DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 14 luglio 2003, n. 1357
Parere in merito al Progetto di Piano stralcio per l'assetto idrogeologico del Delta dell'Autorita' di Bacino del fiume Po e di valutazione delle relative osservazioni, ai sensi dell'art. 18 della Legge 18 maggio 1989, n. 183
LA GIUNTA DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
Premesso che:
- l'art. 17 della Legge 18 maggio 1989, n. 183, come modificato
dall'art. 12 del DL 5 ottobre 1993, n. 398, convertito in Legge 4
dicembre 1993, n. 493, al comma 6 ter, prevede che i piani di bacino
possano essere redatti e approvati anche per sottobacini o per
stralci relativi a settori funzionali;
- l'art. 18 della citata legge 18 maggio 1989, n. 183, stabilisce le
modalita' di approvazione dei piani di bacino di rilievo nazionale;
- il medesimo art. 18, al comma 9, dispone che le Regioni si
esprimano sulle osservazioni pervenute e formulino un parere sul
Progetto di piano;
- l'art. 1 del DL 11 giugno 1998 n. 180, convertito, con
modificazioni, in Legge 3 agosto 1998 n. 267, recante "Misure urgenti
per la prevenzione del rischio idrogeologico ed a favore delle zone
colpite da disastri franosi nella Regione Campania" prevede
l'adozione di Piani stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico
entro il 30 giugno 2001;
- l'art. 1bis del DL 12 ottobre 2000, n. 279, convertito in Legge 11
dicembre 2000, n. 365 "Conversione in legge, con modificazioni, del
DL 12 ottobre 2000, n. 279, recante interventi urgenti per le aree a
rischio idrogeologico molto elevato ed in materia di Protezione
civile, nonche' a favore delle zone della regione Calabria
danneggiate dalle calamita' idrogeologiche di settembre ed ottobre
2000" anticipa ulteriormente al 30 aprile 2001 il termine per
l'adozione dei Piani stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico i
cui progetti siano gia' stati adottati prima dell'entrata in vigore
della medesima Legge 365/00;
- l'art. 139 della L.R. 21 aprile 1999, n. 3 concernente "Riforma del
sistema regionale e locale" istituisce il Comitato di Coordinamento
dei sottobacini del fiume Po;
visto che:
- con deliberazione 26/01 del 18 dicembre 2001, pubblicata nel
supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 56 del 7 marzo 2001,
il Comitato Istituzionale dell'Autorita' di Bacino del fiume Po ha
adottato il "Progetto di Piano stralcio per l'Assetto Idrogeologico
del Delta" (in seguito denominato anche PAI Delta) ai sensi dell'art.
17, comma 6 ter della Legge 18 maggio 1989, n. 183, e successive
modifiche ed integrazioni;
- l'Autorita' di Bacino del fiume Po ha trasmesso alla Regione
Emilia-Romagna, con nota n. 926 del 14 febbraio 2002, il Progetto di
PAI Delta per il deposito, ai sensi dell'art. 18, comma 6 della Legge
18 maggio 1989, n. 183, e per gli adempimenti di competenza regionale
previsti al comma 9 del medesimo articolo;
- con comunicato pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione
Emilia-Romagna n. 37, Parte seconda del 6 marzo 2002 e' stato reso
noto che gli atti relativi al Progetto di PAI Delta sono stati
depositati presso la sede della Regione Emilia-Romagna, Direzione
Generale Ambiente e Difesa Del suolo e della costa - Servizio
Programmazione Difesa del suolo, presso la sede della Provincia di
Ferrara, ai fini della consultazione per 45 giorni dopo l'avvenuta
pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale e quindi fino al 22/4/2002;
- entro i successivi 45 giorni, e quindi entro il 5 giugno 2002,
potevano essere inoltrate alla Regione Emilia-Romagna osservazioni
sul Progetto di Piano, secondo le modalita' di cui al comma 8
dell'art. 18 della Legge 18 maggio 1989, n. 183;
dato atto che:
- il Progetto di Piano stralcio e' costituito dai seguenti
elaborati:
1. Relazione generale e relativi allegati
Allegato 1 - Cartografia di inquadramento territoriale ed
amministrativo
Allegato 2 - Quadro della pianificazione territoriale e delle tutele
presenti
Allegato 3 - Opere idrauliche sul reticolo idrografico e a mare
Allegato 4 - Dinamica e modificazioni delle sezioni d'alveo del Po di
Venezia
Allegato 5 - Analisi del rischio residuale
2. Quadro degli interventi strutturali di difesa
3. Programma finanziario
4. Delimitazione delle fasce fluviali - cartografia alla scala
1:10.000 e 1:100.000
5. Norme di attuazione
dato atto, altresi', che:
- non sono pervenute osservazioni entro e fuori il termine previsto;
- hanno inoltre preso visione del Progetto di Piano depositato, ai
sensi del comma 7 dell'art. 18 della 183/89, presso le sedi di
consultazione sottoindicate, i seguenti soggetti:
Sede: Regione Emilia-Romagna
non e' stata avanzata alcuna richiesta di consultazione del Progetto
di PAI
Sede: Provincia di Ferrara
ing. Giuseppe Caruso
dato atto inoltre che:
- il Direttore generale all'Ambiente e Difesa del suolo e della costa
ha convocato, con nota n. 03/8420 del 17 marzo 2003, la Direzione
generale Programmazione territoriale e Sistemi di mobilita', la
Direzione generale Agricoltura, la Direzione generale Attivita'
produttive, Commercio, Turismo, e la Direzione generale Affari
istituzionali e legislativi, nonche' i diversi Servizi coinvolti
della Direzione Ambiente per illustrare il Progetto di Piano stralcio
per l'assetto idrogeologico del Delta;
- il Direttore generale all'Ambiente e Difesa del suolo e della costa
ha richiesto, con nota n. 03/11083 del 18 marzo 2003, alla Direzioni
e ai Servizi, convocati alla riunione di cui sopra, per le specifiche
competenze, le valutazioni necessarie per la formazione del parere
regionale in adempimento di quanto previsto dal combinato disposto
dell'art. 19, comma 1 e dell'art. 18, comma 9 della Legge 18 maggio
1989, n. 183;
- hanno espresso parere in merito, dando il proprio contributo in
sede di istruttoria del Progetto di Piano ed in sede di formazione
del parere sul medesimo:
- la Direzione generale Programmazione territoriale e Sistemi di
mobilita' con nota n. 8896 del 17 aprile 2003;
- il Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli con nota n.
