DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 28 luglio 2003, n. 1495
Approvazione linee di indirizzo per le adozioni nazionali e internazionali in Emilia-Romagna in attuazione del Protocollo d'intesa di cui alla deliberazione del Consiglio regionale 331/02. Modifica della deliberazione della Giunta regionale n. 3080 del 28/12/2001
LA GIUNTA DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
Preso atto che la Legge 4 maggio 1983, n. 184 "Diritto del minore ad
una famiglia", come modificata dalla Legge 31 dicembre 1998, n.
476/1998 "Ratifica ed esecuzione della Convenzione per la tutela dei
minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale, fatta
a l'Aja il 29 maggio 1993. Modifiche alla Legge 4 maggio 1983, n.
184, in tema di adozione di minori stranieri", all'art. 39 bis
assegna alle Regioni funzioni di concorso allo sviluppo della rete
dei servizi rivolti all'adozione;
richiamata la deliberazione del Consiglio regionale n. 331 del
12/2/2002 "Approvazione del Progetto regionale adozione e dello
schema di Protocollo di intesa tra Regione Emilia-Romagna, Province,
enti titolari delle funzioni in materia di minori, enti autorizzati
in materia di adozione internazionale" e in particolare l'Allegato A
che stabilisce la fissazione da parte della Regione di linee di
indirizzo sugli standard quali-quantitativi dei servizi, nonche' la
sperimentazione di modalita' condivise tra i vari soggetti
interessati di conduzione del percorso valutativo delle famiglie
candidate all'adozione;
preso atto che in data 21 marzo 2002 e' stato sottoscritto il
Protocollo d'intesa suddetto tra Regione Emilia-Romagna, Province,
enti titolari delle funzioni in materia di minori, enti autorizzati
in materia di adozione internazionale, che stabilisce gli impegni dei
soggetti firmatari e che, in base al paragrafo 10 del Protocollo
stesso si rende necessario sviluppare le indicazioni metodologiche in
esso contenute attraverso l'indicazione ai servizi competenti di
specifiche linee di indirizzo sul post-adozione, allo scopo di
specializzare e qualificare ulteriormente l'intero percorso
dell'adozione nazionale e internazionale e sostenere il nucleo
adottivo nella fase successiva all'inserimento del bambino nel nuovo
contesto familiare e sociale;
vista la delibera della Giunta regionale n. 3080 del 28 dicembre 2001
che approva il documento "Preparazione delle coppie nella fase
precedente l'indagine sociopsicologica" (Allegato A) e considerato
che si rende ora necessario un suo adeguamento anche alla luce della
sperimentazione, avvio e prima valutazione degli interventi dei corsi
di formazione per le coppie candidate all'adozione in alcune
provincie della Regione;
dato atto del confronto e del prezioso apporto professionale
scaturito dai lavori preparatori e istruttori svolti durante i
precedenti anni, grazie anche:
- all'apporto specifico dei componenti i quattro gruppi di lavoro
(formazione delle coppie, indagine psicosociale, accompagnamento dei
nuclei adottivi, attuazione del sistema integrato dei servizi per
l'adozione) composti da esperti in materia, tra cui operatori delle
Province, dei Comuni, delle Aziende Unita' sanitarie locali, degli
enti autorizzati all'adozione internazionale nella Regione,
rappresentanti dell'Associazione nazionale famiglie adottive e
affidatarie (ANFAA) nonche' del Tribunale per i minorenni di Bologna
e coordinati dal Servizio regionale competente;
- al proficuo rapporto realizzatosi all'interno della Direzione
generale Sanita' e Politiche sociali tra professionalita'
appartenenti alle due aree;
premesso che lo schema del documento di seguito allegato "Linee di
indirizzo per le adozioni nazionali ed internazionali in
Emilia-Romagna" e' stato presentato e condiviso in sede di
coordinamento regionale adozione, costituito con determinazione del
Direttore generale Sanita' e Politiche sociali n. 7720 del 6/7/2002;
ritenuto quindi opportuno emanare le indicazioni operative e gli
orientamenti quali-quantitativi necessari per sostenere e facilitare
il percorso adottivo e l'integrazione delle competenze tra i diversi
soggetti interessati pubblici e/o privati;
rilevato che la parte II "la preparazione delle coppie" dell'Allegato
A alla presente deliberazione sostituisce integralmente l'allegato A
alla deliberazione della Giunta regionale n. 3080 del 28 dicembre
2001 sopra citata;
richiamate:
- la L.R. 2/03 "Norme per la promozione della cittadinanza sociale e
per la realizzazione del sistema integrato di interventi e Servizi
sociali";
- la L.R. 26 novembre 2001, n. 43 recante "Testo Unico in materia di
organizzazione e di rapporti di lavoro nella regione
Emilia-Romagna";
richiamate le seguenti proprie deliberazioni, esecutive ai sensi di
legge:
- n. 2832 del 17 dicembre 2001, concernente "Riorganizzazione delle
posizioni dirigenziali della Giunta regionale - Servizi e
Professional";
- n. 3021 del 28 dicembre 2001, concernente "Approvazione degli atti
di conferimento degli incarichi di livello dirigenziale (decorrenza
1/1/2002)";
- n. 447 del 24/3/2003 "Indirizzi in ordine alle relazioni
organizzative e funzionali tra le strutture e sull'esercizio delle
funzioni dirigenziali";
dato atto del parere di regolarita' amministrativa espresso dal
Direttore generale Sanita' e Politiche sociali dott. Franco Rossi ai
sensi dell'art. 37, quarto comma della L.R. 43/01 e della
deliberazione della Giunta regionale 447/03;
su proposta dell'Assessore alle Politiche sociali, Immigrazione,
Progetto giovani e Cooperazione internazionale, Gianluca Borghi e
dell'Assessore alla Sanita' Giovanni Bissoni;
a voti unanimi e palesi, delibera:
1) di approvare, in attuazione del Protocollo d'intesa sottoscritto
in data 21/3/2002 il documento "Linee di indirizzo per le adozioni
nazionali ed internazionali in Emilia-Romagna", Allegato A) parte
integrante e sostanziale della presente deliberazione;
2) di dare atto che, all'interno dello stesso documento e' contenuta
la parte II "La preparazione delle coppie", che sostituisce
l'Allegato A "Preparazione delle coppie nella fase precedente
l'indagine sociopsicologica" della deliberazione della Giunta
regionale n. 3080 del 28/12/2001;
3) di stabilire che le suddette linee di indirizzo specificate
nell'Allegato A) del presente atto sono rivolte ai soggetti del
sistema integrato di interventi e servizi sociali della Regione
Emilia-Romagna, ai soggetti titolari delle funzioni in materia di
minori, alle Provincie, ai Comuni, alle Associazione dei Comuni, ai
Consorzi dei Servizi sociali, alle Aziende sanitarie locali, agli
enti autorizzati in materia di adozione internazionale;
4) di pubblicare la presente deliberazione nel Bollettino Ufficiale
regionale garantendone la piu' ampia diffusione.
ALLEGATO A)
LINEE DI INDIRIZZO PER LE ADOZIONI NAZIONALI ED INTERNAZIONALI IN
EMILIA-ROMAGNA
Introduzione
Riferimenti normativi e contesto culturale Compiti della Regione
Obiettivi di qualificazione del sistema integrato di servizi per
l'adozione nazionale ed internazionale
PARTE I:
Attuazione del sistema integrato dei Servizi per l'adozione
1. Indagine sulla organizzazione dei Servizi in riferimento alla
adozione nelle Aziende USL
2. Il percorso dell'adozione internazionale e nazionale come
disciplinato dalla normativa vigente
3. Prassi dell'adozione internazionale e nazionale in Emilia-Romagna
4. Integrazione sociosanitaria e costituzione delle e'quipe
centralizzate
5. L'attuazione del sistema integrato dei Servizi ed il programma
provinciale per l'adozione
6. Programma di indirizzo provinciale per l'adozione
PARTE II:
La preparazione delle coppie
1. Riferimenti normativi specifici
2. Destinatari
3. Prima presa in carico della coppia
4. Obiettivi
5. Attuazione e programmazione delle iniziative
6. Criteri di qualita'
7. Incentivazioni
8. Contenuti Unita' formativa n. 1 Aspetti giuridici e legislativi
Unita' formativa n. 2 Il bambino ed i suoi bisogni Unita' formativa
n. 3 La coppia adottiva Unita' formativa n. 4 Modelli culturali
Unita' formativa n. 5 Dopo l'idoneita', verso l'incontro con il
bambino straniero Unita' formativa n. 6 Accompagnamento dei nuclei
adottivi
9. Metodologia
PARTE III:
Le indagini psicosociali con le coppie candidate all'adozione
nazionale e internazionale
1. Riferimenti normativi specifici
2. Il percorso di indagine nella Regione Emilia-Romagna
3. Importanza della indagine psicosociale
4. Elementi di criticita' e obiettivi regionali di qualificazione dei
Servizi territoriali per lo svolgimento delle indagini psicosociali
4.1 Diffusione della cultura della sussidiarieta' dell'adozione
internazionale e della centralita' dei bisogni del bambino
4.2 Assicurazione dell'integrazione delle prestazioni erogate e di un
livello omogeneo di adeguatezza nei diversi ambiti territoriali della
Regione
4.3 Garanzia per le coppie di indicazioni chiare e omogenee sulle
finalita', sulle procedure e sui criteri generali utilizzati nel
percorso di indagine psicosociale
4.4 Assicurazione del rispetto dei tempi previsti per lo svolgimento
dell'indagine psicosociale
4.5 Definizione degli aspetti che verranno approfonditi dalle
indagini psicosociali
4.6 Superamento delle liste di attesa
5. Presa in carico da parte delle e'quipe centralizzate delle coppie
che chiedono di accedere alla fase di indagine psicosociale
6. Obiettivi specifici dell'indagine psicosociale
7. Modalita' di perseguimento degli obiettivi
7.1 Costruzione di una relazione collaborativa con la coppia
7.2 Adeguata acquisizione di elementi ed approfondimenti 7.2.1 La
storia della coppia 7.2.2 Le motivazioni della scelta adottiva 7.2.3
Le competenze genitoriali richieste in ambito adottivo 7.2.4 Le
relazioni "interne" alla coppia 7.2.5 Le relazioni dei coniugi con le
famiglie di origine, eventuali figli naturali e gli ambienti sociali
di riferimento 7.2.6 Le patologie sanitarie ed i fattori
compromissori l'espletamento della competenza genitoriale richiesta
in ambito adottivo 7.2.7 Gli aspetti di specificita' connessi alla
disponibilita' per l'adozione internazionale
7.3 Stesura della relazione finale
8. Aspetti specifici del percorso di indagine
8.1 La restituzione
8.2 Le indagini con coppie gia' precedentemente istruite
8.3 La visita domiciliare
8.4 L'utilizzo dei test
8.5 L'adozione a rischio giuridico
8.6 Ricorso ad altre e'quipe centralizzate per lo svolgimento
dell'indagine psicosociale
9. Aspetti organizzativi: numero minimo, frequenza, durata e
modalita' di conduzione degli incontri
PARTE IV:
Accompagnamento dei nuclei adottivi
1. Riferimenti normativi specifici
2. Specificita' ed integrazione di ruoli tra Servizi ed enti
autorizzati nel post-adozione
3. Aree di criticita'
3.1 La pregressa non integrazione tra Servizi territoriali ed enti
autorizzati
3.2 L'opzionalita' della richiesta di sostegno e l'integrazione delle
funzioni di controllo e sostegno nell'ambito del percorso di
accompagnamento
4. La costruzione del processo di accompagnamento
4.1 La promozione dell'accettazione da parte delle coppie
dell'attivita' di controllo e sostegno
4.2 Immediata attivazione della rete integrata dei Servizi
4.3 La definizione del progetto di accompagnamento del nucleo
neocostituito 4.3.1 Aspetti connessi alla ripresa dei contatti tra i
Servizi territoriali ed il nuovo nucleo 4.3.2 Gli elementi
caratterizzanti il progetto di accompagnamento 4.3.3 La particolare
cura dell'integrazione nel contesto scolastico
5 . Il confronto delle esperienze tra diversi nuclei adottivi, quale
forma di sostegno alle coppie
6. Il progetto di accompagnamento nell'adozione nazionale
SCHEMI
Introduzione
Riferimenti normativi e contesto culturale
L'Italia ha ratificato con la Legge 27 maggio 1991, n. 176 la
Convenzione ONU sui diritti del fanciullo (New York, 20/11/1989) con
la quale viene sancito che il soggetto minore e' portatore di diritti
e che gli Stati si impegnano ad assicurare al fanciullo la protezione
e le cure necessarie al suo benessere e ad adottare tutti i
provvedimenti necessari per attuare i diritti riconosciuti dalla
medesima Convenzione e, all'occorrenza, nel quadro della cooperazione
internazionale (vedi artt. 3 e 4).
Negli artt. 9 e 11 viene affermato che gli Stati devono vigilare
affinche' il fanciullo non sia separato dai suoi genitori contro la
sua volonta', salvi i casi in cui la separazione, nei modi stabiliti
dai diversi ordinamenti giudiziari, sia necessaria nell'interesse
preminente del fanciullo. Si afferma inoltre che gli Stati devono
adottare le misure appropriate per lottare contro i trasferimenti
illeciti all'estero dei bambini ed il loro mancato rientro nei Paesi
d'origine.
L'esigibilita' dei diritti dei minori e' contenuta nell'art. 24 della
Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea che afferma il
diritto dei minori di poter esprimere la propria opinione sulle
questioni che li riguardano e che in tutti gli atti relativi ai
bambini, siano essi compiuti da Autorita' pubbliche o da istituzioni
private, l'interesse superiore degli stessi deve essere considerato
preminente. Il concetto di superiore interesse del minore e'
ribadito all'art. 3 della citata Convenzione ONU sui diritti del
fanciullo, e all'art. 32 della Legge n. 184 del 4 maggio 1983 e
successive modificazioni.
In particolare, all'art. 1, comma 1 della Legge n. 149 del 28/3/2001
si afferma che il minore ha diritto di crescere ed essere educato
nell'ambito della "propria" famiglia. Significativo a questo riguardo
e' la nuova dicitura del Titolo I della Legge 184/83: "Diritto del
minore alla propria famiglia".
Viene anche riconosciuto il diritto del minore a vivere, crescere ed
essere educato nell'ambito di una famiglia, nel rispetto della
propria identita' culturale.
La Legge 149/01 impone inoltre allo Stato, alle Regioni e agli Enti
locali di sostenere i nuclei familiari al fine di prevenire
l'abbandono e di consentire al minore di essere educato nell'ambito
della propria famiglia.
Si sottolinea quindi l'importanza per il fanciullo di crescere in un
ambiente familiare, in un clima di serenita', affetto e comprensione
nella convinzione che tale ambiente sia fondamentale ai fini dello
sviluppo armonioso e completo della sua personalita'.
L'adozione deve configurarsi per questo all'interno delle politiche
di accoglienza nei confronti dei minori e in sintonia col principio
di sussidiarieta'. Tale principio con riferimento all'adozione
internazionale si concretizza in un sostegno residuale
specificatamente rivolto all'accoglienza di bambini in stato di
abbandono e dichiarati adottabili dalle Autorita' centrali straniere.
Queste avranno preventivamente valutato la possibilita' di interventi
di sostegno, primariamente all'interno della famiglia d'origine e
verificato le condizioni di adottabilita', ritenendo l'adozione
vantaggiosa per il bambino. Tutte le componenti istituzionali
dovranno peraltro, attraverso l'attivazione di idonee misure di
sostegno, contribuire a rimuovere gli ostacoli economici, educativi e
sociali che si frappongono alla realizzazione del diritto dei bambini
ad essere amati, educati e a crescere all'interno della propria
famiglia, o, in sua assenza, nel proprio Paese, sviluppando in loco
forme alternative all'istituzionalizzazione e promuovendo
l'accoglienza etero-familiare e l'adozione nazionale nel Paese
d'origine (art. 21, lettera b, Convenzione ONU sui diritti del
fanciullo, 1989).
Anche il Gruppo di lavoro "Solidarieta' internazionale e adozione
internazionale" preparatorio alla elaborazione del "Piano di azione e
di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in
eta' evolutiva 2000-2001" (DPR 13/6/2000), sottolinea che l'adozione
deve avvenire in un'ottica di cooperazione internazionale e di
collaborazione tra Stati, promuovendo progetti di sviluppo rivolti
all'infanzia e alla famiglia nei Paesi di origine dei bambini e
promuovendo forme di sostegno a distanza.
Compiti della Regione
I principali impegni, previsti dalla normativa nazionale per la
Regione (art. 39 bis, comma 1, lett. a, b, c, Legge 184/83 e
successive modificazioni), sono:
- concorrere a sviluppare una rete di servizi in grado di svolgere i
compiti previsti dalla normativa nazionale;
- vigilare sul buon funzionamento di detta rete, al fine di garantire
livelli adeguati di intervento;
- promuovere la definizione di protocolli operativi e convenzioni di
collaborazione tra enti pubblici ed enti autorizzati, e forme stabili
di collegamento fra gli stessi e gli Organi giudiziari minorili.
La Regione Emilia-Romagna, in adempimento della normativa
sull'adozione, ha provveduto, a seguito di una fruttuosa fase di
elaborazione che ha coinvolto dall'anno 2000 operatori e dirigenti
dei Servizi sociali e sanitari, rappresentanti dell'ANCI e dell'UPI,
del Tribunale per i minorenni, degli enti autorizzati, delle
associazioni delle famiglie adottive ad approvare con deliberazione
del Consiglio regionale n. 331 del 12 febbraio 2002:
- il Progetto regionale adozione;
- lo schema di Protocollo d'intesa tra Regione Emilia-Romagna,
Province, enti titolari delle funzioni in materia di minori, enti
autorizzati in materia di adozione internazionale, successivamente
sottoscritto il 21/3/2002, di seguito chiamato Protocollo. Hanno
sottoscritto il protocollo 19 dei 24 enti, allora autorizzati ad
operare in Emilia-Romagna.
Scopo dei due documenti e' di ottimizzare e coordinare gli interventi
in materia di adozione anche promuovendo forme stabili di
collegamento tra i diversi attori pubblici e del privato sociale
coinvolti nel processo adottivo.
Obiettivi di qualificazione del sistema integrato di servizi per
l'adozione nazionale ed internazionale
La Regione Emilia-Romagna intende supportare il processo di
qualificazione dei Servizi che si occupano di adozione affinche'
siano garantiti professionalita', continuita' nell'erogazione delle
prestazioni, trasparenza delle procedure, completezza e correttezza
nelle informazioni, adeguata preparazione alle coppie, omogeneita' di
qualita' nella conduzione delle istruttorie ed efficace sostegno alla
famiglia adottiva nella fase del post-adozione.
A tale scopo, anche in considerazione di quanto espresso al punto 1.4
(organizzazione dei servizi) del Progetto regionale adozione e al
punto 5 (misure organizzative) del citato Protocollo, si propone, con
il presente documento, il perseguimento dei seguenti obiettivi:
- individuazione e realizzazione di modalita' organizzative,
operative e procedurali adeguate per un intervento qualitativo ed
omogeneo sul territorio regionale, anche attraverso l'individuazione
di standard di riferimento per l'impiego degli operatori interessati
(vedi Parte I del presente documento e schemi);
- la sperimentazione di linee di indirizzo in materia di preparazione
delle coppie (vedi Parte II), di svolgimento del percorso valutativo
(vedi Parte III) di accompagnamento del nucleo adottivo nella fase
del post-adozione (vedi Parte IV);
- formazione continua degli operatori.
Rispetto alla formazione continua degli operatori, la Regione
Emilia-Romagna dopo avere realizzato nel corso degli anni 2001-2002
un importante percorso di formazione degli operatori dei Servizi
territoriali e degli enti autorizzati, ai quali hanno partecipato
anche i giudici onorari del Tribunale per i minorenni, si propone di
dare continuita' a tale formazione. Infatti l'avvio della attivita'
delle equipe centralizzate, appositamente formate per la conduzione
delle indagini psicosociali con le coppie motivate all'adozione, lo
sviluppo delle attivita' di informazione e preparazione e di
accompagnamento dei nuclei adottivi richiedera' di mantenere un
sostegno formativo mirato agli operatori che presidieranno le diverse
funzioni.
Tale sostegno sara' assicurato mediante iniziative promosse
nell'ambito dei piani provinciali per l'adozione (vedi oltre Parte I,
punto 6) ed iniziative di dimensione regionale, raccordate con
l'attivita' di formazione realizzate dalla Commissione per le
adozioni internazionali.
La Regione, mediante il contributo del Crad (Coordinamento regionale
adozione), continuera' ad esercitare una funzione di stimolo e di
raccordo delle iniziative formative al fine di assicurare il
necessario sostegno alla trasformazione qualitativa del sistema
integrato di servizi per l'accoglienza.
PARTE I: Attuazione del sistema integrato dei Servizi per l'adozione
1. Indagine sulla organizzazione dei Servizi in riferimento alla
adozione nelle Aziende Unita' sanitarie locali
Il Servizio Politiche familiari, Infanzia e Adolescenza ha condotto
nel 2001 una ricognizione sulle attivita' delle Aziende Unita'
sanitarie locali operanti in materia di adozione nella regione
Emilia-Romagna. Dai dati raccolti viene evidenziato come nei 18 mesi
esaminati (1 gennaio 1999-30 giugno 2000) nella regione
Emilia-Romagna sono state:
- presentate 1095 domande per adozioni nazionali e internazionali;
- avviate e concluse 796 indagini psicosociali.
