REGIONE EMILIA-ROMAGNA - GIUNTA REGIONALE

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 22 luglio 2002, n. 1267

Piano sanitario regionale 1999/2001 - Approvazione di linee guida per l'organizzazione delle aree di attivita' di livello regionale secondo il modello Hub and Spoke

LA GIUNTA DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA                                          
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- il DLgs 30/12/1992, n. 502, cosi' come successivamente modificato             
ed integrato, con il quale e' stato attuato il riordino della                   
disciplina in materia sanitaria a norma dell'art. 1 della Legge                 
23/10/1992, n. 421;                                                             
- il decreto del Presidente della Repubblica 23/7/1998, con il quale            
e' stato approvato il Piano sanitario nazionale per il triennio                 
1998/2000;                                                                      
- la deliberazione del Consiglio regionale n. 1235 del 22/9/1999, con           
la quale e' stato approvato il Piano sanitario regionale per il                 
triennio 1999/2001;                                                             
- la L.R. 21/4/1999, n. 3 di riforma del sistema regionale locale in            
attuazione dei principi delle Leggi 15/3/1997, n. 59 e 15/5/1997, n.            
127 e relativi decreti applicativi;                                             
- le Leggi regionali 12/5/1994, n. 19 e 20/12/1994, n. 50, cosi' come           
successivamente modificate ed integrate;                                        
preso atto che:                                                                 
- con determinazione del Direttore generale alla Sanita' n. 3419 del            
4 maggio 1999 si e' provveduto alla costituzione di gruppi di lavoro            
per l'implementazione del Piano sanitario regionale 1999/2001;                  
- la scelta di tale modalita' procedurale di attuazione del Piano               
sanitario, che prevede un'ampia partecipazione dei professionisti che           
operano nel sistema sanitario alla definizione dei suoi percorsi                
attuativi, e' finalizzata ad attingere proficuamente al rilevante               
patrimonio di elevate competenze tecniche di elevata qualita' di cui            
i medesimi sono portatori, al fine di giungere alla individuazione              
delle strategie migliori e maggiormente condivise;                              
- il punto a) del dispositivo della citata determinazione 3419/99, in           
relazione all'area dell'assistenza ospedaliera, ha previsto la                  
costituzione, tra gli altri, del gruppo denominato "Hub & Spoke", con           
l'incarico di sviluppare proposte di definizione degli assetti delle            
funzioni necessitanti, per motivazioni di carattere epidemiologico e            
tecnico, di una programmazione in un ambito piu' ampio rispetto al              
territorio provinciale;                                                         
rilevato che il gruppo di lavoro "Hub & Spoke" ha concluso nei                  
termini previsti e secondo gli obiettivi assegnati l'incarico                   
affidato, con la produzione di un documento che ha delineato le                 
proposte di linee organizzative ed operative essenziali sulla base              
delle quali definire gli assetti delle aree di attivita' di livello             
regionale hub & spoke;                                                          
dato atto altresi' che tale documento e' confluito, unitamente a                
quelli elaborati dagli altri gruppi di lavoro che si sono occupati              
della definizione delle prime linee attuative del Piano sanitario               
regionale 1999/2001 relativamente all'area dell'assistenza                      
ospedaliera, nell'elaborato piu' complessivo denominato "Il ruolo               
della rete ospedaliera regionale - linee guida per l'attuazione del             
Piano sanitario regionale 1999/2001", che e' stato approvato da                 
questa Giunta regionale con deliberazione n. 556 dell'1 marzo 2000;             
richiamato il punto 2) del dispositivo della citata deliberazione               
556/00 con il quale viene sottolineato il compito dell'Assessorato              
alla Sanita' di provvedere, attraverso l'emanazione di apposite                 
ulteriori linee guida, a formulare le indicazioni necessarie relative           
all'organizzazione delle singole funzioni specialistiche ospedaliere            
di rilievo regionale;                                                           
rilevato che in sede di esame e approvazione del Piano Sanitario da             
parte del Consiglio regionale e' emersa inoltre la necessita' di                
procedere a sviluppare il modello Hub and Spoke in riferimento anche            
ad ulteriori funzioni di interesse regionale, aggiuntive rispetto a             
quelle che erano state individuate dalla Giunta;                                
dato atto che con determinazione n. 4244 del 15/5/2001 il Direttore             
generale alla Sanita' e Politiche sociali ha provveduto alla                    
ricostituzione del gruppo di lavoro Hub and Spoke, avuto riguardo               
alla necessita' di avviare le procedure per l'elaborazione delle                
linee guida sopra richiamate, nonche' alla necessita' di approfondire           
e meglio definire gli aspetti specifici del modello relativi alla               
configurazione organizzativa e al sistema di governo e di relazioni,            
principalmente in materia di commissioning e di protocolli operativi,           
per quanto riguarda le seguenti specifiche aree di attivita':                   
 1) Cardiologia intensiva e Cardiochirurgia                                     
 2) Centro Antiveleni                                                           
 3) Diagnostica di laboratorio ad elevata complessita'                          
 4) Emergenza territoriale                                                      
 5) Genetica medica                                                             
 6) Malattie rare                                                               
 7) Neuroscienze                                                                
 8) Oncologia                                                                   
 9) Procreazione medicalmente assistita                                         
10) Riabilitazione                                                              
11) Sistema delle Centrali operative 118                                        
12) Sistema trasfusionale                                                       
13) Terapia dei grandi traumi                                                   
14) Terapia delle grandi ustioni                                                
15) Terapia del dolore                                                          
16) Terapia intensiva neonatale e pediatrica                                    
17) Trapianto di organi e tessuti                                               
18) Trattamenti sostitutivi artificiali dell'insufficienza renale.              
Rilevato che la definizione delle linee guida per le aree di                    
attivita':                                                                      
- Terapia dei grandi traumi                                                     
- Terapia delle grandi ustioni                                                  
- Riabilitazione                                                                
- Trapianto di organi e tessuti                                                 
- Terapia intensiva neonatale e pediatrica                                      
- Neuroscienze                                                                  
- Genetica medica                                                               
- Malattie cardiache                                                            
- Malattie rare - Emofilia e malattie emorragiche congenite,                    
e' stata completata, e ritenuto altresi' necessario ed opportuno               
procedere all'approvazione di tali documenti, in attuazione del Piano           
sanitario regionale 1999/2001;                                                  
dato atto, ai sensi dell'art. 37, comma 4, della L.R. 43/01 e della             
deliberazione n. 2774 del 10 dicembre 2001, dei pareri favorevoli               
sulla presente deliberazione espressi:                                          
- dal Responsabile del Servizio Presidi ospedalieri, dott.ssa                   
Kyriakoula Petropulacos, in ordine alla regolarita' tecnica;                    
- dal Direttore generale alla Sanita' e Politiche sociali, dott.                
Franco Rossi, in ordine alla legittimita';                                      
dato atto altresi' del dibattito svoltosi sulle singole linee                   
attuative in sede di Commissione consiliare Sicurezza sociale, nelle            
sedute del 20 settembre 2001 e 30 ottobre 2001;                                 
su proposta dell'Assessore alla Sanita',                                        
a voti unanimi e palesi, delibera:                                              
1) di approvare i sottoelencati documenti, allegati quali parti                 
integranti e sostanziali del presente provvedimento, recanti linee              
guida per la definizione della rete dei servizi per le seguenti aree            
di attivita' di interesse regionale secondo il modello "Hub and                 
Spoke", in attuazione del Piano sanitario regionale 1999/2001:                  
a) Terapia delle grandi ustioni                                                 
b) Neuroscienze                                                                 
c) Malattie rare - Emofilia e malattie emorragiche congenite;                   
2) di approvare i sottoelencati documenti, allegati quali parti                 
integranti e sostanziali del presente provvedimento, recanti linee              
guida per la definizione della rete dei servizi per le seguenti aree            
di attivita' di interesse regionale secondo il modello "Hub and                 
Spoke", in attuazione del Piano sanitario regionale 1999/2001 e                 
secondo le specificazioni per ognuno indicate:                                  
a) Terapia dei Grandi traumi                                                    
I tre sistemi integrati di assistenza ai traumi (Siat) e le relative            
sedi hub, in accordo con quanto proposto dal Gruppo di lavoro, sulla            
base delle valutazioni in merito all'acquisito orientamento                     
traumatologico delle strutture, alle competenze professionali e alle            
dotazioni strutturali e tecnologiche presenti, ferma restando la                
scelta di definire in senso inclusivo e non esclusivo il modello di             
riferimento, sono individuati come di seguito:                                  
- Emilia Occidentale (province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia):              
Ospedale Maggiore di Parma                                                      
- Emilia Orientale (province di Modena, Bologna, Ferrara): Ospedale             
Maggiore di Bologna                                                             
- Romagna (province di Ravenna, Forli'-Cesena, Rimini): Ospedale                
Bufalini di Cesena.                                                             
b) Genetica medica                                                              
Si dispone la costituzione di un coordinamento regionale, scientifico           
ed organizzativo, per le attivita' di genetica medica.                          
Il coordinamento avra' fra gli altri il compito di:                             
- produrre proposte in materia di centri a valenza sovraregionale,              
- elaborare criteri relativi alla diagnostica di I livello nei                  
laboratori non specialistici.                                                   
c) Riabilitazione                                                               
Vengono individuate:                                                            
- l'Azienda Ospedaliera di Ferrara quale unica sede regionale per la            
Unita' per la riabilitazione delle Gravi Cerebrolesioni                         
- l'Azienda Ospedaliera di Reggio Emilia quale unica sede regionale             
per la Unita' di riabilitazione delle Gravi Disabilita' dell'Eta'               
evolutiva (UDGE)                                                                
- l'Azienda USL Citta' di Bologna - Ospedale Maggiore - quale futura            
sede regionale per la Unita' Spinale Unipolare.                                 
d) Trapianto di organi e tessuti                                                
Relativamente alle banche dei tessuti, secondo quanto previsto dalla            
Legge 91/99, vengono identificate le seguenti banche:                           
- cornee: presso Ospedale Maggiore di Bologna                                   
- segmenti ossei: presso Istituti Ortopedici Rizzoli di Bologna                 
- cute: presso Ospedale Bufalini di Cesena                                      
- epatociti: presso Arcispedale Sant'Anna di Ferrara                            
- donatore, segmenti vascolari, valvole cardiache, sangue cordonale:            
presso Ospedale Sant'Orsola di Bologna.                                         
e) Assistenza perinatale e pediatrica                                           
Vengono individuate come di seguito indicato le strutture di III                
livello o Centri Hub per la terapia intensiva neonatale e del primo             
anno di vita:                                                                   
- Parma, Ospedale Maggiore                                                      
- Reggio Emilia, Arcispedale Santa Maria Nuova                                  
- Modena, Policlinico                                                           
- Bologna, Ospedale Sant'Orsola                                                 
- Ferrara, Arcispedale Sant'Anna                                                
- Rimini, Ospedale Degli Infermi.                                               
Viene inoltre mantenuta a Cesena la funzione di Terapia intensiva               
neonatale nell'ambito della Terapia intensiva pediatrica, attribuita            
a Cesena come sede del Trauma Center di livello regionale.                      
f) Malattie cardiache                                                           
Il Gruppo di lavoro dovra' sviluppare una proposta piu' puntuale                
relativamente all'assetto della rete regionale dei centri di                    
cardiologia che erogano prestazioni di aritmologia e di                         
riabilitazione cardiologica.                                                    
Vista la attuale adeguatezza delle dotazioni strutturali e dei volumi           
di attivita' relativamente a Cardiologia Interventiva e                         
Cardiochirurgia si confermano le strutture attualmente esistenti come           
riferimenti per la Rete Cardiologica regionale;                                 
3) di stabilire che l'Assessorato alla Sanita' valutera' la                     
necessita' di aggiornare i contenuti delle linee guida sopra elencate           
decorsi tre anni dall'entrata in vigore della presente deliberazione;           
4) di dare atto che l'Assessorato alla Sanita' provvedera', inoltre,            
attraverso l'emanazione di ulteriori linee guida a formulare le                 
indicazioni necessarie per l'organizzazione delle funzioni                      
specialistiche ospedaliere di rilievo regionale in premessa indicate            
e non ricomprese nell'elenco di cui ai precedenti punti 1) e 2);                
5) di dare atto che per le discipline di cui al precedenti punti 1) e           
2), oltre alle specifiche gia' esplicitate, il Gruppo di Lavoro di              
cui alla determinazione del Direttore generale Sanita' e Politiche              
sociali n. 4244 del 15/5/2001) dovra' sviluppare proposte di                    
definizione degli aspetti specifici relativi alla configurazione                
organizzativa e al sistema di governo e di relazioni, principalmente            
in materia di commissioning e di protocolli operativi;                          
6) di pubblicare il presente provvedimento, comprensivo degli                   
allegati, nel Bollettino Ufficiale della Regione Emilia-Romagna.                
ALLEGATI ALLA DELIBERAZIONE                                                     
PIANO SANITARIO REGIONALE 1999/2001                                             
APPROVAZIONE DI LINEE GUIDA PER L'ORGANIZZAZIONE DELLE AREE DI                  
ATTIVITA'                                                                       
DI LIVELLO REGIONALE SECONDO IL MODELLO HUB AND SPOKE                           
Punto 1) del dispositivo:                                                       
1.a) Terapia delle grandi ustioni                                               
1.b) Neuroscienze                                                               
1.c) Malattie rare - emofilia e malattie emorragiche congenite                  
Punto 2) del dispositivo                                                        
2.a) Terapia dei grandi traumi                                                  
2.b) Genetica medica                                                            
2.c) Riabilitazione                                                             
2.d) Trapianto di organi e tessuti                                              
2.e) Assistenza perinatale e pediatrica                                         
2.f) Malattie cardiache                                                         
TERAPIA DELLE GRANDI USTIONI                                                    
Premessa                                                                        
L'organizzazione in rete, secondo il modello "hub spoke", delle                 
strutture a cui affidare la responsabilita' primaria di assistenza ai           
pazienti con Grandi Ustioni richiede una valutazione preliminare                
delle peculiarita' che obbligano a proporre in modo adeguato i                  
criteri generali e specifici di distribuzione in livelli e su base              
geografica di tali funzioni.                                                    
In particolare, conviene soffermarsi brevemente sui seguenti punti:             
1) caratteristiche della casistica trattata,                                    
2) specificita' della situazione organizzativa dell'Emilia-Romagna              
3) relazioni tra la funzione "Grandi Ustioni" e il Trauma Center.               
Caratteristiche della casistica trattata                                        
La situazione osservata negli ultimi 2 anni nelle Aziende Sanitarie             
territoriali e Ospedaliere relativamente alla casistica trattata,               
definita in base alla attribuzione dei pazienti ai DRG distribuiti in           
base alla provenienza (434 residenti e 164 provenienti da fuori                 
regione) evidenzia che i pazienti trattati dall'Ospedale di Cesena              
(165) e dall'Ospedale di Parma (90) rappresentano il 42% del totale,            
ma la quasi totalita' dei casi afferenti ai DRG che impegnano la                
maggior quantita' di risorse.                                                   
Cesena tratta tutti i casi di ustione che richiedono intervento                 
chirurgico, tranne 1, mentre non trasferisce nessun caso (fatto che             
avviene in tutte le altre Aziende, compresa l'Azienda Ospedaliera di            
Parma). A Parma e a Cesena la percentuale dei pazienti ustionati                
provenienti da altre regioni costituisce una quota estremamente                 
consistente della casistica (per Cesena oltre il 60%, per Parma il              
30%). In tutte le altre Aziende il fenomeno e' pressoche' assente.              
Tutte le Aziende dell'Emilia-Romagna trattano prevalentemente ustioni           
non estese che non richiedono, ne' intervento chirurgico, ne'                   
trapianto cutaneo con alcune eccezioni osservate nelle Aziende                  
Ospedaliere di Bologna e di Modena dove esistono funzioni di                    
Chirurgia Plastica.                                                             
Specificita' della situazione organizzativa dell'Emilia-Romagna                 
La distribuzione della casistica rispecchia una situazione di fatto             
rappresentata dall'esistenza di 2 Centri Grandi Ustionati presenti              
nell'Ospedale di Cesena e nell'Ospedale di Parma. Le 2 strutture                
attualmente si differenziano sostanzialmente per il tipo di                     
organizzazione e per il processo assistenziale che sono in grado di             
sviluppare.                                                                     
Cesena dispone di un Reparto di degenza di recentissima realizzazione           
e di struttura estremamente avanzata con annessa sala operatoria.               
Tale Reparto, dotato di 8 posti letto e gestito dall'Unita' Operativa           
di Dermatologia, e' in grado di effettuare qualsiasi tipo di                    
intervento, non solo chirurgico, ma anche medico. In particolare, e'            
in grado di assistere i pazienti in condizioni di compromissione                
delle funzioni vitali tale da richiedere l'utilizzazione di pratiche            
di ventilazione (tracheostomia) e di rianimazione cardio-respiratoria           
tipicamente effettuati nelle aree di terapia intensiva.                         
Parma dispone di una funzione di degenza annessa all'Unita' Operativa           
di Chirurgia plastica e non specifica per Grandi Ustionati                      
(costituita indicativamente da 8 posti letto). I pazienti con                   
compromissione delle funzioni vitali vengono assistiti attualmente              
nell'Unita' di Terapia Intensiva. Entro la durata di attuazione del             
piano il Centro di Parma dovra' adeguare le proprie strutture ed i              
propri standard a quelli dell'Ospedale di Cesena.                               
Considerando una disponibilita' complessiva di 16 posti letto,                  
ipotizzando che una quota dei pazienti piu' gravi, qualora                      
stabilizzati clinicamente, possa essere trasferito in letti a minor             
intensita' assistenziale, sulla base delle giornate di degenza                  
teoricamente utilizzabili, si puo' concludere che tale dotazione e'             
capace di coprire abbondantemente tutta la domanda di ricovero                  
relativa ai pazienti che necessitano di consistenti risorse                     
assistenziali.                                                                  
Relazioni tra la funzione "Grandi Ustioni" e il Trauma Center                   
indicata la collocazione della funzione "Grandi Ustioni" in una                 
struttura ospedaliera che costituisca nodo principale del Sistema               
Integrato di Assistenza ai Traumi. Si puo' sostenere che gli Ospedali           
in cui sono attivi i 2 punti di assistenza ai pazienti grandi                   
ustionati sono presenti in misura consistente funzioni e assetti                
operativi e organizzativi adatti ad assistere pazienti con                      
politraumatismi.                                                                
Organizzazione dei livelli di assistenza                                        
In considerazione di quanto in precedenza esposto, si ritiene di                
suggerire che il sistema di gestione clinica e organizzativa dei casi           
di pazienti grandi ustionati sia previsto sulla base di 2 livelli,              
ovvero:                                                                         
- III livello (hub): struttura in grado di affrontare qualsiasi                 
problema clinico sulla base di un approccio integrato ed esaustivo              
sul piano operativo che si esaurisce nel contesto di della medesima             
funzione assistenziale o di funzioni in rete.                                   
- II livello (spoke): struttura in grado di affrontare problemi                 
clinici di non elevata complessita' sulla base di un approccio                  
esaustivo sul piano operativo che, per compiersi, deve portare alla             
integrazione di diverse funzioni assistenziali.                                 
Il sistema di gestione clinica e organizzativa dei casi di pazienti             
grandi ustionati prevede l'individuazione di strutture di III livello           
che:                                                                            
- operino ogni attivita' di coordinamento clinico e organizzativo               
utile per fare funzionare il sistema complessivo di assistenza ai               
pazienti grandi ustionati secondo la logica delle reti integrate;               
- ricevano e trattino tutti i pazienti con ustioni estese che                   
necessitano di intervento chirurgico o per i quali siano da prevedere           
consistenti attivita' di tipo intensivo che impongono un approccio              
esaustivo non distribuibile su piu' funzioni operative;                         
- effettuino le opportune attivita' di auditing per la valutazione              
del grado di qualita' conseguito nel contesto della rete e in                   
ciascuno dei nodi di II o III livello a fronte di linee guide                   
appositamente predisposte in collaborazione con le strutture spoke              
(II livello).                                                                   
Per le strutture hub vengono definiti standard di attivita',                    
casistica, trattamento e risultato attivati e verificati da un                  
commissioning regionale. Entrambe le strutture di III livello                   
cooperino alle attivita' di coordinamento della rete sulla base di              
una delega relativa all'area geografica di riferimento (e' opportuno            
prevedere una distribuzione del territorio regionale sulla base di 2            
raggruppamenti corrispondenti alla meta' circa della popolazione;               
tale distribuzione deve avere significato anche come criterio di                
smistamento dei pazienti con quadri piu' complessi).                            
Il sistema di gestione clinica e organizzativa dei casi di pazienti             
grandi ustionati preveda che in ogni altra Provincia sia identificata           
la rete di unita' operative:                                                    
- tratti i pazienti con ustioni non estese che non necessitano di               
intervento chirurgico o trapianto di cute e di manovre cliniche di              
tipo intensivo sulla base delle linee guida predisposte in                      
collaborazione con le strutture di III livello, fatte salve eventuali           
deroghe concordate con queste ultime;                                           
- avvii alle strutture di III livello i pazienti non rientranti nelle           
categorie suddette e giunti all'osservazione senza intervento del               
sistema 118;                                                                    
- partecipi alla elaborazione delle linee guida e alla realizzazione            
delle attivita' di auditing avviate dalle strutture di III livello.             
NEUROSCIENZE (neurochirurgia, neuroradiologia, neurologia)                      
NEUROCHIRURGIA                                                                  
Premessa                                                                        
Le Unita' Operative di Neurochirurgia sono strutture assistenziali              
finalizzate al trattamento delle patologie chirurgiche del Sistema              
Nervoso Centrale e Periferico, caratterizzate da bassa incidenza,               
elevata complessita' e necessita' di supporti ad alto contenuto                 
tecnologico e di costo elevato.                                                 
Per consentire il mantenimento delle prestazioni neurochirurgiche ad            
alti standard di qualita' e' pertanto necessario evitare una                    
eccessiva frammentazione dei Reparti ed una diluizione delle                    
esperienze. La concentrazione di tecnologie ed esperienze umane e' lo           
strumento essenziale in campo neurochirurgico per garantire il                  
migliore uso delle risorse, il mantenimento delle necessarie                    
competenze e quindi le migliori prestazioni assistenziali.                      
Organizzazione generale                                                         
Per garantire una risposta assistenziale equa ed adeguata alle                  
prestazioni d'urgenza i Centri Neurochirurgici debbono essere                   
distribuiti in maniera strategica sul territorio regionale e devono             
essere collocati all'interno di strutture ospedaliere con elevato               
numero di servizi e specialita'. Si ritiene che il rapporto ottimale            
fra Centri Neurochirurgici e bacino di popolazione di riferimento sia           
di 1 Centro ogni 800.000/1.000.000 di abitanti.                                 
I Centri Neurochirurgici sono per definizione strutture leader nel              
loro campo (hub). Non sono pertanto preventivabili strutture                    
neurochirurgiche di livello "inferiore" (spoke), anche se per                   
particolari esigenze territoriali puo' essere accettata l'ipotesi che           
il team neurochirurgico si muova dal Centro leader ad operare in                
altre strutture ospedaliere del territorio di riferimento                       
limitatamente a casi di emergenza traumatica, se tali Centri sono               
opportunamente attrezzati allo scopo.                                           
Il rapporto fra Centro leader e Centro di riferimento per l'emergenza           
puo' essere concepito sia come trasferimento del team chirurgico                
all'occasione, sia come permanenza nel Centro di riferimento del team           
neurochirurgico (con rotazione dei Sanitari che ne fanno parte                  
secondo una programmazione definita nel Centro leader), in caso di              
incidenza particolarmente elevata di eventi di emergenza.                       
Le caratteristiche funzionali, strutturali e organizzative dei Centri           
Neurochirurgici sono definite nei Requisiti per l'Accreditamento                
della Neurochirurgia recentemente definiti.                                     
Criteri di riferimento e relazioni                                              
L'Unita' Operativa di Neurochirurgia (hub) avra' come Centri di                 
riferimento (spoke) nell'area da essa servita, i Reparti di                     
Neurologia, dove essi esistono e i Reparti di Medicina con consulenza           
neurologica, la' dove non esistono degenze neurologiche. Con questi             
Centri di riferimento e' opportuno prevedere un rapporto di                     
consulenza continuativo, ritmato sulle esigenze del Centro stesso (in           
relazione alle dimensioni dell'Ospedale, alla incidenza delle                   
patologie chirurgiche, ecc.) che definisca anche in maniera precisa i           
criteri di invio e rinvio dei pazienti dal Centro leader a quello di            
riferimento.                                                                    
Il rapporto fra il Centro leader e i Centri di riferimento verranno             
mantenuti non solo sotto forma di consultazione ma anche con                    
organizzazione di Meetings periodici nel Centro leader o nel Centro             
di riferimento che consenta a tutti gli Operatori dell'area di                  
mantenere aggiornate le conoscenze in ambito neurochirurgico e                  
perfezionare di volta in volta i percorsi assistenziali piu' idonei             
relativi alle specifiche patologie neurochirurgiche.                            
In base a quanto stabilito in sede di pianificazione regionale le               
sovraspecialita' neurochirurgiche:                                              
- Neurochirurgia pediatrica                                                     
- Neurochirurgia funzionale e stereotassica                                     
- Chirurgia dell'epilessia                                                      
- Neurochirurgia del sistema nervoso periferico                                 
- Neuroendoscopia                                                               
- Radiochirurgia delle patologie del SNC                                        
saranno ripartite tra i vari Centri a seconda delle competenze e dei            
mezzi a disposizione.                                                           
In base alla pianificazione regionale verranno evitate ridondanze e             
sara' garantita una distribuzione delle sovraspecialita' confacente             
alle reali esigenze del territorio (ad esempio non si puo' prevedere            
che per un territorio regionale esistano piu' Centri di Chirurgia               
della Epilessia o di Radiochirurgia, ecc.).                                     
anche auspicabile che fra i vari Centri leader neurochirurgici esista           
una sorta di consultazione periodica e quindi di informazione                   
reciproca sulle attivita' e sui progetti in essere per rendere piu'             
efficiente il sistema e non disperdere ancora una volta competenze e            
risorse.                                                                        
Nell'ambito di questi incontri fra i vari Centri della regione                  
potrebbero realizzarsi, oltre a questi scambi di informazione sullo             
sviluppo scientifico ed assistenziale dei singoli Centri, anche                 
discussioni cliniche su casistiche particolari da cui fare scaturire            
progetti per sviluppi successivi.                                               
Sara' inoltre definito un gruppo di commissioning a livello regionale           
con competenze nell'ambito di indirizzi generali, di problem solving            
con supporto di consulenza per i singoli Centri in termini                      
professionali, di ripartizione delle risorse, di verifica delle                 
attivita' attraverso indicatori e parametri preventivamente                     
concordati, di problemi di carattere medico legale. I singoli Centri            
leader dovranno infine mantenere stretti rapporti per garantire un              
supporto reciproco in caso di inagibilita' transitoria delle                    
strutture dei Centri stessi.                                                    
La realizzazione di una rete informatica dedicata allo scambio di               
informazioni, alla raccolta omogenea dei dati, viene considerata una            
necessita' reale per avviare l'analisi della qualita' della terapia e           
consentire l'adozione di standard terapeutici.                                  
NEURORADIOLOGIA                                                                 
Premessa                                                                        
Le Unita' Operative di Neuroradiologia sono finalizzate allo studio             
ed al trattamento con terapia endovascolare delle patologie del                 
Sistema Nervoso Centrale e Periferico. La Neuroradiologia richiede              
considerazioni analoghe a quelle fatte per la Neurochirurgia: la                
Neuroradiologia tratta patologie rare ad alta complessita' e                    
caratterizzate da sofisticazione e costo del sistema tecnico elevati.           
