al
Fondo asili nido ex art. 70 della Legge 448/01 che viene trasferita
senza vincolo di destinazione;
richiamata la deliberazione della Giunta regionale 2140/04 di presa
d'atto dell'assegnazione relativa al Fondo nazionale per le politiche
sociali per l'anno 2004, con la quale vengono apportate al Bilancio
di previsione per l'esercizio finanziario in corso le conseguenti
variazioni in aumento allo stato di previsione dell'entrata e allo
stato di previsione della spesa per un ammontare complessivo pari ad
Euro 70.538.000,00;
rilevato che, a seguito della suddetta variazione, le dotazioni dei
capitoli di spesa del Bilancio di previsione per l'esercizio in
corso, afferenti alle sottoindicate Unita' previsionali di base,
derivanti dal Fondo nazionale per le politiche sociali per l'anno
2004, risultano le seguenti:
UPB 1.5.2.2.20101 - Fondo socio-assistenziale - Risorse statali
- Cap. 57103 - Fondo sociale regionale. Spese per interventi diretti
della Regione a norma dell'art. 47, comma 1, lett. a), L.R. 12 marzo
2003, n. 2; Legge 8 novembre 2000, n. 328 - Mezzi statali: Euro
587.363,71
- Cap. 57105 - Fondo sociale regionale. Quota parte destinata alle
Province per l'attuazione dei programmi provinciali, per le attivita'
di coordinamento e supporto per l'implementazione e gestione del
sistema informativo dei servizi sociali nonche' per l'elaborazione
dei Piani di Zona (art. 47, comma 1, lett. c), L.R. 12 marzo 2003, n.
2 e Legge 8 novembre 2000, n. 328) - Mezzi statali: Euro
3.762.405,47
- Cap. 57107 - Fondo sociale regionale. Quota parte destinata ai
Comuni singoli e alle forme associative per l'attuazione dei Piani di
Zona e per la realizzazione degli interventi relativi agli assegni di
cura, al sostegno economico ed alla mobilita' degli anziani, dei
disabili o inabili (art. 47, comma 1, lett. b), L.R. 12 marzo 2003,
n. 2 e Legge 8 novembre 2000, n. 328) - Mezzi statali: Euro
42.229.855,13
- Cap. 57109 - Fondo sociale regionale. Quota parte destinata ai
Comuni singoli e alle forme associative, alle AUSL, alle IPAB, alle
aziende pubbliche di servizi alla persona e ai soggetti privati senza
scopo di lucro per il sostegno delle attivita' di cui all'art. 47,
comma 2, L.R. 12 marzo 2003, n. 2 e Legge 8 novembre 2000, n. 328 -
Mezzi statali: Euro 703.274,00
- Cap. 57111 - Fondo nazionale per le politiche sociali. Quota parte
destinata agli Enti locali per il sostegno delle politiche in favore
della natalita' (art. 46, comma 2, Legge 27 dicembre 2002, n. 289 e
Legge 8 novembre 2000, n. 328) - Mezzi statali: Euro 660.000,00
UPB 1.5.2.2.20111 - Interventi a sostegno delle famiglie - Risorse
statali
- Cap. 57237 - Fondo nazionale per le politiche sociali. Quota parte
destinata all'istituzione ed al finanziamento delle attivita' dei
centri per le famiglie (artt. 11 e 12, L.R. 14 agosto 1989, n. 27;
Legge 8 novembre 2000, n. 328) - Mezzi statali: Euro 233.510,00
UPB 1.6.1.2.22101 - Servizi educativi per l'infanzia - Risorse
statali
- Cap. 58422 - Interventi per la realizzazione dei piani di
intervento territoriali e per la realizzazione di programmi
interregionali di scambio e di formazione in materia di servizi per
l'infanzia (Legge 28 agosto 1997, n. 285 e Legge 8 novembre 2000, n.
328) - Mezzi statali: Euro 5.534.959,07
- Cap. 58432 - Fondo nazionale per le politiche sociali. Quota parte
destinata alle Amministrazioni provinciali per la gestione, la
qualificazione e la sperimentazione di servizi educativi per
l'infanzia (art. 14, comma 4, L.R. 10 gennaio 2000, n. 1 e successive
modifiche; Legge 8 novembre 2000, n. 328) - Mezzi statali: Euro
6.050.000,00
UPB 1.6.1.3.22512
- Cap. 58445 - Fondo nazionale per i servizi educativi per la prima
infanzia. Assegnazione alle Amministrazioni provinciali per la
costruzione, l'acquisto, restauro e risanamento conservativo,
ristrutturazione edilizia, ripristino tipologico di edifici da
destinare a servizi educativi per la prima infanzia nonche' arredo
degli stessi (art. 70, Legge 23 dicembre 2001, n. 448; art. 14, comma
2, lett. a) e b), L.R. 10 gennaio 2000, n. 1 e successive
modificazioni - Mezzi statali): Euro 2.000.000,00
UPB 1.5.2.2.20180 - Interventi a favore di cittadini portatori di
handicap e disabili - Risorse statali
- Cap. 61114 - Contributi per l'acquisto di strumentazioni
tecnologiche, informatiche, ausili e arredi personalizzati per
favorire la permanenza nel proprio domicilio di cittadini disabili
con gravi limitazioni dell'autonomia. (L.R. 21 agosto 1997, n. 29,
art. 10; Legge 5 febbraio 1992, n. 104; Legge 21 maggio 1998, n. 162,
art. 1, lett. c) e Legge 8 novembre 2000, n. 328) - Mezzi statali:
Euro 200.000,00
UPB 1.5.2.2.20281 - Iniziative a favore dell'emigrazione e
dell'immigrazione - Risorse statali
- Cap. 68317 - Contributi a Province, Comuni e soggetti senza scopo
di lucro per l'integrazione dei cittadini stranieri immigrati,
secondo le finalita' di cui agli artt. 5, 8, 9, 10, comma 1, 11, 12,
16, comma 3, 17, 18 della L.R. 24 marzo 2004, n. 5 - Mezzi statali:
Euro 3.098.459,06
UPB 1.5.2.3.21001 - Potenziamento delle strutture socio-assistenziali
- Risorse statali
- Cap. 57201 - Fondo sociale regionale. Contributi per costruzione,
ristrutturazione ed acquisto di immobili destinati o da destinare a
strutture socio-assistenziali e socio-sanitarie (art. 48, L.R. 12
marzo 2003, n. 2 e Legge 8 novembre 2000, n. 328) - Mezzi statali:
Euro 4.067.413,56
UPB 1.4.1.3.12740 - Eliminazione barriere architettoniche negli
edifici privati - Risorse statali
- Cap. 32080 - Ripartizione ai Comuni delle somme relative al fondo
di cui all'art. 10 della Legge 9 gennaio 1989, n.13, per
l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati
(Legge 9/1/1989, n. 13) - Mezzi statali: Euro 1.410.760,00;
atteso che nell'ambito del Fondo sociale regionale la quota di
risorse regionali per spese di gestione di cui all'art. 47 della L.R.
2/03, per l'esercizio 2004, e' articolata nei seguenti capitoli di
spesa il cui stanziamento complessivo ammonta a Euro 13.347.373,69:
UPB 1.5.2.2.20100 - Fondo socio-assistenziale
- Capitolo 57115 - Fondo sociale regionale. Quota parte destinata
alle Province per l'attuazione dei programmi provinciali, per le
attivita' di coordinamento e supporto per l'implementazione e
gestione del sistema informativo dei servizi sociali nonche' per
l'elaborazione dei Piani di Zona (art. 47, comma 1, lett. c), L.R. 12
marzo 2003, n. 2): Euro 98.126,81;
- Capitolo 57120 - Fondo sociale regionale. Quota parte destinata ai
Comuni singoli e alle forme associative per l'attuazione dei Piani di
Zona e per la realizzazione degli interventi relativi agli assegni
di cura, al sostegno economico ed alla mobilita' degli anziani dei
disabili o inabili (art. 47, comma 1, lett. b), L.R. 12 marzo 2003,
n. 2): Euro 8.350.144,87;
- Capitolo 57150 - Fondo sociale regionale. Quota parte destinata ai
Comuni singoli e alle forme associative, alle AUSL, alle IPAB, alle
aziende pubbliche di servizi alla persona e ai soggetti privati senza
scopo di lucro per il sostegno delle attivita' di cui all'art. 47,
comma 2, L.R. 12 marzo 2003, n. 2: Euro 1.375.000,00;
UPB 1.5.2.2.20110 - Interventi a sostegno delle famiglie
- Capitolo 57233 - Fondo socio assistenziale regionale. Quota parte
destinata all'istituzione ed al finanziamento delle attivita' dei
Centri per le famiglie previste dagli artt. 11 e 12 della L.R. 14
agosto 1989, n. 27: Euro 335.696,98
UPB 1.6.1.2.22100 - Servizi educativi per l'infanzia
- Capitolo 57722 - Contributi agli Enti locali volti alla
realizzazione di interventi per la promozione delle citta' dei
bambini e delle bambine (art. 4, comma 3, L.R. 28 dicembre 1999, n.
40): Euro 232.405,60
- Capitolo 58430 - Fondo regionale per i servizi educativi per
l'infanzia. Assegnazione alle Amministrazioni provinciali per la
gestione, la qualificazione e la sperimentazione di servizi
innovativi - Mezzi propri della Regione (art. 14, comma 4, L.R. 10
gennaio 2000, n. 1 e successive modifiche): Euro 1.605.999,43
UPB 1.6.1.3.22510 - Investimenti per lo sviluppo dei servizi
educativi per l'infanzia
- Capitolo 58435 - Fondo regionale per i servizi educativi per
l'infanzia. Assegnazione alle Amministrazioni provinciali per la
costruzione, l'acquisto, restauro e risanamento conservativo,
ristrutturazione edilizia, ripristino tipologico di edifici da
destinare a servizi educativi per la prima infanzia, nonche' arredo
degli stessi - Mezzi propri della Regione (art. 14, comma 2, lett. a)
e b), L.R. 10 gennaio 2000, n. 1 e successive modifiche): Euro
1.000.000,00
UPB 1.5.2.2.20280 - Iniziative a favore dell'emigrazione e
dell'immigrazione
- Capitolo 68344 - Contributi a Province, Comuni e soggetti senza
scopo di lucro per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri
immigrati, secondo le finalita' di cui agli artt. 5, 8, 9, 10, comma
1, 11, 12, 16, comma 3, 17, 18 della L.R. 24 marzo 2004, n. 5 - Mezzi
regionali: Euro 250.000,00
- Capitolo 68342 - Spese per lo svolgimento delle attivita'
dell'Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio, della Consulta
regionale per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri
immigrati, del Centro regionale sulle discriminazioni, per interventi
di comunicazione interculturale, per iniziative sperimentali di
integrazione sociale. Mezzi regionali (art. 3, comma 4, artt. 6, 9,
comma 2 e 17, comma 1, lett. d) e art. 20, L.R. 24 marzo 2004, n. 5):
Euro 100.000,00;
vista la L.R. 12 marzo 2003, n. 2 "Norme per la promozione della
cittadinanza sociale e per la realizzazione del sistema integrato di
interventi e servizi sociali";
richiamato in particolare l'art. 47 della predetta legge, che indica
le destinazioni della quota per spese correnti operative del Fondo
sociale regionale, istituito ai sensi dell'art. 46, e prevede
l'approvazione, sulla base di quanto previsto dal Piano regionale, di
un programma annuale contenente i criteri generali di ripartizione
delle risorse relative alle attivita' di cui al comma 1, lettere b) e
c) ed al comma 2) del medesimo art. 47;
ritenuto di dover provvedere, in attesa degli adempimenti di cui
all'articolo 27 della L.R. 2/03, alla predisposizione del Programma
annuale degli interventi e dei criteri di ripartizione delle risorse
per l'anno 2004 con valore di stralcio del Piano regionale degli
interventi e dei servizi sociali, cosi' come indicato nell'allegato
parte integrante del presente atto e di sottoporne i contenuti
all'approvazione del Consiglio regionale, relativamente ai sopra
richiamati capitoli di spesa, dando atto che:
- solo per i Capitoli di spesa 57103, 57201, 61114 e 32080 derivanti
dal Fondo nazionale politiche sociali - Anno 2004, si rimanda
all'approvazione di specifici atti;
- oltre alle risorse gia' citate, si procede alla programmazione
delle seguenti ulteriori somme, provenienti dal Fondo nazionale per
le politiche sociali per l'anno 2003, allocate ai seguenti capitoli
di spesa del Bilancio di previsione regionale per l'esercizio
finanziario 2004:
- Euro 621.726,00 a valere sul Cap. 57109 afferente all'UPB
1.5.2.2.20101, derivanti, per la quota di Euro 568.450,00, dalla
riduzione di pari importo della somma destinata con deliberazione
consiliare 514/03 alla programmazione per l'anno 2003;
- Euro 140.000,00 a valere sul Cap. 57111 afferente all'UPB
1.5.2.2.20101;
- Euro 781.540,93 a valere sul Cap. 58422 afferente all'UPB
1.6.1.2.22101;
- Euro 781.540,47 a valere sul Cap. 68317 afferente all'UPB
1.5.2.2.20281;
- nonche' di Euro 6.604.025,05 allocati al Cap. 58445 afferente
all'UPB 1.6.1.3.22512 assegnati, ai sensi dell'art. 70 della Legge
448/01 in materia di asili nido, con decreto del Ministero del Lavoro
e delle Politiche sociali di concerto con il Ministero dell'Economia
e delle Finanze in data 30 ottobre 2003 e iscritte nell'apposito
capitolo di spesa con deliberazione Giunta regionale 129/04;
richiamate altresi':
- la L.R. 22 dicembre 2003, n. 28 "Legge finanziaria regionale
adottata a norma dell'articolo 40 della L.R. 15 novembre 2001, n. 40
in coincidenza con l'approvazione del Bilancio di previsione per
l'esercizio finanziario 2004 e del Bilancio pluriennale 2004-2006";
- la L.R. 22 dicembre 2003, n. 29 "Bilancio di previsione della
Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario 2004 e Bilancio
pluriennale 2004-2006";
- la L.R. 28 luglio 2004, n. 17 "Legge finanziaria regionale adottata
a norma dell'articolo 40 della L.R. 15 novembre 2001, n. 40 in
coincidenza con l'approvazione della legge di assestamento del
Bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 2004 e del
Bilancio pluriennale 2004-2006. Primo provvedimento generale di
variazione";
- la L.R. 28 luglio 2004, n. 18 "Assestamento del Bilancio di
previsione della Regione Emilia-Romagna per l'esercizio finanziario
2004 e del Bilancio pluriennale 2004-2006, a norma dell'art. 30 della
L.R. 15 novembre 2001, n. 40. Primo provvedimento generale di
variazione";richiamate:
- la L.R. 14 agosto 1989, n. 27 e successive modificazioni ed
integrazioni, che detta norme per la realizzazione di politiche di
sostegno alle scelte di procreazione ed agli impegni di cura verso i
figli;
- la L.R. 21 agosto 1997, n. 29 "Norme e provvedimenti per favorire
le opportunita' di vita autonoma e l'integrazione sociale delle
persone disabili" e successive modificazioni ed integrazioni;
- la L.R. 3 febbraio 1994, n. 5 "Tutela e valorizzazione delle
persone anziane - Interventi a favore di anziani non autosufficienti"
e successive modificazioni ed integrazioni;
- la L.R. 5/04 "Norme per l'integrazione sociale dei cittadini
stranieri immigrati. Modifiche alle leggi regionali 21 febbraio 1990,
n. 14 e 12 marzo 2003, n. 2";
- la Legge 285/97 "Disposizioni per la promozione di diritti e di
opportunita' per l'infanzia e l'adolescenza";
- la L.R. 21 aprile 1999, n. 3 "Riforma del sistema regionale e
locale";
- la L.R. 26 aprile 2001, n. 11 "Disciplina delle forme associative e
altre disposizioni in materia di Enti locali";revia votazione palese,
a maggioranza dei presenti,
delibera:
1) di approvare il "Programma annuale degli interventi e dei criteri
di ripartizione delle risorse ai sensi dell'art. 47, comma 3 della
L.R. 2/03. Stralcio Piano regionale degli interventi e dei servizi
sociali ai sensi dell'art. 27, L.R. 2/03 - Anno 2004", allegato parte
integrante del presente atto;
2) di dare atto che al suddetto Programma e' destinata quota parte
delle risorse finanziarie provenienti dal Fondo nazionale per le
politiche sociali - Anno 2004, per un importo di Euro 64.272.462,73,
allocate cosi' come indicato in premessa ed al punto 3) che segue, e
che la programmazione delle ulteriori risorse, pari a Euro
6.265.537,27, derivanti dal suddetto Fondo nazionale, e' rinviata ad
appositi specifici atti;
3) di dare atto, altresi', che la somma complessivamente programmata
per l'anno 2004, ammontante a Euro 86.548.668,87, cosi' come risulta
dall'allegato parte integrante del presente atto, trova allocazione
ai capitoli di spesa di seguito citati del Bilancio di previsione per
l'esercizio finanziario 2004 e Bilancio pluriennale 2004-2006 e
deriva, come meglio specificato in premessa:
- per un totale di Euro 13.347.373,69 da risorse regionali (Capp.
57115 - 57120 - 57150 - UPB 1.5.2.2.20100; Cap. 57233 - UPB
1.5.2.2.20110; Cap. 58435 - UPB 1.6.1.3.22510; Capp. 57722 e 58430 -
UPB 1.6.1.2.22100; Capp. 68344 e 68342 - UPB 1.5.2.2.20280);
- per un totale di Euro 64.272.462,73 da risorse del Fondo nazionale
per le politiche sociali - Anno 2004 (Capp. n. 57105, 57107, 57109,
57111 - UPB 1.5.2.2.20101; Capp. 58432 e 58422 - UPB 1.6.1.2.22101;
Cap. 58445 - UPB 1.6.1.3.22512; Cap. 57237 - U.P.B. 1.5.2.2.20111 e
Cap. 68317 - UPB 1.5.2.2.20281);
- per un totale di Euro 2.324.807,40, da quote del Fondo nazionale
per l'anno 2003 (Capp. 57109 e 57111 - UPB 1.5.2.2.20101; Cap. 58422
- UPB 1.6.1.2.22101) e Cap. 68317 (UPB 1.5.2.2.20281);
- per Euro 6.604.025,05 da risorse del Fondo nazionale asili nido di
cui all'art. 70, Legge 448/01 (Cap. 58445 - UPB 1.6.1.3.22512);
4) di dare atto che le finalita' a cui e' destinata la somma indicata
al punto 3) che precede ed il percorso amministrativo procedurale che
verra' attivato per dare attuazione operativa a dette finalita'
risultano dettagliatamente riportate e descritte nel programma
allegato al presente provvedimento;
5) di pubblicare il presente atto deliberativo nel Bollettino
Ufficiale della Regione Emilia-Romagna.
ALLEGATO A)
Indice
1. Premessa ed indicazioni generali
pag. 6
2. Gli obiettivi di benessere sociale per la pianificazione locale e
le procedure per l'elaborazione e l'approvazione dei Piani di Zona
2005-2007 e del Programma attuativo 2005
pag. 6
2.1 Gli obiettivi generali di benessere sociale
pag. 7
2.2 Gli obiettivi settoriali
pag. 7
2.2.1 Responsabilita' familiari, capacita' genitoriali e diritti dei
bambini e degli adolescenti
pag. 7
2.2.2 Politiche a favore dei giovani
pag. 8
2.2.3 Immigrazione, asilo, lotta alla tratta
pag. 9
2.2.4 Contrasto alla poverta'
pag. 10
2.2.5 Prevenzione e sostegno al reinserimento sociale delle
dipendenze e di altre forme di disagio sociale
pag. 11
2.2.6 Politiche a favore di anziani e disabili
pag. 13
2.3 Procedure per l'elaborazione ed approvazione dei Piani di Zona
2005-2007 e del Programma attuativo 2005
pag. 15
2.3.1 I ruoli e il concorso dei diversi soggetti istituzionali e non
istituzionali ai Piani e la partecipazione all'Accordo di programma
pag. 15
2.3.2 Le fasi del processo
pag. 16
3. Ripartizione delle risorse del Fondo sociale regionale di cui
all'art. 47, comma 3
pag. 18
3.1 Promozione sociale ed iniziative formative
pag. 18
3.2 Piani di Zona e coordinamenti provinciali - Quota indistinta
destinata ai Comuni e quota indistinta e finalizzata destinata alle
Province
pag. 19
3.2.1 Ripartizione ai Comuni quale concorso regionale all'attuazione
dei Piani di Zona - Quota indistinta (articolo 47, comma 1, lett. b)
della L.R. 2/03)
pag. 19
3.2.2 Ripartizione alle Province quale concorso regionale alle
attivita' di coordinamento e supporto per la implementazione e
gestione del sistema informativo dei servizi sociali nonche' per
l'elaborazione dei Piani di Zona
pag. 19
3.2.3 Ripartizione alle Province quale concorso regionale
all'attuazione di specifici programmi provinciali - Quote finanziate
pag. 20
3.3 Responsabilita' familiari, capacita' genitoriali e diritti dei
minori
pag. 21
3.3.1 Programma finalizzato alla promozione di diritti e di
opportunita' per l'infanzia e l'adolescenza
pag. 21
3.3.2 Programma finalizzato "Azioni di coordinamento nell'ambito
degli interventi di qualificazione scolastica, socio-educativi,
socio-assistenziali e socio-sanitari a favore dell'infanzia e
dell'adolescenza"
pag. 22
3.3.3 Sviluppo e qualificazione dei Centri per le famiglie
pag. 22
3.3.4 Interventi relativi al primo anno in famiglia e alle iniziative
di conciliazione dei tempi di cura e di lavoro
pag. 23
3.3.5 Interventi relativi all'acquisto della prima casa in favore
delle famiglie di nuova costituzione
pag. 23
3.3.6 Sostegno alla estensione, sperimentazione, gestione,
qualficazione di servizi educativi per l'infanzia
pag. 23
3.3.7 Programma provinciale per la promozione di politiche di
accoglienza e tutela dell'infanzia e dell'adolescenza
pag. 24
3.4 Politiche per i giovani
pag. 25
3.4.1 Programma finalizzato "Giovani"
pag. 25
3.5 Immigrazione, asilo, lotta alla tratta - Programmi finalizzati
pag. 26
3.5.1 Programma provinciale "Piano territoriale provinciale per
azioni di integrazione sociale a favore dei cittadini stranieri
immigrati"
pag. 26
3.5.2 Programma finalizzato di zona "Integrazione sociale dei
cittadini stranieri"
pag. 27
3.5.3 Interventi a sostegno delle iniziative di comunicazione
interculturale
pag. 29
3.6 Contrasto alla poverta'
pag. 29
3.6.1 Programma finalizzato al contrasto della poverta' e
all'inclusione sociale
pag. 29
3.7 Prevenzione e sostegno al reinserimento sociale delle dipendenze
e di altre forme di disagio sociale
pag. 31
3.7.1 Programma finalizzato "Dipendenze e utenza multiproblematica"
pag. 31
3.8 Area anziani e disabili
pag. 32
3.8.1 Programma finalizzato "Assegno di cura per anziani e disabili"
pag. 32
3.8.2 Programma finalizzato "Centri per l'adattamento dell'ambiente
domestico per anziani e disabili"
pag. 32
3.8.3 Programma finalizzato "Contributi per la mobilita' e
l'autonomia nell'ambiente domestico a favore di persone con
disabilita' art. 9 e art. 10, L.R. 29/97"
pag. 32
3.8.4 Programma finalizzato "Promozione di una funzione di
coordinamento per favorire l'integrazione lavorativa di persone in
situazione di handicap e svantaggio sociale"
pag. 33
3.8.5 Programma finalizzato alla qualificazione delle attivita'
connesse alla concessione delle provvidenze economiche agli invalidi
civili
pag. 33
3.8.6 Programma integrato socio-sanitario per l'assistenza protesica
a favore di soggetti in condizioni di poverta', in particolare
anziani
pag. 34
Programma annuale degli interventi e ripartizione delle risorse ai
sensi dell'articolo 47, comma 3 della L.R. 2/03. Stralcio del Piano
regionale degli interventi e dei servizi sociali ai sensi
dell'articolo 27, L.R. 2/03 - Anno 2004
1. Premessa ed indicazioni generali
Con l'attuazione del precedente Programma annuale (anno 2003) si e'
conclusa la fase di sperimentazione della pianificazione di zona,
iniziata con la delibera del Consiglio regionale n. 246 del 25/9/2001
di approvazione del primo Programma regionale dopo la Legge 328/00.
La L.R. n. 2 del 12 marzo 2003 "Norme per la promozione della
cittadinanza sociale e per la realizzazione del sistema integrato di
interventi e servizi sociali", approvata durante la fase di
sperimentazione dei Piani di Zona, ha successivamente precisato le
coordinate del sistema di Welfare regionale e locale che si andra' a
realizzare.
La valutazione sulla sperimentazione condotta, con l'acquisizione di
primi importanti risultati, consentira' di proseguire il processo di
pianificazione territoriale, qualificandone ulteriormente gli
obiettivi e promuovendo un piu' qualificato ruolo dei diversi
soggetti coinvolti. Il Piano regionale degli interventi e dei servizi
sociali previsto all'articolo 27 della L.R. 2/03, di prossima
elaborazione ed approvazione, assumera' pienamente i risultati di
questa sperimentazione ed alcuni primi elementi sono comunque assunti
gia' da questo Programma annuale che rappresenta una anticipazione e
stralcio del Piano regionale.
A proposito del Piano regionale occorre anticipare che, a norma
dell'art. 27 della L.R. 2/03, il "Piano regionale degli interventi e
dei servizi sociali" sara' integrato con il "Piano sanitario
regionale" e che l'area dell'integrazione socio-sanitaria assumera'
valore strategico nel processo di programmazione integrato.
All'interno del "Piano regionale sociale e sanitario" l'area
dell'integrazione socio-sanitaria sara' definita, tra l'altro, a
partire da una rilettura dei ruoli istituzionali e degli strumenti
locali di governo associato ed integrato (Conferenze sociali e
sanitarie, Comitati di distretto); da una rivisitazione ed
allineamento dei diversi strumenti di pianificazione locale (Piani
per la salute, Piani di Zona, Piani attuativi locali, Programmi delle
attivita' territoriali); da una proposta di strumenti tecnici
condivisi da Aziende Unita' sanitarie locali e Comuni a sostegno del
processo di programmazione integrato e della gestione delle attivita'
socio-sanitarie.
Gli Enti locali pertanto dovranno dare avvio al processo di
pianificazione locale, cosi' come previsto all'art. 29 della L.R.
2/03, per il triennio 2005-2007, sulla base delle indicazioni
contenute in questo Programma annuale, che sono state definite in
considerazione degli esiti della sperimentazione 2002-2004 e che sono
in forte continuita' con le linee guida della sperimentazione stessa.
E' evidente pero' che, data la complessita' dei temi sopra citati e
che saranno sviluppati nel Piano regionale, tali procedure saranno
adattate e opportunamente integrate con indicazioni contenute nel
Piano stesso, e che, sulla base di queste, le zone saranno tenute ad
adeguare il processo avviato.
Occorre assolutamente precisare che con questo Programma annuale si
attua, per la prima volta, una importante ricomposizione ed
allineamento a livello regionale di tutti gli strumenti di
programmazione del settore. In particolare si richiamano le politiche
e gli interventi di integrazione sociale della popolazione immigrata
e le politiche e gli interventi per la promozione dei diritti e delle
opportunita' per l'infanzia e l'adolescenza che entrano in questo
Programma annuale, come specifici programmi finalizzati, consentendo
il completamento del processo di ricomposizione ed allineamento gia'
avviato all'interno dei Piani di Zona.
Questo importante processo di programmazione regionale e di
pianificazione locale che si avvia gia' con questo Programma e che
avra' comunque come orizzonte temporale il triennio 2005-2007,
avverra' perseguendo sia il costante confronto interistituzionale
nelle sedi individuate, che la partecipazione dei diversi soggetti
nei momenti di confronto e concertazione a livello regionale e
locale.
Con il Programma annuale dello scorso anno 2003, approvato con
deliberazione del Consiglio regionale n. 514 del 4 novembre 2003, si
e' dato conto del percorso amministrativo che ha avviato e guidato la
fase di sperimentazione dei Piani di Zona, individuando strumenti e
fissando primi obiettivi della pianificazione. Ad esso si rimanda per
una ricostruzione completa del percorso attuato.
Preme soltanto richiamare, in questa premessa, alcuni degli obiettivi
gia' indicati che resteranno tali anche nella successiva fase di
pianificazione locale e che saranno piu' avanti ulteriormente
precisati.
Innanzi tutto la costruzione della "zona sociale" come ambito
naturale della pianificazione locale, coincidente territorialmente
con l'ambito del Distretto sanitario. La "zona sociale" dovra'
acquisire sempre piu' una sua specificita' che la distingua e la
caratterizzi come "sociale"; questo anche per perseguire gli
importanti obiettivi per il governo dell'area dell'integrazione
socio-sanitaria che saranno, in particolare, indicati nel prossimo
Piano regionale. A questo riguardo risulta indispensabile che il
Comitato dei Sindaci, ai sensi dell'art. 29 della L.R. 2/03 individui
il Comune promotore del Piano di Zona per ciascuna Zona sociale per
il ruolo di impulso e coordinamento che dovra' assumere in attuazione
di questo Programma e del prossimo Piano regionale.
Possono essere designate come soggetto promotore del Piano anche le
forme associative di cui all'art. 16 della L.R. 2/03, purche'
l'ambito di associazione coincida con la zona sociale e allo stesso
soggetto siano delegate le funzioni di programmazione e gestione dei
servizi sociali. Per semplicita' il soggetto promotore verra' di
seguito genericamente indicato come "Comune capofila".
Si sottolinea l'importanza di tale designazione al fine di dare
unitarieta' e coerenza, tramite l'esercizio di una funzione specifica
di promozione e regia, all'insieme delle scelte e degli atti che
sostanziano il processo di elaborazione e gestione del Piano di Zona.
Si ritiene compatibile con il quadro cosi' definito la scelta -
adottata in alcune zone ed emersa dagli Accordi di programma 2004 -
di individuare all'interno della zona Comuni diversi come referenti
per specifici programmi finalizzati. Tale scelta puo' infatti
rispondere all'obiettivo di valorizzare competenze amministrative e
professionali diversificate "al servizio" della zona.