Nello stesso periodo erano state mediamente dedicate 19 ore
dall'assistente sociale (con un range da 7,2 a 42,6 ore) e 15,6 ore
dallo psicologo (range da 7,2 a 26,3 ore) per ciascuna coppia. Tale
calcolo non comprendeva tuttavia le attivita' di supporto e vigilanza
connesse alla fase successiva all'ingresso del bambino nel nucleo,
ne' le attivita' legate alla preparazione delle coppie introdotte in
modo particolare dalla Legge 149/01. Al 30 giugno 2000 rimanevano da
espletare 299 richieste di avvio del percorso istruttorio. Pur
considerando che i dati disponibili riguardano solo il personale che
operava nelle Aziende USL, l'indagine ha permesso di evidenziare
come, prima dell'approvazione del Protocollo, fosse eccessivamente
differenziato nei diversi ambiti territoriali della regione il tempo
dedicato alle coppie da parte degli operatori. Altrettanto
differenziate erano le modalita' organizzative: mentre in alcuni
ambiti si era gia' provveduto a costituire apposite e'quipe
centralizzate formate da assistente sociale e psicologo che si
dedicavano con continuita' all'espletamento delle indagini
psicosociali e verso le quali erano indirizzate tutte le coppie, in
altre realta' le indagini venivano svolte indistintamente da tutti
gli assistenti sociali e gli psicologi in base al criterio della
competenza territoriale, al di la' dell'esperienza e della competenza
specifica da questi maturate. In questo caso era evidente il rischio
di scarsa specializzazione e appropriatezza delle prestazioni
offerte, anche in relazione alle poche indagini che ciascun operatore
avrebbe avviato nel corso dell'anno.
L'approvazione del Protocollo e del Progetto regionale adozione sono
stati certamente di stimolo all'avvio di un processo di adeguamento
dei Servizi al livello auspicato; si ha tuttavia motivo di ritenere
che permangano tuttora situazioni di disomogeneita' per il cui
superamento si intende intervenire con le presenti linee di
indirizzo.
2. Il percorso dell'adozione internazionale e nazionale come
disciplinato dalla normativa vigente
Per quanto riguarda l'adozione internazionale la Legge 184/83, come
modificata dalla Legge 476/98, ha dato precise indicazioni per l'iter
che la coppia deve affrontare quando desidera adottare un bambino
proveniente da altri Paesi.
Nello schema 5 alla fine delle presenti linee, sono illustrati i
compiti assegnati nelle varie fasi ai diversi attori: Servizi
socio-assistenziali, e per quanto di competenza, Aziende Unita'
sanitarie locali ed ospedaliere - di seguito indicati come Servizi
territoriali - Tribunale per i minorenni, Commissione per le adozioni
internazionali, enti autorizzati. Per alcune di queste fasi, di
seguito, sono indicati i tempi precisi che i diversi attori sono
chiamati a rispettare:
- la coppia presenta al Tribunale per i minorenni dichiarazione di
disponibilita' per l'idoneita' all'adozione internazionale (art. 29
bis, comma 1);
- il Tribunale per i minorenni entro 15 giorni trasmette detta
dichiarazione ai Servizi territoriali (art. 29 bis, comma 3);
- i Servizi territoriali svolgono attivita' di informazione
sull'adozione internazionale e sulle relative procedure, sugli Enti
autorizzati e sulle altre forme di solidarieta' nei confronti dei
minori in difficolta' e di preparazione degli aspiranti all'adozione,
anche avvalendosi degli enti autorizzati (art. 29 bis, comma 4, lett.
a-b);
- entro 4 mesi dal ricevimento della dichiarazione di disponibilita'
da parte del Tribunale per i minorenni i Servizi territoriali
espletano l'indagine psicosociale acquisendo elementi sulla
situazione personale, familiare e sanitaria degli aspiranti genitori
adottivi, sul loro ambiente sociale, sulle motivazioni che li
determinano, sulla loro attitudine a farsi carico di un'adozione
internazionale, sulla loro capacita' di rispondere in modo adeguato
alle esigenze di piu' minori o di uno solo, sulle eventuali
caratteristiche particolari dei minori che essi sarebbero in grado di
accogliere, nonche' l'acquisizione di ogni altro elemento utile per
la valutazione da parte del Tribunale per i minorenni della loro
idoneita' all'adozione. I servizi territoriali trasmettono le loro
risultanze a mezzo di relazione al Tribunale per i minorenni (art. 29
bis, comma 4 e 5);
- entro i 2 mesi successivi il Tribunale per i minorenni emette
decreto d'idoneita' o di rigetto (art. 30, comma 1);
- entro 1 anno dal decreto d'idoneita', la coppia deve iniziare la
procedura incaricando formalmente un ente autorizzato (art. 30, comma
2 e art. 31, comma 1);
- dal momento dell'ingresso in Italia e per almeno un anno, ai fini
di una corretta integrazione familiare e sociale, i Servizi
territoriali degli enti locali e gli enti autorizzati, su richiesta
degli interessati, assistono gli affidatari, i genitori adottivi e il
minore. Essi in ogni caso riferiscono al Tribunale per i minorenni
sull'andamento dell'inserimento, segnalando le eventuali difficolta'
per gli opportuni interventi (art. 34, comma 2 e art. 31, comma 3,
lett. m).
Per quanto riguarda l'adozione nazionale (vedi schema 3) l'iter
previsto dalla Legge 184/83, come modificato dalla Legge 149/01,
prevede che:
- una volta esperite le attivita' d'informazione e preparazione, la
coppia presenti ad uno o piu' Tribunali per i minorenni domanda di
adozione specificando l'eventuale disponibilita' a adottare piu'
fratelli o minori in condizioni di handicap (art. 22, comma 1);
- il Tribunale per i minorenni dispone adeguate indagini, ricorrendo
ai Servizi territoriali, che riguardano in particolare la capacita'
di educare il minore, la situazione personale ed economica, la
salute, l'ambiente familiare dei richiedenti, i motivi per i quali
questi ultimi desiderano adottare il minore e che tali indagini
vengano avviate tempestivamente e concluse entro 120 giorni, salvo
possibilita' di una sola proroga di pari durata. Tali indagini
vengono svolte dando precedenza alle domande dirette all'adozione di
minori di eta' superiore a 5 anni o con handicap accertato (art. 22,
comma 3 e 4);
- il Tribunale per i minorenni dispone l'affidamento pre-adottivo
della durata di un anno scegliendo tra le coppie idonee che hanno
presentato la domanda di adozione nazionale (art. 22, comma 6);
- il Tribunale per i minorenni vigila sul buon andamento
dell'affidamento pre-adottivo, avvalendosi anche del giudice tutelare
e dei Servizi territoriali. Ove necessario dispone interventi di
sostegno psicologico e sociale (art. 22, comma 8).
3. Prassi dell'adozione internazionale e nazionale in Emilia-Romagna
In Emilia-Romagna si e' consolidata una prassi - confermata da
diverse note, inviate ai Servizi territoriali da parte del Presidente
del Tribunale per i minorenni - tesa a fare esprimere alla coppia la
domanda di adozione o la dichiarazione di disponibilita' per
l'adozione internazionale solo successivamente alla conclusione dei
percorsi di informazione, formazione e indagine psicosociale. Nella
nota del Tribunale per i minorenni inviata il 9/11/2000 agli
assessori regionali e comunali nonche' ai direttori delle Aziende
Unita' sanitarie locali veniva affermato che "Questa prassi non solo
non e' in contrasto con la nuova normativa, ma risponde pienamente al
suo intento che e' quello di consentire agli interessati di
presentare la domanda al Tribunale dopo avere avuto piena conoscenza
e consapevolezza sul significato dell'adozione e sull'impegno che
essa comporta. Pertanto le coppie interessate sono invitate a
rivolgersi ai Servizi operanti nella zona di loro residenza e a
presentare domanda al Tribunale solo dopo aver compiuto il percorso
di conoscenza e di motivazione necessario a fondare una responsabile
disponibilita' all'adozione".
Con nota 15/1/2001 il Tribunale per i minorenni confermava tale
procedura specificando che "i servizi, all'esito dell'istruttoria,
dovranno indirizzare i coniugi al Tribunale per la presentazione
della richiesta di disponibilita', consegnando loro copia di:
dichiarazione di disponibilita', questionario, elenco di documenti da
presentare".
Il modello procedurale descritto, espressione di una consolidata ed
efficace collaborazione tra il Tribunale per i minorenni e i Servizi
territoriali presenta anche il vantaggio di attuare i corsi di
preparazione per le coppie nella fase precedente l'avvio
dell'indagine psicosociale, la quale potra' cosi' svolgersi con
coppie gia' orientate sui temi centrali dell'adozione e sul percorso
adottivo.
4. Integrazione sociosanitaria e costituzione delle e'quipe
centralizzate
L'opportunita' e necessita' dell'integrazione di competenze
professionali appartenenti al campo sociale e sanitario per
l'espletamento del corretto iter adottivo e anche come garanzia di un
adeguato processo di accompagnamento del bambino e della coppia nella
fase post-adottiva, si evincono dalla normativa di seguito
richiamata.
La Legge 476/98 in tema di riforma dell'adozione internazionale
chiama direttamente in causa i Servizi sociali degli enti locali
(assistente sociale) e le Aziende Unita' sanitarie locali (psicologo,
ma anche neuropsichiatra infantile e/o altre professionalita'
sanitarie), per l'espletamento delle diverse fasi del percorso.
Il DM del 24 aprile 2000 "Progetto obiettivo materno-infantile"
allegato al "Piano sanitario nazionale per il triennio 1998-2000"
elenca in premessa, tra gli obiettivi da perseguire da parte dei
Servizi sanitari, il soddisfacimento dei bisogni socio-sanitari e
assistenziali dei minori, assicurando la necessaria collaborazione
agli enti locali anche per quanto riguarda le attivita' connesse agli
iter adottivi previsti dalla Legge 184/83 e dalla Legge 476/98.
La Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le
Province autonome di Trento e Bolzano con provvedimento del 3/8/2000
"Proposta di accordo tra il Ministro per la Solidarieta' sociale e le
Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano per l'attivazione di
iniziative in materia di adozioni internazionali" prevede che le
attivita' indicate dalla Legge 184/83 e successive modificazioni
siano svolte da e'quipe, composte da psicologi e assistenti sociali,
tenuto conto del carico di lavoro e del bacino d'utenza.
Il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 14/2/2001 "Atto
di indirizzo e coordinamento in materia di prestazioni
socio-sanitarie" e in particolare l'art. 4, tabella A individua tra
le prestazioni erogabili dal Servizio sanitario nazionale le
prestazioni medico-specialitiche, psicoterapeutiche, di indagine
diagnostica sui minori e sulle famiglie adottive e affidatarie, e
indica la competenza dei Comuni per quanto riguarda le prestazioni di
supporto sociale ed economico alle famiglie, di supporto educativo
domiciliare e territoriale ai minori, compresa l'indagine sociale
sulla famiglia.
Il piano degli obiettivi 2002 della Regione Emilia-Romagna per le
Aziende Unita' sanitarie locali, di cui alla deliberazione della
Giunta regionale del 2/8/2002, n. 1492, prevede a livello
distrettuale il rafforzamento quali-quantitativo dell'apporto medico
e psicologico negli interventi integrati a tutela dei minori, il
superamento delle liste di attesa per l'accesso all'istruttoria per
le coppie candidate all'adozione nazionale e internazionale e il
progressivo adeguamento dei Servizi territoriali a quanto indicato
nel "Protocollo d'intesa tra Regione Emilia-Romagna, Province, enti
titolari delle funzioni in materia di minori, enti autorizzati in
materia di adozione internazionale" di cui alla deliberazione del
Consiglio regionale n. 331 del 12/2/2002. Tali obiettivi sono stati
confermati anche per l'anno 2003 come specificato nella deliberazione
di Giunta regionale 896/03 "Finanziamento del Servizio sanitario per
l'anno 2003".
Va anche segnalato che la deliberazione del Consiglio regionale n.
486 del 28/5/2003 "Approvazione del tariffario delle prestazioni rese
dai dipartimenti di sanita' pubblica delle Aziende Unita' sanitarie
locali, di cui all'art. 14 della L.R. 4/3/1982, n. 19 e successive
modificazioni, al punto 4) del deliberato, dispone la gratuita' delle
prestazioni erogate per "la certificazione di idoneita' psico-fisica
all'adozione", garantendo in questo modo alle coppie aspiranti
all'adozione l'esonero dal pagamento del ticket per il rilascio delle
certificazioni sanitarie specialistiche.
Si richiama infine quanto espresso nel citato Protocollo (punto 5
Misure organizzative) in merito:
- alla costituzione, in ambiti definiti a livello provinciale, di
Azienda Unita' sanitaria locale o, nel caso di Comuni ed associazioni
di Comuni in ambiti tendenzialmente non inferiori a 90.000 abitanti,
di apposite e'quipe centralizzate, formate almeno dalle figure
professionali di assistente sociale e di psicologo, con forte
esperienza specifica;
- al raccordo a livello provinciale delle predette e'quipe;
- all'individuazione di enti capofila, quali punti di riferimento in
particolare per l'attivazione e gestione dei corsi di preparazione
rivolti alle coppie candidate all'adozione;
- alla gestione dei corsi di formazione degli operatori;
- alla stipula di convenzioni e messa a punto di modalita' di
collaborazione con gli enti autorizzati;
- all'individuazione delle modalita' di articolazione del sistema
informativo e delle relative strumentazioni informatiche che
garantiscano la conservazione e trasmissione di tutti i dati
necessari riguardanti il percorso adottivo, in diretta connessione
con la Commissione per le Adozioni Internazionali, il Tribunale per i
minorenni e gli enti autorizzati.
5. L'attuazione del sistema integrato dei Servizi ed il programma
provinciale per l'adozione
I riferimenti normativi su citati appaiono essenziali per consolidare
l'integrazione dei Servizi sanitari e sociali territoriali,
condizione fondamentale per la realizzazione del piu' ampio sistema
integrato di Servizi finalizzato al conseguimento degli obiettivi
indicati ai punti "Obiettivi di qualificazione del sistema integrato
dei Servizi per l'adozione nazionale ed internazionale" e "Compiti
della Regione" indicati nell'introduzione del presente documento e
gia' espressi nel citato Protocollo.
L'attuazione del sistema integrato dei Servizi dovra' prevedere:
- una stretta collaborazione tra l'Assessorato Politiche sociali,
Immigrazione, Progetto giovani, Cooperazione internazionale e
l'Assessorato alla Sanita' della Regione per assicurare la
continuita' al percorso di formazione degli operatori, il sostegno e
lo sviluppo del sistema dei soggetti coinvolti nelle esperienze
adottive, il monitoraggio delle prestazioni, anche attraverso la
regolarita' dei flussi informativi;
- il supporto da parte del Coordinamento regionale adozione (CRAD),
quale sede di confronto tra i soggetti pubblici e privati coinvolti
nel percorso adottivo, in particolare in merito alla realizzazione,
qualificazione ed armonizzazione dei protocolli operativi siglati a
livello regionale e locale e per la predisposizione di strumenti di
monitoraggio;
- l'impegno da parte delle Province, quali enti di programmazione
intermedia, nel raccordare i soggetti titolari delle deleghe in
materia di minori, per la definizione di un programma attuativo in
materia di adozione internazionale e nazionale che realizzi le
indicazioni contenute nella normativa nazionale e nelle linee
regionali.
6. Programma di indirizzo provinciale per l'adozione
Entro sei mesi dalla pubblicazione delle presenti linee di indirizzo
nel Bollettino Ufficiale regionale le Province, in collaborazione con
i Comuni singoli e associati, le Aziende Unita' sanitarie locali,
anche avvalendosi del contributo di gruppi tecnici di coordinamento
in materia di adozione e con il coinvolgimento delle associazioni
impegnate nella tutela e nel sostegno delle famiglie adottive,
dovranno predisporre un programma che prevede l'individuazione delle
necessarie risorse e delle appropriate procedure a sostegno delle
coppie e dei minori interessati nei percorsi per l'adozione nazionale
e internazionale. Tale programma dovra' essere armonizzato con i
Piani per la Salute e raccordato e integrato nei piani di zona che
prevedono la definizione in ambito distrettuale del sistema sociale a
rete, la garanzia del livello essenziale dei Servizi sociali e la
localizzazione dei Servizi medesimi.
Tale programma si ritiene debba riguardare almeno:
a) una destinazione di risorse di personale e strumentali tali da
garantire prestazioni adeguate e uniformi sul territorio provinciale,
con riferimento a quanto indicato negli schemi 1 e 2, comprensiva dei
supporti amministrativi necessari alla realizzazione della rete di
comunicazione tra le Istituzioni coinvolte nel processo. Negli schemi
1 e 2 e' indicata la previsione del tempo medio che dovrebbe essere
dedicato da parte delle e'quipe di riferimento, in attuazione della
normativa esistente, alla singola coppia in un iter completo, dalla
prima informazione alla conclusione del sostegno post-adottivo. Si
evince che per ogni coppia sono complessivamente necessarie, per
l'adozione nazionale, 39 ore di intervento da parte dell'assistente
sociale e 33,30 ore da parte dello psicologo nell'arco di un biennio,
mentre per l'adozione internazionale le ore salgono a 48 per
l'assistente sociale e 39,30 per lo psicologo, nell'arco di un
triennio. Non si esclude, inoltre che nel percorso adottivo
(dall'iniziale disponibilita' all'adozione da parte della coppia,
fino alla conclusione del periodo post-adottivo), possano rendersi
necessari ulteriori interventi da parte di altre figure sociali
(educatore, mediatore culturale) o sanitarie (neuropsichiatra
infantile, pediatra di comunita') per il miglior perseguimento degli
obiettivi di benessere e salute dei diversi componenti il nucleo
adottivo. Va tuttavia anche considerato che l'avvio dei corsi di
preparazione, facilitando l'auto-selezione delle coppie potra'
limitare accessi impropri all'iter successivo da parte di coppie non
sufficientemente motivate ed adeguate, realizzando cosi' nel
complesso un significativo risparmio di risorse professionali;
b) l'individuazione degli operatori delle e'quipe centralizzate per
le adozioni nazionali e internazionali con il compito principale di
svolgere le attivita' inerenti l'indagine psicosociale e del monte
ore loro specificatamente attribuito per lo svolgimento di tale
funzione. Tale monte ore sara' basato in particolare sul numero di
indagini psicosociali previste. Si ritiene opportuno che, per
assicurare una risposta adeguatamente qualificata, i componenti delle
e'quipe centralizzate (assistenti sociali e psicologi) dedichino a
tale funzione operativa una quota significativa del proprio orario di
servizio (ad es. il 30%, corrispondente approssimativamente allo
svolgimento di 25 indagini all'anno) evitando quindi di svolgere tale
attivita' o in modo troppo frammentato o troppo esclusivo. Andranno
anche specificate le sedi dove tali e'quipe svolgono la loro
attivita', tenuto conto di quanto indicato al punto 5 del Protocollo
che prevede la costituzione delle e'quipe in ambiti definiti a
livello provinciale, di Aziende USL o di Comuni ed associazioni di
Comuni non inferiori ai 90.000 abitanti;
c) le modalita' adottate per garantire un'adeguata informazione e una
piena accessibilita' ai Servizi da parte delle coppie interessate
all'adozione;
d) l'indicazione dell'ente capofila per la realizzazione dei corsi e
di eventuali convenzioni o accordi sottoscritti con gli enti
autorizzati ed eventuali altri soggetti pubblici e privati, per
quanto riguarda la preparazione delle coppie e/o per il sostegno
post-adottivo;
e) la programmazione dei corsi di preparazione per le coppie
candidate sia all'adozione nazionale che internazionale, da attivarsi
su base almeno semestrale, come previsto dal punto 7 del citato
Protocollo e partendo dalle indicazioni contenute alla Parte II del
presente documento "La preparazione delle coppie" che sostituisce il
documento sulla medesima materia, Allegato A alla deliberazione della
Giunta regionale n. 3080 del 28 dicembre 2001;
f) la definizione di eventuali iniziative di formazione degli
operatori a livello locale;
g) le modalita' per il superamento delle eventuali liste d'attesa per
l'accesso delle coppie all'indagine psicosociale;
h) l'individuazione di un referente per l'ambito provinciale, per
quanto attiene il raccordo tra i Servizi territoriali ed il Tribunale
per i minorenni;
i) le modalita' per assicurare - in collaborazione con la Regione, il
Tribunale per i minorenni, la Commissione per le Adozioni
Internazionali - la rilevazione dei dati relativi al percorso
adottivo, avvalendosi di opportuni strumenti informatici, sulla base
di indicatori significativi concordati con la Regione. Tale flusso
informativo sara' finalizzato al monitoraggio e alla valutazione
degli interventi in materia di adozione;
j) gli interventi previsti per garantire gli obiettivi di
qualificazione del sistema adozione indicati alla Parte III: Le
indagini psicosociali con le coppie candidate all'adozione nazionale
e internazionale, ed alla Parte IV: Accompagnamento dei nuclei
adottivi;
k) le modalita' di verifica in itinere del programma stesso tra tutti
i soggetti interessati.La Regione, al fine di promuovere uniformita'
nelle forme di sostegno alle coppie ed ai bambini adottati
sull'intero ambito regionale, di evidenziare le migliori esperienze e
di verificare l'adeguatezza del sistema integrato dei servizi e delle
indicazioni contenute nel presente documento, organizzera' occasioni
di confronto sui programmi provinciali, avvalendosi anche del
contributo del Coordinamento regionale adozioni (CRAD).
PARTE II: La preparazione delle coppie
1. Riferimenti normativi specifici
La Legge 184/83, come modificata dalla Legge 476/98, all'art. 29 bis,
comma 4 individua come compiti affidati ai Servizi:
a) l'informazione sull'adozione internazionale e sulle relative
procedure, sugli enti autorizzati e sulle altre forme di solidarieta'
nei confronti dei minori in difficolta', anche in collaborazione con
gli Enti autorizzati di cui all'articolo 39-ter;
b) la preparazione degli aspiranti all'adozione, anche in
collaborazione con i predetti enti.
La Legge 149/01 all'art. 1, comma 3, estende ancora la
responsabilita' dei Servizi pubblici, poiche' attribuisce a Stato,
Regioni ed Enti locali il compito di promuovere iniziative di
formazione dell'opinione pubblica sull'affidamento e l'adozione e di
sostegno all'attivita' delle comunita' di tipo familiare, nonche'
l'organizzazione di corsi di preparazione ed aggiornamento
professionale degli operatori sociali, incontri di formazione e
preparazione per le famiglie e le persone che intendono accogliere in
affidamento o in adozione minori.
Lo stesso comma afferma che i "medesimi enti possono stipulare
convenzioni con enti o associazioni senza fini di lucro che operano
nel campo della tutela dei minori e delle famiglie per la
realizzazione delle attivita' di cui al presente comma."
