DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO REGIONALE 4 novembre 2003, n. 516
Approvazione del "Documento di indirizzo programmatico per il triennio 2003-2005 per la cooperazione con i Paesi in via di sviluppo e in transizione", in attuazione dell'art. 10 della L.R. 24 giugno 2002, n. 12
IL CONSIGLIO DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
(omissis) delibera:
1) di approvare, in attuazione dell'articolo 10 della L.R. n. 12 del
2002, il "Documento di indirizzo programmatico per il triennio
2003-2005 per la cooperazione con i Paesi in via di sviluppo e in
transizione" allegato alla presente deliberazione quale parte
integrante e sostanziale;
2) di dare atto che nell'attuazione di detto Documento di indirizzo
programmatico si osserveranno le procedure di collaborazione con lo
Stato di cui alla Legge n. 131 del 2003, art. 6 ed in particolare,
per quanto riguarda l'eventuale conclusione di intese ed accordi
aventi natura internazionale, le procedure previste in detto art. 6,
commi 2 e 3;
3) di pubblicare, per estratto, il presente atto nel Bollettino
Ufficiale della Regione Emilia-Romagna.
Documento di indirizzo programmatico per il triennio 2003-2005 per la
cooperazione con i Paesi in via di sviluppo e in transizione
La riforma federalista approvata con Legge n. 131 del 5/6/2003 dal
Parlamento da' dignita' e rilevanza costituzionale alle attivita'
internazionali delle Regioni, tra l'altro permettendo accordi delle
stesse, nel rispetto delle linee fondamentali della politica estera
della Repubblica, non solo con altre Regioni e territori, ma anche
con Stati esteri. Va da se' che tutto cio' portera' nuovo impulso a
tutte le attivita' internazionali della nostra Regione e tra esse
quelle di solidarieta' internazionale.
Il quadro normativo nazionale incompleto a causa della mancata
riforma della Legge 49/87 e il costante decrescere degli stanziamenti
previsti a livello nazionale per la cooperazione, sottolineano
l'importanza di rafforzare l'impegno nell'ambito della cooperazione
decentrata, che rappresenta per il sistema della cooperazione
internazionale, pur nella dimensione limitata delle risorse, garanzia
di continuita' e offre una significativa opportunita' di creazione di
reti sul territorio, attraverso la promozione e la crescente
partecipazione di altri soggetti, in primis degli enti territoriali,
che sempre piu' numerosi sono impegnati in iniziative di cooperazione
internazionale.
L'impegno dell'Amministrazione regionale sulla cooperazione
decentrata nel biennio 2001-2003 e' stato caratterizzato dalla
volonta' di dar seguito agli impegni assunti nella prima Conferenza
regionale sulla cooperazione decentrata svoltasi il 19 e 20 marzo
2001:
- riforma della normativa regionale. Il 24 giugno 2002 il Consiglio
regionale ha approvato la Legge n. 12, dopo un percorso di
consultazione con Enti locali e terzo settore che ha portato ad un
testo ampiamente condiviso;
- l'impegno della Regione e' significativamente aumentato, con uno
sforzo finanziario che ha portato ad un sostanziale raddoppio degli
stanziamenti che sono passati da 1.500.000,00 Euro a 3.400.000,00
Euro. Inoltre nel corso del 2002 sono inoltre state attivate
importanti risorse da altri donatori (UNDP, Ministero Affari esteri,
fondazioni internazionali) e si stima che tale tendenza possa
ulteriormente consolidarsi. Cio' ha consentito di promuovere e
sostenere un maggior numero di soggetti del territorio che hanno
realizzato un crescente numero di progetti che nel biennio 2001-2002
sono passati da 70 a 120;
- promozione della informazione sulla cooperazione decentrata a
livello territoriale. E' stato recentemente attivato il sito dedicato
a questo specifico argomento nell'ambito del portale della Regione:
www.regione.emilia-romagna.it/cooperazionedecentrata.
Obiettivi generali della programmazione regionale nel triennio
2003-2005
La riforma normativa regionale, di cui questo documento e' prima
attuazione, si pone l'obiettivo di mantenere alta e ancor piu'
rafforzare la presenza della nostra Regione nel campo della
cooperazione internazionale, non solo nei rapporti con la societa'
civile e con il terzo settore.Da un lato l'esperienza dei Tavoli
paese - strumenti di coordinamento tra soggetti operanti sulla stessa
area-Paese - rafforzatasi in questi ultimi anni, ha dimostrato come
sia stato possibile per la Regione aprire una nuova e positiva fase
di collaborazione con gli Enti locali, consolidando
contemporaneamente il partenariato con le Organizzazioni non
governative e di volontariato e valorizzandone i ruoli nelle
rispettive diversita' di apporti e di competenze. Dall'altro il nuovo
dettato legislativo prevede un piu' forte raccordo tra l'attivita' di
cooperazione internazionale e l'insieme delle relazioni estere della
Regione Emilia-Romagna, in particolare quelle nei confronti del Sud
del mondo. Spesso gli stessi PVS (anche se per lo piu' non le stesse
aree all'interno di quei paesi) sono stati oggetto sia di politiche
di cooperazione allo sviluppo economico, sia di quelle di
internazionalizzazione del sistema economico dell'Emilia-Romagna, sia
di azioni di sviluppo umano. L'integrazione e la complementarieta'
tra i diversi strumenti e' oggetto di accresciuti sforzi sia a
livello internazionale che comunitario.
La comunicazione della Commissione COM (2002) 513 al Consiglio ed al
Parlamento Europeo "Commercio e sviluppo - Aiutare i paesi in via di
sviluppo a beneficiare degli scambi" del 18 settembre 2002 mette in
evidenza che il commercio puo' favorire la crescita economica e la
riduzione della poverta' e puo' avere un effetto catalizzatore sullo
sviluppo sostenibile, pur ribadendo che una maggiore apertura
commerciale della Unione Europea non garantisce di per se' una
riduzione della poverta'.
Ribadisce altresi' l'importanza di un maggiore accesso al mercato dei
paesi in via di sviluppo, promuovendo l'importanza dell'assistenza da
parte della Unione Europea nel campo del rafforzamento delle
capacita' per aiutare i paesi in via di sviluppo a trarre benefici
dalla loro partecipazione agli scambi e stabilisce una lista di
interventi concreti finalizzati al raggiungimento di tale obiettivo.
Il rafforzamento dell'integrazione tra politiche settoriali
nell'ambito della cooperazione rappresenta dunque anche per le
politiche regionali in questo ambito un obiettivo di medio periodo
che sara' perseguito nel prossimo triennio attraverso l'attivazione
di specifiche esperienze pilota (programmi integrati d'area) su aree
di particolare interesse per una pluralita' di settori
dell'amministrazione.
Inoltre l'implementazione delle politiche regionali sara' legata alle
priorita' definite nell'ambito della dichiarazione del Millennio,
adottata da 189 Paesi nell'ambito del Summit del Millennio del
settembre 2000, che impegna i Paesi ricchi ed i Paesi poveri a fare
tutto il possibile per dimezzare la poverta' entro il 2015,
promuovere la dignita' umana e l'uguaglianza e conseguire la pace, la
democrazia e la sostenibilita' ambientale.
In quest'ambito la Regione Emilia-Romagna ribadisce l'impegno di
incrementare in misura rilevante entro il 2007 il proprio contributo
a progetti di cooperazione internazionale riguardanti la salvaguardia
delle risorse idriche. Negli anni ottanta e in gran parte degli anni
novanta molti sforzi di sviluppo da parte di istituzioni finanziarie
internazionali e dei principali Paesi donatori sono stati influenzati
dalla convinzione che le forze di mercato avrebbero portato tutti i
Paesi poveri sulla strada verso una crescita economica autosostenuta.
Ma per vaste aree dell'Africa sub-sahariana, dell'Europa Orientale e
della Comunita' degli Stati indipendenti e molti Paesi dell'America
Latina e del Medio Oriente tutto cio' non si e' verificato. Persino
grandi economie in continua crescita - come Brasile, Cina, India,
Messico - hanno al loro interno regioni contrassegnate da intensa
poverta' alleviata di poco dalla crescita nazionale complessiva. Un
miliardo di persone combatte quotidianamente per la sopravvivenza.
L'ultimo rapporto delle Nazioni Unite sullo sviluppo umano conferma
che 54 Paesi sono oggi piu' poveri di quanto non fossero nel 1990. In
14 e' aumentato il numero dei bambini che muoiono prima di
raggiungere i cinque anni di eta'. In 21 Paesi l'indice di sviluppo
umano (ISU, una misura sommaria delle tre dimensioni dello sviluppo
umano, una vita lunga e sana, l'istruzione e uno standard di vita
dignitoso) e' diminuito.
Il Patto di sviluppo del Millennio si basa su una condivisione di
responsabilita' tra paesi ricchi e paesi poveri, agenzie
internazionali, autorita' locali, attori privati e organizzazioni
della societa' civile. Alcune azioni avranno luogo a livello dei
governi ed altre a livello del sistema internazionale - come gli
accordi internazionali per cambiare il sistema del commercio, del
finanziamento e dello sviluppo - e la gestione della scienza e della
tecnologia. Altre dovranno essere svolte con il coinvolgimento della
societa' civile.
in questo ambito che trova crescente affermazione a livello
internazionale la cooperazione decentrata come modalita' strategica
dell'aiuto ai Pvs per la promozione dello sviluppo umano: l'adozione
(non sempre tradotta in pratica) di politiche di decentramento del
potere amministrativo in 63 dei 75 paesi in via di sviluppo o in fase
di transizione, le ormai molteplici positive esperienze maturate
dalle autonomie locali nell'esercizio di proprie attivita' di
cooperazione nei Pvs favorite dalla promulgazione di specifiche leggi
regionali in merito, le sempre piu' frequenti richieste da parte di
questi Paesi di trasferimento di esperienze e competenze in ambiti
oggetto di politiche a livello locale, dalla governance ai servizi
alla persona fino alla tutela del territorio, confermano il ruolo
crescente di tale tipo di cooperazione.