Resta inoltre prioritario nel processo di pianificazione, il
perseguimento dell'obiettivo della partecipazione di tutti i soggetti
ed in particolare di quelli del "terzo settore" di cui all'art. 20
della citata legge regionale, individuando allo scopo strumenti e
sedi idonee per il confronto e la concertazione a livello di zona.
2. Gli obiettivi di benessere sociale per la pianificazione locale e
le procedure per l'elaborazione e l'approvazione dei Piani di Zona
2005-2007 e del Programma attuativo 2005
Come gia' si e' affermato in premessa, questo Programma annuale che
assume valore di anticipazione e stralcio del Piano regionale, da'
avvio al processo di elaborazione ed approvazione dei Piani di Zona
per il triennio 2005-2007 e del Programma attuativo 2005. Vengono
infatti di seguito indicati gli obiettivi generali di benessere
sociale, gli obiettivi settoriali e le procedure per l'elaborazione
ed approvazione dei Piani di Zona per il triennio 2005-2007 e del
Programma attuativo 2005, il cui termine di presentazione verra'
stabilito con successivo atto contestualmente all'assegnazione delle
risorse indistinte ai Comuni. La definizione di obiettivi di
benessere sia generali che settoriali, e quindi degli interventi e
servizi considerati prioritari nel sistema, rimanda direttamente al
tema dei LIVEAS, la cui individuazione e' compito dello Stato. Con
riferimento agli artt. 5 e 6 della L.R. 2, il Piano regionale
individuera' un percorso sperimentale su tale tema al fine di
verificare costi e consistenza dei livelli di assistenza attualmente
realizzati in alcuni settori, fermo restando l'obiettivo di
migliorare l'accessibilita' dei servizi in modo equilibrato su tutto
il territorio regionale.
2.1 Gli obiettivi generali di benessere sociale
In continuita' con gli indirizzi dati nel corso della sperimentazione
triennale dei PdZ e con le tendenze emerse, si indicano di seguito
gli obiettivi generali di benessere sociale, trasversali ai settori,
che sono stati definiti anche sulla base dell'analisi del contesto
socio-economico regionale, e costituiscono le finalita' piu' ampie
delle politiche regionali, entro le quali sono declinati gli
obiettivi di settore.
- Sviluppo e rafforzamento della coesione sociale individuando
diversi assi d'intervento, coerentemente agli orientamenti espressi
nell'Agenda per la politica sociale della Unione Europea e
all'obiettivo di costruire un nuovo equilibrio tra sviluppo economico
e crescita sociale, incentivando la crescita e la diffusione della
cultura della solidarieta'.
- Fanno riferimento a questo obiettivo azioni di promozione sociale,
interventi di contrasto alla poverta' e al rischio di esclusione
sociale, interventi di sostegno all'integrazione/inserimento sociale
e lavorativo delle persone e delle famiglie immigrate, con
particolare riferimento a quelle straniere, interventi di promozione
e supporto alle autonome iniziative delle famiglie e delle comunita',
alla condivisione tra uomini e donne delle responsabilita' familiari,
alle imprese e alle donne per favorire l'inserimento e il
reinserimento femminile nel sistema produttivo (cfr. art. 9, L.R.
2/03).
- Promozione dell'agio e del protagonismo di bambini, ragazzi e
giovani nei processi di formazione e di crescita dei piu' piccoli e
dei piu' giovani, non solo di chi e' in condizioni di disagio ma di
tutti i bambini e i ragazzi. Occorre sviluppare azioni per il
riconoscimento e la valorizzazione dei loro bisogni specifici e delle
loro risorse, e per la messa in gioco di tali risorse all'interno dei
diversi contesti (famiglia, scuola, ambienti informali), coltivando e
facendo emergere le capacita' di partecipazione, di
autoorganizzazione, di condivisione. In questa ottica si colloca
l'incentivazione del servizio civile volontario come risorsa per i
servizi e come occasione di formazione civile e sociale delle ragazze
e dei ragazzi.
- Sostegno alla non autosufficienza e alla domiciliarita', sostegno
alle responsabilita' familiari e al lavoro di cura, alla condivisione
di tali responsabilita', con particolare riferimento al ruolo delle
donne.
In coerenza con le politiche di de-istituzionalizzazione avviate, si
intende potenziare quest'indirizzo, lungo due assi d'intervento:
a) sostegno e promozione delle scelte e dei progetti di vita delle
persone - anziani, disabili, minori - con limitata autonomia;
b) supporto all'insieme di risorse di cura e relazionali, anche
familiari, che possono garantire la dignita' e la liberta' della
persona parzialmente/non autosufficiente, ove possibile la sua vita
indipendente, nonche' la tutela del minore.
2.2 Gli obiettivi settoriali
Si indicano quali obiettivi settoriali da considerare per l'avvio
dell'elaborazione dei Piani di Zona, quelli relativi alle aree:
- responsabilita' familiari, capacita' genitoriali e diritti dei
bambini e degli adolescenti;
- politiche a favore dei giovani;
- immigrazione, asilo, lotta alla tratta;
- contrasto alla poverta';
- prevenzione e contrasto delle dipendenze e di altre forme di
disagio sociale;
- politiche a favore di anziani e disabili.
Le aree sopra indicate rappresentano le aree nelle quali si e'
normalmente sviluppata, anche se non in modo omogeneo, la
progettazione dei Piani di Zona sperimentali; gli obiettivi che per
ogni area di seguito si indicano fanno riferimento sia ad obiettivi
in parte gia' contenuti nei Piani sperimentali di zona che si ritiene
tuttavia necessario estendere a livello regionale, sia ad obiettivi
innovativi sui quali si richiede l'impegno alla sperimentazione
locale.
A tali obiettivi che saranno comunque ripresi, confermati ed in parte
ulteriormente sviluppati, in particolare per l'area degli interventi
socio sanitari, dal Piano regionale di prossima approvazione, si
dovra' orientare la qualificazione e sviluppo dei servizi a livello
locale, sia per quanto attiene la gestione corrente, che ai programmi
di investimento in conto capitale. A questo proposito, in
particolare, la Regione, con atti successivi, promuovera', attraverso
la concessione di contributi in conto capitale due azioni per:
- la qualificazione delle strutture residenziali e diurne per anziani
e disabili al fine di migliorare le condizioni termoigrometriche ed
omeostatiche, soprattutto nel periodo estivo
(raffrescamento/condizionamento), in particolare attraverso
interventi ecosostenibili e che garantiscano risparmio energetico;
- la qualificazione di aree attrezzate destinate alla popolazione
nomade.
2.2.1 Responsabilita' familiari, capacita' genitoriali e diritti dei
bambini e degli adolescenti
Gli interventi di questa area, relativamente recenti, sono
caratterizzati da una accentuata sperimentalita' e, nonostante cio',
hanno prodotto risultati rilevanti e una nuova attenzione rivolta
alle famiglie, ai bambini e agli adolescenti, come evidenziato anche
nei rapporti regionali di monitoraggio e valutazione degli interventi
della Legge 285/97.
Sara' pertanto necessario sostenere ed accompagnare un processo che
tenda ad assumere le politiche familiari, per l'infanzia e
l'adolescenza come parte importante della programmazione ordinaria
delle Zone sociali, anche mediante finanziamenti dedicati e supporto
alla progettazione, alla conoscenza, allo scambio di "buone prassi" e
alla loro valutazione. Tale nuovo contesto di programmazione zonale
sara' inoltre l'occasione per promuovere un maggiore equilibrio
territoriale e favorire un piu' intenso radicamento di servizi ed
interventi, soprattutto in ambito adolescenziale, e una necessaria
continuita' che superi logiche e approcci prevalentemente di tipo
sperimentale ed emergenziale.
All'interno della dimensione di Piano potra' essere potenziata una
cultura complessiva della programmazione, in una logica distrettuale
che richiede di essere sorretta da forme di coordinamento precise e
strutturate, anche con specifiche figure di sistema con competenze in
ambito educativo e sociale, presupposto e condizione per un buon
lavoro di rete.
L'uso ricorrente di strumenti di monitoraggio e di valutazione delle
azioni e degli esiti prodotti, la comunicazione dei risultati
conseguiti e la loro valorizzazione, tramite una puntuale
documentazione e circolazione delle esperienze, orientera' tecnici e
Amministratori nell'affrontare eventuali criticita' e verso una
migliore e piu' produttiva allocazione delle risorse stesse.
L'inserimento nel Piano di Zona delle politiche familiari, per
l'infanzia e l'adolescenza, inoltre, favorira' la loro integrazione
con quelle che investono la sfera educativa, scolastica, formativa e
sanitaria tramite azioni ispirate a un equilibrio adeguato tra lavoro
di cura, prevenzione, tutela e promozione.
In merito all'area del sistema integrato dei servizi per l'infanzia e
l'adolescenza, a fronte di una nuova rappresentazione sociale dei
bambini e degli adolescenti attenta alle diverse fasi della loro
eta', si individuano a livello territoriale i seguenti obiettivi:
- la definizione di uno specifico e complessivo "Programma
territoriale di intervento per l'infanzia e l'adolescenza",
all'interno del Piano di Zona, cosi' come previsto dalla Legge 285/97
e coordinato con i programmi finalizzati e i programmi provinciali di
settore in particolare per la promozione degli affidamenti, delle
adozioni e della tutela;
- la promozione e l'attuazione dei diritti dell'infanzia e
dell'adolescenza, anche attraverso la diffusione delle conoscenze di
tali diritti a tutta la cittadinanza, nonche' la partecipazione e il
protagonismo dei bambini e dei ragazzi nei progetti e negli
interventi che interessano la comunita' locale;
- il consolidamento, lo sviluppo e la diffusione equilibrata e
radicata su tutto il territorio degli interventi e dei servizi per
l'infanzia e l'adolescenza, nonche' la loro qualificazione anche
mediante azioni di formazione e aggiornamento degli operatori;
- lo sviluppo e il potenziamento di interventi assistenziali connessi
a provvedimenti del Tribunale per i minorenni e a favore dei minori
stranieri non accompagnati.
Questi obiettivi potranno essere raggiunti tramite:
- la realizzazione di spazi di aggregazione, tesi a favorire la
socializzazione e lo sviluppo di interessi multicreativi e
multimediali, unitamente alle esperienze mirate a promuovere le
potenzialita' e la creativita' individuali, in vari ambiti di
espressione e attraverso modalita' e strumenti molteplici (come ad
esempio le attivita' di educazione artistica, artigianale, musicale,
grafica, teatrale, con caratteristiche ludiche, di educazione al
movimento e quelle relative all'utilizzo delle nuove tecnologie,
capaci di offrire contemporaneamente ai bambini e ai ragazzi,
all'interno di spazi adeguati, strumenti e attivita' per sviluppare
le proprie capacita' personali, sia in situazioni di autonomia che di
aggregazione sociale anche nel periodo estivo o gli interventi
educativi extrascolastici di strada (quali, ad esempio, i ludobus, le
postazioni informative mobili, ecc.) supportati da adeguati progetti
sul piano pedagogico-culturale). La realizzazione di tali attivita'
avviene anche mettendo in rete progetti di altre realta' esistenti
sul territorio, quali gli oratori e le agenzie socio-educative, che
offrono risposte idonee ad affrontare le tematiche dell'adolescenza;
- l'attuazione di servizi e attivita' in stretto collegamento con la
realta' scolastica: le iniziative di prevenzione e di contrasto
all'abbandono scolastico, attraverso azioni di orientamento
scolastico, di sostegno e di incentivazione al successo formativo, di
collegamento tra realta' scolastica e mondo del lavoro, la promozione
di forme di integrazione sociale e scolastica di minori in condizioni
di difficolta' sul piano psico-fisico o socio-culturale, quali i
minori disabili o i minori immigrati, ivi comprese le attivita' di
educazione multiculturale;
- le azioni mirate ad un inserimento attivo dei bambini e dei ragazzi
all'interno della comunita', in particolare le azioni finalizzate a
una conoscenza della realta' del proprio territorio e delle
opportunita' che esso offre (sportelli informativi, centri di
ascolto, informagiovani, iniziative mirate a promuovere la conoscenza
dei propri diritti e doveri in quanto cittadini italiani ed europei,
le iniziative di educazione alla legalita', sulle questioni
ambientali, ecc..). Tra gli interventi piu' significativi in tale
area si segnalano in particolare:
a) le azioni di informazione, sensibilizzazione e formazione sui
diritti dell'infanzia e dell'adolescenza rivolte sia alla comunita'
locale sia a chi e' piu' a stretto contatto con i minori, in
particolare modo i genitori, gli insegnanti, e chi si occupa di
interventi sociali ed educativi per l'infanzia e l'adolescenza, anche
al fine di promuovere la crescita di una cultura intorno a queste
tematiche;
b) le azioni finalizzate a rendere i contesti urbani luoghi piu'
vivibili, ospitali e capaci di consentire una crescita armonica,
attraverso una strategia che assuma le stesse citta' in tutte le loro
dimensioni e mediante l'attuazione di progetti e iniziative
specifiche sul piano educativo e culturale per rendere piu' fruibile
l'ambiente naturale e urbano da parte dell'infanzia e
dell'adolescenza, anche con interventi di educazione ambientale;
c) sollecitare e supportare forme di cittadinanza attiva da parte dei
bambini e degli adolescenti (promozione della partecipazione,
coinvolgimento dei bambini e degli adolescenti nella progettazione
degli spazi e delle iniziative che li riguardano sia di
trasformazione urbanistica che di aree verdi, sviluppo di forme di
solidarieta' tra coetanei, tra minori di diverse fasce d'eta' e tra
generazioni, e la promozione di forme di consultazione e
coinvolgimento dei ragazzi, affinche' siano protagonisti dei propri
diritti, quali, ad esempio, i consigli comunali dei ragazzi);
- lo sviluppo dell'accoglienza anche a bassa soglia per ragazzi che
necessitano di conciliare la protezione con lo sviluppo della piena
autonomia;
- un'informazione accogliente rivolta ai minori stranieri ed alle
loro famiglie con particolare attenzione ai minori stranieri non
accompagnati;
- la costituzione, tramite accordi, di un fondo distrettuale per
garantire una solidarieta' interistituzionale e una gestione
unificata per casi particolarmente impegnativi per gli oneri relativi
all'inserimento in struttura dei minori;
- la formazione e sperimentazione di alcune figure quali esperti
giuridici in diritto minorile di supporto all'attivita' dei Servizi
sociali e "figure di sistema" per il raccordo tra le progettazioni
locali e, in particolare, tra l'area sociale, educativa e sanitaria.
In merito all'area del sostegno delle capacita' genitoriali e delle
responsabilita' familiari si individuano i seguenti obiettivi:
- il potenziamento dei servizi socio-educativi per la prima infanzia
- anche quali luoghi di sostegno alla genitorialita', con particolare
attenzione al primo anno di vita del bambino e alle sue relazioni
affettive - da quelli piu' tradizionali (come nidi e micronidi), a
quelli integrativi (spazi bambini e centri per bambini e genitori) e
sperimentali (educatrici familiari, domiciliari e altri consentiti
dalla L.R. 1/00);
- il supporto alle responsabilita' familiari e alle capacita'
genitoriali, anche attraverso lo sviluppo e la qualificazione dei
centri per le famiglie intesi come agenzie di affiancamento e
sostegno soprattutto alle esigenze delle famiglie con figli,
attraverso:
- un'informazione integrata su tutti i servizi, le risorse e le
opportunita' istituzionali e informali (educative, sociali,
sanitarie, scolastiche, del tempo libero...) che il territorio offre
a bambini, adolescenti, giovani, adulti con particolare attenzione
alle famiglie con disabili, monoparentali, immigrate e in
difficolta';
- forme di sostegno economico volte alla permanenza al domicilio
della madre nel primo anno di vita del bambino e aiuti economici,
anche tramite i prestiti sull'onore (banche etiche), soprattutto a
genitori soli con figli e in situazione di difficolta' temporanea;
- un'azione di promozione culturale e un sostegno alle competenze
genitoriali, anche attraverso seminari, corsi con esperti e mettendo
a disposizione spazi per incontri autogestiti da parte di genitori;
- un supporto di mediazione familiare a genitori in fase di
separazione o divorzio per superare conflitti e recuperare un
rapporto positivo nell'interesse dei figli;
- la promozione dell'affidamento familiare, in tutte le sue forme, e
dell'adozione, in collaborazione con le associazioni e gli enti
autorizzati, per promuovere una cultura dell'accoglienza, anche in
vista della chiusura degli istituti come richiesto dalla Legge
149/01;
- l'armonizzazione e la conciliazione dei tempi di vita e dei tempi
di lavoro e il supporto alla condivisione delle responsabilita'
familiari tra uomini e donne;
- la valorizzazione delle esperienze di auto-aiuto tra famiglie e
delle autonome iniziative delle famiglie e delle loro associazioni;
- progetti che promuovano i rapporti tra le generazioni e forme di
solidarieta' a livello micro-sociale, come le banche del tempo.
2.2.2 Politiche a favore dei giovani
Nel corso degli ultimi anni ed anche grazie al sostegno di
finanziamenti dedicati (Legge 285/97, Legge 45/99, L.R. 21/96), gli
Enti locali, alcune AUSL ed i soggetti del Terzo Settore, hanno
progettato ed attuato numerosi interventi e servizi territoriali
destinati ad adolescenti e giovani, in molti casi ponendo attenzione
anche agli adulti significativi che vengono quotidianamente in
contatto con i ragazzi.
L'attenzione di tali interventi e' rivolta prevalentemente alle
diverse forme di aggregazione giovanile spontanee e formali
(associazioni culturali e sportive, parrocchie, gruppi-classe ecc.),
anche con l'obiettivo di produrre cambiamenti culturali nel mondo
degli adulti e di tutta la Comunita' locale.
Moltissimi Enti locali hanno attivato deleghe per le politiche
giovanili, nella maggior parte dei casi con specifici Assessorati,
che coordinano l'attuazione sul territorio dei progetti sostenuti con
la L.R. 21/96 ed altre leggi di settore, sperimentano forme di
rappresentanza dei giovani verso le istituzioni locali, sviluppano i
rapporti con progettualita' in altre aree regionali, nazionali ed
estere, interagiscono con i 107 Informagiovani ed i 6 punti locali
decentrati di Eurodesk attivi nella nostra regione.
Oggi quindi ci troviamo di fronte ad un quadro di interventi per i
giovani abbastanza diffuso, anche se non in modo omogeneo e non
ancora sufficientemente consolidato.
Infatti gli interventi di questa area, perche' relativamente recenti
e in gran parte sostenuti per anni da finanziamenti derivanti da
leggi di settore, sono caratterizzati da prolungata sperimentalita',
precarieta' e carenza di risorse, anche se hanno prodotto risultati
rilevanti.
Per questo motivo si ritiene opportuno dare evidenza al tema delle
politiche per i giovani e sostenere, anche mediante finanziamenti
dedicati (Programma finalizzato e L.R. 21/96) la progettazione, la
conoscenza, lo scambio di "buone prassi" e la valutazione, un
processo che tenda a:
- coordinare tutti gli interventi per i giovani messi in atto dai
diversi settori degli Enti locali (istruzione, formazione, cultura,
sport, sanita', politiche sociali ecc.) e delle AUSL, per conferire
cosi' maggiore coerenza alle politiche complessive e conseguire
maggiore efficacia nell'utilizzo delle risorse;
- ad assumere l'insieme di queste politiche come facenti parte della
programmazione ordinaria delle Zone sociali.
E' evidente che la complessita' delle tematiche relative ai giovani
(scuola, lavoro, ambiente, cultura ecc.) e la molteplicita' dei
soggetti che, a diverso titolo, incontrano tali tematiche e su di
esse intervengono, richiedono, come sottolinea anche il libro bianco
della Commissione Europea "Un nuovo impulso per la gioventu'" del
2001, uno stretto coordinamento con e tra le diverse istituzioni, a
partire da quelle locali.
I progetti e le esperienze realizzate diffusamente nel territorio
regionale ed il confronto tra gli operatori in merito agli aspetti
fondanti del lavoro con i giovani, hanno fatto maturare la
consapevolezza della necessita' di superare il concetto di
prevenzione - del disagio, delle dipendenze ecc. - inteso come
attivita' volte a ridurre i fattori di rischio derivanti dal disagio
giovanile, a favore del concetto di partecipazione, inteso come
valorizzazione delle risorse naturalmente presenti nei giovani e
coinvolgimento diretto di questi ultimi nelle decisioni e nelle
attivita' che li riguardano e possibilita' di prendere decisioni
rispettose dei bisogni, dei linguaggi e dei tempi dei ragazzi e di
tutti i soggetti sociali del territorio e di creare senso di
appartenenza.
Il senso di appartenenza rappresenta il fattore necessario in assenza
del quale qualsiasi intervento sociale rivolto all'innalzamento della
qualita' di vita di una data Comunita' rischia di rimanere privo di
qualsiasi significato. La costruzione del senso di appartenenza
diventa poi fondamentale sia per prevenire e contrastare le diverse
forme di disagio che, in particolare, a fronte dell'aumento di
giovani figli di immigrati stranieri e della necessita' di favorire
lo sviluppo di una societa' interculturale, capace di confronto e di
dialogo.
L'interesse diffuso dei giovani per la musica, le diverse forme di
espressione artistiche e culturali e la pratica sportiva, se
adeguatamente e positivamente sostenuto, anche mettendo in campo
professionalita' adeguate, puo' diventare un potente fattore
protettivo e facilitare anche l'incontro ed il dialogo tra culture
diverse.
La Regione sostiene i progetti basati sulla partecipazione come
presupposto, strategia e obiettivo delle attivita' con i giovani.
Nelle esperienze piu' significative, dal punto di vista della
qualita' e dei risultati raggiunti, realizzate nel territorio
regionale si riscontrano alcuni punti comuni che possono essere
considerati come "buone prassi" di settore:
- assumere, da parte dei servizi sociali e sanitari, un'ottica
territoriale di comunita', che consenta di intervenire nel contesto
di vita dei singoli e dei gruppi e di attivare e valorizzare tutte le
risorse presenti nella Comunita' locale;
- costruire un rapporto di collaborazione tra tutte le risorse
formali, informali ed istituzionali del territorio, con un ruolo
attivo delle Amministrazioni locali, favorendo un radicamento nel
territorio degli interventi;
- affermare una nuova cultura che pone al centro degli interventi i
processi di costruzione di relazioni;
- attivare percorsi di coinvolgimento dei giovani nella progettazione
e nella assunzione di decisioni, valorizzando le risorse dei singoli
insieme a quelle dei gruppi cui fanno riferimento, anche con
l'utilizzo delle nuove tecnologie legate alla rete;
- saper individuare precocemente le situazioni problematiche e/o di
disagio e saper agire prevedendo percorsi di ascolto, accoglienza,
accompagnamento, supporto con l'attivazione dei servizi
specialistici.
Le azioni riferite a questo settore possono essere cosi'
schematizzate:
- consolidare, radicandoli nel territorio ed affrancandoli da un
approccio di tipo occasionale/emergenziale, gli interventi ed i
servizi di qualita', anche sviluppando strategie per una idonea
diffusione dell'informazione;
- qualificare i servizi esistenti, anche mediante azioni di
formazione e aggiornamento degli operatori, e sperimentare nuove
modalita' di integrazione operativa tra servizi sociali, sanitari ed
educativi;
- sostenere lo sviluppo della creativita' giovanile, nel rispetto
degli interessi personali e dei sistemi culturali di riferimento;
- sperimentare percorsi personalizzati e facilitati di ascolto,
accoglienza, accompagnamento, supporto, nelle situazioni, individuali
o di gruppo, caratterizzate da disagio, sofferenza, devianza, abuso
di sostanze ma fortemente resistenti al contatto con i Servizi o
connotate da una scarsa consapevolezza rispetto alle necessita' di
aiuto, attivando i servizi sanitari specialistici;
- migliorare le capacita' di valutazione degli interventi, con
strumenti e metodologie proprie del lavoro sociale e consone alla
specificita' del settore, anche con interventi di formazione a
livello regionale;
- attivare ricerche finalizzate alla conoscenza della realta' e dei
bisogni espressi dai giovani.
Le azioni riferite a questa area devono integrarsi con la
programmazione dell'area "Prevenzione e contrasto alle dipendenze e
ad altre forme di disagio sociale" e dell'area "Responsabilita'
familiari, capacita' genitoriali e diritti dei bambini e degli
adolescenti" e trovare analoga integrazione nelle azioni previste nei
relativi programmi finalizzati.
2.2.3 Immigrazione, asilo, lotta alla tratta
La programmazione regionale per quanto attiene le aree tematiche
della immigrazione straniera, delle politiche per l'asilo e della
lotta alla tratta, si inserisce in un quadro normativo regionale
fortemente rinnovato a partire dalla nuova legge regionale in materia
di immigrazione straniera, L.R. n. 5 del 24 marzo 2004 "Norme per la
integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati", a cui vanno
associati gli importanti indirizzi in materia di immigrazione
previsti dal "Patto per la qualita' dello sviluppo, la
competitivita', la sostenibilita' ambientale e la coesione sociale",
sottoscritto il 18 febbraio 2004 dalla Giunta regionale e dalle parti
sociali e le associazioni sindacali, ed il Protocollo regionale
d'intesa in materia di richiedenti asilo e rifugiati sottoscritto il
17 giugno 2004 dalla Regione con ANCI, UPI, Forum regionale del Terzo
Settore, sindacati e associazioni del settore. A tali documenti si
rimanda per un riferimento completo e piu' generale agli obiettivi
dell'area.
Si tratta in ogni caso di affermare il principio che il sistema
integrato di interventi e servizi sociali, ad ogni livello di
programmazione, deve considerare le politiche di accoglienza e
integrazione sociale rivolte ai cittadini stranieri come
programmazione ordinaria e strutturale, abbandonando un approccio
occasionale, temporaneo ed emergenziale.
Il Programma "Azioni per l'integrazione sociale degli immigrati", in
armonia con le finalita' previste dalla L.R. 5/04 "Norme per
l'integrazione sociale dei cittadini stranieri. Modifiche alle leggi
regionali 21 febbraio 1990, n. 14 e 12 marzo 2003, n. 2" si muove
nella convinzione che i sistemi integrati di interventi e servizi
sociali, ad ogni livello territoriale, devono considerare le
politiche di accoglienza e integrazione sociale rivolte ai cittadini
stranieri in una logica di programmazione ordinaria e strutturale.
Sappiamo infatti come il progressivo invecchiamento della
popolazione, il calo della popolazione attiva lavorativa, e la
difficolta' in taluni settori produttivi ad individuare
disponibilita' di manodopera, rappresentino nel breve e medio periodo
i principali elementi attrattivi della immigrazione straniera nella
regione Emilia-Romagna.
Nondimeno lo scenario internazionale, caratterizzato da fattori di
spinta (guerre, condizioni socio-economiche di fame e poverta', fuga
da regimi dittatoriali, ecc..) e elementi di attrazione (la
progressiva permeabilita' dei confini, la maggiore facilita' di
trasporto, la legittima ricerca di un mondo migliore da parte di
tante persone) motiva la previsione nei prossimi anni di una crescita
costante dei cittadini stranieri nella societa' regionale.
Esistono questioni trasversali che necessariamente solleciteranno nei
prossimi anni la rete dei servizi pubblici alla individuazione di
nuove risposte:
- la prospettiva di genere, e dunque la necessita' di interventi che
abbiano al centro il tema dell'effettivo inserimento sociale e
lavorativo delle donne straniere;
- il tema delle risorse abitative, che impone la individuazione di
nuovi ed articolati strumenti per facilitare la soluzione abitativa;
- il tema della scarsa integrazione fra i soggetti che agiscono
nell'ambito dell'immigrazione (Enti locali, parti sociali, privato
sociale, Prefetture e Questure, Scuola, AUSL) che sollecita ad una
progettazione integrata delle risposte (ad esempio il tema della
velocizzazione e semplificazione delle pratiche amministrative);
- il tema della condizione legale del migrante, della sua permanenza
nel nostro Paese fortemente legata alla necessita' di possedere un
lavoro e quindi posto in una condizione costante di potenziale
espulsione. Si tratta di un contesto normativo di sfondo che rende
problematica una progettazione sociale graduale e duratura con la
persona straniera e richiede agli Enti locali di mantenere una forte
attenzione anche verso una possibile presenza di persone in
condizioni di soggiorno non regolare, specie donne e bambini, spesso
in condizione precarie di salute e accoglienza;
- la crescente domanda di mobilita' sociale da parte dei cittadini
stranieri, che richiede al sistema dei servizi sociali una risposta
promozionale orientata alla valorizzazione delle competenze per
ciascuno di essi;
- il tema della qualita' complessiva della vita del migrante, e
quindi la necessita' di considerarlo un cittadino che ha aspettative
legate alla socialita', alla cultura, alla musica, all'attivita'
sportiva; dimensioni queste, alle quali gli Enti locali devono
prestare attenzione attivando forme di collaborazione con il vasto
tessuto associativo presente ad ogni livello (comunale, distrettuale,
provinciale), e che possono rappresentare un fondamentale valore
aggiunto rispetto alle politiche istituzionali di integrazione
sociale.
Per i soggetti pubblici e del privato sociale che compongono il
sistema locale dei servizi sociali, si tratta dunque di promuovere
politiche integrate di consolidamento e sviluppo di interventi
prioritariamente nell'ambito delle seguenti aree tematiche:
- la messa in campo di una serie di azioni in ambito scolastico
rivolte ai minori e alle loro famiglie, riconducibili in particolare
al sostegno all'apprendimento della lingua italiana e allo sviluppo
di relazioni di fiducia con gli operatori scolastici, nonche' alla
attivazione di interventi laboratoriali a valenza interculturale
anche in ambito extra-scolastico, in raccordo con le istituzioni
scolastiche;
- la realizzazione ed il consolidamento di centri e interventi
informativi specialistici in materia di immigrazione, finalizzati a
garantire per i cittadini stranieri adeguate forme di conoscenza e di
tutela dei diritti e di conoscenza dei doveri, previsti dalla
normativa regionale, nazionale ed europea;
- il consolidamento e lo sviluppo della attivita' specifica di
mediazione interculturale in particolare nei servizi sociali,
sanitari e scolastici, finalizzata ad accompagnare la relazione tra
persone straniere e servizi pubblici e privati, a facilitare la
rimozione delle barriere linguistico-culturali e a promuovere la
conoscenza e la valorizzazione delle culture d'appartenenza;
- azioni volte alla facilitazione di accesso ai servizi riassumibili
in almeno tre tipologie di interventi: azioni di orientamento, azioni
formative interculturali per gli operatori posti a contatto con
l'utenza straniera e la realizzazione di strumenti informativi
plurilingue;
- attivita' specifiche di alfabetizzazione alla lingua italiana
rivolte agli adulti.