Per questo motivo le Neuroradiologie sono per definizione anch'esse             
Centri hub e devono corrispondere in numero cosi' come in                       
collocazione ai Centri Neurochirurgici con cui si integrano                     
funzionalmente.                                                                 
Caratteristiche                                                                 
Va considerato che alcune dotazioni tecniche tipiche delle strutture            
neuroradiologiche possono essere collocate anche nel territorio                 
afferente al Centro leader Neurochirurgico/Neuroradiologico; ad                 
esempio TC e RM possono essere di fatto collocate anche in Ospedali             
che non contengono al loro interno un Servizio di Neuroradiologia.              
Il rapporto fra il Centro leader e i Centri di riferimento dell'area            
servita, dotati di strumentazioni TC e RM dedicate anche alla                   
patologia del sistema nervoso, viene mantenuto attraverso un sistema            
di consultazioni dal Centro leader al Centro di riferimento che                 
avranno cadenza variabile a seconda della incidenza della patologia             
neurochirurgica e neurologica del Centro di riferimento.                        
Durante queste attivita' di consulenza possono essere concentrate le            
discussioni dei casi piu' complessi che consentano di mantenere un              
livello elevato di informazione del Centro di riferimento ed un                 
adeguato trasferimento di competenze dal Centro leader al Centro di             
riferimento.                                                                    
opportuno tuttavia che oltre a questo servizio di consulenza si possa           
stabilire fra i due Centri un rapporto di teleconsultazione che                 
consenta di trasferire in tempi rapidi le immagini necessarie a                 
formulare una diagnosi precisa e a definire l'esatto percorso                   
assistenziale del paziente in esame.                                            
Per quanto concerne invece gli accertamenti Angiografici (angiografie           
cerebrali e midollari) si ritiene che questi debbano essere                     
effettuati nel Centro leader. Il rapporto con il Centro di                      
riferimento puo' essere tale da consentire che il paziente che                  
necessita di tali indagini venga inviato al Centro leader in regime             
di day-hospital, o venga trasferito, se necessaria una degenza per le           
condizioni cliniche particolari, presso l'area di degenza                       
neurochirurgica o neurologica del Centro leader secondo protocolli di           
invio e rinvio definiti dal Consulente Neuroradiologo con il Centro             
di riferimento.                                                                 
I trattamenti endovascolari verranno effettuati esclusivamente nel              
Centro leader poiche' prevedono tecniche sofisticate, con particolare           
esperienza e necessita' di avere a fianco Reparti di Neurochirurgia e           
di Neurorianimazione. Si puo' definire, per mantenere alto il livello           
della competenza, che sul territorio regionale possano esistere 1-2             
Centri selezionati allo scopo e che per la terapia endovascolare in             
urgenza negli altri Servizi di Neuroradiologia si muova il team                 
neuroradiologico dai Centri selezionati.                                        
Anche per altre procedure neuroradiologiche invasive come biopsie               
TC-guidate e discografia deve essere prevista l'esecuzione nel Centro           
leader.                                                                         
opportuno infine che anche fra i Centri Neuroradiologici cosi' come             
fra quelli Neurochirurgici venga istituito un commissioning di                  
carattere regionale per definire i settori di sviluppo preferenziale            
dei singoli Centri nei vari campi della Neuroradiologia diagnostica             
ed interventistica; avviare attivita' di ricerca e sviluppo e per               
razionalizzare il sistema evitando la creazione di strutture o                  
sovraspecialita' ridondanti.                                                    
NEUROLOGIA                                                                      
Premessa                                                                        
Il Piano sanitario nazionale 1998/2000 identifica una serie di                  
interventi che riguardano in piu' aspetti l'assistenza alle patologie           
neurologiche. Tra gli obiettivi primari vi sono infatti le malattie             
del sistema nervoso centrale, sia acute che cronico-degenerative, per           
le quali si sollecitano interventi sia preventivi e riabilitativi che           
di integrazione socio-sanitaria, e le malattie cardio e                         
cerebrovascolari per le quali il PSN si prefigge una riduzione della            
mortalita' ed un miglioramento della qualita' della vita del                    
paziente.                                                                       
Un altro obiettivo generale del PSN che coinvolge la Neurologia e' il           
piano di adeguamento della Sanita' italiana agli standard europei               
("portare la Sanita' in Europa"). In questo ambito almeno tre punti             
toccano strettamente l'assistenza neurologica: la riabilitazione,               
l'innovazione tecnologica, la sorveglianza delle patologie rare.                
Per la riabilitazione il PSN chiede di garantire l'integrazione in un           
adeguato percorso di prevenzione-cura-riabilitazione, assicurando sia           
l'efficacia delle prestazioni rese che la corretta articolazione                
della loro intensita' secondo la natura dei bisogni.                            
Per l'innovazione tecnologica appare fondamentale individuare le                
priorita' di sviluppo delle nuove tecnologie, e le corrette procedure           
di valutazione e di inserimento delle stesse nei processi                       
assistenziali.                                                                  
Infine, per la sorveglianza delle patologie rare, il PSN si pone                
l'obiettivo di una diagnosi appropriata e puntuale, di un pronto                
riferimento a centri specialistici, della promozione delle attivita'            
di prevenzione ed un sostegno concreto alla ricerca, in particolare             
nel settore delle nuove terapie. Tra le patologie definite "rare"               
sono state incluse numerose patologie del sistema nervoso centrale.             
Organizzazione generale                                                         
La specificita' e la complessita' delle patologie rare comporta per             
la neurologia uno stretto coordinamento delle iniziative, con il                
massimo di razionalizzazione delle risorse disponibili. Appare in               
questo senso cruciale l'identificazione di Centri di riferimento                
(Hub) per la diagnosi e la terapie di singole (o gruppi di) patologie           
in cui siano presenti competenze specifiche in settori quali, ad                
esempio, la neuropatologia, la neurogenetica, la neurofarmacologia,             
la neuroimmunologia, collegati ad una rete di presidi neurologici               
ospedalieri e sul territorio (spoke) organizzati secondo modelli a              
rete. Tali centri di norma sono localizzati presso i Dipartimenti di            
Scienze Neurologiche, ma possono essere costituiti da Centri di                 
elevata specializzazione per singole patologie.                                 
Per le patologie rare e' previsto l'avvio di un programma nazionale             
di ricerca su prevenzione, diagnosi e nuovi approcci di terapia, e di           
un programma di acquisizione dei farmaci specifici.                             
Considerando lo sviluppo recente della terapia in neurologia,                   
programmi e procedure di valutazione delle nuove terapie sembrano               
necessarie anche per patologie neurologiche diffuse o comunque non              
propriamente "rare", quali la demenza, la sclerosi multipla e la                
sclerosi laterale amiotrofica, per le quali la comparsa di farmaci ad           
alto costo, con benefici piu' o meno definiti, ma comunque                      
confrontati con una alternativa di non trattamento, suggerisce un               
rapido aumento delle spese di acquisizione.                                     
Organizzazione dell'attivita' neurologica in Emilia-Romagna                     
L'inserimento degli obiettivi del PSN nel Piano sanitario regionale             
richiede una valutazione globale dell'organizzazione della assistenza           
in Neurologia in Emilia-Romagna.                                                
L'attuale assetto vede attive 20 unita' di erogazione dell'assistenza           
neurologica che operano a diversi livelli di intervento, in alcuni              
casi con servizi di consulenza decentrati che necessitano di analisi            
critica e revisione. Una precisa ricognizione delle modalita' di                
funzionamento delle unita' esistenti e' necessaria prima di mettere             
luogo all'organizzazione. Il riferimento sara' il modello generale di           
accreditamento, che individua diversi livelli di organizzazione                 
interna delle strutture. Saranno considerate nel dettaglio la                   
tipologia delle prestazioni erogate, la stima dei bacini d'utenza e             
delle necessita' di relazione alla patologia, sulla base di                     
considerazioni a cui e' pervenuto il gruppo dell'autosufficienza.               
La strutturazione della neurologia sara' configurata secondo un                 
modello a rete secondo le modalita' "hub and spoke", con una                    
distribuzione razionale dei Centri leader (hub) e dei Centri di                 
riferimento (spoke), le cui attivita' e le cui relazioni avvengono              
regolate da modalita' prefissate e condivise. E' evidente che questo            
tipo di organizzazione non puo' prescindere dalla elaborazione di               
percorsi diagnostico assistenziali condivisi per le diverse patologie           
e con livelli di intervento differenziati secondo la complessita'               
delle stesse. Una struttura a rete di collaborazione fra le diverse             
neurologie e' gia' avviata in termini informali ed e' documentata da            
attivita' scientifica. Risulta tuttavia necessaria una ulteriore                
formalizzazione dei rapporti in rete e di integrazione delle risorse,           
con particolare riferimento all'ambito provinciale.                             
Ad esempio per le attivita' assistenziali quali la neurooncologia, la           
chirurgia delle epilessie, la chirurgia delle malattie                          
extrapiramidali, sara' previsto un modello organizzativo "hub and               
spoke", dove l'hub e' il Dipartimento di Neuroscienze e gli spoke               
sono le unita' di Neurologia della rete. Un secondo criterio                    
riguardera' la complessita' della casistica trattata in termini di              
DRG.                                                                            
Per la precisa definizione di questa riorganizzazione specialistica a           
rete riteniamo opportuno in questa fase indicare soprattutto una                
metodologia da seguire al fine di proporre un progetto organico                 
dell'assistenza alle discipline neurologiche.                                   
Metodologia                                                                     
1) Acquisizione delle informazioni                                              
A) Identificazione delle tipologie assistenziali, delle attitudini              
per patologie, della presenza di percorsi diagnostico assistenziali             
per patologie, del numero di prestazioni (regione e fuori regione),             
della necessita' assistenziali-organizzative non soddisfatte in                 
maniera adeguata in relazione a percorsi ottimali. Cio' verra'                  
ottenuto tramite questionario inviato alle unita' operative seguito             
da contatti telefonici per garantire una adeguata risposta.                     
B) Identificazione dei bacini d'utenza e della potenziale                       
importazione di pazienti da altre regioni in relazione allo sviluppo            
di poli di eccellenza per patologie particolari e rare.                         
C) Valutazione della necessita' di assistenza neurologica in                    
relazione alla prevalenza ed alla incidenza delle malattie                      
neurologiche.                                                                   
D) Classificazione in diversi livelli di intensita' di assistenza (in           
termini diagnostici o terapeutici).                                             
2) Predisposizione dei modelli generali di organizzazione                       
dell'assistenza alle patologie neurologiche                                     
A) Piani di assistenza ospedaliera                                              
B) Piani di assistenza territoriale.                                            
C) Identificazione dei percorsi integrati diagnostico terapeutici per           
patologie                                                                       
A) Malattie neurologiche acute e subacute                                       
B) Malattie neurologiche croniche                                               
C) Malattie neurologiche rare                                                   
La scansione temporale del lavoro puo' essere previsto come di                  
seguito: raccolta dati (3 mesi>>), predisposizione dei modelli                  
generali e definizione di percorsi diagnostico terapeutici per                  
patologie (3-4 mesi), la stesura finale del progetto (1 mese).                  
Per il complesso delle attivita' di neuroscienze (neurochirurgia,               
neuroradiologia e neurologia), e' indispensabile prevedere la                   
realizzazione di un organismo integrato di livello regionale                    
comprendente i rispettivi esperti ed un rappresentante                          
dell'Assessorato, dedicato al commissioning del complesso delle                 
attivita'.                                                                      
MALATTIE RARE - Emofilia e malattie emorragiche congenite                       
Strutturazione della rete dei servizi e dei centri di riferimento               
regionali per la cura dei difetti ereditari della coagulazione in               
Emilia-Romagna                                                                  
Premessa                                                                        
L'emofilia e' una malattia emorragica congenita ereditaria trasmessa            
attraverso il cromosoma X e caratterizzata dalla carenza di uno                 
specifico fattore della coagulazione: fattore VIII nell'emofilia di             
tipo A, fattore IX nell'emofilia di tipo B.                                     
L'incidenza nella popolazione e' di 1:10000, l'emofilia A e' 4-5                
volte piu' frequente dell'emofilia B.                                           
Il difetto della coagulazione puo' essere piu' o meno grave e portare           
ad episodi emorragici di intensita', pericolosita' e frequenza                  
variabile, scatenati da traumi anche minimi.                                    
L'emofilia e' una malattia rara, che richiede competenze                        
specialistiche molto precise per la diagnosi e la terapia mirata,               
pena l'insuccesso terapeutico con rischio di gravi complicanze per i            
pazienti in corso di emergenze emorragiche.                                     
In base ai dati forniti dal Registro nazionale delle Coagulopatie               
Congenite (ultimo aggiornamento 1998/1999), grazie alla                         
collaborazione dei Centri Emofilia Italiani con l'Istituto Superiore            
di Sanita', i pazienti con malattie emorragiche congenite in                    
Emilia-Romagna sono 767, cosi' suddivisi:                                       
250 Emofilia A,                                                                 
 55 Emofilia B,                                                                 
357 Malattia di von Willebrand,                                                 
105 deficit rari.                                                               
Si ritiene tuttavia che i dati siano sottostimati e che pertanto sia            
necessaria l'attivazione di un Registro regionale per valutare                  
l'esatta incidenza delle malattie emorragiche congenite nella regione           
Emilia-Romagna.                                                                 
Introduzione                                                                    
Il DLgs 24 aprile 1998, n. 124 e la bozza di legge sulle malattie               
rare includono tra queste patologie i difetti ereditari della                   
coagulazione, che comprendono sia l'emofilia e le malattie                      
emorragiche congenite sia le trombofilie ereditarie. Entrambi gli               
ambiti di patologie richiedono competenze altamente specifiche per la           
diagnosi e la terapia mirata, e per fornire indirizzi per strategie             
di politica sanitaria atte a fornire ai pazienti un'assistenza                  
globale mediante un razionale utilizzo delle risorse disponibili.               
A tale scopo la Regione Emilia-Romagna evidenzia la necessita' di               
strutturare l'attivita' assistenziale ai pazienti affetti da                    
coagulopatie ereditarie secondo il modello "hub and spoke", nel quale           
l'attivita' dei servizi coinvolti venga inserita in una rete                    
coordinata da due Centri Regionali di Riferimento, rispettivamente              
per le malattie emorragiche e per quelle trombotiche.                           
Strutturazione della rete ed identificazione del Centro regionale di            
Riferimento (CRR) per la cura dell'Emofilia e delle Malattie                    
Emorragiche Congenite                                                           
Facendo seguito al preesistente documento del 12/4/2000, prot.                  
15831/BAS, sulla assistenza alla popolazione emofilica, la Regione              
Emilia-Romagna, in accordo con i Referenti dei Centri e con le                  
Associazioni dei pazienti, ha deciso di implementare prioritariamente           
un piano di organizzazione dell'assistenza ai pazienti affetti da               
malattie emorragiche congenite attraverso la definizione di una rete            
di strutture in possesso di standard omogenei di competenza e di                
organizzazione sul tema specifico, definiti "Centri Emofilia". Il               
dimensionamento del bacino di utenza per il funzionamento ottimale di           
un Centro Emofilia si identifica, di norma, su scala provinciale.               
L'attivita' di tali Centri, cosi' come quella delle strutture                   
autorizzate per la prescrizione della terapia sostitutiva (Bollettino           
Ufficiale regionale n. 129 del 29/10/1999), viene coordinata da un              
Centro regionale di Riferimento (CRR), identificato nel Centro                  
Emofilia dell'Azienda Ospedaliera di Parma, aggregato al Centro per             
le Malattie dell'Emostasi ed alla 4/5 Divisione Medica.                         
Funzioni dei Centri Emofilia                                                    
- Assistenza ai pazienti in tutte le fasi della malattia (diagnosi,             
cura, check-up periodici, riabilitazione) utilizzando competenze                
interne ed esterne al Centro (es: ortopedico, fisiatra, odontoiatra,            
infettivologo, pediatra, assistente sociale) mediante rapporti di               
collaborazione strutturati e continuativi, con il coordinamento del             
CRR.                                                                            
- Gestione di idonei percorsi al fine di garantire l'assistenza al              
paziente in ambito locale, anche attraverso lo spostamento, tramite             
gli istituti contrattuali vigenti, dello specialista presso                     
l'ospedale di riferimento del paziente.                                         
- Disponibilita' 24 ore su 24 di specifiche competenze mediche per la           
gestione delle emergenze.                                                       
- Identificazione e gestione di percorsi dedicati per il ricovero in            
ambiente medico e per interventi chirurgici minori e maggiori in                
degenza ordinaria, in day-hospital ed in regime ambulatoriale, dei              
pazienti affetti da malattie emorragiche congenite.                             
- Diagnostica di laboratorio, mediante laboratorio di coagulazione di           
II livello, per l'esecuzione degli esami necessari per la diagnosi              
iniziale delle malattie emorragiche congenite, ed il monitoraggio               
della terapia sostitutiva e di eventuali inibitori.                             
- Counselling prenatale di primo livello ai pazienti ed alle                    
famiglie.                                                                       
- Organizzazione di periodici corsi di autoinfusione domiciliare in             
sede locale e/o in collaborazione con altri Centri Emofilia.                    
- Promozione e coordinamento, in collaborazione con le Aziende                  
sanitarie e le Associazioni dei pazienti, di programmi di                       
prevenzione, informazione e formazione rivolti a pazienti, operatori            
sanitari ed associazioni di volontariato sul tema specifico delle               
malattie emorragiche congenite.                                                 
Funzioni del Centro di Riferimento regionale (CRR) per la cura                  
dell'Emofilia e delle Malattie Emorragiche Congenite                            
Al CRR oltre ai compiti assistenziali di base di pertinenza anche dei           
Centri Emofilia spetta il compito peculiare di indirizzare le                   
attivita' delle Aziende sanitarie della regione sul tema specifico              
dell'assistenza ai pazienti con malattie emorragiche ereditarie.                
Esso deve coordinare le funzioni dei Centri Emofilia, garantendo                
omogeneita' dei trattamenti e gli standard qualitativi delle                    
prestazioni erogate.                                                            
Il CRR deve, altresi', coordinare attivita' multispecialistiche su              
una scala regionale; la cura di questi pazienti infatti si                      
contraddistingue per la necessita' di soddisfare, ad alto livello               
qualitativo, varie esigenze diagnostiche e terapeutiche non solo di             
tipo ematologico.                                                               
Il CRR si pone inoltre quale interlocutore diretto dell'Assessorato             
alla Sanita' per l'applicazione, a livello delle singole Aziende                
Sanitarie, delle linee di indirizzo derivanti dalla programmazione              
regionale in materia.                                                           
Vengono di seguito riportate le principali funzioni di pertinenza del           
CRR.                                                                            
- Coordinamento delle attivita' della rete dei Centri e dei Presidi             
ospedalieri collaboranti con il Centro di Riferimento Regionale, al             
fine di garantire la tempestiva diagnosi e l'appropriata terapia                
mediante l'adozione di specifici protocolli concordati.                         
- Identificazione, in ambito locale e/o regionale, delle competenze             
specialistiche di eccellenza necessarie per la cura globale del                 
paziente emofilico (ortopedico, fisiatra, odontoiatra, chirurgo,                
infettivologo, pediatra, psicologo, assistente sociale) e loro                  
coordinamento attraverso la creazione di percorsi diagnostici e                 
terapeutici condivisi e rivolti al paziente, anche tramite visite in            
loco dello specialista.                                                         
- Servizio di pronta disponibilita' telefonica 24 ore su 24 da parte            
di uno staff medico esperto in problemi delle malattie emorragiche              
per la consulenza alla rete ospedaliera regionale.                              
- Attivita' diagnostica di eccellenza, tra cui in particolare la                
diagnostica molecolare prenatale e l'identificazione delle portatrici           
di emofilia con counselling genetico di II livello. Ruolo di                    
coordinamento delle attivita' di Controllo di Qualita' dei singoli              
Centri, per garantire l'omogeneita' diagnostica in ambito regionale.            
- Istituzione e gestione del Registro regionale dell'emofilia e delle           
malattie emorragiche congenite, coordinata con il Registro nazionale.           
- Ruolo propulsivo e di coordinamento dell'attivita' dei Centri                 
Emofilia per l'identificazione e la gestione di percorsi dedicati per           
il ricovero in degenza ordinaria ed in day-hospital dei pazienti                
affetti da emofilia e malattie emorragiche congenite, nonche' di                
garanzia di omogeneita' di trattamento in ambito regionale.                     
- Produzione di indicazioni per l'implementazione in ambito regionale           
di programmi di profilassi primaria e secondaria, di                            
immunotolleranza, nonche' di nuove strategie terapeutiche che                   
dovessero rendersi disponibili.                                                 
- Coordinamento dei corsi di autoinfusione domiciliare promossi dai             
Centri Emofilia.                                                                
- Definizione, in collaborazione con il Centro regionale di                     
Coordinamento e Compensazione, delle modalita' di approvvigionamento            
e di distribuzione degli emoderivati e dei concentrati ricombinanti,            
attraverso la costituzione di una rete regionale di interscambio dei            
prodotti fra le Aziende sanitarie. Le modalita' operative di                    
costituzione di tale attivita' saranno sviluppate ed articolate da un           
apposito gruppo di lavoro.                                                      
- Identificazione e coordinamento dei flussi informativi da                     
implementare per il governo del sistema, sia in collaborazione con la           
rete dei Presidi ospedalieri della regione sia, a livello                       
interregionale, con gli altri Centri regionali e con gli organismi              
internazionali.                                                                 
Il Gruppo tecnico di lavoro ritiene di proporre, sulla base delle               
proprie conoscenze della realta' assistenziale dei Centri attualmente           
in funzione, e dei criteri ritenuti essenziali per tale attivita',              
l'individuazione, in sede di prima applicazione, di 8 Centri                    
Emofilia, dislocati nelle seguenti sedi:                                        
- Azienda USL di Piacenza - Servizio Trasfusionale                              
- Azienda Ospedaliera di Parma - V Divisione Medica Centro Emostasi             
- Azienda Ospedaliera di Reggio-Emilia - Medicina Interna I                     
- Azienda Ospedaliera di Modena - Ematologia                                    
- Azienda Ospedaliera di Bologna - Angiologia                                   
- Azienda Ospedaliera di Ferrara - Istituto di Ematologia e                     
Fisiopatologia della Coagulazione                                               
- Azienda USL di Cesena - Servizio Trasfusionale                                
- Azienda USL di Ravenna - Servizio Trasfusionale di Ravenna/Centro             
Trasfusionale di Faenza.                                                        
Modalita' applicative                                                           
In questa prima fase i Direttori sanitari delle Aziende dovranno,               
entro un mese dal ricevimento del presente documento, confermare o              
meno le Unita' Operative proposte come sede del Centro Emofilia,                
nonche', in caso positivo, indicare, d'intesa con i Responsabili                
delle stesse, il nominativo del medico referente del Centro.                    
Entro tre mesi i Direttori sanitari dovranno garantire che venga                
condotta, insieme ai Referenti dei Centri, una specifica analisi                
della situazione degli stessi, al fine di esaminare le maggiori                 
criticita'; nello stesso tempo deve essere presentato un programma              
dove devono essere esplicitate le azioni necessarie per il                      
superamento delle situazioni critiche evidenziate e per il                      
raggiungimento degli obiettivi previsti dal presente progetto.                  
Al termine di questa prima fase applicativa seguira', sotto la guida            
dell'Assessorato regionale alla Sanita', un'analisi e una verifica              
delle proposte presentate dalle singole Aziende sanitarie, da parte             
del gruppo tecnico formato dai referenti dei Centri Emofilia e dei              
Centri autorizzati alla prescrizione della terapia sostitutiva,                 
nonche' dai rappresentanti delle Associazioni dei pazienti.                     
Si precisa inoltre che, verranno analizzate, da parte                           
dell'Assessorato alla Sanita', le funzioni di rilievo regionale e               
quelle finalizzate alla costituzione della rete, al fine di valutare            
le modalita' di finanziamento piu' adeguate.                                    
TERAPIA DEI GRANDI TRAUMI                                                       
Premessa                                                                        
La programmazione e la realizzazione di un sistema integrato di                 
assistenza ai pazienti con trauma grave, basato sul principio "Hub e            
Spoke" e coerente con la logica della gestione di reti cliniche,                
rappresenta per il sistema sanitario un obiettivo di grande                     
interesse, utilizzato dai piu' evoluti sistemi sanitari.                        
Nonostante sia opinione consolidata tra i maggiori esperti del                  
settore che la centralizzazione dei pazienti comporta vantaggi sia              
sul piano clinico-assistenziale, che sul piano economico, non                   
esistono a tutt'oggi dati scientifici che confermino con certezza               
tale ipotesi; da queste considerazioni deriva                                   
l'indicazione/l'opportunita' che gli standard di attivita' (ad                  
esempio, trattamento di non meno di 500/casi anno in ciascun centro             
accreditato per il trattamento del paziente traumatizzato grave)                
vengano calati nel contesto locale e, in particolare, che nella fase            
di sviluppo del sistema vengano utilizzati come "requisiti                      
desiderabili", e non come "requisiti essenziali".                               
Le organizzazioni sanitarie che hanno sperimentato questo tipo di               
sistema giungono alle stesse conclusioni:                                       
- il modello di un Paese non puo' essere applicato ad un altro                  
tout-court (la diversa epidemiologia, le diverse condizioni                     
geografiche, la diversa struttura e configurazione dell'offerta di              
servizi sanitari influiscono in modo sostanziale sull'accessibilita',           
sulla qualita' e sui costi, ossia sulle dimensioni di cui si deve               
tener conto in sede di programmazione);                                         
- rispetto ai requisiti "strutturali" del sistema (pur importanti),             
ancor piu' rilevanti sono le modalita' di funzionamento, i meccanismi           
di integrazione/cooperazione, la revisione di qualita' dei processi e           
degli esiti.                                                                    
Dati epidemiologici                                                             
Si stima che su tutto il territorio della regione Emilia-Romagna ogni           
anno si verifichino 2000-2500 traumi gravi, pari al 5% circa della              
totalita' dei traumatismi che determinano un ricovero ospedaliero.              
Fra i vari organi coinvolti, il traumatismo cranico presenta                    
l'incidenza piu' elevata (interessando piu' del 50% dei traumi                  
gravi), seguito dalle lesioni addominali maggiori, dal trauma                   
toracico e dalle lesioni mieliche del rachide.                                  
Non disponendo di un Registro Traumi, da cui derivare dati                      
epidemiologici utilizzabili per la programmazione della rete dei SIAT           
e per la previsione delle modificazioni organizzative gia' introdotte           
con la realizzazione del SIAT, e' comunque utile tenere conto: (a)              
dei tipi di trauma che hanno determinato il ricovero (anno 1997)                
presso le strutture pubbliche e private della regione (pur avendo               
presente che la codifica ICD IX non descrive la severita' delle                 
lesioni), (b) del numero di deceduti per trauma tra i pazienti                  
ricoverati in tali strutture.                                                   
Criteri organizzativi                                                           
In base alle caratteristiche epidemiologiche e del decorso clinico              
dei traumi (distribuzione territoriale disomogenea legata piu' al               
traffico, agli insediamenti produttivi, alla presenza di zone                   
turistiche, che alla densita' della popolazione; occorrenza di eventi           
critici in momenti specifici, in larga parte prevedibili), oltre che            
dei requisiti di qualita' (efficacia ed efficienza) che devono essere           
posseduti dai servizi per fornire risposte assistenziali adeguate, il           
Piano sanitario regionale 1999-2001 fa una scelta precisa (in linea             
con altri Paesi occidentali) e prefigura l'organizzazione di 3                  
Sistemi Integrati di Assistenza ai pazienti Traumatizzati (SIAT) per            
tutta la regione, uno per l'area della Romagna, uno per l'Emilia                
Orientale ed uno per l'Emilia Occidentale.                                      