Mentre l'Unione Europea ha da tempo assunto questa modalita' di
cooperazione tra i propri principi di intervento, il quadro normativo
nazionale (Legge 49/87) presenta ancora lacune, soprattutto sul piano
applicativo, che non hanno sinora consentito il dispiegarsi appieno
di tutte le potenzialita' della decentrata in Italia.
Il Documento di indirizzo programmatico 2003-2006 persegue gli ambiti
di azione regionale individuati dalla Legge 12/02:
- le attivita' di cooperazione internazionale;
- gli interventi di emergenza;
- le iniziative di educazione allo sviluppo, culturali, di ricerca e
di sensibilizzazione ai principi della pace e
dell'interculturalita';
- le iniziative di formazione nel campo della cooperazione
internazionale.
Metodologia d'intervento
La Regione interviene:
- per mezzo di iniziative proprie, progettate, predisposte e
realizzate anche avvalendosi della collaborazione di soggetti
territoriali, nazionali ed internazionali.
I progetti di iniziativa regionale potranno vedere la collaborazione
tra Regione e soggetti terzi. Devono riguardare le priorita'
tematiche e settoriali individuate nel presente Documento di
indirizzo programmatico;
- attraverso il sostegno alle iniziative promosse dai soggetti di cui
all'art. 4, comma 1, lettera a):
- le organizzazioni non governative, riconosciute idonee ai sensi
dell'art. 28 della Legge n. 49 del 26 febbraio 1987 e successive
modificazioni;
- le onlus, di cui al DLgs 4 dicembre 1997, n. 460 e successive
modificazioni;
- le organizzazioni di volontariato, di cui alle Leggi 11 agosto
1991, n. 266 e L.R. 2 settembre 1996, n. 37;
- le associazioni di promozione sociale, di cui alle Leggi 7 dicembre
2000, n. 383 e L.R. 7 marzo 1995, n. 10 e successive modificazioni;
- le cooperative sociali, di cui alla Legge 8 novembre 1991, n. 381 e
L.R. 4 febbraio 1994, n. 7 e successive modificazioni;
- gli Enti locali.
I soggetti di cui ai precedenti punti devono avere sede legale od
operativa sul territorio regionale. Per sede operativa si intende che
la struttura che ha sede anche secondaria in Emilia-Romagna deve
pero' aver svolto iniziative pubbliche, documentabili, nell'ambito
del territorio regionale.
Potranno beneficiare del sostegno anche le forme associative dei
soggetti di cui al punto precedente.
Criteri e modalita' per la concessione di contributi
Per ogni area geografica o tematica entro il 31 marzo di ciascun anno
i soggetti ammissibili presentano la candidatura per essere inseriti
in una lista ristretta per la presentazione di progetti a contributo
regionale.
I soggetti sovracitati dovranno essere in possesso di specifica
esperienza sull'area oggetto dell'intervento, di almeno due anni
precedenti all'esercizio di riferimento.
L'esperienza sara' testimoniata dall'aver avuto titolarita' di
progetto o aver partecipato anche in misura non finanziaria, ma
comunque rilevante e significativa, a progetti di cooperazione.
Le candidature sono selezionate dai competenti uffici della Regione
in ragione della qualita' e quantita' delle azioni svolte nel biennio
precedente nell'area geografica o tematica di riferimento. Al termine
della selezione viene comunicata la lista ristretta. L'inserimento
dei candidati nelle liste si intende rinnovato d'ufficio per gli anni
di vigenza del piano triennale salvo diversa espressa volonta' del
soggetto medesimo.
I soggetti della lista ristretta saranno invitati dalla Regione
Emilia-Romagna a presentare progetti coerenti con le finalita'
individuate nei Tavoli-Paese, ove esistenti, sulle aree-Paese o nei
Tavoli tematici.
Potra' essere presentato un solo progetto per area-Paese o area
tematica. Sara' data priorita' ai progetti frutto di una
collaborazione coerente fra piu' partecipanti alla lista ristretta e
fra questi e i partecipanti al tavolo paese, ove esistente.
I contributi regionali non potranno superare il 70% del costo
complessivo del progetto.
Sulla base dell'istruttoria dei competenti uffici, i progetti sono
ammessi a contributo con atto del dirigente competente.
Per l'anno 2003 le candidature per la lista ristretta dovranno
pervenire entro 10 giorni dalla pubblicazione del bando per la
creazione della lista, che sara' approvato con determina del
dirigente competente, contestualmente all'approvazione del presente
Documento di indirizzo programmatico.
Strumenti di coordinamento
Interventi di cooperazione:
Tavoli-Paese (art. 12, comma 1, Legge 12/02)
Le funzioni di coordinamento tra la Regione ed i soggetti beneficiari
della legge sono svolte attraverso i Tavoli-Paese, ove attivati, cui
possono partecipare tutti i soggetti operanti in una determinata
area-geografica, purche' aventi sede legale od operativa ed
attivamente presenti nel territorio dell'Emilia-Romagna. Le
convocazioni avvengono tramite mailing-list, a seguito di richiesta
di iscrizione.
Tavoli tematici
Strumenti di coordinamento specifici potranno essere attivati su
tematiche trasversali di interesse generale, allo scopo di realizzare
la raccolta di esperienze significative, di favorire lo scambio di
buone prassi e la realizzazione di progetti sperimentali di nuove
metodologie di lavoro. Riguarderanno le tematiche individuate nel
presente Documento di indirizzo programmatico.
Aiuti umanitari e di emergenza
II coordinamento degli interventi di aiuto umanitario ed emergenza
sara' svolto, mediante l'Unita' di crisi che sara' di volta in volta,
se necessario, costituita.
Informazione sul territorio sui temi della pace, educazione allo
sviluppo e formazione
Sugli interventi di cui all'art. 8, commi 1 e 4 e art. 9 della citata
Legge 12/02, il coordinamento viene svolto dalle Province, come
previsto anche all'art. 12, comma 2.
Coordinamento tra politiche settoriali
II coordinamento delle politiche regionali nei confronti dei Paesi in
via di sviluppo e in transizione viene realizzato promuovendo un
apposito gruppo di lavoro interdirezioni per la predisposizione, ove
possibile, di programmi integrati di area (art. 10, comma 2, lettera
e).
I partecipanti al gruppo di lavoro saranno convocati ai Tavoli-Paese
dell'area oggetto del programma.
Uffici
Al fine di garantire il coordinamento strutturale con le autorita'
istituzionali dei Paesi destinatari degli interventi, favorendo lo
stretto collegamento con le rappresentanze italiane in loco e le
collaborazioni con altre Regioni Europee, saranno costituiti uffici
di raccordo organizzativo e di collegamento operativo, a partire da:
Albania, Unione di Serbia e Montenegro e Israele/Palestina. Cio' in
considerazione del considerevole numero di soggetti pubblici e
privati coinvolti nei Tavoli-Paese, della necessita' di rafforzare il
coordinamento tra le azioni in atto da parte di tali soggetti e con
le altre iniziative e programmi in corso da parte del Ministero
Affari Esteri, dell'Unione Europea e degli organismi internazionali.
Inoltre tale attivita' consentira' di mantenere e rafforzare le
relazioni in atto con le rappresentanze diplomatiche in loco e di
potenziare l'accesso a finanziamenti di donatori internazionali sia
su progetti regionali che su progetti del Tavolo-Paese. Svolgono
funzioni di monitoraggio e controllo sulle azioni finanziate
dall'Amministrazione regionale.
Aree di intervento
Sono confermate ed integrate con il presente atto le disposizioni
contenute nella delibera del Consiglio regionale n. 498 del 25/6/2003
inerente "Approvazione per motivi d'urgenza di uno stralcio del Piano
di lavoro per l'anno 2003 relativo alla Legge 2 aprile 1996, n. 5".
Cooperazione con i Paesi in transizione e sud-est Europa
A partire dall'1 maggio 2004 l'Europa comprendera' 25 Paesi, con
complessivamente 450 milioni di abitanti ed i suoi confini
cambieranno, in quanto i nuovi confini saranno quelli dei Paesi
dell'Est e del sud-est Europeo.
Cio' comporta per l'Unione Europea la necessita' di rivedere molte
delle sue politiche (in particolare relazioni esterne, sicurezza,
commercio, sviluppo, ambiente, ecc...).
Nella comunicazione Com (2003) 104 dell'11 marzo 2003 "Europa
ampliata - Prossimita': Un nuovo contesto per le relazioni con i
nostri vicini orientali e meridionali" la Commissione ha proposto che
"l'UE dovrebbe adoperarsi per creare una zona di prosperita' e di
buon vicinato (...) con la quale intratterrebbe relazioni pacifiche e
una stretta collaborazione. Nel prossimo decennio e negli anni
successivi, la capacita' dell'Unione di garantire ai suoi cittadini
sicurezza, stabilita' e sviluppo sostenibile sara' indissociabile
dalla sua volonta' di intensificare la cooperazione con i Paesi
limitrofi.". La comunicazione ha inoltre indicato la possibilita' di
creare un nuovo strumento di prossimita' incentrato sul buon
funzionamento e sulla corretta gestione delle future frontiere
orientali e mediterranee, al fine di promuovere lo sviluppo
socioeconomico sostenibile delle regioni di confine e la cooperazione
regionale e transnazionale. Inoltre sottolinea come la prossimita'
metta in risalto i legami culturali transfrontalieri. In particolare
la comunicazione prevede che la Commissione dal 2006 affronti tali
obiettivi predisponendo un apposito strumento giuridico che consenta
un approccio globale. Tra gli obiettivi prioritari si individua
(punto 8.1) la promozione dello sviluppo socioeconomico e la
riduzione della poverta' nelle regioni di confine dell'Unione,
intensificando i flussi commerciali e finanziari, rafforzando la
cooperazione transfrontaliera su questioni di politica economica e
sociale.