Si richiama altresi' l'attenzione allo sviluppo di ulteriori
interventi, quali:
- attivita' volte a promuovere relazioni positive tra cittadini
stranieri e autoctoni, capaci di favorire la conoscenza e il
confronto tra punti di vista e culture presenti nella societa'
regionale attraverso lo svolgimento di iniziative di comunicazione,
informazione e orientamento sui temi connessi all'immigrazione, la
predisposizione di iniziative in ambito artistico, culturale e
sportivo e la realizzazione di centri interculturali;
- il sostegno e confronto con associazioni e comunita' di cittadini
stranieri, nonche' la realizzazione di percorsi partecipativi e di
rappresentanza in ambito locale;
- interventi a carattere preventivo, di tutela e di assistenza per
gli stranieri vittime di discriminazioni per motivi razziali, etnici,
nazionali o religiosi;
- interventi informativi, di accoglienza ed integrazione sociale
rivolti a specifici target di popolazione socialmente vulnerabile:
richiedenti asilo e rifugiati, donne, minori stranieri non
accompagnati, detenuti ed ex detenuti stranieri che necessitano di
percorsi di reinserimento sociale;
- azioni di lotta alla tratta e conseguente attivazione di percorsi
di protezione e integrazione sociale rivolti alle persone che
intendono uscirne.
2.2.4 Contrasto alla poverta'
L'Emilia-Romagna e' rappresentata da piu' parti come una regione ad
elevato "capitale sociale" nel senso di una persistenza di reti e di
comportamenti di reciprocita', di relazioni e rapporti che si
estendono oltre il lavoro e toccano attivita' dall'impegno civile
fino al tempo libero.
La Regione, consapevole di poter contare su di una realta' sociale
cosi' significativa, ha da tempo orientato le proprie politiche al
contrasto della poverta' e dell'esclusione sociale. Le stime di
poverta' regionale, basate sui consumi delle famiglie e presentate
per la prima volta dall'ISTAT nel dicembre 2003, hanno rilevato in
Emilia-Romagna nel 2002 76.110 famiglie sotto la soglia di poverta'
relativa, pari al 4,5% di incidenza di poverta' (il valore a livello
nazionale risulta dell'11%). Secondo l'indagine riferita al 2003 e
presentata dall'ISTAT il 13 ottobre 2004, l'incidenza di poverta'
nella regione Emilia-Romagna e' pari al 4,3%, registrando un seppur
lieve calo rispetto al 2002. Anche in una regione di piena
occupazione come la nostra il problema della poverta' esiste ed ha
una sua specificita'.
Il disagio sempre piu' si sta caratterizzando quale condizione di
rottura della normalita', non piu' quale eccezione, evidenziando una
crescente vulnerabilita' delle persone. In particolare si segnala un
crescente stato di disagio anche economico nei casi di rottura di
vincoli familiari (matrimoni o convivenze), con un impoverimento del
nucleo familiare nel suo complesso e di ciascuna delle sue
componenti.
I senza fissa dimora sono le persone che piu' rappresentano, in uno
stadio estremo, il fenomeno dell'esclusione sociale, individui che
assieme alla precarieta' materiale hanno sperimentato la perdita dei
legami affettivi e la rottura di rapporti di aiuto e protezione.
Si guarda con preoccupazione alla poverta' giovanile, a quella
femminile (con particolare riferimento alle donne sole con figli a
carico), a quella degli anziani e a quella degli immigrati, alle
popolazioni nomadi le cui diversita' possono talvolta costituire
fattore di disagio ed emarginazione. Inoltre le difficili situazioni
di vita nei campi sosta favoriscono un degrado sociale crescente.
Particolare attenzione e' rivolta alle persone sottoposte a
limitazioni della liberta' personale, sia internamente che
esternamente alle carceri.
Le strategie regionali di lotta alla poverta' e all'esclusione
sociale, tenuto conto sia delle politiche sull'inclusione sociale
avviate dai Consigli europei di Lisbona e Nizza del 2000 che dei
contenuti del Piano nazionale per l'inclusione di giugno 2001 e del
NAP 2003-2005 (Piano di azione nazionale contro la poverta' e
l'esclusione sociale) presentato in luglio 2003, si basano su:
- la centralita' della persona e dei suoi diritti;
- la qualita' ed efficacia degli interventi rispetto ai bisogni di
benessere sociale espressi;
- un'equa opportunita' di risorse al territorio in relazione alle sue
diverse caratteristiche;
- un efficiente impiego delle risorse.
Si individuano i seguenti obiettivi generali di lotta alla poverta' e
all'esclusione sociale:
- fornire ad ogni persona piena cittadinanza attraverso opportunita'
per la costruzione di una esistenza equa e dignitosa agendo sulle tre
principali aree del disagio sociale: lavoro, casa ed integrazione;
- prevenire le situazioni di poverta', rafforzando i legami di
solidarieta' familiare e sociale dell'inclusione;
- sviluppare l'azione sociale nei luoghi di lavoro attraverso
l'intervento dei delegati sociali;
- promuovere interventi di politica integrata rivolti al contrasto
alla poverta' e all'esclusione sociale, sviluppando innovazione e
buone prassi;
- promuovere il miglioramento delle condizioni di vita della
popolazione nomade nelle aree di sosta, anche attraverso contributi
in c/capitale ai Comuni;
- contrastare il disagio determinato da una crescente vulnerabilita'
delle persone di fronte ai cambiamenti e alle trasformazioni di una
normalita' di vita con particolare riguardo alle separazioni
coniugali o alla rottura di vincoli familiari in presenza di figli;
- affrontare la cosiddetta "poverta' immateriale", tipica dei
contesti urbani, sviluppando nelle persone dignita' ed autostima;
- approfondire la conoscenza della dimensione territoriale della
poverta' e le sue caratteristiche legate anche a differenze di
genere, per l'individuazione di appropriate politiche locali e per la
loro socializzazione.
Individuando in lavoro, casa ed integrazione sociale le tre aree di
disagio sociale o di rischio di disagio, la Regione promuove
interventi secondo questa articolazione:
- Trasferimenti economici. Questo ambito e' caratterizzato da
interventi gia' sviluppati a livello locale quali contributi
economici, riduzione delle spese (esenzione ticket, esenzione
rette...), da una serie di interventi relativi all'affitto (fondo
garanzia per l'affitto, contribuzione in conto affitto) ad altri
relativi alla casa (sconto ICI).
- Accoglienza abitativa. La Regione ritiene prioritario in questo
ambito consolidare quanto gia' si realizza a livello locale
attraverso tre tipologie di interventi: prima accoglienza/prima
necessita' indirizzata ai bisogni di "riparo" e di alloggio
(dormitorio, strutture temporanee, ecc); seconda accoglienza che
propone strutture residenziali; interventi strutturati che rientrano
nell'ambito delle politiche per la casa.
- Fornitura di beni di prima necessita'. L'offerta di beni di prima
necessita' si traduce nella fornitura diretta di beni in natura o di
servizi di immediato utilizzo (servizi mensa, borse viveri,
vestiario, distribuzione farmaci) e nell'erogazione di "buoni" per
l'acquisto dei beni stessi (buoni mensa, buoni spesa, ecc.). Si
considera di interesse regionale il recupero dalla grande e piccola
distribuzione di alimenti e beni di prima necessita' a favore dei
meno abbienti.
- Politiche attive del lavoro. Le azioni da sviluppare in questo
senso vanno dall'erogazione di borse lavoro agli incentivi alle
assunzioni, dall'orientamento/accompagnamento/inserimento alla
sensibilizzazione del mondo imprenditoriale nelle sue varie
connotazioni.
- Prevenzione, promozione, riduzione del danno. Si sviluppano in
quest'ambito attivita' volte a promuovere nei soggetti l'attivazione
delle proprie risorse e riconducibili ad un progetto di uscita da una
condizione di "esclusione sociale": sportelli informativi, educativa
di strada, formazione professionale, ecc.
Lo sviluppo dell'area si realizzera' attraverso:
- la progettualita' territoriale (provinciale, sovra-zonale e/o
zonale) degli interventi, l'attivita' di rete ed il rapporto con il
terzo settore;
- interventi di integrazione delle politiche sociali in particolare
con quelle abitative, del lavoro, formative, della famiglia e con
altri livelli istituzionali;
- osservazione ed analisi della poverta' in ambito provinciale, per
la lettura, la decodificazione del fenomeno a livello regionale,
utili per la programmazione degli interventi.
Iniziative regionali anche a carattere innovativo per:
- dare risposta a nuovi bisogni attraverso nuove pratiche;
- sviluppare qualita' degli interventi, nonche' efficacia ed
efficienza nell'impiego delle risorse;
- la sistematizzazione delle buone prassi.
Si considera innovativo e di interesse regionale il tema del recupero
dalla grande distribuzione di alimenti e beni di prima necessita' a
favore dei meno abbienti, supportato da alcune iniziative gia'
esistenti sul territorio.
2.2.5 Prevenzione e sostegno al reinserimento sociale delle
dipendenze e di altre forme di disagio sociale
L'assunzione di responsabilita' degli Enti locali in tema di
prevenzione e reinserimento sociale nell'ambito delle dipendenze
patologiche ha portato negli anni al consolidamento di una serie di
programmi ed interventi con caratteristiche di integrazione
socio-sanitaria. Esistono altri settori di intervento quali ad
esempio, la psichiatria e le patologie HIV correlate, pure connotati
da necessita' di integrazione socio-sanitaria, per le quali sara'
necessario definire meglio, nell'ambito del Piano sociale e
sanitario, caratteristiche e percorsi operativi comuni e condivisi
tra sanita' e sociale.
Gia' in questo "Programma annuale" si ritiene tuttavia opportuno
anticipare, per tali aree di intervento, una serie di indicazioni che
consentano un migliore coordinamento ed integrazione tra gli
interventi sanitari dei servizi dell'AUSL e gli interventi sociali
degli Enti locali relativi al reinserimento lavorativo e sociale e al
sostegno alla domiciliarita'. Tali situazioni patologiche si
accompagnano infatti a situazioni di grave disagio sociale. La presa
in carico di tali persone richiede percorsi condivisi, che
comprendono certamente trattamenti sanitari, a volte estremamente
specialistici, ma anche un importante coinvolgimento della rete dei
servizi sociali. Da questo punto di vista sara' interessante
sperimentare interventi che, anche attraverso il coinvolgimento del
Terzo settore, vedano impegnati congiuntamente i servizi dei Comuni,
nell'ambito della zona sociale e le Aziende sanitarie attraverso i
SERT, i Dipartimenti di salute mentale ed i servizi dedicati ai
pazienti HIV positivi.
Per quanto attiene piu' in particolare alle dipendenze, negli scorsi
anni, sulla base di un lungo lavoro di condivisione tra
rappresentanti di Aziende sanitarie, enti locali, Terzo Settore si e'
giunti alla messa a punto di linee-guida di orientamento per gli
interventi territoriali sul tema dell'uso e della dipendenza da
sostanze. Sulla base di un esame dei mutamenti avvenuti negli stili
di consumo e nelle risposte dei servizi e delle istituzioni, si
privilegia una chiave di lettura che esamina i fenomeni legati
all'assunzione di sostanze all'interno dei contesti sociali di
riferimento.
Vengono quindi individuati tre contesti di attenzione: mondo
giovanile, dipendenza da sostanze, marginalita' sociale, che si
ritiene rappresentino la complessita' e la diversita' dei bisogni e
delle relative risposte nell'ambito dell'area.
A questa cornice concettuale fanno riferimento gli obiettivi e le
azioni successivamente indicate.
Gli obiettivi sono articolati per contesti.
Mondo giovanile e rapporto con le sostanze
I dati disponibili e gli elementi di conoscenza che derivano dalle
numerose esperienze di lavoro rivolte al mondo giovanile indicano:
l'incremento di forme di consumo ricreazionale di sostanze, in
particolare nei luoghi del divertimento; l'abbassamento dell'eta' in
cui avviene l'incontro con le sostanze; la trasversalita' del
fenomeno, per cui occorre assumere la consapevolezza che non esistono
ambienti esenti da un possibile contatto con le sostanze; un
orientamento verso il consumo e il consumismo che va ben oltre il
problema delle sostanze.
Il contesto individuato e' quindi quello degli adolescenti e dei
giovani che non usano sostanze, ma che comunque vivono in contesti
ove l'uso e' presente, o che le consumano senza esserne o sentirsene
dipendenti.
Gli obiettivi di seguito sinteticamente delineati richiedono tutti
necessariamente una forte integrazione tra i servizi sociali e
sanitari ed il pieno coinvolgimento del privato sociale.
Tali obiettivi sono:
- costruire percorsi per l'individuazione precoce di soggetti a
rischio di dipendenza e di problemi correlati all'uso di sostanze
legali ed illegali;
- sviluppare e consolidare interventi socio-sanitari di promozione
della salute nei luoghi del divertimento, anche attraverso l'utilizzo
di unita' mobili, prevedendo il coinvolgimento dei gestori dei locali
e delle forze dell'ordine, favorendo la collaborazione ed il
coordinamento tra operatori e servizi sociali e operatori e servizi
sanitari e attivando le opportune iniziative di formazione ed
aggiornamento degli operatori;
- prevedere, anche attraverso progettualita' sperimentali, forme di
facilitazione all'accesso e di accompagnamento, per i giovani a
rischio, verso servizi non connotati, ma in grado di fornire, o di
rendere disponibili, prestazioni anche specialistiche.
Le azioni riferite a questo contesto devono integrarsi con i progetti
e gli interventi per gli adolescenti ed i giovani e trovare riscontro
nei programmi relativi. Per quanto attiene lo specifico delle azioni
informativo-educative sul tema delle sostanze legali (alcol e
tabacco) ed illegali, tali azioni vanno previste nell'ambito delle
politiche rivolte agli adolescenti ed ai giovani nei loro contesti di
vita (scuola, luoghi di aggregazione, luoghi del divertimento, luoghi
di lavoro) e realizzate in collaborazione con i servizi sanitari, in
particolare SERT e Spazio Giovani dei Consultori.
Dipendenza da sostanze
Il trattamento della dipendenza da sostanze e' ovviamente di
competenza dei servizi sanitari e le prestazioni relative sono
ricomprese tra i livelli essenziali di assistenza sanitari.
Trattandosi tuttavia di prestazioni socio-sanitarie ad elevata
integrazione e' importante sottolineare la necessita' di assunzione
da parte dell'Ente locale di un ruolo di regia rispetto agli
interventi di reinserimento sociale, con particolare riferimento
all'inserimento lavorativo, abitativo, alla ricostruzione di reti
sociali e al contrasto dell'esclusione sociale.
Gli obiettivi sono:
- sviluppare e/o consolidare percorsi di avviamento/integrazione
lavorativa di soggetti in trattamento, nonche', al temine del
percorso, piu' strettamente terapeutico-riabilitativo;
- accompagnare i percorsi di reinserimento sociale e attivare
interventi di contrasto all'esclusione.
Marginalita' sociale associata al consumo di sostanze
Il fenomeno della marginalita' urbana, soprattutto nell'area
metropolitana, ha assunto una dimensione e una rilevanza tali da
dover essere oggetto di particolare attenzione da parte dei servizi
anche se la titolarita' degli interventi e' di competenza di altri
soggetti istituzionali; infatti esistono forti connessioni tra la
marginalita' sociale e il consumo di sostanze legali ed illegali.
Questa tipologia di persone presenta alcune caratteristiche comuni
quali:
- difficolta' di soddisfacimento dei bisogni primari;
- problemi di salute che assumono rilevanza sociale in termini di
salute pubblica;
- presenza di patologie correlate all'uso di sostanze;
- problemi di compatibilita' sociale;
- difficolta' di accesso ai servizi, di presa in carico e di
ritenzione in trattamento.
In relazione a queste caratteristiche comuni gli interventi da
attivare sono riferibili all'area della riduzione del danno, intesa
come tutela della salute e miglioramento della qualita' della vita,
attraverso interventi e strutture a soglia di accesso differenziate
tali da consentire i passaggi dalla bassa soglia ai diversi sistemi
di cura.
Per la maggior parte di queste persone il primo contatto con il
sistema di cura avviene tramite le Unita' di Strada che, attraverso
interventi sociosanitari diretti di riduzione del danno, creano un
contatto umano e relazionale finalizzato non solo alla risoluzione
del bisogno immediato, ma alla ricerca della motivazione al
cambiamento. Per questa ragione e' necessario che gli interventi di
strada e i servizi a bassa soglia di accesso siano fortemente
integrati con l'area trattamentale (SERT e Comunita' terapeutiche)
favorendo il passaggio, ove possibile, e garantendo il diritto di
accedere alle prestazioni sanitarie specialistiche, ambulatoriali e
ospedaliere. Lo sviluppo delle unita' di strada e dei servizi a bassa
soglia di accesso diviene pertanto prioritario all'interno della
programmazione degli interventi socio-sanitari.
Occorre per questa tipologia di persone prevedere circuiti di accesso
privilegiati ed agili che consentano di cogliere la disponibilita'
incentivandone il contatto con il sistema curante.
Questo contesto richiede la messa a fuoco di problemi che riguardano
sia la persona, con la sua difficolta' di soddisfacimento dei bisogni
primari e che tipicamente fatica ad accedere ai servizi e a rimanere
in trattamento, sia la comunita' locale per la percezione di
insicurezza che il fenomeno puo' generare.
Si sottolinea la necessita' che tutti gli interventi debbano essere
accompagnati da una valutazione dell'impatto sociale e da azioni di
promozione degli interventi stessi presso la cittadinanza.
Anche in questo caso gli interventi devono essere programmati
congiuntamente da Enti locali ed Aziende sanitarie, con il pieno
coinvolgimento dei soggetti del Terzo Settore e costruendo relazioni
anche con altre Istituzioni come ad esempio le Forze dell'ordine.
Gli obiettivi sono schematizzati come segue:
- sviluppare e consolidare interventi e servizi sociosanitari di
contrasto alla marginalita' sociale associata a consumo di sostanze
legali ed illegali, attraverso interventi di riduzione del danno, in
particolare il lavoro di strada e la disponibilita' di servizi e
trattamenti a bassa soglia di accesso;
- costruire reti per l'accesso a soluzioni lavorative ed abitative
anche protette;
- aggiornare le conoscenze del fenomeno della marginalita', di per
se' mutevole ed estremamente legato alle caratteristiche del
territorio.
In considerazione dell'aumento delle persone immigrate e della
peculiarita' del loro rapporto con le sostanze legali ed illegali,
sara' necessario sperimentare percorsi di presa in carico
socio-sanitaria che tengano conto di tali diversita'.
Le azioni riferite a questo contesto devono integrarsi con i progetti
e gli interventi di contrasto all'esclusione sociale per gli
immigrati e per i detenuti ed ex detenuti e trovare riscontro nei
programmi relativi.
Coordinamenti tecnici di supporto alla progettazione
Ulteriore obiettivo e' la costituzione di un organismo tecnico in
grado di supportare la progettazione degli interventi con specifica
attenzione alla realizzazione in sede locale degli obiettivi presenti
nel Programma finalizzato "Dipendenze e utenza multiproblematica".
Anche sulla scorta di positive esperienze gia' portate avanti in
alcuni territori, si ritiene opportuno che in ogni distretto - Zona
sociale venga istituito un coordinamento tecnico stabile sulle
dipendenze e l'utenza multiproblematica. Al coordinamento
parteciperanno gli Enti locali attraverso tecnici allo sco designati,
l'Azienda USL attraverso il Responsabile del Programma aziendale
dipendenze patologiche, del SERT distrettuale e degli altri servizi
sanitari coinvolti e gli Enti del privato sociale che gestiscono
interventi nel settore quali Enti ausiliari, Cooperative sociali di
tipo B, associazioni di volontariato, gruppi di automutuoaiuto.
Il coordinamento supporta la programmazione fornendo gli elementi
conoscitivi e le valutazioni necessarie a sostenere la fattibilita'
dei programmi e svolge una attivita' di monitoraggio e valutazione
dei programmi e degli interventi.
E' il caso inoltre di ricordare come, per quanto attiene l'erogazione
di livelli essenziali di assistenza sanitari riferiti alle
dipendenze, sia operativo, dal gennaio 2003, un Accordo generale tra
la Regione Emilia-Romagna e il Coordinamento Enti Ausiliari
(Comunita' terapeutiche) in materia di prestazioni erogate a favore
delle persone dipendenti da sostanze d'abuso.
Tale accordo contiene previsioni di ordine economico e di ordine
normativo. Ad un anno dalla sottoscrizione, si puo' dire che
l'Accordo, attraverso l'istituzione di coordinamenti locali composti
da dirigenti dell'Azienda USL e responsabili delle strutture
terapeutico-riabilitative del privato sociale, ha innescato un
interessante processo di ricognizione dei bisogni e dell'offerta in
ambito sanitario, portando ad evidenziare le necessita' di
riconversioni nell'offerta residenziale e alla maggior valorizzazione
delle strutture presenti sul territorio regionale.
E' evidente che la programmazione relativa a questo Accordo non puo'
non raccordarsi con la programmazione piu' strettamente sociale e
sociosanitaria; e' quindi fondamentale che a livello territoriale si
operi una continua relazione tra le Commissioni locali di
monitoraggio dell'Accordo Regione - CEA e i coordinamenti
sopradelineati.
2.2.6 Politiche a favore di anziani e disabili
Il tema delle politiche a favore degli anziani e dei disabili chiama
in causa due questioni fondamentali, da un lato quella del governo
dell'integrazione socio-sanitaria e dall'altra la costituzione del
fondo per la non autosufficienza previsto dalla art. 50 della L.R.
2/03. Entrambe possono solo essere richiamate in questa sede, in
quanto saranno oggetto di approfondimento all'interno del Piano
sociale e sanitario regionale. Inoltre occorre richiamare il "Piano
d'azione per la comunita' regionale. Una societa' per tutte le eta':
invecchiamento della popolazione e prospettive di sviluppo", che
sara' approvato con uno specifico atto e che fornira' il quadro degli
interventi integrati relativo al complesso delle politiche pubbliche
a favore degli anziani: i programmi di intervento locale, in
attuazione del Piano delle azioni dovranno necessariamente integrarsi
all'interno dei Piani di zona.
Anziani
L'invecchiamento della popolazione rappresenta una importante
conquista e al tempo stesso sfida della societa'.
Nella regione Emilia-Romagna tale processo e' particolarmente
accentuato. A fine 2003 la popolazione ultrasessantacinquenne ha
raggiunto le 921.812 unita' (22,5%) e la popolazione
ultrasettantacinquenne le 451.235 (11 %); entrambe aumenteranno nei
prossimi anni sia in termini assoluti che in percentuale sul totale
della popolazione. L'invecchiamento caratterizzato da profondi
mutamenti non solo quantitativi ma anche qualitativi sia breve che a
lungo termine, quali:
- la progressiva femminilizzazione della popolazione anziana (piu' di
2/3 dell'universo anziani e' composto da donne);
- l'allungamento della vita ed il progressivo aumento dei grandi
vecchi: una persona ogni 16 ha piu' di 80 anni per un totale di circa
255.000, con un aumento previsto per il 2010 sino a circa 322.000;
- le modifiche delle strutture familiari con un aumento delle
famiglie monopersonali composta per circa 2/3 da persone con eta'
superiore a 60 anni, il conseguente aumento degli anziani che vivono
soli o in coppia di soli anziani, soprattutto ultraottantenni;
- la diversa distribuzione e condizione della popolazione anziana in
relazione alla dimensione e ubicazione del comune di residenza ed
alla esistenza di reti sociali significative;
- i diversi stili di vita e di convivenza tra i futuri anziani di
domani (alta percentuale di single nella fascia 30-49 anni).
In questa sede e' quindi importante tracciare alcune linee specifiche
di indirizzo che saranno in parte riprese ed integrate nel Piano
regionale sociale e sanitario, che comincino ad orientare la
programmazione dei servizi e degli interventi sul territorio, e
contemporaneamente promuovano una cultura diffusa, volta alla
valorizzazione del ruolo delle persone anziane, al rafforzamento
delle reti sociali e delle opportunita' di aggregazione e di
relazione, allo sviluppo dei rapporti intergenerazionali, favorendo
in particolare la promozione di stili di vita sani, solidali, ricchi
di relazione nel corso di tutta la vita, il sostegno delle forme
aggregative e la prevenzione attiva delle conseguenze sociali e
relazionali legate alla condizione di solitudine, fragilita' e di non
autosufficienza.
Questi gli obiettivi prioritari per il triennio, parte dei quali
verranno ulteriormente specificati in successivi atti regionali:
a) Ridisegnare i servizi residenziali e semiresidenziali della rete
I mutamenti della struttura familiare, il mutamento dei bisogni della
popolazione anziana e la diffusione del ricorso da parte delle
famiglie al lavoro di cura di assistenti familiari in prevalenza
straniere, richiedono un profondo ripensamento all'articolazione dei
servizi della rete per anziani, in riferimento alle specificita' dei
territori.
Particolare attenzione deve inoltre essere posta al tema dell'accesso
alla rete, mediante la promozione di azioni volte alla
semplificazione dei percorsi, alla diffusione dell'informazione e
alla valorizzazione della figura del Responsabile del caso.
Le principali direttrici di azione sono:
- diffondere e consolidare la sperimentazione di soluzioni innovative
di residenzialita' protetta quali ad esempio gli "alloggi con
servizi", per ampliare le possibilita' di mantenimento a domicilio
anche di coloro che necessitano di assistenza e cure;
- garantire una maggiore diffusione e copertura in ogni ambito di
zona sociale dei centri diurni, attraverso modalita' organizzative
flessibili in grado di soddisfare le diverse esigenze delle famiglie,
promuovendo la qualificazione dell'attivita', anche attraverso una
progressiva diffusione e messa a sistema delle sperimentazioni
realizzate per i soggetti dementi con gravi disturbi comportamentali
e/o cognitivi;
- fermi restando gli standard vigenti in termini di posti letto,
occorre completare la rimodulazione della rete distrettuale di
assistenza residenziale, nell'ambito dell'attuazione della L.R. 2/03
e prevedere un adeguamento dell'assistenza nelle strutture
residenziali in grado di garantire risposte a diversi bisogni con
diverse intensita' di cure, per dare risposte articolate sia per la
temporaneita' che per la permanenza prolungata. In tale contesto
occorre concludere in tempi definiti il processo di omogeneizzazione
tra casa protetta e RSA. La programmazione della rete dei servizi per
anziani non autosufficienti non potra' prescindere da un lato dalla
significativa dotazione esistente e dall'altro dalle dinamiche
demografiche e sociali, nella prospettiva di offrire risposte alle
famiglie, sulla base dei bisogni rilevati e concertati a livello
territoriale;
- promuovere un programma di qualificazione delle strutture
residenziali, che sara' esplicitamente definito con successivi atti,
per garantire piu' elevati standard prestazionali e di sicurezza ed
una maggiore personalizzazione dei programmi assistenziali assicurata
all'interno delle stesse strutture. Le azioni di questo programma
sono:
- la personalizzazione degli ambienti e dei ritmi di vita degli
ospiti;
- la qualificazione del personale, in particolare rispetto alla
qualita' delle relazioni, alle competenze professionali di cura ed
all'integrazione professionale;
- la qualificazione dell'assistenza sanitaria;
- il miglioramento delle condizioni microclimatiche e la garanzia di
continuita' dei servizi anche in caso di black-out;
- la costruzione di un sistema condiviso di monitoraggio e
valutazione degli ospiti in relazione alle loro condizioni di
bisogno, alle necessita' di prestazioni assistenziali per garantire
le condizioni di un maggior benessere complessivo.
Nel corso degli ultimi anni, la Regione, attraverso il Fondo
sanitario regionale, ha finanziato misure che mirano ad estendere e
qualificare in particolare gli interventi a favore degli anziani non
autosufficienti. Nel 2004 e' stato aumentato lo stanziamento per gli
"assegni di cura" e, con deliberazione della Giunta regionale n. 377
dell'1 marzo 2004, sono stati aumentati in modo sostanziale gli oneri
a rilievo sanitario per le strutture residenziali e semiresidenziali
e l'assistenza domiciliare integrata, al fine di contenere od
azzerare l'aumento delle rette a carico degli anziani o delle
famiglie, avviando un processo che coinvolge Aziende USL, Enti locali
e soggetti gestori, per la definizione di un sistema di
determinazione di tariffe e rette, basato su una analisi condivisa
dei costi di gestione dei servizi che promuova maggiore omogeneita' e
trasparenza ed un miglioramento dell'efficacia e dell'efficienza
gestionale.
Nei prossimi anni, a partire dal 2005, considerando la disponibilita'
di risorse finanziarie, si dovra' comunque proseguire sulla strada di
un aumento degli interventi per la non autosufficienza, consolidando
gli obiettivi gia' indicati quest'anno con la delibera prima
richiamata e proseguendo la sperimentazione, per quanto attiene al
monitoraggio ed agli strumenti di governo che dovranno coinvolgere,
in modo unitario, Aziende USL ed Enti locali. Il Piano regionale
affrontera' piu' esplicitamente tale obiettivo.
b) Sostegno della domiciliarita' e valorizzazione del lavoro di cura
Il raggiungimento di tale obiettivo passa attraverso le seguenti
azioni:
- innovare e qualificare i servizi di assistenza domiciliare, al fine
di garantire maggiore estensione, flessibilita' e capacita' di
copertura dei bisogni;
- consolidare, qualificare e sviluppare la misura dell'assegno di
cura attraverso l'ampliamento del numero dei beneficiari, una
maggiore garanzia di continuita' d'intervento e una piu' elevata
integrazione con gli altri servizi della rete;
- sviluppare il ruolo di sostegno delle strutture residenziali per le
famiglie che assistono anziani a domicilio, prevedendo una adeguata
dotazione di posti complessivi delle strutture residenziali destinati
a ricoveri temporanei e di sollievo;
- qualificare il lavoro di cura delle assistenti familiari,
promuovendo su tutto il territorio regionale le esperienze piu'
significative condotte e garantendo servizi di informazione, ascolto,
consulenza e aggiornamento, sia per i familiari che per le
assistenti, accanto ad una funzione di tutoring per piccoli gruppi di
assistenti familiari, con l'obiettivo di mettere in relazione il
lavoro delle assistenti familiari con la rete dei servizi;
- garantire a familiari e care-givers l'offerta di punti di ascolto,
di momenti di consulenza, di attivita' di piccoli gruppi e di gruppi
di sostegno e/o di auto-aiuto.