In sostanza l'attivita' per l'informazione e la preparazione delle
coppie candidate all'adozione internazionale si colloca all'interno
di una iniziativa a vasto raggio che impegna gli Enti locali, in
collaborazione con il privato sociale, a promuovere la qualificazione
di tutte le risorse dedicate ad assicurare un'accoglienza di tipo
familiare (coppie che danno la loro disponibilita' per l'affidamento
familiare, l'adozione nazionale e internazionale e la gestione di
comunita' di tipo familiare).
La Legge 149/01 prevede che l'impegno formativo sia rivolto anche
agli operatori che sono chiamati a sostenere tali forme di
accoglienza, in un'ottica di sussidiarieta' e di piena tutela dei
bambini interessati.
Per quello che riguarda la preparazione delle coppie per l'adozione
internazionale e' quindi necessario incrementare, razionalizzare e
qualificare le risorse messe a disposizione dai Servizi territoriali,
nella consapevolezza che questo non e' l'unico impegno di tipo
formativo rivolto alle coppie che i Servizi debbono assolvere. Anche
gli enti autorizzati sono interessati a processi di potenziamento e
di qualificazione in quanto, nel loro insieme, vedranno aumentate le
coppie che accedono ai loro servizi.
Per avviare i percorsi di preparazione delle coppie vanno dunque
integrate al meglio, valorizzando le esperienze precedenti, le
risorse disponibili, coinvolgendo anche competenze esterne ai Servizi
territoriali ed agli enti autorizzati.
Le indicazioni qui contenute si prefiggono di conciliare la
sperimentalita' della fase di avvio con la necessita' di assicurare
alle coppie, su tutto il territorio regionale, uniformita' e
qualita' dei corsi. In particolare vengono definiti i destinatari,
gli obiettivi, le modalita' di attuazione e di coordinamento, i
criteri di qualita', le forme di incentivazione, i contenuti e la
metodologia delle attivita' formative.
Va anche considerato che la legge non da' nessun obbligo alle coppie
di frequentare tali corsi di preparazione e che, mentre per
l'affidamento familiare esiste una maggiore tradizione di attivita' e
sensibilizzazione/formazione delle coppie, cosi' non e' per
l'adozione.
L'elaborazione di proposte di buona qualita', che rendano ben
percepibili alle coppie l'unita' di intenti tra Servizi pubblici ed
enti autorizzati, costituira' un rassicurante biglietto da visita per
chi si appresta ad intraprendere un cammino difficile e complesso
quale quello dell'adozione internazionale.
2. Destinatari
Destinatarie dei corsi sono le coppie che, acquisite le prime
informazioni presso i Servizi territoriali e verificata con gli
operatori preposti l'esistenza dei requisiti di accesso, manifestano
l'intenzione di procedere nel percorso per candidarsi alla adozione
nazionale ed internazionale, richiedendo di accedere ai corsi di
preparazione.
3. Prima presa in carico della coppia
La richiesta da parte della coppia di accedere ai corsi di
preparazione comporta una prima presa in carico da parte dei Servizi
territoriali.
Infatti i coniugi che si rivolgono ai Servizi territoriali per avere
informazioni sulla adozione nazionale ed internazionale, sia che
abbiano manifestato una semplice curiosita', o esplicitato una forte
intenzionalita' adottiva, usufruiscono, in quel momento, solo di una
serie di informazioni di base sui riferimenti normativi, i requisiti
per l'accesso all'adozione nazionale e internazionale e le modalita'
di svolgimento del percorso adottivo.
La richiesta di accedere ai corsi da parte della coppia attiva invece
il Servizio territoriale che, acquisiti i dati essenziali e le
disponibilita' rispetto ai corsi, ne programma l'accesso.
La conclusione del percorso di preparazione costituisce anche la
chiusura di questa prima presa in carico, il punto di arrivo di una
fase di rapporto con i Servizi finalizzata alla
informazione-preparazione. La coppia ha acquisito degli elementi
essenziali che potranno aiutarla nel confermare o meno il proprio
interessamento all'adozione. Nel primo caso produrra' una specifica
richiesta di accesso all'indagine psicosociale.
4. Obiettivi
- Sostenere la coppia nel realizzare un processo di maturazione verso
una competenza genitoriale ed una capacita' di essere coppia ancora
piu' profonde e salde di quanto normalmente richiesto ai genitori
naturali;
- aiutare la coppia a introiettare un concetto di accoglienza
ispirato ai principi di sussidiarieta' e di centralita' dei bisogni
del bambino;
- accrescere la conoscenza che essa ha degli aspetti peculiari legati
all'esperienza dell'adozione nazionale e internazionale e, in
particolare, delle tappe del percorso adottivo;
- sviluppare la consapevolezza da parte delle coppie della valenza di
aiuto e di sostegno degli interventi svolti dai Servizi;
- sollevare gli operatori dalla necessita' di utilizzare una parte
significativa del tempo dedicato all'indagine psicosociale, per
assicurare un contributo formativo di base alle coppie candidate.
L'indagine potra' quindi essere piu' utilmente focalizzata sulla
conoscenza della coppia, l'analisi delle sue competenze, lo studio
dell'abbinamento possibile, facilitando il pieno rispetto dei tempi
previsti per la conclusione dell'indagine;
- realizzare una integrazione di competenze tra Servizi territoriali
ed enti autorizzati e tra questi e il Tribunale per i minorenni;
- pervenire entro il 2004 a soddisfare il fabbisogno formativo delle
coppie.
5. Attuazione e programmazione delle iniziative
La Provincia e' individuata come ambito territoriale ottimale dove
programmare e realizzare le iniziative di preparazione delle coppie.
Nell'ambito della definizione del programma provinciale per
l'adozione i soggetti istituzionali titolari e/o gestori delle
competenze in materia di minori, raccordati dalla Provincia,
individuano:
- il fabbisogno dei corsi da attivare, tenendo conto del numero di
coppie annualmente istruite su base provinciale, dell'impegno per il
superamento delle eventuali liste di attesa e della necessita' di
fare intercorrere un breve periodo di tempo tra il colloquio
informativo, la conferma da parte della coppia del proprio interesse
all'adozione che si sostanzia nella richiesta di partecipazione ai
corsi;
- le modalita' di collaborazione piu' adeguate tra Servizi
territoriali, e tra essi e gli enti autorizzati per la realizzazione
dei corsi;
- il soggetto istituzionale che attraverso un'azione di raccordo con
gli altri enti pubblici e con gli enti autorizzati si assume il
compito di porsi come capofila per la definizione, attivazione e
monitoraggio del programma dei corsi e per la stipula degli opportuni
accordi con gli enti autorizzati ed eventuali altri soggetti pubblici
e privati coinvolti nella programmazione e realizzazione dei corsi.
La Regione promuove, anche attraverso il "Coordinamento regionale
adozione", una azione di raccordo tra le diverse realta' provinciali
in modo da perseguire omogeneita' e qualita' di opportunita' per
tutte le coppie residenti nel territorio regionale.
6. Criteri di qualita'
Tutti i corsi dovranno soddisfare i seguenti criteri di qualita':
a) esaustivita': prevedere la trattazione di tutte le sei unita'
formative di cui al seguente Punto 8 "Contenuti";
b) congruita': avere una durata non inferiore a dodici ore e
prevedere la partecipazione di un numero di coppie non inferiori a
cinque e non superiori a dieci;
c) integrazione delle competenze: prevedere la partecipazione, in
ogni corso, di esperti di diversa matrice professionale ed
istituzionale;
d) attenzione all'utente: prevedere orari e modalita' tali da
soddisfare il piu' possibile le esigenze dei partecipanti.
7. Incentivazioni
La Regione Emilia-Romagna si impegna, nei limiti delle proprie
disponibilita' finanziarie, ad incentivare la realizzazione delle
predette iniziative formative erogando al soggetto attuatore uno
specifico contributo per ogni corso che sia in grado di soddisfare i
criteri di cui al paragrafo precedente, oltre che i seguenti due
criteri aggiuntivi:
- territorialita': svolgimento dei corsi nell'ambito territoriale
regionale;
- gratuita': nessun onere economico per le coppie.
8. Contenuti
I corsi di preparazione delle coppie dovranno prevedere lo
svolgimento delle seguenti unita' formative:
Unita' formativa n. 1
Aspetti giuridici e legislativi
Obiettivi:
- evidenziazione dei principi ispiratori della nuova normativa in
materia di adozione;
- conoscenza delle principali tappe del percorso amministrativo e
giuridico che i genitori aspiranti all'adozione devono percorrere;
- illustrazione e significato dei vari passaggi che la coppia deve
affrontare nell'iter adottivo: dalla preparazione fino
all'inserimento del minore nel contesto sociale e familiare con
particolare riguardo al ruolo e ai compiti dei Servizi territoriali,
del Tribunale per i minorenni, degli enti autorizzati in ciascuna
fase.
Temi:
- l'evoluzione culturale e sociale dell'istituto dell'adozione in
Italia con riferimenti alle Leggi 431/67, 184/83, Convenzione
dell'Aja del 1993 e Leggi 476/98 e 149/01;
- i principi fondamentali sanciti dalla Convenzione dell'Aja con
particolare riguardo al principio di sussidiarieta' per cui
l'adozione internazionale e' possibile solo dopo che si sono
sperimentati tutti i tentativi per consentire che il bambino possa
rimanere nella propria famiglia d'origine e nel proprio Paese;
- sensibilizzazione e informazione sulle diverse forme possibili di
sostegno a distanza;
- centralita' del bambino: si va alla ricerca di una famiglia, la
migliore possibile, per quel bambino, ribaltando una concezione per
cui era la famiglia ad andare alla ricerca del migliore bambino per
se';
- accenni al principio di cooperazione tra Stati, quale strumento per
l'assicurazione dei diritti fondamentali dei minori e per il
contrasto della sottrazione, vendita e tratta dei medesimi;
- trasparenza della nuova normativa e superamento dei rischi per le
coppie ed il bambino delle esperienze "fai da te";
- tappe del percorso adottivo, competenze e modalita' di
collaborazione tra i diversi soggetti istituzionali;
- aspetti giuridici connessi all'inserimento del bambino;
- provvidenze e benefici previsti dalla normativa.
Unita' formativa n. 2
Il bambino ed i suoi bisogni
Obiettivi:
- trasmettere ai coniugi un'idea di concretezza con cui confrontarsi
per passare da un'idea astratta di figlio (che puo' essere romantica,
misteriosa, ma sempre venata di preoccupazioni), ad un'idea di
bambino piu' articolata, basata sulla conoscenza delle
caratteristiche reali delle situazioni da cui proviene e delle
dinamiche che piu' frequentemente intercorrono tra questi e le coppie
adottive;
- aiutare le coppie ad avvicinarsi al mondo del bambino con
consapevolezza e con strumenti adeguati per capirlo e rispondere alle
sue necessita'.
Temi:
Sul versante bambino:
- chi e' il bambino che viene adottato. Approfondimento del concetto
di abbandono (significato, conseguenze, bisogni e prospettive), con
riferimento alle condizioni oggettive (abbandonato alla nascita o
dopo maltrattamenti ed incurie, o a seguito di abuso, condizioni di
salute, ecc.) e condizioni soggettive (l'adozione di un bambino in un
Paese diverso da quello in cui e' nato comporta un cambiamento
personale e relazionale piu' marcato di quello che deve affrontare un
bambino adottato nel suo Paese rispetto a valori, abitudini, schemi
cognitivi, lingua, diversita' somatica). Il bambino puo' essere
traumatizzato, confuso, sofferente, spaventato o allettato dalle
prospettive di adozione;
- i bisogni legati alle varie fasi della crescita (di attaccamento,
di accoglienza, di protezione, di aiuto ad elaborare l'esperienza
passata, di autonomia);
- accenni ai bisogni dei bambini piu' grandi ed a come i figli
adottivi possono percepire e rielaborare, nel tempo, la loro
diversita'. Le risorse che il bambino utilizza per adeguarsi alla
nuova situazione.
Sul versante genitori che abbandonano:
- le persone che generano e che non riescono ad essere genitori:
motivazioni e percorsi. Interruzione del legame dei bambini con i
genitori naturali, permanenza ed evoluzione interiore del legame
affettivo del bambino con essi.
Unita' formativa n. 3
La coppia adottiva:
Obiettivi:
- rendere esplicite le istanze che sottendono al desiderio di un
figlio adottivo;
- fare emergere le implicazioni dei diversi atteggiamenti sottesi
all'accoglienza del minore;
- approfondire le implicazioni derivanti dall'assunzione del
principio di sussidiarieta' rispetto al progetto genitoriale di
coppia.
Temi:
- la genitorialita' biologica ed adottiva: differenze e
caratteristiche. Fantasie sul bambino immaginato, consapevolezza
della sovrapposizione tra bambino immaginato e bambino reale.
Riconoscere e sapere operare sui propri schemi mentali. Riconoscere
le modalita' con cui la coppia affronta le situazioni problematiche;
- la relazione genitoriale con un bambino che ha vissuto un abbandono
e che ha una storia che non puo' essere cancellata. Consapevolezza da
parte dei futuri genitori che manca a loro e al bambino un periodo di
vita in comune; esiste "un buco" nel passato del bambino che bisogna
imparare a tollerare o sapere colmare;
- stili educativi differenti e schemi di comportamento dei genitori
adottivi e del bambino (ruoli ed aspetti culturali). Atteggiamenti
della coppia nell'accompagnamento del bambino nell'integrazione
sociale. Modalita' di gestione delle frustrazioni e di costruzione di
rapporti collaborativi all'esterno (ad es. con gli insegnanti);
- la famiglia allargata e le sue reazioni all'evento adottivo:
impegni, responsabilita', figure di riferimento, flessibilita' delle
regole e delle dinamiche familiari.
Unita' formativa n. 4
Modelli culturali
L'approfondimento dei temi delle unita' 4 e 5 non e' destinato
unicamente alle coppie che abbiano gia' intenzione di proseguire il
cammino verso l'adozione internazionale. Si ritiene infatti che anche
le coppie che sono piu' orientate verso l'adozione nazionale possano
avere vantaggi da una preparazione completa. Inoltre una vera opzione
potra' essere opportunamente espressa solo successivamente, nella
fase dell'indagine psicosociale.
Obiettivi:
- sviluppare la consapevolezza della coppia sulla importanza della
variabile culturale;
- stimolare l'attenzione dei futuri genitori a ricostruire il
retroterra culturale ed esperienziale nel quale si colloca il
bambino, a coglierne i possibili condizionamenti e a misurarne le
ricadute emotive rispetto alle proprie aspettative;
- incrementare la capacita' di tutelare il bambino non privandolo
della propria storia e fornendogli strumenti per gestire in modo
costruttivo la propria specificita'.
Temi:
- evidenziazione di modelli culturali diversi riferibili a diverse
aree geografiche. A seconda dei modelli culturali i bambini hanno
avuto esperienza di atteggiamenti permissivi, iper-esigenti,
incongrui e di modalita' differenti per ottenere approvazione e
sostegno da parte delle figure adulte. Da cio' ne consegue una
diversita' nell'espressione dei modelli di attaccamento e dei livelli
e delle modalita' di espressione dell'autonomia;
- declinazione dei modelli culturali nello specifico della storia del
bambino (ad es. la sub-cultura istituzionale);
- accoglienza della diversita' etnico-culturale;
- aiuto ai coniugi per riflettere sulla autenticita' della loro
disponibilita'/indisponibilita' ad accogliere un bambino di diversa
etnia. Si tratta di una condizione irrinunciabile perche', nel
rapporto con il bambino, essi siano in grado di fronteggiare
incomprensioni, resistenze ed anche ostilita' che possono
manifestarsi nell'ambito familiare ed extrafamiliare, riuscendo
sempre a rimanere dalla sua parte, salvaguardando e sviluppando il
valore della sua origine e del suo passato.
Unita' formativa n. 5
Dopo l'idoneita', verso l'incontro con il bambino straniero
Obiettivi:
- fornire un accenno sulle variabili in gioco nella fase che portera'
all'incontro con il bambino proposto dalla Autorita' straniera
competente, in previsione di una trattazione piu' approfondita da
parte dell'ente che verra' prescelto;
- favorire la conoscenza della realta' di vita del bambino per
facilitarne l'integrazione e la costruzione dell'identita'.
Temi:
- introduzione al tema della realizzazione dell'abbinamento in un
Paese straniero. Il Paese straniero: vincoli ed opportunita'. Le
regole giuridiche e sociali nei diversi Paesi (le Autorita' nazionali
straniere, l'iter di adottabilita' del minore e per la scelta delle
coppie, gli intermediari nel Paese, i bambini negli istituti e presso
le famiglie, ecc.);
- consapevolezza che la permanenza nel Paese straniero non e' un
tempo "vuoto" o solo riempito di incombenze burocratiche nell'attesa
di incontrare il bambino che verra' proposto, ma anche un'occasione
di conoscenza del mondo in cui il bambino e' vissuto. Tale conoscenza
potra' facilitare, in seguito, l'azione dei genitori per favorire
l'integrazione da parte del bambino delle esperienze vissute,
elemento vitale per il suo benessere psichico;
- il bambino tra bisogno e timore di essere inserito in una famiglia.
Il bambino che deve essere adottato: la sua diversita' perche'
proveniente da un'altra cultura, perche' portatore di una storia che
non e' quella dei suoi genitori adottivi, perche' abbandonato;
- piena disponibilita' all'accoglienza e preferenze della coppia.
Riflessione sulle possibilita'/opportunita' di accogliere fratelli.
Unita' formativa n. 6
Accompagnamento dei nuclei adottivi
Obiettivi:
- aiutare la coppia ad individuare ed a distinguere gli elementi di
specificita' e di non specificita' di comportamento del bambino
nell'ambito dell'esperienza adottiva;
- aiutare la coppia a riflettere sul tema della rivelazione e della
percezione da parte del bambino della sua famiglia naturale;
- aiutare la coppia a riconoscere la funzione positiva delle funzioni
di monitoraggio e di sostegno esercitate dai Servizi di supporto.
Temi:
- tappe del percorso di integrazione del bambino nel nuovo contesto
di vita. Il bambino ed il suo vissuto di identita' nei contesti
relazionali (genitori, scuola, famiglia). Il bambino ed il suo
vissuto rispetto alla famiglia naturale;
- difese e strategie di relazione dell'adottato e degli adulti
significativi. Il problema della lingua straniera. Il vissuto di
adottato e/o di soggetto diverso somaticamente e le sue possibili
evoluzioni. Ambiti e momenti critici;
- l'evoluzione della famiglia di fronte al nuovo compito: aspetti
emotivi ed organizzativi. Il rapporto tra fratelli;
- il rapporto con i Servizi e gli enti autorizzati: opportunita' e
vincoli nella richiesta di sostegno da parte della coppia. La
funzione di monitoraggio di Servizi ed enti autorizzati, quale
elemento di tutela del bambino e della coppia;
- la conclusione del rapporto di sostegno da parte dei Servizi.
9. Metodologia
Dal punto di vista della metodologia formativa l'organizzazione dei
corsi dovra' avere ben presenti i vantaggi delle iniziative di tipo
intensivo (alto coinvolgimento delle coppie, forte focalizzazione sui
temi, rapido sviluppo della conoscenza tra le coppie) e quelli
derivanti da un articolazione dei tempi non intensiva (maggiore
possibilita' per le coppie e per i formatori di elaborare al proprio
interno le tematiche proposte, maggiore sostenibilita' da parte di
coppie ed operatori dell'impegno formativo). I tecnici preposti
individueranno quindi il numero degli incontri, la loro durata e
cadenza tenendo fermo il limite minimo di dodici ore e lo svolgimento
delle sei unita' formative indicate, in ogni corso.
Per aiutare la coppia a comprendere non solo mentalmente chi sono i
bambini di cui si parla, puo' essere fondamentale fare riferimento a
casistiche molto concrete, ad esperienze reali, conducendo il piu'
possibile i coniugi a calarsi nel ruolo di genitori e a mettersi in
gioco, anche tramite metodologie che attivino la dimensione emotiva e
la capacita' di "problem solving".
Nella conduzione dei gruppi verranno utilizzate sia modalita' di
relazione frontale da parte dei conduttori sia simulazioni o
role-playing. Le attivita' didattiche potranno essere supportate da
materiale audiovisivo e cartaceo (bibliografia, opuscoli,
statistiche).
raccomandato il coinvolgimento di coppie che abbiano gia' realizzato
l'adozione e si siano rivelate in grado di comunicare fattivamente ad
altri i punti nodali e di interesse generale delle loro esperienze.
Tale coinvolgimento sara' di tipo integrativo e non sostituivo delle
competenze dei tecnici.
I conduttori sono affiancati da altri esperti ed e' prevista la
presenza, in qualita' di osservatori, di professionisti che
effettuano il loro tirocinio presso gli enti attuatori.
Nella fase iniziale del corso andra' definito con i partecipanti il
contratto formativo in modo che siano estremamente chiare le
finalita' della iniziativa, in particolare per quanto riguarda il
carattere assolutamente non valutativo degli incontri e l'ampia
disponibilita' a modulare il corso tenendo conto delle necessita'
formative espresse dai partecipanti stessi.
Nella fase finale sara' elaborato da parte dei conduttori un report
indicante i contenuti effettivamente trattati, le attivita' svolte,
le richieste di approfondimento dei partecipanti. Tale report verra'
consegnato alle coppie, sia come informazione di ritorno e segno di
riconoscimento per l'impegno prestato, che come documentazione da
produrre nei successivi passaggi. In tal modo sara' agevolata e
meglio focalizzata l'attivita' degli operatori che condurranno
l'indagine psicosociale, degli esperti del Tribunale per i minorenni
e dell'ente che verra' prescelto dalla coppia.
raccomandato l'utilizzo di strumenti di verifica di gradimento e di
qualita' dei corsi, al fine di supportare un processo di
miglioramento continuo dei corsi stessi.
PARTE III: Le indagini psicosociali con le coppie candidate
all'adozione nazionale e internazionale
1. Riferimenti normativi specifici
La Legge 184/83 e successive modificazioni prevede che le coppie che
intendono adottare un bambino presentino domanda a uno o piu'
Tribunali per i minorenni (nel caso di adozione nazionale - art. 22,
comma 1) o "dichiarazione di disponibilita'" al solo Tribunale per i
minorenni competente per il territorio di residenza (nel caso
dell'adozione internazionale - art. 29 bis, comma 1). Il Tribunale,
al fine della verifica della idoneita' della coppia, dispone adeguate
e tempestive indagini che vengono svolte dai Servizi socio-sanitari
degli enti locali singoli o associati, anche avvalendosi, per quanto
di competenza, delle Aziende sanitarie locali (artt. 22, comma 3 e 29
bis, comma 4).
