DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO REGIONALE 19 dicembre 2002, n. 440
Indirizzi per il sistema formativo integrato dell'istruzione, della formazione professionale, orientamento e delle politiche del lavoro - Biennio 2003/2004 (proposta della Giunta regionale in data 2 dicembre 2002, n. 2359)
IL CONSIGLIO DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
Vista la deliberazione della Giunta regionale progr. n. 2359 del 2
dicembre 2002, recante in oggetto "Indirizzi per il sistema formativo
integrato dell'istruzione, della formazione professionale,
orientamento e delle politiche del lavoro - Biennio 2003/2004" e che
qui di seguito si trascrive integralmente:
"LA GIUNTA DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
Visti:
- la Legge quadro in materia di formazione professionale 21 dicembre
1978, n. 845 e successive modificazioni;
- la L.R. 19/79 "Riordino, programmazione e deleghe della formazione
alle professioni", e successive modificazioni, ed in particolare
l'art. 4, che attribuisce al Consiglio regionale l'approvazione degli
indirizzi programmatici, del piano poliennale e dei criteri generali
cui dovranno corrispondere i piani programmatici elaborati dalle
Province;
- la L.R. 25/98 "Norme in materia di politiche del lavoro e di
servizi per l'impiego" e successive modificazioni;
- la L.R. 3/99 "Riforma del sistema regionale e locale", e successive
modificazioni, ed in particolare gli artt. 196, 199, 200, 201 e 207;
- la decisione della Commissione Europea n. 2066 del 21/9/2000 che
approva il Programma operativo Regione Emilia-Romagna - FSE -
Obiettivo 3 - 2000/2006;
- la "Presa d'atto del Programma operativo - Regione Emilia-Romagna -
Obiettivo 3 - periodo 2000/2006", approvata con propria deliberazione
n. 1639 del 3/10/2000;
- il Complemento di programmazione del POR Obiettivo 3 - 2000/2006,
approvato con propria deliberazione n. 1694 del 10/10/2000;
- gli "Indirizzi per l'integrazione delle politiche del lavoro, della
formazione e dell'istruzione. Triennio 2000/2002", approvati con
propria deliberazione n. 2336 del 7/12/1999, recepita dal Consiglio
regionale con atto n. 1316 del 22/12/1999;
acquisiti:
- il parere favorevole della Commissione regionale tripartita e del
Comitato interistituzionale di coordinamento, cosi' come previsto
dalla L.R. 27 luglio 1998, n. 25, espresso nella seduta congiunta del
22 novembre 2002;
- il parere favorevole espresso dalla Conferenza Regione-Autonomie
locali, ai sensi della L.R. 3/99, espresso nella seduta del
2/12/2002;
tenuto conto che gli "Indirizzi per il sistema formativo integrato
dell'istruzione, della formazione professionale, orientamento e delle
politiche del lavoro - Biennio 2003/2004", allegati e parte
integrante del presente atto:
- intervengono in un percorso ancora in transizione, sia per cio' che
attiene i recenti cambiamenti a livello nazionale a seguito della
modifica del Titolo V della Costituzione, sia per le innovazioni che
saranno introdotte a livello regionale a seguito dell'approvazione
del nuovo provvedimento normativo per la costituzione di un sistema
formativo integrato;
- assumono pertanto il carattere di orientamenti ponte, tra la
normativa vigente e quella che si sta prefigurando per il prossimo
futuro, e di conseguenza il connotato di linee guida di transizione
ed innovazione;dato, ai sensi dell'art. 37, quarto comma della L.R.
43/01 e della deliberazione della Giunta regionale 2774/01:
- del parere di legittimita' espresso dal Direttore generale Cultura,
Formazione e Lavoro, dott.ssa Cristina Balboni;
- del parere di regolarita' tecnica espresso dal Responsabile del
Servizio Programmazione e Valutazione progetti, dr. Valerio Vignoli;
su proposta dell'Assessore competente per materia,
a voti unanimi e palesi, delibera:
di proporre al Consiglio regionale:
1) di approvare gli allegati "Indirizzi per il sistema formativo
integrato dell'istruzione, della formazione professionale,
orientamento e delle politiche del lavoro. Biennio 2003/2004", che
costituiscono parte integrante della presente deliberazione;
2) di dare atto che le Province, nel rispetto delle linee di
programmazione previste, degli indirizzi regionali di cui al presente
atto nonche' delle compatibilita' finanziarie, esercitano le funzioni
di programmazione territoriale dell'offerta di istruzione e di
formazione professionale e di organizzazione della rete scolastica;
3) di dare altresi' atto della validita' degli atti provinciali
riferiti alla programmazione per il 2003, gia' approvati in vigenza
degli indirizzi regionali 2000/2002;
4) di disporre la pubblicazione dei presenti indirizzi nel Bollettino
Ufficiale della Regione.
ALLEGATO
Indirizzi per il sistema formativo integrato dell'istruzione, della
formazione professionale, orientamento e delle politiche del lavoro -
Biennio 2003/2004
Premessa
Gli indirizzi del periodo 2003/2004 per il sistema formativo
integrato dell'istruzione, della formazione professionale,
dell'orientamento e delle politiche del lavoro si situano in un
periodo contrassegnato da orientamenti consolidati nel contesto
comunitario, nazionale e regionale, in particolare per cio' che
attiene alla programmazione comunitaria del FSE per il periodo
2000/2006. Gia' i precedenti indirizzi, pur collocandosi in una fase
intermedia tra la predisposizione del Programma operativo e quella
del Complemento di programmazione, avevano affermato precisi nessi
tra le priorita' regionali e quelle fissate dalla programmazione del
FSE. In tal senso gli indirizzi 2003/2004 rappresentano un elemento
di continuita' con i precedenti, confermando le priorita' strategiche
del POR della Regione Emilia-Romagna in termini di aumento
strutturale del livello di occupazione, di rafforzamento della
struttura produttiva regionale e dell'impatto occupazionale della
crescita, assunte anche dal DPEF regionale 2003/2005.
Al tempo stesso essi intervengono in un percorso ancora in
transizione, specie per cio' che attiene le innovazioni intervenute
negli ultimi anni a livello nazionale e quelle che saranno introdotte
a livello regionale a seguito dell'approvazione del nuovo
provvedimento normativo per la costituzione di un sistema formativo
integrato. Si sottolinea pertanto il carattere di orientamenti ponte,
tra la normativa vigente e quella che si sta prefigurando per il
prossimo futuro, e di conseguenza il connotato di linee guida di
transizione e di innovazione.
Gli orientamenti che provengono dalle politiche a livello comunitario
si stanno ulteriormente precisando in merito al perseguimento della
strategia europea per l'occupazione (SEO), sulla base delle dinamiche
economiche e occupazionali complessive dei Paesi dell'Unione Europea,
e delle valutazioni sui risultati conseguiti da ciascun Stato membro
nell'ambito dei quattro pilastri della strategia.
Le modifiche e integrazioni intervenute si riassumono nelle seguenti:
- una diversa articolazione delle guidelines interne ai pilastri
nella direzione di una migliore specificazione degli obiettivi e
delle priorita', accanto al rafforzamento degli obiettivi orizzontali
(strategie per l'educazione permanente, partnership tra Stati membri
e parti sociali, policy mix, indicatori);
- la proposta di orientamenti specifici su alcuni dei temi rilevanti
della SEO quali la formazione permanente e le politiche sociali;
- gli impegni assunti nel Consiglio Europeo di Stoccolma (23-24 marzo
2001) per aumentare il tasso di occupazione delle donne e prolungare
la permanenza nella vita attiva.
I risultati della valutazione condotta dalla Commissione Europea
sull'impatto della SEO hanno confermato anche per il futuro la
validita' generale delle priorita' assunte ma, nello stesso tempo,
hanno consentito di identificare tre principali aree di riforma della
strategia. In particolare:
- l'inquadramento degli obiettivi complessivi in relazione ai
processi di allargamento della Unione Europea e alle recenti
dinamiche economiche e sociali a livello comunitario, con particolare
attenzione alla coesistenza tra alti livelli di disoccupazione e i
"colli di bottiglia" nel mercato del lavoro, i trend demografici, la
crescente discontinuita' della vita lavorativa, i flussi migratori;
- la semplificazione ulteriore delle guidelines tramite una piu'
chiara individuazione degli obiettivi, la concentrazione delle
priorita', il focus sul processo di implementazione delle politiche;
- il miglioramento dei processi di partenariato e la
complementarieta' fra le diverse politiche comunitarie per
l'implementazione dell'agenda economica e sociale definita nel
Consiglio Europeo di Lisbona (23-24 marzo 2000).
Le strategie per l'occupazione sono sempre piu' interconnesse con
l'obiettivo europeo di "costruire un'Europa inclusiva" che vede anche
in questo caso i diversi Stati membri impegnati ad adottare piani
nazionali per l'inclusione, secondo indicatori di risultato comuni. I
temi piu' rilevanti, assunti gia' a livello regionale, riguardano il
sostegno al lavoro di cura e lo sviluppo dell'autonomia della
persona, la promozione sociale e delle reti di solidarieta', il
contrasto ai fenomeni di poverta', la promozione di politiche di
territorio e di comunita' per le esigenze delle nuove generazioni.
Nuovi orientamenti sono stati inoltre adottati in merito alla
gestione delle politiche strutturali 2000/2006 in termini di
semplificazione delle procedure, coordinamento delle funzioni
all'interno della Commissione e degli Stati membri, flessibilita' di
approccio.
II quadro nazionale ripropone gli elementi innovativi gia' richiamati
nei precedenti indirizzi, connotati, tuttavia, al momento da segni di
incertezza in merito alle ulteriori modifiche annunciate e agli
impatti che queste potranno avere sui sistemi di programmazione
regionale:
- i processi di devoluzione delle competenze dallo Stato alle Regioni
e alle Amministrazioni locali in materia di lavoro, formazione e
istruzione sono in atto, anche se l'attuazione del sistema
autonomista, solidale e cooperativo delineato dalla riforma del
Titolo V della Costituzione trova ancora ostacoli nella tendenza a
spinte accentratrici nelle materie che la riforma costituzionale ha
attribuito alle regioni e alle autonomie locali;
- il disegno di legge delega al Governo in materia di mercato del
lavoro propone un nuovo sistema di regole e di strumenti in
particolare per cio' che concerne le forme contrattuali, gli
incentivi all'occupazione, gli ammortizzatori sociali e l'incontro
tra domanda e offerta di lavoro;
- il disegno di legge di riforma degli ordinamenti scolastici con
l'introduzione del doppio binario nel secondo ciclo di studi, chiama
in causa la necessita' di rivedere il ruolo del sistema
dell'istruzione e della formazione professionale.