L'azione della Regione Emilia-Romagna non puo' che trovare cosi'
rafforzate le finalita' di un percorso di lavoro gia' avviato su
queste prospettive: l'esperienza svolta in particolare nel settore
sociale nelle tre aree individuate Albania, Bosnia-Erzeogovina e
Unione di Serbia e Montenegro attraverso la rete di soggetti del
terzo settore e gli Enti locali e le sollecitazioni e le azioni che
il tessuto economico e produttivo emiliano-romagnolo e gli stessi
Enti territoriali da tempo pongono in essere a fronte della pressante
richiesta degli omologhi partner di avviare collaborazioni tra i
Paesi su base di reciprocita', avviando partenariati economici,
commerciali e imprenditoriali.
Paesi in transizione
Su quest'area si intende favorire in particolare il trasferimento di
conoscenze e competenze, con particolare attenzione ai processi di
avvicinamento alla UE ed all'adeguamento delle politiche nazionali
all'acquis communitaire, in relazione ai processi di decentramento
territoriale.
La normativa regionale prevede per i Paesi in via di transizione e
per i Paesi in via di sviluppo la messa a disposizione di proprio
personale per attivita' di assistenza tecnica (art. 6, comma 4). Tale
attivita' sara' svolta tramite missioni di collaboratori regionali o
di enti dipendenti dalla Regione o attraverso stages in
Emilia-Romagna di personale delle pubbliche Amministrazione dei PET o
dei PVS.
Romania
La Romania e' uno dei Paesi piu' poveri in Europa Centrale ed
Orientale; dopo essere uscita da una fase di gravissima crisi
politica, e' ancora soggetta a gravissimi problemi di natura
economica che investono tutti i settori, dal settore dei servizi alle
fasce piu' vulnerabili della popolazione. Molti minori orfani vivono
ancora in strutture di ricovero totalmente inadatte alla degenza,
subendo le conseguenze peggiori del progressivo impoverimento del
paese che ha un tasso di inflazione annuo del 45,7%.
Saranno sostenute, quindi, azioni di trasferimento di esperienze a
favore di enti locali e nazionali e di soggetti del terzo settore
nella gestione di servizi rivolti ai minori e azioni di formazione
per il personale volti all'attivazione di percorsi di uscita o di
reinserimento sociale degli ospiti degli istituti.
Repubblica di Bielorussia, Repubblica di Ucraina
L'incidente della centrale nucleare di Chernobyl del 1986 ha
determinato una vera e propria catastrofe nucleare nel sud del Paese,
le cui drammatiche conseguenze continuano a colpire gli strati piu'
poveri della popolazione costretti a convivere con l'incubo e le
conseguenze della contaminazione. Nel 1997 oltre il 70% della
popolazione bielorussa viveva sotto la soglia della poverta' e, anche
se oggi tale percentuale secondo le fonti ufficiali si e'
notevolmente ridotta, la maggior parte della popolazione delle zone
rurali vive in condizioni di estrema miseria. A cio' si aggiunga
l'impossibilita' di attivare azioni di prevenzione alimentare e/o
sanitaria nelle zone contaminate, proprio a causa dell'estrema
poverta' della popolazione ivi residente.
Il Paese sta attraversando una fase di lenta e difficile riforma
economica il cui obiettivo, a lungo termine, e' quello di
incrementare gli scambi con l'occidente; a tutt'oggi la quasi
totalita' dei rapporti economici avvengono pero' con la vicina
Russia, nonostante il recente fallimento del progetto di unione
politica presentato dal Presidente bielorusso e rifiutato da Putin
(11 giugno 2002 - San Pietroburgo).
Il confronto con le associazioni firmatarie il Protocollo Chernobyl
(rinnovato nel 2001), finalizzato a valorizzare le esperienze svolte
in Bielorussia nel corso di questi anni, dovra' consentire il
rafforzamento delle azioni volte allo sviluppo di politiche
innovative a favore dei minori ed aventi caratteristiche di
trasferimento di competenze ed esperienze in campo sanitario, del
welfare, e ambientale. Tali iniziative sono estese alle aree della
Repubblica di Ucraina contaminate dall'incidente di Chernobyl.
Sud-Est Europa
L'area dei Balcani si conferma e si rafforza quale area di rilevante
interesse per la cooperazione sia per la prossimita' geografica e per
l'intensita' delle relazioni tra le due sponde dell'Adriatico, che
per l'interesse di altri settori dell'Amministrazione regionale e di
consistenti settori della societa' civile emiliano-romagnola, non da
ultime le Amministrazioni locali. La pluralita' degli strumenti in
atto da parte dell'Unione Europea e del Governo italiano, finalizzata
all'integrazione di quest'area nell'Unione Europea, la partecipazione
di numerosi Enti locali a programmi di cooperazione transnazionale e
transfrontaliera, la necessita' di sostenere i processi di
trasformazione socio-politica dell'area costituiscono motivo di
considerevole interesse per la Regione Emilia-Romagna. La creazione
di un'euroregione adriatica e' individuata come una priorita'
dell'azione europea. Tale direttrice riveste per la Regione
Emilia-Romagna ed i suoi attori rilevanza strategica, vista la
proiezione geografica e di interessi del proprio territorio.
Gli interventi nell'ambito della cooperazione decentrata dovranno
pertanto essere fortemente orientati all'integrazione con le altre
politiche regionali poste in essere su quest'area attraverso gli
strumenti europei (Interreg, etc. e dal 2006 Nuovo Strumento di
prossimita').
Inoltre occorre rafforzare la dimensione regionale degli interventi
che nel biennio 2001-2003 sono stati caratterizzati da un approccio
settoriale e per area-Paese. L'esperienza svolta e la previsione di
un nuovo strumento comunitario per l'area suggeriscono
l'individuazione di linee di lavoro tematiche che consentano di
trasferire sui diversi Paesi esperienze di gestione di politiche
territoriali, sulle quali la Regione puo' mettere in campo le proprie
competenze.
La proposta e' quella di definire medesime aree tematiche per tutti i
Paesi in oggetto: le politiche di Welfare, l'Ambiente, la Cultura e
la Formazione.
Unione di Serbia e Montenegro
Welfare:
In applicazione del Protocollo d'intesa tra il Ministero degli affari
sociali della Repubblica di Serbia, la Regione Emilia-Romagna e il
Programma citta'-citta'-2002 - per la programmazione e lo svolgimento
di attivita' di cooperazione, si intendono promuovere forme di
cooperazione e azioni orientate a favorire lo sviluppo umano, la
lotta all'esclusione sociale e la tutela delle fasce deboli della
popolazione. Con queste premesse l'impegno su una programmazione
triennale nelle politiche di welfare deve assumere la formazione come
strumento prioritario.
- Nella fase iniziale si prevede l'affiancamento all'implementazione
delle linee guida della nuova legge sul welfare in Serbia.
- Studi e ricerche sulla domanda e offerta di servizi sul territorio
e verifica delle situazioni di rischio sociale e comunitario con
particolare riferimento a Novi Sad e Kragujevac, possibili indirizzi
di sostegno alle istituzioni locali, creazione di rete di servizi.
- La formazione dei funzionari del Ministero (l'alta formazione
ministeriale), promozione di seminari e altre forme di aggiornamento
professionale.
- Promozione di esperienze e conoscenze attraverso studi e scambi di
collaborazione nel settore della pianificazione e dell'organizzazione
dei servizi pubblici.
- Formazione sulle imprese senza fine di lucro, start up d'impresa,
creazione di cooperative sociali.
- Promozione di corsi per amministratori pubblici, anche e sopratutto
attraverso il contributo delle esperienze gia' attivate dagli Enti
locali emiliano-romagnoli presenti nel Paese.
- Promozione ed implementazione di azioni negli orfanotrofi, con
particolare riguardo ad interventi di autosostentamento nella logica
della promozione di formazione professionale dei soggetti in uscita
dagli istituti e creazione d'impresa no profit.
Ambiente:
La particolare situazione del paese durante e dopo la guerra ha
inibito l'uso di pesticidi e fertilizzanti chimici in agricoltura. Di
fatto l'intero sistema agricolo puo' riproporsi sul mercato
agroindustriale con proposte che valorizzano l'agricoltura biologica
nel quadro delle normative di certificazione europea dei prodotti
biologici.
L'attenzione del Paese verso la tutela e conservazione delle risorse
naturalistiche ed ambientali rimane un patrimonio importante per
l'Unione Serbo Montenegrina.
La capacita' di controllo e monitoraggio e la valorizzazione
ambientale da parte delle istituzioni puo' promuovere forme di tutela
ambientale anche in chiave transfrontaliera, nell'ottica di
promozione turistica e trasportistica. Particolare attenzione sara'
posta anche al trasferimento di esperienze e competenze nell'ambito
della gestione dei servizi.
Cultura:
Grazie ad un'importante e lunga tradizione culturale della Serbia e
Montenegro, le attivita' culturali nell'ultimo decennio non sono
state seriamente "contagiate" da alcune tendenze negative, dovute
alla guerra, alle scarse risorse finanziarie ecc. Nonostante le
difficolta' economiche, la produzione culturale e di intrattenimento
e' proseguita con una varieta' di proposte (dal teatro alla musica)
che confermano Serbia e Montenegro il paese piu' fervido di proposte
e stimoli culturali dei Balcani. La necessita' di uscire da un
isolamento politico e culturale puo' coniugarsi alla promozione di
azioni concertate tra i diversi attori (Bosnia, Albania, ecc) come
viatico utile al confronto e scambio tra culture ed etnie diverse.