L'indagine si realizza quindi attraverso una serie di incontri tra la
coppia e un'e'quipe composta almeno da assistente sociale e
psicologo. Gli incontri sono finalizzati alla raccolta di elementi
significativi per la verifica delle potenziali capacita' genitoriali
adottive.
Altri riferimenti normativi specifici per l'attivita' di indagine
psicosociale sono contenuti nei seguenti articoli:
- art. 6 che individua, tra i requisiti che devono possedere i
coniugi, la capacita' di "essere affettivamente idonei e capaci di
educare, istruire e mantenere i minori che intendono adottare";
- art. 22, commi 3 e 4: "Le indagini, che devono essere
tempestivamente avviate e concludersi entro centoventi giorni,
riguardano in particolare la capacita' di educare il minore, la
situazione personale ed economica, la salute, l'ambiente familiare
dei richiedenti, i motivi per i quali questi ultimi desiderano
adottare il minore";
- art. 29-bis, comma 4, lett. c) che tra le attivita' attribuite alle
e'quipe dei Servizi pubblici che si occupano di adozione elenca le
seguenti: "acquisizione di elementi sulla situazione personale,
familiare e sanitaria degli aspiranti genitori adottivi, sul loro
ambiente sociale, sulle motivazioni che li determinano, sulla loro
attitudine a farsi carico di un'adozione internazionale, sulla loro
capacita' di rispondere in modo adeguato alle esigenze di piu' minori
o di uno solo, sulle eventuali caratteristiche particolari dei minori
che essi sarebbero in grado di accogliere, nonche' acquisizione di
ogni altro elemento utile per la valutazione da parte del Tribunale
per i minorenni della loro idoneita' all'adozione. Trasmettono al
Tribunale per i minorenni, in esito all'attivita' svolta, una
relazione completa di tutti gli elementi indicati entro i quattro
mesi successivi alla trasmissione della dichiarazione di
disponibilita'".
2. Il percorso di indagine nella Regione Emilia-Romagna
Nella Regione Emilia-Romagna il percorso di indagine delle coppie ha
preso una specifica direzione in relazione alle precise indicazioni
del Tribunale per i minorenni e all'azione di indirizzo svolta dalla
Regione stessa (cfr. Parte I, punto 3).
Nella nostra Regione, quindi, la procedura prevede che le coppie
interessate si rivolgano ai Servizi operanti nella zona di loro
residenza e presentino domanda al Tribunale per i minorenni solo dopo
aver compiuto il percorso di conoscenza e di approfondimento delle
motivazioni necessario a fondare una responsabile disponibilita'
all'adozione.
Tale percorso e' articolato in tre tappe: la prima informazione, la
preparazione e l'indagine psicosociale. Ciascuna tappa costituisce
per la coppia un'opportunita' di conoscenza e maturazione che puo'
portare i candidati alla conferma della propria disponibilita', a
partire da un livello di consapevolezza progressivamente piu'
elevato, oppure all'uscita dal percorso adottivo, evitando tuttavia
che tale esito derivi da una formale valutazione di inidoneita' da
parte del Tribunale per i minorenni.
Il modello procedurale sperimentato con il Tribunale per i minorenni,
consentendo alle coppie di potere accedere ai corsi di preparazione
previsti dalla legge nella fase precedente l'avvio dell'indagine
psicosociale, permette che questa si svolga in modo piu' mirato ed
essenziale, facilitando quindi il rispetto dei tempi previsti per la
sua conclusione.
Con la sottoscrizione del Protocollo, le diverse parti si sono
impegnate a realizzare un sistema integrato e qualificato di
interventi in materia di adozione. Nel Protocollo, al punto 8,
riguardo l'indagine psicosociale, si sottolinea che, con
l'applicazione del principio di sussidiarieta', le coppie devono
essere aiutate a maturare la disponibilita' ad accogliere un bambino
adottabile, proposto dall'Autorita' nazionale straniera, dopo che
sono stati fatti tutti i tentativi per permettere la sua permanenza
nel Paese d'origine e l'accoglienza da parte di famiglie locali,
superando la concezione secondo cui sarebbe possibile scegliere il
bambino da adottare.
3. Importanza della indagine psicosociale
L'importanza delle attivita' di indagine psicosociale nei confronti
delle coppie candidate all'adozione nazionale ed internazionale
consiste nel permettere, attraverso un'approfondita analisi delle
caratteristiche psicologiche, sociali e relazionali dei candidati, di
evidenziare gli elementi che consentiranno al Tribunale per i
minorenni di svolgere al meglio le proprie funzioni. Spetta infatti
al Tribunale per i minorenni l'individuazione delle figure
genitoriali idonee a rispondere al bisogno dei bambini in stato di
abbandono di avere una famiglia capace di amarli, educarli,
sostenerli e accompagnarli verso la realizzazione di una vita
soddisfacente.
La funzione di indagine psicosociale va esercitata con estrema
accuratezza anche perche' l'applicazione da parte di un numero sempre
piu' elevato di Paesi del concetto di sussidiarieta' - secondo i
principi enunciati (art. 4) dalla Convenzione per la tutela dei
minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale fatta
a l'Aja il 29/5/1993 - fa aumentare la probabilita' che le coppie
ricevano proposte di abbinamento riguardanti bambini piu' grandicelli
rispetto alle attese e che abbiano avuto sofferenze che richiedano
anche interventi di cura particolari. La stessa Commissione per le
Adozioni Internazionali nella deliberazione del 20/3/2003, di
modifica e integrazione delle linee guida per gli enti autorizzati
allo svolgimento di procedure di adozione di minori stranieri, ha
rilevato come l'eta' dei bambini autorizzati all'ingresso stia
diventando sempre piu' elevata e come cio' comporti, tra l'altro, una
sempre maggiore attenzione alle competenze degli aspiranti genitori
adottivi.
quindi necessario incrementare le capacita' dei professionisti dei
Servizi sia in termini predittivi della idoneita' e capacita'
genitoriale adottiva, che di sostegno al nucleo nella fase
post-adottiva.
La necessita' di qualificare le capacita' di indagine psicosociale
degli operatori dei Servizi e' determinata anche dal fatto che
l'avvio e il consolidamento della attivita' di preparazione delle
coppie, nella fase precedente l'indagine psicosociale, potranno
influenzare le modalita' di svolgimento delle indagini stesse.Infatti
l'accesso da parte di coppie gia' preparate svincolera' gli operatori
dalla necessita' di fornire loro elementi di conoscenza, gia'
assicurati nell'ambito dei corsi, permettendo una maggiore
focalizzazione sulle attivita' di studio e accertamento delle
potenzialita' genitoriali adottive di ogni coppia. Tuttavia il
confronto con coppie sempre piu' preparate ed in grado di fornire le
risposte "attese", richiedera' necessariamente un ampliamento ed
affinamento degli strumenti di valutazione in quanto sara' piu' arduo
discriminare e accertare le effettive motivazioni e potenzialita' dei
candidati.
4. Elementi di criticita' e obiettivi regionali di qualificazione dei
Servizi territoriali per lo svolgimento delle indagini psicosociali
Si e' gia' visto al precedente punto 3 della Parte I del presente
documento come nella nostra regione la prassi preveda che le coppie
interessate si rivolgano ai Servizi operanti nella zona di loro
residenza e presentino domanda al Tribunale per i minorenni solo dopo
aver compiuto il percorso di conoscenza e di motivazione necessario a
fondare una responsabile disponibilita' all'adozione.
L'indagine psicosociale e' l'ultima fondamentale tappa di questo
percorso e per affermarsi come strumento di forte qualita' per
l'individuazione delle coppie piu' adeguate richiede che vengano
affrontate alcune criticita'. Un primo problema si pone in
riferimento ad una non ancora compiuta diffusione della cultura della
sussidiarieta' dell'adozione internazionale tra le coppie, molte
delle quali sono ancora mosse soprattutto dal desiderio di
"assicurarsi" un bambino, ma anche tra gli operatori stessi tra i
quali non sono ancora del tutto scomparsi atteggiamenti semplicistici
rispetto all'esperienza genitoriale adottiva ("ci sono tanti bambini
che hanno bisogno, non e' necessario indagare in modo
approfondito").
Appare inoltre da adeguare, nel corso dell'indagine, l'attenzione al
tema dell'adozione internazionale che spesso viene trattato in forma
accessoria, anche per un processo non del tutto compiuto di
acquisizione di conoscenze specifiche da parte degli operatori.
Nel percorso di indagine un aspetto non completamente soddisfacente
riguarda i livelli di omogeneita' e di qualita' degli interventi dei
Servizi nell'ambito regionale. Esistono infatti, in alcune aree,
carenze significative (evidenziabili anche dall'esame delle relazioni
conclusive inviate al Tribunale per i minorenni) in particolare per
quanto riguarda il numero di incontri effettuati, l'impegno delle
figure psicologiche e la loro integrazione con quelle sociali. Tali
carenze portano anche, in alcuni casi, ad un eccessivo prolungarsi
della durata del percorso di indagine, comportando un mancato
rispetto dei tempi prescritti dalla normativa e contribuendo al
determinarsi di liste di attesa.
Vi e' inoltre da considerare che in alcuni ambiti territoriali la
funzione di indagine psicosociale viene ancora svolta in modo
indifferenziato da tutti gli operatori (assistenti sociali e
psicologi) presenti nei Servizi per minori, a prescindere dal livello
di competenza specifica posseduta e dal grado di continuita'
assicurabile, anche in ragione di rapporti di lavoro precari.
Infine vi e' un problema di adeguamento qualitativo dei Servizi nella
direzione di assicurare alle coppie il diritto ad essere
costantemente e correttamente informate sulle fasi del percorso. La
cura dell'aspetto informativo, anche per quanto riguarda il
significato e le modalita' di svolgimento delle indagini psicosociali
e' essenziale per instaurare quel rapporto di collaborazione tra
coppie e Servizi che e' necessario per un fattivo svolgimento delle
indagini stesse.
La Regione quindi, al fine di assicurare lo sviluppo qualitativo
della rete integrata dei Servizi nello svolgimento delle indagini
psicosociali, per le coppie candidate all'adozione, si propone il
perseguimento dei seguenti obiettivi generali.
4.1 Diffusione della cultura della sussidiarieta' dell'adozione
internazionale e della centralita' dei bisogni del bambino
La promozione della cultura della sussidiarieta' e della centralita'
dei bisogni del bambino avverra' attraverso specifiche iniziative di
tipo informativo e formativo e mediante la produzione e distribuzione
di adeguato materiale da parte di tutti i soggetti pubblici e privati
interessati (Commissione per le Adozioni internazionale, enti
autorizzati, Regione, Aziende Unita' sanitarie locali ed enti
locali). Particolare attenzione al concetto di sussidiarieta' - cosi'
come e' concretamente interpretato nei diversi Paesi ed alle sue
implicazioni - andra' prestata nei corsi di preparazione delle coppie
e successivamente durante gli incontri per l'indagine psicosociale.
L'interiorizzazione di tale cultura e' da considerarsi un aspetto
fondamentale per l'accertamento della idoneita' della coppia. Tale
aspetto andra' inoltre particolarmente curato in sede di formazione
degli operatori che condurranno le indagini.
4.2 Assicurazione dell'integrazione delle prestazioni erogate e di un
livello omogeneo di adeguatezza nei diversi ambiti territoriali della
regione
Tale obiettivo verra' concretizzato mediante la costituzione, di
apposite e'quipe centralizzate, formate almeno dalle figure
professionali di assistente sociale e psicologo, con forte esperienza
specifica, le quali, in modo continuativo e sulla base di un monte
ore adeguato, svolgeranno in modo integrato le attivita' relative
alle indagini psicosociali, coordinandosi a livello provinciale (cfr.
anche i punti 4 e 6 lettera a), nella Parte I del presente documento
e schemi 1 e 2).
Va precisato che l'integrazione delle professionalita' nella cruciale
fase della indagine psicosociale non sara' limitata alla eventuale
co-presenza durante gli incontri con la coppia (compreso quello di
restituzione), ma andra' estesa anche alle fasi di preparazione degli
incontri, di trascrizione ed elaborazione delle informazioni emerse e
alla stesura della relazione finale.
4.3 Garanzia per le coppie di indicazioni chiare e omogenee sulle
finalita', sulle procedure e sui criteri generali utilizzati nel
percorso di indagine psicosociale
Tale obiettivo verra' perseguito in modo continuativo e con
approfondimento crescente nelle diverse fasi del percorso adottivo:
- nel primo colloquio informativo, dove verranno spiegate la funzione
dell'indagine psicosociale e le modalita' con le quali essa verra'
svolta;
- durante i corsi di preparazione che dovranno dedicare particolare
attenzione nel trattare gli interrogativi, i timori e le aspettative
che le coppie nutrono rispetto all'avvio dell'indagine;
- nel corso dell'indagine stessa ed in particolare durante il primo
incontro, dove l'e'quipe dovra' affrontare in modo specifico
l'argomento, sollecitando da parte della coppia l'espressione di
eventuali interrogativi ed esigenze.
4.4 Assicurazione del rispetto dei tempi previsti per lo svolgimento
dell'indagine psicosociale
La frequenza degli incontri sara' programmata in modo da assicurare
il rispetto dei tempi previsti per il completamento delle indagini e
l'invio al Tribunale per i minorenni della relazione conclusiva.
L'avvio della fase di indagine richiede un'attenta programmazione
volta non solo a calendarizzare gli incontri con i candidati, ma
anche a stabilire i necessari momenti di confronto e di elaborazione
tra i professionisti.
Nel caso l'indagine abbia fatto emergere situazioni o problemi nella
coppia (ad es. in relazione alla non elaborazione
dell'infertilita'/sterilita', all'evidenziazione di forti conflitti,
od al perdurare di tentativi di fecondazione artificiale, ecc.), tali
da consigliare una pausa di riflessione o l'attivazione di altri
interventi, gli operatori potranno avviare la coppia verso altre
figure professionali per il superamento di queste difficolta'. Essi
altresi' provvederanno a comunicare al legale rappresentante
dell'ente titolare delle deleghe in materia minorile, nell'ambito
territoriale di riferimento in cui essi operano, la sospensione
momentanea della procedura per un periodo definito e congruo con i
tempi di risoluzione delle difficolta' individuate.
4.5 Definizione degli aspetti che verranno approfonditi dalle
indagini psicosociali La definizione delle aree che saranno
esplorate nel corso dell'indagine psicosociale e' di particolare
importanza perche' si tratta di conciliare l'esigenza di una
conoscenza della coppia sufficientemente approfondita da potere
permettere un'adeguata previsione della sua capacita' di farsi carico
di un bambino dichiarato adottabile, con quella di rispettare la
privacy dei candidati, evitando di richiedere informazioni o di
svolgere approfondimenti che non siano strettamente necessari.
Va comunque ricordato che criterio di riferimento principale e'
quello del rispetto del superiore interesse del bambino, che e'
meglio garantito dall'acquisizione di tutti gli elementi utili
perche' prima il Tribunale per i minorenni e, successivamente, in
caso di disponibilita' per l'adozione internazionale, l'Ente
autorizzato prescelto e l'Autorita' straniera competente, possano
valutare al meglio la presenza di competenze e potenzialita' da parte
dei candidati per una buona genitorialita' adottiva e l'assenza di
elementi che ne pregiudichino l'effettivo esercizio.
La definizione con il presente documento degli aspetti oggetto
dell'indagine si prefigge altresi' di garantire a tutte le coppie un
trattamento equo.
4.6 Superamento delle liste di attesa
La fase di attesa dell'inizio dell'indagine puo' costituire per la
coppia un periodo utile per la focalizzazione sull'esperienza
adottiva che puo' trovare la sua sede elettiva nei corsi di
preparazione appositamente organizzati. Tuttavia il protrarsi
eccessivo dell'attesa puo' determinare nella coppia uno stato di
sofferenza e tensione tale da pregiudicare il buon esito
dell'incontro con l'e'quipe incaricata di svolgere l'indagine
psicosociale. Il superamento delle liste di attesa costituisce
obiettivo prioritario della programmazione sanitaria regionale per
l'anno 2003 (vedi la deliberazione della Giunta regionale 20/5/2003,
n. 896 e la deliberazione del Consiglio regionale 28/5/2003, n. 486).
Dovra' quindi essere attuata da parte dei Servizi sociali e sanitari
una mobilitazione congiunta delle rispettive risorse umane ed
organizzative per realizzare una significativa riduzione dei tempi di
accesso da parte delle coppie alle indagini psicosociali.
5. Presa in carico da parte delle e'quipe centralizzate delle coppie
che chiedono di accedere alla fase di indagine psicosociale
La richiesta della coppia attiva la presa in carico da parte
dell'e'quipe centralizzata per lo svolgimento dell'indagine
psicosociale. L'indagine dovra' concludersi entro il termine di
quattro mesi dalla data della presa in carico che coincide con il
primo colloquio dell'indagine stessa.
Salvo casi eccezionali dovuti al non compiuto superamento di
pregresse liste di attesa, il primo colloquio andra' convocato entro
trenta giorni dal ricevimento della richiesta di accesso all'indagine
psicosociale da parte della coppia.
6. Obiettivi specifici dell'indagine psicosociale
L'indagine condotta dall'e'quipe costituisce la base per la
valutazione della coppia che verra' poi portata a compimento dal
Tribunale per i minorenni. Essa si propone i seguenti obiettivi
specifici:
- costruzione di una relazione collaborativa con la coppia in grado
di produrre effetti positivi sulle sue modalita' di relazionarsi al
sistema integrato dei Servizi anche nelle fasi successive;
- adeguata acquisizione di elementi ed approfondimenti;
- stesura di un'esauriente relazione finale.
7. Modalita' di perseguimento degli obiettivi
7.1 Costruzione di una relazione collaborativa con la coppia
Nell'approccio dei professionisti all'indagine psicosociale va tenuto
presente che, mentre si sviluppa un'azione conoscitiva e di
"valutazione", si sta costruendo una relazione con la coppia che
avra' anche ripercussioni sul modo in cui questa si porra' nelle fasi
successive del percorso.
Se si considera che il percorso adottivo non e' privo di difficolta'
per gli adulti e per il bambino, diventa importante che si costruisca
quel clima di collaborazione e di fiducia che e' essenziale per
garantire un loro rapido accesso ai Servizi in caso di difficolta',
sia nella fase di avvio della adozione, che successivamente. Si
ritiene infatti che i fallimenti adottivi, sia quelli che si
concludono con la "restituzione" del bambino, sia quelli che
determinano una cronica situazione di sofferenza ed insoddisfazione,
siano correlati alla incapacita' di intervenire tempestivamente, in
un clima di reciproca fiducia, sulle difficolta' incipienti.
Se nella coppia sussistono timori, rivolgendosi ai Servizi, di essere
nuovamente "giudicati", o dubbi sulla capacita' di ascolto e sostegno
degli operatori, si potranno avere effetti estremamente deleteri per
l'esito della adozione.
Gli strumenti utilizzabili da parte degli operatori per sviluppare un
contesto collaborativo, riguardano:
- la capacita' di costruire significati condivisi attorno alla
esperienza adottiva;
- la garanzia di una compiuta e puntuale informazione;
- l'attenzione a concertare le modalita' di svolgimento delle
indagini, tenendo anche conto delle esigenze della coppia;
- la restituzione "dialogante" degli esiti dei colloqui;
- il rispetto per la privacy, per il dolore provato, per i bisogni
evolutivi;
- l'accompagnamento della coppia nel prefigurare i passaggi alle
successive tappe del percorso.
7.2 Adeguata acquisizione di elementi ed approfondimenti
Nel corso dei colloqui gli ambiti principali che dovranno essere
esplorati sono i seguenti:
- la storia della coppia;
- le motivazioni della scelta adottiva;
- le competenze genitoriali richieste in ambito adottivo;
- le relazioni interne alla coppia;
- le relazioni dei coniugi con le famiglie di origine, eventuali
figli naturali e gli ambienti sociali di riferimento;
- le patologie sanitarie, ed i fattori compromissori
dell'espletamento della competenza genitoriale richiesta in ambito
adottivo;
- gli aspetti di specificita' connessi alla disponibilita' per
l'adozione internazionale.
A partire dal successivo punto 7.2.1 e fino al punto 7.2.7 sono
indicati gli aspetti oggetto di indagine in quanto considerati
significativamente correlati alla genitorialita' adottiva.
La presentazione analitica di questi aspetti ha lo scopo principale
di costituire una mappa di riferimento, da non applicare rigidamente,
utile alle e'quipe centralizzate per l'esaustiva esplorazione sia dei
fattori di rischio che delle competenze relative alla genitorialita'
adottiva.
L'esaustivita' dell'indagine e' elemento fondamentale di garanzia per
una equa ed adeguata valutazione della coppia ed anche prerequisito
per un fattivo abbinamento.
Tuttavia l'esplorazione, pur nella sua compiutezza, deve anche tener
conto di un criterio di essenzialita', evitando approfondimenti che
non siano strettamente necessari agli scopi dell'indagine.
7.2.1 La storia della coppia
La conoscenza della storia dei coniugi deve essere condotta con
essenzialita' cercando di individuare gli elementi significativi:
- del loro percorso di crescita all'interno della famiglia di origine
con particolare attenzione agli stili educativi familiari
sperimentati (ed eventualmente adottati o contrastati);
- della loro esperienza di studio e lavoro;
- degli avvenimenti che hanno portato al loro scegliersi e
costituirsi come coppia. Va altresi' esplorato come l'esperienza di
coppia si e' evoluta nella convivenza, quali capacita' e limiti si
sono evidenziati, quali sono state le fasi critiche incontrate e come
sono state superate.
7.2.2 Le motivazioni della scelta adottiva
La consapevolezza individuale e di coppia e l'elaborazione positiva
delle motivazioni riveste un'importanza fondamentale per un approccio
costruttivo all'adozione.