La programmazione regionale privilegia un modello di assistenza                 
inclusivo, caratterizzato dalla attivazione di un sistema di risposta           
che vede la partecipazione di tutte le strutture che gia' operano su            
un determinato territorio e sono in possesso dei requisiti necessari            
per assicurare interventi tempestivi continui e appropriati nelle               
diverse fasi assistenziali (emergenza-urgenza, acuzie, post-acuzie,             
riabilitazione intensiva ed, eventualmente, estensiva). La                      
disponibilita' attorno al paziente di tutte le competenze mediche e             
chirurgiche necessarie rappresenta la condizione per attuare il                 
modello. Tali competenze provengono da tutti i centri ospedalieri               
dell'area di riferimento.                                                       
In alternativa il modello esclusivo prevederebbe la disponita' delle            
stesse equipe esclusivamente all'interno degli Ospedali piu'                    
specializzati.                                                                  
Per ciascun SIAT si prevede un centro-guida (centri per traumi o HUB)           
in rete con altri presidi ospedalieri collegati funzionalmente e                
integrati nel Sistema stesso (SPOKE).                                           
I centri di riferimento (Hub) idonei ed accreditati per erogare                 
un'assistenza al trauma grave che in gran parte afferira' agli                  
stessi, dovranno trattare un volume di casi adeguato, indicativamente           
non inferiore ai 400-500 casi/anno.                                             
In base a queste premesse, la Commissione si e' mossa nell'intento              
pratico di stabilire i requisiti dei nodi (Hub e Spoke) e della rete            
(relazioni tra i nodi) del SIAT.                                                
Requisiti strutturali ed operativi                                              
I pazienti ricoverati in ospedale a causa di trauma hanno come prima            
causa di morte il dissanguamento, ovvero l'emorragia interna od                 
esterna che sia, a cui non si riesce a mettere rimedio, o per la                
gravita' delle lesioni o per l'incapacita' del sistema a rimediarvi;            
la seconda causa di morte e' la lesione cerebrale ovvero conseguente            
direttamente al traumatismo primario od iniziale e/o alle lesioni               
secondarie a questi, sia inevitabili che non dominate da una terapia            
adeguatamente aggressiva.                                                       
La struttura che riceve deve poter quindi fornire, per ottenere                 
risultati adeguati:                                                             
- una squadra di operatori sanitari, governati da un "leader"                   
adeguatamente addestrato ed organizzato, che provvedano ad un                   
trattamento resuscitativo ed ad un inquadramento diagnostico                    
aggressivo, rapido, organizzato con sequenze prestabilite e livelli             
di priorita', che miri all'accertamento e stabilizzazione definitiva            
di tutte le lesioni ad alta mortalita' e morbilita'.                            
Gli interventi degli specialisti, delle varie lesioni da trattare,              
devono essere sequenziali secondo rigide priorita' e solo in casi               
limitati contemporanei e comunque previsti da algoritmi decisionali             
protocollati;                                                                   
- la presenza degli specialisti 24 ore in ospedale quando le lesioni            
da inquadrare e da trattare non permettano un'attesa di almeno un'ora           
dall'evidenza del problema, altrimenti in pronta disponibilita' (va             
definito il tempo necessario al reperimento fuori-ospedale su                   
chiamata degli specialisti) per gli aspetti che lo permettano;                  
- una logistica, dove avviene la gestione del paziente, il piu'                 
possibile imperniata sul paziente stesso, limitando al massimo quindi           
gli spostamenti per diagnostiche e chirurgia e comunque fornendo                
anche in itinere lo stesso e continuo livello di trattamento e                  
monitoraggio delle funzioni vitali.                                             
Le professionalita' cliniche che dovranno essere presenti                       
nell'Ospedale, sede di "Trauma Center" (HUB) sono:                              
- Medicina di urgenza e PS                                                      
- Anestesia e Rianimazione                                                      
- Chirurgia generale                                                            
- Neurochirurgia                                                                
- Radiologia.                                                                   
La presenza di tali professionalita' dovra' essere assicurata non               
necessariamente attraverso la presenza di unita' operative, ma                  
attraverso la presenza di professionisti con adeguata expertise che             
garantiscano una capacita' di intervento per 24 ore al giorno tutto             
l'anno.                                                                         
Tali professionalita' dovranno essere supportate dalla presenza 24              
ore di un Laboratorio per gli esami ematochimici di urgenza e dalla             
presenza di un servizio di immunoematologia che possa garantire la              
disponibilita' di sangue in emergenza ed in quantita' necessaria al             
supporto dei gravi emorragici (il cui trattamento puo' richiedere               
anche 15-20 unita' di emazie concentrate nella prima ora dall'arrivo            
in Pronto Soccorso per paziente).                                               
Altre professionalita' reperibili come servizio di Pronta                       
disponibilita' (arrivo in Ospedale in circa un'ora) sono:                       
- seconde squadre di Anestesia e Rianimazione, Chirurgia generale e             
Neurochirurgia per interventi chirurgici contemporanei su piu'                  
pazienti traumatici (dovranno essere garantiti anche i trasporti                
assistiti tra Ospedali con assistenza rianimatoria);                            
- Chirurgia Ortopedica traumatologica; in particolare per la                    
chirurgia traumatica vertebrale e' necessaria una reperibilita' h24             
in pronta disponibilita': i traumatizzati vertebrali mielici, che               
giungono precocemente all'Hub, necessitano di intervento chirurgico             
urgente non differibile. Tale attivita' chirurgica sarebbe                      
auspicabile venisse svolta assieme da ortopedici e neurochirurghi;              
qualora questo non fosse possibile, il Servizio va svolto comunque              
negli Hub eventualmente in modo indipendente dalle due                          
professionalita';                                                               
- Radiologia interventistica, che ha una funzione salvavita per quei            
pazienti (quali, ad esempio, i traumi pelvici complessi) che, se non            
trattati, muoiono dissanguati in 24-48 ore. La popolazione di questi            
pazienti e' limitata; per la disponibilita' di questa                           
professionalita' ci si puo' avvalere anche di consorzi di                       
professionisti tra vari ospedali;                                               
- Chirurgia toracica e chirurgia vascolare, presenti come competenza            
anche se le casistiche chirurgiche di tali interventi sono ridotte              
(nei case mix europei);                                                         
- Chirurgia maxillo-facciale, che svolge un ruolo fondamentale nei              
traumatismi complessi cranio-facciali e negli Hub deve connotarsi               
sempre piu' come una chirurgia da eseguirsi precocemente;                       
- Chirurgia ORL ed Oculistica sono necessarie e sono peraltro gia'              
diffusamente presenti come unita' operative nelle strutture                     
ospedaliere;                                                                    
- la competenza di Chirurgia Urologica e' necessaria in quanto svolge           
un ruolo fondamentale, specie nei trattamenti chirurgici e                      
conservativi dei traumi renali ed urogenitali in genere.                        
Chirurgie e competenze specialistiche riferite a casistiche                     
traumatiche limitate possono trovare una soluzione su base regionale,           
destinando tale risorsa anche ad un solo Hub.                                   
Tali competenze sono:                                                           
- Chirurgia pediatrica                                                          
- Terapia intensiva pediatrica                                                  
- Chirurgia dei reimpianti di arto e/o parti di arto                            
- Centro Grandi Ustionati                                                       
- Cardiochirurgia.                                                              
Il trauma center di riferimento (hub), nell'ambito del Dipartimento             
di Emergenze-Urgenza (DEU), deve disporre di                                    
- guardia attiva delle Unita' Operative di Medicina di Urgenza e                
Pronto Soccorso, Anestesia e Rianimazione, Chirurgia generale,                  
Neurochirurgia, Radiologia;                                                     
- disponibilita' di un servizio di Immunoematologia e Trasfusionale e           
di Patologia Clinica;                                                           
- competenze in rete di secondo team di Anestesia e Rianimazione,               
Chirurgia generale e Neurochirurgia;                                            
- competenze, attraverso pronte disponibilita' situate all'interno              
del DEU o in rete con esso, di Chirurgia Ortopedica, Chirurgia                  
Vertebrale, Radiologia Interventistica, Chirurgia Toracica, Chirurgia           
Vascolare, Chirurgia Maxillo facciale, Chirurgia Plastica, Chirurgia            
Pediatrica, Chirurgia Urologica, Chirurgia Oculistica, Chirurgia ORL,           
Cardiochirurgia, Chirurgia della mano e reimpianti, Centro Ustioni.             
Il presidio periferico (spoke), nell'ambito del Dipartimento di                 
Emergenze-Urgenza (DEU), dispone di:                                            
- Unita' Operative di Medicina di Urgenza e Pronto Soccorso,                    
Anestesia e Rianimazione, Chirurgia Generale, Radiologia;                       
- presenza di un tecnico di laboratorio ed una reperibilita' medica             
nel Servizio di Patologia Clinica;                                              
- possibilita' di attivazione rapida di un servizio di                          
Immunoematologia e Trasfusionale;                                               
- competenze in rete;                                                           
- competenze, attraverso pronte disponibilita' situate all'interno              
del DEU o in rete con esso, di secondo team di Anestesia e                      
Rianimazione e di Chirurgia Ortopedica.                                         
Relazioni e criteri di riferimento                                              
Quanto sopraindicato delinea i principali requisiti strutturali ed              
organizzativi richiesti per definire sia gli Hub (Ospedali guida del            
SIAT) sia gli spoke. Nell'ambito della regione Emilia-Romagna nessun            
trauma maggiore sara' trattato al di fuori di questo sistema.                   
Per quanto concerne i traumi minori, ogni Spoke potra' servirsi, per            
la propria area di competenza, di altre strutture ospedaliere di                
riferimento. In questo caso lo Spoke delle patologie traumatiche                
maggiori diventa un Hub nella sua area per i traumi minori.                     
Per alcuni Centri Spoke dotati di risorse specialistiche specifiche             
(vedi Neurochirurgia), con consolidata attivita' su alcune tipologie            
di traumi maggiori rappresentati in grande numero (v. traumi cranici            
maggiori), si ritiene che l'attivita' suddetta debba continuare ad              
essere svolta presso gli stessi, facendo capo all'Ospedale-guida                
(Hub) del SIAT nel caso di pazienti particolarmente complessi e                 
peculiari, secondo le indicazioni esplicitate nei criteri di                    
trasferimento.                                                                  
Come gia' indicato dal Piano sanitario regionale per il triennio                
1999/2001, affinche' il sistema funzioni in modo appropriato e'                 
indispensabile che ogni paziente venga indirizzato in base alla                 
gravita' ed alla tipologia del trauma presso l'Ospedale piu' indicato           
a trattarlo. Ne consegue in maniera imprescindibile che le risorse di           
terapia intensiva del Centro Traumi (Hub) vengano continuamente rese            
disponibili attraverso varie modalita', tra cui anche il rientro di             
pazienti stabilizzati ai Centri di riferimento o prima afferenza                
(Spoke), secondo le indicazioni esplicitate in allegato E. Per tale             
motivo, la creazione di protocolli, la supervisione ed il controllo             
del funzionamento del SIAT, di cui fa parte anche la fase                       
preospedaliera, devono essere sotto la responsabilita' del                      
Coordinatore del Centro Traumi che si avvale delle strutture e dei              
meccanismi di coordinamento di cui al punto 4.                                  
fondamentale stabilire i criteri di trasferimento per le patologie              
chirurgiche piu' frequenti. Tali criteri tendono a favorire uno                 
sviluppo graduale del sistema, propendendo per la centralizzazione              
del traumatizzato grave presso un'unica sede solo nel caso di                   
fenomeni che richiedono una "expertise" (oltre che un assetto                   
strutturale-organizzativo) molto specialistica.                                 
Per la patologia, al momento prevalente, che necessita di                       
centralizzazione dei pazienti traumatizzati (trauma cranico e                   
spinale) si ritiene necessario che vengano resi obbligatori                     
protocolli integrativi di area, ovvero che vi siano una chiara                  
definizione ed un accordo a priori di quale iter deve essere seguito,           
per quale patologia e verso quale ospedale.                                     
Fasi di attuazione del sistema                                                  
Da un punto di vista operativo, l'attuazione del Sistema ipotizzato             
nel modello sul quale si e' convenuto comporta lo sviluppo delle                
seguenti fasi:                                                                  
1) La Regione identifica sulla base dei criteri indicati in questo              
documento all'interno dei SIAT i Centri Hub. L'identificazione dei              
Centri Spoke puo' essere attuata in una seconda fase dagli Hub                  
dell'area.                                                                      
2) Sulla base dei criteri individuati, si ritiene, visto l'attuale              
orientamento traumatologico degli Ospedali della nostra regione e               
viste le dotazioni strutturali presenti, che gli Ospedali candidati             
alla funzione di Hub siano l'Ospedale Maggiore di Parma per l'Emilia            
Nord Occidentale, l'Ospedale Maggiore di Bologna per l'Emilia                   
centro-orientale e l'Ospedale Bufalini di Cesena per la Romagna. La             
Commissione ritiene inoltre che la provincia di Modena, per motivi              
strutturali ed organizzativi, debba fare parte del SIAT                         
centro-orientale anziche' di quello nord-occidentale. Tale centro               
dovra' comunque assicurare il Servizio 24 ore. Si ritiene anche che             
la identificazione di un Presidio Ospedaliero come Hub del SIAT                 
influenzi decisamente la vocazione dei servizi specialistici di                 
questa struttura, in particolare delle chirurgie che dovranno                   
adeguare risorse e capacita' alle richieste del Sistema. Inoltre,               
specialmente nelle realta' urbane ad alta concentrazione di strutture           
Ospedaliere, il centro traumi diventa il soggetto che pianifica la              
risposta alle emergenze di area.                                                
3) Entro un anno dall'identificazione dei "nodi" del SIAT, cosi' come           
descritto nel punto precedente, ogni Centro adegua il proprio assetto           
strutturale-organizzativo e funzionale secondo quanto stabilito.                
Si specifica inoltre quanto segue:                                              
- i collegamenti informatici dei nodi del SIAT (Hub vs Spoke, Spoke e           
Spoke vs Hub, Hub tra loro) potranno essere del tipo "Intranet" (vedi           
collegamenti Centro regionale Trapianti d'Organo), con possibilita'             
di invio e ricezione di immagini (specialmente radiologiche), oltre             
che di raccolta dati su tutti i pazienti traumatici trattati. L'invio           
di immagini (almeno TAC) dallo Spoke verso l'Hub e' "conditio sine              
qua non" per il funzionamento del sistema.                                      
E' obbligatoria l'istituzione di un Registro Traumi su base regionale           
entro l'anno 2002.                                                              
- Per quanto concerne le professionalita' cliniche che devono essere            
presenti nei Centri Hub e Spoke ai quali si riferiscono i requisiti             
sopraindicati, si chiarisce che la loro presenza non corrisponde                
automaticamente all'esistenza di una Unita' Operativa, bensi' si                
riferisce alla presenza di sanitari esperti e capaci (con expertise             
adeguato) di svolgere una funzione: in caso di bisogno e nello                  
spirito della condivisione e dello spostamento delle risorse nella              
rete si prevede la possibilita' di utilizzare e comporre e'quipe                
formate da professionisti di diverse Aziende, se le risposte                    
operative e di "timing" sull'approccio al paziente lo permetteranno             
(v. tempi di intervento, capacita' di/addestramento al lavoro in                
squadra e in ambienti diversi da quelli abituali);                              
- lo spostamento dei professionisti, all'interno del sistema di                 
assistenza al paziente con trauma grave, vale sia dagli spoke verso             
l'Hub che viceversa;                                                            
- accreditamento dei Centri dopo il completamento delle fasi                    
precedenti;                                                                     
- gestione e controllo sistematico dell'attivita' e del funzionamento           
del sistema;                                                                    
- costituzione di un organismo tecnico regionale permanente che                 
comprenda diverse figure professionali, di particolare competenza nel           
settore, coinvolte nell'organizzazione e controllo del sistema dei 3            
SIAT;                                                                           
- creazione di accordi interaziendali che costituiscono la base della           
rete di area;                                                                   
- costituzione di Commissioni interaziendali (con capacita'                     
operative) tra le Aziende Sanitarie della rete, coordinate dall'Hub             
per la gestione ed il controllo dell'operativita' (protocolli, ecc.),           
dei rapporti tra i nodi della rete interprovinciale e dei risultati;            
- costituzione negli Hub di un "Trauma Service intraospedaliero" con            
funzioni di organizzazione, gestione, controllo del sistema traumi              
all'interno della struttura ospedaliera e con responsabilita' diretta           
sull'operativita' del sistema stesso;                                           
- costituzione di un iter di formazione ed aggiornamento, a valenza             
regionale e locale, per gli operatori del sistema traumi. Negli spoke           
di maggiori dimensioni il trauma service e' un requisito                        
desiderabile;                                                                   
- accreditamento periodico dei professionisti coinvolti nel                     
funzionamento della rete;                                                       
- istituzione di un sistema di revisione obbligatoria della qualita'            
dell'assistenza, da adottare in tutti gli Hub e gli Spoke del SIAT.             
Criteri per i trasferimenti in uscita dalle Terapie Intensive degli             
"HUB"                                                                           
L'efficienza di un "centro traumi" non puo' prescindere dalla                   
possibilita' di accettare sempre i pazienti traumatizzati maggiori              
del proprio bacino di utenza, al fine di giungere rapidamente alla              
stabilizzazione definitiva delle lesioni a rischio di vita e/o                  
potenzialmente invalidanti.                                                     
L'ammissione di tutti i pazienti proponibili passa attraverso due               
potenziali "colli di bottiglia":                                                
1) la possibilita' di diagnosi e terapia immediata per piu' pazienti            
contemporaneamente in termini di risorse umane, strumentali e                   
strutturali (sale operatorie, sale diagnostiche, ecc.);                         
2) la possibilita' di ricovero in reparti di Terapia Intensiva od in            
reparti specialistici del "Centro Traumi" dei pazienti, per un                  
periodo sufficiente a trattare le lesioni conseguenti al danno                  
primario e/o secondario a questi, sino al conseguimento di un livello           
di stabilita' adeguato al trasferimento in un'altra Terapia                     
Intensiva, in reparti Subintensivi a valenza piu' o meno                        
riabilitativa, oppure in reparti di degenza normale dello stesso                
Presidio Ospedaliero o di altri Presidi della rete.                             
Il primo punto risulta conseguibile, con relativa facilita',                    
adeguando le strutture come ai requisiti indicati in questo documento           
Il secondo punto presenta invece le difficolta' maggiori nella sua              
applicabilita' h24 per ogni giorno dell'anno.                                   
Esaminiamo i seguenti punti:                                                    
- non e' ragionevole sottrarre il paziente alla diretta osservazione            
dell'equipe chirurgiche che hanno trattato il paziente; questo per un           
congruo periodo di tempo successivo all'ammissione sino a quando non            
si abbia una discreta sicurezza di essere al riparo da insorgenza di            
possibili complicanze trattabili solo presso il Centro Traumi;                  
- non e' altrettanto ragionevole sottrarre precocemente il paziente             
alle cure intensive dell'"Hub" quando vi siano esigenze di                      
trattamenti e monitoraggi avanzati (tipo monitoraggio PIC).                     
Le Terapie Intensive degli "Hub" sono polivalenti e non hanno allo              
stato attuale posti letto dedicati esclusivamente ai traumi, ma                 
ricoverano sistematicamente anche pazienti con altre patologie della            
loro area di utenza cittadina;                                                  
- si ritiene che attualmente non sia economicamente proponibile                 
aumentare a dismisura il numero di posti-letto intensivi nell'"Hub".            
Ne consegue che il punto importante e piu' facilmente affrontabile,             
allo stato attuale, sia quello dei trasferimenti dall'"Hub" dei                 
pazienti stabilizzati o che non necessitino di Terapia Intensiva                
specialistica.                                                                  
Alcuni degli aspetti su cui lavorare possono essere i seguenti:                 
per i pazienti provenienti da fuori area dell'"Hub" in caso di                  
carenza di posti letto in terapia intensiva (ricordando che l'"Hub"             
oltreche' Centro di riferimento per Traumi allo stato attuale e'                
anche Presidio Ospedaliero della propria area di utenza sanitaria e             
deve anche ad essa dare risposta)                                               
- ritrasferimento immediato, quando necessario, all'Ospedale di                 
provenienza in Terapia Intensiva o in Reparto di Degenza (secondo               
necessita'), senza possibilita' di rifiuto da parte dello "Spoke",              
del paziente stabilizzato come se questi fosse ammesso attraverso il            
Pronto Soccorso. Sara' cura dello "Spoke" trovare il modo di                    
ricoverare il paziente (collaborazione degli Ospedali della rete);              
- in caso di emergenza, ed in assenza di alternative e se soprattutto           
possibile, l'Ospedale proponente il paziente acuto dovra' essere                
disponibile a ricoverare un altro paziente stabilizzato dell'"Hub"              
per il periodo necessario al trattamento del paziente piu' acuto                
(scambio di pazienti).                                                          
(Questa procedura richiedera' l'applicazione di un protocollo                   
comunicazionale, ratificato anche dalle Dirigenze della Regione e               
Aziendali, verso i parenti e pazienti ricoverati negli "Hub" in                 
merito alla possibilita' di trasferimento repentino di Ospedale per             
esigenze di ricovero di un paziente in condizioni di gravita' che               
richiedono cure non differibili);                                               
- quando possibile e in conformita' con i criteri chirurgici di                 
trasferimento (vedi Allegati A, B, C, D) si attueranno procedure di             
bypass verso altri "Hub" della regione.                                         
Per i pazienti provenienti dall'area dell'"Hub":                                
- creazione di posti letto dedicati di terapia subintensiva ad alta             
valenza riabilitativa come tappa intermedia necessaria per poter                
dimettere anticipatamente i pazienti dalla terapia intensiva quando             
si verifichino le seguenti condizioni:                                          
- cessata ventilazione artificiale                                              
- stabilita' emodinamica                                                        
- assenza di febbre con compromissione emodinamica                              
- assenza di necessita' di monitoraggio PIC.                                    
Non controindicano il trasferimento la presenza di:                             
- O2 terapia =on invasivo discontinuo                                           
- cannula tracheostomica in sede                                                
- presenza di infezione in atto senza compromissione dello stato                
generale                                                                        
- alimentazione artificiale;                                                    
- creazione di reparti per subacuti che possano accettare, a loro               
volta, i pazienti dalle aree intensive e subintensive senza                     
effettuare fenomeni di blocco di trasferimento con ripercussioni                
"paradosse" sulle capacita' di accettazione della Terapia Intensiva.            
GENETICA MEDICA                                                                 
Premessa                                                                        
In ambito regionale diverse strutture e servizi svolgono attivita'              
assistenziale nel settore della Genetica Medica sia a livello clinico           
che di laboratorio; grazie allo sviluppo di nuove tecnologie, negli             
anni piu' recenti le attivita' di queste strutture si sono                      
notevolmente ampliate anche sulla base di una crescente richiesta               
dalle varie specialita' mediche. Nel contempo sono maturate                     
esperienze e professionalita' nel campo delle malattie genetiche,               
senza che venissero stabilite priorita' e predeterminati criteri di             
relazione; conseguentemente, la situazione attuale presenta un                  
contesto scientifico-culturale ed assistenziale variegato di cui e'             
difficile definire contorni e linee di sviluppo. D'altra parte la               
concentrazione delle casistiche presso strutture ed operatori che               
garantiscano un adeguato volume di attivita' associato ad un costante           
aggiornamento delle conoscenze e delle tecnologie rappresenta una               
condizione necessaria per la garanzia della qualita' dell'assistenza            
e per la riduzione dei costi unitari di produzione.                             
Organizzazione dei Servizi di Genetica in Emilia-Romagna                        
L'adozione di una rete integrata per la programmazione dei Servizi di           
Genetica Medica ha rilevanti implicazioni di politica sanitaria in              
quanto sostituisce al concetto di competizione fra singole unita'               
produttive quello di cooperazione all'interno della rete secondo i              
diversi livelli di complessita' dell'intervento attribuito.                     
La struttura organizzativa delle funzioni di Genetica medica prevede            
l'adozione del modello Hub e spoke. L'attivita' dei Centri di                   
Genetica organizzati in base a questo modello e' riportata nelle                
Tabelle 1 e 2.                                                                  
Coordinamento regionale scientifico ed organizzativo                            
La realizzazione di un Coordinamento scientifico e organizzativo                
delle competenze di Genetica medica a livello regionale appare                  
indispensabile per rendere ottimali ed uniformi diagnosi, prevenzione           
e cura (intesa anche come riabilitazione) dei soggetti affetti da               
malattie genetiche e delle loro famiglie. Un nucleo regionale di                
coordinamento per le attivita' di Genetica Medica puo' consentire               
l'individuazione di criteri per la definizione di piani preventivi di           
attivita' al fine di una piu' razionale utilizzazione delle risorse e           
di una migliore offerta assistenziale.                                          
Le principali funzioni del nucleo di coordinamento sono:                        
- il supporto alla definizione dei livelli essenziali di assistenza             
in ambito genetico in accordo con il Piano sanitario nazionale e                
regionale;                                                                      
- il supporto alla definizione delle attivita' di genetica che, pur             
non sufficientemente validate per l'inserimento in tali livelli,                
presentano una validazione clinica avanzata con importanti ricadute             
assistenziali;                                                                  
- la identificazione delle competenze specifiche esistenti sul                  
territorio regionale sulla base del loro know-how ed esperienza                 
storica clinico-assistenziale e di ricerca, con offerta di percorsi             
diagnostico-assistenziali ottimali rendendo lineare ogni singolo                
percorso e/o processo organizzativo;                                            
- la utilizzazione coordinata delle risorse presenti in Regione con             
riduzione dei costi gestionali evitando duplicazioni;                           
- la individuazione di eventuali carenze e il conseguente sviluppo              
delle competenze mancanti;                                                      
- il coordinamento da un punto di vista tecnico-scientifico e la                
verifica dei risultati rispetto agli obiettivi indicati dalla                   
programmazione regionale;                                                       
- la garanzia della rispondenza dei percorsi clinico/diagnostici ai             
requisiti identificati anche a livello nazionale e internazionale per           
specifiche patologie genetica (diagnosi presintomatica, diagnosi ai             
minori);                                                                        
- il collegamento con i flussi informativi regionali, nazionali e               
internazionali esistenti;                                                       
- il supporto alla gestione delle relazioni con le altre Regioni e              
con il livello nazionale per i contenuti tecnico-scientifici;                   
- la programmazione nelle linee generali dell'aggiornamento                     
tecnico-scientifico in campo genetico.                                          
Viene inoltre previsto a livello periferico (Centro territoriale                
sovraziendale) un Comitato di Coordinamento scientifico-organizzativo           
con il compito di                                                               
- coordinare le funzioni operative sulla base delle indicazioni del             
livello regionale                                                               
- gestire il sistema informativo specifico                                      
- mantenere le relazioni tecnico-scientifiche con il livello                    
regionale                                                                       
- provvedere al piano provinciale di formazione degli operatori e di            
informazione-educazione sanitaria ai cittadini.                                 
Tipologia dei Servizi operanti nel settore della genetica                       
I Servizi operanti nel settore della genetica possono essere                    
suddivisi in Servizi Clinici di Genetica Medica (SGM) e Laboratori di           
Genetica Medica (LGM). Si identificano ulteriormente i Servizi ed i             
Laboratori dedicati alla Genetica Oncologica. La opportunita' di                
individuare in modo autonomo le strutture dedicate alla genetica                
oncologica deriva dalla identificazione di numerosi geni che                    
conferiscono suscettibilita' alla patologia tumorale (il 5-10% delle            
forme piu' comuni di tumori riconosce una trasmissione di tipo                  
mendeliano con elevati rischi per i consanguinei degli affetti), le             
conoscenze, sia teoriche che tecnologiche, in tale campo sono in                
rapido sviluppo e grande e' il numero di soggetti potenzialmente                
interessati.                                                                    
L'autonomia dei Servizi Clinici di Genetica Medica (SCGM) e' ormai              
imprescindibile, per l'alta specialita' raggiunta e per la                      
complessita' della materia; il personale che opera nel loro interno             
deve essere adeguatamente formato (specializzato) e dedicato.                   