Sara' verificata la possibilita' di estendere, tramite progetti
pilota, gli interventi - che nelle precedenti programmazioni sono
stati maggioritariamente sviluppati nella Serbia propriamente detta -
ad aree del Montenegro e del Kossovo.
Albania
Welfare:
II consolidamento delle esperienze avviate in Albania consente di
definire con maggiore puntualita' le linee programmatiche
d'intervento nel paese. La recente definizione di linee di azione
comuni tra Regione Emilia-Romagna e il Ministero albanese al Lavoro e
Affari sociali conferma la necessita' di azioni di rafforzamento
istituzionale anche nella prospettiva del decentramento
amministrativo delle politiche di Welfare in Albania.
La possibilita' di avviare programmazioni triennali risulta quindi
strategica nella logica di implementazione delle azioni di sostegno
istituzionale sia per l'alta formazione ministeriale, sia per le
attivita' di formazione mirate al processo di decentramento
amministrativo delle politiche di welfare ormai in corso in Albania.
Infine particolarmente utile appare l'obiettivo di promuovere le
imprese sociali no profit sul territorio albanese, che rappresenta la
chiave strategica per il buon risultato di tutte le azioni di
sostegno alla rete di servizi. La disponibilita' del Ministero Affari
Esteri di affidare alle Regioni il compito di accompagnare azioni
sulle politiche dei minori nel territorio di Scutari, Elbasan e
Valona rappresenta la conferma della qualita' degli interventi finora
promossi dalla Cooperazione Decentrata in Albania e pone altresi'
l'esigenza di proporre esperienze pilota di gestione della rete dei
servizi a livello territoriale. Nel campo delle politiche per i
minori potranno essere valorizzati progetti in cui sia prevista una
collaborazione con soggetti albanesi del privato sociale, senza fini
di lucro.
Cultura:
Le attivita' culturali nelle sue diverse forme espressive, ma con
particolare riferimento al teatro, sono da tempo oggetto di
interventi regionali e possono trovare, in un'ottica di
programmazione triennale, la giusta valorizzazione anche in termini
di proposizione su tutte le aree balcaniche dove sono attive le
azioni di Cooperazione Decentrata della Regione Emilia-Romagna. A tal
fine, anche su sollecitazione del Ministero alla Cultura albanese, la
positiva esperienza di questi anni deve caratterizzarsi nella
promozione di esperienze di scambio interetnico, con la Regione
Emilia-Romagna come soggetto di implementazione e diffusore di
culture diverse, anche coniugandole con le attive capacita'
artistiche e di management dei soggetti del territorio regionale.
Ambiente:
L'ambiente, la tutela e valorizzazione del patrimonio naturalistico
dell'Albania, la salvaguardia delle biodiversita' esistenti
rappresentano una sfida a cui la Regione Emilia-Romagna ha intenzione
di rivolgere e proporre le sue esperienze di pianificazione, governo
e controllo. Oltremodo la situazione albanese e' compromessa dal
punto di vista del degrado del territorio, di inadeguatezza dei
servizi ecologici e di adeguate strategie di pianificazione dei
consumi energetici, tutela del patrimonio artistico e paesaggistico e
quindi di buon utilizzo delle grandi opportunita' che un territorio
valorizzato dal punto di vista ambientale potrebbe offrire dal punto
di vista turistico ricettivo. L'obiettivo e', quindi, di promuovere
azioni di tutela, valorizzazione del patrimonio ambientale e storico
monumentale assieme alla rete dei servizi ecologici, proponendo un
graduale quanto tempestivo adeguamento alle normative e standard
europei.
Bosnia-Erzegovina
La Bosnia-Erzegovina ha subito un crollo drastico della produzione
industriale ed agricola a causa dei danni derivanti dal conflitto ed
e' tuttora oggetto di consistenti programmi di ricostruzione e di
aiuto umanitario da parte della comunita' internazionale. Tuttora il
35-40% della popolazione risulta in cerca di occupazione e il
prodotto interno lordo rimane ancora al di sotto dei livelli del
1990. I cinque miliardi di dollari che la comunita' internazionale ha
messo a disposizione della Bosnia alla fine del conflitto nel 1995
sono stati utilizzati per interventi infrastrutturali ed il
ripristino dei servizi pubblici essenziali. Di questi solo il 10% e'
stato destinato alla produzione industriale, che oggi si attesta su
valori inferiori al 30% rispetto alla produzione industriale
antecedente lo scoppio della guerra. All'epoca, l'industria
rappresentava il 43% dell'economia del paese con 30 settori di
rilievo. Oggi quella bosniaca e' un'economia di sussistenza con
larghe sacche di poverta' estrema. La disoccupazione si attesta in
Bosnia-Erzegovina su valori prossimi al 40% della popolazione
attiva.
Welfare:
Grazie al contributo deliberato dal Direzionale del Ministero Affari
Esteri per la realizzazione del Programma "Tutela e reinserimento di
minori con handicap fisico e psichico vittime dei conflitti armati e
promozione di imprenditorialita' sociale, nel territorio della
Federazione Bosnia Erzegovina e Repubblica Srspka", si
implementeranno misure volte alla lotta all'esclusione sociale
indirizzandosi, in particolare, alla tutela ed al reinserimento dei
minori disabili ed alla promozione della ricerca di una via bosniaca
all'integrazione dei diversi servizi destinati ai soggetti in
situazione di handicap.
Anche in questo Paese il settore dei servizi alle fasce deboli della
popolazione risente gravemente della crisi economica che consente
investimenti molto ridotti in questo settore.
Sara', pertanto, promosso il settore del rafforzamento istituzionale
per il sostegno alle capacita' gestionali degli Enti locali nel
settore sociale e lo sviluppo di imprese sociali con particolare
attenzione alle imprese femminili.
Cultura:
Nel contesto attuale di crisi internazionale appare, inoltre, di
estrema importanza riflettere anche sulle conseguenze di medio e di
lungo periodo di ogni guerra, conseguenze che si abbattono sulla
societa', sull'economia e sulla cultura di un popolo che ha sofferto
per molto tempo dopo il termine degli scontri. L'esempio di Sarajevo,
di Mostar e della Bosnia, in generale, diventa cosi' un monito contro
la guerra, contro tutte le guerre, al di la' degli stereotipi mass
mediatici e delle strumentalizzazioni, e un invito a ricordare,
perche' non esiste futuro senza memoria.
Saranno cosi' favorite le relazioni per la promozione di iniziative
culturali, al fine di mantenere vivo l'interesse e la consapevolezza
per quello che e' stato, contribuendo poi alla rielaborazione di
categorie culturali necessarie ad un rinnovato spirito di
convivenza.
Ambiente:
La particolare situazione del paese durante e dopo la guerra ha
inibito l'uso di pesticidi e fertilizzanti chimici in agricoltura. Di
fatto l'intero sistema agricolo puo' riproporsi sul mercato
agroindustriale con proposte che valorizzano la agricoltura biologica
le opportunita' di produzioni agricole e zootecnica nel quadro delle
normative di certificazione europea dei prodotti biologici.
Saranno in generale sostenuti interventi che propongano modalita' di
sviluppo sostenibile ed a basso impatto ambientale, nonche' progetti
di riqualificazione ambientale.
Bacino sud del Mediterraneo
Un insieme di circostanze internazionali, regionali e locali rendono
cruciale un forte e concreto rilancio della dimensione mediterranea
nella politica europea. L'Europa ha preso atto da qualche tempo delle
sue crescenti responsabilita' nella regione mediterranea, come
attesta in particolare il processo di Barcellona ed e' destinata ad
assumere compiti complessivi di stabilizzazione e di sviluppo, sia
nell'ambito delle sue politiche economiche, sia di proiezione di
influenza sul piano internazionale. Qualunque sara' l'evoluzione
dell'assetto istituzionale dell'Unione, resta il fatto che un
approccio multidimensionale al Mediterraneo sara' un'esigenza
ineliminabile, a maggior ragione in vista dell'adesione di due o tre
Paesi propriamente mediterranei prevista nei prossimi anni.
Marocco
La cooperazione allo sviluppo ha avuto un ruolo importante nelle
relazioni italo-marocchine. Il primo accordo di cooperazione tecnica
ed economica tra Italia e Marocco fu stipulato a Roma nel febbraio
1961. Le priorita', attualmente perseguite dalla Cooperazione
italiana, ruotano attorno all'obiettivo centrale della lotta alla
poverta', comprendendo iniziative in settori quali la creazione e di
impiego, attraverso progetti riguardanti lo sviluppo rurale, il
microcredito, il sostegno alla creazione di infrastrutture sociali,
la valorizzazione delle risorse umane, l'estensione dei servizi
primari, in primo luogo la sanita' e l'educazione di base.In questa
area sara' oggetto di sperimentazione il progetto integrato previsto
dall'art. 10, comma 2, punto e) della Legge 12/02 con particolare
riferimento ai progetti di collaborazione economica in campo agricolo
ed industriale, verificando le possibilita' di coinvolgimento di
appartenenti alla comunita' marocchina in Emilia-Romagna.