Disabili
Gli obiettivi per l'area disabili riguardano in particolare due aree
di bisogno principali: il tema del cosiddetto "dopo di noi" e
l'emergere sul territorio regionale di nuove forme di disabilita'
nella maggioranza dei casi acquisite in eta' adulta. Meritano,
inoltre, particolare attenzione gli interventi riguardanti
l'integrazione scolastica e lavorativa.
1. Qualita' dell'integrazione scolastica
In questo settore uno dei temi piu' attuali, anche alla luce delle
difficolta' evidenziate dai territori a seguito dei recenti
cambiamenti intervenuti in ambito scolastico, e' rappresentato dalla
necessita' di qualificare e sviluppare l'integrazione scolastica,
attraverso le seguenti azioni:
- la collaborazione dei vari soggetti istituzionali e non
istituzionali nell'ambito degli accordi provinciali e locali previsti
dalla Legge 104/92;
- la formulazione di progetti educativi individualizzati nell'ambito
del piu' complessivo progetto di vita e di assistenza di cui
all'articolo 7 della L.R. 2/03;
- il coordinamento e l'integrazione in ambito zonale dei servizi e
dei progetti sociali ed educativi finalizzati all'integrazione
scolastica e sociale dei minori in situazione di handicap;
- la predisposizione di progetti di uscita programmata dalla scuola
dell'obbligo per le situazioni di maggiore gravita' (prosecuzione
degli studi, formazione professionale, assistenza socio-educativa
individuale o di gruppo, accoglienza nel centro diurno o
residenziale, etc.).
2. Domiciliarita', vita indipendente e inserimento lavorativo
Per garantire alla persona con disabilita' in eta' adulta una
gestione autonoma del proprio progetto di vita ed una partecipazione
attiva alla vita sociale e' necessario:
- sviluppare i servizi di assistenza domiciliare per favorire la
permanenza della persona presso la propria abitazione, la
realizzazione di progetti di vita indipendente o per sostenere i
care-giver;
- utilizzare l'assegno di cura e di sostegno, quale misura per la
promozione della vita indipendente e del sostegno al lavoro di cura
dei famigliari;
- sviluppare servizi ed interventi innovativi per la mobilita' e
l'adattamento dell'ambiente domestico in adesione a quanto previsto
dalla L.R. 29/97, dalla DGR 2248/03 in merito ai Centri per
l'adattamento dell'ambiente domestico e dalla DGR 1161/04 sui
contributi di cui agli artt. 9 e 10 della L.R. 29/97;
- sviluppare servizi diurni e residenziali per interventi di sollievo
o emergenza, per necessita' familiari temporanee o imprevedibili,
anche in continuita' con quanto gia' realizzato in attuazione della
Legge 162/98;
- consentire al disabile grave una vita di relazione e sociale il
piu' possibile piena e indipendente promuovendo programmi di accesso
ai servizi per il tempo libero e valorizzando il ruolo
dell'associazionismo e del volontariato, in particolare attraverso il
Servizio di Aiuto alla Persona previsto dalla L.R. 29/97, anche in
continuita' con quanto gia' realizzato in attuazione della Legge
162/98;
- promuovere l'integrazione sociale delle persone prive della vista
con ulteriori minorazioni fisiche, psichiche e sensoriali, anche in
continuita' con quanto gia' realizzato in attuazione dell'articolo 3
della Legge 284/97;
- garantire servizi sociali e socio-sanitari per sostenere
l'inserimento e il reinserimento lavorativo delle persone con
disabilita' in collaborazione con i Centri per l'impiego delle
Province, dando priorita' alle persone in situazione di particolare
gravita' e valorizzando a tal fine anche il ruolo delle cooperative
sociali nelle forme previste dalla Legge 68/99 (art. 12), dalla Legge
381/91 (art. 5), nonche' attraverso la promozione di forme di
collaborazione innovative tra Servizi pubblici, Aziende, Cooperative
sociali ed Associazioni sindacali e di rappresentanza;
- sviluppare servizi socio-occupazionali propedeutici o sostitutivi
all'inserimento lavorativo per le situazioni di maggiore gravita'.
3. Disabilita' acquisite
Un fenomeno in crescita sul territorio regionale e' rappresentato dai
bisogni delle persone in situazione di handicap acquisito in eta'
adulta. Si tratta di situazioni, anche di grave non autosufficienza,
conseguenti a patologie o traumi (mielolesioni e cerebrolesioni in
particolare), oppure a malattie progressivamente invalidanti
generalmente neurologiche. Queste persone esprimono bisogni
particolari anche rispetto a quelli espressi dagli altri disabili.
Si tratta quindi di sviluppare in collaborazione con le Aziende USL
specifici programmi integrati, garantendo sostegno domiciliare ed
accoglienza residenziale, in adesione alle specifiche linee guida
approvate con direttiva regionale.
4. Dopo di Noi
Per garantire una condizione di vita integrata alle persone con
disabilita' che restano prive del sostegno del nucleo familiare e'
necessario sviluppare programmi in ambito almeno zonale finalizzati
a:
- favorire un'uscita serena e programmata dal nucleo famigliare di
origine attraverso soluzioni abitative autonome e progetti di vita
indipendente in particolare per le persone con disabilita' medie e
medio-gravi (alloggi con servizi e appartamenti protetti);
- sostenere il lavoro di cura delle famiglie attraverso servizi
domiciliari e di sollievo;
- promuovere la conoscenza e l'utilizzo delle misure di tutela
giuridica disponibili, nonche' sostenere le iniziative delle famiglie
e delle associazioni (ad es. amministratore di sostegno, fondazione
di partecipazione, associazionismo...);
- favorire la fiducia delle famiglie nei confronti della rete dei
servizi, in particolare nei servizi residenziali, sostenendo la
partecipazione dei famigliari e delle loro associazioni alla
progettazione delle nuove strutture e alla valutazione della qualita'
dei servizi;
- garantire in ogni zona sociale un rapporto equilibrato tra posti
diurni e posti residenziali, nonche' tra posti residenziali ad alta e
bassa intensita' assistenziale.
In particolare, nella programmazione della rete dei servizi per
disabili, per rispondere ai temi del "Dopo di Noi" e della "Vita
indipendente" e' generalmente necessario privilegiare lo sviluppo di
servizi di carattere comunitario a media o bassa intensita'
assistenziale rispetto ai tradizionali centri socio-riabilitativi
diurni e residenziali, in particolare:
- alloggi con servizi e appartamenti con finalita' abitative per
persone con disabilita' lievi e sufficienti livelli di
autosufficienza e autonomia personale;
- comunita' alloggio per attivita' riabilitative, educative e di
socializzazione per persone con disabilita' medio-gravi, con
soluzioni organizzative e architettoniche che garantiscono
l'autonomia personale;
- strutture poli-funzionali di sufficiente consistenza organizzativa
e che consentono soluzioni flessibili e personalizzate attraverso la
presenza di piu' servizi diurni e residenziali di diversa intensita'
assistenziale;
- centri socio-riabilitativi diurni e residenziali nei territori che
ancora risultano sprovvisti di tali servizi.
2.3 Procedure per l'elaborazione ed approvazione dei Piani di zona
2005-2007 e del Programma attuativo 2005
Le procedure di seguito descritte sono state definite sulla base
degli esiti della sperimentazione triennale e sono in forte
continuita' con le linee-guida della sperimentazione stessa. Tuttavia
inseriscono alcune novita' per rispondere alle criticita' rilevate
nel triennio e per dare piena attuazione alla L.R. 2/03.
Le indicazioni che seguono costituiscono quindi un primo strumento
per avviare il lavoro, che verra' meglio precisato e
significativamente integrato dalle indicazioni contenute nel Piano
regionale di prossima emanazione.
In particolar modo il Piano regionale proporra' elementi di forte
innovazione sul tema dell'integrazione socio-sanitaria adeguando di
conseguenza anche le procedure qui definite.
Specificamente verranno approfonditi i seguenti temi: l'allineamento
dei diversi strumenti di programmazione in area sociale e sanitaria,
i ruoli dei diversi soggetti istituzionali nel governo
dell'integrazione, con particolare riferimento alla Conferenza
Territoriale Sociale e Sanitaria, la definizione puntuale delle aree
di integrazione e la proposta di modelli organizzativi specifici per
la gestione dell'integrazione e delle relative risorse (uffici
unici).
E' evidente che dalla complessita' di questi temi e dalla loro
definizione derivera' l'esigenza di adeguare il percorso avviato
dalle zone per la stesura dei piani triennali.
2.3.1 I ruoli e il concorso dei diversi soggetti istituzionali e non
istituzionali ai Piani e la partecipazione all'Accordo di programma
Il Piano di zona si conferma come lo strumento strategico per
governare le politiche sociali a livello territoriale e anche, in
attuazione della L.R. 2/03, per la costruzione di un nuovo sistema di
relazioni tra i diversi soggetti in campo.
Soggetti istituzionali
Il quadro delle responsabilita' a livello istituzionale indica nel
nuovo ruolo del Comune il fondamento dell'intero processo di riforma
avviato. I Comuni hanno infatti il compito di progettare, programmare
e realizzare il sistema locale dei servizi sociali a rete,
assicurando e promuovendo il concorso dei soggetti del Terzo Settore,
degli altri soggetti sociali e delle Aziende pubbliche di servizi
alla persona. ono quindi i primi responsabili del processo di
costruzione e del governo del sistema locale dei servizi e degli
interventi.
Alcune delle funzioni di competenza del Comune (art. 15, L.R. 2/03)
dovranno, per assicurare omogeneita' ed efficienza, essere gestite
dai Comuni in forma associata, in un ambito territoriale normalmente
piu' vasto di quello del singolo comune, definito dalla legge
regionale "zona sociale", coincidente, di norma, con l'ambito
territoriale del distretto sanitario. La gestione di funzioni in
ambito di "zona sociale" rappresenta un obiettivo strategico, anche
in funzione di una integrazione di politiche e di una ricomposizione
di attivita' ad un livello territoriale adeguato. Saranno i Comuni a
definire, nell'ambito dei criteri e dei vincoli posti dalla
legislazione regionale, le tappe di questo necessario processo di
associazione delle funzioni, gia' avviato con i Piani di zona
sperimentali e prefigurato, nella maggior parte delle zone, con la
sperimentazione dello sportello sociale.
In particolare, nella costruzione del Piano di Zona i Comuni della
zona, attraverso il Comitato di distretto, individuano il Comune
capofila, stabiliscono, tramite lo specifico accordo, di cui all'art.
29, comma 6 della L.R. 2/03, le modalita' di concorso dei soggetti
del Terzo Settore, sottoscrivono l'Accordo di programma, valutano gli
esiti del Piano in itinere e ex-post, coinvolgendo i diversi attori.
L'Ufficio di Piano e' lo strumento tecnico di supporto allo
svolgimento dell'insieme di queste funzioni, nonche' alla successiva
gestione e valutazione del piano. Puo' essere inserito nella
struttura organizzativa del Comune capofila e risponde al Comitato di
distretto.
Nel processo piu' complessivo di costruzione del sistema, la
Provincia assume un importante ruolo di snodo fra Regione e realta'
locali, gia' svolto nella costruzione dei primi Piani di Zona
sperimentali. E' confermato il ruolo di coordinamento della Provincia
nella programmazione locale, evidenziato anche dalla sottoscrizione
dell'Accordo di programma, che si realizza nel:
- contributo all'avvio del processo tramite Conferenze provinciali
che promuovano la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti ed in
particolare: le organizzazioni sindacali, i soggetti del Terzo
Settore e gli altri soggetti sociali, le IPAB e successivamente le
Aziende pubbliche di servizi alla persona;
- raccordo tra i vari Uffici di Piano e tavoli tecnici di ambito
zonale;
- supporto nella rilevazione dell'offerta e dei bisogni;
- promozione di momenti formativi e di impulso sul territorio rivolti
a tutti gli attori del processo;
- valutazione dei processi di costruzione e gestione dei piani.
Le Province, inoltre, elaborano direttamente i programmi specifici di
ambito provinciale di cui al presente atto, raccordandoli con i Piani
di Zona e, piu' in generale, promuovono l'integrazione fra le diverse
politiche (formazione, lavoro, trasporti, ambiente, etc.).
Per quanto riguarda l'Azienda USL, la sua presenza come partner nella
costruzione, gestione e valutazione del Piano di zona e' cruciale per
i contenuti sociosanitari e sociali del Piano di Zona, al fine di una
effettiva integrazione sociosanitaria, da sviluppare all'interno del
sistema dei servizi e a livello degli strumenti di gestione e di
governo. I Direttori generali, o i Direttori di Distretto, qualora
delegati, sottoscrivono l'Accordo di programma, in particolare per
quanto riguarda gli interventi dell'area sociosanitaria.
Relativamente al ruolo delle Conferenze Sociali e Sanitarie
Territoriali, cosi' come per tutte le questioni dell'integrazione
socio sanitaria, maggiori indicazioni, rispetto all'attuazione della
L.R. 2/03, saranno espresse all'interno del prossimo Piano
regionale.
Altri soggetti istituzionali quali singole Istituzioni scolastiche,
Centri per la giustizia minorile, Istituti penitenziari, ecc. possono
essere coinvolti nell'elaborazione del Piano a seconda delle
specificita' degli obiettivi e degli interventi e servizi previsti, e
sottoscrivere l'Accordo di programma in relazione a particolari
impegni e responsabilita'.
Infine le IPAB e le Aziende pubbliche di Servizi alla persona (ASP),
di cui all'art. 25 della L.R. 2/03 concorrono alla definizione del
Piano di zona e partecipano all'accordo di programma attraverso
protocolli di adesione, cosi' come i soggetti del Terzo Settore ed
altri eventuali soggetti istituzionali.
Soggetti non istituzionali
La costruzione del Piano avviene attraverso il coinvolgimento di
tutti i soggetti, pubblici e privati del Terzo Settore, che
costituiscono la rete locale e rappresenta pertanto un importante
momento di assunzione di responsabilita' rispetto al sistema locale
integrato di interventi e servizi sociali. La legge regionale ha
infatti tra i suoi principi ispiratori, sottesi alle diverse norme
specifiche, la costruzione di un nuovo sistema di relazioni tra i
soggetti in campo nell'area sociale; in particolare, rispetto
all'intero processo di costruzione del sistema, la legge stabilisce
il principio della cooperazione tra i diversi soggetti istituzionali,
i soggetti della cooperazione sociale, dell'associazionismo di
promozione sociale e del volontariato e delle aziende pubbliche,
nonche' il principio, a norma dell'art. 2, comma 4, lett. c della
L.R. 2/03, della concertazione con le organizzazioni sindacali.
Per quanto riguarda la partecipazione dei soggetti del Terzo Settore
e degli altri soggetti senza scopo di lucro (di cui all'art. 20 della
L.R. 2/03), questa deve essere relativa a tutte le fasi della
pianificazione: le regole e i modi di tale partecipazione devono
essere definiti dall'accordo tra i Comuni (art. 29, comma 6, L.R.
2/03) anche tramite strumenti consultivi.
Per rendere efficace la partecipazione e' opportuno che sia le regole
stabilite dai Comuni che i processi interni ai soggetti del Terzo
Settore, concorrano a individuare forme di rappresentanza adeguate ed
efficaci, sia sul piano quantitativo che qualitativo.
I soggetti del Terzo Settore, con l'adesione all'Accordo di
programma, attraverso specifico protocollo, affermano di condividere
gli obiettivi sociali contenuti nel Piano di Zona e si impegnano a
perseguirli attraverso la loro azione specifica. Contestualmente il
Comitato di Distretto e i soggetti che aderiscono stabiliranno tappe
ed impegni reciproci in materia di partecipazione alla fase di
monitoraggio e valutazione del Piano di zona.
Alla definizione dei Piani di zona concorrono le organizzazioni
sindacali, attraverso il confronto e la concertazione sugli
obiettivi e sulle linee strategiche da assumere. Tale confronto si
realizza lungo tutto l'arco della elaborazione del piano e si estende
poi alla valutazione degli esiti dell'attuazione del piano.
Infine i cittadini, le associazioni di rappresentanza e di tutela
degli utenti devono essere coinvolti in specifici momenti di
comunicazione e informazione sui contenuti e sull'attuazione delle
azioni previste nel Piano di zona.
2.3.2 Le fasi del processo
Le fasi di elaborazione del Piano, per la sua costruzione, per la
gestione, per la definizione dei Programmi attuativi e per il
monitoraggio, vengono individuate come segue.
Fase 1: Avvio del processo e costruzione della rete locale
Questa prima fase prevede l'attivazione delle procedure per
l'individuazione e il coinvolgimento di tutti gli attori, per la
definizione dei ruoli di ciascuno di questi e per l'avvio dei tavoli
di coordinamento territoriali.
Nella attuazione di questa prima fase le Province organizzano
Conferenze di informazione e consultazione generale rivolte a tutti
gli attori in area sociale. In particolare queste Conferenze potranno
essere l'occasione per promuovere (a norma dell'art. 18, comma 2,
lett. b della L.R. 2/03) e facilitare l'accordo tra Comuni,
rappresentanze del Terzo Settore e Aziende pubbliche di Servizi, al
fine di definire, in modo il piu' possibile omogeneo tra le zone,
modalita' e tempi del concorso di questi soggetti al Piano.
Il criterio piu' generale in base al quale i Comuni orientano la
definizione degli accordi sulle modalita' di concorso dei soggetti
del Terzo Settore e degli altri soggetti senza scopo di lucro e' che
siano espliciti e trasparenti i tempi, le procedure e le sedi del
loro coinvolgimento, garantendo il coinvolgimento, anche tramite
pubblica convocazione, di tutti i possibili interessati.
L'avvio del Piano a livello territoriale, a norma della L.R. 2/03,
art. 29, comma 3, e' promosso su iniziativa del Sindaco del "Comune
capofila", a cio' designato dai Comuni compresi nel territorio del
distretto. Il mandato attribuito al Comune capofila comprende anche
l'attivazione dei rapporti con i soggetti del Terzo Settore e con le
ASP, secondo l'accordo realizzato a livello zonale.
Concretamente il Comune capofila sulla base delle decisioni del
Comitato di Distretto si occupa di:
1) Attivare a livello zonale: - il Coordinamento di ambito
distrettuale, coincidente con il Comitato di Distretto che presiede
alle diverse fasi della predisposizione e della gestione del Piano di
Zona e dell'Accordo di programma, assumendo gli indirizzi strategici
della programmazione e le scelte di priorita'; - il Tavolo tecnico
per il Piano di zona, composto da referenti di ciascun Comune e
dell'AUSL, con compiti di istruttoria tecnica e di supporto
decisionale; tale tavolo puo' articolarsi in tavoli tematici e
utilizzare strumenti diversi, per assicurare il coinvolgimento sul
piano tecnico di tutti gli interlocutori territoriali in area
sociale; - l'Ufficio di Piano, con un ruolo di attivita' istruttoria
e supporto tecnico al processo di programmazione. Piu' in specifico
si richiede che l'Ufficio di Piano svolga le funzioni definite nel
presente atto all'interno del relativo Programma provinciale.
2) Avviare formalmente il procedimento e coinvolgere i soggetti
interessati a partecipare
Anche ai fini dell'attuazione dell'accordo zonale di cui sopra sulle
modalita' di concorso del Terzo Settore e delle ASP, alcune azioni
preliminari possono essere utili per stimolare e governare l'apporto
e il coinvolgimento dei diversi soggetti:
- ricostruire il quadro complessivo dei soggetti, pubblici e privati
del Terzo Settore, che nell'ambito della zona esercitano attivita' di
carattere sociale o socio-sanitario oppure svolgono un ruolo
istituzionale in settori collegati quali ad esempio Scuola,
Giustizia, Carceri, Formazione e Lavoro, Mobilita', Ambiente, Casa,
ecc.; vanno coinvolti i diversi organismi gia' attivi di
coordinamento, sia interistituzionale che tra soggetti pubblici e
privati del Terzo Settore (ad es. il Coordinamento tecnico
territoriale, rispetto al tema delle dipendenze, o il Comitato locale
per l'Area esecuzione penale adulti, rispetto al tema dei detenuti,
ecc.);
- prevedere idonee procedure di coinvolgimento dei soggetti del Terzo
Settore, quali ad esempio la convocazione pubblica gia' richiamata, e
successivamente di pubblicizzazione dell'avvio del procedimento di
costruzione del Piano. All'interno degli accordi zonali vanno
individuate forme di rappresentanza, adeguate sia sul piano
quantitativo che qualitativo, utili a rendere produttiva la
partecipazione.
L'avvio del procedimento di elaborazione del piano puo' essere
costituito da una Conferenza zonale di Piano, rivolta a tutti i
soggetti pubblici e del Terzo Settore e alle OO.SS., finalizzata a
presentare prime indicazioni e a raccogliere valutazioni in merito
agli obiettivi generali, alle scelte strategiche e alle fasi
operative e tecniche successive. Lo strumento della Conferenza zonale
puo' essere utilizzato anche annualmente nella fase di elaborazione
del Programma attuativo.
Fase 2 - Analisi dei bisogni e dell'offerta
L'analisi dei bisogni e' senz'altro essenziale per la successiva
definizione degli obiettivi di Piano e svolge una doppia funzione:
a. offre un quadro conoscitivo delle specificita' della popolazione
residente nel territorio, delle sue problematiche e
dell'articolazione del sistema di offerta;
b. avvia un percorso di valutazione della capacita' del sistema di
offerta di rispondere ai bisogni della popolazione residente.
Il Piano di Zona deve porre al centro delle attivita' programmatorie
il territorio con il complesso dei suoi fattori di rischio e delle
sue fragilita', ma anche con i suoi punti di forza e le sue
potenzialita' che devono quindi essere messe in luce. La
pianificazione sociale deve integrarsi, sia al suo interno tra i
diversi settori, sia con gli altri strumenti di programmazione
territoriale, per poter dare risposte coerenti e adeguate alla
popolazione di riferimento. Un elemento importante e' costituito
dall'assumere un approccio integrato fin da questa fase di lettura
dei bisogni e di analisi delle risposte esistenti. E' importante
inoltre che la base del processo di pianificazione sia una
prospettiva il piu' ampia possibile, che guardi alle diverse
dimensioni della vita delle persone di quel territorio.
Nel corso della sperimentazione una delle modalita' piu' seguite per
l'analisi e la valutazione dei dati e' stata l'attivazione di "gruppi
di lavoro tematici" nei quali l'esame dei punti di forza e delle
criticita' e' stato fatto anche con l'apporto di testimoni
privilegiati del territorio. Questa operazione e' di particolare
rilievo perche' puo' offrire i maggiori apporti conoscitivi sia in
merito ai bisogni specifici della popolazione, sia relativamente alle
specifiche carenze e criticita' del sistema di offerta, dando un
senso e un'interpretazione alle informazioni disponibili attraverso
il confronto con chi, quotidianamente, si occupa delle specifiche
problematiche.
Fase 3 - Le scelte strategiche e di priorita'
In questa fase si definiscono gli indirizzi generali, validi per il
triennio, relativi sia al sistema di governo e di gestione, sia alle
diverse aree di intervento e ai relativi servizi. Su tali indirizzi
verranno poi declinate le linee operative annuali, coerentemente alle
indicazioni contenute nel presente programma e nel successivo Piano
regionale sociale e sanitario.
E' opportuno richiamare ancora la finalita' della realizzazione del
sistema integrato a livello di zona: l'attuale frammentazione
territoriale va gradualmente superata per assumere una visione
integrata, che abbracci il territorio e il sistema dei servizi nel
loro insieme e non sia una pura sommatoria di scelte dei singoli
Comuni.
Il processo decisionale riguarda lo sviluppo di servizi e interventi
ma anche tutti quegli aspetti di sistema che sostengono le scelte
piu' di prospettiva e di lungo termine: l'integrazione con altre
politiche, ed in particolare con la sanita', le forme di gestione,
gli strumenti per l'accesso (sportello sociale), il consolidamento e
la gestione dell'Ufficio di Piano, la formazione, la valutazione del
Piano, la gestione delle risorse complessivamente disponibili alla
zona, le politiche tariffarie e l'applicazione dell'ISEE.
Il Piano di Zona e' l'occasione per effettuare scelte di cambiamento
e sviluppo e, sulla base delle analisi dei bisogni, dell'offerta e
delle esigenze complessive del sistema, formulare valutazioni,
ipotesi di riorganizzazione, miglioramento, sviluppo e, laddove
l'emergere di nuovi bisogni lo richieda, anche sperimentazioni.
In questa fase e' opportuno, dapprima, produrre una istruttoria che
consenta di tradurre, verificare e ridiscutere le indicazioni
generali sugli obiettivi e le ipotesi di strategia delineate in sede
politica, per trasformarle successivamente in scelte operative che
costituiranno il programma attuativo del Piano.
Questo significa definire per ciascun servizio e intervento se si
intende puntare verso il contenimento, o verso il consolidamento,
oppure verso lo sviluppo ed il miglioramento, o ancora verso
l'innovazione e sperimentazione. Il quadro che ne derivera'
consentira' di rappresentare lo scenario operativo del sistema di
welfare locale, collocando ciascun intervento all'interno di un
preciso disegno di politica sociale.
Fase 4 - Definizione del Programma attuativo annuale
La fase di progettazione operativa andra' ripetuta annualmente
realizzando per ciascun anno di vigenza del piano il Programma
attuativo relativo; tale programma determina le azioni concrete del
piano per l'anno successivo e le relative attribuzioni di risorse che
andranno coerentemente previste nei bilanci dei singoli Comuni.
Le schede da utilizzarsi quali strumenti di rilevazione dell'offerta
e della spesa verranno definite ed aggiornate a livello regionale, in
collaborazione con le Province, nell'ambito del tavolo tecnico
regionale con esse istituito. Tali schede saranno comunque costruite
in continuita' con l'esperienza condotta nella fase di
sperimentazione dei Piani di zona (2002-2004) e con riferimento alle
stesse aree di bisogno.
In particolare, per quel che riguarda il tema della spesa, nel corso
del 2004 ha avuto avvio l'indagine censuaria dell'ISTAT sugli
interventi e i servizi sociali dei Comuni singoli o associati
finalizzata, in primo luogo, al monitoraggio della spesa sociale e
alla creazione di un sistema informativo nazionale per le politiche
sociali. Tale rilevazione fa parte del Programma statistico nazionale
e pertanto verra' ripetuta annualmente; essa diventa lo strumento
unico a cui far riferimento per la rilevazione e l'analisi dei dati
relativi ai bilanci consuntivi.
Per l'elaborazione del Programma attuativo annuale permane comunque
l'esigenza di coniugare gli obiettivi in esso definiti con le risorse
finanziarie che ciascun soggetto si impegna a mettere a disposizione.
Lo strumento utilizzato nel triennio di sperimentazione e' stata una
tabella che ricostruiva, su base annua, il "Bilancio del Piano di
Zona". A partire dal 2005, tale strumento, ulteriormente
semplificato, dovra' essere reso coerente con la scheda di
rilevazione ISTAT, al fine di rendere omogenei e confrontabili i dati
rilevati.
Il Programma attuativo andra' redatto anche tenendo conto dei
risultati emersi dal monitoraggio e dalla valutazione di cui alle
fasi 6 e 7, attivita' alle quali parteciperanno tutti i soggetti
coinvolti nell'elaborazione del Piano. Questi risultati costituiranno
la base per la fase programmatoria annuale che dovra' avere
necessariamente tempi e sedi piu' "ristretti" rispetto a quelli
previsti per la costruzione del Piano triennale: e' opportuno che il
Comitato di Distretto convochi la Conferenza zonale di Piano
preventivamente all'approvazione dei bilanci in modo da poter
raccogliere valutazioni e segnalazioni di eventuali criticita'
rispetto all'andamento dell'attuazione del Piano.
Fase 5 - Stesura del piano
In questa fase del percorso si possiedono tutti gli elementi per la
stesura del Piano di Zona e del suo Programma attuativo.
A titolo orientativo l'indice del Piano di zona puo' essere cosi'
articolato:
Capitolo 1 - Il contesto socio economico del territorio: analisi
della domanda sociale e dell'offerta
Capitolo 2 - Gli obiettivi strategici e le priorita' del Piano
- Definizione delle priorita' e degli indirizzi per le aree di
intervento del sistema integrato
- Integrazione con le altre politiche
- Modalita' di gestione dei servizi
- Azioni di sistema per l'attuazione del piano: accesso ai servizi e
sportello sociale, Ufficio di Piano, eventuali altri uffici comuni,
formazione, ecc
- Le politiche tariffarie e l'applicazione dell'ISEE
- La valutazione del Piano
Capitolo 3 - Il programma attuativo, annualita' . . . .
- Responsabilita' familiari, capacita' genitoriali e diritti dei
bambini e degli adolescenti
- Politiche a favore dei giovani
- Immigrazione, asilo, lotta alla tratta
- Contrasto alla poverta'
- Prevenzione e contrasto delle dipendenze e di altre forme di
disagio sociale
- Politiche a favore di anziani e disabili
- Il programma di formazione e aggiornamento
- Modalita' di gestione del Programma attuativo
- Le risorse finanziarie.
Mentre i Capitoli 1 e 2 hanno valenza triennale, il Capitolo 3
necessita di un aggiornamento annuale.
Fase 6 - Monitoraggio e valutazione in itinere
Per ogni anno di vigenza del piano, in prossimita' della
realizzazione del Programma attuativo dell'anno successivo, e'
necessario procedere ad un monitoraggio e ad una valutazione in
itinere del piano, realizzata secondo i criteri e le modalita'
metodologiche che saranno dettagliate nel Piano regionale. Tali
operazioni consentiranno di trarre le indispensabili informazioni e
valutazioni per redigere il Programma attuativo sulla scorta di
quanto realizzato dai territori, in attuazione dei Piani zonali.