A partire dal racconto dei coniugi su come sono giunti alla scelta
adottiva e' possibile condurre l'analisi delle motivazioni espresse e
di quelle latenti, per escludere elementi di rischio quali:
- una concezione del bambino adottato come oggetto
compensatorio-risarcitorio del proprio insuccesso procreativo,
anziche' come soggetto attivo e compartecipe di una "doppia
riparazione" autentica: sia del lutto procreativo da parte della
coppia, che dell'abbandono precocemente subito da parte del bambino;
- la necessita' di agire, il desiderio di rendere il bambino
"pseudo-biologico". Tale desiderio e' riscontrabile attraverso le
fantasie di adozione di un bimbo molto piccolo "senza storia e senza
memoria";
- motivazioni ideologiche/politiche, terapeutiche, assistenziali,
salvifiche, solidaristiche, religiose (talvolta anche compresenti in
modo variamente articolato), vissute in modo talmente radicale da
pregiudicare la capacita' di ascolto dei reali bisogni del bambino
adottivo;
- la presenza di una forte difformita' motivazionale tra i coniugi
per cui uno dei due supporta il desiderio adottivo dell'altro, senza
condividerlo pienamente.
7.2.3 Le competenze genitoriali richieste in ambito adottivo
L'analisi delle caratteristiche di personalita' dei coniugi deve
permettere di evidenziare i tratti che si pongono, di norma, come
fattori facilitanti il percorso adottivo e che costituiscono la base
di una prognosi positiva di evoluzione della eventuale esperienza
adottiva. Potranno quindi essere esplorati ed evidenziati i seguenti
aspetti:
- capacita' di gestire adeguatamente le proprie emozioni, di
condividere situazioni emotive e di esprimere la propria
affettivita';
- capacita' di tollerare le frustrazioni;
- sentimento di adeguatezza personale e vitalita';
- attitudine al divenire, alla dialettica, contrapposta alle tendenze
alla chiusura, all'appiattimento sullo status quo, a perpetuare
acriticamente e coattivamente un modello educativo-affettivo appreso
o ideologicamente costruito;
- capacita' della coppia di prefigurarsi l'esperienza genitoriale e
di focalizzarne gli aspetti educativi in relazione anche agli stadi
di crescita del bambino;
- attitudine a costruire il significato positivo ed evolutivo delle
esperienze proprie, e di quelle del bambino, soprattutto nei momenti
in cui la relazione con l'altro (operatori, ma anche parenti,
insegnanti, compagni di scuola) suscita interrogativi,
incomprensioni, contrapposizioni, conflitti, crisi, potenzialmente
suscettibili di sfociare nella chiusura e passivita', oppure nella
intolleranza, svalutazione, ostilita', prevaricazione. Tale capacita'
di donare significato intellettivo ed emotivo alle esperienze va
anche esplorata nella direzione della co-costruzione progressiva di
una verita' narrabile, che consenta al bambino di esorcizzare
eventuali e "fantasmi" e di elaborare progressivamente in senso
evolutivo il proprio abbandono, iniziando una nuova vita in un nuovo
contesto all'insegna dell'integrazione e della continuita' della
propria individualita', accettata e rispettata;
- consapevolezza e disponibilita' a modificare assetti e
organizzazione interna in funzione delle reali esigenze del bambino,
capacita' di utilizzare le risorse esterne e di chiedere aiuto di
fronte alle difficolta';
- capacita' di affrontare in modo vario ed efficace le situazioni di
cambiamento e di squilibrio in relazione alla prospettiva
genitoriale;
- attitudine a riadattare le relazioni con le rispettive famiglie
d'origine;
- attitudine a sentire/acquisire internamente il figlio adottivo come
parte di se' e contemporaneamente ad accettare il bambino come altro
da se', portatore della sua storia e della sua alterita';
- modificazione sufficientemente significativa della distanza tra il
"bambino immaginario" e il "bambino reale";
- capacita' di condividere con il bambino l'esperienza, anche
immaginata, della sua famiglia d'origine, rispettando la sua storia e
individualita' a partire da un corretto e competente atteggiamento
verso la rivelazione della sua condizione di adottato. Nei percorsi
formativi delle coppie dovra' dunque trovare spazio la trasmissione
dei dati scientifici ed empirici sui danni che puo' provocare una
rivelazione tardiva e la trasmissione delle strategie elaborate dalle
famiglie per far crescere il bambino, fin dalla prima infanzia, con
la consapevolezza di essere adottivo. Va tuttavia anche tenuto
presente che un intervento condotto a prescindere dall'interesse,
competenza e disponibilita' del bambino ad affrontare il tema delle
proprie origini, puo' comportare da parte di questi l'innesco di
reazione difensive che lo possono portare a rinchiudersi in se'
stesso, evitando di esprimere le proprie emozioni oppure a
conformarsi superficialmente alle aspettative dell'adulto di essere
confermato come genitore buono.
Nel corso dell'indagine sara' necessario esplorare se la coppia
definisce una posizione condivisa rispetto al tema rivelazione e come
esso si caratterizza (sono infatti a valenza negativa gli
atteggiamenti tesi a "cancellare" la condizione di adottato). Sara'
necessario anche comprendere se essa e' portata a facili
semplificazioni, ad esempio assumendo che la rivelazione avvenga una
volta per tutte.
Andra' inoltre verificata la consapevolezza da parte della coppia
della specificita' della famiglia adottiva che dovra', in modo
ricorrente, affrontare con il bambino il tema delle sue origini, in
un processo che richiede progressive reinterpretazioni in relazione
alla maturazione del bambino, al passaggio a nuovi contesti di
socializzazione, ed a non sempre prevedibili interferenze esterne di
tipo svalorizzante (in particolare quando il bambino e' facilmente
individuabile come adottato). In questo percorso i coniugi devono
avere la consapevolezza dell'importanza di coltivare in famiglia la
capacita' di raccontarsi ed elaborare le reciproche emozioni.
7.2.4 Le relazioni "interne" alla coppia
Le modalita' con cui si esprimono le relazioni tra i coniugi vanno
approfondite al fine di evidenziare:
- il clima affettivo all'interno della coppia;
- la coesione e la condivisione degli obiettivi, abilita' di assumere
e gestire in modo coordinato decisioni, di dare regole, di accordarsi
sugli stili educativi e di valorizzare diversi stili affettivi;
- la capacita' di affrontare e risolvere i problemi che li
riguardano, di cooperare e di prendere decisioni;
- la capacita' di gestire e accettare le differenze individuali
(differenze culturali, religiose, di classe sociale, di provenienza,
di eta'), senza atteggiamenti di svalorizzazione o prevaricazione;
- la capacita' di relazionarsi, come coppia, in una rete sociale ed
amicale;
- la capacita' di dialogo e di contenimento del dolore, proprio e
dell'altro;
- le reciproche aspettative di ruolo rispetto al diventare genitori
adottivi;
- il modo in cui si relazionano al percorso adottivo stesso.
A tal proposito puo' esser utile porsi alcune domande: vi sono segni
che indicano un confronto ed una comune elaborazione da parte dei
coniugi tra un incontro e l'altro? Vi e' una forte divaricazione di
atteggiamenti (uno dei due si mostra piu' partecipe e l'altro piu'
assente). Di fronte ai temi od alle richieste introdotte
dall'e'quipe, i coniugi si supportano a vicenda o si contrappongono?
7.2.5 Le relazioni dei coniugi con le famiglie di origine, eventuali
figli naturali e gli ambienti sociali di riferimento
Rispetto al rapporto con le famiglie di origine vanno considerati i
seguenti aspetti:
- le capacita' qualitative/quantitative mostrate dai coniugi nel
ricordare, ripetere, rielaborare e saper comunicare il racconto del
loro "romanzo" familiare, ed in specifico: il tipo di attaccamento
vissuto con i propri genitori, nonche' l'esito del processo di
separazione/individuazione dal proprio nucleo d'origine;
- la posizione, rispetto alla adozione, dei genitori dei candidati;
- l'esistenza o meno di difficolta' di tipo sociale e sanitario che
comportino un forte onere di accudimento da parte dei coniugi
candidati all'adozione nei confronti dei rispettivi genitori;
- le modalita' di relazione tra i due nuclei familiari di origine;
- la presenza di fantasie volte a dimostrare in modo esasperato di
essere genitori eccezionali o di inibizioni nella capacita' di
proporsi quali genitori "diversi" in quanto adottivi;
- le ipotesi e le aspettative rispetto alle modalita' di
coinvolgimento (o di esclusione) delle famiglie di origine, in
presenza del bambino adottato.
Per quello che riguarda la presenza di figli naturali nel nucleo, va
considerato come l'analisi dei rapporti tra questi ed i genitori
possa facilitare gli operatori nel raccogliere elementi significativi
sulle modalita' relazionali con cui la coppia esprime la funzione
genitoriale con uno o piu' bambini e sulla sua capacita' di tollerare
ed accogliere l'altro da se'. Si rende tuttavia opportuno
approfondire in tal caso le motivazioni della scelta adottiva e
valutare, compatibilmente con l'eta' dei figli naturali,
l'atteggiamento che questi hanno nei confronti dell'adozione e il
significato e la portata che assume per loro l'inserimento di un
nuovo membro all'interno delle relazioni familiari e interpersonali.
Gli approfondimenti in relazione alla scelta adottiva in presenza di
figli naturali sono indirizzati ad evidenziare se tale richiesta:
- si concretizza quando il desiderio di un altro figlio risulta
ostacolato da aspetti sanitari e psicologici quali: rischio di aborti
spontanei, eventi traumatici che hanno compromesso la fecondita'
procreativa e la realizzazione del desiderio di costituirsi come
"famiglia numerosa", timore di concepire un bambino gravato da
handicap in relazione all'eta' "avanzata" della coppia o associato ad
ansie relative alla percezione del proprio corpo come non piu' adatto
a procreare, ecc.;
- e' individuata quale soluzione per superare i problemi legati alla
separazione-individuazione di un figlio ormai adolescente o quale
"seconda occasione" per sperimentare una esperienza genitoriale
intensa e dedicata che per svariati motivi, non si e' potuta
realizzare con il proprio figlio;
- e' espressione di un generico e superficiale desiderio di dare
compagnia al proprio figlio, anche su sua insistente richiesta;
- esprime una tendenza della coppia di tipo megalomanico, tale per
cui la richiesta adottiva (magari di una coppia di fratelli), e'
avanzata non tenendo conto dell'eta', dei bisogni e delle difficolta'
dei figli presenti in famiglia e dello sforzo che rappresenta per
loro l'arrivo nel nucleo di altri bambini, spesso con problematiche
specifiche (si pensi al caso in cui bambini grandi provenienti da
istituzioni rigide e deprivanti, possono agire le loro sofferenze
scaricandole con violenza anche sui fratelli e/o le sorelle
acquisiti, prevaricandoli e soggiogandoli);
- rappresenta prevalentemente una forma immatura di desiderio di
appartenenza e conformita' ad un sistema di valori di solidarieta',
di impegno sociale, di volontariato, religioso o politico che connota
positivamente la scelta adottiva. In tale caso non e' raro
riscontrare un quadro psicologico di rigidita' mentale, di
disponibilita' poco propensa al dubbio e alla messa in discussione
delle proprie motivazioni sicure ed inflessibili; nonche' aspettative
di riconoscimento e gratitudine da parte del figlio adottato vissuto
come oggetto di un'azione filantropica;
- e' legata alla morte di uno dei propri figli (o fratelli), quale
forma di auto-terapia atta a negare o a by-passare una sottostante
depressione ed una elaborazione del lutto incompiuta.
Per quanto riguarda specificamente i figli della coppia proponente,
altri elementi vanno tenuti in considerazione:
- la scelta adottiva dei genitori puo' avere risvolti emotivi sui
figli biologici che in alcuni casi, possono, a causa di tale
richiesta, percepirsi non all'altezza delle aspettative dei genitori
che, per questo motivo, sono alla ricerca di "un figlio speciale da
adottare". Queste ed altre dinamiche possono suscitare nei figli
biologici una maggior esposizione a regressioni, anche parziali e a
sentimenti di invidia nei confronti del nuovo arrivato, con
espressioni di critica per le cure a lui prodigate dai genitori
naturali. In altri casi, puo' ingenerarsi una sorta di delega al
nuovo venuto, vissuto come compromesso praticabile per sanare una
"sindrome genitoriale del nido vuoto" e per fornire un accettabile
lasciapassare per l'autonomia al figlio della coppia;
- in eta' infantile o scolare, a fronte dell'adozione, e' probabile
che si attivino nel figlio naturale fantasie riferibili all'abbandono
(paura di rimanere soli, come i fratelli adottivi prima di arrivare
nella loro famiglia), all'espulsione dalla famiglia (operata da parte
dei propri genitori biologici), all'essere stati causa con la propria
nascita di danni irreparabili al corpo materno, alle motivazioni sul
perche' i genitori sono andati cosi' lontano a prendere un altro
figlio (forse egli non era abbastanza per loro, o non era degno del
loro amore), nonche' difficolta' a collocare l'evento adottivo nel
quadro delle sue teorie sulla sessualita' e sulla procreazione
(assenza della "mamma di pancia" e/o fratello che "nasce gia'
grande");
- in eta' pre-adolescenziale o adolescenziale, i conflitti interni ed
in seno alla famiglia assumono tonalita' piu' intense in quanto
l'arrivo del fratello adottivo puo' essere vissuto dal figlio
adolescente come un rifiuto da parte dei genitori di occuparsi di
lui/lei e delle problematiche connesse a questa complessa fase
evolutiva ed espressione della loro preferenza a continuare ad
interessarsi di bambini.
Per quello che riguarda la relazione tra la coppia e gli ambienti
sociali di riferimento andranno esplorate:
- la qualita' dell'inserimento nel contesto sociale, la capacita' di
creare relazioni significative che possano essere veicolo per
costituire un positivo ambiente per la socializzazione del bambino;
- la condizione lavorativa dei coniugi come eventuale fonte di disagi
che possano condizionare significativamente la serenita' e la
qualita' della relazione con il figlio adottivo;
- l'apertura a condividere con piu' soggetti (tra cui gli operatori
dei servizi interessati) l'esperienza di accoglienza del bambino.
7.2.6 Le patologie sanitarie e i fattori compromissori l'espletamento
della competenza genitoriale richiesta in ambito adottivo
Vi sono patologie di tipo sanitario considerate pregiudizievoli della
capacita' della coppia di esercitare nel tempo la funzione adottiva.
Tali patologie vengono escluse od evidenziate dalle certificazioni
rilasciate dalle Aziende Unita' sanitarie locali (ci si riferisce a
patologie organiche con sintomatologia conclamata a prognosi
infausta, con particolare riferimento a patologie di tipo
tumorale/neoplastico/degenerativo, HIV, gravi cardiopatie ecc.).
L'esistenza delle certificazioni sanitarie non esime gli operatori
che conducono i colloqui dal considerare con la coppia tale aspetto.
Il lavoro svolto da psicologi ed assistenti sociali dovra' mirare
anche a verificare che nei potenziali genitori adottivi non siano
presenti fattori potenzialmente patogeni, tali da compromettere la
formazione di uno stabile e sicuro attaccamento con l'adottando. In
particolare si fa riferimento a:
- disturbi della condotta (per es. aggressione a persone o animali,
distruzione della proprieta', frode o furto, gravi violazioni di
regole);
- disturbi correlati ad uso di sostanze, al gioco d'azzardo
patologico, alla cleptomania, ecc.;
- gravi forme di depressione, psicosi, l'aver subito abusi e gravi
trascuratezze o comunque esperienze traumatiche non adeguatamente
rielaborate e in grado di influenzare negativamente la competenza
genitoriale;
- gravi forme di disturbi d'interesse psichiatrico: dell'umore,
d'ansia, di personalita';
- esacerbati problemi relazionali tra partner (in particolare in
relazione a fattori psico-sociali stressanti quali ad esempio esami
per l'accertamento della fecondita'/sterilita' della coppia,
gravidanze interrotte, iter terapeutico di fecondazione assistita,
lutto non elaborato per la perdita di un figlio, ecc.);
- la presenza di modalita' difensive poco evolute (proiezione,
negazione) che si accompagnano a rigidita' di atteggiamenti e di
aspettative.Oltre gli aspetti francamente patologici vanno anche
evidenziati:
- il vissuto della eventuale sterilita'/infertilita'/lutto. E' questa
una parte particolarmente delicata e sensibile nella fase
preparatoria e valutativa della coppia in quanto investe vissuti
profondi e dolorosi che potrebbero richiedere un trattamento
specifico, con eventuale invio a specialisti competenti, offrendo, in
prima istanza la possibilita' di avvalersi di professionisti del
settore pubblico. Sara' quindi necessario porre particolare
attenzione all'avvenuta elaborazione del lutto per l'impossibilita'
di una procreazione naturale; infertilita' vissuta non come una
ferita ancora dolorante, un vuoto, un'offesa, ma come una condizione
riparabile attraverso l'investimento in una "procreazione
affettiva";
- le eventuali resistenze, paure, pregiudizi, abitudini di vita dei
singoli coniugi e della coppia, che, nel confronto con il bambino,
possano fare rischiare una destrutturazione-disorganizzazione del
nucleo familiare;
- le discrepanze fra i desideri e le risorse;
- il vuoto emozionale e/o ideativo;
- la presenza di atteggiamenti enfatici che vanno dall'acritica
accettazione di ogni proposta senza manifestare preferenze o dubbi,
alla scelta di adottare per motivi esclusivamente ideali, alla
sopravvalutazione delle proprie capacita', all'atteggiamento
salvifico verso un bambino bisognoso, al volere un bambino ad ogni
costo espresso ossessivamente attraverso ripetute domande di
adozione, "viaggi della speranza" in regioni o stati "facili", ecc.
La formulazione di una "doppia domanda di adozione", sia nazionale
che internazionale, vissuta unicamente come espediente per aumentare
le probabilita' di successo;
- se vi sono gia' figli naturali, varra' la pena di verificare se la
coppia esplicita o manifesta una sicurezza psicologica aprioristica,
sostenuta dall'essere gia' genitori; e se esprime una capacita' di
valutare la scelta adottiva anche attraverso gli occhi dei loro
figli, valorizzandone bisogni e desideri, e pervenendo ad una
condivisione emotiva, oltre che razionale, di un simile impegnativo
ed implicante progetto.
Anche se ogni situazione va vista caso per caso, occorre fare la
necessaria chiarezza sul fatto che la presenza degli elementi
patologici o problematici descritti puo' rappresentare difficolta'
nell'abbinamento sia all'estero, che in Italia in quanto, sia da
parte del Tribunale dei minorenni che da parte dell'Autorita'
competente della nazione d'origine del bambino, nell'individuare i
potenziali genitori, si tende ad operare la scelta presumibilmente
piu' vantaggiosa e sicura per il bambino stesso. Vi e' quindi una
forte possibilita' di esclusione per i candidati che hanno
probabilita' tanto piu' alte della norma di ammalarsi gravemente, di
lasciare precocemente orfano un bambino, oppure impegnati in
defatiganti interventi di procreazione assistita o nell'elaborazione
di seri problemi personali. Infatti, nelle situazioni descritte, agli
adulti sono richieste notevoli energie e devono poter essere liberi
di sentirsi e di mostrarsi depressi, tutte condizioni che
diminuiscono la disponibilita' effettiva all'accoglienza di un
bambino.
7.2.7 Gli aspetti di specificita' connessi alla disponibilita' per
l'adozione internazionale
Sono particolarmente rilevanti ai fini della valutazione delle coppie
per l'accoglienza di un minore straniero:
- la capacita' di riconoscere e superare i pregiudizi relativi alla
diversita' etnica e culturale e quindi la disponibilita' a adottare
un bambino di qualsiasi Paese;
- la consapevolezza delle specificita' che caratterizzano
l'accoglienza in famiglia di un bambino di diversa etnia, colore,
cultura, lingua, storia, salute;
- la considerazione delle implicazioni derivanti dal ridefinire la
propria famiglia come "interetnica";
- l'attitudine a tollerare ed affrontare gli atteggiamenti di
"razzismo" provenienti dall'esterno;
- la capacita' di riconoscere la normalita' delle difficolta' e la
disponibilita' a supportare una "normalita' difficile";
- l'attitudine a sostenere il bambino nell'inevitabilmente doloroso
processo di elaborazione delle fantasie sulla propria famiglia
naturale.
7.3 Stesura della relazione finale
La relazione conclusiva dell'indagine psicosociale dovra' avere
caratteristiche tali da facilitare il compito del Tribunale per i
minorenni e l'appropriatezza degli eventuali successivi abbinamenti.
La relazione dei Servizi dovra' essere elaborata e firmata
congiuntamente da assistente sociale e psicologo/a, e redatta nel
rispetto dei seguenti criteri:
- esaustivita': la relazione dovra' trattare tutti gli ambiti di cui
al precedente punto 7.2;
- fedelta': contenere tutti gli elementi che si sono evidenziati
negli incontri tra operatori e coppie, evitando di norma di ricorrere
ad informazioni provenienti da altre fonti;
- congruita': orientamento alla messa in luce delle caratteristiche
della coppia e non ad altro. Le considerazioni finali degli operatori
dovranno essere strettamente correlate con gli elementi contenuti
nell'indagine sulle quali esse sono basate;
- attendibilita': le stesse considerazioni dovrebbero potere essere
espresse da altri operatori che, rifacendo il medesimo percorso di
indagine, avessero acquisito gli stessi elementi;
- armonicita': la relazione dovra' essere ben regolata tra le sue
parti in modo che non prevalgano, ad esempio, minuziose descrizioni
della storia personale dei coniugi o della loro casa rispetto
all'approfondimento di punti focali quali la motivazione, la
disponibilita' ad accogliere e le potenzialita' educative
nell'affrontare le situazioni da parte della coppia;
- chiarezza nel linguaggio: va fatta attenzione al linguaggio
utilizzato che, senza perdere di incisivita', dovra' essere orientato
ad una piena fruibilita' sia da parte degli altri professionisti
(giudici togati ed onorari, esperti degli enti autorizzati), che da
parte della coppia stessa. Va in particolare considerato che nel caso
dell'adozione internazionale la relazione dovra' essere tradotta per
essere esaminata dalle Autorita' straniere competenti, cio' richiede
attenzione nella stesura del testo affinche' i riferimenti tecnici e
concettuali utilizzati possano essere univocamente interpretati anche
in altri ambiti culturali;
- chiarezza prognostica: la relazione dovra' esplicitare la posizione
degli operatori circa l'esistenza delle condizioni sufficienti per la
fattibilita' dell'esperienza adottiva e sulla prognosi di
possibilita' di buona riuscita dell'eventuale relazione
adottanti/adottato. Per quanto riguarda l'abbinamento e' importante
che vengano specificate nella relazione al Tribunale per i minorenni
non solo la richiesta dei candidati, ma anche le considerazioni degli
operatori sulla disponibilita' indicata dalla coppia e sulle
motivazioni profonde di tale scelta.