AMB/GEO/03/14275 del 13 maggio 2003;
- il Servizio Rifiuti e Bonifica siti con nota n. AMB/RIF/03/13896
dell'8 maggio 2003;
- il Servizio Tutela e Risanamento risorse acqua con nota n.
AMB/SSR/03/16060 del 3 giugno 2003;
- il Servizio Pianificazione di bacino e della costa ed il Servizio
Tecnico di Bacino del Po di Volano (cosi' ridefiniti a seguito della
deliberazione di Giunta 1260/02 del 22 luglio 2002);
- a conclusione della istruttoria e della formazione del parere
regionale, l'Assessore per la Difesa del suolo e della costa.
Protezione civile, con nota n. 15024 del 21 maggio 2003 ha convocato,
ai sensi dell'art. 1 bis, comma 3 della Legge 11 dicembre 2000, n.
365, la conferenza programmatica, ai fini della verifica della
necessaria coerenza tra pianificazione di bacino e pianificazione
territoriale, per l'espressione del parere, come previsto dal comma 4
dello stesso articolo (riportato nell'Allegato A) sul Progetto di
Piano stralcio;
- la Conferenza programmatica in data 4 giugno 2003 ha espresso il
proprio parere favorevole, come evidenziato nel verbale del 4 giugno
2003 che si allega (Allegato B), quale parte integrante;
riscontrato che:
- il Piano di Bacino, ai sensi dell'art. 17, comma 1 della Legge 18
maggio 1989, n. 183, ha valore di "Piano territoriale di settore ed
e' lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante
il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d'uso
finalizzate alla conservazione, alla difesa ed alla valorizzazione
del suolo e alla corretta utilizzazione delle acque, sulla base delle
caratteristiche fisiche ed ambientali del territorio interessato";
- il Progetto di Piano stralcio e' stato formato in ottemperanza
all'art. 17 della Legge 18 maggio 1989, n. 183, secondo la
fattispecie di cui al comma 6 ter dello stesso articolo;
- il Progetto di Piano stralcio ha per ambito di riferimento, come
esplicitato all'art. 2 delle Norme di piano, il Delta del fiume Po,
costituito dal sottobacino che, dall'incile del Po di Goro, si
estende a nord, sino al limite del bacino idrografico, come da
perimetrazione approvata con DPR 1 giugno 1998, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale n. 173 del 19/10/1998, e a sud al ramo del Po di
Goro;
- il Progetto di Piano stralcio, con riferimento alle finalita' ed
agli obiettivi indicati nell'art. 1 della Legge 3 agosto 1998, n.
267, affronta prioritariamente la moderazione delle piene, la difesa
e la regolazione dei corsi d'acqua, con specifica attenzione alla
valorizzazione della naturalita' delle regioni fluviali, considerando
congiuntamente le funzioni concorrenti di difesa e di
regolamentazione dell'uso del suolo;
- gli obiettivi e finalita' del Progetto di Piano stralcio,
esplicitati in relazione, sono:
- garantire un livello di sicurezza adeguato sul territorio, sia in
riferimento ai fenomeni di deflusso delle piene che interessano gli
alvei delimitati dagli argini maestri sia in riferimento al rischio
residuale presente nell'ambito territoriale di riferimento del
piano;
- conseguire il recupero degli ambiti fluviali e del sistema
idrografico quali elementi centrali e strategici per gli habitat
naturali, la struttura sociale ed economica del Delta;
- perseguire la massima funzionalita' ed efficienza del sistema
difensivo fluviale (argini maestri, opere di difesa in alveo e opere
di regolazione) e di difesa a mare, quale elemento prioritario ai
fini della protezione di centri abitati, infrastrutture, luoghi e
ambienti di riconosciuta importanza e della riduzione del rischio
idraulico presente;
- realizzare approfondimenti conoscitivi e di valutazione del rischio
residuale costituenti criteri e indirizzi di riferimento per la
redazione degli strumenti di protezione civile e di emergenza a scala
regionale, provinciale e comunale;
- raggiungere condizioni di uso del suolo compatibili sia con le
finalita' di tutela degli ambienti e degli equilibri naturali delle
aste fluviali e del territorio sia con quelle di diminuzione della
vulnerabilita' del territorio;
- individuare e perseguire linee di intervento interagenti con le
azioni di scala regionale, nazionale e internazionale indirizzate ad
un processo di restauro ecologico e di rinaturazione del Delta;
- per raggiungere tali obiettivi, l'Autorita' di Bacino del fiume Po,
con lo strumento in esame, ha previsto la realizzazione di interventi
strutturali e non strutturali ed ha dettato regole per l'uso del
suolo, per la gestione idraulica del sistema;
considerato di formulare il seguente parere regionale sul Progetto di
Piano, con le relative, conseguenti, proposte di modifica
all'Autorita' di Bacino del fiume Po, si rileva quanto segue:
in primo luogo si puo' osservare che il Progetto di Piano e' uno
strumento complesso ed articolato, che affronta tematiche diverse -
l'assetto geomorfologico e idraulico del sistema del Delta, la
subsidenza, i sistemi ecologici e le aree a prevalente connotazione
naturalistica le norme d'uso del territorio, gli indirizzi alla
pianificazione urbanistica, - ognuna delle quali presenta
caratteristiche peculiari per livello di approfondimento, e per gli
effetti sul sistema degli enti locali e della pianificazione. Il