Fase 7 - Valutazione ex post del Piano di Zona
Analogamente, a conclusione del triennio, sara' opportuno che in
ciascuna zona si proceda ad una valutazione ex post del Piano di
Zona, funzionale a fornire suggerimenti per le strategie
programmatorie della successiva edizione del Piano.
3. Ripartizione delle risorse del Fondo sociale regionale di cui
all'art. 47, comma 3
Il complesso delle risorse del Fondo sociale regionale programmate e
ripartite con il presente atto ammonta a Euro 86.548.668,87 cosi'
destinate, coerentemente alle indicazioni contenute nei precedenti
paragrafi 2.1 "Gli obiettivi generali di benessere sociale" e 2.2
"Gli obiettivi settoriali":
1. Euro 2.800.000,00 per il sostegno dei programmi e delle iniziative
volte alla promozione sociale e alle iniziative formative (articolo
47, comma 2, lett. a) della L.R. 2/03);
2. Euro 35.145.532,28 per il sostegno dei Piani di Zona e dei
coordinamenti provinciali di cui: - Euro 32.000.000,00 per la
ripartizione ai Comuni quale concorso regionale all'attuazione dei
Piani di Zona - Quota indistinta (articolo 47, comma 1, lett. b)
della L.R. 2/03); - Euro 1.291.142,25 per la ripartizione alle
Province quale concorso regionale alle attivita' di coordinamento e
supporto per la implementazione e gestione del sistema informativo
dei servizi sociali, nonche' per l'elaborazione dei Piani di Zona -
Quota indistinta (articolo 47, comma 1, lett. c) della L.R. 2/03); -
Euro 1.854.390,03 per la ripartizione alle Province quale concorso
regionale all'attuazione di specifici Programmi provinciali di
carattere trasversale (quota finalizzata - articolo 27, comma 3 e
articolo 47, comma 1, lett. c) della L.R. 2/03);
3. Euro 26.893.137,06 per gli interventi nell'area delle
Responsabilita' familiari, capacita' genitoriali e diritti dei
minori;
4. Euro 1.500.000,00 per gli interventi nell'area delle Politiche a
favore dei giovani;
5. Euro 4.129.999,53 per gli interventi nell'area Immigrazione,
asilo, lotta alla tratta;
6. Euro 3.580.000,00 per gli interventi nell'area Contrasto alla
poverta';
7. Euro 2.500.000,00 per gli interventi nell'area Prevenzione e
contrasto delle dipendenze e ad altre forme di disagio sociale;
8. Euro 10.000.000,00 per gli interventi nell'area Politiche a favore
di anziani e disabili.
Per ciascuna delle destinazioni di risorse sopra indicate, vengono di
seguito riportati: il percorso amministrativo procedurale che verra'
attivato per dare attuazione operativa al programma, gli obiettivi
specifici assegnati, i destinatari o le modalita' per la loro
individuazione, i criteri di riparto e le modalita' di assegnazione
nonche', per alcune delle iniziative, anche le modalita' di
erogazione.
3.1. Promozione sociale ed iniziative formative
Le risorse programmate per le finalizzazioni di cui al presente punto
3.1. ammontano a Euro 2.800.000,00 e trovano allocazione in bilancio
ai seguenti Capitoli di spesa:
- quanto a Euro 1.325.000,00 - Capitolo n. 57109 "Fondo sociale
regionale. Quota parte destinata ai Comuni singoli e alle forme
associative, alle AUSL, alle IPAB, alle Aziende pubbliche di Servizi
alla Persona e ai soggetti privati senza scopo di lucro per il
sostegno delle attivita' di cui all'art. 47, comma 2, L.R. 2/03 e
Legge 328/00 - Mezzi statali" afferente all'UPB 1.5.2.2.20101;
- quanto a Euro 1.375.000,00 - Capitolo n. 57150 "Fondo sociale
regionale. Quota parte destinata ai Comuni singoli e alle forme
associative, alle AUSL, alle IPAB, alle Aziende pubbliche di Servizi
alla Persona e ai soggetti privati senza scopo di lucro per il
sostegno delle attivita' di cui all'art. 47, comma 2, L.R. 2/03"
afferente all'UPB 1.5.2.2.20100;
- quanto a Euro 100.000,00 - Capitolo n.68342 "Spese per lo
svolgimento delle attivita' dell'Osservatorio regionale sul fenomeno
migratorio, della Consulta regionale per l'integrazione sociale dei
cittadini stranieri immigrati, del centro regionale sulle
discriminazioni, per interventi di comunicazione interculturale, per
iniziative sperimentali di integrazione sociale. Mezzi regionali
(art. 3, comma 4, artt. 6, 9, comma 2 e 17, comma 1, lett. d) e art.
20, L.R. 24 marzo 2004, n. 5)" afferente all'UPB 1.5.2.2.20280.
Dette risorse sono finalizzate ai seguenti obiettivi:
a) integrazione, per un importo di 700.000,00 Euro, delle risorse
destinate a finanziare l'azione di cui al punto 3), lett. A) del
Programma allegato alla deliberazione CR 514/03 "Incentivare l'avvio
a livello locale di programmi e di iniziative di attuazione di
politiche integrate per il miglioramento della qualita' della vita
della popolazione anziana";
b) integrazione, per un importo di 250.000,00 Euro, delle risorse
destinate a finanziare l'azione di cui al punto 4), lett. A) del
Programma allegato alla deliberazione CR 514/03 "Realizzazione e
qualificazione di iniziative e servizi per l'accoglienza e
l'autonomia delle donne in difficolta' con figli minori in situazione
di fragilita' psicosociale";
c) sostegno alle azioni di formazione e supporto ai processi di
trasformazione delle IPAB in Aziende pubbliche di Servizi alla
Persona - Risorse programmate: 800.000,00 Euro;
d) incentivazione dello sviluppo di esperienze volte ad arricchire il
lavoro di cura e promuovere il benessere delle persone utenti dei
servizi mediante l'impiego di attivita' e pratiche innovative quali
ad esempio: terapie assistite dagli animali, ergoterapia, arteterapia
ed altre forme di attivita' e di terapie coadiuvanti - Risorse
programmate: 200.000,00 Euro.
La restante quota e' destinata ai seguenti obiettivi:
e) sostegno a sperimentazioni volte a rispondere a nuovi bisogni
sociali;
f) cofinanziamento di programmi di intervento nazionali o di ambito
comunitario;
g) attivazione e promozione di iniziative di comunicazione sociale,
di studio e ricerca, di formazione su temi rilevanti di carattere
sociale e socio-sanitario;
h) sviluppo e qualificazione del servizio Informazione e vita
quotidiana e promozione della documentazione;
i) diffusione e promozione di una cultura dei diritti dei soggetti in
eta' evolutiva e incentivazione alla partecipazione dei bambini e dei
ragazzi alla vita civile;
j) promozione delle banche del tempo finalizzate allo scambio
solidale, dei prestiti sull'onore, di iniziative per l'armonizzazione
dei tempi delle citta';
k) tutela e promozione dei diritti dei minori, attivita' di contrasto
all'abuso;
l) attivita' di promozione, sviluppo e approfondimento sul tema dei
rapporti con il Terzo Settore;
m) sostegno ad iniziative innovative per l'integrazione sociale dei
cittadini stranieri immigrati e per l'avvio del percorso di
costituzione del Centro regionale sulle discriminazioni ai sensi
della nuova normativa regionale (L.R. 5/04);
n) promozione e creazione di percorsi ed attivita' finalizzati
all'inserimento lavorativo dei/delle detenuti/e in carcere e dei
soggetti in condizione di disagio.
La Giunta regionale provvedera':
- per quanto attiene alle iniziative di cui dalla lettera a) alla
lett. b) all'integrazione delle risorse gia' destinate ai bandi di
cui, rispettivamente, alle deliberazioni GR 2750/03 e 2327/03;
- per quanto attiene alle iniziative di cui dalla lettera c) alla
lett. d) all'approvazione di appositi bandi per la definizione delle
modalita' di accesso ai finanziamenti di soggetti pubblici e/o
privati;
- per quanto attiene alle iniziative di cui dalla lettera e) alla
lett. n) all'individuazione delle iniziative con la conseguente
assegnazione delle risorse ai destinatari individuati e, qualora
ricorrano le condizioni previste dalla L.R. 40/01, all'assunzione dei
relativi impegni di spesa, nonche' alla definizione delle modalita'
di erogazione dei finanziamenti.
All'assunzione degli impegni di spesa a carico dei soprariportati
capitoli si provvedera' in relazione al maturare delle obbligazioni
giuridiche a valere sul Bilancio di previsione per l'esercizio
finanziario 2004 e Bilancio pluriennale 2004-2006.
3.2. Piani di Zona e coordinamenti provinciali - Quota indistinta
destinata ai Comuni e quota indistinta e finalizzata destinata alle
Province
Le risorse complessivamente programmate al presente punto 3.2., per
le azioni di seguito riportate, ammontano a Euro 35.145.532,28 e
trovano allocazione in bilancio ai seguenti capitoli di spesa:
- quanto a Euro 23.649.855,13 - Cap. 57107 "Fondo sociale regionale.
Quota parte destinata ai Comuni singoli e alle forme associative per
l'attuazione dei Piani di Zona e per la realizzazione degli
interventi relativi agli assegni di cura, al sostegno economico ed
alla mobilita' degli anziani dei disabili o inabili (art. 47, comma
1, lett. b), L.R. 12 marzo 2003, n. 2 e Legge 8 novembre 2000, n.
328) - Mezzi statali", afferente all'UPB 1.5.2.2.20101;
- quanto a Euro 8.350.144,87 - Cap. 57120 "Fondo sociale regionale.
Quota parte destinata ai Comuni singoli e alle forme associative per
l'attuazione dei Piani di Zona e per la realizzazione degli
interventi relativi agli assegni di cura, al sostegno economico ed
alla mobilita' degli anziani dei disabili o inabili (art. 47, comma
1, lett. b), L.R. 12 marzo 2003, n. 2)", afferente all'UPB
1.5.2.2.20100;
- quanto a Euro 3.047.405,47 - Cap. 57105 "Fondo sociale regionale.
Quota parte destinata alle Province per l'attuazione dei programmi
provinciali, per le attivita' di coordinamento e supporto per
l'implementazione e gestione del sistema informativo dei servizi
sociali nonche' per l'elaborazione dei Piani di Zona (art. 47, comma
1, lett. C), L.R. 12 marzo 2003, n. 2 e Legge 8 novembre 2000, n.
328) - Mezzi statali", afferente all'UPB 1.5.2.2.20101;
- quanto a Euro 98.126,81- Cap.57115 "Fondo sociale regionale. Quota
parte destinata alle Province per l'attuazione dei programmi
provinciali, per le attivita' di coordinamento e supporto per
l'implementazione e gestione del sistema informativo dei servizi
sociali nonche' per l'elaborazione dei Piani di Zona (art. 47, comma
1, lett. C), L.R. 12 marzo 2003, n. 2)", afferente all'UPB
1.5.2.2.20100.
3.2.1. Ripartizione ai Comuni quale concorso regionale all'attuazione
dei Piani di Zona - Quota indistinta (articolo 47, comma 1, lett. b)
della L.R. 2/03)
Le risorse di cui al presente punto 3.2.1. sono destinate ai Comuni e
finalizzate a garantire, accanto al mantenimento dei servizi
esistenti, gli interventi per lo sviluppo e la qualificazione degli
stessi sulla base degli obiettivi di benessere sociale indicati nel
presente Piano regionale stralcio.
Dette risorse complessivamente ammontano a Euro 32.000.000,00 e sono
ripartite con le seguenti modalita':
- quanto a Euro 31.000.000,00 tra tutti i Comuni sulla base dei
seguenti criteri:
a) 70% della somma disponibile sulla base della popolazione residente
al 31/12/2003, ultimo dato disponibile, pesata per fasce di eta'
secondo lo schema seguente:
- 0-2 valore 1
- 3-17 valore 1,5
- 18-64 valore 1
- 65-74 valore 2
- > 74 valore 3
b) 20% della somma disponibile soltanto fra i Comuni appartenenti
alle Comunita' Montane (L.R. n. 22 del 1997 e L.R. n. 11 del 2001) e
gli altri Comuni con popolazione inferiore a 10.000 abitanti, in base
alla popolazione residente al 31/12/2003, ultimo dato disponibile,
nel seguente modo:
- Comuni montani valore 2
- Comuni ore 1
c) 10% della somma disponibile in base al numero di utenti dei
servizi dei Comuni rivolti ad anziani, disabili, minori, adulti in
difficolta', immigrati e nomadi, rilevati dal Sistema informativo
delle Politiche sociali regionale al 31/12/2002;
- quanto a Euro 1.000.000,00 tra i soli Comuni appartenenti alle
Comunita' Montane sulla base della popolazione residente al
31/12/2003, ultimo dato disponibile.
In ogni caso la quota spettante a ciascun Comune non potra' subire
diminuzioni rispetto a quanto assegnato, per le medesime finalita',
nell'anno 2003.
Il Dirigente regionale competente provvedera' con propri atti formali
all'assegnazione e concessione delle risorse, all'assunzione
dell'impegno di spesa e alla contestuale liquidazione del 70% del
finanziamento concesso. L'ulteriore quota a saldo sara' erogata a
seguito di presentazione da parte dei Comuni dei Piani di Zona
2005-2007, con le modalita' e nei termini individuati nell'atto di
concessione dei finanziamenti stessi.
3.2.2. Ripartizione alle Province quale concorso regionale alle
attivita' di coordinamento e supporto per la implementazione e
gestione del sistema informativo dei servizi sociali nonche' per
l'elaborazione dei Piani di Zona
Le risorse di cui al presente punto 3.2.2. destinate alle Province
ammontano a Euro 1.291.142,25, da erogarsi in unica soluzione,
vengono ripartite, assegnate, impegnate e liquidate con atto del
Dirigente competente sulla base della popolazione residente al
31/12/2003, ultimo dato disponibile e finalizzate in particolare:
- al coordinamento e alla partecipazione alla definizione dei Piani
di Zona, assicurando il necessario supporto tecnico e informativo;
- all'implementazione e gestione del sistema informativo dei servizi
sociali in raccordo con il Sistema informativo regionale delle
Politiche sociali;
- allo sviluppo del sistema di monitoraggio relativo all'affidamento
in gestione di servizi socio-assistenziali, socio-sanitari ed
educativi a norma dell'art. 22, comma 1 bis della L.R. n. 7 del 1994
cosi' come modificata dalla L.R. n. 6 del 1997;
- alla gestione delle attivita' di competenza delle Province in
materia di autorizzazione al funzionamento di servizi per l'infanzia
in attuazione della L.R. n. 1 del 2000 e di servizi
socio-assistenziali e socio-sanitari in attuazione della L.R. n. 34
del 1998;
- alla raccolta ed elaborazione di tutti i dati relativi alla
condizione dell'infanzia e dell'adolescenza in ambito provinciale
(Legge n. 451 del 1997);
- alla realizzazione di iniziative articolate di osservazione ed
analisi della poverta' assoluta e della poverta' relativa in ambito
provinciale, per la costruzione di un quadro conoscitivo del fenomeno
a livello regionale;
- alla promozione di azioni formative a beneficio di operatori
impegnati in progetti, interventi e servizi che interessano bambini e
adolescenti;
- alla partecipazione e promozione di scambi interprovinciali,
interregionali e internazionali.
3.2.3. Ripartizione alle Province quale concorso regionale
all'attuazione di specifici programmi provinciali - Quote
finalizzate
A) Programma provinciale per la promozione e lo sviluppo degli Uffici
di Piano
Risorse programmate: Euro 600.000,00
Obiettivi:
Nei primi due anni della sperimentazione dei Piani sociali di Zona,
in circa la meta' delle "zone sociali" e' stato attivato l'Ufficio di
Piano - suggerito dalle Linee guida regionali come possibile
struttura di supporto al Comitato di Distretto.
L'istituzione dell'Ufficio di Piano appare come funzionale al
rafforzamento dell'identita' della zona e della collaborazione tra
Comuni, in un'ottica di pianificazione partecipata e integrata. Per
questo nel 2003 si e' sostenuto con uno specifico Programma gestito
dalle Province lo sviluppo di tali uffici laddove siano gia'
operanti, e l'avvio nelle altre zone, con l'obiettivo di costruire
uno strumento che dia continuita' sul piano tecnico alla
programmazione e progettazione, curando sia il supporto al processo,
sia la successiva gestione del Piano, con riferimento anche al
rapporto con i soggetti istituzionali e sociali coinvolti.
Dall'esame dei Programmi attuativi 2004 e degli Accordi di programma
sottoscritti nelle tre annualita', e' emerso che l'Ufficio di Piano
e' stato attivato ormai in tutte le zone, assumendo pero' livelli
operativi e connotazioni funzionali ancora molto diverse da
territorio a territorio.
Si rende pertanto necessario, specialmente in vista della nuova
pianificazione zonale 2005-2007, sostenere anche per l'anno 2004 il
consolidamento e la qualificazione degli Uffici di Piano per
garantire una certa uniformita' sul territorio regionale
relativamente al quadro delle funzioni minime, nel rispetto della
piena autonomia delle zone nella scelta ed elaborazione del modello
organizzativo da adottare.
Le funzioni essenziali individuate sono le seguenti:
- gestione operativa, a valenza tecnica e organizzativa, del percorso
per l'elaborazione del Piano di zona: segreteria, supporto
organizzativo ai lavori dei tavoli, coinvolgimento e raccordo tra i
referenti delle varie aree di intervento e dei diversi soggetti (tra
cui anche i rappresentanti del Terzo Settore) che partecipano al
processo, redazione del Piano;
- attivita' istruttoria per l'attivita' di integrazione delle
attivita' delle differenti aree di intervento e con le altre
politiche di settore;
- coordinamento e supporto nella gestione e attuazione del Piano;
- collaborazione al monitoraggio e alla valutazione dell'attuazione
del Piano e degli impegni assunti dalle parti.
Piu' in generale e' da attribuirsi all'Ufficio una funzione di
raccordo tra gli indirizzi e le priorita' espresse dal Comitato di
Distretto e l'apporto tecnico-progettuale del Tavolo tecnico di
zona.
Si sottolinea l'importanza che tale struttura organizzativa riveste,
soprattutto con l'avvio della piena attuazione della L.R. 2/03, in
relazione alla designazione del Comune promotore del Piano di Zona da
parte dei Comuni compresi nel territorio distrettuale. Considerate le
funzioni del Comune promotore-coordinamento, promozione, stimolo,
nonche' attivazione dei rapporti con i soggetti del Terzo Settore
secondo l'accordo realizzato a livello zonale - e' evidente la
rilevanza di una struttura che sul piano tecnico sostenga lo
svolgimento di queste funzioni: essa dovra' dipendere funzionalmente
dal Comune capofila e raccordarsi efficacemente con la sua struttura
organizzativa.
Destinatari:
Le risorse specifiche per l'attuazione di quest'intervento sono
destinate alle Province, in relazione al loro ruolo di coordinamento
e promozione dei Piani di Zona. E' importante che sulla
finalizzazione del contributo regionale si realizzi una fase di
confronto e concertazione tra Zone e Provincia, finalizzata a un
accordo sulle modalita' di riparto, da recepire nel relativo atto
provinciale.
L'intervento e' finalizzato a sviluppare e consolidare in tutte le
zone lo strumento operativo dell'Ufficio di Piano con caratteristiche
funzionali e livelli di operativita' omogenei, pur in presenza di
modalita' organizzativo-gestionali differenziate in relazione alle
specificita' territoriali.
Nel coordinare e promuovere tale processo di consolidamento del
livello di governo zonale, le Province ripartiranno i fondi regionali
tra gli ambiti di zona sulla base dei seguenti criteri: popolazione,
caratteristiche e dimensioni del territorio, condizioni di
particolari criticita'. E' facolta' delle Province integrare le
risorse del programma regionale con risorse proprie aggiuntive.
Criteri di riparto:
Con successivo atto dirigenziale, le risorse regionali verranno
ripartite, assegnate, impegnate e liquidate alle Province in base
alla popolazione residente al 31/12/2003.
B) Programma provinciale per la riqualificazione del personale
ADB/OTA operante nei servizi in Operatore socio-sanitario (OSS)
Nell'ambito di un percorso di lavoro integrato tra i settori
regionali Politiche sociali, Sanita' e Formazione professionale e'
stata avviata una sperimentazione regionale, successivamente oggetto
di uno specifico Accordo Stato-Regioni, per l'introduzione di una
nuova figura professionale (Operatore socio-sanitario - OSS).
L'obiettivo e' innalzare la qualita' dei servizi e dare unitarieta'
alla risposta assistenziale di base, in contesti di erogazione
diversi: sanitari, sociosanitari, socioassistenziali. In una prima
fase sono stati attivati i percorsi di formazione iniziale rivolti a
disoccupati e successivamente si sono avviati quelli rivolti al
personale in servizio, sempre tramite un percorso integrato
intersettoriale, in considerazione delle specifiche competenze di
settore, della complessita' del processo - sono coinvolte
Amministrazioni provinciali, Aziende USL, datori di lavoro,
organizzazioni sindacali, singole strutture e servizi - e della
numerosita' degli operatori.
Risorse programmate: Euro 1.254.390,03.
Obiettivi:
Si intende riqualificare gli Operatori per l'assistenza di base
attualmente in servizio nei diversi contesti operativi, per il
conseguimento della nuova qualifica di "Operatore socio-sanitario",
tramite specifiche misure compensative differenziate a seconda della
qualifica di base e dell'anzianita'. La riqualificazione viene
sostenuta a livello regionale con risorse finalizzate ad attivare i
programmi formativi inerenti le misure compensative.
Destinatari:
Le risorse vengono ripartite tra le Province, in relazione alle loro
specifiche competenze nell'ambito della formazione professionale; le
Amministrazioni provinciali, sulla base di apposite intese con tutti
i soggetti del territorio coinvolti, attivano programmi formativi
annuali.
Criteri di riparto:
Le risorse regionali vengono ripartite con atto deliberativo di
Giunta, sulla base del numero degli operatori potenzialmente
coinvolti - al 31/12/2001 - nel processo di riqualificazione in
ciascun territorio provinciale, numero desunto dai dati del Sistema
informativo Politiche sociali.
3.3 Responsabilita' familiari, capacita' genitoriali e diritti dei
minori
3.3.1. Programma finalizzato alla Promozione di diritti e di
opportunita' per l'infanzia e l'adolescenza
L'inserimento nei Piani di Zona delle attivita', delle iniziative,
dei progetti e dei servizi, sorti anche a seguito della Legge 285/97
e della L.R. 40/99 e fino ad ora facenti parte di programmi propri
triennali di livello provinciale, consentira' una programmazione
unitaria, piu' compiuta e integrata con il complesso delle politiche
sociali e socio-sanitarie territoriali. All'interno di ogni singolo
Piano di Zona, il "Programma territoriale di intervento per
l'infanzia e l'adolescenza" si pone quindi in continuita' con la
programmazione precedente, ne assume gli obiettivi, la metodologia e
gli interventi ma in un'ottica di maggiore integrazione con le
politiche educative, scolastiche, sociali, sanitarie locali. Tale
inserimento rafforzera' e garantira' una presa in carico locale delle
politiche per la promozione dei diritti e delle opportunita' per
l'infanzia e l'adolescenza.
In quest'ambito le Province esercitano funzioni di:
- raccordo tra la programmazione zonale e i programmi provinciali per
le politiche sui servizi per l'infanzia, sull'accoglienza
(affidamenti e adozioni) e sulla tutela (soprattutto prevenzione e
contrasto al maltrattamento e all'abuso), attraverso anche
l'attivazione e il coordinamento di tavoli provinciali;
- monitoraggio e valutazione dei progetti e degli esiti degli
interventi in collaborazione con i referenti zonali;
- formazione degli operatori e avvio di scambi a livello regionale e
interregionale;
- cura della raccolta ed elaborazione dei dati sulla condizione
dell'infanzia e dell'adolescenza, dei servizi, iniziative e attivita'
rivolti ai bambini e ai ragazzi.
Risorse programmate:
Vengono destinati al presente programma complessivi Euro
6.548.905,60, di cui:
- Euro 6.316.500,00 trovano allocazione in bilancio al Capitolo 58422
"Interventi per la realizzazione dei piani di intervento territoriali
e per la realizzazione di programmi interregionali di scambio e di
formazione in materia di servizi per l'infanzia (Legge 28 agosto
1997, n. 285 e Legge 8 novembre 2000, n. 328) - Mezzi statali",
afferente alla UPB 1.6.1.2.22101;
- Euro 232.405,60, destinati all'attuazione della L.R. 40/99,
allocati in bilancio al Capitolo 57722 "Contributi agli Enti locali
volti alla realizzazione di interventi per la promozione delle citta'
dei bambini e delle bambine (art. 4, comma 3, L.R. 28 dicembre 1999,
n. 40)", afferente alla UPB 1.6.1.2.22100.
Obiettivi:
Il programma e' finalizzato a:
- consentire all'interno dei Piani di Zona triennali una piu'
integrata e specifica progettualita' per l'infanzia e l'adolescenza
con il "Programma territoriale d'intervento per l'infanzia e
l'adolescenza" (come richiesto dalla Legge 285/97, dal Piano
nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo
sviluppo dei soggetti in eta' evolutiva, dal Piano nazionale degli
interventi e dei servizi sociali 2001-2003);
- sostenere una coerenza con la progettazione precedente della Legge
285/97 e della L.R. 40/99 e successive modificazioni attraverso uno
studio e un'analisi approfonditi degli interventi realizzati - anche
grazie ai risultati del monitoraggio e della valutazione - scegliendo
quali fare proseguire, consolidare, qualificare, estendere, quali
innovare e quali ritenere esauriti perche' non congruenti con le
finalita' del programma. Gli obiettivi consolidati di tale
programmazione riguardano la tutela del bambino e dell'adolescente,
il sostegno della genitorialita', la promozione della cultura della
normalita' e del benessere quotidiano, della solidarieta' e dello
sviluppo della comunita'; la promozione delle competenze e delle
autonomie nel bambino e nel ragazzo; lo sviluppo di esperienze di
cittadinanza attiva, in eta' evolutiva, per la realizzazione di
un'effettiva partecipazione alla comunita' ed una valorizzazione del
protagonismo dei ragazzi; il rafforzamento del sistema integrato dei
servizi educativi, scolastici e formativi, sanitari e una maggiore
flessibilizzazione degli stessi; lo sviluppo di una progettazione
concertata tra i diversi settori della pubblica Amministrazione e di
questa con il Terzo Settore.
Le risorse del presente programma sono destinate prioritariamente
all'attuazione dei seguenti obiettivi specifici: messa in opera di
servizi, interventi e azioni rivolti alla promozione dei diritti
della preadolescenza e dell'adolescenza, e all'integrazione
multiculturale con una visione che tenga presente una politica
organica rivolta alla fascia d'eta' 0-17 anni.
Tali servizi, interventi e azioni, al fine di assumere sempre piu'
un'ottica complessiva e unitaria dell'infanzia e dell'adolescenza,
devono puntare:
- all'integrazione fra risorse e soggetti, che rivestono competenze
nei servizi sociali e sanitari, nella formazione, nei servizi
educativi e scolastici, nelle politiche giovanili e familiari;
- ad una progettazione intersettoriale finalizzata all'individuazione
di obiettivi comuni e di metodologie condivise, alla
razionalizzazione dell'uso delle risorse umane ed economiche e alla
valorizzazione delle esperienze del Terzo Settore.
Destinatari dei finanziamenti:
Comuni sede di Distretto o un altro soggetto pubblico di cui all'art.
16 della L.R. 2/03, per programmi di ambito zonale.
Criteri di ripartizione:
Le risorse del presente programma saranno ripartite sulla base della
popolazione residente 0-17 anni nei Comuni della zona al 31/12/2003,
ad eccezione di una quota pari a Euro 104.000,00 che sara' destinata
con successivi atti dalla Giunta regionale alla realizzazione di
programmi e iniziative regionali e interregionali di scambio, di
formazione e di documentazione ai sensi dell'art. 2, comma 2 della
Legge 285/97.
Atti successivi:
L'assegnazione delle risorse e l'impegno di spesa saranno effettuati
con atto formale del Dirigente competente, sulla base dei criteri
sopra riportati.
La liquidazione dei finanziamenti regionali, che non dovranno
superare il 70% della spesa, avverra' con atto formale del Dirigente
competente, previa approvazione del "Programma territoriale
d'intervento per l'infanzia e l'adolescenza", nell'ambito del
Programma attuativo 2005, da presentare alla Regione nei tempi
previsti per il Piano di Zona 2005-2007 e previa valutazione della
congruita' del Programma agli obiettivi assegnati dalla Regione.
Nell'atto di liquidazione saranno apportate le necessarie modifiche
all'elenco dei soggetti assegnatari del finanziamento regionale, di
cui all'atto di assegnazione del Dirigente medesimo, in conseguenza
di quanto richiesto dai Comuni sede di Distretto in merito
all'eventuale individuazione, all'atto della presentazione del
programma, di un altro Comune o di un soggetto pubblico di cui
all'art. 16 della L.R. 2/03 in qualita' di soggetto capofila del
presente Programma finalizzato.
3.3.2. Programma finalizzato "Azioni di coordinamento nell'ambito
degli interventi di qualificazione scolastica, socio-educativi,
socio-assistenziali e socio-sanitari a favore dell'infanzia e
dell'adolescenza"
Risorse programmate:
Euro 1.000.000,00 a valere sul Cap. 57107 "Fondo sociale regionale.
Quota parte destinata ai Comuni singoli e alle forme associative per
l'attuazione dei Piani di Zona e per la realizzazione degli
interventi relativi agli assegni di cura, al sostegno economico ed
alla mobilita' degli anziani dei disabili o inabili (art. 47, comma
1, lett. b), L.R. 12 marzo 2003, n. 2 e Legge 8 novembre 2000, n.
328) - Mezzi statali" afferente all'UPB 1.5.2.2.20101.
Destinatari:
Comuni sede di Distretto o altri soggetti pubblici indicati all'art.