A livello regionale, gli indirizzi 2003/2004 si pongono l'obiettivo
di garantire la fase di transizione e fanno riferimento alle
caratteristiche del mercato del lavoro regionale e alle sue dinamiche
piu' recenti per elevare l'occupabilita', l'adattabilita',
l'imprenditorialita' e le pari opportunita'.In tale quadro
rappresentano il punto di snodo delle sperimentazioni di integrazione
tra i sistemi dell'istruzione scolastica e universitaria, della
formazione e del lavoro avviate con gli indirizzi 1997/1999 e assunte
negli indirizzi 2000/2002 a principio ordinatore delle innovazioni da
introdurre nel sistema formativo regionale, e del processo di
istituzionalizzazione e di messa a sistema che si compira' nella
definizione del progetto di legge regionale in materia di istruzione,
formazione e transizione al lavoro, nell'esercizio delle nuove
funzioni attribuite dalla riforma costituzionale.
La promozione quindi del sistema formativo integrato si ispira ai
seguenti principi:
- maggiore qualificazione dell'offerta formativa;
- personalizzazione e differenziazione dei percorsi;
- valorizzazione dell'autonomia dei soggetti del sistema formativo in
una logica di collaborazione istituzionale e di integrazione di
percorsi. Dal punto di vista del mercato del lavoro, i tassi di
disoccupazione della Regione hanno quasi raggiunto i livelli minimi
fisiologici (2,8% a luglio 2002), con una riduzione del gap tra
uomini e donne a seguito di una maggiore dinamica della componente
femminile; aumenta il numero di nuovi contratti di lavoro cosi detti
atipici, ma si evidenziano importanti percorsi di stabilizzazione. Di
contro, si sta assistendo ad un crescente disallineamento tra domanda
ed offerta di lavoro ed alla sempre piu' acuta difficolta', da parte
delle imprese della maggior parte del territorio regionale, di
reperire figure professionali qualificate, anche se in alcune aree
della Regione si evidenziano ancora situazioni di disagio
occupazionale. Occorre, pertanto, programmare un'offerta formativa
che inizi a sperimentare diffusamente le indicazioni che emergono
dalle analisi dei fabbisogni formativi effettuate sia a livello
nazionale e sia a livello regionale. Tale scelta consente di ridurre
drasticamente il gap esistente tra richieste professionali delle
imprese e i curricula formativi delle persone. In questo contesto,
inoltre, l'apporto degli immigrati extracomunitari al mercato del
lavoro regionale rappresenta sicuramente una risorsa che alimenta
l'offerta di lavoro. Solo nell'anno 2000 gli avviati di provenienza
extracomunitaria sono stati 46.000, pari al 10% del complesso degli
avviati (al netto del settore agricolo).
Le necessita' di intervento locale sull'occupazione si possono
pertanto focalizzare in primo luogo su una migliore distribuzione
territoriale dell'occupazione, in secondo luogo nella stabilizzazione
del lavoro precario, in terzo luogo sui temi della qualificazione
professionale delle categorie lavorative, della formazione,
dell'orientamento e delle esperienze lavorative (tirocini, work
esperience) per l'inserimento dei giovani, delle donne e delle
categorie socialmente svantaggiate, in quarto luogo sul sostegno alle
politiche della mobilita' e dell'immigrazione, associate alla
regolarizzazione del lavoro sommerso.
Queste priorita' sono anche dettate dalla necessita' di innalzare i
livelli di qualificazione della popolazione in generale, che ancora
presenta aree di deficit culturale e formativo. In particolare,
mentre la popolazione tra 25 e 39 anni ha un titolo di studio
mediamente elevato (istruzione superiore), con solo il 40% che
possiede non piu' della licenza media, nelle classi di eta' superiori
tale percentuale sale al 73,9%, con una particolare concentrazione
del fenomeno tra le donne (77,2%).
L'individuazione degli ambiti di priorita' degli indirizzi tiene
inoltre conto dei risultati emersi nei primi due anni di attuazione
del POR Obiettivo 3 e della capacita' dimostrata dall'intero sistema
regionale nel conseguimento degli obiettivi prefissati in fase di
programmazione. L'ultimo Rapporto di esecuzione sull'attuazione del
POR presentato alla Commissione Europea evidenzia diversi aspetti
positivi: un buon livello di spesa del programma accanto ad una
copertura della platea dei destinatari decisamente alta e superiore
alle previsioni; una equilibrata realizzazione delle misure previste
e un buon grado di conseguimento delle priorita' relative alle pari
opportunita', alla societa' dell'informazione, allo sviluppo locale.
Al tempo stesso si registra la necessita' di rivedere parti della
struttura della programmazione, con riguardo particolare alle
politiche di formazione continua, sia per la rilevante domanda
espressa dalle imprese emiliano-romagnole, sia per l'impatto che
potra' derivare dalla disponibilita' di nuovi canali di
finanziamento, quali i Fondi interprofessionali, e dalla operativita'
della cosiddetta Tremonti bis.
Data la sostanziale convergenza di obiettivi e di ambiti prioritari
di intervento degli indirizzi precedenti con la programmazione
comunitaria per il periodo 2000/2006, si registra un bilancio
analogamente positivo sulle principali filiere di intervento
nonostante permanga ancora la necessita' di sviluppare e portare a
sistema le ampie sperimentazioni che hanno contraddistinto il biennio
2000/2002.
Il sistema formativo integrato
La promozione del sistema formativo integrato si ispira ai seguenti
principi: maggiore qualificazione dell'offerta formativa;
personalizzazione e differenziazione dei percorsi anche nell'ottica
di un sistema scolastico e formativo che accompagni tutti i ragazzi e
le ragazze, e non una/uno di meno al successo formativo;
valorizzazione dell'autonomia dei soggetti del sistema formativo in
una logica di collaborazione istituzionale e di integrazione di
percorsi.
Il sistema formativo integrato regionale e' costituito, pertanto,
dall'insieme delle azioni e delle relazioni che i soggetti operanti
nei campi dell'istruzione e della formazione, dell'orientamento e
della transizione al lavoro, instaurano tra loro per arricchire e
qualificare l'offerta formativa e consentire che le competenze
acquisite in un settore o ambito possano essere trasferite in altri
settori o ambiti. Si tratta di un sistema che valorizza una
molteplicita' di opportunita' per costruire ed arricchire il
patrimonio di competenze personali, acquisibili lungo tutta la vita,
nel campo dell'istruzione, scolastica ed universitaria, della
formazione professionale, del lavoro e dell'educazione/formazione non
formale e informale. Esso consente di realizzare la piu' ampia
flessibilita' degli interventi, favorendo l'aggregazione di itinerari
didattici che perseguano l'equivalenza delle opportunita' e delle
potenzialita' formative.
Il sistema formativo integrato non e' semplice somma delle singole
componenti, ma il valore aggiunto di un'offerta che deriva dagli
effetti della complementarieta' delle componenti stesse.
In sintesi, gli elementi fondanti del sistema formativo integrato
sono:
- il riconoscimento dell'autonomia e della pari dignita'
dell'istruzione, della formazione professionale e della transizione
al lavoro, che costituiscono le componenti del sistema formativo
integrato, e la valorizzazione dell'autonomia dei soggetti che
operano al loro interno ed in particolare delle istituzioni
scolastiche, delle universita' e degli enti di formazione
professionale;
- il sistema si basa sui principi di unitarieta' e di specificita'
delle componenti di cui sopra, che interagiscono fra loro, mantenendo
le rispettive missioni di servizio e le differenze degli strumenti e
dei soggetti gestori, anche mediante il riconoscimento reciproco
delle competenze acquisite dalle persone e la possibilita' di
utilizzo delle competenze stesse ai fini della mobilita' interna al
sistema;
- l'integrazione si fonda sulla collaborazione tra lo Stato, la
Regione, le Province ed i Comuni, singoli o associati, e si realizza
tra soggetti appartenenti alle diverse componenti del sistema e tra
competenze professionali diverse;
- nell'ambito dei processi di integrazione la Regione e gli Enti
locali perseguono la riduzione degli adempimenti burocratici e la
semplificazione delle procedure.
Il sistema formativo regionale integrato applica pienamente la
normativa costituzionale che attribuisce alla Regione competenza
concorrente in materia di istruzione e di tutela e sicurezza del
lavoro, e esclusiva in materia di istruzione e formazione
professionale.
La scelta di carattere federalista su queste materie e' fondata sulla
necessita' di qualificare ulteriormente l'offerta formativa,
rendendola piu' coerente con le diverse e piu' complesse esigenze
delle persone, delle famiglie e del sistema economico-sociale,
attraverso la sua differenziazione, specializzazione e
personalizzazione.
Tali obiettivi, comuni a tutte le politiche di protezione sociale,
sono perseguibili solo attraverso la strategia della collaborazione
tra le istituzioni, dell'integrazione delle politiche, dei soggetti,
delle progettualita' e degli interventi, che sempre meno debbono
configurarsi come interventi settoriali definiti e gestiti da
strutture verticalizzate.
Perni essenziali di questo percorso sono pertanto la valorizzazione
dell'autonomia dei soggetti del sistema formativo (istituzioni
scolastiche ed enti di formazione professionale ed universita') ed il
rafforzamento delle loro relazioni con i territori, gli Enti locali,
le organizzazioni sociali, necessari per conseguire gli obiettivi
della differenziazione e della personalizzazione.
La Regione intende governare all'interno del sistema nazionale,
l'offerta di carattere regionale, valorizzando le autonomie locali e
funzionali, ma garantendo che le stesse non operino in una logica di
isolamento, o peggio di competizione, bensi' in un sistema di
collaborazione istituzionale, di integrazione di proposte formative e
di diverse competenze professionali.
In questa direzione si e' operato anche prima dell'approvazione del
nuovo testo costituzionale, mediante l'accordo interistituzionale
"per il coordinamento ed il governo integrato dell'istruzione, della
formazione professionale e della transizione al lavoro in
Emilia-Romagna", siglato l'8 maggio 2001 da Regione, Direzione
scolastica regionale, Province e Comuni.