Progetto di Piano pone inoltre le basi per una gestione organica e
sistemica del territorio deltizio, che coinvolge enti diversi, per il
conseguimento di un maggior livello di sicurezza nel rispetto
comunque delle tematiche ambientali e naturali proprie del Delta;
in tale ottica il PAI del Delta ricerca soluzioni preventive che
consentano uno sviluppo socio-economico senza determinare un aumento
dei livelli di rischio idraulico e cerca di indirizzare le scelte
degli strumenti di pianificazione territoriale evidenziando i limiti
connessi al grado di protezione idraulica effettivamente
conseguibile;
il PAI del Delta affronta inoltre, in linea con le disposizioni gia'
vigenti sul resto del bacino del Po (si veda l'art. 1, comma 11 delle
NA del PAI), i rapporti tra Piano di bacino e Piani territoriali di
coordinamento provinciali (PTCP), evidenziando la possibilita' per i
PTCP di attuare il PAI del Delta specificandone ed articolandone i
contenuti ai sensi dell'art. 57 del DLgs 31 marzo 1998, n. 112 e
delle relative disposizioni regionali di attuazione. I contenuti
dell'intesa prevista dal richiamato art. 57 definiscono gli
approfondimenti di natura idraulica e geomorfologica relativi alle
problematiche di sicurezza idraulica trattate dal PAI Delta,
coordinate con gli aspetti ambientali e paesistici propri del Piano
territoriale di coordinamento provinciale, al fine di realizzare un
sistema di tutela sul territorio non inferiore a quello del PAI
Delta, basato su analisi territoriali non meno aggiornate e non meno
di dettaglio. In questo modo l'adeguamento degli strumenti
urbanistici e' effettuato nei riguardi dello strumento provinciale
per il quale e' stata raggiunta l'intesa di cui all'art. 57.
Valutazioni di carettere specifico
Il Progetto di Piano individua cinque scenari di modalita' di
funzionamento idraulico dei rami deltizi, legati alla realizzazione
di determinati interventi strutturali:
- Scenario 1. Condizioni attuali di sistemazione; inalterate le
dimensioni geometriche degli alvei, i tracciati delle arginature e le
ripartizioni delle portate nei rami;
- Scenario 2. Condizioni modificate dalla realizzazione sull'incile
del Po di Goro di un manufatto limitatore della portata entrante nel
ramo (Scenario 2.1: portata massima defluita 800 mc/s; Scenario 2.2:
portata massima defluita 1.350 mc/s);
- Scenario 3. Condizioni modificate dalla massimizzazione della
capacita' di deflusso del Po di Maistra;
- Scenario 4. Condizioni modificate dalla realizzazione sull'incile
del Po di Goro di un manufatto limitatore della portata entrante nel
ramo (portata massima defluita 1.350 mc/s) e dalla massimizzazione
della capacita' di deflusso del Po di Maistra;
si ritiene che tale analisi debba essere rivista anche alla luce
delle decisioni prese nell'ambito della programmazione degli
interventi da parte dell'AIPO, in quanto la scelta iniziale di
realizzare un ripartitore delle portate all'incile del Po di Goro e'
stata abbandonata, e i relativi finanziamenti sono stati destinati ad
interventi sulle arginature del Po di Goro e di Maistra. Pertanto
rimangono attuali solo gli scenari 1 e 3;
tuttavia si ritiene che il Progetto di Piano non debba puntualmente
individuare scenari di sistemazione, a cui sono riferiti gli
interventi, ma semplicemente evidenziare le criticita' e definire gli
assetti dei rami deltizi;
relativamente all'assetto del Po di Goro e' importante evidenziare
che la realizzazione del ripartitore non ne avrebbe reso possibile la
navigazione, ai fini turistici, obiettivo a cui sta tendendo la
Regione Emilia-Romagna;
si ritiene inoltre opportuno differenziare i segni grafici che
individuano le opere a mare e le arginature sui rami del Delta;
si ritiene inoltre necessario, in sede di progettazione degli
interventi di sistemazione delle arginature tenere conto del non
trascurabile andamento della subsidenza nel territorio oggetto del
Piano;
relativamente all'articolo 11 si osserva che fra le infrastrutture
vietate per la fascia A-B sono inserite gli impianti di trattamento
acque reflue, tuttavia per quelli esistenti sono ammessi gli
ampliamenti per adeguamento alle normative vigenti. Si ritiene, visto
l'ambito territoriale interessato dal PAI Delta, di notevole pregio
ambientale e naturalistico, di doverlo maggiormente tutelare
prevedendo che ogni ampliamento funzionale comporti la
delocalizzazione dell'impianto al di fuori delle fasce fluviali A-B;
relativamente all'articolato normativo si ritiene che debba essere
integrato l'articolo 11 "Limitazioni alle attivita' d'uso e di
trasformazione del suolo", chiarendo se per i territori della fascia
C1, all'interno dei centri edificati definiti dall'art. 18 della
Legge 22 ottobre 1971, n. 865, sono possibili o meno nuove
edificazioni, in quanto la norma si limita a vietarle al di fuori del
centro edificato;
sempre relativamente all'art. 11, si ritiene opportuno in fascia C1,
all'esterno dei centri edificati definiti dall'art. 18 della Legge 22
ottobre 1971, n. 865, non vietare gli ampliamenti degli edifici
esistenti, mantenendo invece il divieto solo per le nuove
edificazioni;
si ritiene inoltre piu' esaustivo riferire la delimitazione del
centro edificato non solo alla Legge 865/71, ma anche alla L.R.