Nel caso siano stati utilizzati dei test e' importante indicare quali
ed eventualmente allegare il materiale grezzo per favorire il lavoro
dei giudici onorari e togati e degli esperti delle Autorita'
straniere competenti.
Allo stesso scopo e' importante esplicitare nella relazione le
modalita' relazionali intercorse tra coppia ed operatori nel corso
dell'indagine, anche a partire dalla considerazione che una coppia
che sa raccontarsi con gli operatori ha piu' probabilita' di essere
capace di raccontare/raccontarsi con il bambino.
Va anche specificato in che modo e' stata effettuata la restituzione
e quali sono state le reazioni ed i commenti della coppia.
Viene particolarmente raccomandato l'utilizzo di un quadro
riassuntivo da anteporre alla relazione contenente alcune
informazioni essenziali quali i dati anagrafici della coppia, la data
di inizio e di conclusione dell'indagine, il numero di incontri
effettuati e la modalita' di svolgimento della collaborazione tra
psicologo ed assistente sociale.
8. Aspetti specifici del percorso di indagine
8.1 La restituzione
La restituzione alle coppie dei contenuti delle relazioni predisposte
per l'invio al Tribunale per i minorenni assume rilevanza perche'
rappresenta il momento conclusivo di una fase che ha visto i coniugi
particolarmente esposti e gli operatori molto impegnati
nell'acquisire gli elementi necessari. Gli esiti di questo comune
impegno finalizzato a tutelare un bambino non ancora conosciuto non
possono restare appannaggio di uno solo dei due interlocutori, in
quanto cio' risulterebbe in stridente contraddizione con il tipo di
contesto collaborativo che si e' cercato di costruire.
quindi opportuno che gli operatori socializzino con la coppia
attraverso uno specifico colloquio di restituzione, gli elementi piu'
significativi che saranno contenuti nella relazione per il Tribunale
per i minorenni. Cio' potra' avvenire anche attraverso la lettura
alla coppia della relazione stessa. Tale procedura puo' permettere
agli operatori di essere trasparenti rispetto alle loro valutazioni,
di verificare con i coniugi l'esattezza dei riferimenti e dei dati
contenuti nella relazione, nonche' la chiarezza del linguaggio e dei
concetti utilizzati.
L'annotazione nella relazione dei commenti alla lettura da parte
della coppia e' particolarmente raccomandata in quanto potra' essere
utile ad orientare i colloqui che verranno svolti successivamente dai
giudici onorari.
Si ritiene invece inopportuno consegnare ai coniugi copia della
relazione in quanto essa e' espressamente destinata al Presidente del
Tribunale per i minorenni.
8.2 Le indagini con coppie gia' precedentemente istruite
L'indagine psicosociale rivolte a coppie che hanno gia' avuto in
adozione un bambino o per le quali e' scaduto il termine di validita'
dell'idoneita', presentano alcuni elementi di specificita'.
Nel primo caso l'attenzione andra' portata sugli aspetti
motivazionali che spingono la coppia a richiedere un altro bambino in
quella specifica fase del proprio percorso di vita. In particolare
andra' approfondita questa nuova disponibilita' rispetto all'altro
figlio adottivo (o anche agli altri figli se ve ne sono), se vi e'
una sopravvalutazione delle proprie capacita' genitoriali od
organizzative e una qualche forma larvata di rifiuto del bambino
precedentemente adottato. Si analizzera' quali possono essere gli
effetti dell'ingresso in famiglia di un soggetto che richiede forte
accudimento e attenzione. Come gia' accennato, in riferimento alla
presenza di figli naturali, anche in questo caso si trattera' di
evincere in relazione alla loro eta' e livello di comprensione, il
modo in cui essi stessi percepiscono la prospettiva di un nuovo
ingresso in famiglia.
L'impianto complessivo dell'indagine sara' quindi caratterizzato da
una semplificazione per quanto riguarda le parti che richiedono solo
un aggiornamento (ad es. storia della coppia e patologie sanitarie) e
da una precisa focalizzazione sugli aspetti motivazionali, sulla
valutazione delle risorse effettivamente disponibili e sui
rischi/opportunita' per i figli gia' presenti nel nucleo.
L'e'quipe centralizzata valutera' assieme alla coppia l'opportunita'
che questa partecipi, anche contestualmente all'indagine, ai corsi di
preparazione.
Nel secondo caso l'indagine dovra' prestare particolare attenzione
agli aspetti od avvenimenti che hanno impedito alla coppia di poter
dare seguito alla propria idoneita', nonche' alle connotazioni che
assume la riaffermata disponibilita' adottiva.
La ricostruzione del percorso, anche emotivo, che la coppia ha
compiuto dopo l'idoneita', l'evidenziazione di aspetti di
esasperazione o depressivi, la permanenza di una disponibilita'
all'accoglienza di un bambino piena e non offuscata da sopravvenuti
vissuti risarcitori per il lungo periodo di attesa, sono alcuni degli
aspetti principali che saranno al centro della nuova indagine.
L'emergere o meno di criticita' relative agli aspetti citati
orientera' gli operatori nella definizione delle modalita' e della
durata della nuova indagine che sara' comunque sempre ispirata ad un
criterio di essenzialita'.
8.3 La visita domiciliare
La visita domiciliare effettuata preferibilmente da entrambi i
professionisti (psicologo ed assistente sociale) si svolge verso la
fine del percorso di indagine, prima dell'ultimo o degli ultimi due
incontri.
Poiche' l'effettuazione della visita domiciliare costituisce un
elemento di intrusivita' nella vita della coppia, e' preferibile
realizzarla in un momento del percorso in cui si e' gia' costruita
una reciproca conoscenza e si sono superati eventuali timori di tipo
persecutorio da parte della coppia nei confronti della dimensione
valutativa.
La visita domiciliare ricopre una rilevanza particolare perche'
permette di incontrare la coppia nel proprio ambiente, facilitando
l'evidenziazione degli interessi dei coniugi, permettendo di
"respirare" il clima della casa e di cogliere come vengono
distribuiti i compiti di gestione. Si puo' verificare se esiste il
posto per il futuro bambino e come esso viene interpretato, piu' in
generale come si pensa di riorganizzare gli spazi e la distribuzione
dei compiti in funzione dell'arrivo di un nuovo membro della
famiglia.
In alcuni casi, quando vi e' coabitazione o significativa prossimita'
abitativa con i genitori dei candidati o vi e' un progetto di
accoglienza basato su un importante coinvolgimento dei futuri nonni,
puo' essere utile proporre il loro coinvolgimento nella visita
domiciliare. In questo modo e' possibile verificare l'effettivo
livello di accettazione/condivisione, collaborazione ed accoglienza
che la rete familiare puo' mettere in campo e l'esistenza o meno di
significative tensioni intergenerazionali.
La verifica di come sono accolti gli operatori che effettuano la
visita domiciliare e' un indicatore della posizione dei coniugi
rispetto allo svolgimento dell'indagine.
Qualora l'andamento dei colloqui abbia gia' fatto emergere una chiara
inadeguatezza della coppia rispetto alla genitorialita' adottiva, si
ritiene preferibile rinunciare alla visita domiciliare che, in tal
caso, potrebbe assumere una valenza di non necessaria intrusivita'
nei confronti della coppia.
La visita domiciliare va concertata con i coniugi rispettandone tempi
e necessita' organizzative.
8.4. L'utilizzo dei test
L'utilizzo dei test di tipo tradizionale (come Rorschach e TAT), da
parte dello psicologo costituisce un aspetto delicato che, se non
considerato con attenzione, puo' incrinare il clima di fiducia e di
dialogo che gli operatori hanno cercato di costruire con le coppie.
Per queste ragioni e' opportuno far ricorso ai test psicodiagnostici
in modo non generalizzato, ma solo all'occorrenza, in particolare
qualora essi siano considerati utili per raccogliere elementi atti a
escludere o confermare la presenza di patologie psichiche in atto.
In ogni caso lo psicologo avra' cura di spiegare ai coniugi il
significato e il fine del test utilizzato e di informarli
successivamente sugli elementi emersi. I coniugi non devono essere
infatti considerati come mero oggetto di diagnosi, ma come gli
interlocutori di uno scambio in cui trovi spazio di espressione sia
la professionalita' e l'esperienza degli operatori, sia il patrimonio
morale e culturale che sottosta' alla disponibilita' della coppia
all'adozione.
Diverso puo' essere il discorso per quelle tecniche (simulazioni,
problem solving, esercizi anche espressivi) che aiutano gli operatori
ad evidenziare aspetti non completamente presenti alla consapevolezza
dei coniugi.
Le tipologie di tecniche quali quelle descritte sono infatti meno
connotate in termini di esplorazione del profondo, possono spesso
essere proposte in dimensione di gioco e si prestano ad una
riflessione congiunta che puo' accomunare operatori e coppie a
partire dalla comune curiosita' nei confronti della conoscenza delle
tante sfaccettature con cui puo' essere espressa la competenza
genitoriale.
8.5 L'adozione a rischio giuridico
Si tratta di un aspetto particolare che riguarda la possibilita' che
l'accoglienza adottiva di un bambino venga iniziata ma
successivamente interrotta per motivi giuridici. Tale evenienza puo'
duramente provare sul piano emotivo e affettivo la coppia. Questa
eventualita' va illustrata, come elemento di riflessione sia nei
corsi di preparazione che durante le indagini psicosociali, anche per
verificare le possibili reazioni/concezioni della coppia a tal
riguardo.
opportuno verificare se l'accettazione di tale eventualita' si
accompagni con l'offerta di disponibilita' piena all'accoglienza dei
bisogni dell'altro e con la capacita' di gestire l'ansia.
Andranno quindi esplorati in particolare gli aspetti della paura
della perdita, della separazione e del distacco doloroso.
8.6 Ricorso ad altre e'quipe centralizzate per lo svolgimento della
indagine psicosociale
Nei casi in cui tra gli operatori dell'e'quipe centralizzata
competente territorialmente e uno o entrambi i coniugi candidati
all'adozione si riscontrino situazioni caratterizzate da pregressa
conoscenza amicale, relazioni di parentela, rapporti gerarchici di
tipo professionale o amministrativo, o comunque tali da rendere
sconsigliabile l'effettuazione dell'indagine psicosociale da parte
dei medesimi operatori, i Servizi dovranno agevolare l'invio della
coppia stessa ad un'altra e'quipe centralizzata, possibilmente
limitrofa, per territorio nella logica della collaborazione tra i
Servizi.
9. Aspetti organizzativi: numero minimo, frequenza, durata e
modalita' di conduzione degli incontri
L'indagine psicosociale verra' avviata concordando con le coppie le
date degli incontri. Questi dovranno essere abbastanza ravvicinati,
ma non troppo intensivi per conciliare l'esigenza di concludere il
percorso entro i quattro mesi previsti tassativamente dalla normativa
con quella di assicurare ai coniugi un tempo sufficiente, tra un
incontro e l'altro, per una propria rielaborazione. In casi
eccezionali, quando appare opportuno assicurare alla coppia un tempo
piu' congruo per verificare le proprie motivazioni, l'indagine puo'
essere temporaneamente sospesa per un periodo di tempo sufficiente a
permettere ai coniugi di svolgere il necessario percorso di
riflessione.
In tal caso l'e'quipe centralizzata ne dara' comunicazione al
responsabile dell'ente di appartenenza.
I colloqui dovranno essere congiuntamente condotti dall'assistente
sociale e dallo psicologo, salvo esigenze particolari di tipo tecnico
che richiedano la presenza di uno solo di questi professionisti. Gli
incontri dovranno prevedere la presenza di entrambi i coniugi, salva
la possibilita' di ricorrere anche a colloqui individuali. Nel caso
vi siano altri adulti conviventi ad es. genitori o fratelli degli
adottandi o figli in grado di esprimere una propria valutazione
rispetto all'evento adottivo, e' opportuno che questi siano coinvolti
in almeno uno degli incontri.
Nei colloqui dovranno essere trattati i temi indicati al precedente
punto 7.2 "Adeguata acquisizione di elementi ed approfondimenti".
Nel corso degli incontri, preferibilmente nella fase conclusiva, gli
operatori dovranno mettere a disposizione delle coppie adeguate
informazioni sugli enti autorizzati utili per la libera scelta
dell'interlocutore cui affidarsi nel caso di adozione all'estero,
nonche' ribadire le successive tappe del percorso adottivo.
In tale fase, se non si e' gia' fatto, e' anche opportuno che vengano
fornite indicazioni per contattare altre coppie, precedentemente
resesi disponibili, che hanno gia' realizzato l'adozione e che si
siano mostrate competenti nel trasmettere in modo costruttivo la
propria esperienza.
Per quanto riguarda la durata degli incontri si prevede che ciascuno
di essi comportera' mediamente un'ora e trenta di lavoro per ogni
professionista. Fanno eccezione il colloquio di restituzione (la cui
durata puo' essere limitata ad un'ora) e la visita domiciliare
(durata circa due ore). Quest'ultimo intervento richiede, accanto
allo spazio per il colloquio, anche il tempo per la visita della
casa, nonche' per gli spostamenti degli operatori.
Va poi considerato inoltre il tempo per il confronto tra psicologo e
assistente sociale per la preparazione degli incontri e la
valutazione degli esiti dei medesimi, la stesura dei verbali di
incontro e della relazione finale.
PARTE IV: Accompagnamento dei nuclei adottivi
1. Riferimenti normativi specifici
La Legge 184/83 e successive modificazioni per quanto riguarda
l'adozione nazionale all'art. 22, comma 8 specifica che "Il Tribunale
per i minorenni vigila sul buon andamento dell'affidamento
preadottivo avvalendosi anche del Giudice tutelare e dei Servizi
locali sociali e consultoriali. In caso di accertate difficolta',
convoca, anche separatamente, gli affidatari e il minore, alla
presenza, se del caso, di uno psicologo, al fine di valutare le cause
all'origine delle difficolta'. Ove necessario, dispone interventi di
sostegno psicologico e sociale".
Per quanto riguarda l'adozione internazionale, la stessa legge
all'art. 34, comma 1, dispone: "Il minore che ha fatto ingresso nel
territorio dello Stato sulla base di un provvedimento straniero di
adozione o di affidamento a scopo di adozione gode, dal momento
dell'ingresso, di tutti i diritti attribuiti al minore italiano in
affidamento familiare" e al comma 2: "Dal momento dell'ingresso in
Italia e per almeno un anno ai fini di una corretta integrazione
familiare e sociale, i servizi socio-assistenziali degli Enti locali
e gli enti autorizzati, su richiesta degli interessati, assistono gli
affidatari, i genitori adottivi e il minore. Essi in ogni caso
riferiscono al Tribunale per i minorenni sull'andamento
dell'inserimento, segnalando le eventuali difficolta' per gli
opportuni interventi".
Il Protocollo, al punto 10) Avvio dell'adozione, sottolinea, tra
l'altro, che: "... gli enti titolari delle funzioni in materia di
minori sono chiamati dalla Legge 476/98 a svolgere, in collaborazione
e nel contempo, attivita' di sostegno del nucleo adottivo e funzioni
di controllo sull'andamento dell'adozione, riferendone al Tribunale
per i minorenni ed alla Autorita' straniera. L'esercizio congiunto e
coordinato di queste due funzioni e' essenziale, considerate la
necessita' di tutelare prioritariamente il bambino (prevenendo il
fallimento adottivo) e la criticita' della fase del suo inserimento
nel contesto familiare, sociale e scolastico".
In particolare il Protocollo individua una serie di impegni a carico
del sistema integrato dei Servizi (costituito dai Servizi
territoriali e dagli Enti autorizzati) da assumere nella fase
successiva all'inserimento del bambino nella nuova famiglia. Tali
impegni riguardano le forme, i contenuti e la durata del monitoraggio
del percorso adottivo, l'opportunita' di una chiara informazione alla
coppia sui contenuti e sulle modalita' con cui esso viene condotto,
la presentazione alla coppia da parte dei Servizi territoriali e
degli enti autorizzati di una precisa proposta per un adeguato
supporto psicologico e sociale al nucleo, con la finalita' di una
prima stabilizzazione delle relazioni intrafamiliari e del bambino
nel contesto sociale, la promozione del confronto delle esperienze
tra diversi nuclei adottivi, quale forma di reciproco aiuto,
l'attivazione del sostegno psicoterapeutico alla relazione tra
genitori e figli, qualora si individuino precise disfunzioni.
2. Specificita' ed integrazione di ruoli tra Servizi ed enti
autorizzati nel post-adozione
La fase dell'inserimento del bambino nella nuova famiglia e nel nuovo
contesto sociale richiede un alto livello di collaborazione tra
Servizi territoriali e Servizi degli enti autorizzati; tale
integrazione si realizza a partire dalla chiarezza sui rispettivi
ruoli e dalla condivisione dei significati attribuiti alle funzioni
che ciascun soggetto svolge nel sistema integrato di Servizi.
Il citato Protocollo richiama alcuni elementi di specificita' dei
Servizi degli enti autorizzati e territoriali che possono essere di
aiuto per capire come le attivita' di sostegno e monitoraggio possano
essere condotte in modo utilmente differenziato.
In particolare viene riconosciuto che gli enti autorizzati hanno
maturato forti competenze sugli aspetti relativi alla condizione dei
minori abbandonati nei Paesi di origine, sui modelli culturali che li
caratterizzano, sui problemi che piu' frequentemente presentano.
Forte ed esclusiva e' anche la competenza degli Enti autorizzati
sulle modalita' di assistenza e sostegno nelle delicate fasi
dell'avvicinamento, incontro e delle prime relazioni tra la coppia ed
il bambino nel paese straniero.
Ai Servizi territoriali viene attribuita una maggior competenza sulla
adozione complessivamente intesa, a partire dall'esperienza di
accompagnamento dei coniugi nel loro percorso istruttorio e sulla
comunicazione che si puo' avere con il bambino rispetto alla sua
esperienza di adottato e sul modo di affrontare il problema della sua
origine e della sua storia. Ai Servizi territoriali va inoltre
ricondotta una specifica competenza per quanto riguarda le metodiche
di collaborazione con il personale scolastico per favorire
l'integrazione dei bambini portatori di specifici bisogni.
Vi puo' quindi essere una diversa "vocazione" di base tra Servizi
territoriali ed enti autorizzati.
I primi di norma piu' competenti per quello che riguarda il percorso
evolutivo intrafamiliare e le possibilita' di integrazione offerte
dal contesto sociale, i secondi per quello che riguarda gli effetti
del retroterra culturale del bambino nella costruzione della
relazione con le figure parentali e nell'impatto con il nuovo
ambiente di vita.
Questo riferimento alle diverse "vocazioni" e competenze costituisce
un primo, ma non sufficiente elemento per definire concretamente "chi
fara' che cosa" nell'ambito del progetto di accompagnamento delle
coppie nella fase post-adottiva.
Infatti, per individuare come il diverso contributo professionale
degli operatori dei Servizi territoriali e degli enti autorizzati
possa essere effettivamente articolato e per strutturare e "mixare"
in modo ottimale l'esercizio delle rispettive funzioni, e' opportuno
tenere conto di:
- quali risorse si renderanno effettivamente disponibili
dall'incontro tra il Servizio territoriale cui la famiglia fa
riferimento e l'ente autorizzato che essa ha prescelto. Non si vuole
qui fare riferimento solo alle risorse professionali, ma anche alla
esistenza di metodologie consolidate, al radicamento territoriale
dell'ente autorizzato, alla attivazione, presso quel Servizio
territoriale o presso quell'Ente, di gruppi di incontro per famiglie
adottive, alla preesistenza di un valido rapporto di collaborazione
tra Servizi territoriali e gli insegnanti della scuola dove sara'
inserito il bambino;
- quali preferenze sono espresse dalla coppia. La discrezionalita'
che la Legge 476/98 lascia alle coppie che realizzano l'adozione
internazionale per quanto riguarda la richiesta di sostegno comporta
non solo che queste possano scegliere se farsi o meno sostenere, ma
anche da chi. Per quanto riguarda l'adozione nazionale, la fase
dell'inserimento del bambino nel nuovo contesto sociale e familiare
richiede una altrettanto forte integrazione tra tutti i Servizi
territoriali in possesso delle competenze relative al sostegno dello
sviluppo sociale, educativo e alla tutela sanitaria del bambino e
della famiglia. Particolarmente stretta dovra' essere la
collaborazione con il Tribunale per i minorenni, cui la legge affida
la vigilanza del buon andamento dell'affidamento preadottivo e la
facolta' di disporre interventi di sostegno psicologico e sociale.
3. Aree di criticita'
La collaborazione tra Servizi ed enti autorizzati e' lo strumento
migliore per affrontare le aree critiche che esistono nella fase
della formazione del nuovo nucleo.
Tali aree, se non adeguatamente presidiate, possono comportare un
rischio di fallimento adottivo sia in senso stretto (con rottura
definitiva dei rapporti tra famiglia e bambino), che in senso piu'
esteso (sviluppo di una situazione di sofferenza tendente a
cronicizzarsi e con forte rischio di drop out in fase
adolescenziale). Si indicano qui di seguito alcune delle principali
criticita' da affrontare.
3.1 La pregressa non integrazione tra Servizi territoriali ed enti
autorizzati
La mancanza di una precedente esperienza di collaborazione tra Enti
autorizzati e Servizi costituisce di per se' un elemento di
criticita'. Ancora oggi, nonostante le indicazioni della Legge
476/98, Servizi ed enti autorizzati operano in due ambiti nettamente
distinti. Il principale effetto negativo di questa separatezza e' che
la maggior parte delle coppie, durante il periodo che va dalla
conclusione dell'indagine psicosociale al rientro in Italia con il
bambino (periodo che spesso supera i due anni), non mantengono i
contatti con i Servizi territoriali. Non solo: la mancanza di
raccordo tra enti autorizzati e Servizi comporta anche che sara' la
coppia a contattare i medesimi se e quando lo riterra' opportuno.