Il governo del sistema
Proseguendo nella direzione gia' intrapresa nel precedente periodo di
programmazione, i presenti indirizzi individuano quali fattori
portanti per il governo del sistema formativo integrato: il
partenariato programmatico e la collaborazione interistituzionale;
l'assunzione di regole procedurali omogenee e condivise anche in fase
di attuazione; la valorizzazione e qualificazione delle risorse umane
impegnate nel sistema integrato; la qualificazione del sistema
dell'offerta.
Il partenariato programmatico e' considerato la principale condizione
di governo del sistema formativo integrato, realizzato attraverso
sedi e strumenti formalizzati di confronto interistituzionale tra
Regione, Autonomie locali, Amministrazione ed autonomie scolastiche,
le parti sociali, che abbiano competenza sugli indirizzi fondamentali
della programmazione e sulla integrazione. Attualmente le principali
sedi di collaborazione interistituzionale e di concertazione sociale,
si articolano nei seguenti organismi: Conferenza permanente per
l'istruzione e la formazione, Comitato di coordinamento
interistituzionale, Commissione regionale tripartita e a livello
locale le Commissioni provinciali tripartite.
In questo contesto il Comitato di sorveglianza del POR Obiettivo 3 si
conferma come ulteriore importante organismo del partenariato
istituzionale e sociale.
A livello provinciale, oltre alle Commissioni provinciali tripartite,
sono presenti e stanno consolidandosi, importanti forme e strumenti
di coordinamento e di governo integrato dell'istruzione, della
formazione e delle politiche del lavoro, come auspicato e previsto
nell'Accordo dell'8 maggio 2001 fra Regione, Direzione scolastica
regionale, Province e Comuni.
Per l'attuazione del sistema formativo integrato altre forme di
partenariato potranno essere sviluppate attraverso accordi di natura
settoriale o territoriale e/o per programmi specifici, promossi dalla
Regione ed Enti locali anche con soggetti autonomi, pubblici e
privati.
L'attuazione di procedure omogenee e condivise fra Regione e Province
per la programmazione, gestione, controllo e valutazione dei
risultati e dell'impatto dei piani e delle politiche integrate,
rappresentano anch'esse elemento essenziale del partenariato
istituzionale.
Si ribadisce pertanto l'importanza:
- di un sistema informativo comune tra Regione e Province, per la
razionalizzazione delle rispettive funzioni di programmazione,
gestione, rendicontazione e valutazione;
- dell'utilizzo di procedure semplificate in ordine alla gestione,
controllo e valutazione dei risultati dei piani e delle politiche
formative integrate, compresa la messa a regime del sistema
esternalizzato dei pagamenti;
- del rispetto dei principi di parita' di trattamento, di
trasparenza, di proporzionalita', di mutuo riconoscimento da parte
della Regione e delle Province nella scelta dei soggetti e delle
attivita' da finanziare, cosi' come previsto nelle Disposizioni di
attuazione del Programma operativo regionale Obiettivo 3 2000/2006;
- dell'utilizzo, di norma, di avvisi di diritto pubblico per la
selezione di progetti, avvisi di diritto pubblico per la selezione di
soggetti, appalti pubblici di servizio sia per l'offerta organizzata
di prestazioni, sia rispetto alla domanda individuale delle persone;
- del sostegno all'accesso individuale ad attivita' formative
concedendo finanziamenti alle persone, con priorita' per la
formazione superiore e per la formazione permanente e continua. A
tale fine la Regione approva appositi elenchi (cataloghi) contenenti
le offerte formative validate, verso le quali va indirizzata la
scelta delle persone, sostenuta dai contributi regionali;
- del ricorso per tutte le attivita' finanziate, alla valutazione ex
ante, controllo, monitoraggio e valutazione ex post;
- della costituzione di tavoli tecnici, tra Regione e Province, per
coordinare gli interventi di assistenza tecnica e di confronti
istituzionali per la promozione delle azioni di sistema per favorirne
un'efficace ricaduta nei territori e un supporto ai diversi livelli
di programmazione.
La Regione e gli Enti locali sostengono i soggetti del sistema
formativo integrato nel processo di qualificazione ed arricchimento
dell'offerta formativa, della sua integrazione ed articolazione
territoriale, in un quadro di complessiva flessibilita'. Il sistema
formativo integrato rappresenta un valore aggiunto per l'offerta
formativa regionale anche e soprattutto se riesce ad attuare
strategie di valorizzazione delle risorse umane che vi operano.
Nel rispetto delle competenze normative generali dello Stato in
materia di formazione in ingresso per i docenti del sistema nazionale
di istruzione e dei relativi titoli abilitativi, si intende sostenere
l'attivita' di qualificazione del personale in servizio e l'attivita'
di qualificazione del personale della formazione professionale anche
promuovendo iniziative di incontro e scambio culturale con il
personale docente del sistema nazionale di istruzione, nonche' di
progettazione comune di percorsi formativi integrati.
La Regione pertanto valorizza le funzioni di tutoraggio,
accompagnamento e mediazione interculturale tra personale docente
dell'istruzione, formatori nella formazione professionale e altre
figure professionali specializzate, anche garantendo una loro
adeguata formazione. Il tutor si configura sempre piu' come una delle
figure chiave della personalizzazione degli interventi formativi. A
questo scopo e' necessario sostenere e qualificare il ruolo dei tutor
aziendali come facilitatori della integrazione fra la formazione
extra e intra aziendale. L'impresa puo' anche in tale ottica
rappresentare una occasione di formazione esperenziale, (impresa come
luogo di apprendimento), qualora sia connotata da requisiti
soggettivi di disponibilita' ad accogliere gli utenti, di cui il
tutor aziendale qualificato e' parte strategica, e oggettivi di
successo sul mercato.
La qualificazione del sistema dell'offerta formativa, inoltre,
trovera' un consolidamento nel nuovo modello di accreditamento
regionale che puntera' ad una maggiore specializzazione degli ambiti
di accreditamento e quindi dei soggetti, una semplificazione delle
procedure di accesso e di verifica, una flessibilizzazione delle
condizioni operative sul territorio anche per agevolare le strutture
ad operare in contesti di mercato, una maggiore selettivita'
nell'accreditamento degli organismi, una valorizzazione maggiore
delle competenze professionali degli operatori.
Ambiti prioritari di intervento
Alla luce di quanto sopra descritto, dei contenuti del POR Obiettivo
3 2000/2006 nonche' dei risultati raggiunti con la programmazione
2000/2002, vengono di seguito individuate le aree prioritarie di
intervento per il biennio 2003/2004, articolate per priorita'
trasversali, priorita' del sistema formativo integrato e priorita'
delle politiche per il lavoro.
Queste sono accompagnate e dovranno tendere al perseguimento di due
obiettivi di natura trasversale che attengono all'aumento dei tassi
di occupazione femminile (pur nel quadro dei trend positivi che si
registrano a livello regionale) e alla qualificazione dei lavoratori
anziani e a rischio di obsolescenza professionale in un'ottica di
miglioramento della qualita' della vita. Questi obiettivi peraltro
costituiscono una priorita' quantificata nell'ambito del DPEF
regionale dove ci si e' posti il traguardo di raggiungere i target
fissati dal Consiglio Europeo di Stoccolma.
Pari opportunita', societa' dell'informazione e sviluppo locale
Le politiche regionali e degli Enti locali nell'ambito del sistema
formativo integrato sono ispirate dalle priorita' trasversali
affermate dalla Commissione Europea sui temi delle pari opportunita'
tra uomini e donne, della societa' dell'informazione e dello
sviluppo.
L'attuazione del POR nel triennio 2000-2002 ha dimostrato la
capacita' del sistema regionale di perseguire le priorita'
trasversali del FSE in modo coerente con le strategie europee sul
tema.
Le priorita' trasversali dovranno continuare a rappresentare un
significativo riferimento per la programmazione delle azioni,
valorizzando il ruolo del partenariato nell'attuazione dei seguenti
principi chiave:
- la conferma dell'approccio duale alla parita' di opportunita' tra
donne e uomini, incorporando il principio del mainstreaming
nell'insieme delle politiche e, allo stesso tempo, dedicando alle
donne specifici interventi;
- il riconoscimento del ruolo delle azioni per lo sviluppo della
societa' dell'informazione come fattore di crescita economica e
occupazionale, e di competitivita dei sistemi produttivi, e anche
nell'ottica dello sviluppo dell'elearning come diritto di
cittadinanza nella prospettiva dell'aggiornamento individuale lungo
tutto l'arco della vita;
- la valorizzazione dell'integrazione tra le politiche attive del
lavoro e le iniziative locali per lo sviluppo, al fine di
massimizzare gli impatti occupazionali delle politiche.
In tema di pari opportunita', in particolare, le azioni positive e le
iniziative per il mainstreaming gia' avviate a livello regionale e
provinciale dovranno essere estese ad ogni ambito programmatico e
amministrativo per produrre effetti non solo sulle donne ma sul
complesso della comunita' regionale.
La spendibilita' dei titoli e delle qualifiche professionali
La Regione persegue la spendibilita' nazionale dei titoli e delle
qualifiche professionali, attraverso la partecipazione con le altre
Regioni alla individuazione di equivalenze tra i diversi percorsi
formativi ed alla definizione di certificazioni valide sull'intero
territorio nazionale. Essa opera altresi' per favorire la libera
circolazione delle certificazioni in ambito europeo, impegnandosi ad
adottare gli indicatori a tal fine stabiliti dall'Unione Europea.
Ogni persona ha diritto ad ottenere il riconoscimento formale e la
certificazione delle competenze comunque acquisite, riconoscimento
che puo' essere utilizzato per conseguire un diploma, una qualifica
professionale o altro titolo riconosciuto, anche in ottemperanza alle
disposizioni comunitarie.
A tal fine la Regione promuove accordi con le componenti del sistema
formativo integrato e con le parti sociali per la definizione di
procedure condivise per il riconoscimento, la certificazione e
l'individuazione degli ambiti di spendibilita' delle diverse
competenze. Le certificazioni conseguite sono iscritte, a richiesta
degli interessati, in un libretto formativo personale, rilasciato
all'atto della prima iscrizione ad attivita' di istruzione o di
formazione successiva all'assolvimento dell'obbligo scolastico, che
raccoglie anche gli attestati di frequenza in esito a percorsi
dell'educazione non formale ed i crediti formativi comunque
acquisiti. Particolare attenzione dovra' essere rivolta anche alle
modalita' attraverso le quali consentire l'esplicitazione e la
spendibilita' delle competenze acquisite attraverso esperienze
professionali riconducibili al lavoro atipico.