20/00;
si nota inoltre che nella fascia C1 sono consentite le perforazioni
di pozzi previo nulla osta idraulico, visti pero' i problemi di
subsidenza e di infiltrazione salina sarebbe opportuno richiedere
che, a corredo della richiesta da inoltrare all'autorita' idraulica
competente, sia prodotta una relazione tecnica che dimostri la non
influenza dell'opera sulle dinamiche in atto;
infine per una migliore impostazione della norma, si propone di
modificare il comma 5 dell'art. 11, articolandolo in due commi
separati, uno relativo alle attivita' vietate, ed uno relativo alle
attivita' consentite;
si propone inoltre di modificare il comma 1 dell'art. 17 specificando
che il Delta, in quanto tale, e' qualificato come zona sensibile dal
punto di vista ambientale ai sensi delle vigenti disposizioni
dell'UE;
infine si ritiene opportuno che il programma di monitoraggio,
previsto all'art. 19 delle Norme, relativo alle caratteristiche
fisiche, idrologiche ed idrauliche del sistema deltizio, sia
finalizzato anche al miglioramento delle attuali reti di controllo
quali-quantitative;
visto il combinato disposto dell'art. 19, comma 1 e dell'art. 18,
comma 9 della Legge 183/89 in base ai quali la Regione e' tenuta ad
esprimere oltre al parere sul Progetto di Piano stralcio, anche le
proprie valutazioni sulle osservazioni pervenute;
dato atto, ai sensi della deliberazione della Giunta regionale 24
marzo 2003, n. 447 "Indirizzi in ordine alle relazioni organizzative
e funzionali tra le strutture e sull'esercizio delle funzioni
dirigenziali" del parere preventivo in merito alla regolarita'
amministrativa del presente atto espresso dal Direttore generale
all'Ambiente e Difesa del suolo e della costa dott.ssa Leopolda
Boschetti;
su proposta dell'Assessore alla Difesa del suolo e della costa.
Protezione civile, Marioluigi Bruschini;
a voti unanimi e palesi, delibera:
1) di formulare parere positivo, per le motivazioni e con le riserve
espresse in narrativa, sul Progetto di Piano stralcio per l'assetto
idrogeologico del Delta adottato dal Comitato istituzionale
dell'Autorita' di Bacino del fiume Po con deliberazione n. 26 del 18
dicembre 2001, in quanto strumento atto a definire le azioni di
governo necessarie a ridurre il rischio idraulico nel territorio
interessato dal Progetto di Piano;
2) di fare proprio il "Parere sul Progetto di Piano stralcio per
l'assetto idrogeologico del Delta" (Allegato A) espresso dalla
Conferenza programmatica corredato del verbale della Conferenza
stessa (Allegato B);
3) di esprimere su alcuni aspetti specifici del progetto di Piano
stesso i suggerimenti e le proposte di modifica contenute nel
"considerato";
4) di precisare che i citati Allegati A, B, sono parte integrante e
sostanziale della presente deliberazione;
5) di inviare, ai sensi del comma 9 dell'art. 18 della Legge 18
maggio 1989, n. 183, copia del presente atto deliberativo
all'Autorita' di Bacino del fiume Po, perche' proceda all'adozione
del piano ai sensi del comma 10 del citato articolo;
6) di pubblicare la presente deliberazione nel Bollettino Ufficiale
della Regione Emilia-Romagna.
ALLEGATO A
Conferenza programmatica (art. 1 bis DL 279/00, convertito con Legge
365/00)
Parere in merito al Progetto di Piano stralcio per l'Assetto
idrogeologico del Delta (PAI Delta), adottato con deliberazione n. 26
del 18/12/2001 dal Comitato istituzionale dell'Autorita' di Bacino
del Fiume Po
Premessa
Il Progetto di Piano stralcio per l'Assetto idrogeologico del Delta,
e' stato adottato dal Comitato istituzionale dell'Autorita' di Bacino
del fiume Po nella seduta del 18 dicembre 2001 e depositato presso la
medesima Autorita', le Regioni, le Province, per essere sottoposto a
consultazione e ad osservazioni.
Il Progetto di Piano e' costituito dai seguenti documenti:
1. Relazione generale e relativi allegati Allegato 1 - Cartografia di
inquadramento territoriale ed amministrativo Allegato 2 - Quadro
della pianificazione territoriale e delle tutele presenti Allegato 3
- Opere idrauliche sul reticolo idrografico e a mare Allegato 4 -
Dinamica e modificazioni delle sezioni d'alveo del Po di Venezia
Allegato 5 - Analisi del rischio residuale
2. Quadro degli interventi strutturali di difesa
3. Programma finanziario
4. Delimitazione delle fasce fluviali - cartografia alla scala
1:10.000 e 1:100.000
5. Norme di attuazione
L'ambito di riferimento per il PAI Delta e' definito, partendo
dall'incile del Po di Goro, a nord dall'argine sinistro del Po di
Venezia e successivamente da quello del Po di Maistra sino al mare; a
sud dall'argine destro del Po di Goro sino al mare. Il limite verso
nord coincide con quello del bacino idrografico del Po, come
approvato dal DPR 1 giugno 1998, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
n. 173 del 19 ottobre 1998, con annessa cartografia, alla scala
1:250.000.