Territori Autonomia Palestinese
La lunga e tragica storia del conflitto israelo-palestinese ha subito
una drammatica escalation nel settembre 2000, dopo lo scoppio della
nuova Intifada. La situazione attuale dei territori palestinesi si
presenta gravemente compromessa per una serie di ragioni che hanno
attualmente sullo sfondo il tragico ripetersi di attentati
terroristici da parte di organizzazioni estremistiche palestinesi e
rappresaglie da parte dell'esercito israeliano: per le pesanti
limitazioni alla liberta' di movimento perpetrate soprattutto
attraverso i 120 posti di blocco istituiti in West Band e Gaza
intorno alle principali citta' e vie di collegamento tra le stesse;
per il ristagno dell'economia in quanto le merci non hanno piu' vie
di accesso ai mercati e i lavoratori non possono raggiungere i posti
di lavoro (si stima una caduta del PIL pari al 51%, il tasso di
disoccupazione ha raggiunto il 48% in Cisgiordania e il 67% nella
striscia di Gaza, la percentuale di palestinesi che vivono al di
sotto della soglia di poverta' (meno di 2 USD al giorno) ha raggiunto
quota 50%, che e' doppia rispetto al pre-Intifada); per il difficile
accesso alle strutture sanitarie; per la distruzione delle opere
pubbliche quali strade, acquedotti, reti elettriche e scuole (11
scuole distrutte, 8 trasformate in caserme, 850 soggette a chiusure
temporanee) e delle case (2200 case completamente distrutte); per la
confisca dei terreni e sradicamento di olivi e alberi da frutto.
Quest'ultimo fenomeno ha acquisito una dimensione preoccupante nei
distretti del nord dove e' iniziata nel 2002 la costruzione del muro
di separazione che dovrebbe creare una barriera fisica tra Israele e
Cisgiordania. Si stima che circa il 10% della Cisgiordania sara'
confiscato per la costruzione del muro e per la creazione di una
fascia di sicurezza adiacente a questo.
A oltre due anni dall'inizio della seconda Intifada (che ad oggi ha
fatto registrare oltre 2.000 morti palestinesi e 670 israeliani) e
subito dopo la fine del conflitto in Iraq, si e' tentato da parte del
quartetto USA, Unione Europea, Russia e Nazioni Unite di rilanciare
le prospettive di dialogo tra le parti attraverso l'approvazione di
un piano di pace, concordato e firmato da tutte le parti, noto come
Road Map. Esso prevede un graduale processo di concessioni e impegni
da ambo le parti che entro il 2005 dovrebbe portare alla creazione di
uno Stato indipendente e democratico palestinese, che possa convivere
accanto allo Stato di Israele in pace e sicurezza.
La Road Map, le cui prospettive con andamento quasi ciclico offrono
speranze e delusioni, si basa su un ampio consenso internazionale
anche se parte dell'opinione pubblica ha espresso perplessita' per la
mancanza di punti quali il tema dei 4 milioni di esuli palestinesi ,
quello del rispetto dei diritti umani nei territori sotto
giurisdizione dell'ANP, la questione degli insediamenti israeliani in
West Bank e Gaza e, infine, la questione delle Alture del Golan.
Vista la perdurante situazione si indicano come prioritari i seguenti
settori:
1) attivita' generatrici di reddito;
2) attivita' socio-educative a favore dei minori: l'assistenza del
personale insegnante delle scuole e degli asili, nonche' alle o.n.g.
locali che operano in tale settore, per gestire l'aspetto psicologico
dei bambini e dei ragazzi e per il supporto alla realizzazione di
specifiche attivita' con i bambini;
3) rafforzamento delle iniziative tendenti a valorizzare
l'insegnamento, fin dalla prima infanzia, delle regole della
coesistenza pacifica e del rispetto dei diritti umani e il
conseguente abbandono di quelle tendenti ad istigare l'odio e la
violenza. A tale scopo saranno privilegiate le associazioni
israeliane e palestinesi che operano a favore della coesistenza
pacifica.
Tali politiche si collegheranno a quelle sviluppate in tema di
"Informazione sul territorio sui temi della pace, educazione allo
sviluppo e formazione" approfondite in altra parte del presente
Documento di indirizzo programmatico.
La Regione inoltre sosterra' il Programma di promozione
dell'inserimento sociale dei disabili psico-fisici del distretto di
Hebron, finanziato dal Ministero Affari esteri italiano.
La Regione inoltre sosterra', congiuntamente alla Regione Umbria,
un'iniziativa volta a rafforzare la capacita' produttiva e di
commercializzazione dell'olio in Palestina.
Continuera' il proprio impegno per la realizzazione di un progetto di
accoglienza di bambini palestinesi, patrocinato dal Consolato
Italiano a Gerusalemme ed in collaborazione con numerosi Enti locali
del territorio, che saranno ospitati presso la Scuola di Pace di
Monte Sole (Marzabotto) durante il periodo estivo.
Gli interventi e la partecipazione dei partners locali saranno
definiti in stretta collaborazione con il Consolato d'Italia a
Gerusalemme, nell'ambito degli orientamenti della Comunita'
internazionale dei donatori e del Ministero degli Affari Esteri. Il
monitoraggio sull'implementazione dei progetti e sulla partecipazione
dei partners locali sara' effettuato di concerto con l'Unita' Tecnica
Locale della Cooperazione Italiana all'interno della competente
Rappresentanza diplomatica italiana, presso la quale sara' attivato,
insieme alla Regione Umbria, il Centro regionale di cooperazione
decentrata.
SAHARAWI
La risoluzione 1485/03 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite
ha prorogato il mandato della MINURSO fino al 31 luglio 2003, per
poter avviare una nuova fase diplomatica finalizzata alla soluzione
della controversia in maniera pacifica, dopo la nuova proposta
formulata dal rappresentante del Segretario generale delle Nazioni
Unite per il Sahara Occidentale James Baker (il cosiddetto Piano
Baker II) che non ha raccolto l'adesione incondizionata di Marocco e
Polisario.La Presidenza spagnola al Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite dovrebbe contribuire a rilanciare il Piano di Pace del
1991 e consentire la ripresa dei colloqui bilaterali Polisario-Regno
del Marocco, nel rispetto della legalita' internazionale, per una
soluzione pacifica del conflitto.
In questa prospettiva la permanenza del popolo saharawi nei campi
profughi situati nel deserto algerino sembra destinata, purtroppo, ad
allungarsi facendo peggiorare ulteriormente le condizioni di vita
della popolazione; le carenze alimentari dovute alla scarsita' di
alimenti, freschi e conservati, continuano ad avere gravi
ripercussioni sulla salute delle nuove generazioni, che in buona
parte risultano affette da rachitismo.
La lunga attesa del rientro nel Sahara Occidentale, per di piu' in
condizioni di cessate il fuoco, e l'ingresso in forma stabile di un
economia monetaria all'interno della RASD, ha determinato un
progressivo indebolimento del sistema amministrativo dei campi
profughi saharawi con drammatiche conseguenze anche sul sistema
sanitario.
La sanita' rappresenta oggi, per la popolazione saharawi, la
priorita' piu' urgente insieme a quella politica.
Nel campo sanitario si puntera', quindi, a consolidare la
progettazione regionale gia' avviata, garantendo la continuita' degli
interventi e migliorandone la relativa efficacia, volta a potenziare
il sistema sanitario di base della wilaya di Smara, allo scopo di
realizzare un modello di riferimento per gli altri dispensari e le
altre wilaye e riavvicinare la popolazione al sistema sanitario
saharawi.
Fondamentale resta la prevenzione sanitaria da realizzare anche
attraverso campagne di informazione alle donne e alla popolazione.
Riguardo l'apertura del Polo sociosanitario della Regione
Emilia-Romagna a Rabouni, occorre completarne la dotazione delle
necessarie attrezzature e, soprattutto, garantirne il funzionamento.
L'obiettivo resta quello di garantire la sostenibilita' dei progetti
regionali attraverso accordi operativi con le autorita' locali,
mettere in rete gli interventi gia' in essere in modo da sfruttare
tutte le sinergie possibili, assicurare un flusso di comunicazione
costante con la Regione Emilia-Romagna e il Tavolo-Paese Saharawi.
Importanti anche le tematiche ambientali, specie nel sostegno ai
servizi di gestione dello smaltimento dei rifiuti e nell'utilizzo
dell'acqua. L'obiettivo nel medio-periodo e' quello di fornire
assistenza istituzionale a vari livelli nella definizione delle
strategie e nella gestione dei servizi. La wilaya dove tali
interventi potranno concentrarsi resta quella di Smara.
Il Tavolo Paese Saharawi del 28 gennaio 2003 ha istituito il "gruppo
di lavoro diritti umani in Sahara Occidentale" che si occupera' del
monitoraggio costante e dell'implementazione di azioni di
sensibilizzazione sul territorio sul tema del rispetto dei diritti
umani.
Dopo una prima annualita' di approfondimenti e studi sul tema saranno
sostenute iniziative di informazione sulle azioni progettuali
regionali e altre informazioni sulla popolazione saharawi.
In ultimo, l'invio di aiuti umanitari sara' consentito
preferibilmente nel corso della Carovana Nazionale e/o Regionale di
solidarieta' e solo se sara' finalizzato al trasporto di beni e
attrezzature per la realizzazione di progetti co-finanziati dalla
Regione Emilia-Romagna.
Africa Sub-Sahariana
Con i suoi quasi 800 milioni di abitanti l'Africa e' cresciuta
nell'ultimo trentennio del 2,7% annuo. E' il Continente con il piu'
rapido sviluppo demografico. Eppure il suo sviluppo economico rimane
dello stesso ordine di grandezza.
Etiopia
Al fine di valutare le azioni sinora sostenute, sara' realizzata una
missione di valutazione, i cui risultati costituiranno elemento di
supporto alla Giunta per il prosieguo dell'intervento regionale.
Eritrea
Dopo la liberazione del Paese, nel 1991, con lo scoppio della guerra
con l'Etiopia, che ha gravemente colpito la regione, si e'
bruscamente interrotto il processo di sviluppo avviatosi. Durante la
terza offensiva etiopica gran parte del territorio regionale e' stato
invaso dall'esercito etiopico, che e' arrivato fino al capoluogo,
Barentu'. Le infrastrutture esistenti sono state distrutte o
gravemente danneggiate, i beni razziati e la popolazione ha dovuto
cercare rifugio nei campi profughi, sia in Sudan che all'interno del
paese.
da tempo iniziata l'operazione di rientro che ha visto impegnato il
governo eritreo, i donatori internazionali, compreso il Governo
italiano, e le competenti organizzazioni dell'ONU (UNHCR e UNICEF):
piu' di 41.000 sono i profughi rientrati dal Sudan e oltre 100.000
gli sfollati rientrati dai campi organizzati all'interno del paese.