La valorizzazione dell'autonomia delle istituzioni scolastiche
La Regione riconosce l'autonomia delle istituzioni scolastiche ai
sensi del comma terzo dell'art. 117 della Costituzione e la valorizza
quale garanzia di liberta' di insegnamento e di pluralismo culturale.
Conscguentemente Regione ed Enti locali supportano l'azione delle
istituzioni scolastiche volta ad attuare, attraverso l'elaborazione
di un piano dell'offerta formativa che realizzi la piena autonomia
didattica ed organizzativa, percorsi formativi mirati allo sviluppo
della persona ed al successo formativo, adeguati alla domanda delle
famiglie ed alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti;
al consolidamento del collegamento con le realta' territoriali; al
miglioramento dell'efficacia e dell'efficienza del processo di
apprendimento ed insegnamento.
Per valorizzare l'autonomia e la qualificazione del sistema
dell'istruzione la Regione sostiene:
- il miglioramento delle attivita' caratterizzanti l'istruzione,
quali innovazione didattica, progetti di qualificazione dell'offerta,
prioritariamente realizzati da istituzioni scolastiche in rete o in
consorzio, forma che si intende favorire per lo sviluppo di relazioni
e di collaborazioni, azioni volte al perseguimento del successo
formativo ed al contrasto della dispersione scolastica, azioni volte
alla realizzazione delle pari opportunita', all'integrazione delle
persone disabili o in condizione di disagio sociale;
- l'incentivazione della continuita' didattica ed educativa in
verticale ed in orizzontale, fra i diversi gradi e ordini di scuole,
con priorita' per la diffusione di modelli organizzativi e gestionali
per gli istituti comprensivi, che la Regione intende generalizzare su
tutto il territorio;
- il rafforzamento dei rapporti fra le scuole, fra queste e gli Enti
locali, la valorizzazione delle diverse risorse (educative,
formative, culturali, scientifiche, tecniche, tecnologiche e
professionali) presenti nel territorio, nonche' la ricerca di
integrazioni curriculari ed extracurriculari con la formazione
professionale, atte a personalizzare i percorsi ed a corrispondere
alle caratteristiche produttivo-professionali dei territori.
La messa a regime dell'obbligo formativo
La Regione si pone l'obiettivo di elevare il livello di cultura
generale di tutti i giovani del territorio e di aprire loro le piu'
ampie possibilita' di passaggio da un sistema all'altro.
Nell'adempimento della normativa nazionale vigente relativa
all'obbligo scolastico e formativo, a partire dalle esperienze di
integrazione tra i sistemi fino ad oggi realizzate, nel biennio
2003-2004, si intende in via sperimentale realizzare l'obbligo
formativo, nel quadro di accordi interistituzionali fra Regione e
Ministero dell'Istruzione secondo le seguenti caratteristiche:
- dare qualita' ed opportunita' all'anno di obbligo scolastico nelle
superiori, costruendo un'offerta integrata di istruzione e formazione
professionale, flessibile e caratterizzata da metodologie didattiche
innovative, che ricomprendano lo svolgimento di tirocini e stages,
l'utilizzo di laboratori specializzati, il ricorso alle tecnologie
avanzate. Tale offerta va progettata garantendo la prevalenza delle
discipline fondamentali dell'istruzione, completate da attivita'
specifiche della formazione professionale e deve presentare una forte
valenza orientativa. Al termine del primo anno, assolto l'obbligo
scolastico, lo studente adempie all'obbligo formativo fino ai 18 anni
iscrivendosi all'istruzione o alla formazione professionale.
In ogni caso, al fine di estendere progressivamente l'offerta
integrata di istruzione e formazione nell'ambito dell'obbligo
formativo, si prevede la sperimentazione di un percorso integrato
che, a partire dal secondo anno delle superiori, ovvero il primo in
obbligo formativo, contempli via via un aumento di contenuti
professionalizzanti, sempre garantendo l'insegnamento di discipline
fondamentali dell'istruzione, per perseguire gli obiettivi suddetti,
ovvero per elevare la qualita' del percorso formativo e per dare a
coloro che intendono assolvere l'obbligo formativo nella formazione
professionale la possibilita' di rientrare nell'istruzione attraverso
il riconoscimento dei crediti fino all'esame di Stato ed all'accesso
all'universita', ferma restando la possibilita' a 16 anni di
assolvere l'obbligo formativo nell'esercizio dell'apprendistato.
Ulteriori ambiti all'interno dei quali sviluppare una progettazione
integrata a carattere sperimentale sono rappresentate da azioni di
orientamento alla scelta da realizzare a partire dalla scuola media e
da condurre nel quinquennio della scuola superiore.
Nelle sperimentazioni di progettazione integrata indicate si pone
particolare attenzione allo sviluppo del tema dei crediti e delle
certificazioni, asse portante del sistema formativo integrato e
condizione per la relativa funzionalita'.
La formazione superiore
La formazione superiore costituisce da tempo un'area di eccellenza
del sistema regionale della formazione professionale all'interno di
modelli di programmazione integrata con il territorio e con il
sistema delle imprese. La programmazione dell'offerta di formazione
superiore, allo scopo di rispondere alle esigenze di trasformazione
del tessuto sociale economico regionale, dovra' privilegiare gli
interventi a sostegno dell'innovazione, della ricerca in particolare
con riferimento al trasferimento tecnologico, alle tecnologie
dell'informazione e della comunicazione, allo sviluppo di nuova
imprenditorialita', ai servizi alla persona, alla valorizzazione dei
beni ambientali e culturali. Nell'ottica, pertanto, del sistema
formativo integrato la formazione superiore andra' ulteriormente
sviluppata secondo percorsi che a partire dall'assolvimento
dell'obbligo formativo prevedano:
- corsi di formazione professionale superiore, caratterizzati da
percorsi brevi e specialistici e finalizzati ad agevolare un coerente
inserimento lavorativo;
- corsi integrati di istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS)
che si contraddistinguono per la formale integrazione fra soggetti
delle diverse componenti del sistema formativo integrato, per il
diretto coinvolgimento delle imprese, per la progettazione sulla base
di figure professionali definite a livello nazionale;
- corsi universitari integrati con la formazione professionale, a
forte caratterizzazione professionalizzante e con priorita' ai corsi
post laurea.
Il governo del sistema di formazione permanente e il rafforzamento
della formazione continua
II sistema formativo integrato trova un importante terreno di
applicazione anche nella costruzione di un sistema regionale di
formazione permanente rivolto alle persone, indipendentemente dalla
loro condizione professionale, affinche' possano sviluppare
competenze professionali, sociali e di cultura generale. La
formazione lungo tutto l'arco della vita, deve rivolgersi, in
particolare a coloro che piu' necessitano di colmare deficit
culturali o sociali, agli strati di popolazione che sono a rischio di
emarginazione sociale e lavorativa, ma anche a chi vuole costruire
percorsi di mobilita' professionale e di carriera.
In questo ambito andra' potenziata anche l'educazione degli adulti da
intendersi come insieme di opportunita' formative certificabili,
formali, non formali e informali, e da perseguire allargando la
platea dei beneficiari e la tipologia degli interventi, da quelli
finalizzati al rientro nel sistema formale di istruzione e formazione
professionale a quelli orientati all'acquisizione di specifiche
competenze per il lavoro.
La formazione continua per il sostegno all'adattabilita' delle
imprese e dei lavoratori, e per le politiche di sviluppo locale, puo'
contare su modelli di intervento ormai consolidati, attivati con
approccio personalizzato sulla base delle esigenze specifiche dei
lavoratori e delle imprese. I risultati fin qui conseguiti dovranno
essere rafforzati anche al fine di qualificare ed ampliare l'impatto
sul sistema economico e sul capitale umano e professionale. Restano
prioritari quindi gli obiettivi di migliorare l'accesso alla
formazione dei lavoratori e delle imprese, (imprenditori e loro
management) supportando in particolare le imprese piccole e medie,
quelle dell'economia sociale, le basse qualificazioni, i lavoratori
non titolari di contratti a tempo indeterminato; di sostenere lo
sviluppo territoriale e settoriale e dei sistemi locali della
produzione e del lavoro; di supportare i processi di innovazione
tecnologica, organizzativa e professionale della singola impresa,
compresi i processi di ristrutturazione e riorganizzazione aziendale.
In tale contesto la formazione continua puo' giocare anche un ruolo
di prevenzione della disoccupazione nelle imprese a rischio di
spiazzamento tecnologico. Vanno, poi, ulteriormente rafforzate le
iniziative volte ai lavoratori anziani per accrescerne il tasso di
attivita' e prolungarne la vita attiva, che gia' costituisce una
delle priorita' degli interventi regionali. Permane inoltre
strategica la formazione a sostegno della modernizzazione e
dell'innovazione della pubblica Amministrazione e per consolidare
l'occupazione e l'imprenditorialita' nei nuovi bacini di impiego.
Il rafforzamento della formazione continua dovra' avvenire in accordo
anche con le parti sociali coinvolte attraverso la costruzione di
specifiche modalita' organizzative, in grado di assicurare
continuita', qualita' e tempestivita' degli interventi e sulla messa
a regime degli elementi innovativi. In questa ottica, pertanto, la
Regione attivera' iniziative, condivise con le parti sociali, volte
ad uno scambio di informazioni, a raccordare e armonizzare gli
obiettivi dei Fondi interprofessionali e gli indirizzi programmatici
regionali. Inoltre andra' ampliata l'offerta di formazione-consulenza
personalizzata a favore delle imprese e dei lavoratori (in
particolare anziani) con strumenti quali i "voucher" o "bonus", e
potenziato il ricorso a procedure di programmazione just in time o di
"sportello aperto".
Il sostegno all'imprenditorialita' e le azioni di supporto alle
imprese
L'imprenditorialita', intesa come capacita' e gestione autonoma di
iniziative imprenditoriali, permane un obiettivo strategico del
sistema delle politiche regionali. Il ricambio e la nascita di nuove
imprese come e' noto rappresentano fattori di forte innovazione a
livello di filiere produttive e di sistema economico regionale. Si
conferma pertanto il sostegno ai processi di natalita',
consolidamento e sviluppo imprenditoriale, in particolare nel settore
dei servizi, anche di quelli del terziario avanzato, del non profit e
dell'economia sociale, facendo leva anche su strumenti e modelli di
intervento finalizzati a garantire il ricambio generazionale e il
supporto a processi di emersione del lavoro irregolare e sommerso.