Spesso cio' succede quando i problemi incontrati si sono gia'
consolidati e sono di piu' difficile soluzione.Va poi considerato che
in tale arco di tempo possono essersi determinate modifiche
significative nell'organizzazione dei Servizi, tali da determinare un
cambiamento degli operatori che la coppia ha conosciuto nelle fasi
precedenti. In ogni caso, la coppia ha avuto un percorso di
maturazione che non e' noto agli operatori. Risulta evidente che
l'insieme dei fattori descritti puo' comportare un ritardo
nell'attivazione dei Servizi, in una fase in cui i neo-genitori
devono compiere, in tempi rapidi, scelte importanti per il bambino
(individuazione delle modalita' di inserimento scolastico,
riorganizzazione del me'nage familiare, assunzione di uno stile
comunicativo adeguato, gestione della diversita' adottiva nel
contesto sociale, ecc.). L'inefficienza nella attivazione dei flussi
comunicativi e nella integrazione delle risorse disponibili
costituisce cosi' un rischio aggiuntivo per il figlio adottivo e per
i suoi genitori, un rischio inaccettabile se si considera quante sono
le difficolta' che il bambino ha gia' sperimentato e quanto la coppia
ha dovuto e dovra' comunque impegnarsi per assicurare un positivo
ambiente familiare.
Gli elementi succitati costituiscono motivo di difficolta' anche per
l'adozione nazionale. Sia in riferimento al lungo periodo che separa
in genere la conclusione dell'indagine psicosociale dall'affidamento
preadottivo del bambino, sia per la impossibilita' da parte del
Tribunale dei minorenni di informare i Servizi con un congruo
preavviso.
3.2 L'opzionalita' della richiesta di sostegno e l'integrazione delle
funzioni di controllo e sostegno nell'ambito del percorso di
accompagnamento
Si e' gia' visto come la Legge 184/83, come modificata dalla Legge
476/98 all'art. 34, comma 2, richieda ai Servizi territoriali e agli
enti autorizzati di assistere su loro richiesta i genitori adottivi
ed il minore nonche' di riferire al Tribunale per i minorenni
sull'andamento dell'inserimento segnalando le eventuali difficolta'
per gli opportuni interventi.
L'attivita' di monitoraggio viene quindi articolata in due funzioni
distinte: il sostegno, attivabile solo su richiesta degli
interessati, e il "controllo" (quest'ultimo riferibile anche alle
piu' complessive attivita' di "vigilanza" sugli interventi per i
minori di cui alla deliberazione di Giunta regionale del 10/12/1997,
n. 777) da espletare in ogni caso, a tutela della integrazione del
minore.
Questa distinzione tra obbligatorieta' (controllo) ed eventualita'
(sostegno) rappresenta tuttavia un elemento critico perche' potrebbe
giustificare un'impostazione dei Servizi volta a privilegiare il
primo aspetto in quanto obbligatorio rispetto al secondo.
La focalizzazione sul controllo potrebbe inoltre incentivare gli
operatori a svolgere un'azione particolarmente invasiva e critica in
particolare quando le coppie non hanno richiesto di essere aiutate,
quasi come se questa scelta fosse di per se' un elemento che genera
sospetto e che richiede attente verifiche.
All'opposto, gli operatori potrebbero demotivarsi e sviluppare
un'azione superficiale e poco partecipata, indirizzata alla mera
raccolta degli aspetti che la coppia riferisce. L'invasivita' critica
e la superficialita' collusiva sono atteggiamenti particolarmente
pericolosi perche' negano entrambi la dimensione della collaborazione
ed hanno come effetto quello di privare il bambino di una effettiva
tutela. Al di la' delle dinamiche negative che si possono determinare
e' comunque evidente che un'azione di controllo, esercitata ignorando
un contesto che permane non collaborativo, raggiungera' difficilmente
i propri obiettivi.
Appare quindi poco opportuna l'assunzione da parte degli operatori di
un atteggiamento caratterizzato dalla prevalenza del controllo sul
sostegno e che possa essere percepito come esclusivamente mirato ad
una valutazione critica della competenza genitoriale. Va ricordato
che queste competenze sono gia' state, sia pure in chiave
prognostica, ampiamente valutate dalle e'quipe, dai giudici onorari,
dal Tribunale per i minorenni in Camera di Consiglio, nonche', nel
caso dell'adozione internazionale, dagli enti autorizzati e
dall'Autorita' centrale straniera.
invece opportuno fare riferimento a:
- il presupposto della non separabilita' delle funzioni di sostegno e
controllo. La raccolta degli elementi conoscitivi sull'andamento
dell'esperienza non puo' essere svolta senza esercitare nel contempo
un'azione di verifica e senza assumere un atteggiamento
prevalentemente orientato al sostegno o al distacco;
- l'opportunita' che l'azione degli operatori, al di la' di una
specifica richiesta in tal senso da parte della coppia, sia comunque
improntata ad un atteggiamento di sostegno dei componenti del nuovo
nucleo, a partire dall'analisi del primo impatto tra il bambino e la
coppia e dall'aiuto ad interpretare il percorso di adattamento del
bambino, fronteggiando i problemi che possono giocare in senso
sfavorevole all'instaurarsi di una buona relazione.
In sostanza va considerato che le funzioni di controllo e sostegno,
pur essendo strettamente intrecciate, non hanno lo stesso peso
specifico nel determinare l'esito dell'esperienza adottiva. Infatti,
se una continuativa ed attenta azione di sostegno permette di tenere
sotto controllo gli aspetti piu' significativi dell'adozione,
un'azione di controllo particolarmente insistente ostacolerebbe il
realizzarsi di quel concorso di intenti tra operatori e famiglia che
e' la migliore garanzia di tutela del bambino.
Con questa impostazione il controllo finisce per essere, in un certo
senso, un prodotto collaterale dell'azione di sostegno, una
particolare chiave di lettura di quanto emerge dall'analisi degli
aspetti piu' rilevanti per la tutela e l'integrazione del bambino.
Analisi che professionisti dei Servizi, degli enti autorizzati e
coppia sono comunque chiamati a condurre assieme e che e' basilare
per la definizione della complessiva azione di accoglienza e tutela
del bambino.
Quindi se e' chiaro che le funzioni di controllo vanno comunque
esercitate nell'interesse del minore e dunque devono essere ben
puntualizzate, l'approccio descritto permette alla coppia di
percepirsi all'interno di un percorso unitario che, se in termini
tecnici puo' essere definito come monitoraggio, in termini di
esperienza vissuta, potrebbe essere piu' opportunamente interpretato
come accompagnamento.
Tale termine, infatti, contiene una valenza maggiormente empatica in
quanto richiama l'immagine di qualcuno (il professionista) che sta a
fianco di qualcun altro (la coppia ed il bambino), regolando il
proprio passo sul loro (cui rimane la responsabilita' di tracciare il
proprio percorso di vita) e modulando la distanza a seconda che il
tracciato sia agevole o si faccia impervio, pronto in questo caso a
fornire mappe utili per superare gli ostacoli o un punto di appoggio
per sostenere chi e' piu' in difficolta'.
L'assunzione della impostazione descritta potra' favorire l'adesione
della coppia al percorso di accompagnamento. Quando questa adesione
e' piena, le difficolta', invece di essere mimetizzate, potranno
tempestivamente emergere e potranno essere meglio attivate le
competenze e le potenzialita' dei diversi soggetti in campo per il
loro superamento.
4. La costruzione del processo di accompagnamento
Gli obiettivi generali:
- realizzare una partecipata azione che integri gli aspetti di
sostegno e controllo per favorire il benessere e l'ottimale
integrazione del bambino e della famiglia;
- prevenire adozioni conflittuali e fallimenti adottivi.
Gli obiettivi specifici:
- promozione dell'accettazione da parte delle coppie dell'attivita'
di controllo e di sostegno, sostanziate in un organico e flessibile
progetto di accompagnamento elaborato dai Servizi territoriali,
durante l'anno di affidamento preadottivo (per l'adozione nazionale)
e concordato e co-gestito da Servizi territoriali ed enti autorizzati
per quanto riguarda le adozioni internazionali. In ogni caso i
progetti dovranno mirare ad una piena condivisione con le coppie
interessate e andranno attivati mediante una stretta collaborazione
con il Tribunale per i minorenni;
- immediata attivazione della rete integrata dei Servizi a partire
dalla fase della scelta dell'ente autorizzato da parte della coppia
(adozione internazionale) o dall'ordinanza di affidamento preadottivo
emesso dal Tribunale per i minorenni (adozione nazionale);
- definizione da parte dei Servizi territoriali entro i primi 45
giorni dalla ripresa di contatto con il nucleo familiare
neocostituito, del progetto di accompagnamento, con particolare
attenzione al monitoraggio del percorso di integrazione dei bambini
interessati nei contesti scolastici;
- sviluppo delle opportunita' di incontro e reciproco sostegno tra le
coppie adottive;
- garanzia del sostegno specialistico (in particolare medico e
psicologico) a favore del bambino e/o della coppia, qualora si
individuino precise disfunzioni evolutive e relazionali.
4.1 La promozione dell'accettazione da parte delle coppie
dell'attivita' di controllo e di sostegno
La possibilita' che la coppia, al momento dell'inserimento del
bambino nel proprio nucleo familiare, riprenda di propria iniziativa
i contatti con l'e'quipe territoriale e con gli operatori dell'ente
autorizzato (nel caso di adozione internazionale) e accetti di buon
grado di collaborare alla definizione di un percorso di
accompagnamento, e' sicuramente correlata al modo in cui sono state
gestite le fasi precedenti del percorso. Avere assicurato
un'informazione rapida e corretta, una fase di preparazione nella
quale non si e' mancato di sottolineare le opportunita' offerte da un
buon accompagnamento, una conduzione dell'indagine psicosociale
rigorosa, ma rispettosa delle persone e caratterizzata dalla
condivisione degli esiti, un percorso adeguato con l'ente autorizzato
prescelto, contribuisce in modo sostanziale a stabilire quella
relazione fiduciaria necessaria perche' la coppia sia disponibile a
continuare a mettersi in gioco dopo un cammino lungo e faticoso. A
questi elementi sembra essenziale che se ne aggiunga un altro: la
capacita' di rendere percepibile alla coppia il valore aggiunto
costituito da una buona integrazione tra i Servizi interessati. Ad
esempio, nel caso dell'adozione internazionale, permettendo ai
coniugi di apprezzare, sin dal momento dell'attivazione dell'ente
autorizzato, la dimensione della reciproca collaborazione tra i
Servizi. I coniugi allora considereranno come naturale tale
dimensione di relazione e ne esigeranno essi stessi la continuita'
anche nella fase dell'integrazione del figlio adottivo e
dell'adempimento agli obblighi di aggiornamento sia per il Tribunale
per i minorenni che per l'Autorita' straniera competente.
4.2 Immediata attivazione della rete integrata dei Servizi
La rete integrata dei Servizi va immediatamente attivata a partire
dalla fase della scelta dell'ente autorizzato da parte della coppia
(adozione internazionale) o dall'ordinanza di affidamento preadottivo
emesso dal Tribunale per i minorenni (adozione nazionale).
Nell'adozione internazionale il modello operativo del sistema
integrato dei Servizi va costruito a partire dall'organizzazione
dello scambio, tra gli enti autorizzati ed i Servizi territoriali,
delle informazioni utili ad ottimizzare il rapporto con le coppie
nelle varie fasi e per attivare tempestivamente le risorse umane
necessarie a sostenere l'accompagnamento del nuovo nucleo.
Lo scambio delle informazioni puo' essere realizzato attraverso una
precisa sequenza di azioni, cosi' come descritto nella tabella
seguente.
Procedure di collaborazione nell'adozione internazionale tra enti
autorizzati e Servizi a partire dalla scelta dell'ente all'ingresso
del bambino in Italia
- Ente autorizzato: comunica alla Commissione per le adozioni
internazionali, al Tribunale per i minorenni ai Servizi territoriali
interessati di avere ricevuto l'incarico da parte della coppia.
Richiede alla coppia la relazione redatta dai Servizi territoriali
loro consegnata dal Tribunale per i minorenni. Tale relazione deve
contenere, anche in allegato, indicazioni sul percorso di
preparazione svolto dalla coppia.
- Ente autorizzato: comunica al Servizio territoriale competente la
proposta di abbinamento dell'Autorita' straniera preposta, e
l'accettazione o meno dell'abbinamento da parte della coppia.
Sostiene il percorso di avvicinamento tra il bambino e la coppia
curando a tal fine la preparazione dei coniugi ed anche del bambino
in relazione alla sua eta'.
- Servizio territoriale: individua gli operatori che saranno
impegnati nel percorso di accompagnamento del nucleo dal momento in
cui il bambino entrera' in Italia, ne comunica i nominativi all'ente
autorizzato.
- Ente autorizzato: provvede a comunicare ai Servizi il ritorno in
Italia del nucleo, o l'arrivo del bambino, trasmettendo loro
contestualmente la documentazione, rilasciata dalla Autorita'
straniera preposta. Tale documentazione comprende la scheda sanitaria
e il profilo psico-sociale del minore e ogni altra utile informazione
integrativa, raccolta attraverso i propri professionisti in loco e
necessaria all'attivita' di sostegno e cura nei confronti del minore.
L'ente relazionera' altresi' sul percorso di preparazione
eventualmente sostenuto dalla coppia con l'ente medesimo e sugli
aspetti salienti del periodo vissuto da questa nel Paese di origine
(impatto socioambientale, incontro con il minore, soggiorno con il
minore), nel caso in cui la coppia abbia dovuto soggiornarvi per
incontrare il bambino. Fornisce alla coppia i nominativi degli
operatori dei Servizi con cui prendere contatto. Fornisce ai Servizi
i nominativi degli operatori referenti per l'ente per la definizione
del progetto di accompagnamento del nuovo nucleo.
Le comunicazioni da parte dell'ente autorizzato verso i Servizi,
dovranno riguardare anche le eventuali dismissioni di incarico.
Mentre in caso di revoca del mandato da parte della coppia sara' cura
di questa comunicarlo ai Servizi territoriali e al Tribunale per i
minorenni (vedi al paragrafo "L'Ente" della deliberazione n. 39 del
20/3/2003 della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Commissione
per le adozioni internazionali "Modifiche ed integrazioni della
delibera 9/1/2002, recante linee guida per l'ente autorizzato allo
svolgimento di procedure di adozione di minori stranieri").
L'attivazione della sequenza di azioni descritta permettera' ai
Servizi territoriali, non solo di porsi immediatamente come
interlocutori delle famiglie, ma anche di poterlo fare in modo
competente, in quanto esaustivamente aggiornati sul percorso svolto.
Per le coppie interessate questo insieme coordinato di azioni avra'
l'effetto rassicurante e motivante che deriva dal sentirsi
all'interno di un sistema di Servizi integrato ed efficiente, dove le
comunicazioni tra i diversi soggetti sono ben curate e continuative,
i significati congruenti e dove ad ogni tappa e' possibile sentirsi
"aspettati" e "pensati". Tutto questo dovrebbe incrementare sicurezza
e fiducia nella possibilita' di essere aiutati dai Servizi nelle fasi
successive.
Anche l'attivita' degli enti autorizzati dovrebbe trarre concreti
benefici da questa impostazione: conoscere, prima dell'ingresso in
Italia del bambino, i nominativi degli operatori che si renderanno
disponibili e sapere che verranno definite modalita' di
collaborazione secondo le indicazioni del presente documento, potra'
permettere ai professionisti che sono, in quella fase, a contatto con
la coppia ed il bambino, di introdurre con piu' concretezza ed
efficacia il tema dell'accompagnamento post-adottivo. Nel caso che
l'arrivo del bambino in Italia sia preannunciato con largo anticipo e
che per la coppia non sia necessario il soggiorno all'estero, i
Servizi territoriali e gli enti autorizzati potranno anticipare
l'avvio della collaborazione per la definizione del progetto di
accompagnamento.
Per quanto riguarda le relazioni sull'avvenuta integrazione del
minore nella famiglia adottiva richieste dal Paese d'origine del
bambino, per i tre o piu' anni successivi all'avvio dell'adozione,
l'ente autorizzato ne curera' l'invio, come indicato nelle Linee
guida per l'ente autorizzato su citate. Nel caso in cui i Paesi
d'origine dei bambini intendano avvalersi dei Servizi territoriali,
le relazioni saranno svolte dall'e'quipe territoriale incaricata
delle funzioni di monitoraggio e sostegno nella fase post-adottiva,
previo scambio di informazioni e comunicazioni con l'Ente autorizzato
(le modalita' di collaborazione saranno inserite nel progetto di
accompagnamento).
Si ricorda inoltre che l'ente autorizzato ha l'obbligo di segnalare
tempestivamente e in qualsiasi momento fatti, notizie e cambiamenti
sostanziali della realta' personale e/o familiare riguardante gli
aspiranti genitori adottivi e che puo' richiedere l'intervento dei
Servizi territoriali o dello stesso Tribunale per i minorenni in
relazione all'idoneita', alla sua eventuale estensione, modifica o
revoca.
L'ente autorizzato dovra' anche adoperarsi affinche', nel caso in cui
a piu' fratelli non sia possibile l'inserimento nella medesima
famiglia adottiva, i minori siano inseriti in nuclei familiari
residenti preferibilmente nella stessa zona, cosi' da mantenere i
legami affettivi. La collaborazione dovra' eventualmente riguardare
anche diversi enti autorizzati al fine di permettere l'inserimento in
famiglie residenti almeno nella stessa regione o in regioni
limitrofe.
Infine, il flusso delle informazioni, permettendo di monitorare in
modo piu' preciso il percorso della coppia dopo l'idoneita',
evidenziera' sia i nuclei che non hanno dato seguito a tale
idoneita', che quelli che hanno lasciato intercorrere un ampio
periodo temporale prima di attivarsi. Si potra' cosi' conoscere in
modo piu' approfondito il fenomeno adozione.
4.3 La definizione del progetto di accompagnamento del nucleo
neocostituito
Al rientro della coppia in Italia gli operatori dei Servizi
territoriali si trovano a gestire la ripresa dei contatti con il
nucleo nel quale e' presente il bambino i cui bisogni sociali,
educativi e sanitari, sono da verificare. Va definita assieme agli
operatori degli Enti autorizzati una prima proposta di
accompagnamento che, in relazione agli esiti del confronto con la
coppia e dell'approfondimento delle necessita' del bambino, si
perfezionera' nel vero e proprio progetto di accompagnamento.
Tale progetto dovra' essere stilato entro 45 giorni dalla ripresa dei
contatti tra i Servizi territoriali ed il nucleo neocostituito e
rappresentera' una prima puntualizzazione delle azioni che i diversi
soggetti si impegnano a compiere per assicurare la migliore tutela
del bambino, un necessario elemento di chiarezza e prospettiva e uno
strumento di sostegno per tutti. Il progetto, come intuibile, dovra'
essere sufficientemente flessibile da evolversi in relazione al
modificarsi dei bisogni del bambino e dei genitori.
Si indicheranno nei paragrafi seguenti alcuni elementi di rilievo di
cui tenere conto in relazione alla ripresa di contatto con le coppie
ed alla elaborazione del progetto di accompagnamento.
4.3.1 Aspetti connessi alla ripresa dei contatti tra i Servizi
territoriali ed il nuovo nucleo
Il primo aspetto da considerare e' che la coppia che prende contatto
con i Servizi o che da questi e' contattata dopo il rientro in
Italia, va considerata come un'entita', significativamente diversa da
quella conosciuta nel percorso istruttorio e che si rapporta agli
operatori in un contesto modificato:
- diversa e' la coppia perche' diversa e' la situazione relazionale
ed organizzativa che si e' determinata nel nucleo con l'ingresso del
bambino;
- diverso e' anche il contesto perche' ora la coppia ha vincoli meno
cogenti nei confronti degli operatori, rispetto alla fase precedente
l'idoneita' ed anche perche' essa non deve fare riferimento ai
Servizi o agli enti, ma ad essi congiuntamente.
Un secondo aspetto riguarda il vissuto delle coppie. L'esperienza
insegna che vi e' ancora una grande variabilita' nel modo di porsi
dei coniugi nei confronti dei Servizi quando il bambino entra a fare
parte del loro nucleo. Se molti, dimenticati i "dolori del parto" (le
lunghe attese, la fatica di mettersi in discussione, ecc.), esprimono
un forte bisogno di condividere la nuova stimolante esperienza con
gli operatori, altri, quelli che hanno vissuto con piu' difficolta'
il percorso adottivo, avvertono il bisogno che la costituzione del
nuovo nucleo coincida con la conclusione di un iter che ha richiesto
loro una forte e prolungata esposizione personale. Essi quindi
possono cercare di evitare o di ridurre al minimo necessario i
contatti con i Servizi per difendere quella che viene considerata una
"normalita'" o stabilita' finalmente raggiunta e che potrebbe essere
rimessa in discussione (gli esami non finiscono mai), dalla ripresa
di contatto con i Servizi. Vi sono anche coppie che sentono il
bisogno di avere un sostegno per la propria esperienza, ma che temono
che esprimere una richiesta di aiuto o segnalare una specifica
difficolta' nella relazione con il bambino possa essere valutato
negativamente, quasi che la richiesta di aiuto coincida con
un'ammissione di incompetenza.
Ma, anche quando la coppia mostra piena disponibilita', possono
essere comunque presenti difficolta'. Si fa riferimento
all'assunzione sia di atteggiamenti euforici, che di letture
banalizzanti della esperienza che possono essere di ostacolo ad una
lucida e compiuta analisi della situazione ed alla definizione della
migliore tutela per il bambino.
importante per gli operatori analizzare quali sono i vissuti (spesso
ben diversificati tra i coniugi) che sono sottesi a questi diversi
atteggiamenti e di conseguenza cogliere quali sono i bisogni dei
componenti il nucleo che in quel preciso momento ne favoriscono
l'assunzione.
Un terzo aspetto riguarda il bambino: cosa si conosce della pregressa
esperienza del bambino? E della sua situazione sanitaria? In che modo
si pone nella relazione con i nuovi genitori e con il nuovo contesto
sociale?