I laboratori di Genetica Medica (LGM) erogano prestazioni                       
specialistiche di III livello (circolare RER n. 4 22/7/1997). In base           
al modello organizzativo proposto il loro numero e la loro ubicazione           
andranno stabiliti tenendo conto delle caratteristiche della                    
popolazione interessata (bacino di utenza). Date le caratteristiche             
di rete del modello prescelto, la realizzazione di un network                   
informatico di comunicazione tra laboratori e servizi di genetica               
medica appare necessaria ed imprescindibile.Per quanto riguarda i               
laboratori di immunogenetica si rimanda al piano sanitario per le               
attivita' di trapianto.                                                         
Attivita' di Genetica medica                                                    
Le attivita' di Genetica medica comprendono i Servizi Clinici di                
Genetica medica (SCGM), i Laboratori di Genetica medica (LGM) e la              
Genetica epidemiologica.                                                        
I Servizi Clinici di Genetica medica (SCGM) si rivolgono ad individui           
o a famiglie che sono affetti, o a rischio di essere affetti, da                
malattie potenzialmente ereditarie assicurando una diagnosi genetica            
accurata e una consulenza genetica per appropriate (informate) scelte           
riproduttive e/o di vita. Svolgono pertanto un ruolo rilevante nella            
sorveglianza e nella prevenzione delle malattie ereditarie nella                
popolazione. Il bacino di utenza degli SCGM non dovrebbe essere                 
significativamente inferiore a un milione di abitanti.                          
La loro attivita' puo' essere suddivisa in attivita' orientata ai               
singoli comprendente:                                                           
- diagnosi, consulenza genetica, management e follow up degli affetti           
da malattie genetiche;                                                          
- diagnosi, consulenza genetica, management e follow up delle                   
famiglie/persone a rischio di essere affette da malattie genetiche.             
La attivazione del Servizio di consulenza e' regolata a seconda del             
tipo di patologia in base a protocolli stabiliti a livello regionale;           
a tali protocolli e' demandata anche la necessita' per i Servizi                
Assistenziali di attivare specifiche consulenze o di seguire linee              
guida predeterminate, dando solamente informazione al Servizio di               
Genetica Medica competente nell'area.                                           
L'attivita' orientata alla popolazione include:                                 
- screening di popolazioni selezionate per specifiche patologie                 
(esempio talassemia)                                                            
- elaborazione di linee guida/protocolli per specifiche patologie e             
l'uso appropriato dei servizi                                                   
- aggiornamento di medici/specialisti in altre discipline ai fini               
della appropriata richiesta delle prestazioni di genetica                       
- sviluppo di programmi di educazione sanitaria alla popolazione su             
tematiche di interesse genetico                                                 
- supporto alla programmazione sanitaria.                                       
I Laboratori di Genetica medica                                                 
I Laboratori di Genetica medica (LGM) sono laboratori specializzati             
riconosciuti a livello legislativo (DPCM del 10/2/1984 e DPR                    
14/1/1997) competenti a svolgere indagini specifiche ad elevato                 
contenuto tecnologico e professionale per l'identificazione delle               
malattie su base genetica. Per la complessita' tecnologica, l'alta              
professionalita' richiesta e le ricadute sul piano psicologico,                 
sociale ed etico i test genetici sono riconosciuti come prestazioni             
specialistiche di III livello.                                                  
Le complesse problematiche psicologiche e sociali correlate ai test             
genetici sollecitano particolare cautela e adeguate procedure sia               
nella loro offerta che nella comunicazione dei risultati. Pertanto la           
consulenza genetica rappresenta una parte integrante del percorso               
diagnostico dei test genetici sia in epoca prenatale che postnatale e           
l'introduzione degli esami/screening genetici deve essere subordinata           
alla dimostrazione della loro validita' e utilita' clinica.                     
La attivazione per ogni tipo di patologia della consulenza genetica e           
della relativa diagnostica di laboratorio e' regolata in base a                 
protocolli stabiliti a livello regionale; a tali protocolli e'                  
demandata anche la necessita' per le strutture assistenziali della              
regione di attivare nel singolo caso specifiche consulenze genetiche            
I Laboratori di Genetica medica si configurano come Unita'                      
funzionali, specificamente riconosciute dalla Regione Emilia Romagna,           
coordinate tra loro e funzionalmente correlate ai SCGM nell'ambito di           
una rete integrata regionale.                                                   
La loro suddivisione, basata sulla tipologia delle metodiche                    
impiegate o sulla patologia esaminata, prevede: Laboratori di                   
Citogenetica, Laboratori di Genetica molecolare e Laboratori di                 
Immunogenetica aventi valenza infraregionale o regionale. Altri                 
Laboratori specialistici di Genetica medica, come quelli delle                  
Malattie congenite del metabolismo, degli Screening neonatali                   
(definiti dalla legge), delle Talassemie e delle Emoglobinopatie,               
etc., prevedono un bacino di utenza sovraregionale e/o nazionale per            
cui la loro programmazione deve essere coordinata con quella                    
nazionale.                                                                      
I Laboratori di Citogenetica effettuano indagini diagnostiche volte             
all'identificazione delle anomalie cromosomiche costituzionali                  
(citogenetica costituzionale), acquisite (citogenetica acquisita) e             
allo studio delle anomalie cromosomiche indotte e delle sindromi da             
instabilita' cromosomica (mutagenesi citogenetica).                             
La necessita' di eseguire un certo numero di esami per acquisire e              
mantenere adeguata esperienza e competenza oltre a ragioni di                   
razionale utilizzo delle risorse, indicano che il bacino di utenza              
dei Laboratori di Citogenetica deve essere compreso tra 500.000 e               
1.000.000 di abitanti.                                                          
I Laboratori di Genetica molecolare svolgono indagini sul DNA per               
confermare o stabilire la diagnosi nei pazienti, per individuare le             
mutazioni geniche nei soggetti portatori o pre-sintomatici; sono                
configurati come laboratori specializzati ad organizzazione autonoma            
e a funzione multizonale con bacino di utenza per patologia non                 
inferiore a 3.000.000 di abitanti. Per alcune patologie il cui bacino           
di utenza deve essere interregionale o nazionale e' auspicabile che             
la programmazione regionale avvenga in coerenza con quella nazionale.           
L'attivita' dei laboratori di immunogenetica e' descritta nel piano             
delle attivita' di trapianto.                                                   
Le procedure di accreditamento sono requisito indispensabile per il             
riconoscimento del laboratorio e per l'inserimento nella rete                   
regionale hub and spoke                                                         
Genetica Epidemiologica                                                         
L'epidemiologia delle malattie genetiche (rientranti nell'ambito                
delle malattie rare), delle malformazioni congenite e dei tumori                
ereditari e' strettamente legata alla genetica clinica e                        
all'attivita' dei laboratori specialistici. E' attuata con la                   
collaborazione di figure professionali competenti in genetica di                
popolazione, in statistica e in informatica.                                    
Questo settore e' collegato alla gestione di registri regionali e/o             
nazionali delle malattie genetiche e delle malformazioni congenite, e           
fornisce dati sulla prevalenza delle patologie nella popolazione di             
riferimento, elementi utili alla pianificazione sanitaria e alla                
valutazione dell'efficacia di programmi sanitari che usano test                 
genetici.                                                                       
Localizzazione regionale delle strutture di riferimento per la rete             
integrata dei servizi di genetica medica                                        
Le strutture di riferimento per la rete integrata dei Servizi di                
Genetica Medica vengono indicate in una prima fase organizzativa, in            
base a:                                                                         
1) ricognizione dell'esistente (Strutture gia' operanti nel settore             
con Specialisti dedicati)                                                       
2) riconoscimento della necessita' di prevedere la concentrazione               
delle casistiche presso un numero limitato di strutture ed operatori            
per garantire un adeguato volume di attivita' associato ad un                   
costante aggiornamento delle conoscenze e delle tecnologie come                 
condizione necessaria per la garanzia della qualita' dell'assistenza            
e per la riduzione dei costi unitari di produzione (bacino di                   
utenza).                                                                        
La rete regionale dei Servizi di Genetica medica e' articolata in               
Centri funzionali interaziendali, ciascuno dei quali deve prevedere             
l'utilizzo integrato dell'insieme delle strutture disponibili in                
campo genetico, sia clinico che di laboratorio, nel proprio bacino di           
riferimento. La rete interaziendale dei Servizi dovra' assicurare,              
nell'area interessata, l'intera offerta di prestazioni riconducibili            
al percorso assistenziale della patologia genetica con l'obiettivo              
del progressivo miglioramento della qualita', dell'efficacia e della            
economicita' del risultato.                                                     
Di seguito si riporta una proposta di identificazione dei centri Hub            
e Spoke. Il gruppo di lavoro promuovera' nei tempi di attuazione del            
piano sanitario, in accordo l'Assessorato regionale, le iniziative              
necessarie per la definizione dei protocolli che dovranno regolare i            
rapporti all'interno della rete cosi' definita.                                 
Servizi di Genetica medica                                                      
Servizi clinici di Genetica medica                                              
Si fa qui riferimento ai Servizi clinici di Genetica medica con                 
competenze di tipo generale, escludendo pertanto i Servizi di                   
Genetica oncologica e gli eventuali Centri di riferimento per singola           
malattia genetica ("Single disease Clinic").                                    
I presupposti per l'individuazione dei Centri sono basati sulla                 
ricognizione dell'esistente e sull'opportunita' di identificare                 
bacini di utenza adeguati a garantire un numero elevato di                      
prestazioni onde ottimizzare il rapporto costo- efficacia e mantenere           
la competenza clinica nell'ambito di patologie singolarmente rare.              
Nella regione Emilia-Romagna e' quindi identificato un solo Centro di           
riferimento regionale (HUB) ubicato nell'Azienda Ospedaliera di                 
Ferrara.                                                                        
Sono inoltre previsti i seguenti cinque spoke, tre dei quali gia'               
identificati come tali nell'allegato al Piano Sanitario Regionale               
1999-2001 "Reti integrate dei servizi secondo il modello Hub &                  
Spoke":                                                                         
- Azienda Ospedaliera di Modena (gia' esistente)                                
- Azienda Unita' Sanitaria locale di Imola (gia' esistente)                     
- Azienda Ospedaliera di Bologna (gia' avviato)                                 
- Azienda Ospedaliera di Parma (da costituirsi)                                 
- Azienda Unita' Sanitaria locale di Rimini (da costituirsi).                   
Nel rispetto dei presupposti su cui e' basata la individuazione dei             
Servizi clinici di Genetica medica e' da prevedersi l'integrazione              
operativo-funzionale tra i due centri individuati in provincia di               
Bologna.                                                                        
Tenendo conto dell'attivita' in comune con gli spoke svolta dal                 
Centro regionale di riferimento, il bacino di utenza medio degli                
spoke e' di 800.000 abitanti (range da 450.000 a 1.100.000 a seconda            
delle caratteristiche demografiche delle aree di riferimento).                  
Nel rispetto dei Centri individuati e' stato delineato il possibile             
assetto organizzativo dei bacini di utenza, rappresentato nella                 
figura sottostante.                                                             
Laboratori di Citogenetica                                                      
I Laboratori di Citogenetica qui considerati sono quelli che                    
effettuano indagini diagnostiche volte alla identificazione delle               
anomalie cromosomiche costituzionali, con esclusione della attivita'            
di Citogenetica oncologica e di mutagenesi.                                     
Sono stati identificati nelle sedi dell'Azienda Ospedaliera di Reggio           
Emilia e dell'Azienda Unita' sanitaria locale di Imola i due                    
Laboratori di riferimento regionale (HUB) con bacino di utenza medio            
per le funzioni specifiche attorno ai 2.000.000 di abitanti.                    
Sono inoltre previsti i seguenti cinque Spoke, di cui quello di                 
Ferrara era gia' identificato nell'allegato al Piano sanitario                  
regionale 1999/2001 "Reti integrate dei servizi secondo il modello              
Hub & Spoke":                                                                   
- Azienda Ospedaliera di Modena (gia' esistente)                                
- Azienda Ospedaliera di Ferrara (gia' esistente)                               
- Azienda Ospedaliera Sant'Orsola-Malpighi di Bologna (gia'                     
esistente)                                                                      
- Area di Piacenza-Parma (da costituirsi)                                       
- Area di Cesena-Forli'-Rimini (da definirsi tra i Laboratori                   
esistenti nel rispetto dei criteri dell'accreditamento).                        
Considerando anche l'attivita' in comune con gli spoke svolta dai               
Centri regionali di riferimento, il bacino di utenza medio degli                
spoke di citogenetica e' di 570.000 abitanti (range da 450.000 a                
780.000 in base alle caratteristiche demografiche delle aree di                 
riferimento).                                                                   
In considerazione dei Centri individuati e' stato delineato il                  
possibile assetto organizzativo dei bacini di utenza, presentato                
nella figura sottostante.Le funzioni dei Laboratori di Citogenetica             
secondo il modello "hub & spoke" sono presentate nella tabella in               
allegato.                                                                       
Laboratori di Genetica Molecolare Si fa qui riferimento ai Laboratori           
di Genetica molecolare con competenze di tipo generale, con                     
l'esclusione dei Laboratori di Genetica molecolare oncologica.                  
Non sono previsti Centri territoriali sovra-aziendali (Spoke), bensi'           
Attivita' di Genetica molecolare di primo livello localizzate nei               
Laboratori centralizzati dei grandi Ospedali. Infatti l'introduzione            
di metodi rapidi di screening per mutazioni puntiformi di diversi               
geni fa si' che alcuni Laboratori centralizzati di rilevanti                    
dimensioni siano in grado di effettuare analisi di primo livello per            
le mutazioni piu' frequenti di alcune patologie genetiche ad elevata            
prevalenza (ad esempio emocromatosi, fibrosi cistica, talassemia).              
Per analisi di Genetica molecolare di primo livello si intendono                
quelle finalizzate alla ricerca di mutazioni geniche gia' note con              
sistemi semplici (kit commerciali). Pertanto l'attivita' di primo               
livello non comprende le indagini su mutazioni complesse ne' la                 
sequenza completa del gene in esame.                                            
Per analisi di Genetica molecolare di secondo livello si intendono              
quelle finalizzate all'analisi completa di un gene alla ricerca di              
mutazioni causative e/o polimorfismi associati, all'analisi di                  
linkage e di co-segregazione.                                                   
Per le analisi di primo livello l'investimento economico in termini             
di strumenti e di personale e' estremamente contenuto trattandosi di            
metodiche semplici di facile apprendimento e realizzazione.                     
Viceversa, per le analisi di secondo livello gli investimenti in                
strumenti e in personale specializzato e dedicato sono molto maggiori           
se si vogliono realizzare Laboratori competitivi ad alta                        
produttivita'. Infatti la caratteristica fondamentale di questi                 
Laboratori e' l'elevato grado di automazione e robotizzazione che               
permette un controllo su tutte le fasi della procedura di sequenza e,           
al contempo, una notevole rapidita' e tempestivita' di risposta su un           
numero elevato di campioni biologici.                                           
L'attivazione e la validazione delle attivita' di Genetica molecolare           
di primo livello dovrebbero essere coordinate dall'HUB di riferimento           
specifico per le diverse patologie o, in mancanza, dal Coordinamento            
degli HUB regionali. Ovviamente per tutto cio' che riguarda gli                 
approfondimenti diagnostico-molecolari l'attivita' di primo livello             
deve fare riferimento ai Centri regionali con specifica competenza              
nella patologia in questione.                                                   
Inoltre i dati ottenuti dalle attivita' di primo livello dovrebbero             
confluire in un archivio specializzato per le valutazioni                       
epidemiologiche e di sanita' pubblica.                                          
Nei Laboratori di riferimento regionale dovrebbe realizzarsi anche              
l'attivita' di addestramento del personale tecnico e la validazione             
di nuove procedure connesse all'introduzione di strumentazione                  
avanzata (ad esempio microchips).                                               
Nella tabella in allegato sono elencati i settori di patologia gia'             
di competenza dei tre HUB regionali di Genetica molecolare. In                  
relazione allo sviluppo delle conoscenze, l'elenco di patologie e le            
attivita' pre-post-natale potranno subire modifiche ed aggiornamenti.           
Servizi di Genetica Oncologica                                                  
Servizi clinici di Genetica oncologica                                          
Analogamente ai Servizi clinici di Genetica medica con competenze di            
tipo generale, i presupposti per l'identificazione dei centri di                
riferimento per la Genetica oncologica sono basati sulla                        
valorizzazione dell'esistente e sulla necessita' di individuare                 
bacini di utenza sufficientemente ampi per garantire il mantenimento            
della competenza clinica e un rapporto costo-efficacia positivo.                
Nella regione Emilia-Romagna e' stato individuato un Centro di                  
riferimento regionale (HUB) per i Laboratori di Genetica molecolare             
Oncologica, ubicato presso l'Azienda Ospedaliera di Modena.                     
Sono inoltre previsti i seguenti quattro Spoke, di cui quello di                
Ferrara era gia' identificato nell'allegato al Piano Sanitario                  
Regionale 1999-2001 "Reti integrate dei servizi secondo il modello              
Hub & Spoke":                                                                   
- Azienda Ospedaliera di Parma (gia' esistente)                                 
- Azienda Ospedaliera di Bologna (gia' avviato)                                 
- Azienda Ospedaliera di Ferrara (gia' esistente)                               
- Area Unita' sanitaria locale di Forli' (gia' esistente).                      
Tenendo conto dell'attivita' in comune con gli spoke svolta dal                 
Centro regionale di riferimento, il bacino di utenza medio degli                
spoke e' di 800.000 abitanti (range da 600.000 a 1.000.000 a seconda            
delle caratteristiche demografiche delle aree di riferimento).                  
Nel rispetto dei Centri individuati e' stato delineato il possibile             
assetto organizzativo dei bacini di utenza, presentato nella figura             
sottostante.                                                                    
Laboratori di Genetica Molecolare Oncologica                                    
Nella regione Emilia-Romagna e' stato individuato un Centro di                  
riferimento regionale (HUB) per i Laboratori di Genetica molecolare             
Oncologica, ubicato presso l'Azienda Ospedaliera di Modena.                     
Sono inoltre previsti i seguenti tre Spoke:                                     
- Azienda Ospedaliera di Parma (gia' esistente)                                 
- Azienda Ospedaliera di Bologna (gia' avviato)                                 
- Area Unita' sanitaria locale di Forli' (gia' esistente).                      
 Tenendo conto dell'attivita' in comune con gli spoke svolta dal                
Centro regionale di riferimento, il bacino di utenza medio degli                
spoke e' di circa 1.000.000 abitanti.                                           
Attualmente questi centri si occupano della genetica molecolare dei             
tumori della mammella e dei tumori del colon-retto. Altre patologie             
neoplastiche geneticamente determinate potrebbero essere prese in               
considerazione in rapporto allo sviluppo delle conoscenze e /o alla             
presenza nella regione di competenze gia' esistenti o che si andranno           
configurando nel breve periodo.                                                 
Coordinamento regionale                                                         
essenziale prevedere un coordinamento regionale dei Servizi di                  
Genetica medica che si impegni prioritariamente nei seguenti compiti:           
- precisare un disegno dettagliato delle strutture di riferimento               
regionale;                                                                      
- progettare una rete informatica con la costituzione di registri               
unici su base regionale;                                                        
- definire protocolli tecnici per le attivita' svolte e i percorsi              
diagnostico-assistenziali per i pazienti.                                       
RIABILITAZIONE                                                                  
Premessa                                                                        
Il Piano sanitario nazionale definisce la riabilitazione come ".. un            
terreno elettivo per gli approcci multidimensionali,                            
plurispecialistici e per l'integrazione dei diversi interventi, da              
realizzare valorizzando la continuita' terapeutica in modo da                   
iniziare la riabilitazione in fase precoce, facilitare il recupero di           
competenze funzionali e lo sviluppo di competenze sostitutive, e da             
porre in essere soluzioni efficaci per garantire l'autonomia                    
possibile, con particolare attenzione all'area dell'eta' evolutiva,             
degli anziani e dei neurolesi post traumatici.".                                
Secondo quanto indicato nel PSN e coerentemente con i contenuti delle           
"Linee guida del Ministro della sanita' per le attivita' di                     
riabilitazione" del 7 maggio 1998, obiettivi del Piano sanitario                
regionale sono:                                                                 
- garantire il soddisfacimento dei bisogni riabilitativi a maggior              
rilievo sanitario sull'intero territorio regionale, in continuita'              
assistenziale con il momento acuto delle malattie che determinano le            
menomazioni e le disabilita';                                                   
- ottimizzare l'utilizzo delle risorse anche attraverso una                     
diversificazione dei livelli di assistenza rapportata alla tipologia            
del bisogno;                                                                    
- ricondurre ad omogeneita' organizzativa ed erogativa le varie                 
strutture che forniscono interventi sanitari di riabilitazione                  
nell'ambito del territorio regionale;                                           
- fornire indirizzi per la organizzazione della rete dei servizi                
socio-sanitari per la riabilitazione ed i criteri generali per gli              
interventi di assistenza riabilitativa all'interno dei livelli                  
uniformi di assistenza previsti dal PSN, adottando come riferimento             
guida un modello di percorso integrato socio-sanitario.                         
Tale percorso implica la stretta connessione fra programmi                      
d'intervento sanitario di riabilitazione, finalizzati a trasformare             
tutte le risorse potenziali dell'individuo colpito da patologie                 
disabilitanti in abilita' funzionali, ed interventi di riabilitazione           
sociale orientati a sviluppare e rendere disponibili risorse e                  
potenzialita' ambientali al progetto riabilitativo.                             
Dati epidemiologici                                                             
I dati epidemiologici relativi alla prevalenza della disabilita' in             
tutti i paesi industrializzati riportano in modo omogeneo che una               
quota variabile dal 12% al 14% dei cittadini non istituzionalizzati             
presenta una limitazione nelle attivita' funzionali.                            
Nell'ambito regionale il bisogno piu' urgente e di maggior rilievo              
qualitativo nell'ambito della Riabilitazione e' rappresentato dalle             
menomazioni e disabilita' immediatamente derivanti dalla patologia              
acuta, che trovano una prima adeguata risposta nelle strutture                  
sanitarie ospedaliere. In particolare per le lesioni midollari e'               
stata ritenuta attendibile una previsione di 80-100 nuovi casi/anno             
(pari a 20-25 per milione di abitanti/anno).                                    
Relativamente alle gravi cerebrolesioni acquisite, riferite ai gravi            
traumatismi cranio-encefalici, agli esiti di comi post-anossici e ad            
altre gravi cerebrolesioni non traumatiche caratterizzate da periodi            
di coma di regola superiori alle 6-8 ore, la stima dei nuovi casi               
attesi in regione e' di 80-100 pazienti/anno.                                   
Per quanto riguarda l'Unita' per le Gravi Disabilita' in Eta'                   
Evolutiva (UDGE), il fabbisogno di posti letto discende dalla                   
necessita' di Chirurgia funzionale per correzione delle deformita'              
disabilitanti dell'apparato locomotore come la paralisi cerebrale               
infantile (incidenza pari a 0,5 per mille nati vivi), la spina bifida           
(incidenza pari a 0,4 per mille nati vivi), le malattie                         
neuromuscolari (incidenza pari a 0,3 per mille nati vivi).                      
Livelli di attivita'                                                            
Gli interventi sanitari di riabilitazione vanno distinti in tre                 
diversi livelli in relazione alla complessita' ed intensita' definite           
dal progetto riabilitativo individuale:                                         
- attivita' di riabilitazione estensiva, o di I livello,                        
caratterizzata da interventi di moderato ma protratto impegno                   
terapeutico a fronte di un maggiore intervento assistenziale, quali             
quelle dirette alla prevenzione di aggravamenti possibili in disabili           
stabilizzati, quelle dirette a soggetti con disabilita' a lento                 
recupero e/o che non possono utilmente giovarsi o sopportare un                 
trattamento intensivo o affetti da disabilita' croniche evolutive.              
Gli interventi di riabilitazione estensiva sono rivolti anche al                
trattamento di disabilita' motorie transitorie e/o minimali che                 
richiedono un semplice e breve programma terapeutico-riabilitativo              
attuabile attraverso le prestazioni previste dal DM 22/7/1996                   
"Prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale erogabili                
nell'ambito del Servizio sanitario nazionale e relative tariffe" e              
successive modificazioni ed integrazioni.                                       
Questo livello di assistenza non fa riferimento al modello hub and              
spoke, ma rientra nelle attivita' sanitarie erogate a livello                   
distrettuale o nell'ambito dell'autosufficienza aziendale;                      
l'assistenza viene tuttavia erogata secondo linee guida unificate,              
definite a livello regionale e coerenti con l'insieme delle attivita'           
hub and spoke; qualora necessario viene utilizzato l'outreach dei               
professionisti attivi all'interno del sistema hub and spoke;                    
- attivita' di riabilitazione intensiva di II livello, di tipo                  
"spoke" dirette al recupero di disabilita' importanti e modificabili,           
che richiedono un elevato impegno terapeutico distribuito nell'arco             
dell'intera giornata e riferibile ad almeno tre ore giornaliere di              
terapia specifica da parte di personale tecnico sanitario della                 
riabilitazione per almeno cinque giorni alla settimana con un                   
trattamento individuale di almeno due ore giornaliere adeguatamente             
distribuite nell'arco della giornata;                                           
- attivita' di riabilitazione intensiva di III livello, o di Alta               
Specialita', o di tipo "hub" che richiedono, oltre all'impegno                  
terapeutico proprio del II livello, particolare impegno di                      
qualificazione, mezzi, attrezzature e personale adeguatamente e/o               
specificatamente formato nonche' quelle connesse con forme di                   
patologia rara per il cui trattamento si richiede l'acquisizione di             
una adeguata esperienza, l'utilizzo di attrezzature particolarmente             
complesse o di avanzata tecnologia e l'integrazione con altre branche           
altamente specialistiche.                                                       
Necessita' di posti letto in ambito regionale                                   
Gli 80-100 nuovi casi/anno di lesioni midollari attesi, considerando            
una durata media del ricovero pari a 90-120 giorni, esprimono un                
fabbisogno di 20 posti letto in Unita' Spinale, per garantire                   
l'immediata presa in carico dei pazienti.                                       
Per le cerebrolesioni gravi, considerando una durata media di                   
ricovero riabilitativo pari a 90-100 giorni, il bisogno si attesta su           
20 posti letto, a cui va aggiunto un fabbisogno di 5 posti letto per            
la prosecuzione di interventi riabilitativi in pazienti con                     
disabilita' persistenti gravi e complesse che presentano indicazione            
a trattamento riabilitativo intensivo in presidi di Alta Specialita'.           
In sintesi, il fabbisogno complessivo per il trattamento delle gravi            
cerebrolesioni acquisite e' individuabile in 25 posti letto.                    
Il fabbisogno di posti letto per l'Unita' per le Gravi Disabilita' in           
Eta' Evolutiva (UDGE) nella regione Emilia-Romagna, discende dalle              
necessita' della Chirurgia funzionale che tratta la correzione delle            
deformita' disabilitanti dell'apparato locomotore per paralisi                  
cerebrale infantile, spina bifida e malattie neuromuscolari, e'                 
valutabile complessivamente in 10 posti letto in camere singole,                
attrezzate per accogliere anche uno dei genitori.                               