Piu' di 40.000 comunque sono le persone rimaste nei campi, dal
momento che i loro villaggi non sono ancora sicuri, o perche' troppo
vicini al confine o perche' il territorio circostante e' minato. La
Regione del Gash Barka e' la regione piu' vasta dell'Eritrea che, con
i suoi 37.000 chilometri quadrati e una popolazione di 567.000
abitanti, copre circa un terzo dell'Eritrea.
Il potenziale sviluppo economico e' legato soprattutto allo sviluppo
agricolo, reso possibile da terreno fertile e abbondanza di acqua,
soprattutto nelle vicinanze dei fiumi che la percorrono.
L'economia regionale, pero', a causa dell'isolamento trentennale
dovuto alla guerra di liberazione, e' in gran parte ancora basata
sull'agricoltura di sussistenza e sull'allevamento brado ed e' quasi
totalmente priva di infrastrutture produttive. Non esiste un tessuto
produttivo, ne' artigianale, ne' di piccola o piccolissima industria.
Tutti i beni, anche i piu' basilari, devono essere importati da
Asmara, la capitale del paese.
Il Tavolo-Paese ha individuato un programma di lavoro incentrato sul
settore della formazione finalizzata all'avvio di attivita'
generatrici di reddito, sostenute anche con forme di microcredito, al
fine di facilitare il reinserimento produttivo degli sfollati al
rientro dai campi e dei profughi di ritorno dal Sudan. I gruppi
beneficiari sono prevalentemente i profughi e gli uomini che sono
rientrati dal fronte, le donne, soprattutto quelle capofamiglia, i
giovani senza famiglia ed i disabili.
Settori prioritari sono l'agricoltura, l'artigianato e le attivita'
di sostegno alla commercializzazione di quanto prodotto. Su questi
temi saranno favoriti anche progetti di rafforzamento delle
competenze dei rispettivi ministeri centrali.
Mozambico
II persistere di patologie endemiche continua a costituire un grave
ostacolo per lo sviluppo dell'Africa. Il risultato e' una drammatica
diminuzione dell'aspettativa di vita in Africa e un nuovo notevole
peso sui sistemi sanitari e sulle economie. L'HIV/AIDS affligge tutti
gli aspetti del futuro sviluppo. Pertanto e' importante contribuire a
rafforzare la capacita' del settore pubblico di avviare e rafforzare
servizi sanitari alla popolazione, particolarmente quella femminile.
Il Governo italiano e Governo mozambicano hanno concordato di
concentrare lo sforzo comune di cooperazione su un numero limitato di
settori di intervento e su un'area geografica che comprende le
Province di Sofala, Manica e Maputo, nonche' l'esigenza di dare
l'opportuno rilievo alle questioni trasversali (genere, infanzia,
AIDS).
Il Tavolo-Paese ha individuato come prioritario il settore della
lotta all'AIDS con interventi tesi alla formazione di operatori,
medici e tecnici di laboratorio, attivita' di sensibilizzazione,
informazione e prevenzione, al rafforzamento delle capacita'
diagnostiche terapeutiche e di medicina preventiva.
Le o.n.g. emiliano-romagnole impegnate nella realizzazione di
iniziative sul tema dell'HIV/AIDS, su sollecitazione della Regione,
hanno dato vita ad un coordinamento in Mozambico con l'obiettivo di
realizzare incontri volti a verificare le strategie adottate da
ciascuna organizzazione nei diversi ambiti di intervento e le
attivita' concretamente svolte. Le esperienze fin qui realizzate
hanno portato il coordinamento a fecalizzare l'attenzione su un fatto
significativo, ritenuto di fondamentale importanza per l'orientamento
della progettazione futura. Nel corso del 2002 il Consiglio Nazionale
di lotta contro l'AIDS in Mozambico, ha dato vita ad un programma
denominato GATV, (attraverso il quale la popolazione ha modo si
eseguire volontariamente e gratuitamente il test dell'AIDS) che come
meta iniziale prevedeva l'apertura entro il 2005 di 25 unita'
operative sparse in tutto il paese. La meta e' stata raggiunta e
superata. Infatti esistono gia' 30 GATV pienamente operativi.
L'altro obiettivo fondamentale del Programma e' quello di diffondere
il messaggio di prevenzione e riduzione della diffusione presso i
sieropositivi, individuando i portatori di HIV e rendendoli coscienti
della loro responsabilita' rispetto alla non diffusione. Anche in
questa ottica per il Piano triennale si confermano le priorita' del
settore lotta all'AIDS e interventi connessi, compresa la messa a
punto di strategie di intervento a sostegno dei sieropositivi, sia
dal punto di vista sanitario, che da quello psicologico e
dell'inserimento sociale nell'ambito della famiglia, delle comunita'
in cui vivono, dell'ambiente di lavoro in cui operano.
Senegal
II Senegal e' tra i Paesi africani che nel corso del biennio
2000-2002 hanno visto scendere tutti i propri indici di sviluppo.
Nel 2000 dopo 40 anni di governo monopartitico socialista si sono
svolte le prime elezioni democratiche. Nel 2001 e' stata approvata,
mediante referendum, una nuova costituzione che riduce il mandato del
presidente a cinque anni, limita la possibilita' di governare a due
soli mandati esecutivi e stabilisce che qualunque deputato che esca
dal proprio partito perda il seggio.
Rispetto alla situazione socio-economica e' necessario ricordare che,
negli ultimi vent'anni si sono susseguite una serie di siccita'
riconducibili a un processo di desertificazione, causato da un lato
dal peggioramento delle condizioni climatiche e dall'altro dalla
sostituzione imposta dai francesi delle colture tradizionali con
prodotti d'esportazione (monocultura).
Il Senegal deve inoltre affrontare problemi legati alla
disoccupazione, alla delinquenza giovanile, al traffico illecito di
droghe e al diffondersi dell'AIDS.
Il settore prioritario nella programmazione regionale sara' relativo
alla sensibilizzazione, prevenzione e cura dell'AIDS ed alla
sperimentazione di un programma integrato d'area previsto all'art.
10, comma 2, punto e) della citata Legge 12/02.
America Latina
Brasile
Con i suoi 175.000.000 di abitanti il Brasile e' il Paese piu'
popoloso dell'America Latina, con una percentuale di popolazione tra
gli 0 e i 14 anni pari al 29%. Dopo circa 50 anni di interventi
militari e di instabilita' politica, il Brasile e' riuscito ad
emergere dalle difficolta' degli anni ottanta e dei primi anni
novanta, legate ad un fortissimo tasso di inflazione.
Secondo la Banca Mondiale nel 1997 lo 0,83% dei proprietari deteneva
il 43% delle terre coltivabili. Queste cifre collocavano il Brasile
tra i paesi con maggiore ineguaglianza sociale. Rimangono a tutt'oggi
molto marcati gli squilibri nella distribuzione della ricchezza, sia
a livello territoriale sia a livello sociale, che hanno provocato il
diffondersi di fenomeni di emarginazione e di devianza minorile.
Le elezioni dell'ottobre 2002 hanno visto il trionfo del socialista
Luiz Inacio Lula da Silva, eletto con il 63% delle preferenze. Lula
incentra la sua attivita' di governo sul Programma fame zero, dove si
privilegiano azioni legate ad uno sviluppo equo della societa'.
L'Emilia-Romagna continuera' a sostenere le iniziative di
solidarieta' e di cooperazione sociale ed economica gia' in essere in
Brasile. Il Protocollo di intesa concordato nel luglio 2003 tra il
Comune di San Paolo e la Regione Emilia-Romagna prevede l'attivazione
di partenariati tra soggetti pubblici e privati dei due territori al
fine di cooperare nelle aree di Sviluppo Sociale e Promozione
Economica, mirando all'interscambio di esperienze e conoscenze
specifiche.
Nel campo dell'economia sociale si favoriranno l'interscambio di
conoscenze e competenze nel campo dell'imprenditoria comunitaria,
specialmente delle sue forme giuridiche e dei suoi aspetti
finanziari, delle politiche di promozione e sviluppo di cooperative e
delle imprese di autogestione e di economia popolare e solidale,
anche nell'ottica di rafforzare le relazioni tra istituzioni e
societa' civile, valorizzando l'associazionismo come strumento di
riqualificazione economica.
Inoltre nell'ambito del "Programma fame zero", la Regione sta
valutando positivamente l'esperienza avviata con la rete Euralat -
che coinvolge gia' Umbria, Toscana e Marche - per lo sviluppo
dell'impresa sociale. Si continueranno a sostenere azioni volte allo
sviluppo economico e di generazione di reddito favorendo la
costituzione e la crescita di cooperative di produzione, gia' attive
in ambito metalmeccanico e agricolo nell'area dell'ABC di San Paolo,
nello Stato di Rio Grande do Sul e in Minas Gerais, con particolare
attenzione alle iniziative di genere, vista la posizione chiave delle
donne nella societa' brasiliana, molto spesso capofamiglia e uniche
ad occuparsi del mantenimento famigliare.
Altrettanto serie sono le questioni legate alla preservazione del
patrimonio ambientale che e' stato pesantemente aggredito dal
disordinato sviluppo economico; saranno quindi sostenute azioni volte
al sostegno dello sviluppo economico locale ed alla preservazione
ambientale, favorendo progetti di recupero ed educazione ambientale,
in particolare negli ecosistemi di Foresta Atlantica, e nelle aree
amazzoniche, valorizzando progetti di collaborazione con istituti e
organizzazioni locali operanti nel campo della formazione
professionale. Alla luce poi dell'esperienza di Porto Alegre e delle
molte esperienze di successo di democrazia partecipativa che da
decenni vengono sperimentate in molte realta' del Brasile e
dell'America Latina in genere, soprattutto tramite lo strumento del
Bilancio Partecipativo, saranno sostenute azioni volte ad un
confronto ed uno scambio di esperienze in merito, anche favorendo il
rafforzamento istituzionale.