Importante poi il sostegno all'innovazione e alla competitivita delle
imprese emiliano-romagnole, attraverso la promozione del raccordo fra
il mondo accademico, della ricerca scientifico-tecnologica e del
sistema delle imprese, al fine anche di migliorare l'integrazione tra
ricerca e industria finalizzata a diffondere l'uso di nuove
tecnologie, lo sviluppo di nuovi settori e di nuove professioni.
nel contempo da proseguire l'azione diretta ad assicurare forme di
sostegno formativo e di sviluppo delle competenze e delle
professionalita' per il complessivo sistema delle imprese in
Emilia-Romagna.
In questo campo andranno altresi' modulati interventi diretti a
rendere disponibili, anche con carattere preventivo, strumenti di
supporto (formativi, orientativi, di riqualificazione e di
outplacement) ai processi di riconversione, di riposizionamento, di
ristrutturazione e, eventualmente, di crisi aziendale. La Regione e'
impegnata, altresi', a definire attraverso processi di concertazione
con le parti sociali, di integrazione interistituzionale e la
sperimentazione di accordi specifici, ed in coerenza con le
indicazioni della Commissione Europea, un insieme di interventi per
la valorizzazione della responsabilita' sociale delle imprese. Questo
obiettivo, richiamato nell'ambito del programma d'intervento
regionale "Chiaro, Sicuro; Regolare", e' strettamente connesso
all'esplicitazione del ruolo che i luoghi di lavoro possono
esercitare nell'ambito del generale sistema di formazione della
Regione.
In questa chiave l'impresa puo' divenire una sede di apprendimento.
La Regione intende, a tale riguardo, promuovere iniziative dirette a
sostenere l'esercizio di questa possibile funzione delle imprese,
anche con interventi volti a favorire, nelle imprese singole o
associate, la disponibilita' e la qualificazione delle figure
professionali necessarie e delle condizioni "strutturali" adeguate.
La rete regionale integrata per l'orientamento
L'Unione Europea nel definire quale politica di riferimento il
"lifelong learning" ha introdotto e valorizzato un concetto di
orientamento ridefinito come un insieme di attivita' volte a
sostenere le persone nel formulare decisioni in merito alla loro vita
(sul piano educativo, professionale e personale) e ad attuarle.
Nell'ottica dell'apprendimento permanente l'orientamento concorre a
realizzare gli obiettivi fondamentali dell'autorealizzazione, della
cittadinanza attiva, dell'inclusione sociale, dell'occupabilita' e
dell'adattabilita' professionale. Protagonista della scelta e' la
persona a cui devono essere garantite, secondo i principi di
"lifelong guidance", competenze ed informazioni per le probabili
frequenti transizioni da formazione a lavoro, da lavoro a lavoro, da
lavoro a formazione. Il mercato del lavoro e' un contesto
imprescindibile ma all'orientamento non puo' essere richiesto di
assumere solo una funzione sostanzialmente "adattiva".
Progressivamente invece l'orientamento esce dalla logica del valore
aggiunto fornito solo nel momento della transizione ed entra quale
obiettivo integrato nella mission delle varie Agenzie educative,
formative e sociali o di servizi alla persona inerenti il mercato del
lavoro. Da cio' consegue che l'orientamento va "declinato"
all'interno di ogni specifico contesto, (scuola, universita',
formazione ecc.), con modalita', metodologie e risorse ordinarie.
In coerenza con tali indirizzi, puo' essere proposta una definizione
generale (l'orientamento e' un insieme di attivita' volte ad
assistere le persone nella formulazione ed attuazione consapevole
delle proprie scelte formative e professionali) ed un'articolazione
della funzione di orientamento, presente nei diversi sistemi come:
a) educazione alla scelta, consistente in attivita' prevalentemente
curricolari finalizzate a favorire la comprensione e l'espressione di
interessi, attitudini ed inclinazioni da parte dell'allievo, nel
contesto dei percorsi di istruzione e di formazione;
b) educazione alle opportunita' professionali, consistente in
attivita' in parte curricolari e in parte proprie dei processi di
transizione, finalizzate alla conoscenza, anche diretta, del mondo
del lavoro;
c) aiuto alla ricerca di prima o nuova occupazione, mediante
iniziative orientative specialistiche o interventi formativi.
All'interno delle funzioni di educazione alla scelta e di educazione
alle opportunita' professionali, ed in particolare negli ultimi due
anni di obbligo scolastico, assume grande rilevanza per la nostra
Regione l'obiettivo della conoscenza della realta' produttiva locale
ed il recupero di attenzione alla cultura tecnica, che ha contribuito
in modo decisivo alla costruzione del modello di sviluppo produttivo
emiliano-romagnolo. Un contributo in tal senso puo' essere offerto
dalle analisi del fabbisogno di risorse professionali espresso dalle
imprese e dalla costruzione di strumenti adeguati di informazione e
divulgazione, come dal sostegno regionale alla formazione degli
insegnanti che nella scuola si occupano di orientamento.
Possono essere finanziati progetti innovativi di sistema concernenti
azioni di educazione alle opportunita' professionali e di educazione
alla scelta presentati da soggetti accreditati e da soggetti
istituzionali che hanno competenza in materia di orientamento.
Grande impulso alle azioni ed ai programmi in campo orientativo e'
derivato dalla riforma dei servizi per l'impiego e delle politiche
del lavoro. La finalita' che ci si propone nel nuovo contesto e'
pertanto di analizzare, elaborare e condividere proposte e criteri
per la costruzione di un sistema territoriale policentrico
dell'orientamento che veda la razionalizzazione ed il coordinamento
degli interventi e delle politiche attuate nelle diverse filiere,
oltre alla definizione di indirizzi e livelli essenziali di
prestazione comuni a tutela della qualita' degli interventi.
Gli obiettivi da perseguire sono pertanto di sistema e si muovono su
due parole chiave: specificita' e integrazione.
In tale contesto si dovra' pervenire ad una mappa dell'offerta
territoriale che veda il coordinamento degli interventi e delle
politiche attuate nelle diverse filiere. Ogni attore istituzionale
competente in materia di orientamento, dovra' esplicitare una
progettazione territoriale, desunta dalla propria programmazione
annuale con i metodi e nelle forme ritenute piu' opportune e
utilizzando indicatori comuni condivisi. Nell'ottica di mettere a
sistema i servizi di orientamento e stimolarne lo sviluppo e'
possibile individuare gli elementi facilitanti e qualificanti:
- la diffusione dei punti di ascolto, informazione,
sensibilizzazione, per avvicinare il piu' possibile il servizio alle
persone;
- l'integrazione tra Centri di orientamento e Centri per l'impiego
non tanto a livello strutturale, scelta che pur se auspicabile
rientra nella autonomia organizzativa delle Amministrazioni
provinciali, bensi' a livello di servizi offerti di orientamento e di
collocamento;
- la ricognizione e la classificazione dei servizi di orientamento,
al fine di rendere il sistema regionale riconoscibile e quindi
accessibile con facilita' da parte delle persone; attraverso una
definizione comune di "prestazioni di servizio " e dei relativi
livelli essenziali condivisi;
- accreditamento specifico dei soggetti, pubblici e privati, che
forniscono servizi di orientamento;
- la programmazione provinciale promuove forme di integrazione e
collaborazione di rete tra i diversi soggetti che operano sul
territorio nelle attivita' di orientamento.
La messa a regime dell'offerta formativa dell'apprendistato
II sistema regionale dell'apprendistato, avviato sperimentalmente
nello scorso biennio, dovra' entrare a regime ponendosi fra gli
obiettivi da raggiungere, oltre alla garanzia di un'offerta di
qualita' per le attivita' formative esterne all'azienda per tutti gli
apprendisti interessati, l'implementazione di modelli organizzativi
sempre piu' semplificati e flessibili, valorizzando l'impianto
metodologico e il partenariato fino ad oggi sperimentato.
In particolare, sono stati predisposti, con l'apporto delle parti
sociali e degli enti di formazione impegnati nell'apprendistato,
standard di qualita' e metodologie per la formazione esterna degli
apprendisti, tenendo conto della richiesta di maggiore contenuto
tecnico professionale e dell'esigenza di favorire nel corso della
seconda annualita' una piu' ampia possibilita' di scelta fra diverse
opzioni formative in un dialogo fra l'apprendista, il tutor aziendale
e il tutor della formazione.
Si tratta di procedere, quindi, elaborando criteri per un
accreditamento specifico dei soggetti attuatori nell'area
dell'apprendistato e dell'apprendistato per i giovani in obbligo
formativo, assicurando un'ulteriore semplificazione degli adempimenti
per le imprese, avvicinando, nel contempo, al momento dell'assunzione
dell'apprendista, la fase di offerta formale dell'attivita' formativa
esterna all'azienda. Al termine della sperimentazione regionale, le
Province, con la necessaria gradualita', avranno il compito di
programmare, tenendo conto degli esiti e degli strumenti individuati
nelle sperimentazioni, l'offerta formativa relativa all'apprendistato
coinvolgendo le competenze dei Centri per l'impiego quale snodo
organizzativo territoriale del sistema apprendistato. Infine il
sistema informativo dovra' restare unico e omogeneo.
Politiche per il lavoro
Le politiche del lavoro sono state interessate in Italia negli ultimi
anni da profonde riforme indirizzate all'introduzione di elementi di
flessibilita' nel mercato del lavoro ed all'introduzione di sistemi
moderni di servizi in particolare di formazione professionale e per
l'inserimento al lavoro, anche attraverso il loro decentramento alle
Regioni e alle Province.L'entrata in vigore della riforma
costituzionale in particolare dell'art. 117, apre prospettive
rilevanti di intervento per la legislazione regionale concorrente con
quella statale in materia di Tutela e sicurezza del lavoro, nella
quale rientrano certamente le materie del collocamento e regolazione
dell'incontro domanda e offerta sul mercato del lavoro regionale e le
politiche attive del lavoro, e per la competenza regionale esclusiva
in materia di istruzione e formazione professionale.
La riforma costituzionale ha segnato una forte discontinuita' e
cambiamento nell'impianto di un disegno di decentramento
amministrativo che gia' si era perseguito nella fase normativa
precedente, della attribuzione di funzioni da parte dello Stato a
Regioni ed Enti locali.