Sulla base delle precedenti considerazione la necessita' di posti               
letto in ambito regionale puo' essere cosi' stimata:                            
- posti letto di riabilitazione estensiva o di I livello:                       
indicativamente 0,13 posti letto per mille abitanti, da ricomprendere           
nello 0,7-1 posti letto per mille abitanti destinato alla                       
lungodegenza post-acuzie e riabilitazione estensiva (codice 60) di              
cui alla delibera di Giunta 1455/97;                                            
- posti letto di riabilitazione intensiva di II livello (codice 56):            
indicativamente 0,10 posti letto per mille abitanti, da ricomprendere           
nel numero dei 4 posti letto per mille abitanti per acuti individuati           
dalla delibera di Giunta 1455/97;                                               
- posti letto di Alta Specialita': Unita' Spinale Unipolare (codice             
28), 20 posti letto; Unita' Gravi Cerebrolesioni (codice 75), 25                
posti letto; Unita' per le Gravi Disabilita' in Eta' Evolutiva, 10              
posti letto.                                                                    
Descrizione e localizzazione delle attivita' che si riferiscono al              
modello hub and spoke                                                           
Attivita' spoke                                                                 
Le Unita' Operative di Riabilitazione Intensiva di II livello (spoke)           
sono situate presso presidi ospedalieri nei quali sia costituita una            
specifica unita' operativa in grado di garantire la presa in carico             
multicomprensiva di individui di tutte le eta' nel recupero                     
funzionale di menomazioni e disabilita' recuperabili, il cui                    
trattamento e' indifferibile al fine di rispettare i criteri di                 
garanzia di continuita' terapetica con il momento acuto della                   
patologia disabilitante, di alto rischio di sviluppo menomazioni e              
disabilita' secondarie, nonche' di riduzione o di perdita del                   
potenziale di recupero.                                                         
Esse rappresentano centri di eccellenza nei quali viene concentrata             
la produzione dell'assistenza di maggiore complessita' dirette al               
recupero funzionale di:                                                         
- menomazioni e disabilita' recuperabili di natura e gravita' tali da           
rendere necessaria una tutela medica ed interventi di nursing ad                
elevata specificita' nonche' interventi valutativi e terapeutici                
intensivi non erogabili in altra forma;                                         
- menomazioni e disabilita' complesse che necessitano di una                    
competenza medica specialistica fisiatrica ed in grado di avvalersi             
di programmi di riabilitazione intensiva e/o richiedano la                      
possibilita' di interazioni con altre discipline specialistiche;                
- presenza di disabilita' tale da non poter essere trattata con                 
modalita' alternative al ricovero.                                              
Le Unita' Riabilitative devono inoltre essere strettamente                      
raccordate, sulla base di precisi accordi inseriti in appositi                  
protocolli, con le Unita' Operative per acuti, al fine di garantire             
l'intervento delle competenze riabilitative fin dalle prime ore                 
dall'insorgenza dell'evento patologico all'origine della disabilita',           
nonche' una tempestiva presa in carico del paziente non appena                  
dimissibile dall'area funzionale della degenza presso l'Unita'                  
operativa per acuti.                                                            
Devono inoltre essere raccordate da un lato con i Presidi di Alta               
Specialita' Riabilitativa e dall'altro con i servizi e le attivita'             
di primo livello (rispetto ai quali sono gerarchicamente superiori)             
garantendo la coerente continuita' del progetto, nonche' la                     
continuita' e l'omogeneita' dei programmi riabilitativi di                      
competenza.                                                                     
Deve essere sottolineato come il fabbisogno di Unita' di                        
Riabilitazione Intensiva di II livello va definito sulla base delle             
caratteristiche demografiche del territorio, evitando di realizzare             
una rete di "microunita'" operative dotate di pochi posti letto e in            
grado di accogliere un limitato numero di pazienti.                             
L'accesso a tali Unita' avviene attraverso la rete ospedaliera                  
regionale.                                                                      
Attivita' hub                                                                   
Le Alte Specialita' Riabilitative (hub) da individuare nell'ambito              
regionale sono:                                                                 
A) per il trattamento degli esiti delle gravi mielolesioni: l'Unita'            
Spinale Unipolare (USU);                                                        
B) per il trattamento dei gravi traumatizzati cranio-encefalici e di            
altre gravi cerebrolesioni acquisite: l' Unita' per le Gravi                    
Cerebrolesioni (UGC);                                                           
C) per il trattamento delle gravi disabilita' in eta' evolutiva:                
l'Unita' per le Gravi Disabilita' in Eta' Evolutiva (UDGE).                     
Le Alte Specialita' costituiscono centri a valenza sovraziendale e/o            
regionali e sono strettamente integrati funzionalmente con la rete              
complessiva dei servizi sanitari di riabilitazione di II e I livello            
con i quali dovranno raccordarsi per seguire il disabile nel proprio            
territorio di vita garantendo il completamento del percorso                     
riabilitativo secondo programmi ben definiti e vincolanti.                      
Ogni singola struttura di alta specialita' riabilitativa, sotto                 
l'aspetto organizzativo, costituisce una Unita' Operativa di                    
riabilitazione con funzioni proprie, strutturalmente distinta e                 
spazialmente separata, con autonomia operativa per le specifiche                
competenze clinico-assistenziali ed autonomia gestionale per le                 
risorse eventualmente assegnate, e che utilizza le risorse                      
professionali, strumentali ed edilizie presenti nella struttura nella           
quale e' inserita attraverso un'organizzazione interdisciplinare che            
soddisfi le differenti necessita' cliniche, terapeutico riabilitative           
e psicologico-sociali espresse dalle persone disabili.                          
L'Unita' Spinale Unipolare garantisce l'unitarieta' dell'intervento             
riabilitativo, inteso come concetto spaziale ("tutto fatto nel                  
medesimo posto") e temporale ("tutto fatto all'interno di un progetto           
le cui valenze hanno carattere di contemporaneita' e di                         
progressione"), rispetto alle esigenze del soggetto disabile nella              
globalita' fisica, psichica, affettiva, emozionale, relazionale e               
sociale della sua persona; segue l'evoluzione del paziente attraverso           
la predisposizione e la realizzazione di un adeguato progetto                   
riabilitativo individuale e diversi programmi terapeutici,                      
garantendone la continuita' nei diversi momenti nei quali si                    
realizzano le azioni previste, mantenendo tale responsabilita' anche            
nella post-dimissione.                                                          
L'Unita' Spinale Unipolare e' una Unita' Operativa di Riabilitazione            
con funzioni proprie, strutturalmente distinta e spazialmente                   
separata, con autonomia operativa per le specifiche competenze                  
clinico-assistenziali ed autonomia gestionale per le risorse                    
eventualmente assegnate, e che utilizza le risorse professionali,               
strumentali ed edilizie presenti nella struttura nella quale e'                 
inserita attraverso un'organizzazione interdisciplinare che soddisfi            
le differenti necessita' cliniche, terapeutico-riabilitative e                  
psicologico-sociali delle persone affette da lesione midollare,                 
sospetta od accertata.                                                          
All'interno dell'Unita' Spinale Unipolare devono essere compresi                
diversi livelli assistenziali (degenza ordinaria, day-hospital,                 
attivita' ambulatoriali, ecc.) con il compito di assicurare                     
l'integrazione anche con i servizi territoriali, coordinando                    
interventi di competenza sanitaria ospedaliera ed extraospedaliera,             
che, organizzati secondo i principi della multiprofessionalita', dal            
momento dell'insorgenza della lesione, attraverso un percorso                   
assistenziale personalizzato ed interventi di diagnosi, cura,                   
riabilitazione intensiva ed estensiva e di reinserimento sociale,               
perseguono l'ottimizzazione delle potenzialita' residue del                     
mieloleso.                                                                      
L'Unita' Spinale Unipolare e' collocata nel contesto di un SIAT                 
(Sistema Integrato di Assistenza per i pazienti Traumatizzati) di III           
livello presso un'Azienda Sanitaria sede di hub presso cui viene                
accolto e ricoverato il paziente nel minor tempo possibile dalla                
lesione midollare o sospetta tale, di qualsiasi natura ed origine.              
L'Unita' Spinale Unipolare deve avvalersi in forma organizzata delle            
competenze presenti nei dipartimenti di emergenza urgenza integrate             
da urologia e urodinamica, chirurgia plastica, psicologia clinica,              
ginecologia, andrologia, nutrizione clinica, neurofisiopatologia,               
pneumologia e diagnostica per immagini incluse TAC ed RMN; in                   
particolare l'attivita' medica dovra' essere obbligatoriamente                  
integrata dall'accesso programmato delle seguenti specialita':                  
ortopedia, neurotraumatologia e/o neurochirurgia,                               
neurofisiopatologia, chirurgia plastica.                                        
Sono inoltre presenti sul territorio regionale 2 Centri                         
Monospecialistici (Villanova d'Arda dell'Azienda USL di Piacenza e              
Montecatone dell'Azienda USL di Imola) che gia' trattano                        
prevalentemente mielolesioni e garantiscono il rispetto del principio           
di integrazione clinico-assistenziale dell'intervento riabilitativo             
attraverso l'integrazione di competenze, professionalita' e risorse             
disponibili in diverse Aziende Sanitarie e Ospedaliere regionali                
tramite l'adozione di percorsi e protocolli del modello organizzativo           
"a rete". A tali Centri va attualmente riconosciuta per la casistica            
trattata e per il modello organizzativo adottato pari dignita' delle            
Alte Specialita' neuroriabilitative; nel corso di attuazione del                
piano sara' valutato se tali strutture dovranno essere trasferite               
all'interno di presidi ospedalieri plurispecialistici o accorpate ad            
essi. Per soddisfare le necessita' regionali vengono attualmente                
computati 15 posti letto per la struttura di Montecatone e 10 posti             
per Villanova d'Arda.                                                           
L'Unita' per la riabilitazione delle Gravi Cerebrolesioni (UGC) e'              
deputata alla presa in carico dei pazienti affetti da gravi                     
traumatismi cranioencefalici ed altre gravi cerebrolesioni acquisite            
come i comi post-anossici, gravi emorragie secondarie a malformazioni           
vascolari, caratterizzati nella loro evoluzione clinica da un periodo           
di coma piu' o meno protratto e dal coesistere di gravi menomazioni             
fisiche, cognitive e comportamentali, che determinano disabilita'               
multiple e complesse. Sono pertanto esclusi gli esiti di stroke                 
ischemici e di cerebropatie degenerative.                                       
Essa e' collocata in seno ad Aziende Sanitarie con con competenze di            
neurochirurgia, medicina riabilitativa, neurologia,                             
otorinolaringoiatria, oculistica, chirurgia generale, medicina                  
generale, endocrinologia, chirurgia maxillofacciale, psicologia                 
clinica, ortopedia e traumatologia.                                             
Componente essenziale dell'UGC e' l'area subintensiva ad alta valenza           
riabilitativa in grado di garantire, accanto ad un'assistenza                   
internistica intensiva, un piu' strutturato ed assiduo trattamento              
riabilitativo, nonche' un contatto quotidiano del paziente con i suoi           
familiari.                                                                      
L'UGC rappresenta una struttura unipolare e garantisce l'unitarieta'            
di intervento rispetto a tutte le esigenze del paziente nella sua               
globalita' fisica, psichica e sociale.                                          
L'UGC e' strettamente raccordata con i centri di traumatologia al               
fine di fornire le proprie competenze immediatamente dopo il trauma e           
durante le prime fasi di ricovero, collabora all'educazione e                   
formazione del relativo personale, concorre alla stesura di                     
protocolli terapeutici condivisi e garantisce un tempestivo                     
accoglimento del soggetto cerebroleso.                                          
In considerazione della dotazione strutturale , delle alte                      
professionalita' presenti e della esperienza specifica acquisita si             
ritiene che tale funzione "hub" debba essere collocata presso                   
l'Azienda Ospedaliera di Ferrara.                                               
L'Unita' per la riabilitazione delle gravi disabilita' in eta'                  
evolutiva (UDGE) e' espressamente destinata ad affrontare i complessi           
e gravi problemi diagnostici, valutativi e rieducativi degli esiti di           
patologie motorie e cognitive congenite, connatali od acquisite                 
dell'eta' evolutiva.                                                            
L'UDGE deve essere attivata all'interno di un presidio ospedaliero              
dove siano garantite competenze specialistiche di rianimazione e                
terapia intensiva, patologia neonatale, ortopedia con modulo                    
specificamente orientato agli interventi correttivi nelle disabilita'           
infantili, neurochirurgia, pediatria, chirurgia plastica, neurologia,           
otorinolaringoiatria, oculistica, chirurgia generale, medicina                  
generale, medicina fisica e riabilitativa, chirurgia infantile con              
funzione di urologia pediatrica, neuropsichiatria infantile.                    
L'UDGE deve garantire adeguata informazione ed addestramento per i              
familiari e/o al personale che effettuera' l'assistenza domiciliare             
relativamente alle seguenti problematiche: gestione dell'abilita'               
motoria, assistenza respiratoria, problematiche cognitive, turbe del            
comportamento, disturbi psicologici, assistenza ortesica e                      
superamento di barriere architettoniche.                                        
In considerazione della dotazione strutturale , delle alte                      
professionalita' presenti e della esperienza specifica acquisita si             
ritiene che tale funzione "hub" debba essere collocata presso                   
l'Azienda Ospedaliera di Reggio Emilia.                                         
TRAPIANTO DI ORGANI E TESSUTI                                                   
Premessa                                                                        
Il Piano sanitario nazionale considera lo sviluppo delle attivita' di           
trapianto di organi e tessuti come uno tra i principali obiettivi da            
raggiungere per allineare, nel settore delle gravi insufficienze                
terminali d'organi e tessuti, l'offerta del Servizio sanitario                  
nazionale a quella dei principali sistemi dell'area europea.                    
Strumenti essenziali per ottenere questo risultato sono: -                      
l'incremento delle donazioni e dei prelievi da donatore cadavere che,           
unitamente ai progetti di donazione da vivente (rene, fegato) sono le           
risorse attualmente utilizzabili per incrementare la carente                    
disponibilita' di organi e tessuti rispetto alle necessita' dei                 
pazienti in lista di attesa, e - l'attuazione di procedure di                   
accreditamento nelle singole attivita' trapiantologiche.                        
Dati di attivita'                                                               
La Regione Emilia-Romagna gia' dal 1995 aveva emanato una legge                 
regionale (53/95) per potenziare le donazioni, i prelievi ed i                  
trapianti, razionalizzare le procedure e coordinare l'insieme delle             
attivita'.                                                                      
La applicazione della legge ha determinato un aumento delle donazioni           
da cadavere superiore all'85% nel 2000 rispetto al 1995 (115 donatori           
utilizzati rispetto a 62); nello stesso periodo l'incremento delle              
attivita' di trapianto di rene e' stato pari al 35% (160 trapianti              
rispetto a 116), di cuore pari al 30% (25 trapianti contro 19) e di             
fegato pari al 76% (95 contro 54).                                              
La tabella successiva riporta i dati relativi alle liste di attesa,             
comparando l'attivita' del 1999 con quella del 2000 e con le stime              
delle necessita' di trapianto nell'ambito regionale. Va tuttavia                
sottolineato come la maggioranza dei pazienti in lista di attesa sia            
di provenienza extraregionale.                                                  
Trapianto  Pazienti  Pazienti  Trapianti  Trapianti  Necessita'/anno            
   residenti in lista  extraregione in lista  effettuati  effettuati            
regionale  al 31/12/01   al 31/12/01  nel 2000  nel 2001                     
rene  428  831  160  171  160                                                   
cuore  22  17  25  35  40                                                       
fegato  80  133  95  125  60                                                    
Caratteristiche generali dell'attivita' di trapianto di organi e                
tessuti                                                                         
L'attivita' di trapianto si configura essenzialmente caratterizzata             
da 4 linee di produzione:                                                       
- il reperimento di organi e tessuti da donatore cadavere                       
(procurement);                                                                  
- la conservazione dei tessuti (banking);                                       
- il trapianto di organi e tessuti da donatore cadavere;                        
- le attivita' inerenti la selezione dei pazienti candidati al                  
trapianto, la gestione clinica dei pazienti iscritti in lista di                
attesa e la gestione clinica dei trapiantati, assieme all'intervento            
di trapianto, costituiscono un unico processo che vede al centro il             
paziente: le Aziende sanitarie sede di Centro trapianti ne assicurano           
l'attuazione.                                                                   
Ad esse si affianca un'ulteriore linea dedicata a:                              
- il trapianto da donatore vivente di midollo osseo, attivita'                  
caratterizzata da proprie e specifiche modalita' di procurement di              
donatori volontari e di intervento terapeutico.                                 
Il complesso di queste attivita' richiede l'attivazione di servizi              
generali comprendenti: il coordinamento operativo, l'immunogenetica,            
la comunicazione, l'informatica e la formazione.                                
L'approvazione della Legge 91/99 "Disposizioni in materia di prelievi           
e trapianti di organi e tessuti" pone inoltre 3 ulteriori esigenze da           
recepire in sede di pianificazione regionale:                                   
- la nuova organizzazione del procurement di organi e tessuti basata            
sulla figura del coordinatore locale ai prelievi;                               
- il ruolo regionale del Coordinatore del Centro di Riferimento;                
- la riorganizzazione del Centro di Riferimento e del Comitato                  
regionale Trapianti;                                                            
- la raccolta e la informatizzazione della manifestazione di volonta'           
dei cittadini in merito alla donazione.                                         
Priorita'                                                                       
Le priorita' individuate sono:                                                  
1) la utilizzazione ottimale degli organi disponibili;                          
2) la definizione per ciascun Presidio Ospedaliero con Servizio di              
Rianimazione della figura del coordinatore locale per il quale                  
vengono precisamente definite funzioni, riferimenti e retribuzione;             
3) il riconoscimento dell'unicita' dei processi di trapianto                    
(procurement di organi e tessuti, banking, trapianto di organi da               
donatore cadavere, trapianto di midollo osseo) e la loro                        
identificazione come programmi aziendali (articolo 4, progetto di               
legge regionale di modifica della Legge 19/94 ai sensi del DLgs                 
229/99).   Nota: "il programma e' una struttura organizzativa o                 
operativa complessa che assicura l'unitarieta' della programmazione,            
della organizzazione e della valutazione di processi organizzativi o            
di percorsi assistenziali in ordine ad aree problematiche di                    
interesse particolare che richiedono competenze specifiche                      
appartenenti ad unita' operative diverse" articolo 4, comma d, punto            
4 del citato progetto;                                                          
4) l'individuazione per ciascun programma di un                                 
responsabile/coordinatore, inserito nella articolazione organizzativa           
aziendale;                                                                      
5) la definizione per ciascun processo di professionalita',                     
attivita', spazi e collaborazioni necessari; la definizione di                  
strategie ed obiettivi per ciascun tipo di trapianto di organi e                
tessuti;                                                                        
6) la definizione di un piano di attivita' per ciascun programma nel            
quale, in base ai volumi di attivita' concordati, vengano indicate              
specifiche azioni di sviluppo;                                                  
7) una funzione di commissioning, attuata per ciascuna attivita' da             
uno specifico board, comprendente l'identificazione e la                        
collaborazione alla soluzione dei problemi, la verifica del                     
raggiungimento degli obiettivi e la contrattazione annuale con le               
Aziende interessate delle risorse necessarie per ciascun processo;              
8) la definizione e la concreta applicazione per ciascun trapianto di           
organo dei criteri e dei requisiti per l'accreditamento delle                   
strutture e delle attivita';                                                    
9) la necessita' di organizzare il trapianto di tessuti attraverso la           
realizzazione di Banche regionali che garantiscano sicurezza e                  
disponibilita' di tessuti ai pazienti in lista di attesa.                       
Reperimento di organi e tessuti da donatore cadavere (procurement)              
Bacino di riferimento                                                           
Tutti i Presidi Ospedalieri dotati di Centro di Rianimazione dove               
vengono identificati i potenziali donatori di organi nei soggetti               
sottoposti ad accertamento di morte encefalica; tutte le strutture              
ospedaliere dove vengono identificati i potenziali donatori di                  
tessuti nei soggetti sottoposti ad accertamento di morte per arresto            
cardiaco.                                                                       
Processo donazione di organi                                                    
Identificazione donatore - accertamento morte encefalica -                      
mantenimento donatore - rapporto con i familiari - rapporto con                 
Centro di Riferimento (CRT) - prelievo.                                         
Punti critici                                                                   
Organizzazione della Rianimazione - definizione procedure                       
intraospedaliere - capacita' organizzativa del Coordinatore -                   
capacita' comunicazionale del coordinatore - organizzazione                     
complessiva del sistema - sistema trasporti - relazioni tra e'quipe             
di prelievo e sala operatoria sede del prelievo.                                
Processo donazione di tessuti                                                   
Identificazione donatore - accertamento morte cardiaca - rapporto con           
i familiari - rapporto con Centro di Riferimento (CRT) - prelievo.              
Punti criticiOrganizzazione dell'Ospedale - definizione procedure               
intraospedaliere - capacita' organizzativa del Coordinatore -                   
capacita' comunicazionale del coordinatore - organizzazione                     
complessiva del sistema - sistema trasporti - e'quipe di prelievo -             
disponibilita' sala operatoria sede del prelievo.                               
Relazioni e criteri di riferimento                                              
- Il Coordinatore e' responsabile del processo relativo alla                    
donazione ed al procurement di organi e tessuti nell'ambito del                 
territorio di riferimento di ciascun Presidio ospedaliero.                      
- Nell'ambito delle funzioni previste dalla Legge 91/99 e dalle                 
normative regionali il Coordinatore e' autonomo rispetto al                     
Responsabile della Rianimazione e dipende direttamente dalla                    
Direzione Ospedaliera dell'Azienda sanitaria.                                   
- Il Coordinatore e' nominato dal Direttore generale sentito il                 
Coordinatore del Centro di Riferimento, svolge il proprio servizio              
nella Rianimazione usufruendo di un piano di lavoro che gli consenta            
di svolgere le funzioni di Coordinamento, percepisce una retribuzione           
di posizione contrattata a livello aziendale.                                   
- Al Coordinatore e' affidata la supervisione e la responsabilita'              
del procurement di tessuti se effettuato da altre figure                        
professionali III coordinatore, anatomopatologo, medico di Direzione            
sanitaria, caposala..) che percepiscono una retribuzione di                     
risultato definita a livello aziendale, prevista anche per altri                
rianimatori che supportino il coordinatore nelle sue funzioni                   
specifiche e per figure amministrative che collaborino con il                   
coordinatore stesso.                                                            
- Il Coordinatore locale si rapporta direttamente con il Coordinatore           
del Centro di Riferimento nello svolgimento dell'attivita' operativa.           
- Il Coordinatore locale e gli altri membri dell'e'quipe locale di              
coordinamento vengono specificamente formati.                                   
- Per ciascun coordinatore e' prevista l'assegnazione di progetti ed            
obiettivi sottoposti a verifica semestrale e/o annuale dal                      
Coordinatore del Centro di Riferimento e dal Comitato Trapianti.                
- Il Coordinatore locale attua iniziative di informazione,                      
comunicazione e formazione per il personale sanitario; collabora con            
il Comitato locale o provinciale per la promozione delle donazioni.             
- Al Coordinatore locale vengono affidati in prima istanza i rapporti           
con i mezzi di comunicazione per quanto concerne le attivita' di                
prelievo effettuate localmente, in accordo con la Direzione generale            
dell'Azienda, l'Ufficio Pubbliche relazioni ed il Coordinatore                  
regionale, al quale viene affidata la supervisione delle                        
comunicazioni a livello regionale.                                              
- Le risorse destinate alle Aziende per il complesso delle attivita'            
di coordinamento sono annualmente contrattate con l'Assessorato alla            
Sanita' anche utilizzando i fondi per le attivita' di trapianto, come           
previsto dal DM Ministero della Sanita' 18/6/1999, articolo 8 sexies,           
comma 3.                                                                        
Conservazione (Banking) di tessuti                                              
La conservazione dei tessuti, attuata per rendere disponibili ai                
pazienti in attesa il maggior numero possibile di tessuti con                   
garanzie di sicurezza, viene realizzata attraverso strutture                    
specificamente deputate:                                                        
- la Banca delle Cornee situata presso l'Azienda USL Citta' di                  
Bologna (supportata anche dalla sede periferica dell'Azienda USL di             
Imola);                                                                         
- la Banca del Donatore e la Banca degli Innesti Cardiovascolari e              
del Sangue Cordonale con sedi situata presso l'Azienda Ospedaliera di           
Bologna;                                                                        
- la Banca dell'Osso con sede presso gli Istituti Ortopedici Rizzoli            
di Bologna;                                                                     
- la Banca della Cute con sede presso l'Azienda USL di Cesena;                  
- la Banca degli Epatociti con sede presso l'Azienda Ospedaliera di             
Ferrara.                                                                        
Per ciascuna Banca e' definito uno statuto che codifica i criteri di            
riferimento per l'attivita' della Banca e le relazioni con le                   
strutture fornitrici ed utilizzatrici; gli aspetti di competenza                
amministrativa sono regolati da disposizioni regionali.                         
Il Referente di ciascuna Banca riferisce sull'attivita' ad una                  
specifica Commissione regionale coordinata dal Coordinatore regionale           
e formata dai Responsabili delle Unita' Operative che collaborano con           
la Banca. Per ciascuna Banca viene approvato uno specifico                      
regolamento.                                                                    
Processo di trapianto di organo                                                 
Attuali sedi di attivita' del trapianto di organi                               
Rene: Aziende Ospedaliere di Bologna, Parma e Modena.                           
Rene e pancreas: Azienda Ospedaliera di Parma.                                  
Cuore: Azienda Ospedaliera di Bologna.                                          
Fegato: Aziende Ospedaliere di Bologna e Modena.                                
Polmone: Azienda Ospedaliera di Bologna.                                        
Intestino e multiviscerale: Azienda Ospedaliera di Modena.                      
Processo                                                                        
Lista di attesa - intervento di trapianto - degenza - follow-up.                
Punti critici                                                                   
Criteri immissione in lista di attesa - criteri scelta ricevente -              
prelievo - criteri idoneita' organo da trapiantare -  gestione                  
clinica post-trapianto - gestione follow-up ambulatoriale.                      
Relazioni e Criteri di riferimento                                              
1) L'attivita' di trapianto di organi viene organizzata a livello               
regionale secondo un modello che identifica come essenziali i                   
processi di trapianto con i relativi punti critici.                             
2) Ciascun processo di trapianto viene identificato come programma              
aziendale (articolo 4, progetto di legge regionale di modifica della            
Legge 19/94 ai sensi del DLgs 229/99).                                          
3) Nota: "il programma e' una struttura organizzativa o operativa               
complessa che assicura l'unitarieta' della programmazione, della                
organizzazione e della valutazione di processi organizzativi o di               
percorsi assistenziali in ordine ad aree problematiche di interesse             
particolare che richiedono competenze specifiche appartenenti ad                
unita' operative diverse" articolo 4, comma d, punto 4 del citato               
provvedimento.                                                                  
4) L'attivita' di trapianto ha pertanto luogo come programma                    
Aziendale in modo unitario rispetto alle affini attivita' di                    
carattere internistico o chirurgico.                                            
5) Per ciascun processo l'Azienda identifica un                                 
responsabile/coordinatore al quale viene affidata la responsabilita'            
della gestione del programma.                                                   
6) L'Azienda Sanitaria, sulla base delle indicazioni del                        
Responsabile, definisce il personale, gli spazi e le collaborazioni             
necessarie allo svolgimento dell'intero processo. Il personale potra'           
afferire al Programma integralmente o parzialmente, secondo quanto              
stabilito. Altrettanto gli spazi necessari alle attivita' (sale                 
operatorie, degenze, ambulatori) potranno essere utilizzati dal                 
programma sia integralmente che parzialmente.                                   
7) Per ogni trapianto di organo viene cosi' individuata una e'quipe             
internistico-chirurgica di riferimento responsabile del complesso               
delle attivita' mediche inerenti a tutto il programma.                          