Il corpo normativo e' strutturato in 20 articoli riconducibili ai
seguenti due titoli:
- Parte I - Natura, contenuti ed effetti del Piano (artt. 1-7);
- Parte II - Norme sulla programmazione degli interventi (artt.
8-20).
Agli effetti dell'art. 17, comma 5 della Legge 18 maggio 1989, n.
183, sono dichiarate di carattere immediatamente vincolante le
prescrizioni degli articoli: 6, commi 3, 4; 9 commi 1, 5 e 6; 10,
comma 1; 11, commi 3, 5, 6; 18.
Per il Sistema idrografico e il territorio del Delta gli obiettivi
assunti sono riconducibili ai seguenti punti:
- garantire un livello di sicurezza adeguato sul territorio, sia in
riferimento ai fenomeni di deflusso delle piene che interessano gli
alvei delimitati dagli argini maestri sia in riferimento al rischio
residuale presente nell'ambito territoriale di riferimento del
piano;
- conseguire il recupero degli ambiti fluviali e del sistema
idrografico quali elementi centrali e strategici per gli habitat
naturali, la struttura sociale ed economica del Delta;
- perseguire la massima funzionalita' ed efficienza del sistema
difensivo fluviale (argini maestri, opere di difesa in alveo e opere
di regolazione) e di difesa a mare, quale elemento prioritario ai
fini della protezione di centri abitati, infrastrutture, luoghi e
ambienti di riconosciuta importanza e della riduzione del rischio
idraulico presente;
- realizzare approfondimenti conoscitivi e di valutazione del rischio
residuale costituenti criteri e indirizzi di riferimento per la
redazione degli strumenti di protezione civile e di emergenza a scala
regionale, provinciale e comunale;
- raggiungere condizioni di uso del suolo compatibili sia con le
finalita' di tutela degli ambienti e degli equilibri naturali delle
aste fluviali e del territorio sia con quelle di diminuzione della
vulnerabilita' del territorio;
- individuare e perseguire linee di intervento interagenti con le
azioni di scala regionale, nazionale e internazionale indirizzate ad
un processo di restauro ecologico e di rinaturazione del Delta.
Gli obiettivi richiamati sono perseguiti mediante azioni specifiche:
- la definizione delle esigenze di manutenzione, completamento ed
integrazione dei sistemi di difesa esistenti, in funzione del grado
di sicurezza compatibile e del loro livello di efficienza ed
efficacia;
- la regolamentazione degli usi e delle trasformazione del suolo,
anche con riferimento agli strumenti di pianificazione territoriale e
urbanistica vigenti, in relazione ai fenomeni di deflusso delle piene
che interessano gli alvei delimitati dagli argini maestri e alle
condizioni di vulnerabilita' delle zone limitrofe a questi;
- criteri e indirizzi alla pianificazione territoriale, urbanistica e
di protezione civile, con l'obiettivo di conseguire trasformazioni e
usi del suolo compatibili con le esigenze di salvaguardia delle
persone e dei beni, nonche' di integrare le misure di sicurezza
mediante la pianificazione di protezione civile;
- l'individuazione di interventi finalizzati al recupero
naturalistico ed ambientale degli ambienti fluviali, nonche' alla
tutela e al recupero dei valori monumentali, paesaggistici e
ambientali presenti e la riqualificazione delle aree degradate;
- l'individuazione di incentivi atti al perseguimento delle finalita'
e delle disposizioni del Piano;
- l'individuazione di interventi su infrastrutture e manufatti che
interferiscano negativamente con gli obiettivi del Piano, con
finalita' di adeguamento e anche di rilocalizzazione;
- la moderazione delle piene, la difesa e la regolazione dei corsi
d'acqua, con specifica attenzione alla valorizzazione della
naturalita' delle regioni fluviali;
- il monitoraggio dei caratteri di naturalita' e dello stato degli
squilibri idraulici;
- l'individuazione di progetti di gestione agro-ambientale e
forestale.
Il progetto di Piano definisce inoltre, sulla base del quadro
conoscitivo e delle analisi di rischio idraulico effettuate, le linee
di intervento.
Le linee di intervento discendono dalle strategie di fondo del Piano
per il conseguimento sul territorio degli obiettivi di sicurezza
posti, in funzione delle criticita' individuate sul sistema difensivo
esistente e del livello di rischio compatibile da conseguire.
I fenomeni che il Piano tende prioritariamente a controllare,
mediante specifiche misure di intervento si riferiscono a:
- il deflusso delle piene che interessano gli alvei delimitati dagli
argini maestri in condizioni di sicurezza;
- il rischio residuale nelle aree esterne agli argini maestri;
- la disciplina degli usi del suolo interagenti con i due precedenti
punti.
Le misure individuate sono classificabili secondo la tradizionale
distinzione in strutturali e non strutturali.
In ragione delle criticita' individuate, gli interventi strutturali
concernono le seguenti tipologie di intervento:
a) adeguamento in quota e/o sagoma delle arginature maestre;
b) ripristino della tenuta idraulica dei rilevati arginali mediante
interventi di diaframmatura e di rivestimento del petto arginale;
c) ripristino della stabilita' delle sponde mediante interventi di
ricarica e/o ricostruzione delle difese spondali esistenti;
d) adeguamento delle opere di difesa a mare;
e) manutenzione delle opere idrauliche e del reticolo idrografico.