In questo nuovo contesto, la Regione Emilia-Romagna afferma il
proprio ruolo istituzionale di "garante di secondo livello" nella
protezione dei livelli essenziali delle prestazioni di cui all'art.
117 Cost. lettera m). Entro l'ambito delle proprie competenze e nel
rispetto dei principi delineati nello Statuto regionale, nonche' di
quelli comunitari e costituzionali (in particolare quelli relativi
all'ordinamento civile), essa intende definire i contenuti essenziali
delle politiche regionali concernenti la "tutela e la sicurezza del
lavoro", mentre riconosce l'esclusiva competenza nazionale in materia
di rapporti di lavoro.
In particolare, per il perseguimento delle finalita' connesse con il
mercato del lavoro, la Regione indirizza la propria attivita' verso
la promozione dell'occupazione, le politiche attive del lavoro e le
misure di sostegno all'occupazione provvedendo, da un lato, alla
regolazione del collocamento in tutte le sue forme (ordinario,
obbligatorio, speciale) e, dall'altro, alla previsione di tutti gli
strumenti di programmazione e di intervento utili a rendere
effettivi, sul territorio, gli indirizzi della programmazione.
Piu' in generale la Regione ritiene di operare per sostenere
politiche per la piena e buona occupazione in un contesto produttivo
nel quale, a una crescente richiesta di flessibilita' in ingresso, ha
corrisposto fino ad ora un meccanismo virtuoso di alti livelli di
stabilizzazione del lavoro, specie di quello dipendente, attraverso i
percorsi di carriera esterna.
In questo contesto e' necessario anche per il futuro sostenere
processi di qualificazione e stabilizzazione dell'occupazione e di
investimento sulle risorse umane per combattere ogni rischio di
precarizzazione del mercato del lavoro e sostenere uno sviluppo del
sistema produttivo che si misuri sui fattori della qualita' e della
innovazione nella competizione sui mercati.
La Giunta, anche attraverso l'attuazione dei presenti indirizzi
regionali, si propone l'elaborazione e la concertazione di un piano
regionale per l'occupazione con l'obiettivo di fornire omogeneita' al
sistema regionale delle politiche del lavoro, e di individuare con
riferimento al contesto del mercato del lavoro regionale le priorita'
di azione.
Nel contesto attuale, e nella fase di transizione verso la
definizione del nuovo quadro normativo regionale appaiono prioritari
gli obiettivi di:
- migliorare qualita' e condizioni di regolarita' e sicurezza del
lavoro, rendere stabile e sicuro il rapporto di lavoro contrastando
le diverse forme di precarizzazione;
- sviluppare iniziative di informazione, formazione ed orientamento a
sostegno della carriera professionale rivolte ai lavoratori atipici
nella dimensione dell'innovazione del mercato del lavoro che punta al
rafforzamento delle competenze e a fluidificare i passaggi fra
posizioni di lavoro utili alle persone che operano nel mercato del
lavoro con rapporti di collaborazione continuata e continuativa per
rafforzare le loro competenze;
- sostenere l'inserimento stabile nel lavoro delle persone con
rapporti di lavoro precari, attraverso misure di formazione e
incentivi mirati, in particolare collegando le politiche formative e
del lavoro alle politiche industriali e al trasferimento della
ricerca nelle imprese;
- sostenere l'inclusione attraverso adeguate azioni di
accompagnamento all'inserimento o il reinserimento nel mercato del
lavoro delle persone disabili e svantaggiate;
- promuovere iniziative di politiche attive per il lavoro rivolte
all'area dei disoccupati di lunga durata che, pur quantitativamente
ridotta, presenta fenomeni di cronicizzazione e di crescente
emarginazione del mercato del lavoro;
- azioni volte a favorire la piena integrazione sociale e lavorativa
dei lavoratori immigrati anche a fronte delle nuove normative di
legge;
- sviluppare azioni a sostegno della mobilita' geografica e
professionale per l'acquisizione e scambio di competenze e per
l'inserimento nel sistema produttivo regionale;
- sostenere la messa a regime degli strumenti per l'attuazione delle
politiche attive, primi fra tutti i nuovi servizi per l'impiego, le
linee guida del masterplan regionale, la definizione e certificazione
degli standard di qualita' dei servizi, la realizzazione del sistema
informativo regionale del lavoro, lo sviluppo di azioni di assistenza
tecnica, il monitoraggio e la valutazione dei risultati conseguiti
dai Servizi per l'impiego e dell'efficacia delle politiche attive del
lavoro.
In tale contesto vengono individuate le seguenti aree prioritarie di
intervento.
Programma regionale per un lavoro chiaro, sicuro, regolare
Sono state avviate nel 2001 e proseguite nel 2002 alcune azioni
strategiche per la realizzazione degli obiettivi previsti nel
Protocollo d'intesa siglato nel 2001. Un primo significativo
risultato e' costituito dall'apertura di centri integrati di servizi
locali, nei quali saranno offerti agli utenti, nella stessa sede i
servizi del Centro per l'impiego e dello sportello INPS.
Si stanno inoltre realizzando attivita' formative e di laboratorio
che coinvolgono in modo integrato funzionari addetti alla vigilanza
in materia di sicurezza e regolarita' del lavoro di diverse
Amministrazioni operanti sul territorio regionale, INPS, INAIL,
Direzioni provinciali e regionale del Lavoro, ASL, col fine di
coordinare e migliorare i livelli di efficacia ed integrazione dei
servizi di prevenzione e controllo.
Nell'ambito di specifici progetti finanziati dal FSE, e concluse le
relative sperimentazioni, saranno formulate proposte tecniche per la
concertazione e la decisione politica relativamente ad un sistema di
promozione e sostegno delle autonome e volontarie iniziative delle
imprese, singole od associate, per la certificazione della
responsabilita' sociale e della qualita' del lavoro.
Sono stati costituiti, e sono da tempo operativi a livello regionale
e provinciale gli organismi di coordinamento e consultazione delle
diverse competenze al fine del contrasto al lavoro irregolare e
sommerso, e sono state avviate a livello locale e regionale azioni
sperimentali positive per favorire l'analisi dei fenomeni e dei
contesti settoriali piu' esposti e per definire misure attive di
sostegno all'emersione. Recenti provvedimenti nazionali che
istituiscono, in capo ad organi amministrativi decentrati dello
Stato, ulteriori funzioni di coordinamento delle procedure di
emersione, andranno coordinate con le sedi e le responsabilita'
locali esistenti.
Azioni per favorire la carriera professionale dei lavoratori atipici
Nella programmazione 2000/2002 sono stati previsti diversi interventi
finalizzati a portare a sintesi e coordinare la concreta diffusione
dei numerosi progetti sperimentali avviati a sostegno della
professionalizzazione dei lavoratori atipici. L'azione della Regione
e' finalizzata a fornire, in modo coordinato con i servizi
provinciali per l'impiego, servizi a questi utenti, e offerte
formative utili a sostenere il loro percorso di miglioramento
professionale.
La fluidita' del mercato del lavoro nel quale i collaboratori sono
inseriti e l'elevato livello di flessibilita' connaturato a questa
condizione occupazionale rende fondamentale e urgente
l'armonizzazione tra le piu' tradizionali politiche sociali ed
occupazionali orientate al sostegno di soggetti che si trovano in
difficolta', e interventi di politica attiva del lavoro volti ad
incrementare l'occupabilita' di tali lavoratori (sia in termini di
sostegno all'acquisizione di competenze ed alla loro certificazione,
il riconoscimento della cosiddetta carriera esterna, che in termini
di aiuto alla stabilizzazione sia nel lavoro dipendente che nel
lavoro autonomo). Le tematiche relative ai lavoratori atipici, ed in
particolare ai titolari di contratti para subordinati di
collaborazione coordinata e continuativa, possono essere affrontate
mediante la promozione di intese generali e di specifici accordi che
le associazioni sindacali e dei datori di lavoro maggiormente
interessate vorranno autonomamente promuovere. Occorre pertanto
introdurre un sistema di opportunita' che la Regione propone al fine
di indirizzare ad obiettivi socialmente utili il contenuto delle
intese e degli accordi relativi ai lavoratori atipici.
Lo sviluppo delle work experiences e dei tirocini
In questo ambito si interverra' promuovendo e sostenendo la
realizzazione delle attivita' formative di tirocinio e di work
experiences, quali strumenti di transizione al lavoro, di
socializzazione professionale, di trasferimento di competenze, di
mobilita' lavorativa e geografica. Per elevare l'efficacia delle
esperienze in ambienti lavorativi e valorizzare le imprese come luogo
formativo, le azioni dovranno indirizzarsi e connettersi con le aree
di domanda espresse dal tessuto economico locale ed in particolare
verso i settori a maggior crescita occupazionale col fine anche di
indirizzare progetti specifici di settore verso il consolidamento o
la creazione di collaborazioni produttive piu' stabili fra la nostra
Regione e quelle del sud. Gli obiettivi per l'evoluzione di questi
importanti strumenti nel medio periodo e nei diversi sistemi possono
essere indicati nei seguenti:
a) promuovere la qualita' dei tirocini attraverso azioni di
assistenza tecnica e diffusione di buone pratiche in particolare
attraverso collaborazioni con l'universita' e l'istruzione superiore;
b) attuare, monitorare, valutare il progetto Tirocini Nord Sud per
farne emergere buone prassi testate, ed un prototipo flessibile e
diffonderle nell'ambito regionale;
c) omologare progressivamente l'uso dei tirocini a livello regionale,
pur nel rispetto della specificita' dei singoli ambiti di
riferimento, valorizzandone gli aspetti qualitativi e finalizzandoli
ad una effettiva esperienza formativa;
d) integrare in maniera piu' efficace ed armonica i tirocini con le
politiche educative e con le politiche attive, in particolare quali
strumenti per l'inclusione di adulti, specialmente donne, ed il loro
reinserimento nel mercato del lavoro.