8) Nel corso del periodo di attuazione del Piano sanitario regionale,           
per ciascun trapianto di organo vengono definiti ed applicati i                 
criteri ed i requisiti per l'accreditamento delle strutture e delle             
attivita'.                                                                      
9) L'Assessorato regionale contratta annualmente le risorse                     
necessarie al complesso delle attivita', in base ai risultati                   
ottenuti e in base ad indici preventivamente concordati con le                  
Aziende Sanitarie e con i Responsabili di Programma.                            
10) Il coordinamento operativo delle donazioni, dei prelievi e delle            
allocazioni di organi viene effettuato dal Centro Regionale di                  
Riferimento che ha sede pro tempore nell'Azienda Ospedaliera di                 
Bologna ed il cui personale medico, amministrativo ed infermieristico           
e' dedicato al 100 % a tale attivita'.                                          
11) Conseguentemente all'attivazione, presso l'Azienda Ospedaliera di           
Bologna, della lista unica regionale per il trapianto di rene                   
(1/6/2001), l'attivita' di immunogenetica relativa alla conservazione           
dei sieri dei pazienti in lista di attesa, alla determinazione delle            
reattivita' anticorpali ed ai cross-match donatore-ricevente verra'             
centralizzata in un unico Servizio. Le attivita' corrispondenti per i           
trapianti di cuore, fegato, polmone ed intestino sono concentrate in            
unico Servizio (Medicina Trasfusionale dell'Azienda Ospedaliera di              
Bologna). La tipizzazione degli antigeni di istocompatibilita' potra'           
essere effettuata in tutti i Centri che conservano i sieri per le               
liste di attesa. Entro il 2002 i Centri che effettuano tali attivita'           
dovranno essere accreditati.                                                    
12) E' necessario verificare le necessita' di attivita' di trapianto            
renale pediatrico a livello regionale ed individuare la sede                    
(regionale o extraregionale) idonea a rispondere a tale domanda.                
13) Per ogni tipo di trapianto e' istituita una Commissione Tecnica             
che coadiuva l'Assessorato ed il Coordinatore regionale nel                     
commissioning delle attivita'.                                                  
Processo di trapianto di midollo osseo                                          
Sedi dell'attivita'                                                             
Trapianto allogenico adulto: presso l'Azienda Ospedaliera di Bologna.           
Nel corso di attuazione del piano verranno rese pienamente operative            
altre sedi regionali che hanno gia' intrapreso l'attivita' di                   
trapianto allogenico, individuate in base ai criteri di                         
accreditamento previsti dal GITMO (gruppo italiano trapianto di                 
midollo), presso le Aziende Ospedaliere di Modena, Parma e Reggio               
Emilia; anche l'Azienda USL di Ravenna verra' in seguito a far parte            
dei centri Hub di trapianto allogenico regionali.                               
Trapianto allogenico pediatrico: presso l'Azienda Ospedaliera di                
Bologna.                                                                        
Autotrapianto: Presso i Centri Ematologici ed Oncologici accreditati            
dal GITMO.                                                                      
Processi                                                                        
Allotrapianto:                                                                  
Lista di attesa - ricerca donatore - intervento di trapianto -                  
degenza - follow-up.                                                            
Il processo di allotrapianto puo' riguardare un consanguineo del                
donatore o un non consanguineo. Per identificare quest'ultimo                   
possibile donatore e' necessario effettuare una ricerca                         
informatizzata attraverso il registro nazionale dei donatori (IBDMR).           
E' operativo il Registro regionale Donatori Midollo Osseo, con sede             
presso l'Azienda Ospedaliera di Bologna.                                        
Autotrapianto:                                                                  
Lista di attesa - prelievo - intervento di trapianto - degenza -                
follow-up.                                                                      
Punti critici                                                                   
Criteri di immissione in lista di attesa - criteri ricerca donatore -           
tempo di attesa - prelievo - gestione clinica post-trapianto -                  
gestione follow-up ambulatoriale.                                               
Relazioni e criteri di riferimento                                              
1) L'attivita' di trapianto di midollo viene organizzata a livello              
regionale secondo un modello che identifica come essenziali i                   
processi di trapianto con i relativi punti critici. E' previsto un              
coordinamento organizzativo.                                                    
2) L'attivita' di allotrapianto viene effettuata in centri                      
selezionati (hub). Oltre al Centro di Bologna verranno individuati,             
nell'ambito regionale, ulteriori strutture di riferimento per le                
attivita' di allotrapianto per adulti (da donatore familiare e da               
donatore da registro).                                                          
3) I processi di autotrapianto afferiscono alle strutture                       
ematologiche ed oncologiche esistenti, considerando l'autotrapianto             
una possibile terapia di elezione per patologie neoplastiche ed                 
ematologiche. L'attivita' di autotrapianto viene praticata in Centri            
specializzati diffusi su tutto il territorio regionale (spoke).                 
4) Le strutture che effettuano gli allo e gli autotrapianti devono              
essere accreditate dal GITMO.                                                   
5) Per il processo di allotrapianto da donatore familiare possono               
essere individuate nell'ambito regionale piu' sedi.                             
6) La Azienda Sanitaria, sulla base delle indicazioni del                       
responsabile di modulo, definisce il personale, gli spazi e le                  
collaborazioni necessarie allo svolgimento dell'intero processo. Il             
personale potra' afferire al modulo, integralmente o parzialmente,              
secondo gli accordi stabiliti. Altrettanto gli spazi necessari alle             
attivita' (sale operatorie, degenze, ambulatori) potranno essere                
utilizzati dal modulo sia integralmente che parzialmente.                       
7) Il coordinamento organizzativo delle attivita' di trapianto viene            
effettuato da un Board regionale. Questo comitato svolge un'azione di           
commissioning sul complesso delle attivita'.                                    
8) L'attivita' di immunogenetica relativa al Registro dei donatori di           
midollo ed all'allotrapianto viene effettuata presso il Centro di               
Riferimento Regionale situato presso il Servizio di Medicina                    
Trasfusionale dell'Azienda Ospedaliera di Bologna (accreditato EFI).            
E' coordinato da una Commissione Tecnica composta dal Coordinatore              
regionale e dai responsabili delle attivita' di allo ed                         
autotrapianto. La tipizzazione di primo livello puo' essere                     
effettuata anche presso altre sedi regionali che trasmetteranno al              
Servizio di Medicina Trasfusionale dell'Azienda Ospedaliera di                  
Bologna i relativi dati.                                                        
9) Il finanziamento del sistema viene contrattato annualmente.                  
Commissioning                                                                   
La funzione di commissioning per ciascun tipo di attivita' viene                
effettuata da un Board comprendente l'Assessore alla Sanita', il                
Coordinatore regionale, il Rappresentante della Commissione tecnica             
relativa ed i Direttori Sanitari delle Aziende sede di trapianto.               
All'attivita' di commissioning collaborano i componenti della                   
Commissione tecnica.                                                            
Registro regionale per la raccolta delle manifestazioni di volonta'             
Per adempiere a quanto previsto dall'articolo 4 della Legge 91/99 e'            
attuata la realizzazione del registro informatico per la raccolta               
della manifestazione della volonta' dei cittadini in ordine alla                
donazione degli organi e tessuti. La trascrizione delle risposte                
viene effettuata attraverso il Sistema informatico nazionale. E'                
disponibile presso il CRT un registro informatizzato della                      
espressione di volonta' dei cittadini residenti in Emilia-Romagna,              
utilizzabile 24 ore su 24, in tempo reale, dal medico coordinatore in           
servizio presso il Centro di Riferimento che, dopo conferma                     
attraverso il Centro Interregionale di Riferimento di competenza,               
fornira' la documentazione dovuta al Coordinatore locale della                  
Rianimazione donativa.                                                          
ASSISTENZA INTENSIVA PERINATALE E PEDIATRICA                                    
Premessa                                                                        
Il PSN fissa l'obiettivo della riduzione della mortalita' perinatale            
ed infantile al di sotto dell'8/1.000 in tutto il Paese entro il                
termine del periodo di attuazione. La Regione Emilia-Romagna, pur               
posizionandosi sotto questa soglia, rimane sopra la media delle                 
regioni settentrionali, tra le quali, secondo i dati riferiti al                
1994, figura al penultimo posto.                                                
Il PSR indica il sistema delle emergenze-urgenze e quello delle cure            
intensive perinatali e neonatali fra le aree di attivita' di                    
competenza della programmazione regionale, prevedendo l'attivazione             
di una programmazione funzionale in grado di indicare i criteri per             
la definizione dei livelli delle forme di offerta e di produzione dei           
servizi.                                                                        
Devono pertanto essere definite:                                                
- le caratteristiche dell'assistenza intensiva e di elevata                     
complessita' rivolta al periodo prenatale, neonatale e pediatrica;              
- i livelli ed i requisiti organizzativi essenziali;                            
- le aree di riferimento ed i bacini di popolazione in cui tali                 
livelli possono essere collocati nell'ambito della programmazione               
regionale.Essi dimostrano che la mortalita' piu' elevata si registra            
nel primo mese di vita e che da 1 a 14 anni le cause di morte piu'              
frequenti sono prima i traumi e poi i tumori.                                   
Analisi di attivita'                                                            
Nel 1997 in Emilia-Romagna sono stati effettuati n. 29953 parti di              
cui n. 1731 hanno riguardato cittadini residenti in altre regioni. Il           
dato disponibile sulla mobilita' passiva al 1995 e' di 932 casi.                
L'incidenza di parti cesarei nelle diverse province presenta una                
variabilita' molto alta compresa fra il 19% e 39% (dati 1997), indice           
di una eccessiva variabilita' clinica.                                          
L'incidenza dei nati con peso inferiore ai 1500 grammi e' stata                 
dell'1%.                                                                        
I dati dei ricoveri in eta' neonatale per ogni Azienda Sanitaria, con           
la specificazione del livello di complessita' della patologia                   
trattata espressa in APR-DRG e del peso alla nascita, sono riportati            
nella Tabella 3.                                                                
I dati dimostrano una estrema variabilita' del tasso di ricovero                
neonatale o definito tale.                                                      
L'assistenza ospedaliera in eta' pediatrica avviene in una alta                 
percentuale dei casi in reparti per adulti (39% nel 1997) come                  
riportato nella Tabella 4.                                                      
I ricoveri per patologie traumatiche sono stati 2232 nel 1998,                  
equamente distribuiti nelle maggiori sedi ospedaliere (Tabella 5).              
Obiettivi                                                                       
L'allineamento della Regione Emilia-Romagna ai dati medi delle                  
Regioni del Nord rappresenta l'obiettivo atteso nel corso della                 
durata del PSR. In particolare e' attesa la diminuzione della                   
Mortalita' Neonatale Precoce, il cui tasso risulta nell'ambito                  
regionale particolarmente distante dalla media delle regioni del Nord           
(-0.33/1.000); un recupero nell'ambito di questa grandezza                      
permetterebbe di avvicinarsi agli obiettivi sopra indicati per il               
PSR.                                                                            
Un rilevante impegno da parte della Regione Emilia-Romagna e' gia' in           
atto nella assistenza ai pazienti oncoematalogici; un obiettivo sul             
quale appare opportuno investire risorse e competenze va individuato            
nell'assistenza ai bambini/ragazzi traumatizzati.                               
La riorganizzazione delle Unita' di Terapia Intensiva neonatale e               
pediatrica rappresenta una condizione essenziale per il                         
raggiungimento degli obiettivi.                                                 
Definizione dell'Assistenza Intensiva Perinatale e Pediatrica                   
Per Terapia Intensiva Neonatale (TIN) e Pediatrica (TIP) si definisce           
un servizio dedicato a neonati, bambini e ragazzi di eta' 0-14 anni a           
basso volume di utenti, di alta complessita' e/o intensivita' e di              
alto costo, che necessita di team multidisciplinari dedicati al                 
trattamento di malattie potenzialmente guaribili e che possono                  
beneficare, nell'ordine di intensita' di interventi, di: osservazione           
e monitoraggio, nursing, procedure diagnostiche e terapeutiche                  
sofisticate e multidisciplinari. All'interno dei team sanitari che              
operano in tali terapie intensive deve essere sottolineata la                   
rilevanza della competenza di rianimazione con particolare                      
riferimento all'assistenza di III livello.                                      
La scelta dell'eta' 0-14 anni non dipende dalla convinzione che solo            
in questo ambito sia racchiusa l'eta' pediatrica (che secondo le                
indicazioni OMS deve essere allargata a tutto il periodo dell'eta'              
evolutiva: 0-18), ma soltanto dall'obiettivo di raggiungere, in tempi           
programmati, la disponibilita' di posti letto di terapia intensiva              
per classi di eta', attualmente insufficienti per l'eta' evolutiva.             
Fra tutti i livelli e per tutte le sedi identificate dal PSR come               
sedi e livelli di Terapia Intensiva Neonatale e Pediatrica e'                   
necessario istituire e mantenere costantemente un sistema di                    
integrazione ed una rete di percorsi e di comunicazione, sia sul                
piano culturale che organizzativo, in modo che in ogni livello e sede           
ogni atto medico corrisponda a criteri di omogeneita', di                       
appropriatezza e di efficacia e che questi siano congiuntamente                 
decisi, approvati, condivisi attuati e revisionati da tutto il                  
personale operante nelle varie sedi.                                            
Livelli di Assistenza Neonatale e pediatrica                                    
Livello base                                                                    
Negli ambiti di I livello operano unita' funzionali che assistono               
pazienti di eta' 0-14 anni che necessitano di osservazione e                    
monitoraggio clinico; nelle stesse aree si effettuano interventi di             
rianimazione, intubazione e stabilizzazione in attesa di                        
trasferimento ai livelli superiori.                                             
Negli ambiti di primo livello si espletano parti di eta' gestazionale           
>>34 settimane ed in assenza di patologie accertate.                            
Questo livello di assistenza non fa riferimento al modello hub and              
spoke, ma rientra nelle attivita' sanitarie erogate a livello                   
distrettuale o nell'ambito dell'autosufficienza aziendale;                      
l'assistenza viene tuttavia erogata secondo linee guida unificate,              
definite a livello regionale e coerenti con l'insieme delle attivita'           
hub and spoke; qualora necessario viene utilizzata la mobilita' dei             
professionisti attivi all'interno del sistema hub and spoke.                    
Ambiti Funzionali di questo livello si collocano in aree con                    
dimensioni pari ad almeno circa 6000 unita' di popolazione 0-14 anni            
e di 500 neonati per anno.                                                      
II Livello                                                                      
Negli ambiti di II livello operano unita' in grado di effettuare                
assistenza subintensiva ed assistenza di base per la relativa area di           
afferenza: assistono pazienti che necessitano di supervisione e di              
monitoraggio e di nursing continuo e che, nelle realta' piu'                    
complesse, possono necessitare di assistenza intensiva funzionale per           
insufficienza di organi/apparati e di assistenza respiratoria esclusa           
la ventilazione meccanica. Nei Presidi Ospedalieri che comprendono              
queste strutture si espletano parti a rischio in eta' gestazionale              
>>31 settimane in situazioni che non richiedono interventi di                   
assistenza intensiva ventilatoria. Il livello di assistenza neonatale           
si configura con la presenza di una neonatologia                                
Unita' Funzionali di questo livello servono aree con dimensioni                 
minime di almeno 12000 unita' di popolazione 0- 14 anni e di 800                
neonati per anno.                                                               
III Livello                                                                     
Negli ambiti di III livello (o di assistenza intensiva, subintensiva            
e di base per le relative aree di afferenza) sono collocate Unita'              
funzionali per l'assistenza di pazienti che necessitano di supporto             
intensivo ventilatorio per insufficienza di organi/apparati nelle               
realta' piu' complesse compresa la ventilazione meccanica, pazienti             
con traumi multipli o che escono da interventi chirurgici complessi o           
che comunque necessitano di interventi medici complessi o intensivi,            
nei quali assume particolare rilievo la competenza di rianimazione.             
Il livello di assistenza per l'eta' neonatale si configura con la               
presenza di un'area neonatale in grado di fornire assistenza                    
intensiva comprendente anche il supporto ventilatorio meccanico                 
Nei Presidi Ospedalieri che comprendono queste unita' si espletano              
parti a rischio elevato. I pazienti con lesioni traumatiche che                 
richiedono assistenza intensiva vengono trattati esclusivamente nelle           
terapie intensive pediatriche.                                                  
Unita' funzionali di questo livello sono collocate nei seguenti                 
bacini di utenza a seconda delle caratteristiche della produzione di            
servizi:                                                                        
- per l'assistenza perinatale e neonatale: bacini di almeno 80.000              
unita' di popolazione 0-14 anni e di almeno 5.000 neonati per anno              
(inclusivi di nati in aree elementari che comprendono UF di I e II              
livello). Sono pertanto prevedibili a livello regionale 6 terapie               
intensive.                                                                      
Esistono positive esperienze nella regione Emilia-Romagna, ed anche             
suggerimenti sulla organizzazione del Presidio Ospedaliero                      
Materno-infantile, circa l'attuazione di aree di terapia intensiva              
comuni a neonati e lattanti del primo anno di vita; la motivazione              
biologica di questa associazione e' basata sul dato della somiglianza           
delle procedure assistenziali fra neonati e lattanti; la motivazione            
organizzativa e' basata sul fatto che questa associazione consente              
interventi del medesimo personale di assistenza; ovviamente e'                  
necessario che vi siano in condizioni logistiche ed organizzative che           
rendano compatibili tale associazione anche sul piano igienico                  
sanitario. Una sperimentazione-soluzione di questo genere, che                  
trasforma le Terapie intensive neonatali in terapie intensive del               
primo anno di vita, e' in grado di rivelarsi utile per una piena                
utilizzazione delle risorse e per una concreta diminuzione della                
necessita' di PL di terapia intensiva pediatrica;                               
- per l'assistenza intensiva pediatrica dopo il primo anno di vita e            
dedicata agli accessi esterni attraverso i Pronti Soccorsi: bacini di           
utenza non inferiori a 150.000 unita' di popolazione 0-14 anni.                 
Dimensionamento delle terapie intensive neonatali                               
Necessita' di ricovero                                                          
Bacino di utenza almeno di 5000 nati per anno. Si dimostra la                   
necessita' di 6 Unita' operative di patologia e terapia intensiva               
neonatale e del primo anno di vita dotate complessivamente di 30 PL             
da collocare in diverse strutture regionali (hub).                              
60 posti letto di terapia sub-intensiva vengono collocati in                    
strutture di II e III livello.                                                  
Collocazione delle strutture                                                    
In base ai dati disponibili sulla distribuzione per peso della                  
casistica neonatologica e sulla distribuzione del numero dei parti, 6           
assistenze intensive ventilatorie sono collocate nell'ambito dei                
bacini Rimini-Cesena-Forli'*, Ravenna-Ferrara, Bologna, Modena,                 
Reggio e Parma-Piacenza. (*Nell'ambito della Romagna, in funzione               
delle vocazioni prevalenti dell'Assistenza Ospedaliera, le Aziende di           
Cesena e Rimini hanno ritenuto di configurare un percorso che                   
identifica Rimini come sede di Terapia Intensiva Neonatale, come                
peraltro supportato dai dati della casistica 1999, e prevede che a              
Cesena venga mantenuta la funzione di Terapia Intensiva Neonatale               
nell'ambito della Terapia Intensiva Pediatrica, attribuita                      
all'Ospedale di Cesena come sede di Trauma Center di livello                    
regionale).                                                                     
Per le funzioni di II livello, differenziate da quelle di III livello           
solo per l'assistenza ventilatoria meccanica, 11 neonatologie sono              
collocate presso le Aziende Ospedaliere e le Aziende USL di Ravenna,            
Rimini, Cesena, Forli', Citta' di Bologna e Piacenza.                           
Relazioni funzionali intraospedaliere                                           
Si sottolinea come la contemporanea presenza di una terapia intensiva           
neonatale, di una attivita' di chirurgia pediatrica, di una terapia             
subintensiva (o intensiva) pediatrica e/o di una terapia intensiva              
postchirurgica rappresenti una condizione favorevole per la                     
realizzazione di un'area critica per l'assistenza a patologie                   
pediatriche complesse internistiche o post-chirurgiche.                         
Dimensionamento delle terapie intensive pediatriche                             
Necessita' di ricovero                                                          
In base ai dati epidemiologici riportati in letteratura, che                    
suggeriscono l'attesa di 1.3 ricoveri/1.000 bambini-ragazzi                     
residenti, e' ragionevole prevedere un'utenza attesa di 500-550                 
ricoveri per anno, che con una degenza media di 6 giorni ed un indice           
di utilizzazione dell'80%, renderebbero necessari per la popolazione            
regionale di eta' 0-14 anni 10-12 posti letto di terapia intensiva              
nei centri hub. La dotazione dei letti di subintensiva nei centri               
spoke dovrebbe essere almeno doppia (24 letti).                                 
La attuale dotazione di posti letto e' di difficile determinazione a            
causa dell'inesistenza di criteri comuni di classificazione; cosi'              
come e' incerto e non e' risultato determinabile ne' il numero dei              
bambini/ragazzi ricoverati nelle TI pediatriche e per adulti della              
ER, ne' la occupazione dei PL da parte di questa utenza.                        
Il numero "probabile" di posti letto esistenti (18) sarebbe in teoria           
sufficiente per le necessita' regionali; e' tuttavia assodato che la            
disponibilita' di letti per l'emergenza e' allo stato attuale                   
gravemente insufficiente a causa di:                                            
- forte e documentata immigrazione extraregionale;                              
- attivita' di chirurgia pediatrica generale e specialistica intensa            
e di notevole complessita';                                                     
- insufficiente dotazione di letti di terapia subintensiva;                     
- sovrautilizzo dei letti di terapia intensiva per mancata                      
"restituzione" dei degenti dagli Hub ai PL subintensivi degli Spoke;            
- impropri accessi di pazienti, dalla rete dell'urgenza per carenza             
di PL di subintensiva.                                                          
Appare pertanto necessario strutturare 10-12 posti letto di terapia             
intensiva (III livello) per l'intero ambito regionale da collocare in           
centri hub e di 24 letti di terapia subintensiva da collocare in                
centri spoke.                                                                   
Collocazione delle strutture                                                    
Per la collocazione delle strutture viene proposta la seguente                  
soluzione.                                                                      
In ognuno dei 3 bacini di utenza che il P.S.R. individua per i trauma           
Center (Romagna, Bologna-Modena-Ferrara, Parma-Reggio-Piacenza), dove           
e' ovviamente necessario che siano disponibili posti di Terapia                 
Intensiva, subintensiva e postchirurgica viene collocata una quota di           
posti letto di terapia intensiva pediatrica in unita' funzionali                
corrispondenti al predetto bacino di utenza di 150.000                          
bambini-ragazzi; vengono identificati i 24 PL subintensivi                      
(comprendenti i PL postchirurgici) collocati anche in strutture spoke           
(II livello) corrispondenti alle Aziende Ospedaliere di Bologna,                
Parma, Ferrara e Modena.                                                        
Terapie intensive specialistiche                                                
La strutturazione di attivita' di III livello richiede altresi' la              
organizzazione di aree specialistiche pediatriche di elevata                    
complessita' (alta specialita'), che hanno necessita' del sostegno di           
aree intensive e/o postintensive per interventi medici e chirurgici             
di elevata complessita'; si segnalano a tale fine: l'attivita' di               
chirurgia complessa e l'ECMO (nelle quali le competenze di                      
rianimazione appaiono di rilevante importanza), i centri grandi                 
ustionati, l'assistenza a pazienti oncoematologici , la dialisi ed il           
trapianto pediatrico. Le necessita' di posti letto per tali funzioni            
vanno determinate sulla base di dati di attivita' che necessitano               
indagini conoscitive specifiche.                                                
In particolare si sottolinea come la dialisi pediatrica cronica non             
sia effettuata nell'ambito regionale e come non siano state sinora              
previste strutture per il trapianto pediatrico di rene, nonostante              
esista a tale riguardo un programma nazionale di allocazione degli              
organi che, data l'assenza di un centro pediatrico regionale,                   
determina il trasferimento in centri extraregionali dei reni di                 
bambini prelevati nell'ambito regionale. E' presumibile che siano da            
attendere in ER, per ogni nuovo anno, 4-5 nuovi casi di                         
bambini/ragazzi in dialisi ed in attesa di trapianto.                           
Relazioni e criteri di riferimento                                              
La concezione di rete, caratteristica del modello Hub & Spoke,                  
secondo la quale i legami fra servizi pediatrici con funzioni                   
analoghe, collocate in diversi ospedali della rete (nodi), sono                 
prioritari rispetto a quelli fra reparti di analoghe specialita'                
dedicati all'adulto, collocati nello stesso ospedale e' stata fino ad           
oggi del tutto trascurata in ER, dove ogni UO dedicata all'eta'                 
evolutiva e' stata concepita come "Monade" assolutamente                        
indipendente.                                                                   
L'adozione operativa del modello di rete comporta:                              
- la costituzione ed il mantenimento tra le diverse unita' Operative            
di criteri di riferimento e relazioni sinora non codificate;                    
- la identificazione del livello delle diverse Unita' Operative in              
modo da costituire una rete con riferimenti gerarchici ed un insieme            
integrato di punti assistenziali con percorsi definiti sia in senso             
centripeto (dal I al III) che centrifugo (dal III al I) in modo che             
si verifichino le seguenti condizioni;                                          
- ogni Unita' dell'area assistenziale di base accoglie tutti i                  
pazienti della propria area con le necessita' assistenziali a cui e'            
in grado di dare adeguata risposta ed invia ai livelli II e III tutta           
la restante patologia;                                                          
- i pazienti con le necessita' assistenziali subintensive sono                  
accolti nelle Unita' Operative di II livello e successivamente                  
riavviati al I livello o - se del caso - al III livello;                        
- i pazienti con necessita' assistenziali intensive sono accolti                
nelle Unita' Operative di III livello (e successivamente riavviati al           
II o I livello;                                                                 
- al momento della dimissione dalle Unita' Operative di terapia                 
intensiva o subintensiva o di base i pazienti ivi curati sono                   
affidati alla sorveglianza dei servizi territoriali di pediatria di             
base e di comunita' per la istituzione ed il proseguimento dei follow           
up a livello distrettuale mediante linee guida concordate.                      
Viene prevista la realizzazione di un commissioning regionale a cui             
partecipano un referente dell'Assessorato, un referente del sistema             
delle Centrali operative ed un referente della commissione traumi con           
il compito di verificare l'attivita', le relazioni e i riferimenti              
all'interno della rete. Il gruppo ha funzione di audit sul                      
funzionamento complessivo del sistema.                                          
prevista la partecipazione di un referente per il trauma center                 
pediatrico alla commissione traumi e di un referente dell'attivita'             
di Trasporto Neonatale e Pediatrico al gruppo di controllo delle                
Centrali Operative.                                                             
Trasporti                                                                       
Il sistema di trasporto fra i vari livelli, le indicazioni e le                 
modalita' per il trasporto Materno/fetale neonatale e pediatrico sono           
un punto fondamentale nella organizzazione della rete dei Servizi.              
Sia pure in assenza di dati certi sull'Indice di trasferimento                  
neonatale si puo' stimare che questo sia del 2%; cio' suggerisce di             
rinunciare all'attivazione di un Servizio di Trasporto e di Emergenza           
Neonatale (STEN) "dedicato" per scegliere il modello organizzativo              
"attivabile su richiesta". Questa scelta comporta un forte impegno              
nel Trasporto Materno/fetale nei tre livelli descritti dal presente             
Piano che, secondo dati di letteratura applicati alla regione ER                
potrebbe interessare circa 550 madri/anno presumibilmente riducibili            
alla meta' per spontanea concentrazione dei parti a rischio in sedi             
appropriate. Anche su questo dato, per prendere decisioni definitive,           
e' comunque necessaria una indagine "ad hoc".                                   
Nel processo di triage delle Centrali Operative 118 si deve tenere              
conto delle funzioni assegnate ai vari livelli.                                 