Le misure non strutturali tendono a incidere sulla vulnerabilita' del
territorio, sui sistemi di prevenzione, di emergenza, di monitoraggio
e controllo, nonche' sulla manutenzione diffusa del territorio e
delle opere. Esse si riferiscono prioritariamente alle seguenti
tipologie di azioni e interventi:
a) adeguamento, coordinamento e integrazione dei servizi di
previsione e delle funzioni di protezione civile;
b) regolamentazione delle trasformazioni del suolo negli alvei,
all'interno degli argini maestri, delimitatati come fascia fluviale
A-B, ai fini di consentire, in condizioni di sicurezza, il deflusso e
l'invaso della piena di riferimento;
c) la regolamentazione delle trasformazioni del suolo nei territori
lungo i sistemi arginali maestri, delimitati come Fascia C1, con
l'obiettivo di individuare e attuare l'insieme delle azioni
necessarie alla riduzione delle condizioni di vulnerabilita' per le
popolazioni e i beni esposti, a garantire l'efficienza, la
funzionalita' e la conservazione delle opere idrauliche esistenti,
nonche' le operazioni di sorveglianza, controllo e ricognizione lungo
le stesse e le relative pertinenze;
d) fornire criteri e indirizzi alla pianificazione territoriale,
urbanistica e di protezione civile, nei territori delle isole interne
del Delta, delimitati come Fascia C2, al fine di integrare le misure
di sicurezza a tutela delle popolazioni e dei beni esposti, anche
attraverso la pianificazione di protezione civile.
Sono state tracciate le fasce fluviali con la funzione di individuare
gli alvei e i territori interessati dai fenomeni di inondazione, in
rapporto all'esigenza di prevedere misure di intervento atte sia ad
assicurare il deflusso delle piene di riferimento in condizioni di
sicurezza sia a controllare e diminuire il rischio residuo presente.
Con riferimento a tale duplice obiettivo il Piano contiene due
tipologie di fasce fluviali:
- la fascia di deflusso della piena, costituita dall'alveo
interessato dal deflusso e dall'invaso della piena di riferimento, e'
delimitata secondo il metodo di cui al DPCM 24 luglio 1998. Tale
fascia, in ragione delle caratteristiche del sistema delle arginature
maestre e dell'alveo da esse delimitato, assume la particolare
caratteristica di estendersi, su tutti i rami deltizi, sino al
rilevato arginale. Nel Piano la fascia viene pertanto definita
convenzionalmente Fascia A-B. Essa costituisce l'estensione della
delimitazione delle fasce fluviali A e B dell'asta del Po, di cui al
Piano Stralcio delle Fasce Fluviali, approvato con DPCM 24 luglio
1998;
- le aree inondabili per tracimazione o rottura degli argini maestri,
delimitate in funzione di condizioni di rischio residuale
decrescente. Tali aree sono articolate come segue:
- Fascia di rispetto idraulico (Fascia C1), costituita dalla porzione
di territorio che si estende dal limite esterno della fascia di
deflusso (Fascia A-B) sino alla distanza di m 150 da questo. Nella
Fascia C1 il Piano persegue l'obiettivo di individuare e attuare
l'insieme delle azioni necessarie alla riduzione delle condizioni di
vulnerabilita' per le popolazioni e i beni esposti, a garantire
l'efficienza, la funzionalita' e la conservazione delle opere
idrauliche esistenti, nonche' le operazioni di sorveglianza,
controllo e ricognizione lungo le stesse e le relative pertinenze;
- Fascia di inondazione per tracimazione o rottura degli argini
maestri (Fascia C2), costituita dalla porzione di territorio
inondabile per cedimento o tracimazione delle opere di ritenuta, in
rapporto alle quote del terreno, alle condizioni morfologiche, alle
caratteristiche geotecniche e di affidabilita' del sistema arginale.
La fascia si estende dal limite esterno della precedente (Fascia C1)
sino al limite esterno della Fascia C1 interessante altro ramo, per
le isole interne, ovvero, per l'area in sponda destra del ramo del Po
di Goro, sino al rilevato arginale del Po di Volano. Nella Fascia C2
il Piano persegue l'obiettivo di fornire criteri e indirizzi alla
pianificazione territoriale, urbanistica e di protezione civile,
nonche' di integrare le misure di sicurezza a tutela delle
popolazioni e dei beni esposti, anche attraverso la pianificazione di
protezione civile.
Per la definizione degli interventi sui singoli rami fluviali, si e'
operato con riferimento alla piena con tempo di ritorno di 200 anni,
sulla base delle analisi di criticita' delle attuali condizioni di
assetto e prendendo inoltre in considerazione i diversi scenari di
funzionamento, che sono stati oggetto di simulazione idraulica,
corrispondenti a diverse ipotesi di regolazione delle portate dei
rami. Tali ipotesi di intervento potranno eventualmente essere
riconsiderate, in termini di eventuale miglioramento delle condizioni
di assetto, sulla base dei risultati conseguiti a seguito delle
campagne di monitoraggio morfologico sulla geometria dei rami del
Delta, di monitoraggio idraulico sulle scale di deflusso nelle
stazioni idrometriche e sulla ripartizione delle portate in piena tra
i vari rami, nonche' sulle caratteristiche geotecniche del sistema
arginale, che sono previste nell'ambito del presente Piano.
Alla Regione Emilia-Romagna non sono prevenute osservazioni, previste
dal comma 8 della Legge 18 maggio 1989, n. 183 e successive
modificazioni ed integrazioni, al Progetto di Piano.
La Regione ha effettuato l'istruttoria del Progetto di Piano. La
Giunta regionale si esprimera', attraverso una specifica
deliberazione, sul Progetto di Piano proponendone, se necessario,
opportune modifiche.