Per gli operatori territoriali si tratta quindi di affiancarsi ai
genitori nel leggere la relazione con il bambino e cercare di meglio
conoscere le sue risorse ed i suoi bisogni sostenendo la coppia
nell'assunzione del ruolo genitoriale.
Gli elementi descritti comportano una necessaria rinegoziazione del
tipo di relazione che dovra' intercorrere tra la coppia e le e'quipe
dei Servizi territoriali e degli enti autorizzati, per adeguare i
rapporti alla nuova situazione e per fare scaturire, attraverso il
confronto, un progetto di accompagnamento efficace e condiviso.
Per gli operatori le capacita' di costruire una relazione
collaborativa con la coppia e di essere concretamente propositivi
sono strettamente interrelate in un unico processo ricorsivo nel
quale la qualita' della proposta alimenta la motivazione della coppia
a collaborare e la maggiore disponibilita' di elementi conoscitivi ed
emotivi e di risorse attivabili, resa possibile dalla maggiore
collaborazione della coppia, alimentano la qualita' e la puntualita'
(e conseguentemente, le possibilita' di successo) del progetto di
accompagnamento che verra' definito.
4.3.2 Gli elementi caratterizzanti il progetto di accompagnamento
Si e' gia' accennato all'opportunita' di partire dal presupposto
della non separabilita' delle funzioni di sostegno e controllo e che
l'azione degli operatori, al di la' di una specifica richiesta in tal
senso da parte della coppia, sia comunque improntata ad un
atteggiamento di sostegno dei componenti del nuovo nucleo.
La proposta di accompagnamento da sottoporre alla coppia dovra'
contenere l'insieme degli interventi volti ad assicurare un sostegno
adeguato alle necessita' sociali, educative, sanitarie emergenti
dall'analisi del primo impatto tra il bambino e la nuova situazione
e, in particolare, per aiutare le coppie ad interpretare e sostenere
il percorso di adattamento del bambino all'interno ed all'esterno del
nucleo familiare. Un livello di monitoraggio adeguato per adempiere
alle necessita' di relazionare periodicamente alle Autorita'
straniere ed al Tribunale per i minorenni, andra' comunque
assicurato, anche in presenza di uno sviluppo ottimale del percorso
di integrazione del bambino, mentre un sostegno maggiore verra'
concordato in relazione a:
- la rilevazione da parte degli operatori di particolari difficolta'
(significative incertezze nel fare fronte a specifici comportamenti
del bambino, particolari livelli di ansia, interrogativi rispetto al
concreto avvio di un percorso di integrazione scolastica ecc.);
- l'esplicitazione da parte della coppia di specifiche richieste di
sostegno (a loro volta correlate al livello di difficolta' percepito
ed alla fiducia maturata nei confronti degli operatori);
- le risorse effettivamente disponibili per il sistema integrato dei
servizi.
Il progetto d'accompagnamento dovra' almeno indicare:
- quali operatori incontreranno la coppia; quali eventualmente il
bambino, quale operatore sara' individuato come referente di progetto
per i Servizi territoriali nei confronti della coppia;
- dove e con quale frequenza si realizzeranno gli incontri;
- i contenuti che verranno trattati in tali incontri;
- gli interventi che verranno attivati per garantire la migliore
integrazione nei contesti scolastici ed educativi;
- quali altri familiari verranno eventualmente coinvolti e le forme
di collaborazione tra i diversi Servizi;
- quali strumenti di supporto alla coppia (ad es. gruppi di sostegno,
occasioni di formazione) verranno utilizzati;
- le modalita' e la frequenza con cui verranno elaborati i necessari
aggiornamenti per l'Autorita' centrale straniera od il Tribunale per
i minorenni;
- le modalita' di gestione di imprevisti ed emergenze;
- le modalita' di verifica dei progetti medesimi.
Fare chiarezza sul "chi incontrera' chi" comportera' precisare come
saranno divisi i compiti tra gli operatori dei Servizi e quelli degli
enti, come gli interventi si differenzieranno sulla base di una loro
specificita' professionale e delle funzioni proprie degli enti di
appartenenza e come verranno ricomposti all'interno di un disegno
unitario.
Per quello che riguarda i Servizi territoriali dovra' essere
garantito il coinvolgimento sia dell'assistente sociale che dello
psicologo. Quando il bambino e' interessato a processi di inserimento
scolastico e di integrazione nelle esperienze di tempo libero puo'
essere coinvolto anche l'educatore professionale.
Nel progetto dovranno essere specificate le persone che
parteciperanno agli incontri programmati. Oltre ai coniugi potranno
essere coinvolti, secondo le necessita', il bambino ed eventuali
figli naturali, se in grado di esprimere anche indirettamente il modo
con cui si percepiscono nella nuova situazione e altri familiari
significativamente coinvolti nel supporto al nucleo.
Particolare cura dovra' essere dedicata ad individuare chi si
occupera' del bambino, anche al fine di garantirgli, qualora l'eta'
lo permetta, un punto di riferimento integrativo delle figure
parentali, capace di essere interlocutore di suoi eventuali disagi e
di dubbi rispetto alla sua condizione ed al senso degli interventi
che investono lui e la sua famiglia. In ogni caso l'incontro con il
bambino nei colloqui o durante le visite domiciliari deve prevedere,
in relazione alla sua eta', una particolare attenzione alla
esplicitazione della funzione dell'operatore e del significato
dell'incontro.
La scelta del luogo in cui si svolgeranno i colloqui e' importante:
decidere se svolgerli presso l'abitazione del nucleo od in un ufficio
costituisce un elemento di significativa differenza. A tale proposito
si suggerisce di utilizzare, dove presenti, le sedi dei Centri per le
famiglie. Si tratta di ambiti non associati a problemi patologici o
di disagio sociale, dove ci si puo' piu' facilmente sentire accolti e
ascoltati ed in cui tutte le famiglie possono accedere per essere
aiutate ad affrontare nel modo migliore le naturali fasi di crescita
dei figli, a mediare i conflitti o a riconoscere le rispettive
risorse. I Centri per le famiglie sono inoltre in genere attrezzati
per accogliere in modo confortevole i bambini.
Per quanto riguarda la frequenza degli incontri si ritiene che per
realizzare un buon accompagnamento ed un effettivo monitoraggio
dovranno essere effettuati complessivamente da enti autorizzati e
Servizi territoriali almeno sei incontri (comprensivi anche delle
visite domiciliari) nel corso del primo anno ed almeno quattro nel
corso del secondo anno.
Esplicitare la frequenza con cui si realizzeranno gli incontri con
gli operatori dei Servizi e degli enti autorizzati costituisce
elemento di forte rassicurazione rispetto alla continuita' del
sostegno ed all'eventuale timore, in genere inespresso, che i Servizi
possano effettuare controlli a sorpresa.
importante che vengano precisati gli aspetti su cui verteranno gli
incontri (definire i contenuti puo' contribuire a ridurre
notevolmente le ansie) e, conseguentemente, sottolineare quelli che
invece rimarranno nell'ambito della privacy del nucleo.
L'indeterminatezza costituisce un elemento minaccioso per la coppia
che puo' sentirsi come esposta all'"arbitrio" degli operatori, come
se la propria idoneita' potesse essere perennemente messa in
discussione. All'opposto, la specificazione e la socializzazione dei
contenuti che saranno trattati nei colloqui, esprime una valenza di
rispetto nei confronti dei genitori e puo' aprire la strada ad una
attivazione della coppia di tipo collaborativo (ad es. attraverso
"diari di bordo" dell'esperienza adottiva che possono essere utili
materiali per focalizzare l'attenzione sui contenuti di maggiore
interesse).
I principali contenuti trattati nel corso degli incontri sono: lo
sviluppo psicofisico del bambino, la qualita' delle sue relazioni con
le figure genitoriali, le relazioni con eventuali figli naturali, la
rete parentale ed il gruppo dei pari, la sua situazione psicologica e
quella della coppia adottiva, l'andamento del suo eventuale
inserimento scolastico e la capacita' dei genitori di sostenere tale
inserimento nonche' il percorso di apprendimento. Va anche
considerata la capacita' dei coniugi di gestire armonicamente come
coppia la relazione con il bambino, di accoglierlo con la sua storia,
affrontando adeguatamente anche il tema della rivelazione, di
individuarne e soddisfarne i bisogni, di adeguare ruoli e tempi alla
nuova situazione.
Il progetto dovra' esplicitare gli strumenti di cui e' previsto
l'utilizzo e la funzione che ciascuno di essi ha. E' importante
concordare con i coniugi se si prevede di svolgere colloqui di coppia
od anche individuali, se e come si coinvolgeranno i figli o altri
parenti, se si ricorrera' alla visita domiciliare ed in tale caso
come si svolgera', se vi saranno incontri di gruppo con altre coppie
adottive e se verranno utilizzate forme specifiche di osservazione
del processo di integrazione del bambino e da parte di chi (il
contributo di osservazione da parte delle insegnanti o dei genitori
stessi possono essere strumenti molto validi).
Andranno inclusi nel progetto eventuali interventi, consulenze
specialistiche da attivarsi per approfondire specifiche difficolta'
del bambino.
Particolare attenzione dovra' essere dedicata ad esplicitare la
funzione, le modalita' di realizzazione e la frequenza degli
aggiornamenti per le Autorita' straniere e per il Tribunale per i
minorenni.
Nel progetto dovranno essere specificate le modalita' di gestione
degli imprevisti e delle emergenze che possono evidenziarsi in
riferimento al bambino od alla coppia stessa. In tal caso i genitori
devono essere messi nelle condizioni di sapere se rivolgersi, a
seconda dei casi, agli operatori dei Servizi o a quelli degli Enti
autorizzati e come reperire gli operatori interessati nel piu' breve
tempo possibile.
Il progetto in quanto correlato al percorso evolutivo del nucleo
richiedera' sicuramente numerose correzioni di tiro in itinere; e'
tuttavia utile prevedere scadenze precise in cui operatori e genitori
si incontreranno per una verifica formale e per concordare eventuali
modifiche del progetto stesso. E' opportuno che tali momenti siano
correlati alle scadenze per le relazioni di aggiornamento al fine di
ottimizzare la riflessione sull'esperienza.
Nel progetto verra' infine ribadito come il monitoraggio verra'
esercitato per un periodo non superiore ai due anni, per quanto
riguarda i Servizi territoriali e per il periodo definito dalle
Autorita' centrali straniere per quanto riguarda i servizi degli Enti
autorizzati.
4.3.3 La particolare cura dell'integrazione nel contesto scolastico
I bambini provenienti da altre culture, che contestualmente
all'adozione sperimentano l'impatto con l'inserimento scolastico,
possono presentare difficolta' di apprendimento e di integrazione.
Non va dimenticato che essi entrando nella scuola vivono una profonda
frattura tra i modelli culturali e gli stili educativi sperimentati e
quelli che derivano loro dall'impatto con la famiglia. Si tratta di
bambini che devono affrontare anche la perdita della propria lingua,
con le insicurezze che vi sono connesse sul piano della comunicazione
e della concettualizzazione.
Le difficolta' emergono in particolare quando:
- i bambini hanno alle spalle un'esperienza difficile che non li ha
aiutati a maturare competenze speculative;
- i bambini provengono da contesti istituzionali o da una vita di
strada che, richiedendo loro di provvedere a se stessi, li ha spinti
a connotare i rapporti con gli altri in termini di protezione,
sopraffazione, strumentalizzazione;
- i timori e le aspettative attorno agli aspetti di accettazione e
rifiuto nei confronti della nuova famiglia sono tali da assorbire
completamente la loro emotivita' e da essere riportati in modo
esasperato anche nell'ambito scolastico, mediante sentimenti di
insicurezza, confusione ed inadeguatezza che si ripercuotono anche
nell'approccio all'apprendimento;
- i genitori hanno aspettative sovradimensionate rispetto alle
competenze che il bambino possiede o e' in grado di acquisire.
Queste succinte riflessioni sono tuttavia sufficienti ad evidenziare
come nell'ambito del progetto di sostegno debba essere previsto un
punto specifico di attenzione per il monitoraggio dell'integrazione
scolastica del bambino.
Questo punto potra' prevedere una prima valutazione, sulla base della
documentazione ricevuta, ma anche a seguito di specifici
approfondimenti, della competenza cognitiva e sociale posseduta dal
bambino, le considerazioni che hanno portato i genitori con l'aiuto
dei tecnici e dei dirigenti scolastici all'opzione di inserimento in
un determinato plesso e i compiti che ciascun soggetto si assume
nella prima fase per meglio monitorare l'integrazione scolastica.
Spetta in particolare agli operatori territoriali curare il rapporto
con gli insegnanti ed eventualmente aiutarli per realizzare una piena
accoglienza del bambino adottato e per fornire risposte competenti
nelle situazioni didattiche e sociali che chiamano in causa le
appartenenze familiari e culturali dei singoli bambini.
Nell'ambito dei tempi indicati per la stesura del progetto di
accompagnamento e' evidente che questo punto non potra' essere
definito in forma esaustiva. Infatti per accompagnare l'integrazione
scolastica ed il percorso di apprendimento del bambino e' necessaria
la piena attivazione delle competenze degli insegnanti per un'attenta
considerazione dei primi riscontri all'inserimento.
Nel progetto di accompagnamento potra' essere indicata la scadenza
che le parti si attribuiscono in modo concordato per la
socializzazione degli elementi emersi che, in caso di evidenziazione
di difficolta' di tipo non contingente, potra' dare luogo alla messa
a punto di uno specifico sub-progetto di sostegno all'integrazione
scolastica.
opportuno infine precisare che qualora nel corso del tempo emergano
situazioni in cui la risposta alla nuova condizione da parte del
bambino e/o degli adulti si esprima attraverso interazioni
particolarmente disturbate o si evidenzino particolari deficit nella
competenza del bambino, dovranno essere assicurati i necessari
interventi specialistici. Per quanto riguarda l'attivazione di un
intervento psicoterapeutico centrato sulla relazione genitori-figli
diretto al bambino od alla coppia che si renda necessario quale
intervento distinto ed integrativo del sostegno psicologico e sociale
alla genitorialita' adottiva, andra' valutata l'opportunita' di
procedere ad un invio ad altri specialisti dei Servizi territoriali
competenti. In alternativa potra' essere richiesta la collaborazione,
in veste di psicoterapeuti, degli psicologi di una e'quipe
centralizzata di un altro territorio. In ogni caso tali operatori
dovranno garantire il necessario raccordo con i colleghi di
riferimento per il progetto di accompagnamento.
5. Il confronto delle esperienze tra diversi nuclei adottivi, quale
forma di sostegno alle coppie
Nelle fasi iniziali dell'esperienza i gruppi di sostegno per i
genitori adottivi sono particolarmente efficaci nell'assicurare un
valido sostegno alle coppie.
Infatti per i coniugi e' molto vivo il sentimento di euforia
determinato dalla sensazione di avere finalmente un bambino nel
proprio nucleo ed il desiderio di trasmettere ed amplificare nel
gruppo tale sensazione.
Nel gruppo i partecipanti hanno maggiore liberta' di modulare il
proprio livello di coinvolgimento di quanta ne abbiano nella
relazione diretta con gli operatori, nello stesso tempo la
discussione, con gli altri genitori, favorisce un'espressione piu'
spontanea e meno formale dei propri vissuti ed esperienze.
Nel gruppo e' possibile sentirsi aiutati in modo disinteressato e non
professionale, ma anche sperimentarsi come figure in grado di dare un
aiuto agli altri, e' possibile relativizzare la propria situazione e
le proprie difficolta', sia perche' comuni a molti (e quindi non
espressione di una propria incapacita') sia perche' si puo' usufruire
di un ventaglio di risposte concrete derivanti soprattutto dalle
soluzioni che altri genitori hanno saputo dare agli stessi problemi.
Viene dunque incrementata la possibilita' da parte della singola
coppia di elaborare risposte efficaci alle necessita' evolutive dei
propri figli adottivi.
Va infine sottolineato che quando ai gruppi sono presenti coppie che
sono seguite da diverse e'quipe territoriali, il confronto delle
esperienze di sostegno che spontaneamente si realizza costituisce
implicitamente un monitoraggio sulla qualita' del supporto
professionale ricevuto. Cio' incrementa la capacita' dei genitori di
essere interlocutori attenti e consapevoli dei Servizi per la
definizione del proprio percorso di accompagnamento.
Il confronto nel gruppo di sostegno deve essere favorito dalle
figure professionali che hanno la funzione di conduttori, che non si
pongono unicamente come facilitatori della comunicazione, ma possono
anche fornire contributi conoscitivi ed interpretativi utili per
aiutare i genitori a fronteggiare l'impatto con un bambino ancora
poco conosciuto, con un passato che puo' essere segnato dalla
solitudine e, spesso, da storie di maltrattamento drammatiche e
dolorose.
Per questo e' opportuno che sia predefinito il numero degli incontri
e che essi siano strutturati e che il confronto tra le coppie, che
deve rimanere la parte centrale delle riunioni, sia facilitato ed
orientato dall'esplorazione di specifiche tematiche.
Si ritiene opportuno che nel corso degli incontri possano essere
affrontati i seguenti argomenti:
- l'incontro con il bambino: le sue caratteristiche, i suoi
comportamenti, atteggiamenti, bisogni, problemi e risorse, la
percezione che ha di se', i ricordi della sua storia familiare od
istituzionale;
- la diversita' biologica e/o etnica: come il bambino percepisce la
sua diversita' etnica nel nuovo ambiente e come i genitori affrontano
gli eventuali problemi legati alla diversita' razziale;
- le relazioni: come vanno costruendosi tra il bambino e l'ambiente
familiare ed extrafamiliare (lo stile relazionale con eventuali
fratelli, nonni, zii, insegnanti, compagni di scuola) e le modalita'
attraverso le quali i genitori indirizzano i rapporti familiari e
sociali del figlio;
- il significato dell'adozione: come e quando i genitori scelgono di
parlare dell'adozione, anche in relazione alla famiglia biologica del
bambino o il modo in cui rispondono alle sue domande su questo
aspetto, come vengono utilizzate le informazioni sui genitori
biologici quando se ne possiedono;
- come aiutare il bambino a rielaborare il passato e le sofferenze
legate all'abbandono;
- la famiglia adottiva: come cambia la famiglia dopo l'adozione, i
nuovi equilibri di coppia, i nuovi progetti ed i cambiamenti di ruolo
nella relazione col bambino.
L'attivita' del gruppo e' quindi tarata sull'analisi della relazione
con il bambino e sul favorire l'adattamento reciproco
genitori/figlio, sulla conoscenza dei problemi che possono ostacolare
l'instaurarsi di una buona relazione, ma anche sulla evidenziazione
delle soluzioni che si sono rivelate efficaci nel favorire e
consolidare l'integrazione del bambino nella nuova famiglia, nella
scuola e nel contesto sociale.
opportuno che i gruppi siano condotti da uno psicologo e da
un'assistente sociale e composti da un numero non inferiore a cinque
e non superiore a dieci coppie.
La composizione dei gruppi deve essere stabilita, per quanto
possibile, in relazione ad un criterio di omogeneita' di eta' dei
bambini. L'eta' del bambino sembra essere l'elemento di maggior
rilevanza nel definire un terreno comune di confronto tra le coppie
in quanto condiziona la sua capacita' di comprendere l'esperienza che
sta vivendo e le modalita' per adattarvisi nonche', di conseguenza,
le modalita' comunicative e le strategie utilizzabili dai genitori. I
gruppi di sostegno per le grandi potenzialita' che esprimono si
connotano come strumento fondamentale di qualificazione dei Servizi,
se ne raccomanda quindi la costituzione al livello degli ambiti
territoriali di riferimento delle e'quipe centralizzate.
6. Il progetto di accompagnamento nell'adozione nazionale
Anche nell'adozione nazionale il progetto di accompagnamento relativo
al periodo dell'affidamento preadottivo dovra' essere definito entro
i primi 45 giorni dalla ripresa dei contatti tra i Servizi
territoriali e il nucleo neocostituito, in seguito all'ordinanza
disposta dal Tribunale per i minorenni.
Valgono anche nel caso dell'adozione nazionale le considerazioni
precedentemente espresse in merito alla costruzione partecipata del
progetto di accompagnamento, ai temi che devono essere affrontati
negli incontri, all'attenzione che deve essere prestata
nell'allacciare una relazione di fiducia e di aiuto con la coppia,
all'importanza di curare l'integrazione del bambino nel contesto
sociale e scolastico, alla opportunita' di sostenere la coppia
attraverso gruppi di discussione tra genitori adottivi. Per quanto
riguarda la tempestivita' nell'attivazione dei Servizi territoriali
va considerato che a differenza dell'adozione internazionale il tempo
che intercorre tra la convocazione della coppia presso il Tribunale
per i minorenni e l'effettiva attivazione dell'affidamento del
bambino al nucleo e' veramente esiguo.
Puo' quindi essere opportuno concordare con la coppia, al momento
della conclusione dell'indagine psicosociale, che essa avvisi
tempestivamente i Servizi nel momento in cui sara' convocata dal
Tribunale per i minorenni per una proposta di abbinamento.
Parallelamente sarebbe utile che il Tribunale medesimo provvedesse a
dare contestuale comunicazione ai Servizi territoriali competenti
della convocazione della coppia.
I servizi territoriali incaricati del monitoraggio durante l'anno di
affidamento preadottivo dovranno realizzare un alto livello di
integrazione tra le professionalita' sociali, psicologiche, sanitarie
ed educative, nonche' tra queste ed il Tribunale per i minorenni,
curando l'attuazione delle indicazioni eventualmente espresse dal
medesimo Tribunale relativamente ad eventuali azioni di sostegno
specifico. I Servizi territoriali concorderanno con il Tribunale per
i minorenni la periodicita' delle relazioni di aggiornamento che
dovranno essere inviate, anche tenendo conto degli elementi di
criticita' presumibili. Si ritiene comunque opportuno che nel corso
dell'anno di affidamento preadottivo vengano inviate almeno due
relazioni di aggiornamento. Si sottolinea infine la necessita' di
curare la tempestivita' nella segnalazione al Tribunale in caso di
emergenza di gravi difficolta' all'idonea convivenza del bambino
all'interno del nucleo.
(segue allegato fotografato)