A tale proposito occorre tenere conto che la gerarchizzazione delle             
sedi di accesso fondata sulle caratteristiche cliniche dei                      
bambini/ragazzi a cura delle CO del 118 implica che nella commissione           
regionale dei coordinatori e dei medici responsabili delle CO 118               
sono compresi esperti di emergenza/urgenza nell'eta' evolutiva, in              
particolare un coordinatore di trauma center pediatrico qualora sia             
istituito (vedi avanti).                                                        
I coordinatori di centrale concordano, con i responsabili di Pronto             
Soccorso Pediatrico, ove esistono, o Unita' Operative di pediatria              
ospedaliera o territoriale, programmi di formazione e di                        
aggiornamento al fine di acquisire competenze professionali e                   
adeguato grado di esperienze che garantiscano l'appropriatezza dei              
primi interventi e la corretta scelta delle Unita' funzionali                   
pediatriche                                                                     
Il personale dei mezzi di soccorso ed il personale volontario -                 
soccorritore sviluppa conoscenze, competenza e capacita' di                     
utilizzare linee guida in tale ambito.                                          
Strumenti di interconnessione fra i livelli                                     
La implementazione ed il mantenimento di sistemi di comunicazione fra           
i vari livelli sono basati sulla codificazione delle relazioni e dei            
criteri di riferimento e sull'uso di coerenti strumenti di formazione           
comuni a tutta la rete con precisi ed identificati centri di                    
responsabilita', sia a livello dei bacini di utenza che a livello               
regionale per la formulazione, la diffusione, la valutazione di                 
efficacia di linee guida clinico-organizzative.                                 
Relazioni tecniche ed allegati                                                  
Il sistema trasporto materno-fetale, le caratteristiche e requisiti             
generali dei presidi per le cure al neonato, l'assistenza intensiva             
pediatrica, l'oncoematologia pediatrica, la chirurgia pediatrica,               
saranno oggetto di successivi documenti. L'organizzazione                       
cardiochirurgica ed il Pronto Soccorso pediatrico sono stati trattati           
separatamente in associazione rispettivamente alle patologie                    
cardiovascolari dell'adulto ed al Dipartimento di Emergenza-Urgenza.            
MALATTIE CARDIACHE                                                              
Obiettivi generali del PSN - 1998/2000                                          
Il Piano sanitario nazionale 1998/2000 imposta la sua azione su due             
direttrici:                                                                     
1) l'accentramento della responsabilita' in ordine al rispetto                  
dell'equita' del Sistema per i cittadini presenti sull'intero                   
territorio nazionale;                                                           
2) il decentramento programmatorio, progettuale e operativo, in                 
risposta alla necessita' empirica di cambiamento del Sistema;                   
.. e afferma la vocazione universalistica del Sistema sanitario                 
nazionale rimarcando i principi di:                                             
- universalita' di accesso;                                                     
- eguaglianza nella accessibilita' a un ampio spettro di servizi                
uniformemente distribuiti;                                                      
- condivisione del rischio finanziario.                                         
Il PSN 1998/2000 definisce gli obiettivi nazionali, affinche' le                
garanzie unitarie di tutela della salute trovino terreno d'indirizzo            
e di verifica, in un contesto socioculturale costantemente mutevole;            
al contempo investe le Regioni e le Aziende rispettivamente delle               
responsabilita' di programmazione e di produzione ed erogazione dei             
"beni" sanitari, nella duplice consapevolezza della disomogeneita'              
territoriale, e della ineludibilita' politico-gestionale del                    
decentramento sanitario. L'attivita' progettuale rappresenta un                 
ambito di cointervento (interferenza) degli attori di governo e di              
gestione della Sanita', Regioni e Aziende. In altri termini emerge              
una evoluzione del sistema sanitario nazionale in sistema sanitario             
interregionale.                                                                 
Obiettivi specifici per la malattia cardiovascolare                             
Per la prima area d'intervento, Malattie cardio e cerebrovascolari,             
il PSN 1998/2000 declina i seguenti obiettivi specifici:                        
- la mortalita' derivante da malattie ischemiche del cuore dovra'               
ridursi di almeno il 10%;                                                       
- la mortalita' derivante da malattie cerebrovascolari dovra' ridursi           
di almeno il 10%;                                                               
- le diseguaglianze in termini di mortalita' fra aree geografiche e             
fra gruppi sociali dovranno ridursi;                                            
- la qualita' della vita del paziente affetto da patologie cardio e             
cerebrovascolari dovra' migliorare.                                             
Le azioni generali indicate dal Piano riguardano la prevenzione                 
primaria (Promuovere comportamenti e stili di vita per la salute) e             
la prevenzione secondaria, direttamente calibrata sugli interventi              
sanitari propri, compreso quelli erogati in regime ospedaliero, e               
rivolta ai cittadini a rischio (..affetti da una patologia                      
cardiovascolare).                                                               
In merito alla malattia cardiovascolare, l'obiettivo specifico della            
diminuzione delle diseguaglianze fra aree geografiche e fra gruppi              
sociali investe direttamente la funzione di governo della Sanita' in            
capo alle Regioni - riequilibrio all'interno del territorio                     
amministrato da ciascuna e riallineamento con le altre - nel senso              
che sono proprie della funzione di governo la responsabilita' e la              
garanzia della traduzione empirica dei principi di universalismo ed             
eguaglianza che continuano a sostenere il Sistema sanitario                     
nazionale.                                                                      
Gli obiettivi specifici indicizzati con percentuali di abbattimento             
della mortalita' devono essere assunti dalle Aziende Sanitarie come             
vincoli normativi cui corrispondere soluzioni                                   
organizzative-gestionali adeguate per l'accesso e l'erogazione di               
prestazioni e servizi e per l'appropriatezza e l'efficacia dei                  
medesimi.                                                                       
Il PSN 1998/2000 fa un richiamo forte alle esigenze (e alle                     
opportunita') della intersettorialita', sia nella programmazione                
degli interventi per la salute, sia nell'organizzazione dei servizi             
sanitari. Per quanto concerne gli interventi sanitari propri (tra cui           
gli interventi inerenti la malattia cardiovascolare),                           
l'intersettorialita' si traduce organizzativamente nel sistema di               
reti integrate, che si attiva e mantiene attraverso la pratica della            
collaborazione fra i servizi e fra le Aziende Sanitarie.                        
Obiettivi generali del Piano sanitario regionale Emilia-Romagna                 
1998/2001                                                                       
Il Piano Sanitario della Regione Emilia-Romagna 1999/2001 evidenzia             
due temi generali ai quali riferire le azioni di programmazione e               
organizzazione:                                                                 
1) la distribuzione territoriale dei servizi, da interpretare come              
soluzione unica a esigenze apparentemente inconciliabili - la                   
tempestivita' d'accesso; la soddisfazione delle aspettative e delle             
preferenze dei cittadini/utenti; la centralizzazione degli interventi           
tecnicamente ad alta complessita', quale garanzia di qualita' e                 
sostenibilita' dei costi;                                                       
2) l'appropriatezza nella produzione e nella utilizzazione dei                  
servizi sanitari.                                                               
La soluzione unica citata al punto 1 rimanda a una direzione                    
strategica orientata alla realizzazione di un assetto organizzativo             
per reti integrate di servizi, sostenute da una infrastruttura                  
regionale che sia:                                                              
- supporto tecnico attuativo;                                                   
- strumento di coesione e congruenza territoriale;                              
Il concetto di rete integrata ha una rilevante implicazione di                  
politica sanitaria, in quanto nega la competizione fra le singole               
unita' produttive della rete e ne richiede la loro cooperazione,                
secondo i diversi livelli di complessita' dell'intervento loro                  
attribuito.                                                                     
Per quanto riguarda il punto 2, l'appropriatezza deve sostanziare il            
suo significato sulla base di:                                                  
- la valutazione delle evidenze disponibili sulla efficacia clinica e           
sull'efficienza operativa delle soluzioni gestionali-organizzative;             
- la valutazione della situazione attuale, relativamente al                     
fabbisogno stimato d'intervento, rilevato sulla domanda, e non piu'             
sull'induzione di domanda;                                                      
- le verifiche corredate da misure di risultato sulla base di                   
indicatori individuati.                                                         
Obiettivo del PSR 1999/2001 e' realizzare un SSR che sia regionale              
nella definizione delle garanzie e nel modello di funzionamento,                
locale nella scelta degli assetti organizzativi e della distribuzione           
delle responsabilita'.                                                          
Obiettivi specifici del Piano sanitario regionale Emilia-Romagna per            
le malattie cardiovascolari                                                     
In riferimento alla malattia cardiovascolare, il PSR 1999-2001                  
prevede:                                                                        
- la ri-organizzazione secondo il modello di rete integrata dei                 
servizi, orientata per livelli di prestazioni e gruppi di                       
popolazione, secondo le responsabilita' individuate Distretto,                  
Azienda, Regione;                                                               
- la programmazione regionale dei servizi e delle prestazioni a                 
valenza sovra-aziendale, ad alta complessita'.                                  
L'obiettivo della riprogrammazione funzionale del sistema dei servizi           
regionali e' di operare la revisione dei modelli di distribuzione               
territoriale e la realizzazione dell'integrazione funzionale dei                
livelli di assistenza, al fine di:                                              
- superare gestioni frammentarie dei servizi, che si qualificano                
tendenzialmente come aggiuntivi e raramente come sostitutivi;                   
- garantire dimensioni e composizione ottimali delle unita'                     
operative, dal punto di vista della funzionalita' e della                       
economicita';                                                                   
- attivare processi di sussidiarieta' fra i livelli d'intervento.               
La programmazione funzionale secondo reti integrate di servizi e' una           
logica generale dell'organizzazione, che privilegia l'attenzione                
sulle relazioni (le maglie) rispetto all'organizzazione interna delle           
unita' operative (i nodi).                                                      
A qualsiasi livello di operativita', lo sviluppo di un'organizzazione           
per reti integrate richiede almeno 5 condizioni essenziali:                     
1) la definizione quantitativa della popolazione necessaria per                 
sostenere una rete di servizi, individuando la centralita' degli                
ambiti territoriali di autosufficienza, oltre i quali cessano di                
circolare i professionisti e cominciano a muoversi i pazienti;                  
2) la declinazione dei servizi che compongono il processo di cura,              
l'esplicitazione della loro reciprocita' funzionale, e della loro               
collocazione in rete;                                                           
3) lo sviluppo delle conoscenze e degli skill necessari per                     
costituire e'quipe multiprofessionali orientate a specifici obiettivi           
salute e al di fuori delle linee di autorita' convenzionali;                    
4) lo sviluppo del sistema delle comunicazioni, logistiche e                    
professionali, sia per l'archiviazione e la trasmissione a distanza             
delle informazioni cliniche necessarie per la gestione                          
dell'assistenza, sia per la produzione e l'utilizzo condiviso di                
linee guida e di percorsi assistenziali;                                        
5) la definizione del sistema di relazione centrato sulle autonomie e           
responsabilita', sia gestionali, sia tecnico-professionali.                     
Il PSR 1999/2001 riconferma il territorio provinciale come l'ambito             
cui riferire di norma la condizione di autosufficienza: all'ambito              
provinciale deve essere attribuita la responsabilita' di soddisfare             
la domanda espressa dalla popolazione residente, con la rilevante               
eccezione dei servizi di alta specialita'.                                      
Per l'alta specialita', ragioni epidemiologiche ed economiche rendono           
necessaria una visione programmatoria e un assetto operativo, i cui             
confini si estendano oltre l'ambito provinciale, e che si componga su           
scala regionale.                                                                
In tale contesto per l'indicatore mobilita' devono essere ridefiniti            
gli attributi di attiva e passiva, sulla base dell'organizzazione per           
rete integrata, e non piu' su rigide giurisdizioni istituzionali                
(Aziende Sanitarie o ambiti provinciali): a titolo esemplificativo,             
la mobilita' passiva riferita all'alta specialita' e' solo                      
extraregione.                                                                   
L'indicazione del PSR 1999/2001, richiamandosi all'obiettivo II del             
PSN 1998/2000, propone l'area della patologia cardiovascolare tra le            
aree sulle quali sperimentare, in via prioritaria, un'organizzazione            
a rete integrata.                                                               
Teoria di riferimento                                                           
Per le reti integrate che comprendono servizi di alta specialita', il           
PSR 1999/2001 propone di sperimentare assetti organizzativi ispirati            
al modello Hub & Spoke.                                                         
La teoria Hub & Spoke esprime un'idea dinamica (prima che                       
strutturale) dell'assistenza, collegata ai gradi di complessita':               
quando una determinata soglia di complessita' viene superata, si                
trasferisce la sede dell'assistenza da unita' produttive periferiche            
a unita' centrali di riferimento.                                               
Il modello disegna l'organizzazione dei Servizi afferenti alla                  
medesima linea di produzione, concentrando gli interventi ad alta               
complessita' in centri di eccellenza (Hub) e distribuendo i terminali           
di accesso in centri sottoordinati (Spoke), cui compete                         
principalmente la selezione e l'invio di pazienti.                              
Il riassetto organizzativo che si realizza destruttura in parte                 
l'organizzazione precedente, sovraordinando, nell'ambito del processo           
produttivo specifico, i legami funzionali della rete a quelli interni           
ai singoli presidi ospedalieri. La stessa possibilita' di                       
sovraordinamento investe le funzioni amministrative attivate nel                
percorso di cura, e in particolare il Controllo di Gestione. Per                
l'obiettivo sanitario individuato sara' proponibile una gestione e              
una programmazione ad hoc per Budget predefiniti in cui la                      
correlazione e' tra costi ed efficacia e non tra costi ed efficienza.           
Il modello Hub & Spoke:                                                         
- comporta l'integrazione verticale forte tra i nodi;                           
- puo' essere convenientemente adottato per servizi caratterizzati da           
volumi di attivita' predeterminati e di elevata complessita'                    
tecnologica;                                                                    
- concepisce la rete in termini dinamici, la cui architettura puo'              
essere modificata sulla base dell'evoluzione, ovvero                            
dell'obsolescenza, delle tecnologie, delle conoscenze e competenze              
professionali e gestionali.                                                     
La rete integrata di servizi, classificati secondo il grado di                  
complessita' in I, II e III livello assistenziale, seguendo la logica           
Hub & Spoke schematicamente si traduce:                                         
I livello assistenziale - Distretto (dipartimento cure primarie e               
riabilitazione) - Spoke                                                         
II livello assistenziale - ospedale per acuti, servizio di 118 - HUB            
del I livello; Spoke del III livello                                            
III livello assistenziale - prestazioni "rare", o ad alta selezione -           
HUB.                                                                            
Il secondo livello assistenziale corrisponde all'ambito di                      
autosufficienza, che per la Regione Emilia-Romagna e' di norma                  
l'ambito provinciale e all'interno della rete rappresenta quello che            
in termini informatici viene definito proxy, svolgendo nel processo             
produttivo contestualmente azioni di accettazione e di selezione e              
invio.                                                                          
Analisi della epidemiologia e della organizzazione cardiologica in              
Emilia Romagna                                                                  
Il nuovo PSN 1998/2000 e PSR 1999/2001, in riferimento agli obiettivi           
dichiarati, rende necessaria una proposta di aggiornamento e                    
consolidamento organizzativo e funzionale della rete cardiologica,              
nei suoi vari livelli di servizio-produzione.                                   
Nello specifico, la necessita' e' sostenuta dalle seguenti ragioni:             
- l'obiettivo della diminuzione del 10% della mortalita' per malattie           
cardiovascolari;                                                                
- i mutamenti demografici ed epidemiologici;                                    
- il rapido progresso delle tecnologie cardiologiche;                           
- la limitazione delle risorse economiche;                                      
- il vincolo di risposte appropriate ai reali bisogni del                       
cittadino-utente, con conseguenti opportunita' e necessita' di tenere           
unita la cardiologia (che rischia di frammentarsi in svariate                   
sottospecialita'), al fine di mantenere un'adeguata competenza                  
cardiologica clinica;                                                           
- lo stato attuale dell'attivita' cardiologica e cardiochirurgica in            
Emilia-Romagna.                                                                 
La situazione attuale della cardiologia in Emilia-Romagna e' in gran            
parte il risultato di uno sviluppo avvenuto spesso senza collegamento           
funzionale e organizzativo tra le strutture: tuttavia la rete                   
cardiologica ospedaliera e' significativamente definita e                       
stabilizzata e fino ad oggi capace di dare una risposta alle esigenze           
degli utenti.                                                                   
Per quanto riguarda i dati quantitativi dell'attivita' 1999 si                  
registra:                                                                       
Riabilitazione cardiovascolare in Emilia-Romagna                                
L'Emilia-Romagna non ha a tutt'oggi un piano organico di                        
riabilitazione cardiologica. Tuttavia alcune strutture cardiologiche            
ospedaliere svolgono questa attivita' (alcune in regime di degenza)             
non sono previsti Centri che svolgono attivita' esclusiva di questo             
tipo come in altre Regioni. Recentemente nell'ambito della norme di             
accreditamento per la Cardiologia sono state definite alcune norme e            
fissati alcuni dati epidemiologici che permettono di identificare i             
tipi di pazienti che devono essere sottoposti ad attivita'                      
riabilitative (cardioperati ed una certa quota di infartuati). Tutto            
cio' anche in funzione di decongestionare i settori postoperatori               
delle Cardiochirurgie.                                                          
Considerazioni sulla rete cardiologica in Emilia-Romagna                        
I dati sembrano dimostrare che non vi e' un problema di dotazione               
strutturale e volumi di attivita', quanto di efficienza organizzativa           
e soprattutto di integrazione operativa.                                        
Posto l'obiettivo (riduzione della mortalita' del 10%), la                      
programmazione funzionale regionale deve optare per il coordinamento            
e la cooperazione nell'attivita' cardiologica territoriale e                    
ospedaliera sia in riferimento ai servizi assistenziali, sia alle               
funzioni scientifiche e di aggiornamento. In altri termini si ritiene           
opportuno proporre una rete integrata Ospedaliera cardiologica che              
nel rispetto di regole organizzative e qualitative garantite                    
dall'accreditamento tenda ad ottimizzare l'efficienza ma soprattutto            
l'efficacia dei processi diagnostici e terapeutici nei prossimi anni,           
fornendo indicazioni tecniche e strutturali alla definizione del                
prossimo PSR e dei futuri PAL.                                                  
In questo contesto e' opportuno prevedere la raccolta dei dati, la              
valutazione qualitativa e quantitativa degli stessi, nonche' la                 
definizione degli indicatori sanitari e l'organizzazione dell'audit             
da parte delle Agenzie sanitarie regionali.                                     
Obiettivi dell'azione progettuale                                               
I) Ottimizzare l'assistenza al cardiopatico acuto, con riferimento              
all'area dell'Emergenza-Urgenza, dove il risultato prioritario e'               
rappresentato dalla riduzione del ritardo evitabile nel soccorso                
all'attacco cardiaco/infarto miocardico acuto (attualmente solo il              
10% dei pazienti giunge in UTIC entro le prime 2 ore, e un altro 30%            
tra le 2-6 ore dall'inizio dell'evento acuto, secondo i dati dello              
studio GISSI, "Ritardo evitabile"). In questo specifico contesto                
vanno previste forte integrazioni tra le strutture cardiologiche di             
vario livello onde garantire il percorso del paziente con IMA                   
complicato o angina instabile il piu' uniforme possibile all'interno            
del territorio provinciale.                                                     
Comunque il cosiddetto "ritardo evitabile" coinvolge tutti: cittadino           
(ritardo decisionale), sistema di risposta-118 (ritardo                         
organizzativo), PS e UTIC (ritardo ospedaliero). Entro 12 mesi (I               
fase) i ricoveri entro le prime 2 ore devono aumentare dal 10 al 30%            
e i ricoveri tra le 2 e le 6 ore devono aumentare dal 30 al 50%.                
II) Assicurare il tempestivo accesso per le urgenze cardiochirurgiche           
e di cardiologia interventistica (attualmente le urgenze                        
cardiochirurgiche rappresentano il 20-35% dell'intera attivita'                 
cardiochirurgica. La percentuale e' riferita ai dati di letteratura             
piu' alti, e viene proposta in relazione al fatto che la                        
tempestivita' e' una variabile condivisa di efficienza e di                     
efficacia).                                                                     
In riferimento a questi due primi obiettivi, e' necessario                      
pianificare un modello di servizio che definisca gli standard                   
assistenziali dell'attacco cardiaco per cui gli interventi prima                
dell'arrivo in Ospedale e all'interno dell'Ospedale siano                       
precisamente definiti sia nei termini organizzativi che farmacologici           
e tecnici.                                                                      
III) Garantire, secondo i reali bisogni stimati, l'alta specialita'             
cardiologica (III livello) intesa come:                                         
a) Cardiochirurgia e Cardiologia Diagnostica e Interventistica                  
- il bisogno medio stimato di procedure cardiochirurgiche a cuore               
aperto e' di circa 900 per milione di abitanti, per anno (1.000 e' la           
raccomandazione dell'Institute for Cardiac Survey), con almeno 650              
interventi di rivascolarizzazione coronarica per milione di abitanti,           
per anno - 3.600 CEC per l'Emilia-Romagna;                                      
-  per l'angioplastica coronarica il bisogno medio stimato di                   
procedure e' di 900/1milione di abitanti per anno (Societa' Europea             
di Cardiologia), la raccomandazione dell'Institute for Cardiac Survey           
e' di: 1.000/milione. Per cui le necessita' per l'Emilia-Romagna sono           
di 3.700-3.900 procedura all'anno;                                              
- per quanto riguarda le procedure di cateterismo cardiaco e                    
coronarografia, il bisogno stimato e' di 2.700/3.000 per milione di             
abitanti per anno (popolazione adulta maggiore di 30 anni). Per cui             
sono prevedibili 11.000-12.000 indagini per l'Emilia-Romagna.                   
Il rapporto tra procedure di cateterizzazione cardiaca e procedure              
interventistiche in Europa e' oggi di circa 2:1.                                
b) Cardiologia e Cardiochirurgia Pediatrica                                     
- per quanto riguarda la Cardiochirurgia Pediatrica, in via ipotetica           
si puo' pensare a bacini di riferimento interregionali, salvo per le            
regioni ad alta intensita' demografica. Per il dettaglio d'intervento           
si rimanda all'allegato specifico.                                              
c) Aritmologia Interventistica                                                  
- ci si riferisce all'uso di pace-maker specializzati, defibrillatori           
impiantabili e ablazione transcatetere con radiofrequenza. I                    
fabbisogni regionali per il 2000 in questo settore sono i seguenti:             
Impianti di Pace Maker n. 2600, studi elettrofisiologici n. 1850,               
impianti di defibrillatori n. 200, procedure di ablazioni n. 440.               
d) Trapianto Cardiaco                                                           
- e' drammaticamente sottoutilizzato in Italia per la carenza di                
organi, problema peraltro comune ad altri Paesi. Nei Paesi                      
dell'Europa centrosettentrionale vengono effettuati 10-20 trapianti             
per milione di abitanti, per anno. La media europea, includendo i               
paesi dell'Est, e' di 5 trapianti; in Italia e' 2.9; in                         
Emilia-Romagna e' 7;                                                            
- in riferimento al III obiettivo, sulla base delle esperienze                  
esistenti, risulta che l'efficienza quali/quantitativa (rendimento)             
del III livello, in termini di decongestione, tempestivita' e                   
integrazione, e' determinante nell'ambito della prevenzione                     
secondaria della malattia cardiovascolare e, di conseguenza, per                
raggiungere l'obiettivo dichiarato (ridurre del 10% la mortalita' in            
un triennio). Secondo la lettura dei dati ottenuti da verifiche                 
empiriche, la prevenzione primaria riduce la morbilita' e la                    
mortalita' nel lungo periodo; la prevenzione secondaria riduce                  
l'invalidita' e la mortalita' nel breve-medio periodo (in tal senso i           
dati statistici epidemiologici Regionali dovrebbero confermare una              
riduzione degli IMA, delle recidive di IMA, degli attacchi                      
coronarici).                                                                    
IV) Ottimizzare l'appropriatezza clinica (applicando linee guida                
aggiornate prodotte delle societa' scientifiche)                                
- per quanto riguarda l'Alta Specialita' Cardiologica e                         
Cardiochirurgica (Hub) va precisato che vi sono sufficienti elementi            
di evidenza e di condivisione per affermare che la corretta                     
indicazione terapeutica quali/quantitativa alla procedura meccanica             
(BPAC, PTCA) definisce in via indiretta l'appropriatezza delle                  
indicazioni alla diagnostica;                                                   
- ovviamente i criteri di appropriatezza saranno rapportati anche               
alle linee guida aggiornate delle Societa' Scientifiche di                      
specialita' accreditate.                                                        
Nella letteratura e' indicato uno standard quali/quantitativo                   
=>>50-60% di pazienti inviati alla chirurgia e alla PTCA dell'intera            
attivita' diagnostica di III livello (n. di procedure meccaniche/n.             