Valutazioni di carattere generale
In primo luogo si puo' osservare che il Progetto di Piano e' uno
strumento complesso ed articolato, che affronta tematiche diverse -
l'Assetto geomorfologico e idraulico del sistema del Delta, la
subsidenza, i sistemi ecologici e le aree a prevalente connotazione
naturalistica le norme d'uso del territorio, gli indirizzi alla
pianificazione urbanistica, - ognuna delle quali presenta
caratteristiche peculiari per livello di approfondimento, e per gli
effetti sul sistema degli enti locali e della pianificazione. Il
Progetto di Piano pone inoltre le basi per una gestione organica e
sistemica del territorio deltizio, che coinvolge enti diversi, per il
conseguimento di un maggior livello di sicurezza nel rispetto
comunque delle tematiche ambientali e naturali proprie del Delta.
Gli strumenti della pianificazione territoriale ed urbanistica in
genere non prendono in considerazione nell'ambito delle variabili
territoriali, rispetto alla quali impostare le scelte di tipo
urbanistico e territoriale, la particolare caratterizzazione del
territorio deltizio, l'elevato grado di artificializzazione del
sistema di protezione dalle piene e di difesa a mare, i limiti
connessi all'efficienza del sistema di protezione.
In tale ottica il PAI del Delta ricerca soluzioni preventive che
consentano uno sviluppo socio-economico senza determinare un aumento
dei livelli di rischio idraulico e cerca di indirizzare le scelte
degli strumenti di pianificazione territoriale evidenziando i limiti
connessi al grado di protezione idraulica effettivamente
conseguibile.
Il PAI del Delta affronta inoltre, in linea con le disposizioni gia'
vigenti sul resto del bacino del Po (si veda l'art. 1, comma 11 delle
NA del PAI), i rapporti tra piano di bacino e piani territoriali di
coordinamento provinciali (PTCP), evidenziando la possibilita' per i
PTCP di attuare il PAI del Delta specificandone ed articolandone i
contenuti ai sensi dell'art. 57 del DLgs 31 marzo 1998, n. 112 e
delle relative disposizioni regionali di attuazione. I contenuti
dell'intesa prevista dal richiamato art. 57 definiscono gli
approfondimenti di natura idraulica e geomorfologica relativi alle
problematiche di sicurezza idraulica trattate dal PAI Delta,
coordinate con gli aspetti ambientali e paesistici propri del Piano
territoriale di coordinamento provinciale, al fine di realizzare un
sistema di tutela sul territorio non inferiore a quello del PAI
Delta, basato su analisi territoriali non meno aggiornate e non meno
di dettaglio. In questo modo l'adeguamento degli strumenti
urbanistici e' effettuato nei riguardi dello strumento provinciale
per il quale e' stata raggiunta l'intesa di cui all'art. 57.
Valutazioni di carattere specifico
Il Progetto di Piano individua cinque scenari di modalita' di
funzionamento idraulico dei rami deltizi, legati alla realizzazione
di determinati interventi strutturali:
- Scenario 1. Condizioni attuali di sistemazione; inalterate le
dimensioni geometriche degli alvei, i tracciati delle arginature e le
ripartizioni delle portate nei rami;
- Scenario 2. Condizioni modificate dalla realizzazione sull'incile
del Po di Goro di un manufatto limitatore della portata entrante nel
ramo (Scenario 2.1: portata massima defluita 800 mc/s; Scenario 2.2:
portata massima defluita 1.350 mc/s);
- Scenario 3. Condizioni modificate dalla massimizzazione della
capacita' di deflusso del Po di Maistra;
- Scenario 4. Condizioni modificate dalla realizzazione sull'incile
del Po di Goro di un manufatto limitatore della portata entrante nel
ramo (portata massima defluita 1.350 mc/s) e dalla massimizzazione
della capacita' di deflusso del Po di Maistra.
Si ritiene che tale analisi debba essere rivista anche alla luce
delle decisioni prese nell'ambito della programmazione degli
interventi da parte dell'AIPO, in quanto la scelta iniziale di
realizzare un ripartitore delle portate all'incile del Po di Goro, e'
stata abbandonata, e i relativi finanziamenti sono stati destinati ad
interventi relativi alle arginature del Po di Goro e di Maistra.
Pertanto rimangono attuali solo gli Scenari 1 e 3.
Tuttavia si ritiene che il Progetto di Piano non debba individuare
scenari di sistemazione, a cui sono riferiti gli interventi, ma
semplicemente evidenziare le criticita' e definire gli assetti dei
rami deltizi.
Relativamente all'assetto del Po di Goro e' importante evidenziare
che la realizzazione del ripartitore non ne avrebbe reso possibile la
navigazione, ai fini turistici, obiettivo a cui sta tendendo la
Regione Emilia-Romagna.
Si ritiene inoltre opportuno differenziare i segni grafici che
individuano le opere a mare e le arginature sui rami del Delta.
Si ritiene inoltre necessario, in sede di progettazione degli
interventi di sistemazione delle arginature tenere conto del non
trascurabile andamento della subsidenza nel territorio oggetto del
Piano.
Relativamente all'articolato normativo si ritiene che debba essere
integrato l'articolo 11 "Limitazioni alle attivita' d'uso e di
trasformazione del suolo", chiarendo se per i territori della fascia
C1, all'interno dei centri, definiti dall'art. 18 della Legge 22
ottobre 1971, n. 865, sono possibili o no nuove edificazioni, in
quanto la norma si limita a vietarle al di fuori del centro
edificato.
Sempre relativamente all'articolo 11 si osserva che fra le
infrastrutture vietate per la fascia A-B sono inserite gli impianti
di trattamento acque reflue, tuttavia per quelli esistenti sono
ammessi gli ampliamenti per adeguamento alle normative vigenti. Si
ritiene, visto l'ambito territoriale interessato dal PAI Delta, di
notevole pregio ambientale e naturalistico, di doverlo maggiormente
tutelare prevedendo che ogni ampliamento funzionale comporti la
delocalizzazione dell'impianto al di fuori delle fasce fluviali A-B.