Il sistema regionale appoggera' poi il programma per
l'approvvigionamento idrico nelle aree rurali con l'installazione di
cisterne per la raccolta dell'acqua piovana.
Il programma, nelle zone dove e' gia' stato realizzato, ha consentito
di abbattere la mortalita' infantile dal 60 al 10 per mille.
Cuba
L'ondata repressiva che nel marzo 2003 ha colpito ambienti
dell'opposizione cubana porto', tra gli altri, Amnesty International
ad affermare: "Nelle ultime quattro settimane, Cuba ha rinnegato gli
importanti passi avanti fatti recentemente nel campo dei diritti
umani. Si tratta del ritorno a misure estremamente repressive, in
vigore decenni fa, che non possono essere giustificate e che in
definitiva rappresentano un danno nei confronti del popolo
cubano...".
Le polemiche seguite a quegli avvenimenti hanno causato una grave
crisi nei rapporti fra Cuba e alcuni Paesi Europei nonche' la stessa
Unione Europea, rischiando di compromettere il programma di
cooperazione. D'altra parte, come sottolineato in un documento della
Agenzia UNOPS delle Nazioni Unite, "il chiudere un rapporto di
cooperazione ogni qualvolta nei diversi scenari del mondo si
materializza il rischio di una violazione dei diritti umani penalizza
due volte la popolazione civile: la prima, per i diritti
oggettivamente non rispettati; e la seconda, per il venir meno della
presenza e dell'aiuto internazionale, aggravando cosi', nel caso
cubano, le gia' difficili condizioni di vita della popolazione,
compromesse anche dall'embargo e dalla crisi economica, e dalle
conseguenze dei frequenti uragani che colpiscono l'isola. Questa
posizione di chiusura rischia anche di portare al paradosso di una
cooperazione che opera con continuita' solo in quei paesi in relative
buone condizioni di democrazia, abbandonando quelli (sempre di piu')
in cui i fattori di rischio per la democrazia si esprimono in forme
preoccupanti. Dal punto di vista del PNUD quanto piu' si consideri
che siano a rischio i diritti elementari delle persone tanto piu' e'
necessario essere presenti. Ed evidentemente, quanto piu' amplia e
qualificata e' la presenza internazionale, tanto maggiore e' il campo
d'azione nel quale si puo' operare.".
In tale quadro la Regione Emilia-Romagna proseguira' i progetti di
collaborazione attivati nel 2002 insieme all'Unops e godenti di
cofinanziamento del Governo italiano.
Assistenza psichiatrica OMS/OPS
confermata la previsione contenuta nel Piano stralcio approvato con
deliberazione del Consiglio regionale n. 498 del 25/6/2003 per la
prosecuzione del Protocollo di collaborazione in corso con
l'Organizzazione Mondiale della Sanita'/OPS per l'assistenza
psichiatrica nei Paesi dell'America Centrale e Latina (Costa Rica,
Venezuela, Uruguay, Panama e Brasile) in collaborazione con alcune
Aziende Unita' sanitaria locale della regione.
Aree tematiche
Diritti umani, sostegno alle popolazioni indigene, minoranze etniche
La Regione Emilia-Romagna ha introdotto il tema dei diritti umani
nell'ambito delle proprie priorita' di intervento all'interno della
cooperazione internazionale ed in particolare cerca di promuovere,
oltre alla sensibilizzazione al tema, con particolare riguardo ai
giovani, interventi mirati alla promozione di una democrazia
inclusiva capace in particolare di proteggere i diritti delle
minoranze, di rafforzare le forme rappresentative della societa'
civile, di promuovere politiche economiche esplicite e trasparenti.
A dimostrazione di questo impegno, la Regione continuera' a sostenere
i seguenti interventi:
Colombia
1) Promozione dell'Osservatorio regionale di pace e diritti umani nel
dipartimento della Valle del Cauca-Colombia, realizzato dalla rete
per la cooperazione decentrata in Colombia, cui la Regione ne fa
parte, assieme al Comune di Modena, Comune e Provincia di Parma,
Universita' di Modena, Consorzio Pluriverso e da alcune altre realta'
locali di Pavia, Mantova e Crema;
2) Promozione della etno-salute della comunita' indigena
U'wa-Colombia;
3) Promozione dell'educazione e della diffusione dei diritti civili,
politici, economici, sociali, culturali e ambientali, mirato a
rafforzare l'organizzazione e l'articolazione della societa' civile
in Colombia, all'interno delle 5 Regioni piu' coinvolte nel conflitto
e definite ad alto rischio per quanto riguarda la violazioni dei
diritti umani.
Chiapas
II Chiapas e' il primo Stato della Confederazione messicana per grado
di poverta', malattie, sfruttamento e violazione dei diritti umani.
Ovviamente il gruppo piu' vulnerabile della popolazione e'
rappresentato dagli indigeni. Le principali vittime del conflitto a
bassa intensita' che da anni si combatte sono le donne e i bambini
indigeni, sottoposti a ripetute violenze fisiche e psicologiche, a
sparizioni forzate, a condizioni di precarieta', la qual cosa
contribuisce alla dissoluzione dell'idea di appartenenza culturale e
spinge le comunita' alla fuga verso territori altrettanto ostili (per
esempio, il Guatemala).
Le condizioni sanitarie in Chiapas, specie fra la popolazione
indigena, sono le peggiori del Messico: il 50% della popolazione vive
in case con pavimento di terra e una sola stanza, il 34% non dispone
di elettricita', il 60% non dispone di acqua.
La situazione educativa delle comunita' indigene e' la peggiore di
tutto il Messico: il 54% della popolazione sopra i 15 anni e'
analfabeta, tale percentuale si riduce al 30% per i minori di
quindici anni.
La struttura sanitaria zapatista prevede l'esistenza di 2 ospedali,
uno a Joventic negli Altos, e uno a San Jose' del Rio nella Selva La
Candona, forniti di attrezzature di base per tutti i reparti e di una
piccola sala operatoria. All'interno di ciascun villaggio, poi, sono
stati recentemente costruiti, anche grazie al contributo regionale,
dei consultori di base gestiti dai promotores di salute, dotati di un
ambulatorio, una piccola farmacia, alcuni letti per la degenza, una
sala per le piccole urgenze.
Dal 1999 la Regione Emilia-Romagna co-finanzia nell'area indigena
progetti in campo sanitario, ambientale e in attivita' generatrici di
reddito volte all'autosufficienza alimentare, nonche' interventi
volti alla salvaguardia della propria identita' culturale.
Si cerchera' di consolidare gli interventi regionali in campo
sanitario (con particolare riguardo al materno-infantile) e
dell'educazione.
Minori non accompagnati
II fenomeno dei minori non accompagnati presenti sul territorio
regionale rappresenta una problematica di grande interesse per gli
Enti locali impegnati nelle attivita' di accoglienza e di inserimento
in progetti formativi di tali giovani. Queste attivita' sono spesso
strutturate senza la possibilita' di un confronto con le realta' di
origine dei minori e gli operatori attivi in tali contesti. Il
Tavolo, gia' attivo per quanto concerne in particolare i minori
provenienti dall'Albania, si pone l'obiettivo di studiare la
fattibilita' ed implementare alcune azioni pilota per il
reinserimento sociale di tali minori nel Paese di origine. A tal fine
dovra' agire complementariamente ai programmi di cooperazione in atto
da parte della Regione nel Paese di provenienza.
Progetti di genere
Su questo tema e' attiva da tempo la Rete delle donne dei Balcani e
Mediterraneo, che ha in corso numerosi progetti di cooperazione
sostenuti da numerosi Enti locali e dalla Regione. Vista la specifica
esperienza maturata e il crescente numero di istituzioni aderenti
alla Rete, la Regione aderira' al network in corso di costituzione,
con l'obiettivo, tra l'altro di aumentare l'utilizzo di fondi
comunitari ed internazionali.
Mutilazioni genitali femminili
La Regione Emilia-Romagna promuovera' una iniziativa pubblica di
informazione e sensibilizzazione sul delicato tema delle mutilazioni
genitali femminili. Su questo tema potranno essere identificati e
promossi progetti di cooperazione nell'ambito di uno specifico tavolo
tematico che affronti il problema anche dal punto di vista
dell'informazione e della formazione degli operatori che sul
territorio regionale affrontano tale fenomeno.
Inoltre, sulla base delle esperienze maturate nei Tavoli-paese ove
tale finalita' e' sviluppata, potra' essere istituita un'area
tematica "Lotta all'AIDS".
Educazione alla pace ed informazione sul territorio regionale
Sara' rafforzato il ruolo delle Amministrazioni provinciali, di
coordinamento delle iniziative di informazione ed educazione alla
pace che vengono promosse a livello territoriale.
Le Province presenteranno, a partire dal 2004, entro il 31 marzo di
ciascun anno, un programma annuale, sul quale la Regione potra' dare
un finanziamento a parziale copertura delle spese. Il Programma
dovra' riguardare la realizzazione di iniziative culturali, di
ricerca, educazione, informazione (anche per la valorizzazione del
commercio equo e solidale) e formazione, che tendano a sensibilizzare
la comunita' regionale ed in particolare i giovani ai valori della
pace dell'interculturalita', della solidarieta' tra i popoli e della
tutela dei diritti umani.
Tali programmi costituiranno il Programma regionale degli interventi
in tema di pace e diritti umani cui la Regione curera' la promozione
e la diffusione.