16 della L.R. 2/03 designati all'attuazione del programma per la zona
sociale di riferimento.
Obiettivi:
Per collegare gli interventi di qualificazione scolastica a favore di
minori, anche in situazioni di disabilita' o di disagio sociale, con
gli interventi socio-educativi, socio-assistenziali e socio-sanitari,
e per garantire loro una maggiore efficacia, viene attivata in ogni
zona sociale una specifica funzione di coordinamento da esercitare
nell'ambito degli eventuali accordi di programma stipulati a livello
provinciale.
Al sistema e' posta l'urgenza di considerare la qualificazione
dell'integrazione scolastica non disgiunta dalla qualificazione
delle opportunita' sociali di inserimento per minori e adolescenti
con disabilita' o in stato di disagio. Vari sono gli strumenti
programmatori attivabili a tale scopo:
- la collaborazione dei vari soggetti istituzionali e non
istituzionali secondo gli accordi di programma provinciali e locali;
- la formulazione di progetti educativi individualizzati secondo
l'ottica di intervento di cui art. 7 della L.R. 2/03;
- il coordinamento e l'integrazione in ambito zonale dei progetti e
dei servizi finalizzati alla piena integrazione scolastica e sociale
dei minori con disabilita' o in condizione di disagio;
- il coordinamento di interventi socio-sanitari e socio-educativi
finalizzati al sostegno di misure di accompagnamento all'uscita della
scuola dell'obbligo per le situazioni di maggiore gravita' che
necessitano di un approccio multiprofessionale.
Il programma e' finalizzato alla promozione di una funzione di
coordinamento territoriale dei diversi interventi socio-educativi a
favore dell'infanzia e dell'adolescenza. Tale funzione dovra'
esercitare compiti di proposta, coordinamento, integrazione dei
progetti e degli interventi educativi, sociali e della formazione
professionale con quelli di altri settori interessati, nonche' di
monitoraggio, documentazione e valutazione dei progetti e degli
interventi, nel rispetto dei ruoli delle diverse istituzioni, settori
operativi e soggetti coinvolti.
Obiettivo e' promuovere il coordinamento e l'integrazione degli
interventi e dei progetti educativi, sociali e socio-sanitari che gli
Enti locali realizzano in collaborazione con le Autonomie
scolastiche, le AUSL ed il Terzo Settore per migliorare la qualita'
dell'integrazione scolastica e sociale dei minori con disabilita' e
in situazioni di disagio, anche attraverso la promozione di
specifiche forme di coordinamento tecnico e di gestione associata in
ambito zonale degli interventi per l'autonomia e l'educazione.
Al fine di assicurare il confronto e lo scambio delle esperienze, il
supporto all'innovazione e alla sperimentazione, nonche' per
promuovere il raccordo tra i servizi socio-educativi e socio-sanitari
del territorio, saranno previste forme di coordinamento tecnico con
altri settori di intervento in particolare con i Coordinamenti
pedagogici provinciali di cui all'art. 34, comma 2 della L.R. 1/00
come modificata dalla L.R. 14 aprile 2004, n. 8.
La Regione attuera' un'azione di monitoraggio sulle esperienze
effettuate al fine di fornire successive indicazioni per ricondurre
ad omogeneita' gli strumenti e le soluzioni organizzative adottati.
Criteri di ripartizione:
Le risorse sono ripartite, con variazioni connesse ad arrotondamenti,
sulla base della popolazione residente in eta' 0-17 anni rilevata al
31/12/2003.
Atti successivi:
L'assegnazione delle risorse e l'assunzione dell'impegno di spesa
saranno effettuati con atto formale del Dirigente competente, sulla
base dei criteri sopra riportati.
La liquidazione dei contributi regionali, che non dovranno superare
il 70% della spesa ammissibile, avverra' con atto formale del
Dirigente competente, previa approvazione, nell'ambito del Programma
attuativo 2005, del Programma finalizzato "Promozione e coordinamento
in ambito zonale di progetti e servizi sociali ed educativi a favore
dell'infanzia e dell'adolescenza" da presentare alla Regione nei
tempi previsti per i Piani di Zona 2005-2007 e previa valutazione
della congruita' del Programma finalizzato agli obiettivi assegnati
dalla Regione.
Nell'atto di liquidazione saranno apportate le necessarie modifiche
all'elenco dei soggetti assegnatari del contributo regionale di cui
all'atto di assegnazione del Dirigente medesimo, in conseguenza di
quanto richiesto dai Comuni sede di Distretto in merito all'eventuale
individuazione, all'atto della presentazione del programma, di un
altro Comune o di un soggetto pubblico di cui all'art. 16 della L.R.
2/03, in qualita' di soggetto capofila del presente Programma
finalizzato.
3.3.3. Sviluppo e qualificazione dei Centri per le famiglie
Risorse programmate:
Le risorse complessivamente programmate per l'anno 2004 ammontano a
Euro 569.206,98, e trovano allocazione in bilancio come segue:
- quanto a Euro 335.696,98 al Capitolo 57233 "Fondo socio
assistenziale regionale. Quota parte destinata all'istituzione ed al
finanziamento delle attivita' dei Centri per le famiglie previste
dagli artt. 11 e 12 della L.R. 14 agosto 1989, n. 27", afferente
all'UPB 1.5.2.2.20110 - Interventi a sostegno delle famiglie;
- quanto a Euro 233.510,00 al Capitolo 57237 "Fondo nazionale per le
politiche sociali. Quota parte destinata all'istituzione ed al
finanziamento delle attivita' dei Centri per le famiglie (artt. 11 e
12, L.R. 14 agosto 1989, n. 27; Legge 8 novembre 2000, n. 328) -
Mezzi statali", afferente all'UPB 1.5.2.2.20111 - Interventi a
sostegno delle famiglie - Risorse statali.
Obiettivi:
Gli obiettivi per l'anno 2004 sono i seguenti:
a) sviluppare e qualificare l'attivita' di servizio dei 19 Centri
gia' funzionanti, per consentirne il loro regolare funzionamento;
b) sostenere l'avvio di nuovi Centri per le famiglie sul territorio
regionale.
Destinatari:
L'assegnazione dei contributi per l'avvio e la qualificazione del
servizio sara' vincolata alla presenza dei parametri oggettivi,
definiti con propria deliberazione 396/02 avente per oggetto "Linee
di indirizzo, obiettivi e criteri per i contributi regionali per
l'avvio e la qualificazione dei Centri per le famiglie anno 2002 -
artt. 11 e 12 della L.R. 27/89", All. A), paragrafo 2. "Modello
organizzativo".
Accedono ai contributi regionali in questo ambito:
- relativamente al punto a) i Comuni, singoli o associati, sede dei
19 Centri per le famiglie: Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena,
Bologna, Ferrara, Ravenna, Forli', Lugo (RA), Carpi (MO), Imola (BO),
Faenza (RA), Cesena, Rimini, Forlimpopoli (FO-CE), Montecchio (RE) in
qualita' di Comune capofila dell'Associazione intercomunale Val
d'Enza, Vignola (MO) in qualita' di Comune capofila dell'Unione Terre
di Castelli, Santarcangelo di Romagna (RN), Portomaggiore (FE) in
qualita' di Comune capofila dell'Associazione intercomunale dei
Comuni di Argenta, Masi Torello, Portomaggiore, Voghiera;
- relativamente al punto b), i Comuni, singoli o associati ai sensi
dell'art. 16 della L.R. 2/03, con popolazione pari o superiore ai
30.000 abitanti, sede di nuovi Centri per le famiglie.
Procedure e criteri di ripartizione:
Per quanto riguarda i Centri gia' funzionanti di cui al punto a),
beneficiari di un contributo complessivo di Euro 469.206,98, il
Dirigente regionale competente provvedera' con proprio atto formale,
all'esatta quantificazione, assegnazione e concessione dei contributi
sulla base dei criteri indicati nella deliberazione consiliare
396/02, all'assunzione dell'impegno di spesa e alla contestuale
liquidazione in un'unica soluzione.
Ai nuovi Centri, di cui al punto b), vengono destinate risorse per
complessivi Euro 100.000,00. La Giunta regionale approvera', con
apposito atto, i criteri e le modalita' per l'accesso ai contributi;
successivamente, provvedera', previo espletamento della necessaria
istruttoria da parte del Servizio competente per materia, all'esatta
quantificazione, assegnazione e concessione dei contributi, alla
contestuale assunzione dei relativi impegni di spesa, ove ricorrano
le condizioni previste dalla L.R. 40/01, a carico dei capitoli
sopraindicati a valere sul Bilancio di previsione per l'esercizio
2004 e Bilancio pluriennale 2004-2006 in relazione al maturare delle
relative obbligazioni giuridiche. Alla liquidazione delle somme
spettanti provvedera' in un'unica soluzione con atto formale il
Dirigente competente per materia.
3.3.4. Interventi relativi al primo anno in famiglia e alle
iniziative di conciliazione dei tempi di cura e di lavoro
Risorse programmate:
Le risorse complessivamente programmate per l'anno 2004 ammontano a
Euro 800.000,00 e trovano allocazione in Bilancio nel Capitolo 57111
"Fondo nazionale per le politiche sociali. Quota parte destinata agli
Enti locali per il sostegno delle politiche in favore della natalita'
(art. 46, comma 2, Legge 27 dicembre 2002, n. 289 e Legge 8 novembre
2000, n. 328) - Mezzi statali", afferente alla UPB 1.5.2.2.20101 -
Fondo socio-assistenziale - Risorse statali.
Obiettivi:
Il finanziamento regionale sara' finalizzato ad incentivare ed
estendere le iniziative dei Comuni per sostenere economicamente le
famiglie nel periodo dell'astensione facoltativa dal lavoro dopo la
nascita di un/a bambino/bambina, ampliando la possibilita' di scelta
delle famiglie rispetto alle modalita' di cura dei figli nel primo
anno di vita e integrando, percio', l'offerta dei servizi esistenti.
Destinatari:
Accedono ai contributi regionali in questo ambito i Comuni che
abbiano destinato, nell'anno finanziario 2004, proprie risorse in
favore delle famiglie per interventi di sostegno alla natalita' e di
conciliazione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro.
Procedure:
La Giunta regionale provvedera', con propri atti formali, alla
individuazione delle modalita' di accesso ai contributi, alla
assegnazione dei finanziamenti, all'impegno di spesa delle risorse
suindicate, nonche' alla definizione delle modalita' di erogazione
della spesa.
3.3.5. Interventi relativi all'acquisto della prima casa in favore
delle famiglie di nuova costituzione
Obiettivo:
In attuazione dell'art. 46, comma 2 della Legge 289/02 e nel rispetto
delle indicazioni contenute nel decreto del Ministero del Lavoro e
delle Politiche sociali 18 aprile 2003 "Riparto del Fondo nazionale
per le politiche sociali per l'anno 2003 quota parte del Fondo
nazionale per le politiche sociali" era stato destinato, con
deliberazione del Consiglio regionale 4 novembre 2003, n. 514, un
finanziamento attraverso un buono casa del valore di Euro 5.198,12
per le famiglie di nuova costituzione per l'acquisto della prima
casa.
Poiche' a tutt'oggi non risultano erogati dai Comuni assegnatari in
base alla deliberazione della Giunta regionale 24 novembre 2003, n.
2326 tutti i buoni disponibili, si stabilisce di consentire ai Comuni
stessi di erogare i buoni residui, fino ad esaurimento degli stessi,
secondo i criteri sotto indicati.
Destinatari:
I beneficiari sono coppie i cui componenti devono possedere i
seguenti requisiti:
- avere contratto matrimonio a partire dall'1/1/2003; nel caso la
famiglia abbia avuto un figlio nel corso del 2003 o del 2004, il
matrimonio puo' essere stato contratto anche nel corso del 2002;
- avere un'eta' non superiore ai 35 anni (almeno uno dei coniugi);
- essere cittadini italiani e/o di uno Stato che appartiene
all'Unione Europea, oppure ad altro Stato purche' i soggetti siano
titolari di carta di soggiorno o regolarmente soggiornanti in quanto
titolari di un permesso di soggiorno che consente loro di esercitare
una regolare attivita' di lavoro subordinato non stagionale o di
lavoro autonomo ai sensi del DLgs 286/98 cosi' come modificato dalla
Legge 189/02;
- avere, al momento della richiesta, la residenza nel Comune in cui
e' ubicata la casa per cui si richiede il contributo o ottenerla
entro il termine stabilito dal Comune stesso;
- non essere titolari del diritto di proprieta', di usufrutto, di uso
o di abitazione, di un alloggio, ubicato nella stessa Provincia,
diverso da quello per cui si chiede il contributo;
- essere in possesso della promessa di vendita, o compromesso, o
delibera di assegnazione in proprieta', ovvero del rogito per
l'alloggio per il quale si chiede il contributo;
- la famiglia di nuova costituzione dovra' avere un valore ISEE
(indicatore della situazione economica equivalente) non superiore a
Euro 30.000,00 e nessun componente di essa dovra' avere la proprieta'
o l'assegnazione in proprieta' nel territorio della Provincia dove si
trova l'immobile, anche con patto di futura vendita, di un alloggio,
diverso da quello per cui si chiede il contributo.
Requisiti dell'alloggio:
La richiesta dovra' riferirsi ad un alloggio di superficie utile max
pari a 95 mq., esclusi gli alloggi ricompresi nelle categorie
catastali A/1, A/8 e A/9, nonche' gli edifici monofamiliari e
bifamiliari.
I Comuni potranno integrare con proprie risorse o con contribuzioni
di altri soggetti il numero dei buoni casa o l'ammontare degli
stessi.
I singoli Comuni dovranno inviare al Servizio Politiche familiari
infanzia e adolescenza, Viale Aldo Moro n. 21 - Bologna una
comunicazione attestante l'avvenuta emissione del bando entro sei
mesi dalla pubblicazione del presente atto nel Bollettino Ufficiale
della Regione.
3.3.6. Sostegno alla estensione, sperimentazione, gestione,
qualificazione di servizi educativi per l'infanzia
La Regione Emilia-Romagna presenta un patrimonio notevole di servizi
per la prima infanzia che e' frequentato circa dal 23% di bambini in
eta' 0-3 anni contro una media nazionale dell'8%.
Tali servizi profondamente radicati nella comunita' hanno dato un
contributo determinante nel diffondere una cultura dei diritti
dell'infanzia e nell'offrire ai genitori un sostegno alle capacita'
genitoriali e uno strumento di conciliazione dei tempi di vita e del
lavoro.
Risorse programmate:
Anche in considerazione dell'alto numero di bambini in lista d'attesa
in regione (oltre 5000), le risorse destinate all'estensione
dell'offerta educativa per i bambini in eta' 0-3 anni per nuova
costruzione, acquisto, restauro e risanamento conservativo,
ristrutturazione edilizia, ripristino tipologico di edifici da
destinare a servizi educativi per la prima infanzia nonche' arredo
degli stessi, per l'anno 2004, ammontano complessivamente a Euro
9.604.025,05:
- quanto a Euro 1.000.000,00 afferenti al Capitolo 58435 "Fondo
regionale per i servizi educativi per l'infanzia. Assegnazione alle
Amministrazioni provinciali per la costruzione, acquisto, restauro e
risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia, ripristino
tipologico di edifici da destinare a servizi educativi per la prima
infanzia nonche' arredo degli stessi - Mezzi propri della Regione
(art. 14, comma 2, lett.a) e b), L.R. 10 gennaio 2000, n. 1 e
successive modifiche)" afferente alla UPB 1.6.1.3.22510;
- quanto a Euro 8.604.025,05 afferenti al Capitolo 58445 "Fondo
nazionale per i servizi educativi per l'infanzia. Assegnazione alle
Amministrazioni provinciali per la costruzione, acquisto, restauro e
risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia, ripristino
tipologico di edifici da destinare a servizi educativi per la prima
infanzia nonche' arredo degli stessi (art. 70, Legge 23 dicembre
2001, n. 448; art. 14, comma 2, lett. a) e b), L.R. 10 gennaio 2000,
n. 1 e successive modifiche - Mezzi statali)" afferente alla UPB
1.6.1.3.22512.
Quanto alle risorse di cui al Capitolo 58435 si precisa che saranno
finanziati esclusivamente gli interventi ammissibili ai sensi
dell'art. 3, comma 18, lett. g) della Legge 350/03, trattandosi di
contributi destinati alla realizzazione di interventi che insistono
su immobili del patrimonio pubblico di proprieta' di Enti locali.
Le risorse destinate per la sperimentazione, gestione e
qualificazione di servizi educativi per l'infanzia, per l'anno 2004,
ammontano complessivamente a Euro 7.655.999,43:
- quanto a Euro 1.605.999,43 allocate al Capitolo 58430 "Fondo
regionale per i servizi educativi per l'infanzia. Assegnazione alle
Amministrazioni provinciali per la gestione, la qualificazione e la
sperimentazione di servizi innovativi - Mezzi propri della Regione
(art. 14, comma 4, L.R. 10 gennaio 2000, n. 1 e successive
modifiche)", afferente alla UPB 1.6.1.2.22100;
- quanto a Euro 6.050.000,00 allocate al Capitolo 58432 "Fondo
nazionale per le politiche sociali. Quota parte destinata alle
Amministrazioni provinciali per la gestione, la qualificazione e la
sperimentazione di servizi educativi per l'infanzia (art. 14, comma
4, L.R. 10 gennaio 2000, n. 1; Legge 8 novembre 2000, n. 328) - Mezzi
statali", afferente alla UPB 1.6.1.2.22101 - Servizi educativi per
l'infanzia - Risorse statali.
Destinatari e criteri:
La Giunta regionale, in attuazione della L.R. 1/00 e successive
modificazioni, provvedera' alla ripartizione ed assegnazione delle
risorse a favore delle Amministrazioni provinciali per l'attuazione
dei programmi annuali provinciali, nel rispetto della deliberazione
del C.R. n. 589 del 2004, recante "Programma degli interventi per lo
sviluppo e la qualificazione dei servizi educativi rivolti ai bambini
in eta' 0-3 anni - Anno 2004. Attuazione della L.R. 1/00 cosi' come
modificata dalla L.R. 8/04 (proposta della Giunta regionale in data
7 giugno 2004, n. 1068)" e, ove ricorrano le condizioni previste
dalla L.R. 40/01, all'assunzione dei relativi impegni di spesa, a
carico dei capitoli sopraindicati a valere sul Bilancio di previsione
per l'esercizio 2004 e Bilancio pluriennale 2004-2006 in relazione al
maturare delle relative obbligazioni giuridiche. Le Amministrazioni
provinciali provvederanno con propri atti all'individuazione dei
destinatari nel rispetto degli indirizzi previsti nella deliberazione
del C.R. n. 589 e secondo le modalita' dell'art. 14 della L.R. 1/00
cosi' come modificata dalla L.R. 8/04. Il Dirigente competente con
proprio atto formale procedera' alla liquidazione a favore delle
Province.
3.3.7. Programma provinciale per la promozione di politiche di
accoglienza e tutela dell'infanzia e dell'adolescenza
Sono destinati al presente programma, articolato nelle seguenti tre
azioni, complessivi Euro 715.000,00, che trovano allocazione in
bilancio al Capitolo 57105 "Fondo sociale regionale. Quota parte
destinata alle Province per l'attuazione dei programmi provinciali.
Per le attivita' di coordinamento e supporto per l'implementazione e
gestione del sistema informativo dei servizi sociali nonche' per
l'elaborazione dei Piani di Zona (art. 47, comma 1, lett. C), L.R. 12
marzo 2003, n. 2 e Legge 8 novembre 2000, n. 328) - Mezzi statali"
afferente all'UPB 1. 5. 2. 2. 20101.
A) Adozione nazionale e internazionale
Risorse programmate: Euro 215.000,00
Obiettivi:
Come da deliberazione del Consiglio regionale n. 331 del 12/2/2002
che, tra l'altro, ha approvato il "Progetto regionale adozione" e la
deliberazione della Giunta regionale 1425/04 recante "Protocollo
regionale di intesa in materia di adozione tra Regione
Emilia-Romagna, Province, Enti titolari delle funzioni in materia di
infanzia e adolescenza, Enti autorizzati di cui all'art. 39, comma 1,
lettera c) della Legge 476/98" si dovranno perseguire i seguenti
obiettivi:
- abbattere le liste e ridurre i tempi di attesa per le coppie
interessate ad intraprendere il percorso dell'adozione nazionale e
internazionale tramite la programmazione, in ogni ambito provinciale,
dei corsi di preparazione;
- agevolare, nei corsi di preparazione all'adozione, l'integrazione e
la co-progettazione tra servizi pubblici ed Enti autorizzati,
sottoscrittori di convenzioni provinciali e del protocollo
regionale;
- promuovere, a livello locale, una cultura dell'accoglienza
sensibile alla fase postadottiva e l'attuazione di progetti di
accompagnamento individualizzati per ogni bambino e la sua famiglia,
ai fini di sostenere la complessa fase dell'integrazione del bambino
nel nuovo contesto familiare e sociale e scongiurare fallimenti
adottivi;
- promuovere accordi a livello inter-istituzionale finalizzati alla
riorganizzazione dei servizi necessari alla formazione e
specializzazione delle e'quipe centralizzate;
- sostenere il funzionamento del coordinamento tecnico provinciale
adozioni composto da operatori in rappresentanza delle e'quipe
adozioni - presenti sul territorio provinciale e preposte alle fasi
di informazione, formazione delle coppie, indagine psicosociale e
postadozione - e degli Enti autorizzati;
- fornire opportunita' di aggiornamento e percorsi formativi agli
operatori dei servizi pubblici, in particolare quelli facenti parte
delle e'quipe centralizzate preposte alla indagine psicosociale, e
degli Enti autorizzati in materia di adozione;
- compilare il report annuale sull'attuazione del programma
provinciale adozioni, in particolare indicante i percorsi formativi
degli operatori dei servizi territoriali e degli Enti autorizzati, il
numero dei corsi realizzati e delle coppie formate, le modalita' di
svolgimento dei corsi, le informazioni emerse dai questionari
somministrati alle coppie che li hanno frequentati per migliorare
l'organizzazione dei corsi e la loro efficacia nel tempo.
La gestione e l'organizzazione degli interventi formativi per gli
operatori potranno essere gestiti anche in ambito sovra-provinciale
attraverso accordi e intese. Si favorira' la presenza a tali
iniziative formative degli operatori degli Enti autorizzati, in
particolare quelli che hanno sottoscritto il Protocollo regionale
(parte b) e convenzioni con le Province.
Destinatari: le Amministrazioni provinciali
Criteri di riparto:
- una quota, corrispondente al 30% delle risorse, verra' destinata in
uguale misura a tutte le Province;
- una quota, corrispondente al 20% delle risorse, in base al numero
dei bambini adottati a livello provinciale sulla base degli ultimi
dati disponibili;
- la restante quota del 50% verra' suddivisa tra le Province in base
al numero complessivo delle istruttorie concluse in ogni territorio
provinciale, ultimo dato disponibile.
Il Dirigente competente provvedera' con propri atti formali
all'assegnazione delle risorse, all'assunzione dei relativi impegni
di spesa e alla contestuale liquidazione in un'unica soluzione e alla
determinazione delle modalita' di rendicontazione.
B) Affidamenti familiari e in comunita'
La Regione intende porre in una dimensione unitaria le politiche per
l'accoglienza dei minori temporaneamente allontanati dalla famiglia
attraverso un rilancio delle politiche in materia di affidamento
familiare e con l'avvio di una qualificazione delle risposte
accoglienti di tipo familiare. Questa volonta' si concretizzera'
attraverso la definizione di una nuova direttiva in collaborazione
anche con le Associazioni, che preveda opportunita' in grado di
garantire la formazione degli adulti accoglienti, adeguati standard
per il sostegno da parte dei servizi e promuova forme sperimentali di
affido e di accoglienza in struttura anche in previsione della
chiusura degli istituti come previsto dalla Legge 149/01.
Risorse programmate: Euro 200.000,00
Obiettivi:
Sviluppare e promuovere, in ambito provinciale:
- coordinamenti affido e coordinamenti degli operatori delle
strutture per l'accoglienza, possibilmente integrati tra loro;
- iniziative locali finalizzate alla promozione della cultura
dell'accoglienza;
- gruppi di mutuo-aiuto per le famiglie affidatarie e anche per le
famiglie che vivono la condizione di allontanamento dei propri
figli;
- l'avvio di corsi di preparazione per le coppie candidate
all'affidamento familiare ed alla conduzione di comunita' familiari;
- la formazione degli operatori dei servizi sociali territoriali,
anche integrata con quella degli operatori delle strutture, delle
associazioni, delle cooperative sociali, delle IPAB e delle Aziende
pubbliche di Servizi alla persona;
- interventi per assicurare accoglienza esclusivamente di tipo
familiare per i bambini 0-6 anni (rete delle famiglie accoglienti);
- la sperimentazione e il monitoraggio dei progetti innovativi di
accoglienza atti a rispondere a nuovi bisogni sociali, quali
l'accoglienza di minori stranieri, di bambini disabili ed
adolescenti, nonche' l'accompagnamento verso l'autonomia di giovani
in particolare di quelli ospitati in strutture per minori.
Destinatari: le Amministrazioni provinciali
Criteri e modalita' di ripartizione:
La ripartizione delle risorse avverra' sulla base dei seguenti
criteri, con arrotondamento all'unita' di Euro:
- una quota corrispondente al 30% delle risorse verra' destinata in
uguale misura a tutte le Province;
- la restante quota del 70% verra' suddivisa tra le Province in base
alla popolazione minorile residente nel territorio provinciale al
31/12/2003.
Il Dirigente competente provvedera' con propri atti formali
all'assegnazione delle risorse, all'assunzione dei relativi impegni
di spesa e alla contestuale liquidazione in un'unica soluzione e alla
determinazione delle modalita' di rendicontazione.
C) Sostegno alle politiche di tutela dei minori
Risorse programmate: Euro 300.000,00
Obiettivi:
- sostenere l'implementazione e il consolidamento delle attivita' del
sistema dei servizi in materia di tutela dei minori da abusi,
maltrattamenti e da forme di disagio grave;
- attivare iniziative di sensibilizzazione e informazione
dell'opinione pubblica, dei genitori, dei bambini e ragazzi e in
particolare del personale delle strutture educative e scolastiche
perche' questi ultimi diventino capaci nel cogliere segni di
malessere nei bambini e nei ragazzi e possano collaborare attivamente
con i Servizi del territorio nella prevenzione e nella riduzione del
danno;
- promuovere iniziative di formazione e aggiornamento rivolte ai
pediatri di libera scelta e di comunita' per rafforzare una
professionalita' in grado di leggere i segni di malessere e
supportare una genitorialita' responsabile;
- sviluppare la capacita' degli operatori dei servizi territoriali di
interagire e coinvolgere in modo proficuo i media per la diffusione
di una cultura tutelante nei confronti dei minori e per promuovere
una corretta rappresentazione delle attivita' dei servizi;
- curare la formazione specifica degli operatori dei servizi, in
particolare delle e'quipe dedicate alla tutela, per la qualificazione
del sistema dei servizi socio-sanitari rivolti ai minori vittime di
maltrattamenti e abusi;
- coordinare il tavolo provinciale di confronto e di pianificazione
delle attivita' di tutela, istituito in ogni Provincia per effetto
della deliberazione di Giunta regionale 2608/02.
Tali obiettivi dovranno essere perseguiti in accordo con i Servizi
socio-sanitari territoriali.
Destinatari: le Amministrazioni provinciali
Criteri di ripartizione:
La ripartizione delle risorse avverra' sulla base dei seguenti
criteri, con arrotondamento all'unita' di Euro:
- una quota corrispondente al 30% delle risorse, verra' destinata in
uguale misura a tutte le Province;
- la restante quota del 70% verra' suddivisa tra le Province in base
alla popolazione minorile residente nel territorio provinciale al
31/12/2003.
Il Dirigente competente provvedera' con propri atti formali
all'assegnazione delle risorse, all'assunzione dei relativi impegni
di spesa e alla contestuale liquidazione in un'unica soluzione e alla
determinazione delle modalita' di rendicontazione.
3.4. Politiche per i giovani
3.4.1. Programma finalizzato "Giovani"
Risorse programmate: Euro 1.500.000,00 a valere sul Cap. 57107
"Fondo sociale regionale. Quota parte destinata ai Comuni singoli e
alle forme associative per l'attuazione dei Piani di Zona e per la
realizzazione degli interventi relativi agli assegni di cura, al
sostegno economico ed alla mobilita' degli anziani dei disabili o
inabili (art. 47, comma 1, lett. b), L.R. 12 marzo 2003, n. 2 e Legge
8 novembre 2000, n. 328) - Mezzi statali" afferente all'UPB
1.5.2.2.20101.
Destinatari:
Comuni sede di Distretto o un altro soggetto pubblico di cui all'art.
16 della L.R. 2/02, per programmi di ambito zonale.
Obiettivi:
In attuazione di quanto previsto all'art. 5, comma 4, lett. h) della
L.R. 12 marzo 2003, n. 2, il programma e' finalizzato a sostenere
l'avvio, il consolidamento e la qualificazione di interventi rivolti
ai giovani aventi come obiettivo la promozione del benessere e la
costruzione di rapporti sociali significativi nell'ambito delle
Comunita' locali; la promozione delle competenze e dell'autonomia; il
supporto ai compiti di sviluppo; la prevenzione del disagio e della
dipendenza.
Le risorse del presente programma sono destinate prioritariamente:
- al consolidamento delle attivita' dei Centri di aggregazione
giovanile;
- allo sviluppo del lavoro di rete territoriale e degli interventi
educativi di sostegno alle competenze personali;
- alla promozione e sviluppo, in collaborazione con i Servizi
sanitari competenti, di interventi in situazioni individuali e/o
territoriali e degli interventi educativi di sostegno alle competenze
personali;
- alla promozione e sviluppo, in collaborazione con i Servizi
sanitari competenti, degli interventi con gli adulti significativi,
anche con modalita' innovative che consentano l'aggancio di
situazioni familiari problematiche;
- al consolidamento di relazioni significative con i gruppi
informali, anche attraverso il lavoro di strada.
La progettazione deve essere in coerenza, evitando le
sovrapposizioni, con gli interventi previsti da leggi di settore
(L.R. 21/96).