Si nota inoltre che nella Fascia C1 sono consentite le perforazioni
di pozzi previo nulla osta idraulico, visti pero' i problemi di
subsidenza e di infiltrazione salina sarebbe opportuno richiedere
che, a corredo della richiesta da inoltrare all'autorita' idraulica
competente, sia prodotta una relazione tecnica che dimostri la non
influenza dell'opera nelle dinamiche in atto.
Infine si ritiene opportuno che il programma di monitoraggio relativo
alle caratteristiche fisiche, idrologiche ed idrauliche del sistema
deltizio, sia anche finalizzato al miglioramento delle attuali reti
di controllo quali-quantitative.
ALLEGATO B
Conferenza programmatica
Provincia di Ferrara (Verbale della Conferenza del 4 giugno 2003
svoltasi presso la sala del Consiglio Provincia di Ferrara - Castello
Estense)
Sono presenti:
- Cinzia Merli - Autorita' di Bacino del fiume Po
- Vinicio Ruggeri - Regione Emilia-Romagna
- Moreno Po - Provincia di Ferrara
- Neseco Mangolini - Comune di Mesola
- Verter Marisardi - Comune di Berra
- geom. Giuseppe Guidi - Comune di Mesola
- arch. Giuseppe Guidi - Comune di Comacchio
- Valerio Casalicchio - Comune di Jolanda
- Antonio Poletti - Comune di Migliarino
- Enea Pandolfi - Comune di Codigoro
- Rino Conventi - Comune di Goro
- Marco Bondesan - Parco del Delta del Po
La riunione e' presieduta dall'ing. Vinicio Ruggeri Responsabile del
Servizio Pianificazione di bacino e della costa della Regione
Emilia-Romagna, dall'ing. Cinzia Merli, dell'Autorita' di Bacino del
fiume Po, dall'arch. Moreno Po , responsabile del Settore
Pianificazione territoriale e Ambiente, della Provincia di Ferrara.
L'ing. Ruggeri apre i lavori salutando i presenti e ringraziandoli
per la partecipazione, dando conto dell'assenza dell'Assessore
Bruschini, che per un improvviso impegno non e' potuto essere
presente. Presenta l'ing Merli.
L'ing. Ruggeri riprende i contenuti dell'art. 1bis della Legge 11
dicembre 2000, n. 365, relativo alla procedura per l'adozione dei
progetti di Piano stralcio per l'assetto idrogeologico di cui alla
Legge 3 agosto 1998 n. 267, che ha introdotto un nuovo passaggio
procedurale costituito dalla Conferenza programmatica, articolata per
sezioni provinciali, che esprime un parere sul progetto di piano. Si
ritiene che la Conferenza non possa sostituire completamente il
parere regionale previsto dall'art. 18, comma 9 della Legge 18 maggio
1989, n. 183, in quanto il legislatore non ha tenuto conto della
necessita' di dare una risposta alle osservazioni presentate da
soggetti pubblici o privati.L'iter procedurale sara' infine concluso
con una deliberazione di Giunta regionale, che esprimera', anche
sulla base del parere della Conferenza programmatica, il parere della
Regione sul PAI Delta.
Tuttavia il PAI Delta non e' stato osservato ne' dai Comuni ne' dalla
Provincia, e' uno dei rari casi in cui non sono pervenute
osservazioni. Pertanto e' utile il passaggio in conferenza
programmatica per raccogliere i pareri dei comuni territorialmente
interessati dal PAI Delta.
L'ing. Ruggeri da' la parola all'ing. Merli per illustrare i
contenuti e gli obiettivi del PAI Delta.
L'ing. Merli, distribuisce ai presenti una copia del Piano su CD ed
una copia della presentazione che illustrera' di seguito. Descrive i
diversi elaborati del Piano, gli obiettivi perseguiti, le linee di
intervento, strutturali e non strutturali, l'allegato finanziario, un
riepilogo degli interventi sino ad ora realizzati.
Si distribuisce copia del parere sul Progetto di Piano stralcio per
l'Assetto idrogeologico (PAI) e l'ing. Ruggeri lo illustra
brevemente, saltando la parte generale gia' ampiamente illustrata
dall'ing. Merli.
Viene data la parola ai Sindaci.
Il Sindaco del Comune di Codigoro richiede in che fascia ricade il
territorio del suo comune. Gli viene risposto che Codigoro e'
sostanzialmente interessato dalla fascia C2, ovvero dai soli
adempimenti relativi ai piani di protezione civile.
Il Sindaco del Comune di Mesola chiede che la definizione di centro
edificato dell'art. 11 sia riferito non tanto alla normativa statale,
piuttosto datata, ma a quella regionale.
Il Sindaco del Comune di Comacchio chiede chiarimenti in merito alla
fascia che interessa il comune. L'ing. Merli gli chiarisce meglio la
simbologia della carta.
Il prof. Bondesan, in qualita' di coordinatore del Comitato
scientifico del Parco del Delta, chiede spiegazioni sull'Allegato 5
relativo al rischio residuale.
Il Sindaco del Comune di Berra chiede la possibilita' di prevedere
degli ampliamenti in fascia C1, e chiede se un edificio ad uso
pubblico ricadente in fascia A-B e' soggetto alla delocalizzazione.
L'ing. Ruggeri si informa sulla tipologia di edificio presente in
fascia A-B, e accertatosi che si tratta di un ristorante con pontile
per la navigazione turistica, ritiene compatibile con le prescrizioni
della fascia l'opera in questione.
L'ing. Ruggeri chiude la discussione, ringraziando i presenti per
essere intervenuti.