Sara' inoltre costituito un Coordinamento regionale sulla pace, in
collaborazione con il Consiglio regionale, cui parteciperanno le
Province, i Comuni capoluogo, rappresentanze delle o.n.g. e del terzo
settore.
Per il 2003 saranno finanziate iniziative di rilevante interesse
regionale.
Scuola di Pace di Monte Sole:
Potranno essere sostenute attivita' della Fondazione per la Scuola di
Pace di Monte Sole; in particolare sara' favorito il coinvolgimento
del Land Hessen (RFT) e saranno sostenute iniziative di educazione
alla pace e di accoglienza, segnatamente per le giovani generazioni.
Sara' inoltre favorito il raccordo e la collaborazione con e tra le
altre Scuole di Pace presenti sul territorio regionale.
Forme di monitoraggio e valutazione
II processo di monitoraggio dei progetti, di valutazione in itinere e
ex-post, e' garantito dal lavoro di coordinamento sviluppato nei
Tavoli, dalle missioni periodicamente svolte dai collaboratori della
Regione e dalle relazioni svolte dagli uffici di collegamento della
Regione nei Paesi di destinazione degli interventi, ove esistenti.
L'attivita' di valutazione in itinere ed ex-post dovra' essere
rivolta a valutare i progetti nell'insieme delle azioni svolte da
parte del Tavolo-Paese, con un approccio per programmi e non per
singoli progetti.
La valutazione dovra' consentire anche di indicare le strategie e le
metodologie di intervento che si sono rivelate piu' appropriate in un
specifico contesto e la loro replicabilita'.
Visibilita'
I soggetti terzi alla Regione, che beneficiano di contributi
regionali, hanno l'obbligo di riportare il logo a colori della
Regione Emilia-Romagna sui materiali di comunicazione e di
documentazione prodotti nell'ambito della realizzazione del
progetto.
Programma di assistenza sanitaria a cittadini stranieri trasferiti in
Italia nell'ambito di programmi umanitari delle Regioni ai sensi
dell'art. 32 della Legge 449/97 ed interventi in ambito sanitario nei
Paesi di origine
Premessa
Da alcuni anni le strutture sanitarie della nostra regione si fanno
carico, nell'ambito del fondo sanitario regionale, di interventi
sanitari a favore di cittadini stranieri, che sono inquadrabili in
ambito umanitario.
Cio' e' compatibile col quadro normativo esistente, che prevede (art.
32, comma 15, della Legge 449/97) la possibilita' che le Regioni,
nell'ambito della quota del Fondo sanitario nazionale ad esse
destinata, autorizzino le Aziende sanitarie ad erogare prestazioni di
alta specializzazione che rientrino in programmi assistenziali
approvati dalle Regioni, a favore di:
- cittadini stranieri provenienti da Paesi extracomunitari nei quali
non esistono, o non sono facilmente accessibili, competenze medico
specialistiche per il trattamento di specifiche gravi patologie e con
i quali non sono in vigore accordi di reciprocita' relativi
all'assistenza sanitaria;
- cittadini provenienti da Paese la cui particolare situazione
contingente non rende attuabili, per ragioni politiche, militari o di
altra natura, gli accordi in vigore per l'erogazione dell'assistenza
sanitaria da parte del Servizio Sanitario Nazionale.
Nel corso del 2002/2003 e' continuato il Programma, che ha coinvolto
l'Assessorato alla Sanita' e l'Assessorato alle Politiche sociali.
Immigrazione. Progetto giovani. Cooperazione internazionale, per
rendere efficace ed appropriata la risposta delle Aziende Sanitarie
attraverso la sistematizzazione degli interventi, volto a cogliere la
necessita' di mettere in atto strategie tese, non tanto a rispondere
all'emergenza (con le sue alterne punte di criticita', legate alle
vicende socio-politiche dei paesi di provenienza), quanto piuttosto a
sviluppare una politica che sapesse agire su cause ed effetti,
attraverso interventi mirati e coordinati.
Il Programma assistenziale, adottato con specifica deliberazione di
Giunta regionale n. 1430 del 2 agosto 2002, con la quale sono state
confermate, tra l'altro, le procedure di presa in carico dei
pazienti, aveva l'obiettivo di:
a) pianificare gli interventi umanitari attraverso le seguenti
azioni: - specializzare le risposte individuando i punti qualificanti
del sistema sanitario regionale, tra le strutture pubbliche e private
accreditate, in rapporto alla tipologia di domanda, verso la quale si
vuole privilegiare l'intervento: area geografica, eta', patologie; -
selezionare le patologie, per interventi mirati a quelle non
adeguatamente trattabili nei paesi di provenienza dei cittadini
interessati; - garantire prioritariamente interventi in favore di
soggetti stranieri in eta' pediatrica; - definire i criteri per
regolare l'accesso degli utenti alle prestazioni, prevedendo
l'intervento di istituzioni, organismi e/o associazioni a scopo non
lucrativo operanti a livello internazionale, nazionale o locale, di
provata affidabilita', o di strutture sanitarie pubbliche del paese
terzo, d'intesa con la sede diplomatica, o consolare, dello Stato
italiano ivi presente, determinando, inoltre, che ogni segnalazione
deve essere corredata da una relazione clinica sulle condizioni del
paziente, predisposta da una struttura ospedaliera pubblica del paese
di provenienza; - verificare l'attivazione di servizi di supporto
all'assistenza sanitaria per quanto riguarda in particolare
l'organizzazione del soggiorno dei minori assistiti e dei loro
familiari, ed il rientro nei Paesi di origine, da parte di
organizzazioni di volontariato presenti sul territorio regionale;
b) sostenere i sistemi sanitari dei Paesi individuati come aree
prioritarie, attraverso le seguenti azioni: - sviluppare interventi
nei paesi d'origine; - intervenire strutturalmente e con aiuti
materiali, anche attraverso l'invio e l'impiego nelle strutture
ospedaliere dei paesi terzi di materiali ed attrezzature
medico-chirurgiche dismesse che si rendono disponibili presso le
Aziende sanitarie regionali nell'ambito delle iniziative di
Cooperazione Internazionale;
c) promuovere la concertazione, per tale ambito specifico, con i
Ministeri competenti e con le altre Regioni, per definire linee
politiche comuni e coordinare sfere e campi d'intervento.
Il Programma 2002-2003 ha contribuito a portare all'attenzione il
problema dell'accoglienza ed assistenza per prestazioni sanitarie a
favore di cittadini extracomunitari, cosi' come previsto dalla Legge
449/97, attraverso una mirata informazione in sede di Conferenza dei
Presidenti delle Regioni, da parte del Presidente della Regione
Emilia-Romagna.
Conseguentemente la Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle
Province Autonome ha espresso la necessita' di un piu' ampio
coinvolgimento del sistema Regioni, al fine di poter soddisfare la
crescente domanda di ricovero soprattutto nei confronti di minori
provenienti da Paesi poveri. In quella sede e' stata inoltre
sottolineata l'importanza di un coordinamento tra le Regioni stesse
per utilizzare al meglio le strutture specializzate ed evitare
sovrapposizioni di interventi, individuando il Servizio Politiche
Europee e Relazioni Internazionali, messo a disposizione da parte
della Regione Emilia-Romagna, per lo svolgimento di tale funzione di
raccordo e di riferimento.
In data 3 luglio 2003 si e' svolto a Bologna uno specifico incontro
dei referenti regionali al fine di migliorare l'efficacia del
coordinamento.
d) Sviluppare un'azione di informazione e relazioni istituzionali nei
confronti dei mediatori (Ambasciate, Istituzioni, Organismi
internazionali), per un'informazione sulle scelte politiche e sui
contenuti materiali del Programma umanitario approvato dalla Regione
Emilia-Romagna.
Il Programma assistenziale a favore di cittadini stranieri (ex art.
32, comma 15, Legge 449/97) della Regione Emilia-Romagna, dopo questi
due anni di attivita', ha dimostrato come una collaborazione
sinergica tra i diversi attori del territorio regionale migliora
l'efficacia dell'azione.
In particolare, i casi riferibili a tale tipologia sono stati circa
75, riguardanti prevalentemente minori di 14 anni (circa 51 casi).
I Paesi di provenienza piu' frequentemente interessati sono stati:
Albania (22 casi), Zimbabwe (14 casi), Kosovo (11 casi),
Bosnia-Erzegovina (9 casi), Romania (4 casi), Ucraina (3 casi),
Saharawi (3 casi), Eritrea (2 casi), Zambia (2 casi).
Il Programma 2003-2004
Sulla base dell'esperienza maturata nell'ambito del Programma
assistenziale sanitario 2002-2003 a favore di cittadini stranieri, si
ritiene che i risultati conseguiti inducano a continuare tale
programma anche per il periodo 2003-2004, al fine di garantire
continuita' agli interventi sanitari.
Per quanto riguarda le priorita' territoriali, si fa riferimento alle
aree di intervento individuate dal presente Documento di Indirizzo
Programmatico: Albania, Bosnia-Erzegovina, Brasile, Cuba, Eritrea,
Etiopia, Iraq, Marocco, Mozambico, Repubblica di Bielorussia,
Romania, Senegal, Territori dell'Autonomia Palestinese, Unione di
Serbia e Montenegro, nonche' al popolo Saharawi, proveniente dai
campi profughi algerini.
Si tiene, inoltre, conto delle richieste provenienti da
organizzazioni non lucrative del territorio regionale, per minori
provenienti dall'Africa sub-sahariana, in special modo Zambia e
Zimbabwe, considerata la speranza di vita e il basso livello di
assistenza sanitaria garantita in detti paesi.
Ed inoltre per le tipologie di intervento di cui al protocollo
regionale "Chernobyl" si tiene conto delle richieste provenienti
dalle aree ucraine contaminate dall'incidente nucleare di Chernobyl.