Le politiche integrate e individualizzate volte all'inclusione
sociale e lavorativa dei gruppi svantaggiati
Lo sviluppo di politiche integrate e individualizzate volte
all'inclusione sociale-lavorativa dei gruppi svantaggiati si conferma
un obiettivo prioritario delle iniziative da intraprendere nel
prossimo biennio. Le finalita' e le modalita' di realizzazione di
queste politiche hanno come riferimento principale il disegno
programmatico posto nel POR Obiettivo 3 e nell'azione regionale fin
qui sviluppata. Si tratta di aumentare il grado di occupabilita'
delle categorie svantaggiate garantendone l'accesso alle politiche
generali di inserimento e di reinserimento lavorativo, superando - in
un'ottica di mainstreaming - ogni logica di percorsi paralleli e
separati e ampliando la platea dei beneficiari. In questo ambito gli
interventi dovranno valorizzare il potenziale culturale, economico e
sociale di cui sono portatori i soggetti interessati e adottare un
approccio integrato (tra azioni, soggetti e politiche) e
personalizzato in relazione alle diverse tipologie di svantaggio.
Inoltre, verranno potenziate le azioni di sistema e di
accompagnamento per favorire l'accesso ai servizi ed incentivi del
collocamento mirato alle persone ed alle imprese, in coerenza con le
indicazioni e proposte emerse dalla Conferenza regionale
sull'integrazione professionale dei disabili attraverso il lavoro. In
particolare si tratta di indirizzare l'utilizzo coordinato di azioni
di accompagnamento cofinanziate dal FSE e dal fondo regionale di cui
all'art. 13 della L.R. 14/00, oltre che all'integrazione dei fondi
statali disponibili per gli incentivi alle imprese, anche al sostegno
personalizzato dell'inserimento professionale di disabili per quanto
riguarda i trasporti e l'adattamento del posto di lavoro, e delle
imprese, singole od associate, per quanto riguarda i servizi di
consulenza e progettazione per il corretto inserimento e
l'accompagnamento del collocamento mirato. Significativa, poi, la
sovvenzione globale nell'ambito della Misura B.1 - POR Obiettivo 3,
per la realizzazione di azioni a sostegno dell'inserimento
lavorativo, all'avvio di attivita' autonome, in funzione di
inclusione sociale, al rafforzamento delle cooperative sociali e
degli organismi del terzo settore. L'adozione della sovvenzione
globale, piccoli sussidi per capitale sociale, proseguira' fino al
2006.
Immigrazione e lavoro
Nel contesto delle politiche di inclusione un target prioritario e'
costituito dagli immigrati anche in considerazione del ruolo, attuale
e potenziale, da essi ricoperto nel mercato del lavoro regionale a
fronte dei fabbisogni del mercato del lavoro. Il Protocollo d'intesa
regionale in materia di immigrazione straniera costituisce in tal
senso un punto di riferimento per l'attuazione di provvedimenti
amministrativi e legislativi, e di azioni concertate, indirizzati
all'inserimento socio-lavorativo degli immigrati stranieri.
Il DLgs 286/98, cosi' come modificato dalla Legge 189/02, introduce
all'art. 21, comma 4/ter, la possibilita' "... per le Regioni di
trasmettere entro il 30 novembre di ogni anno alla Presidenza del
Consiglio dei Ministri, un rapporto sulla presenza e sulla condizione
degli immigrati extracomunitari nel territorio regionale, contenente
anche le indicazioni previsionali relative ai flussi sostenibili nel
triennio successivo in rapporto alla capacita' di assorbimento del
tessuto sociale e produttivo".
Alla luce di questa norma la Regione si propone di definire un metodo
e un percorso per la stesura e la condivisione, del rapporto e, in
particolare, per la misurazione del fabbisogno di immigrazione legato
alle possibilita' e necessita' stagionali e stabili del sistema
economico regionale, anche con riferimento a specifici fabbisogni
settoriali e a profili professionali emergenti. La Regione
utilizzera' altresi' tutti gli spazi consentiti dalla legge di
proposta e coordinamento progettuale per la formazione e
l'orientamento nel Paese d'origine dei lavoratori potenzialmente
disponibili all'inserimento nel mercato del lavoro regionale in
particolare nell'ambito di rapporti e accordi con i Paesi in procinto
di entrare nella Unione Europea.
Dovra' essere chiarita l'interpretazione di questioni poste dal DLgs
286/98, cosi' come modificato dalla Legge 189/02, specialmente
laddove sembrano inibire o limitare per i lavoratori stranieri
l'utilizzo di strumenti formativi previsti dai programmi comunitari
per contrastare la disoccupazione, mentre interventi di
alfabetizzazione linguistica, sociale e di formazione professionale
andranno assicurati anche ai lavoratori extra comunitari gia'
occupati. Per perseguire, infine, l'obiettivo dell'inclusione occorre
intervenire sull'offerta formativa definendo diverse modalita'
organizzative finalizzate a rispondere alle esigenze culturali e di
lavoro dei lavoratori stranieri presenti nel territorio regionale. Si
tratta, inoltre, di incentivare l'inclusione dei lavoratori stranieri
nelle azioni di formazione continua per sostenerne, al pari degli
altri lavoratori, lo sviluppo professionale.
Servizi per l'impiego
Regione e Province hanno perseguito successivamente alla piena
applicazione ed entrata in vigore del DLgs 469/97 e all'approvazione
L.R. 25/98 l'obiettivo di modernizzare i servizi del collocamento e
riformare le politiche attive per il lavoro. I presenti indirizzi
confermano, pertanto, l'obiettivo di sostenere la qualificazione dei
servizi per l'impiego, di cui sono titolari le Province, al fine di
garantire livelli elevati ed omogenei di esercizio dei diritti delle
persone ad essere sostenuti nei processi di accesso e di transizione
al lavoro, e di prevenire ogni forma o rischio di discriminazione
nell'accesso al lavoro o nella mobilita' tra un lavoro e l'altro. In
particolare, questi obiettivi si potranno realizzare attraverso la
piena integrazione delle politiche formative del lavoro, l'estensione
delle attivita' di accoglienza, orientamento, bilancio di competenza,
consulenza orientativa, promozione di opportunita' formative e di
inserimento lavorativo, preselezione ed incontro tra domanda ed
offerta di lavoro, collocamento mirato per disabili e per le persone
in condizione di svantaggio. Proprio l'integrazione tra le attivita'
di collocamento e l'utilizzo di un'ampia tastiera di strumenti ed
interventi di politica attiva per il lavoro, (comprensivi degli
incentivi e dei servizi reali e gratuiti alle imprese), rappresenta
un elemento insostituibile di qualificazione dei servizi pubblici per
l'impiego, anche nel nuovo scenario di apertura ad altri soggetti
privati per l'esercizio di tali funzioni. In tal senso, un punto
essenziale di qualificazione delle politiche del lavoro e'
rappresentato dalla risposta puntuale alle esigenze di imprese e
lavoratori da parte di un sistema di servizi integrato
pubblico/privato, governato dal potere pubblico sulla base di
standard e obiettivi di qualita' cosi' come gia' previsto nella L.R.
25/98. Le possibili evoluzioni delle politiche nazionali
preannunciate nel disegno di legge delega al Governo sulla riforma
del collocamento non modificano tali principi ed esigenze di governo
pubblico e collaborazione fra pubblico e privato. La Regione
rivendica un ruolo di collaborazione istituzionale alla definizione
di standard nazionali di autorizzazione ed accreditamento dei
soggetti privati che potranno operare nel settore
dell'intermediazione fra domanda e offerta di lavoro, e la gestione
amministrativa locale di tali autorizzazioni, in stretto collegamento
con l'eventuale accreditamento regionale in caso di partecipazione ai
bandi e avvisi per il finanziamento pubblico di servizi ed attivita'.
I servizi per l'impiego esercitano funzioni pubbliche, governate
dalle Province nell'ambito delle leggi e indirizzi regionali, e
possono essere integrati con relazioni e rapporti convenzionali o in
concessione con privati qualificati, al fine di svolgere parti delle
funzioni, preferibilmente presso le sedi pubbliche. I servizi
pubblici per l'impiego, pertanto, devono ricercare ed accogliere
tutti gli utenti che la legge, le priorita' del piano regionale per
l'occupazione e le politiche locali assegnano loro, con particolare
riferimento alle categorie piu' deboli o non tutelate sul mercato del
lavoro, ed ispirandosi comunque ad un approccio di mainstreaming di
genere. Nei propri servizi di base devono informarli correttamente
sulla mappa dei servizi disponibili e sulle opportunita' e vincoli
del mercato del lavoro locale, del sistema formativo, e degli
incentivi e politiche attive per l'inserimento al lavoro o per la
creazione di lavoro autonomo, ed orientarli e indirizzarli a servizi
di livello specialistico svolti dal pubblico stesso o da privati
debitamente autorizzati e/o selezionati. Fra questi ultimi assumono
particolare rilevanza i servizi previsti per l'accertamento e la
verifica dello stato di disoccupazione, e quelli, ad essi correlati,
di sostegno all'inserimento lavorativo e di intermediazione fra la
domanda e l'offerta di lavoro integrati con la formazione
professionale e l'orientamento.