Per i progetti rivolti agli adolescenti si deve far riferimento al
Programma finalizzato "Infanzia e adolescenza" (ex Legge 285/97).
I programmi finalizzati dovranno coinvolgere la Comunita' locale nel
suo insieme (Istituzioni, Associazioni, Gruppi, ecc.), prevedere,
quando necessario, rapporti di collaborazione con Magistratura,
Centro Giustizia minorile e Forze dell'ordine e promuovere la
partecipazione dei giovani alla progettazione ed alla gestione delle
attivita' a loro destinate.
Criteri di ripartizione:
Le risorse del presente programma saranno ripartite sulla base della
popolazione 18-34 anni residente nei Comuni della zona al
31/12/2003.
Atti successivi:
L'assegnazione delle risorse a favore dei Comuni sede di Distretto e
l'assunzione dell'impegno di spesa saranno effettuati con atto
formale del Dirigente competente, sulla base dei criteri sopra
riportati.
La liquidazione dei contributi regionali, che non dovranno superare
il 70% della spesa ammissibile, avverra' con atto formale del
Dirigente competente, previa approvazione, nell'ambito del Programma
attuativo 2005 dei Piani di Zona, di un Programma finalizzato
"Giovani" da presentare alla Regione nei tempi previsti per il
Programma attuativo 2005 e previa valutazione della congruita' del
Programma finalizzato agli obiettivi assegnati dalla Regione.
Nell'atto di liquidazione saranno apportate le necessarie modifiche
all'elenco dei soggetti assegnatari del contributo regionale di cui
all'atto di assegnazione del Dirigente medesimo, in conseguenza di
quanto richiesto dai Comuni sede di Distretto in merito all'eventuale
individuazione, all'atto della presentazione del programma
finalizzato, di un altro Comune o di un soggetto pubblico di cui
all'art.16 della L.R 2/03 in qualita' di soggetto capofila del
"Programma finalizzato Giovani", fermo restando la rispondenza
dell'ambito territoriale alla "Zona sociale".
3.5. Immigrazione, asilo, lotta alla tratta - Programmi finalizzati
Le risorse programmate per l'area "Immigrazione, asilo, lotta alla
tratta" ammontano a complessivi Euro 4.129.999,53 e trovano
allocazione in bilancio ai seguenti capitoli di spesa:
- quanto a Euro 250.000,00 - Cap. 68344 "Contributi a Province,
Comuni e soggetti senza scopo di lucro per l'integrazione sociale dei
cittadini stranieri immigrati, secondo le finalita' di cui agli artt.
5, 8, 9, 10 comma 1, 11, 12, 16 comma 3, 17, 18, della L.R. 24 marzo
2004, n. 5 - Mezzi regionali", afferente all'UPB 1.5.2.2.20280;
- quanto a Euro 3.879.999,53 - Cap. 68317 "Contributi a Province,
Comuni e soggetti senza scopo di lucro per l'integrazione dei
cittadini stranieri immigrati, secondo le finalita' di cui agli artt.
5, 8, 9, 10 comma 1, 11, 12, 16 comma 3, 17, 18 della L.R. 24 marzo
2004, n. 5 - Mezzi statali", afferente all'UPB 1.5.2.2.20281.
Tali risorse sono destinate, secondo le finalita' e modalita' di
seguito meglio specificate, ai seguenti tre ambiti di azione:
1. Piano territoriale provinciale per azioni di integrazione
sociale;
2. Programma finalizzato di Zona "Integrazione sociale dei cittadini
stranieri";
3. interventi a sostegno delle iniziative di comunicazione
interculturale in ambito regionale.
3.5.1 Programma provinciale "Piano territoriale provinciale per
azioni di integrazione sociale a favore dei cittadini stranieri
immigrati"
Risorse programmate: Euro 749.999,53
Destinatari: le Amministrazioni provinciali
Obiettivi:
In armonia con i precedenti quattro programmi finalizzati per
l'integrazione sociale dei cittadini stranieri, adottati dalla
Regione a partire dal 2000 mediante l'utilizzo del Fondo nazionale
politiche migratorie, ed in raccordo alle finalita' e agli obiettivi
programmatici settoriali in materia di immigrazione previsti per
l'elaborazione dei Piani di Zona, si conferma con il presente
provvedimento la metodologia di azione che vede la partecipazione
diretta degli Enti locali all'elaborazione e alla realizzazione di
progetti che vadano ad integrare e a sviluppare le attuali reti dei
servizi, in un'ottica di qualificazione, di continuita' e di
progressivo consolidamento territoriale delle politiche rivolte agli
immigrati stranieri, da realizzare nell'ambito dell'integrazione tra
competenze e soggetti diversi, pubblici e privati.
Si ritiene opportuno che alcune aree tematiche, per la loro
sperimentalita', specificita' e natura a carattere sovradistrettuale,
siano affrontate attraverso una programmazione di ambito provinciale
al fine di assicurare una piu' adeguata progettazione e realizzazione
degli interventi.
Nel senso sopra descritto appare opportuno privilegiare
prioritariamente, nell'ambito della presente iniziativa, le seguenti
azioni:
- coordinamento degli interventi nell'ambito dell'integrazione in
favore dei richiedenti asilo, dei rifugiati riconosciuti e dei
titolari di permessi per protezione umanitaria, a partire dal
consolidamento dei progetti comunali inseriti nel Sistema di
protezione per rifugiati e richiedenti asilo (art. 32, Legge 189/02)
e di altre esperienze analoghe (Programma Equal, Fondo 8 per mille
ecc..). In quest'ottica, appare opportuno che ciascuna dimensione
provinciale annoveri una serie di attivita' (accoglienza,
informazione, tutela) sul tema dell'asilo, al fine di realizzare una
rete omogenea di esperienze sull'insieme del territorio regionale;
- sostegno all'avvio e al consolidamento di forme di raccordo tecnico
a livello provinciale e locale, anche di natura monotematica, fra i
soggetti che agiscono nell'ambito dell'immigrazione (Enti locali,
parti sociali, privato sociale, Prefetture e Questure, Scuola, AUSL)
al fine di costruire percorsi progettuali interistituzionali
nell'ottica di una maggiore tutela ed effettivita' dell'esercizio dei
diritti riconosciuti dalla legge ai cittadini stranieri. In questo
senso appare importante individuare soluzioni operative con
Prefetture, Questure, Comuni e soggetti del privato sociale,
finalizzate a semplificare e velocizzare il disbrigo delle pratiche
amministrative di rinnovo del permesso di soggiorno;
- interventi destinati a promuovere l'avvio o il consolidamento delle
associazioni promosse da cittadini stranieri e quelli configurabili
in un ambito complessivo di sperimentazione di percorsi di
rappresentanza. In quest'ottica, appare opportuno che ciascuna
dimensione provinciale possa disporre di un organismo partecipativo a
carattere elettivo al fine di valorizzare l'apporto ed il
protagonismo sociale dei cittadini stranieri;
- avvio o implementazione di centri interculturali intesi come luoghi
di mediazione e di confronto tra culture, finalizzati a favorire
l'incontro e lo scambio tra soggetti di diversa provenienza e ad
elaborare iniziative per promuovere l'integrazione sociale. In
quest'ottica, appare opportuno che ciascuna dimensione provinciale
annoveri almeno un centro interculturale al fine di realizzare una
rete omogenea di esperienze sull'insieme del territorio regionale;
- consolidamento e implementazione della funzione di osservazione e
monitoraggio della immigrazione straniera a livello provinciale, in
collegamento con analoga funzione a livello regionale svolta
dall'Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio ai sensi
dell'art. 3 della L.R. 5/04;
- avvio e implementazione di azioni contro la discriminazione, cosi'
come previsto dall'art. 9 della L.R. 5/04. In quest'ottica appare
opportuno procedere allo sviluppo e consolidamento, di una rete
provinciale di centri e sportelli con funzioni di osservazione,
informazione e consulenza legale per gli stranieri vittime delle
discriminazioni per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi,
nonche' delle situazioni di grave sfruttamento (art. 18, DLgs
286/98);
- interventi a sostegno di iniziative di comunicazione interculturale
di ambito provinciale, a partire dal consolidamento delle
progettualita' avviate sperimentalmente nell'ambito della
programmazione regionale precedente (anni 2001-2003) attraverso una
specifica iniziativa regionale;
- progettazione di percorsi formativi rivolti agli operatori preposti
alle relazioni con i cittadini stranieri, finalizzati a garantire ai
cittadini stranieri pari condizioni di accesso e adeguate prestazioni
da parte dei servizi. Appare altresi' importante promuovere percorsi
di qualificazione dei servizi di pubblica utilita' anche prevedendo
l'impiego qualificato e diffuso dei mediatori interculturali;
- interventi nell'ambito di percorsi di accoglienza e integrazione
rivolti ai minori stranieri non accompagnati, finalizzati a
consolidare un governo provinciale del fenomeno in raccordo con il
Tavolo provinciale per l'accoglienza minori.
Procedure di concertazione:
Vengono individuate le Province quali referenti della progettazione e
della attuazione degli interventi, attraverso obiettivi condivisi e
azioni concertate con i Comuni singoli o associati, le Comunita'
Montane, ed altri attori pubblici e privati, quali Aziende sanitarie
locali, istituzioni scolastiche, organizzazioni non lucrative di
utilita' sociale, cooperative sociali, volontariato, IPAB,
rappresentanze delle forze economiche e sociali e delle associazioni
di promozione sociale.
All'Amministrazione provinciale e' pertanto demandata
l'individuazione, da realizzare tramite la concertazione con i
soggetti di cui sopra, delle priorita' di intervento e
conseguentemente la definizione delle risorse in relazione ai
progetti che dovranno essere realizzati nel territorio di
competenza.
Si segnala inoltre l'opportunita' di adottare specifiche procedure di
consultazione con i Consigli territoriali istituiti ai sensi
dell'art. 3, comma 6 del DLgs 286/98 e con gli organismi elettivi
locali di rappresentanza dei cittadini stranieri laddove siano
insediati.
Si ritiene opportuno accordare titolo preferenziale ai progetti che
prevederanno la partecipazione di piu' soggetti in una logica di rete
territoriale, riconoscendo nel contempo uno specifico valore aggiunto
ai progetti che vedranno il coinvolgimento delle associazioni
promosse dai cittadini stranieri.
Gli accordi derivanti dalla concertazione confluiranno in specifici
piani territoriali di intervento, che dovranno essere adottati dalle
rispettive Amministrazioni provinciali e saranno articolati in
progetti immediatamente esecutivi, aventi ciascuno un soggetto
capofila, e comprensivi del relativo piano economico, nonche' dei
tempi e delle modalita' di realizzazione degli interventi.
I progetti potranno avere uno sviluppo operativo annuale o biennale.
Unitamente alla trasmissione del piano territoriale provinciale in
oggetto, ciascuna Amministrazione provinciale, in raccordo con i
Comuni assegnatari dei contributi, e' tenuta all'inoltro di una
specifica relazione sullo stato di realizzazione dei "Piani
territoriali provinciali per le azioni di integrazione sociale a
favore degli immigrati" approvati con deliberazione n. 2635 del 15
dicembre 2003 da parte della Giunta regionale.
Criteri di ripartizione:
Per la ripartizione agli ambiti territoriali provinciali della
predetta somma si fa ricorso ai seguenti criteri che meglio appaiono
rispondere alle esigenze del fenomeno oramai consolidato
dell'immigrazione straniera sul territorio della Regione
Emilia-Romagna:
- 50% in base alla popolazione immigrata residente nei singoli
territori calcolata sulla base dei permessi di soggiorno - Fonte
Ministero dell'Interno;
- 50% in base alla popolazione immigrata residente nei singoli
territori calcolata sulla base delle residenze anagrafiche - Fonte
ISTAT.
Atti successivi:
L'assegnazione delle risorse e l'assunzione dell'impegno di spesa
saranno effettuati con atto formale del Dirigente competente, sulla
base dei criteri sopra riportati.
La liquidazione dei contributi regionali avverra' con atto formale
del Dirigente competente, previa approvazione da parte di ciascuna
Amministrazione provinciale di un Programma finalizzato "Piano
territoriale provinciale per azioni di integrazione sociale a favore
dei cittadini stranieri immigrati" da approvare e presentare alla
Regione nei modi e tempi previsti per il Programma attuativo 2005 e
previa valutazione di congruita' del programma da parte del Servizio
regionale competente rispetto agli obiettivi suindicati.
3.5.2. Programma finalizzato di zona "Integrazione sociale dei
cittadini stranieri"
Il presente programma finalizzato si articola nelle seguenti
iniziative:
- Iniziativa A - Programma in ambito distrettuale per azioni di
integrazione sociale a favore dei cittadini stranieri immigrati, per
un ammontare di Euro 2.800.000,00;
- Iniziativa B - Interventi a sostegno dei programmi di assistenza ed
integrazione sociale a favore delle vittime di sfruttamento sessuale
- art. 18, DLgs 286/98, per un ammontare di Euro 450.000,00.
Iniziativa A - Piano in ambito distrettuale per azioni di
integrazione sociale a favore dei cittadini stranieri immigrati
Risorse programmate: Euro 2.800.000,00
Destinatari:
Comuni sede di Distretto o un altro soggetto pubblico di cui all'art.
16 della L.R. 2/03, per programmi di ambito zonale.
Obiettivi:
In armonia con le finalita', gli obiettivi e le funzioni previste
dalla nuova legge regionale in materia di immigrazione straniera,
L.R. n. 5 del 24 marzo 2004 "Norme per la integrazione sociale dei
cittadini stranieri immigrati" si individuano tre obiettivi
prioritari verso i quali tendere le politiche di integrazione:
A) costruire relazioni positive;
B) garantire pari opportunita' di accesso e tutelare le differenze;
C) assicurare i diritti della presenza legale.
A) Costruire relazioni positive
Per il raggiungimento del primo obiettivo si ritiene importante
assicurare le condizioni per la diffusione di una informazione
esauriente sulle cause e sui diversi aspetti del fenomeno migratorio,
per un effettivo coinvolgimento dei cittadini stranieri nella
definizione delle politiche pubbliche locali, e per la valorizzazione
e la conoscenza dei fondamenti culturali connessi ai luoghi di
origine.
Nel senso sopra descritto appare pertanto opportuno privilegiare,
nell'ambito della presente iniziativa, le seguenti azioni:
- interventi finalizzati a conseguire un consolidamento delle
relazioni tra cittadini, associazioni straniere e istituzioni locali,
nonche' a promuovere una effettiva partecipazione dei cittadini
stranieri nella definizione delle politiche pubbliche, anche
attraverso la realizzazione di percorsi elettivi locali di
rappresentanza dei cittadini stranieri cosi' come indicato dall'art.
8 della L.R. 5/04;
- svolgimento di iniziative pubbliche di informazione e orientamento
sui temi connessi all'immigrazione straniera, ed allestimento di
iniziative di tipo artistico, culturale e sportivo finalizzate a
promuovere occasioni di confronto e conoscenza tra cittadini
stranieri e autoctoni, ed a conoscere e valorizzare le culture dei
Paesi di origine.
B) Garantire pari opportunita' di accesso e tutelare le differenze
Per il raggiungimento dell'obiettivo indicato si ritiene importante
mettere in atto interventi che possano garantire un accesso paritario
all'istruzione, ai servizi e al mercato del lavoro, curando in
particolare gli interventi in ambito scolastico rivolti agli alunni
stranieri e alle loro famiglie, i percorsi di apprendimento della
lingua italiana. Gli interventi devono essere destinati
prioritariamente ai soggetti socialmente piu' vulnerabili quali i
minori e le donne.
In particolare risultano da attivare prioritariamente i seguenti
interventi:
- interventi di sostegno all'apprendimento della lingua italiana da
parte degli stranieri adulti, comprensivi di riferimenti alle leggi
dell'ordinamento italiano e di educazione civica;
- interventi di sostegno all'apprendimento della lingua italiana da
parte dei minori stranieri immigrati, comprensivi di riferimenti alle
leggi dell'ordinamento italiano e di educazione civica;
- interventi volti a fornire strumenti interculturali tali da
garantire la partecipazione degli alunni e delle famiglie al percorso
scolastico, nonche' attivita' di socializzazione nel tempo libero in
raccordo con le istituzioni scolastiche. In questo senso si ritiene
opportuno, in termini indicativi, che almeno un terzo delle risorse
del presente programma siano finalizzate alla realizzazione di
politiche attive di accoglienza e di integrazione in ambito
scolastico;
- interventi volti a mantenere e valorizzare la conoscenza delle
culture e delle lingue di origine, anche attraverso la
predisposizione di appositi corsi di lingua;
- avvio o implementazione di centri e/o sportelli specializzati per
stranieri per lo svolgimento di funzioni di informazione, consulenza
ed assistenza. In tal senso si ravvisa la necessita' di consolidare,
in ciascun distretto, la rete degli sportelli specializzati in
stretto raccordo all'avvio della sperimentazione degli sportelli
sociali di cui all'art. 7 della L.R. 2/03 ed alla attivita' degli
sportelli informativi per detenuti promossi dai Comuni sedi di
carcere previsti nel Programma finalizzato "Contrasto alla poverta'"
di seguito previsto;
- interventi finalizzati ad assicurare gli elementi conoscitivi
idonei per permettere un adeguato accesso ai servizi;
- interventi di formazione e/o utilizzo di mediatori interculturali
nei servizi tale da facilitare sia la ricognizione dei bisogni degli
utenti sia l'ottenimento di adeguate prestazioni da parte dei
servizi;
- interventi informativi, di accoglienza ed integrazione sociale
rivolti a richiedenti asilo, rifugiati ed ai titolari di permesso di
soggiorno per motivi umanitari;
- interventi volti a costruire percorsi integrati tra formazione
linguistica e informazione, orientamento e formazione professionale,
finalizzati ad agevolare l'ingresso nel mercato del lavoro e la
ricerca di migliori opportunita' rivolti in particolare verso le
donne immigrate nel campo del lavoro domestico di assistenza
familiare;
- interventi di sostegno in materia di politiche abitative a favore
degli immigrati, anche attraverso la costituzione di agenzie per la
casa con finalita' sociali in grado di svolgere un'azione di
orientamento-accompagnamento e soluzione del bisogno abitativo;
- avvio di progetti territoriali, in raccordo all'attivita' della
rete del progetto regionale "Oltre la Strada" per la realizzazione di
interventi di assistenza e integrazione sociale previsti a favore dei
soggetti, indicati dall'art. 18, DLgs 286/98, vittime di situazioni
di violenza o grave sfruttamento, con esclusione dello sfruttamento
sessuale;
- interventi volti a costruire e sviluppare percorsi di sostegno e
assistenza rivolti ai cittadini stranieri ospitati nei Centri di
permanenza temporanea presenti nel territorio regionale.
C) Assicurare i diritti della presenza legale
Lo sforzo di inclusione ed integrazione sociale promosso dal sistema
integrato dei servizi locali non puo' eludere il tema della
condizione legale del migrante, del suo profilo giuridico, della sua
permanenza nel nostro Paese fortemente legata alla necessita' di
possedere un lavoro e quindi posto in una condizione costante di
potenziale espulsione.
Si tratta di un contesto normativo di sfondo che rende problematica
una progettazione sociale graduale e costante con la persona
straniera.
In questo contesto, appare importante garantire per i cittadini
stranieri adeguate forme di conoscenza e di tutela dei diritti e di
conoscenza dei doveri previsti dalla normativa nazionale ed europea
(azioni di informazione, orientamento, consulenza ed assistenza
legale), nonche' sviluppare azioni contro le discriminazioni,
dirette e indirette, in raccordo alla progettazione di interventi
prevista a livello provinciale.
Procedure di concertazione:
Nell'ambito della zona sociale vengono individuati i Comuni quali
referenti della progettazione e della attuazione degli interventi,
attraverso obiettivi condivisi e azioni concertate con le Province,
ed altri attori pubblici e privati, quali Aziende sanitarie locali,
istituzioni scolastiche, organizzazioni non lucrative di utilita'
sociale, cooperative sociali, volontariato, IPAB, rappresentanze
delle forze economiche e sociali e delle associazioni di promozione
sociale.
All'Amministrazione provinciale e' demandato un ruolo di
coordinamento della progettazione di ambito distrettuale; anche al
fine di garantire un coerente raccordo con la programmazione prevista
dal Programma provinciale per l'integrazione sociale dei cittadini
stranieri.
Si segnala inoltre l'opportunita' di adottare specifiche procedure di
consultazione con i Consigli territoriali istituiti ai sensi
dell'art. 3, comma 6 del DLgs 286/98 e con gli organismi elettivi
locali di rappresentanza dei cittadini stranieri laddove siano
insediati.
Si ritiene opportuno promuovere progetti che prevedano la
partecipazione di piu' soggetti in una logica di rete territoriale,
riconoscendo nel contempo uno specifico valore aggiunto ai progetti
che vedranno il coinvolgimento delle associazioni promosse dai
cittadini stranieri.
Criteri di ripartizione:
Per la ripartizione ai Comuni sede di Distretto della predetta somma
si fa ricorso ai seguenti criteri che meglio appaiono rispondere alle
esigenze del fenomeno oramai consolidato dell'immigrazione straniera
sul territorio della Regione Emilia-Romagna:
- 70% in base della popolazione immigrata residente nei singoli
distretti calcolata sulla base delle residenze anagrafiche - Fonte
ISTAT;
- 30% in base alla incidenza della popolazione immigrata residente
sulla popolazione totale residente nei singoli distretti - Fonte
ISTAT.
Atti successivi:
L'assegnazione delle risorse e l'assunzione dell'impegno di spesa
saranno effettuati con atto formale del Dirigente competente, sulla
base dei criteri sopra riportati.
La liquidazione dei contributi regionali, che non dovranno superare
il 70% della spesa ammissibile, avverra' con atto formale del
Dirigente competente a fronte di un "Programma in ambito distrettuale
per azioni di integrazione sociale a favore dei cittadini stranieri
immigrati", con le caratteristiche sopra descritte, che dovra'
essere:
- approvato nell'ambito del Programma attuativo 2005 dei Piani di
Zona;
- presentato alla Regione nei tempi previsti per il Programma
attuativo 2005 dei Piani di Zona;
- valutato congruo dal Servizio regionale competente rispetto agli
obiettivi assegnati dalla Regione.
Nell'atto di liquidazione saranno apportate le necessarie modifiche
all'elenco dei soggetti assegnatari del contributo regionale di cui
all'atto di assegnazione del Dirigente medesimo, in conseguenza di
quanto richiesto dai Comuni sede di Distretto in merito all'eventuale
individuazione, all'atto della presentazione del Piano, di un altro
Comune o di un soggetto pubblico di cui all'art. 16 della L.R. 2/03,
in qualita' di soggetto capofila del presente programma finalizzato.
Iniziativa B - "Interventi a sostegno dei programmi di assistenza ed
integrazione sociale a favore delle vittime di sfruttamento sessuale
- art. 18, DLgs 286/98"
Risorse programmate: Euro 450.000,00
Destinatari:
Le risorse sono destinate, per quanto concerne le azioni indicate ai
successivi punti A) e B) del paragrafo relativo agli obiettivi, ai
soggetti pubblici e del privato sociale che fanno parte del Progetto
regionale "Oltre la Strada", cosi' come descritto nella deliberazione
di Consiglio regionale 497/03.
Obiettivi:
Prosecuzione dei programmi di assistenza e integrazione sociale
avviati in attuazione dell'art. 18 del TU sull'immigrazione approvato
con DLgs 286/98.
Da realizzarsi mediante le seguenti azioni:
a) interventi di protezione, assistenza ed integrazione sociale
nell'ambito delle iniziative contro la tratta (accoglienza,
accompagnamento ai servizi e sostegno medico e psicologico,
formazione scolastica, professionale e linguistica, azioni di
orientamento, counselling e laboratori motivazionali, assistenza
legale, ricongiungimenti familiari e rimpatri assistiti, ecc);
b) azioni di accompagnamento e di sostegno a favore della rete
regionale di "Oltre la Strada".
Atti successivi:
La Giunta regionale provvedera' con propri atti formali alla
definizione dei criteri per la ripartizione delle risorse, alla loro
assegnazione e all'assunzione dell'impegno di spesa.
La liquidazione dei contributi regionali, che non dovranno superare
il 50% della spesa complessiva del progetto, avverra' con atto
formale del Dirigente competente a fronte di un programma finalizzato
"Interventi a sostegno dei programmi di assistenza ed integrazione
sociale a favore delle vittime di sfruttamento sessuale - art. 18,
DLgs 286/98", con le caratteristiche sopra descritte, che dovra'
essere:
- approvato nell'ambito del Programma attuativo 2005 dei Piani di
Zona;
- presentato alla Regione nei tempi previsti per il Programma
attuativo 2005 dei Piani di Zona;
- valutato congruo da parte del Servizio regionale competente
rispetto agli obiettivi assegnati dalla Regione.
3.5.3. Interventi a sostegno delle iniziative di comunicazione
interculturale
Risorse programmate: Euro 130.000,00
Destinatari:
Le risorse sono destinate ai Comuni singoli o associati ai sensi
della L.R. 11/01, alle Amministrazioni provinciali, alle Aziende
unita' sanitarie locali ed Ospedaliere, ai soggetti iscritti all'Albo
regionale delle cooperative sociali di cui alla L.R. 7/94 e
successive modificazioni, alle associazioni sociali, operanti nel
settore socio-assistenziale e culturale, di cui alla L.R. 34/02 e
successive modificazioni, alle organizzazioni di volontariato di cui
alla L.R. 37/96 e successive modificazioni, ambito
socio-assistenziale e culturale, ai soggetti privati senza scopo di
lucro che abbiano tra le finalita' statutarie uno degli obiettivi di
seguito indicati.
Obiettivi:
In uno scenario mediatico nel quale spesso la rappresentazione del
fenomeno migratorio viene prevalentemente correlata alle sole
problematiche di ordine pubblico, marginalita' e disagio sociale, si
conferma la necessita' di consolidare una specifica iniziativa nel
settore della comunicazione. Tale iniziativa si pone l'obiettivo di
promuovere una maggiore consapevolezza delle opportunita' e
dell'arricchimento complessivo che il fenomeno migratorio conferisce
alla societa' e di evitare nel contempo che nel tessuto sociale
possano innescarsi processi di isolamento e chiusura comunicativa tra
i cittadini stranieri ed i soggetti autoctoni individuali e
collettivi della nostra regione.
Si intendono qui specificatamente connessi ad una attivita' di
comunicazione interculturale gli interventi che perseguono i seguenti
obiettivi:
a) favorire una corretta conoscenza delle cause e degli aspetti reali
del fenomeno migratorio;
b) valorizzare e diffondere le espressioni culturali, ricreative,
sociali e religiose delle varie comunita' straniere;
c) garantire ai cittadini immigrati stranieri pari opportunita' di
accesso all'informazione;
d) prevenire fenomeni e comportamenti improntati all'intolleranza e
alla discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali e
religiosi.
Atti successivi:
Per la realizzazione delle azioni connesse al conseguimento degli
obiettivi sopra indicati, la Giunta regionale provvedera' con propri
atti alla individuazione delle modalita' di accesso ai contributi,
alla assegnazione dei finanziamenti, all'impegno di spesa delle
risorse suindicate, nonche' alla definizione delle modalita' di
erogazione della spesa.
3.6. Contrasto alla poverta'
3.6.1. Programma finalizzato al contrasto della poverta' e
all'inclusione sociale
Le risorse complessivamente programmate per il presente programma
ammontano a Euro 3.580.000,00 e trovano allocazione in bilancio sul
Cap. 57107 "Fondo sociale regionale. Quota parte destinata ai Comuni
singoli e alle forme associative per l'attuazione dei piani di zona e
per la realizzazione degli interventi relativi agli assegni di cura,
al sostegno economico ed alla mobilita' degli anziani dei disabili o
inabili (art. 47, comma 1, lett. b), L.R. 12 marzo 2003, n. 2 e Legge
8 novembre 2000, n. 328) - Mezzi statali" afferente all'UPB
1.5.2.2.20101.
Finalita':
Questo programma intende favorire e rafforzare le politiche regionali
di lotta alla poverta' e all'esclusione sociale, attraverso la
progettualita' territoriale (comunale, provinciale, sovra-zonale e/o
zonale) degli interventi e l'attivita' di rete.
Affronta il disagio sociale che sempre piu' si sta caratterizzando
quale condizione di rottura della normalita', non piu' quale
eccezione, evidenziando una crescente vulnerabilita' delle persone.
Tiene conto del diverso caratterizzarsi della poverta' e dei vari
aspetti dell'esclusione. Si occupa di senza fissa dimora e delle
popolazioni nomadi le cui diversita' possono talvolta costituire
fattore di disagio ed emarginazione. Particolare attenzione e'
rivolta alle persone sottoposte a limitazioni della liberta'
personale, sia internamente che esternamente alle carceri,
affrontando il miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti ed
il consolidamento delle attivita' degli sportelli informativi ad essi
rivolti.
Valorizza quindi il "capitale sociale" regionale, inteso come
quell'insieme di relazioni e attivita' su base locale che sono
diventati non solo fattori di coesione, ma anche di produttivita' e
benessere sociale.
Il Programma si sviluppa in tre ambiti d'azione, per ognuno dei quali
sono assegnate specifiche risorse:
A - Interventi promossi dalle zone sociali
B - Interventi rivolti alle poverta' estreme e ai senza fissa dimora,
promossi dal Comune di Bologna
C - Interventi specifici rivolti all'area detenuti, promossi dai
Comuni sede di carcere.
A - Interventi promossi dalle zone sociali
Risorse programmate: Euro 2.800.000,00
Obiettivi:
- Fornire ad ogni persona piena cittadinanza attraverso opportunita'
per la costruzione di una esistenza equa e dignitosa agendo sulle tre
principali aree del disagio sociale: lavoro, casa ed integrazione;
- prevenire le situazioni di poverta', rafforzando i legami di
solidarieta' familiare e sociale dell'inclusione;
- valorizzare l'azione sociale nei luoghi di lavoro attraverso
l'intervento dei delegati sociali;
- promuovere interventi di politica integrata rivolti al contrasto
alla poverta' e all'esclusione sociale, sviluppando innovazione e
buone prassi;
- contrastare il disagio determinato da una crescente vulnerabilita'
delle persone di fronte ai cambiamenti e alle trasformazioni di una
normalita' di vita con particolare riguardo alle separazioni
coniugali o alla rottura di vincoli familiari in presenza di figli;
- affrontare la cosiddetta "poverta' immateriale", tipica dei
contesti urbani, sviluppando nelle persone dignita' ed autostima;
- approfondire la conoscenza della dimensione territoriale della
poverta' e le sue caratteristiche legate anche a differenze di
genere, per l'individuazione di appropriate politiche locali e per la
loro socializzazione.