Gli obiettivi comuni e condivisi sono definiti nell'accordo fra
Regioni e Province sulla messa a regime dei Servizi per l'impiego,
nel quale si afferma "che la costruzione di un sistema regionale, a
partire dalle autonomie e dalle specifiche organizzazioni locali, ma
con forti e visibili connotazioni di unitarieta', (non come
sommatoria di nove diversi sistemi locali), costituisce un obiettivo
comune, condiviso e tanto piu' importante in una Regione che ha da
tempo sperimentato deleghe ampie alle Province di funzioni anche di
programmazione in materia di formazione professionale, orientamento
e, con la L.R. 25/98 anche di politiche del lavoro". Regione e
Province individuano gli strumenti tecnici per raggiungerli, e fra
questi assumono rilievo:
- il masterplan poliennale delle azioni di sistema necessarie per
conseguire gradualmente gli obiettivi di miglioramento dei servizi e
di raggiungimento degli standard di qualita', nonche' al fine di
distinguere attribuzioni e responsabilita' della Regione e delle
singole Province nella realizzazione di tali azioni di sistema. Un
primo schema di masterplan con le suddette caratteristiche dovra'
essere redatto entro il marzo 2003, anche per corrispondere agli
obiettivi posti dalla programmazione europea;
- la conclusione di una prima fase di elaborazione degli standard di
qualita' e per il monitoraggio dei servizi. Il sistema di
monitoraggio, in particolare, dovra' sviluppare i coordinamenti e le
integrazioni necessarie con il sistema informativo per consentire
l'automatica rilevazione dei dati utili dalle banche dati e
procedure. Si pone l'obiettivo di realizzare una prima fase di
monitoraggio applicando gradualmente le nuove metodologie entro la
primavera 2003, e di prenderne a base i risultati per fissare nel
masterplan nuovi ed ulteriori livelli obiettivo degli standard di
qualita' dei servizi;
- la definizione di regole e di standard: a seguito dell'adozione da
parte del Governo di un provvedimento di modifica ed integrazione del
DLgs 181/00 e' necessario elaborare specifici atti amministrativi per
garantire l'omogenea applicazione delle innovazioni introdotte a
livello nazionale in materia di definizione dello stato di
disoccupazione e di scheda anagrafica e professionale dei lavoratori,
con particolare riferimento all'accertamento e la verifica periodica
dello stato di disoccupazione da parte dei servizi competenti e alle
modalita' per le selezioni ed avviamenti alla pubblica
Amministrazione. Un altro importante ambito di applicazione di
criteri omogenei e' quello relativo alla descrizione e
classificazione delle professioni, e dell'analisi del fabbisogno di
manodopera e di formazione. Il confronto con le parti sociali dovra'
portare alla definizione di un programma di lavoro, utile a collegare
e mettere a sistema le diverse ricerche disponibili, aggiornarne i
contenuti, favorire il dialogo e la condivisione metodologica fra i
diversi approcci. L'obiettivo complessivo, e' di condividere un set
comune di definizioni di profili professionali maggiormente in uso
nel mercato del lavoro regionale, e dei relativi descrittori, basati
comunque sul sistema ISTAT di classificazione attualmente indicato
dalle norme nazionali. Nel contempo si ricercheranno le necessarie
intese interregionali per garantire l'interscambio delle informazioni
e dei dati fra sistemi regionali informativi del lavoro;
- la realizzazione del sistema informativo lavoro regionale nel
quadro dell'e-governement: l'accordo fra le Regioni, le Province ed
il Ministero del Lavoro conferma l'impostazione di un sistema
nazionale informativo sul lavoro policentrico e composto da una rete
di reti regionali dialoganti fra loro. L'obiettivo primario sara'
dunque la rapida approvazione degli atti e finanziamenti necessari
per la realizzazione del sistema informativo lavoro della Regione e
delle Province emiliano-romagnole, a partire dal progetto di SIL
regionale presentato al bando nazionale di e-government
congiuntamente dalla Regione e dalle Province, assicurando attraverso
gli opportuni accordi e progetti interregionali la interoperabilita'
con gli altri sistemi regionali. Nella fase di transizione devono
essere assicurati l'estensione a tutto il sistema regionale della
possibilita' di utilizzo a regime dei software applicativi realizzati
e positivamente sperimentati, e la manutenzione correttiva e
adeguativa di tali strumenti. Il sistema a regime dovra' essere in
grado a livello regionale di interconnettersi e di fornire i dati
richiesti al sistema nazionale e dovra' rispondere alle esigenze
informative di tutti i soggetti, pubblici e non, coinvolti nella
gestione o nell'utilizzo dei servizi e dei dati. Dovra' pertanto
essere un sistema a rete, aperto all'accesso piu' ampio ma
regolamentato, per garantire sicurezza e qualita' dei dati, e
flessibile per assicurare omogeneita' di impostazione dei servizi per
i cittadini, lavoratori ed imprese su tutto il territorio regionale,
con attenzione alle diverse possibili impostazioni organizzative dei
servizi che le singole Province adotteranno. Occorre garantire ai
cittadini ed alle imprese della regione di poter disporre presso
qualunque punto di accesso al sistema del piu' ampio ventaglio di
opportunita' lavorative possibili, anche al di fuori dei confini
geografici di una Provincia, e di poter estendere e qualificare in
maniera capillare i punti di accesso al sistema, aumentando il
livello di servizi erogabili a cittadini ed imprese. Le regole di
funzionamento, infine, del sistema si basano su alcuni principi di
collaborazione reciproca e di responsabilita', ispirati alla tutela
degli interessi degli utenti ed all'efficienza del sistema che
saranno condivisi con le Province e fissati con apposita direttiva
regionale;
- la semplificazione degli adempimenti per le imprese in materia di
lavoro e collocamento: l'obiettivo che si intende perseguire e' la
reale semplificazione della comunicazione verso la pubblica
Amministrazione da parte dei datori di lavoro, al fine di ridurre i
tempi di accesso alle informazioni ed i costi di gestione per
l'impresa e per la pubblica Amministrazione stessa e di assicurare la
maggiore certezza, trasparenza e rapidita' del servizio. Ci si
propone la diffusione in tutto il territorio regionale della
disponibilita' del SARE, strumento informatico per la trasmissione
telematica delle pratiche amministrative, e la sperimentazione di
rapporti con le altre Regioni. Nello stesso senso si intendono
sviluppare rapporti di collaborazione con Istituti quali INPS, INAIL
e Direzioni del lavoro, anche al fine di combattere attraverso la
messa in comune delle rispettive banche dati, le irregolarita' del
lavoro ed il lavoro sommerso.
Ambiti di programmazione regionale e provinciale
In applicazione del nuovo Titolo V della Costituzione, le funzioni
della Regione, delle Province e dei Comuni, sono definite sulla base
dei principi di sussidiarieta', differenziazione ed adeguatezza. In
tale quadro spetta alla Regione la definizione delle linee di
programmazione e degli indirizzi per il sistema formativo integrato,
con individuazione degli obiettivi, delle priorita', delle linee di
intervento e del quadro delle risorse finanziarie, nonche' degli atti
generali di programmazione relativi all'utilizzo di fondi comunitari,
cosi' da assicurare che le prestazioni fondamentali siano fruite su
tutto il territorio regionale in condizioni di efficacia e qualita'.
Sono quindi di competenza regionale:
- la sperimentazione di attivita' innovative quanto alle metodologie
o alle tipologie di utenti e la verifica delle condizioni di
omogeneita' e adeguatezza per la messa a regime di dette attivita';
- la realizzazione di attivita' che per le ragioni su espresse
possono essere adeguatamente svolte, esclusivamente a livello
regionale, interregionale, nazionale, transnazionale;
- il monitoraggio, il controllo e la valutazione delle attivita'
inerenti alle proprie funzioni, nonche' la valutazione degli esiti
del sistema formativo integrato;
- l'accreditamento dei soggetti pubblici e privati erogatori dei
servizi di formazione professionale e servizi di orientamento, al
fine di beneficiare di finanziamenti pubblici;
- le scuole regionali specializzate, istituite per specifici ambiti
strategici per l'economia o per la tutela del territorio;
- le Sovvenzioni globali previste nel POR Obiettivo 3 della Regione
Emilia-Romagna.
Le Province ed i Comuni, singoli o associati, ciascuno per le
rispettive competenze, nel rispetto delle linee di programmazione e
degli indirizzi regionali, nonche' delle compatibilita' finanziarie,
esercitano le funzioni di programmazione territoriale dell'offerta di
istruzione e di organizzazione della rete scolastica.
Le Province assicurano altresi', nell'ambito degli indirizzi
regionali, la programmazione dell'offerta di formazione
professionale.
Tali funzioni sono esercitate dalle Province e dai Comuni assicurando
il coinvolgimento delle autonomie scolastiche e delle parti o
organizzazioni sociali, nonche' degli Enti di formazione
professionale e delle universita'. Le Province e i Comuni,
nell'esercizio delle rispettive competenze, assicurano l'attivazione
e l'utilizzo di forme e strumenti di coordinamento in modo da
garantire una risposta integrata ai fabbisogni del territorio. In
particolare dovranno prevedere azioni tese a rendere effettivo per
tutti il diritto di accesso all'istruzione e le pari opportunita'
formative, azioni tese a promuovere e a sostenere la continuita'
verticale ed orizzontale, tra diversi ordini e gradi di scuola, tra
le scuole e la formazione professionale; interventi di prevenzione
alla dispersione e all'abbandono scolastico, azioni educative mirate.
I piani di organizzazione della rete scolastica, predisposti dalle
Province e dai Comuni, per le rispettive competenze, in sede di
collaborazione interistituzionale, devono garantire che la
collocazione e l'articolazione delle istituzioni scolastiche offrano
pari opportunita' di fruizione dell'offerta formativa integrata
nell'intero territorio regionale, nonche' l'utilizzo e la gestione
ottimale degli edifici, delle attrezzature scolastiche e dei servizi
per l'accesso.
La definizione degli ambiti territoriali e' individuata nel quadro
degli indirizzi regionali specifici e definita nell'ambito della
programmazione provinciale, con il coinvolgimento
dell'Amministrazione scolastica e delle autonomie scolastiche; tali
ambiti sono caratterizzati dalla stabile interazione di fattori
sociali, culturali ed economici e dalla disponibilita' di una rete di
servizi atta a garantire la piena fruibilita' del sistema da parte
degli utenti.
Le Province in attuazione delle funzioni proprie in materia di
collocamento e politiche attive del lavoro e delle funzioni in
materia di formazione professionale, adotteranno programmi poliennali
improntati alle logiche di integrazione tra le politiche
dell'istruzione, della formazione e del lavoro nell'ambito degli
indirizzi regionali.
La Regione, le Province, per l'esercizio delle proprie competenze in
materia di formazione professionale possono stipulare convenzioni con
gli enti accreditati per la realizzazione di progetti specifici che
prevedano anche l'utilizzo temporaneo di personale dipendente dai
medesimi enti.
In coerenza con gli ambiti di programmazione provinciale, con atti
della Giunta regionale, verranno definite le assegnazioni finanziarie
alle Province per il biennio 2003/2004, sulla base di criteri e
indicatori di riparto analoghi a quelli utilizzati dall'Unione
Europea e applicati nel triennio 2000/2002. I medesimi criteri e le
regole comunitarie sui meccanismi di finanziamento anche premianti,
di monitoraggio e di certificazione della spesa costituiscono
l'indirizzo per gli atti di competenza della Giunta regionale.";
visto il favorevole parere espresso al riguardo dalla Commissione
referente "Turismo Cultura Scuola Formazione" di questo Consiglio
regionale, giusta nota prot. n. 14488 dell'11 dicembre 2002;
previa votazione palese, mediante apparecchiatura elettronica, che
da' il seguente risultato:
presenti n. 26
assenti n. 24
voti favorevoli n. 23
voti contrari n. 3
voti nulli n. -
astenuti n. -
delibera:
di approvare le proposte formulate dalla Giunta regionale con
deliberazione in data 2 dicembre 2002, progr. n. 2359, riportate nel
presente atto deliberativo.