Azioni:
Le azioni, attraverso la progettualita' territoriale (provinciale,
sovra-zonale e/o zonale) e nell'ambito di un sistema integrato di
interventi e servizi sociali, promuoveranno l'attivita' di rete in
particolare attraverso il coinvolgimento del Terzo Settore.
Riguarderanno:
- la realizzazione, ampliamento o innovazione di servizi di pronta
accoglienza, interventi socio-sanitari, servizi per l'accompagnamento
e il reinserimento sociale delle persone che versano in situazioni di
poverta' estrema e delle persone senza fissa dimora;
- la realizzazione di iniziative anche a carattere innovativo che
intendano dare risposta alle esigenze primarie di sopravvivenza delle
persone in situazione di grave marginalita', in particolare
attraverso il reperimento e/o la fornitura di viveri e beni di prima
necessita'; si considera innovativo e di interesse regionale inoltre
il recupero dalla grande distribuzione di alimenti e beni di prima
necessita' a favore dei meno abbienti;
- il supporto all'azione sociale nei luoghi di lavoro dei delegati
sociali;
- interventi di politica integrata rivolti al contrasto alla poverta'
e all'esclusione sociale, sviluppando innovazione e buone prassi;
- attivazione di misure anche sperimentali a contrasto della
crescente vulnerabilita' delle persone di fronte ai cambiamenti e
alle trasformazioni di una normalita' di vita;
- sviluppo di interventi integrati per l'inserimento sociale di
persone in situazione di esclusione e per la popolazione nomade, per
la presa di coscienza delle risorse personali e per la rimozione di
ostacoli anche di tipo economico;
- sviluppo di iniziative di avvicinamento ad attivita'
responsabilizzanti, anche attraverso la partecipazione a laboratori
artigianali e ad iniziative socializzanti;
- sviluppo di interventi formativi e seminariali, rivolti agli
operatori del settore sociale, per la condivisione delle esperienze
nell'ambito della poverta' e dell'esclusione, anche eventualmente
ricavandone "buone pratiche".
Destinatari:
Comuni sede di Distretto o ad altro soggetto attuatore pubblico di
cui all'art. 16, L.R. 2/03, indicato dal Comune sede di Distretto, in
accordo con gli altri Comuni.
Criteri di ripartizione:
La Regione assegnera' le risorse ai Comuni sede di Distretto sulla
base del numero dei residenti nell'ambito distrettuale al
31/12/2003.
In relazione alla concentrazione nelle grandi citta' delle
problematiche di esclusione, si definiscono correttivi pari a 2 per i
Comuni capoluogo di provincia (Piacenza, Parma, Reggio Emilia,
Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna, Rimini, Forli' e Cesena).
Nell'ambito del ruolo che compete alle Province nella costruzione ed
attuazione dei Piani di Zona, le medesime svolgeranno ruolo di
coordinamento e monitoraggio dei progetti predisposti su base
provinciale, sovra-zonale e/o zonale.
B - Interventi rivolti alle poverta' estreme e ai senza fissa dimora,
promossi dal Comune di Bologna
Risorse programmate: Euro 380.000,00
Obiettivi:
Prevenire, rimuovere o ridurre le condizioni di bisogno e di disagio
determinate dalle problematiche tipiche della realta' metropolitana
del comune di Bologna, per fornire ad ogni persona l'opportunita' di
condurre una vita equa e dignitosa.
Azioni:
Le azioni, attraverso la progettualita' territoriale e nell'ambito di
un sistema integrato di interventi e servizi sociali, promuoveranno
l'attivita' di rete in particolare attraverso il coinvolgimento del
Terzo Settore.
Riguarderanno iniziative finalizzate ad affrontare le problematiche
tipiche della realta' metropolitana, incrementando l'offerta di
servizi ed interventi di pronta accoglienza, accompagnamento e
reinserimento sociale delle persone che versano in situazioni di
poverta' estrema e delle persone senza fissa dimora.
Potranno prevedere lo sviluppo di iniziative di avvicinamento ad
attivita' responsabilizzanti, anche attraverso la partecipazione a
laboratori artigianali e ad iniziative socializzanti delle persone in
grave disagio, delle persone che versano in situazioni di poverta'
estrema e delle persone senza fissa dimora.
Destinatario: Comune di Bologna.
C - Interventi rivolti all'area detenuti, promossi dai Comuni sede di
carcere
Le azioni dovranno essere presentate sentito il parere del Comitato
locale per l'area dell'esecuzione penale adulti, previsto alla lett.
C.2 b) del Protocollo d'Intesa fra il Ministero di Grazia e Giustizia
e la Regione Emilia-Romagna, siglato il 5 marzo 1998.
Risorse programmate: Euro 400.000,00
Obiettivi:
Si intendono realizzare i punti espressi e previsti dal Protocollo
d'Intesa far il Ministero di Grazia e Giustizia e Regione
Emilia-Romagna siglato il 5 marzo del 1998.
Azioni:
a) Miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti - Azioni
rivolte ad incrementare e facilitare l'esecuzione penale esterna al
carcere o alternativa alla pena definitiva: orientamento al lavoro,
inserimento lavorativo, attivita' di miglioramento degli aspetti
relazionali dentro gli istituti penitenziari, attivita' culturali e
sportive, biblioteche e centri di documentazione.
b) Sportello informativo per detenuti - Sviluppo e consolidamento
delle attivita' degli sportelli informativi per detenute/i
attualmente operanti in tutti gli istituti penitenziari della regione
Emilia-Romagna. Lo sviluppo ed il consolidamento delle attivita'
dovranno realizzarsi anche attraverso una maggiore integrazione sia
con le esperienze ed i progetti di integrazione sociale (ex DLgs
286/98), in particolare con la rete degli "Sportelli e/o Centri
informativi", realizzati dai Comuni sul territorio della Regione sia
con i percorsi sperimentali avviati per la costruzione degli
Sportelli sociali (art. 7, L.R. 2/03). Il consolidamento delle
attivita' degli sportelli attraverso le attivita' di mediazione
interculturale e' necessario per far fronte alle problematiche
relative alla forte presenza di detenuti/e stranieri pari al 46%
della popolazione detenuta (dati forniti dal Provveditorato regionale
Amministrazione penitenziaria al 31/12/2003).
Destinatari:
Comuni sedi di carcere (Bologna, Piacenza, Parma, Reggio Emilia,
Modena, Ferrara, Forli', Ravenna, Rimini).
Criteri di ripartizione:
La ripartizione delle risorse verra' effettuata tenendo conto dei
seguenti indicatori:
- popolazione detenuta;
- popolazione detenuta straniera;
- numero dei soggetti sottoposti a misure esterne di esecuzione
penale, rispetto allo specifico territorio.
Atti successivi:
L'assegnazione delle risorse relative alle Azioni A, B e C sopra
riportate e l'assunzione dell'impegno di spesa saranno effettuati con
atto formale del Dirigente competente, sulla base dei criteri per
ciascuna sopra riportati.
La liquidazione dei contributi regionali, che non dovranno superare
il 70% della spesa ammissibile, avverra' con atto formale del
Dirigente competente a fronte di un "Programma a contrasto della
poverta' e per l'inclusione sociale", con le caratteristiche sopra
descritte ed articolato per azioni, che dovra' essere:
- approvato nell'ambito del Programma attuativo 2005 dei Piani di
Zona;
- presentato alla Regione nei tempi previsti per il Programma
attuativo 2005 dei Piani di Zona;
- valutato congruo da parte del Servizio regionale competente
rispetto agli obiettivi assegnati dalla Regione.
Nell'atto di liquidazione saranno apportate le necessarie modifiche
all'elenco dei soggetti assegnatari del contributo regionale di cui
all'atto di assegnazione del Dirigente medesimo, in conseguenza di
quanto richiesto dai Comuni sede di Distretto in merito all'eventuale
individuazione, all'atto della presentazione del programma, di un
altro Comune o di un soggetto pubblico di cui all'art. 16 della L.R.
2/03, in qualita' di soggetto capofila del presente Programma
finalizzato.
3.7. Prevenzione e sostegno al reinserimento sociale delle dipendenze
e di altre forme di disagio sociale
3.7.1. Programma finalizzato "Dipendenze e utenza multiproblematica"
Risorse programmate:
Le risorse programmate per il seguente programma ammontano a Euro
2.500.000,00 e trovano allocazione in bilancio al Cap. 57107 "Fondo
sociale regionale. Quota parte destinata ai Comuni singoli e alle
forme associative per l'attuazione dei Piani di Zona e per la
realizzazione degli interventi relativi agli assegni di cura, al
sostegno economico ed alla mobilita' degli anziani dei disabili o
inabili (art. 47, comma 1, lett. b), L.R. 12 marzo 2003, n. 2 e Legge
8 novembre 2000, n. 328) - Mezzi statali" afferente all'UPB
1.5.2.2.20101.
Destinatari:
Comuni sede di Distretto o altro soggetto pubblico di cui all'art. 16
della L.R. 2/03 per programmi di ambito zonale, interzonale o
provinciale.
Obiettivi:
Sostegno a programmi predisposti congiuntamente da Enti locali e
AUSL, che prevedano il concorso finanziario da parte di entrambi i
soggetti (nel caso delle AUSL nell'ambito dei Livelli Essenziali di
Assistenza) e la collaborazione del Terzo Settore.
Gli obiettivi sono articolati per contesti.
Mondo giovanile e rapporto con le sostanze
Le azioni riferite a questo contesto devono integrarsi con i progetti
e gli interventi per gli adolescenti ed i giovani nei loro contesti
di vita e trovare riscontro nei programmi finalizzati relativi.
Obiettivi:
- costruire percorsi integrati socio-sanitari per l'individuazione
precoce di soggetti a rischio di dipendenza e di problemi correlati
all'uso di sostanze legali ed illegali;
- sviluppare e consolidare interventi socio-sanitari di promozione
della salute nei luoghi del divertimento, anche attraverso l'utilizzo
di unita' mobili, prevedendo il coinvolgimento dei gestori dei locali
e delle forze dell'ordine;
- prevedere, anche attraverso progettualita' sperimentali, forme di
facilitazione all'accesso e di accompagnamento, per i giovani a
rischio, verso servizi non connotati ma in grado di fornire, o di
rendere disponibili, prestazioni anche specialistiche.
Dipendenza da sostanze
Obiettivi:
- sviluppare e/o consolidare percorsi di avviamento/integrazione
lavorativa di soggetti in trattamento, nonche' al termine del
percorso piu' strettamente terapeutico-riabilitativo;
- accompagnare i percorsi di reinserimento sociale e attivare
interventi di contrasto all'esclusione.
Marginalita' sociale associata al consumo di sostanze
Le azioni riferite a questo contesto devono integrarsi con i progetti
e gli interventi di contrasto all'esclusione sociale, per gli
immigrati e per i detenuti ed ex detenuti e trovare riscontro nei
programmi finalizzati relativi.
Obiettivi:
- sviluppare e consolidare interventi e servizi socio-sanitari di
contrasto alla dipendenza da sostanze legali ed illegali associata a
marginalita' sociale, attraverso interventi di riduzione del danno,
in particolare il lavoro di strada e la disponibilita' di servizi e
trattamenti a bassa soglia di accesso;
- sviluppare e consolidare interventi socio-sanitari di promozione
della salute nell'area costiera, in particolare nel periodo estivo.
Utenza multiproblematica
Si introduce quest'anno per la prima volta un tema che richiede
certamente un maggior grado di coordinamento nell'ambito
dell'integrazione socio-sanitaria. Ci si riferisce agli interventi
diretti a persone portatrici di problematiche complesse, nelle quali
ad esempio la dipendenza da sostanze si associa a patologie
psichiatriche, a deterioramento mentale e relazionale HIV correlato,
a demenza alcolica. Tali situazioni si accompagnano spesso a disagio
sociale. Questi casi, poco numerosi in assoluto, possono tuttavia
mettere duramente alla prova le famiglie ed i sistemi socio-sanitari.
La presa in carico richiede percorsi condivisi, che comprendono
certamente trattamenti sanitari, a volte estremamente specialistici,
ma anche un importante coinvolgimento della rete di sostegno sociale.
Si ritiene importante dedicare una attenzione specifica al tema, con
l'attivazione di percorsi in stretta collaborazione con l'Azienda
USL.
Obiettivi:
- Sviluppare percorsi di avviamento/integrazione lavorativa di
soggetti multiproblematici in trattamento, nonche' al termine del
percorso piu' strettamente terapeutico/riabilitativo;
- attivare e sviluppare percorsi di reinserimento sociale, di
contrasto all'esclusione e di sostegno alla domiciliarita'.
Criteri di ripartizione:
- 50% sulla base della popolazione 15-44 anni residente nei Comuni
della zona al 31/12/2003, assegnando ai Comuni capoluogo valore 1,5
ed agli altri Comuni valore 1;
- 50% sulla base del numero di utenti in carico ai Sert nel 2003,
sommati al numero dei casi prevalenti di AIDS notificati al
31/12/2003 e al numero stimato dei pazienti psichiatrici gravi e
lungoassistiti (2% della popolazione afferente ai Dipartimenti salute
mentale), nell'ambito della zona.
Atti successivi:
L'assegnazione delle risorse e l'assunzione dell'impegno di spesa
saranno effettuati con atto formale del Dirigente competente, sulla
base dei criteri sopra riportati.La liquidazione dei contributi
regionali, che non dovranno superare il 70% della spesa ammissibile,
avverra' con atto formale del Dirigente competente, previa
approvazione, nell'ambito del Programma attuativo 2005 dei Piani di
Zona, del Programma finalizzato "Dipendenze e utenza
multiproblematica" da presentare alla Regione nei tempi previsti per
i Piani di Zona 2005-2007 e previa valutazione della congruita' del
Programma finalizzato agli obiettivi assegnati dalla Regione.
Nell'atto di liquidazione saranno apportate le necessarie modifiche
all'elenco dei soggetti assegnatari del contributo regionale di cui
all'atto di assegnazione del Dirigente medesimo, in conseguenza di
quanto richiesto dai Comuni sede di Distretto in merito all'eventuale
individuazione, all'atto della presentazione del programma, di un
altro Comune o di un soggetto pubblico di cui all'art. 16 della L.R.
2/03, in qualita' di soggetto capofila del presente Programma
finalizzato.
3.8. Area anziani e disabili
Le risorse complessivamente programmate per l'area anziani e disabili
e destinate ai seguenti programmi ammontano a complessivi Euro
10.000.000,00 e trovano allocazione in bilancio al Cap. 57107 "Fondo
sociale regionale. Quota parte destinata ai Comuni singoli e alle
forme associative per l'attuazione dei Piani di Zona e per la
realizzazione degli interventi relativi agli assegni di cura, al
sostegno economico ed alla mobilita' degli anziani dei disabili o
inabili (art. 47, comma 1, lett. b), L.R. 12 marzo 2003, n. 2 e Legge
8 novembre 2000, n. 328) - Mezzi statali" afferente all'UPB
1.5.2.2.20101.
3.8.1. Programma finalizzato "Assegno di cura per anziani e
disabili"
Risorse programmate: Euro 6.000.000,00
Destinatari:
Comuni sede di Distretto o altri soggetti pubblici indicati
all'articolo 16 della L.R. 2/03 designati all'attuazione del
programma per la zona sociale di riferimento.
Obiettivi:
a) L'impegno diretto dei Comuni, in collaborazione con le Aziende
USL, nella definizione delle modalita' di concessione e controllo
dell'assegno di cura per anziani previsto dalla L.R. 5/94 e dalla
deliberazione di Giunta regionale 1377/99; le risorse assegnate sono
volte all'ampliamento dei beneficiari di questa misura di intervento,
in modo particolare per quanto attiene: - un maggior utilizzo di
assegni relativi al livello assistenziale piu' elevato (Livello A); -
una maggiore garanzia di continuita' degli interventi per i soggetti
che mantengono le condizioni che hanno motivato l'intervento di
sostegno economico;
b) la continuazione e l'ampliamento della sperimentazione avviata con
la deliberazione della Giunta regionale 1122/02 "Direttiva per la
promozione di progetti personalizzati finalizzati a favorire le
condizioni di domiciliarita' e le opportunita' di vita indipendente
dei cittadini in situazione di handicap grave (assegno di cura e di
sostegno)".
Criteri di ripartizione:
Le risorse programmate sono assegnate ai soggetti destinatari di cui
sopra nel seguente modo:
- Euro 4.000.000,00 per l'area anziani, con variazioni connesse ad
arrotondamenti, in base alla popolazione con eta' eguale o superiore
a 75 anni residente in ogni zona al 31/12/2003;
- Euro 2.000.000,00 per l'area disabili, con variazioni connesse ad
arrotondamenti, in base alla popolazione residente in ogni zona al
31/12/2003.
Fermo restando il limite dell'assegnazione massima definita con atto
del Dirigente competente secondo i criteri sopra richiamati, il
limite del concorso finanziario della Regione e' fissato nel 70% del
totale degli impegni di spesa che le Amministrazioni destinatarie
adotteranno per la realizzazione del programma finalizzato nella zona
sociale di riferimento.
Atti successivi:
L'assegnazione delle risorse l'assunzione dell'impegno di spesa
saranno effettuati con atto formale del Dirigente competente sulla
base dei criteri sopra riportati.
La liquidazione dei contributi regionali, che non dovranno superare
il 70% della spesa ammissibile, avverra' con atto formale del
Dirigente competente, previa approvazione, nell'ambito del Programma
attuativo 2005 dei Piani di Zona, del Programma finalizzato "Assegno
di cura per anziani e disabili" da presentare alla Regione nei tempi
previsti per i Piani di Zona 2005-2007 e previa valutazione della
congruita' dei Programmi finalizzati agli obiettivi assegnati dalla
Regione.
I Comuni possono prevedere una ripartizione delle risorse assegnate
all'area anziani e disabili diversa da quella prevista a livello
regionale, ferma restando la necessita' di motivare tale scelta nel
Programma finalizzato.
Nell'atto di liquidazione saranno apportate le necessarie modifiche
all'elenco dei soggetti assegnatari del contributo regionale di cui
all'atto di assegnazione del Dirigente medesimo, in conseguenza di
quanto richiesto dai Comuni sede di Distretto in merito all'eventuale
individuazione, all'atto della presentazione del programma, di un
altro comune o di un soggetto pubblico di cui all'art. 16 della L.R.
2/03, in qualita' di soggetto capofila del presente Programma
finalizzato.
3.8.2 Programma finalizzato "Centri per l'adattamento dell'ambiente
domestico per anziani e disabili"
Risorse programmate: 500.000,00 Euro
Destinatari:
Comuni capoluogo di provincia o altri soggetti pubblici indicati
all'articolo 16 della L.R. 2/03 designati all'attuazione del
programma ai sensi della DGR 2248/03 per l'ambito provinciale di
riferimento.
Obiettivi:
Proseguire le attivita' di promozione dei Centri di informazione e
consulenza per l'adattamento dell'ambiente domestico per anziani e
disabili, gia' avviate ai sensi della DGR 2248/03
Criteri di ripartizione:
Le risorse sono assegnate con variazioni connesse ad arrotondamenti
in base alla popolazione residente al 31/12/2003 nella provincia di
riferimento.
Fermo restando il limite dell'assegnazione massima definita con atto
del Dirigente competente secondo i criteri sopra riportati, il limite
del concorso finanziario della Regione e' fissato nel 70% del totale
degli impegni di spesa che le Amministrazioni destinatarie
adotteranno.
Atti successivi:
L'assegnazione delle risorse e l'assunzione dell'impegno di spesa
saranno effettuati con atto formale del Dirigente competente, sulla
base dei criteri sopra riportati.
La liquidazione dei contributi regionali, che non dovranno superare
il 70% della spesa ammissibile, avverra' con atto formale del
Dirigente competente, a seguito della presentazione del Programma
finalizzato "Centri per l'adattamento dell'ambiente domestico per
anziani e disabili" da parte del Comune capoluogo di provincia e
attestazione dell'adesione allo stesso nell'ambito del/i Programma/i
attuativo/i 2005 di tutte le zone.
Nell'atto di liquidazione saranno apportate le necessarie modifiche
all'elenco dei soggetti assegnatari del contributo regionale di cui
all'atto di assegnazione del Dirigente medesimo, in conseguenza di
quanto richiesto dai Comuni capoluogo di provincia in merito
all'eventuale individuazione, all'atto della presentazione del
programma, di un altro Comune o di un soggetto pubblico di cui
all'art. 16 della L.R. 2/03, in qualita' di soggetto capofila del
presente Programma finalizzato.
3.8.3 Programma finalizzato "Contributi per la mobilita' e
l'autonomia nell'ambiente domestico a favore di persone con
disabilita' art. 9 e art. 10, L.R. 29/97"
Risorse programmate: 1.000.000,00 Euro
Destinatari:
Comuni sede di Distretto o altri soggetti pubblici indicati
all'articolo 16 della L.R. 2/03 designati all'attuazione del
programma ai sensi della DGR 1161/04 per l'ambito distrettuale di
riferimento.
Obiettivi:
Garantire l'erogazione dei contributi previsti agli articoli 9 e 10
della L.R. 29/97 a favore delle persone in situazione di handicap
grave per l'acquisto e l'adattamento di autoveicoli e per l'acquisto
di ausili, attrezzature e arredi personalizzati per la casa, secondo
i criteri e le procedure definiti con la DGR 1161/04.
Criteri di ripartizione:
Le risorse sono assegnate con variazioni connesse ad arrotondamenti
in base alla popolazione residente al 31/12/2003 nella zona sociale
di riferimento.
Atti successivi:
L'assegnazione delle risorse e l'assunzione dell'impegno di spesa
saranno effettuati con atto formale del Dirigente competente, sulla
base dei criteri e delle procedure indicati nella DGR 1161/04.
La liquidazione dei contributi regionali avverra' con atto formale
del Dirigente competente, previa comunicazione, da parte del soggetto
designato all'attuazione del programma, del numero e della tipologia
di domande pervenute e finanziabili, entro il termine di 90 giorni
dalla scadenza, individuata dalla DGR 1161/04, per la presentazione
delle domande di contributo.
Nell'atto di liquidazione saranno apportate le necessarie modifiche
all'elenco dei soggetti assegnatari del contributo regionale di cui
all'atto di assegnazione del Dirigente medesimo, in conseguenza di
quanto richiesto dai Comuni sede di Distretto in merito all'eventuale
individuazione di un altro Comune o di un soggetto pubblico di cui
all'art. 16 della L.R. 2/03, in qualita' di soggetto capofila del
presente Programma finalizzato.
La Giunta regionale procedera' alla eventuale nuova assegnazione
delle risorse assegnate ma non utilizzate dai Comuni in relazione
all'assenza o carenza di domande di contributo, cosi' come previsto
all'Allegato A della DGR 1161/04.
3.8.4 Programma finalizzato "Promozione di una funzione di
coordinamento per favorire l'integrazione lavorativa di persone in
situazione di handicap e svantaggio sociale"
Risorse programmate: 1.000.000,00 Euro
Obiettivi:
Il programma e' finalizzato ad attivare, nell'ambito degli accordi di
programma che approvano i Piani di Zona, una funzione di
coordinamento per la progettazione e realizzazione di percorsi
integrati e progetti di inserimento lavorativo mirato per persone in
situazione di particolare svantaggio sociale, nonche' alla promozione
del lavoro di e'quipe multi professionale di ambito zonale,
attraverso il coinvolgimento degli operatori provenienti da enti e
settori di intervento diversi (handicap, dipendenze, esclusione
sociale, salute mentale).
Tale funzione di coordinamento, che le zone eserciteranno attraverso
strumenti organizzativi di tipo sperimentale, si integra con le
attivita' dei Centri per l'impiego. L'obiettivo e' quello di
coordinare in ambito zonale interventi socio-sanitari, politiche
formative e del lavoro per rispondere in modo adeguato ai bisogni
delle persone in situazione di maggiore gravita' e con particolare
difficolta' di accesso al mercato del lavoro.
Le principali attivita' riconducibili alla funzione di coordinamento
di cui al presente programma sono:
- coordinamento e messa in rete in ambito zonale dei servizi e degli
interventi di carattere socio-assistenziale e socio-sanitario
propedeutici o sostitutivi all'inserimento lavorativo (ad es. borse
lavoro, laboratori protetti, progetti di integrazione sociale in
ambiente lavorativo...), nonche' raccordo di tali strumenti con gli
strumenti del collocamento ordinario;
- promozione del ruolo della cooperazione sociale di tipo b), in
particolare, nelle le forme previste dall'articolo 5 della Legge
381/91, dall'articolo 12 della Legge 68/99, nonche' attraverso la
sperimentazione di forme di collaborazione innovative tra Servizi
pubblici, Aziende, Cooperative sociali ed Associazioni sindacali e di
rappresentanza, finalizzate all'inserimento delle persone in
situazione di handicap di particolare gravita' o di particolare
difficolta' di accesso nel mondo del lavoro;
- elaborazione di progetti personalizzati di inserimento lavorativo
per persone in situazione di particolare difficolta', in
collaborazione con i Centri per l'impiego e con i servizi
socio-sanitari competenti (ad es. Polo Handicap, SERT, DSM, Servizio
sociale adulti...) attraverso:
- ricerca di opportunita' di impiego;
- costruzione di un percorso di inserimento nel luogo di lavoro;
- sostegno e accompagnamento nelle varie fasi dell'inserimento
(tutoraggio);
- verifica periodica dell'inserimento effettuato;
- sostegno ai datori di lavoro pubblici e privati attraverso servizi
di consulenza per l'adattamento fisico e relazionale del posto di
lavoro, accompagnamento, sostegno e supervisione nella gestione dei
progetti di inserimento lavorativo.
La Regione attuera' un'azione di monitoraggio sulle esperienze
effettuate al fine di fornire successive indicazioni per ricondurre
ad omogeneita' gli strumenti e le soluzioni organizzative adottati.
Destinatari:
Comuni sede di Distretto o altri soggetti pubblici indicati
all'articolo 16 della L.R. 2/03 designati all'attuazione del
programma per la zona sociale di riferimento.
Criteri di ripartizione:
Le risorse sono ripartite, con variazioni connesse ad arrotondamenti,
sulla base dei seguenti criteri:
- una quota corrispondente al 30% delle risorse sara' destinata in
uguale misura a tutti i Comuni sede di Distretto;
- la restante quota del 70% sara' suddivisa tra i Comuni sede di
Distretto in base alla popolazione residente al 31/12/2003 nella zona
sociale di riferimento.
Atti successivi:
L'assegnazione delle risorse e l'assunzione dell'impegno di spesa
saranno effettuati con atto formale del Dirigente competente, sulla
base dei criteri sopra riportati.
La liquidazione dei contributi regionali, che non dovranno superare
il 70% della spesa ammissibile, avverra' con atto formale del
Dirigente competente, previa approvazione, nell'ambito del Programma
attuativo 2005 dei Piani di Zona, del Programma finalizzato
"Promozione di servizi per l'integrazione lavorativa di persone in
situazione di svantaggio sociale" da presentare alla Regione nei
tempi previsti per i Piani di Zona 2005-2007 e previa valutazione
della congruita' del Programma finalizzato agli obiettivi assegnati
dalla Regione.
Nell'atto di liquidazione saranno apportate le necessarie modifiche
all'elenco dei soggetti assegnatari del contributo regionale di cui
all'atto di assegnazione del Dirigente medesimo, in conseguenza di
quanto richiesto dai Comuni sede di Distretto in merito all'eventuale
individuazione, all'atto della presentazione del programma, di un
altro Comune o di un soggetto pubblico di cui all'art. 16 della L.R.
2/03, in qualita' di soggetto capofila del presente Programma
finalizzato.
3.8.5. Programma finalizzato alla qualificazione delle attivita'
connesse alla concessione delle provvidenze economiche agli invalidi
civili
Risorse programmate: Euro 500.000,00
Destinatari: Comuni capoluogo di provincia
Obiettivi:
Proseguire l'azione di qualificazione e di informatizzazione delle
attivita' istruttorie, connesse alle pratiche di concessione delle
provvidenze economiche agli invalidi civili, con particolare
attenzione alla semplificazione delle procedure e dei rapporti tra i
vari interlocutori coinvolti (Commissioni sanitarie AUSL, INPS,
Patronati ...) al fine di ridurre i tempi di attesa per i cittadini.
Criteri di ripartizione:
Le risorse saranno ripartite sulla base della popolazione residente
per ambito provinciale al 31/12/2003.
Atti successivi:
Il Dirigente regionale competente provvedera' con propri atti formali
all'assegnazione, alla concessione e all'assunzione dei relativi
impegni di spesa, alla liquidazione delle risorse del presente
programma secondo i criteri sopra individuati.
3.8.6. Programma integrato socio-sanitario per l'assistenza protesica
a favore di soggetti in condizioni di poverta', in particolare
anziani.
Coerentemente agli obiettivi di benessere sociale indicati al
Capitolo 2 e nell'ambito di una azione piu' generale di
riorganizzazione volto a qualificare l'assistenza odontoiatrica nella
regione Emilia-Romagna e a garantire maggiore equita' nell'accesso ai
servizi, la Regione intende promuovere uno specifico programma
sperimentale socio-sanitario per l'assistenza protesica a favore di
soggetti in condizione di poverta', in particolare anziani.
Risorse programmate: 1.000.000,00 Euro
Obiettivi:
La condizione di poverta' e' spesso causa di impossibilita' di
acquisto di protesi dentaria o di manufatto protesico per coloro che
hanno problemi di masticazione, in particolare anziani, con
conseguente grave danno per la salute e peggioramento della qualita'
della vita.
A tal fine la Regione intende promuovere una misura finalizzata a
garantire la copertura delle spese per manufatti protesici ed
odontotecnici per le persone a basso reddito.
La Giunta regionale con successivo atto definira' i destinatari della
misura, i requisiti e le procedure per l'accesso, le modalita' di
finanziamento, gli strumenti di monitoraggio e verifica della
sperimentazione.