di studi diagnostici eseguiti).                                                 
V) Razionalizzare l'appropriatezza gestionale (efficienza della Rete            
Integrata Hub & Spoke) dei pazienti selezionati alle procedure                  
diagnostico terapeutiche di III livello facendo riferimento a:                  
a) tempestivita' del management diagnostico-terapeutico: alla luce              
dei fabbisogni di interventi in cec e di procedure di angioplastica             
e' necessario definire nella Regione gli hinterland di intervento e             
comunque la disponibilita' delle varie strutture onde ridurre il piu'           
possibile i tempi di attesa in modo che in una prima fase (6-12 mesi)           
i tempi per gli interventi elettivi in CEC siano inferiori a 30                 
giorni e i tempi per la PTCA elettiva siano inferiori a 15 giorni. Da           
auspicare l'aumento delle angioplastiche che vengono eseguite on-line           
(in continuita' con lo studio coronarografico). Per quanto riguarda i           
tempi di attesa per coronarografia, elettiva obiettivo di una prima             
fase (6-12 mesi) i tempi devono essere inferiori a 20 giorni;                   
b) affidabilita' dell'expertise professionale in termini di                     
mortalita' e morbilita' procedura dipendenti (rapportata ai dati                
della letteratura);                                                             
c) percorso sanitario del paziente post procedura diagnostico                   
terapeutico (recidive di IMA, restenosi, re-ricoveri,                           
prepensionamenti continuita' dell'attivita' lavorativa etc);                    
d) percorso sanitario e sociale dei pazienti post procedura                     
diagnostico terapeutica;                                                        
e) risorse impiegate nel processo diagnostico-terapeutico della                 
cardiopatia ischemica.                                                          
VI) Impostare l'assistenza al cardiopatico cronico, attraverso la               
creazione di strutture aperte e flessibili, con coordinazione dentro            
e fuori ospedale, mediante riqualificazione dell'area ambulatoriale e           
della continuita' di cura, l'uso del day hospital e l'avvio della               
home care.                                                                      
VII) Diffondere e divulgare in maniera adeguata le informazioni                 
cardiologiche di tipo preventivo onde:                                          
a) identificare e modificare i fattori di rischio, nel tentativo di             
ridurre la conseguente morbilita' e mortalita' della malattia                   
cardiovascolare;                                                                
b) imparare ad identificare i sintomi della malattia coronarica                 
specialmente i sintomi nuovi ed acuti;                                          
c) addestrare la popolazione alla conoscenza delle procedure                    
organizzative da attuare in caso di attacco cardiaco acuto;                     
d) far conoscere ai cardiopatici noti dettagliate informazioni                  
sull'uso dei farmaci sui sintomi e sui percorsi organizzativi da                
seguire;                                                                        
e) migliorare la capacita' funzionale sia dei pazienti a rischio                
cardiovascolare che dei cardiopatici noti pianificando e                        
individualizzando l'attivita' fisica ed eventualmente sportiva,                 
definendo con precisione i carichi di lavoro;                                   
f) sostenere e razionalizzare la cardiologia preventiva sia primaria            
che secondaria con interventi mirati attraverso i mass media,                   
conferenze divulgative ed opuscoli. Considerare questa funzione come            
risorsa gestionale strategica per raggiungere gli obiettivi del Piano           
sanitario nazionale e regionale.                                                
VIII) Per la riabilitazione cardiovascolare si ipotizza in questa               
sede la funzione di riabilitazione post cardiochirurgica e di                   
riabilitazione post infartuale in pazienti opportunamente selezionati           
(si ritiene che di circa 8.000 IMA acuti in Emilia-Romagna il 20-30%            
possa trarre sicuro beneficio da un ciclo riabilitativo con                     
ospedalizzazione):                                                              
- questa funzione-attivita' deve rappresentare un supporto alle                 
cardiochirurgie (piu' del 50% dei pazienti afferenti ai centri di               
riabilitazione italiani provengono dalle Cardiochirurgie), con                  
accoglimento precoce di pazienti post operati e con conseguente                 
aumento della produttivita' delle cardiochirurgie stesse (aumento               
dell'efficienza produttiva);                                                    
- questa attivita' deve rappresentare l'ambito di verifica di                   
qualita' della produzione cardiochirurgica. Al paziente cardioperato            
va garantito il percorso immediato alla dimissione dalla struttura              
cardiochirurgica che puo' essere di 3 tipi: invio alla struttura di             
riabilitazione cardiologica, invio alla struttura cardiologica di               
provenienza, invio a domicilio. In ogni caso la struttura                       
cardiologica che ha avviato l'iter diagnostico e terapeutico deve               
garantire la presa in carico del paziente qualunque sia il percorso             
che lo stesso ha seguito, e in questo ambito si determineranno le               
verifiche di appropriatezza e di qualita' della produzione                      
cardiochirurgica. Il paziente post-cardiochirurgico complicato                  
qualora non possa rientrare nelle strutture cardiologiche di                    
provenienza va tuttavia affidato ai Cardiologi che hanno avviato                
l'iter diagnostico e terapeutico che garantiranno l'iter ospedaliero            
necessario (rianimazione, emodialisi, neurologia, ecc.);                        
- il dato importante da sottolineare e' la dimensione del problema              
dello scompenso cardiaco cronico che potrebbe trarre giovamento                 
dall'attivita' riabilitativa. Per quanto riguarda questo tipo di                
patologia cardiologica si sottolinea il progressivo incremento di               
questa popolazione che andra' valutata dal punto di vista                       
epidemiologico stante che le recenti acquisizioni scientifiche stanno           
considerando nuovi trattamenti terapeutici che comprendono anche                
programmi di riabilitazione sia ospedaliera che ambulatoriale. Per              
tanto tale problema va ripensato e ricollocato:                                 
- in strutture e soluzioni territoriali (percorsi ambulatoriali,                
assistenza domiciliare integrata, home care, day hospital), piu'                
flessibili, di minor costo e altamente professionali (condizione di             
produttivita');                                                                 
- in rete con la rimanente offerta cardiologica sul territorio, in              
modo che si attuino i processi di continuita' di cura e di                      
"riabilitazione permanente" della malattia cronica, che possono                 
prevenire gli episodi acuti e ridurre significativamente i ricoveri             
per questo gruppo di pazienti;                                                  
- le professionalita' necessarie all'attivita' riabilitativa sono:              
Cardiologo, Medico Fisiatra, Infermiere, Fisioterapista; devono                 
essere disponibili Assistente sociale, Dietologo, Psicologo (il                 
personale della riabilitazione opera secondo le indicazioni del                 
Medico Fisiatra, il personale utilizzato, deve possedere attestato di           
BLS) devono esistere procedure di forte integrazione delle competenze           
cardiologiche e fisiatriche;                                                    
- la struttura riabilitativa deve: definire il progetto riabilitativo           
individuale previa definizione della Responsabile del progetto,                 
quantificazione della disabilita' globale, definizione dei risultati            
desiderati con interventi rieducativi, riabilitativi rivolti al                 
paziente e ai suoi familiari, conferma delle potenzialita' residue,             
reinserimento sociale;                                                          
- e' necessario che la struttura di riabilitazione cardiologica (sia            
essa svolta in regime di ricovero che ambulatoriale) valuti il                  
risultato della propria attivita' in termini di: appropriatezza della           
indicazione (utilizzando come indicatore almeno il ritorno in Reparto           
per acuti, l'incidenza delle complicanze cardiologiche e                        
pneumologiche, di scompenso cardiaco). Sara' importante il follow up            
a sei mesi per la valutazione dei decessi intercorsi nonche' la                 
somministrazione di un questionario validato di qualita' di vita.               
In fase di realizzazione, le direttrici comuni a tutti gli obiettivi            
esposti sono:                                                                   
- la disponibilita' per ogni cittadino di prestazioni cardiologiche             
adeguate per appropriatezza e tempestivita';                                    
- la continuita' assistenziale, con coinvolgimento dei cardiologi e             
dei medici di Medicina generale del Servizio sanitario regionale;               
- la prioritaria ottimizzazione dell'esistente, mirando a non                   
replicare funzioni quando possibile;                                            
- l'appropriatezza dei percorsi diagnostico-terapeutici, con                    
l'obiettivo di "semplificare" al necessario, senza perdere in                   
efficacia.                                                                      
Modello organizzativo di dimensioni regionali secondo Hub & Spoke               
Per realizzare gli obiettivi e' opportuno individuare un modello                
organizzativo, di dimensione regionale, da tradurre in conformita'              
all'analisi delle condizioni reali (concentrazione/dispersione della            
popolazione, caratteristiche geografiche/orografiche, eventuali                 
flussi stagionali, realta' sanitaria locale).                                   
Le considerazioni generali e propedeutiche indispensabili sono:                 
- il modello articolato per livelli assistenziali in rete integrata             
Hub & Spoke deve tenere costantemente presente la necessaria                    
compatibilita' tra i bisogni/priorita' e le risorse disponibili, al             
fine di evitare di progettare buone intenzioni, anziche' soluzioni a            
problemi concreti;                                                              
- le proposte e i progetti che vanno privilegiati devono percorrere             
la strada della riconversione, della riqualificazione, della                    
flessibilita' e della integrazione delle risorse gia' esistenti in              
Regione e nelle Aziende;                                                        
- non puo' essere continuamente ampliata l'offerta di prestazioni di            
diagnostica ad alto costo che assorbono risorse, soprattutto se si              
riferiscono ad un territorio limitato, mentre possono essere                    
efficacemente espletate concentrandole in alcuni poli di eccellenza             
con risparmio di costi e migliore qualita'.                                     
Livelli di intervento e strutture                                               
Riferendosi alla realta' esistente, i tre livelli di attivita' per la           
malattia cardiovascolare sono:                                                  
Livello distrettuale Spoke                                                      
popolazione superiore a: 50.000 abitanti                                        
strutture:                                                                      
- Distretto (Dipartimento delle cure primarie);                                 
- Ambulatori cardiologici territoriali integrati con la Medicina di             
base e l'Ospedale;                                                              
- Ospedale per acuti con attivita' cardiologica nella UUOO e nei                
Dipartimenti di Medicina per pazienti non complessi con definiti                
percorsi verso le strutture di I livello cardiologico per la                    
diagnostica strumentale e per eventuale ricovero in ambiente                    
specializzato;                                                                  
funzioni:                                                                       
- fuori ospedale:                                                               
assistenza ambulatoriale, assistenza specialistica domiciliare,                 
diagnostica cardiologica non invasiva di contenuto tecnologico                  
semplice, follow-up dei cardiopatici noti a basso rischio, sistema              
integrato per l'emergenza-urgenza territoriale.                                 
- integrazione con l'ospedale:                                                  
emergenza-urgenza cardiologica, assistenza in degenza, diagnostica              
cardiologica ambulatoriale e per degenti (ecocardiografia,                      
ergometria, holter, elettrofisiologia), riabilitazione post-acuta               
(continuita' di cura), gestione a lungo termine del cardiopatico ad             
alto rischio (prevenzione secondaria, valutazione clinico-strumentale           
periodica), gestione della ospedalizzazione a domicilio (home care).            
In questo contesto possono essere attivati sistemi di telemedicina e            
di teleconsulto nei casi in cui i tempi di afferenza alla struttura             
ospedaliera distrettuale o di livello specialistico lo giustifichino;           
in particolare nelle urgenze e nelle emergenze cardiologiche l'UTIC             
e' centrale all'interno del modello organizzativo del 118 e dei                 
Pronto Soccorso                                                                 
Primo livello Hub del livello distrettuale, Spoke del II livello                
popolazione 100.000-150.000 abitanti                                            
strutture:                                                                      
- UUOO di Cardiologia con UTIC senza Laboratorio di Emodinamica con             
funzione integrata all'attivita' distrettuale;                                  
funzioni:                                                                       
- emergenza-urgenza-cardiologica, assistenza in degenza, diagnostica            
cardiologica ambulatoriale e per degenti (ecocardiografia,                      
ergometria, holter, elettrofisiologia), gestione a lungo termine del            
cardiopatico ad alto rischio (prevenzione secondaria, valutazione               
clinico-strumentale periodica), gestione della ospedalizzazione a               
domicilio (home care), eventuale riabilitazione post-acuta                      
(continuita' di cura). Le funzioni descritte hanno luogo all'interno            
di una dinamica ospedale-territorio che prevede comuni linee guida ed           
audit periodici.                                                                
Secondo livello Hub del I livello - Spoke del III livello                       
popolazione: ambito provinciale                                                 
strutture:                                                                      
- UUOO di Cardiologia con UTIC con Laboratorio di Emodinamica;                  
- Laboratorio di Emodinamica diagnostica semplice;                              
- Laboratorio di Emodinamica avanzata Diagnostica ed invasiva;                  
funzioni:                                                                       
- stesse funzioni del I livello;                                                
- trattamento dei cardiopatici con impegno diagnostico/assistenziale            
particolare (cardiopatici acuti complicati), diagnostica incruenta di           
alto contenuto tecnologico e/o di alta specializzazione (cardiologia            
nucleare, cardiologia pediatrica, etc), accertamenti emodinamici e              
contrastografici (cateterismo cardiaco, coronarografia,                         
angioplastica). Vengono identificati due momenti tecnico                        
organizzativi:                                                                  
A) Laboratorio di Emodinamica diagnostica semplice (LES): valuta                
pazienti portatori di cardiopatia ischemica e/o di valvulopatia per             
una definizione diagnostica di tipo morfologico e che si ritiene                
necessitino di procedure terapeutiche invasive o cardiochirurgiche.             
Risponde a tutte le esigenze di diagnostica invasiva cardiologica che           
afferiscono all'Ospedale in cui e' dislocata la struttura e alle                
esigenze di strutture di I livello (solo UTIC) della Provincia.                 
E' da considerare che un laboratorio di Emodinamica anche per                   
mantenere una sufficiente clinical competence deve eseguire almeno              
600 esami all'anno; non e' da escludere che operatori dei centri                
spoke partecipino all'attivita' di emodinamica del centro hub;                  
B) Laboratorio di Emodinamica avanzata diagnostica interventistica              
(LEA): risponde a tutte le esigenze di diagnostica invasiva del                 
territorio provinciale o sub provinciale, di terapia invasiva                   
(angioplastica) del territorio di riferimento (provinciale o                    
sovraprovinciale);                                                              
- si ritiene che un buon livello per un Laboratorio di diagnostica e            
terapia invasiva sia rappresentato da almeno 300/400 procedure di               
angioplastica. Questo Laboratorio e' Hub delle strutture di I livello           
(Spoke) e delle strutture di II livello dotate di laboratori di                 
Emodinamica semplici (Spoke);                                                   
- non va esclusa l'ipotesi che gli Emodinamisti delle strutture                 
"Spoke" vadano ad eseguire angioplastiche ai loro pazienti nei Centri           
"Hub". La responsabilita' della accettazione di operatori di                    
strutture spoke all'interno dei laboratori avanzati di Emodinamica e'           
assegnata ai dirigenti e responsabili della struttura Hub stessa. La            
valutazione si basera' sui dati del curriculum e sulla Clinical                 
competence (secondo le definizioni delle Societa' Scientifiche).                
Considerazioni di ordine organizzativo                                          
A fronte di un minimo di n. 1 Emodinamica per ogni provincia va                 
considerata la necessita' di limitare il numero delle strutture che             
svolgono attivita' interventistica concentrando l'interventistica in            
Centri di riferimento che hanno come supporto indispensabile lo stand           
by cardiochirurgico o sistemi di back-up codificati. Cio' per                   
garantire un numero di angioplastiche (il fabbisogno per                        
l'Emilia-Romagna nel 2000 e' di 3.900) concentrato in pochi centri              
onde migliorare la qualita' della procedura e soprattutto filtrare il           
piu' uniformemente l'indicazione (pochi Centri e piu' uniformita'               
decisionale e quindi migliore appropriatezza).                                  
Funzioni di III livello regionale                                               
popolazione di dimensione regionale o sovraregionale                            
strutture:                                                                      
- UUOO di Cardiologia con UTIC e laboratorio di emodinamica ed                  
interventistica;                                                                
- UUOO di Cardiochirurgia in sede;                                              
- UUOO di Cardiologia e Cardiochirurgia pediatrica;                             
- centro abilitato al trapianto cardiaco;                                       
- eventuali centri che svolgono funzioni interregionali, secondo la             
programmazione nazionale;                                                       
funzioni:                                                                       
- far fronte a tutte le esigenze diagnostico-terapeutiche non                   
soddisfatte agli altri livelli: interventi cardiochirurgici d'urgenza           
e di elezione, cardiologia interventistica (angioplastica coronarica,           
valvuloplastica, ecc.), trapianto di cuore, cardiologia e                       
cardiochirurgia pediatrica.                                                     
Funzioni aritmologiche                                                          
L'attivita' di stimolazione elettrica permanente (Pace Maker) puo'              
essere svolta in UUOO di Cardiologia a qualunque livello ospedaliero.           
Centro Aritmologico di I livello                                                
popolazione di dimensione provinciale;                                          
strutture:                                                                      
- puo' essere collocato in UUOO di Cardiologia di I o di II o di III            
livello. E' dotato di Laboratorio specifico (vedi norme di                      
accreditamento). Svolge attivita' di impianto di Pace Maker, di studi           
elettrofisiologici e di impianto di defibrillatore. E' Hub di tutte             
le strutture cardiologiche che non svolgono le attivita' suddette.              
Centro aritmologico di II livello                                               
popolazione di dimensione sovraprovinciale                                      
strutture:                                                                      
- puo' essere collocato in UUOO di Cardiologia di I o di II o di III            
livello. E' dotato di Laboratorio avanzato con requisiti strutturali,           
strumentali previsti dalle note di accreditamento. Oltre alle                   
attivita' descritte al I livello (elettrostimolazione,                          
elettrofisiologia, impianto di PM defibrillatore) svolge attivita' di           
ablazione. Stante i fabbisogni relativamente limitati (n. 440                   
ablazioni previste per il 2000 in Emilia-Romagna) a fronte di una               
alta complessita' tecnologica richiesta agli operatori, vanno                   
definiti centri di riferimento onde garantire una buona qualita'                
della procedura. Questo livello rappresenta l'Hub del I livello                 
aritmologico (Spoke).                                                           
Riabilitazione post cardiochirurgica e post IMA                                 
- Hub di struttura cardiochirurgica e Hub (per l'infarto miocardico             
acuto) di livelli ospedalieri dotati di UTIC;                                   
- per quanto riguarda la riabilitazione con degenza                             
post-cardiochirurgica e post IMA, questa puo' essere individuata in             
strutture di riferimento regionale; si escludono UO autonome;                   
- si puo' quantificare in n. circa 4.000 i pazienti cardio operati              
che necessitano di un periodo di degenza riabilitativa a far tempo              
dal VII-X giorno dopo l'intervento; si puo' anche quantificare che              
circa il 20-30% dei soggetti colpiti da IMA (8.000 IMA/anno in                  
Emilia-Romagna) puo' trarre giovamento da attivita' riabilitativa               
post acuta in regime di degenza;                                                
- l'accentramento precoce dei pazienti post-operati, oltre a creare i           
presupposti per aumentare la produttivita' (efficienza) delle                   
cardiochirurgie cosi' decongestionate, renderebbe possibile                     
standardizzare controlli di qualita' della produzione a 30 giorni.              
Anche la produzione cardiologica (infarto miocardico acuto) puo'                
essere verificata a livello riabilitativo;                                      
- nel suo complesso l'attivita' riabilitativa post cardiochirurgica e           
post infarto ottimizzerebbe l'efficienza della rete (economia di                
scala). Va definito il protocollo per il trattamento riabilitativo              
post infartuale in regime di degenza;                                           
- rimane a tutti i livelli cardiologici ospedalieri la funzione di              
attivita' ambulatoriale o in DH (seconda, terza fase della                      
riabilitazione).                                                                
Percorso del paziente cardioperato o post IMA:                                  
- UO Cardiologica che ha avviato l'iter diagnostico terapeutico                 
(Spoke) - Centro Cardiochirurgico (Spoke) - Struttura di                        
Riabilitazione di riferimento (Hub) (o UO Cardiologica di partenza).            
Comunque garantita la ripresa in cura con riaccettazione o ripresa in           
cura anche senza ricovero;                                                      
- follow-up a 30 giorni (in regime ambulatoriale da parte della                 
cardiologia di provenienza);                                                    
- follow-up a 6 mesi e a 1 anno.                                                
auspicabile che ogni settore sia riportato in una "scala giusta" alla           
sua funzione (prevenzione/diagnosi/cura/ricerca e cura/                         
riabilitazione/ verifica/ ricerca) con l'integrazione e l'adozione di           
strumenti operativi gestionali ed economici, affinche' le funzioni si           
integrino in un sistema ad alto rendimento.                                     
Nello specifico della malattia cardiovascolare, mentre nella fase di            
INPUT e' opportuno dotare il sistema di competenze e professionalita'           
specifiche che sappiano ricercare ed ispezionare il territorio                  
sconosciuto e pericoloso con maggiore professionalita' ed efficacia e           
sappiano accompagnare i pazienti individuati lungo la loro storia di            
malattia cardiovascolare con tempestivita', nella fase di OUTPUT                
(uscita dal terzo livello) il sistema si deve dotare di opportuni               
strumenti per aumentare la sua efficienza e darsi elementi di                   
verifica e di controllo dell'efficacia (OUTCOME).                               
Le strutture e le funzioni del I livello cardiologico sono                      
interamente pubbliche; le strutture del II e III livello sono                   
pubbliche o private, entrambe accreditate, e rispondenti tutte ad una           
funzione di rete pubblica.                                                      
In particolare le strutture private accreditate concorrono alla                 
risposta dei fabbisogni delle procedure cardiochirurgiche e                     
cardiologiche invasive quando e' chiaramente documentata la                     
necessita' di integrare la rete pubblica; in particolare si                     
sottolinea la totale autosufficienza della strutture ospedaliere                
dell'Emilia-Romagna nella risposta ai fabbisogni di procedure                   
aritmologiche (Pace maker, studi elettrofisiologici, defibrillatori,            
ablazioni).                                                                     
auspicabile che il filtro alle tecniche chirurgiche e cardiologiche             
invasive sia garantito, non solo dai protocolli aggiornati, ma anche            
da meeting istituzionalizzati con attiva partecipazione dei                     
cardiologi che hanno avviato l'iter diagnostico assieme agli                    
emodinamisti e cardiochirurghi di riferimento.                                  
La funzione riabilitativa, intesa come strumento di efficienza della            
rete e controllo di qualita' (III livello), e' pubblica e accreditata           
in riferimento alla soluzione funzionale e strutturale, e fornisce,             
da un punto di vista gestionale e di verifica, pari condizioni a                
tutti i fornitori del III livello, a prescindere dal loro status                
giuridico (pubblico o privato).                                                 
Rapporti funzionali e organizzativi                                             
La proposta e' quella di un modello articolato su base sia                      
territoriale, sia funzionale, fondato sulla dimensione dei bisogni e            
sui livelli assistenziali.                                                      
L'articolazione territoriale e':                                                
- aree con strutture e funzioni di primo livello (Distretti);                   
- in posizione intermedia si collocano le strutture di primo e                  
secondo livello (rete degli ospedali provinciali);                              
- la convergenza per specifiche funzioni a domanda piu' limitata e a            
tecnologie piu' complesse e' di II livello fornite di Laboratorio di            
Emodinamica diagnostica interventistica avanzata (LEA);                         
- a livello regionale si colloca il centro dotato di Dipartimento               
d'organo con completa attivazione di tutte le funzioni cardiologiche            
e cardiochirurgiche.                                                            
Il secondo livello (con LES o LEA), e sede di afferenza di pazienti             
che richiedono prestazioni assistenziali erogabili solo a questi                
livelli; costituisce quindi il punto di riferimento per i pazienti              
appropriati, provenienti dai vari bacini afferenti alle strutture               
cardiologiche di livello inferiore e alle quali possono tornare una             
volta erogata la prestazione richiesta.                                         
La decongestione del secondo livello avanzato (LEA) (in particolare             
nelle strutture pubbliche) diviene obiettivo indispensabile perche'             
questi sia restituito al suo mandato di offerta di prestazioni: in              
altri termini le strutture diagnostiche-interventistiche avanzate               
devono rispondere nei tempi gia' descritti alle esigenza delle                  
strutture di livello inferiore.                                                 
Sotto il profilo organizzativo si propone quindi la costituzione di:            
Coordinamento Cardiologico provinciale: coordina ed integra tutte le            
strutture inserite nel primo e secondo livello, abitualmente comprese           
in una unica Provincia;                                                         
Coordinamento Cardiovascolare inter-provinciale: coordina l'attivita'           
delle strutture ospedaliere tra i livelli e in particolare le                   
attivita' di II livello avanzato (LEA) e del centro con Dipartimento            
d'organo, ivi compresa la riabilitazione post-cardiochirurgica.                 
La Rete Integrata Cardiovascolare presuppone la realizzazione di un             
modello organizzativo e operativo basato sulla centralita' delle                
cardiologie con UTIC, collegate con gli ospedali periferici che non             
hanno questa dotazione.                                                         
Nel contesto della rete integrata vanno definiti i percorsi dei                 
pazienti complessi (agina instabile, IMA complicato) per potere                 
mettere a disposizione le procedure diagnostiche e terapeutiche                 
invasive in maniera uniforme per tutti i pazienti della provincia.              
Anche il percorso di rientro del paziente complesso alle strutture              
cardiologiche periferiche deve essere ben definito sia dal punto di             
vista temporale che organizzativo.                                              
I protocolli diagnostico-terapeutici devono essere omogenei e                   
coordinati, in particolare per quanto riguarda la trombolisi e per la           
PTCA primaria, e di salvataggio da privilegiare nei soggetti con                
infarto miocardico acuto evolvente (il comitato di coordinamento                
provinciale provvedera' a garantire la condivisione, l'aggiornamento            
dei protocolli, nonche' a definire ed attuare i sistemi di audit).              
Tutte le Cardiologie con UTIC della rete ospedaliera provinciale sono           
funzionalmente collegate con i presidi sanitari distrettuali.                   
Il sistema delle Emodinamiche e delle Cardiochirurgie dovrebbe avere            
un comune sistema informativo, a livello di digitalizzazione delle              
informazioni, e comune sistema di archiviazione. (vedere capitolo               
specifico).                                                                     
Le e'quipe cardiologiche nel loro complesso dovrebbero avere una                
definizione provinciale per cui l'organico dovrebbe essere rapportato           
alla popolazione della provincia e distribuito nelle strutture dei              
vari livelli; in particolare le e'quipe di emodinamica devono essere            
correlate alla produzione provinciale o all'hinterland servito,                 
possono integrarsi con operatori provenienti da strutture                       
periferiche.                                                                    
Per quanto riguarda la strutturazione, la produzione, dei laboratori            
invasivi e la clinical competence degli operatori ci si deve                    
rapportare alle norme di accreditamento . In ogni caso il numero                
delle sale di emodinamica, di aritmologia deve essere numericamente             
rapportato ai fabbisogni previsti a livello regionale.                          
Anche la dotazione strettamente ambientale dei laboratori (sale di              
emodinamica o sale di aritmologia) ,con tutte le infrastrutture del             
caso devono essere rapportate alla produzione e alle norme di                   
accreditamento; comunque deve essere numericamente rapportata ai                
fabbisogni previsti a livello regionale, stesso dicasi per sale                 
operatorie cardiochirurgiche delle strutture pubbliche.                         
La tempestivita' e l'efficienza operativa della rete integrata Hub &            
Spoke, regolata dai comitati di coordinamento provinciale ed                    
interprovinciale, fa riferimento alla mobilita' della domanda                   
sanitaria (dinamica centripeta verso Hub), e alla mobilita' del                 
know-how e dell'expertise professionale (dinamica centrifuga verso              
Spoke).                                                                         
L'applicazione dei requisiti di accreditamento delle strutture                  
cardiologiche con posti letto dovra' prevedere che sia data evidenza            
dei rapporti funzionali con le strutture di I e II ed eventualmente             
III livello cardiologico ospedaliero presenti nella provincia.                  
Gestione della malattia cardiovascolare in ambito provinciale                   
La gestione della malattia cardiovascolare in ambito provinciale si             
configura come rete ospedaliera che:                                            
- minimizza la mobilita' passiva per le prestazioni del II livello              
assistenziale;                                                                  
- governa la congestione massima accettabile;                                   
- minimizza i costi di transizione e realizza economie di scala;                
- in quanto Osservatorio Epidemiologico Provinciale (funzione, non              
sovrastruttura) svolge attivita' di verifica e valutazione, sulla               
base d'indicatori di processo.                                                  
L'Osservatorio Epidemiologico Provinciale e' referente (spoke)                  
dell'Agenzia Sanitaria regionale (hub), la quale a sua volta:                   
- definisce e verifica gli indicatori di struttura (accreditamento) e           
di esito;                                                                       
- applica e diffonde il Technology Assessment;                                  
- governa e modula la mobilita' regionale in relazione ai bisogni e             
alla congestione;                                                               
- ricopre il ruolo di authority in materia.                                     
Il sistema di relazioni tra l'Osservatorio Epidemiologico provinciale           
e l'Agenzia Sanitaria regionale (authority) e' regolato dalla                   
dinamica integrata e coerente degli indicatori, attivata, in ultima             
istanza, per verificare il raggiungimento del macroobiettivo                    
sanitario, la riduzione del 10% della mortalita' per malattia                   
cardiovascolare, in Regione.                                                    
Rete ospedaliera provinciale                                                    
Le azioni per rendere operativa la rete provinciale sono:                       
- perseguire un accordo formale tra i presidi ospedalieri della                 
provincia: Dipartimento cardiologico oppure Comitato cardiologico               
interaziendale (documento di riferimento con dati epidemiologici,               
percorsi dei pazienti complicati, accesso alle procedure                        
interventistiche, regolamento per le e'quipe itineranti,                        
informatizzazione). I componenti del Comitato cardiologico                      
interaziendale provinciale sono nominati dai Direttori Generali che             
definiscono anche l'ambito di intervento nel contesto della                     
integrazione della rete e delle regole di accreditamento;                       
- individuare l'ospedale di riferimento come sede della dotazione di            
un Laboratorio di Emodinamica semplice (LES) e soprattutto di un                
Laboratorio di Emodinamica avanzata (LEA), e di un Laboratorio di               
aritmologia avanzata (elettrofisiologia, ablazioni,) della rete                 
provinciale od extraprovinciale con rispetto dei parametri di                   
clinical competence gia' esposti;                                               
- definire le modalita' di utilizzo di tale dotazione da parte di               
competenze professionali proprie delle diversi Presidi Ospedalieri              
della Provincia (Network tecnologico e di know-how provinciale);                
- identificare il centro di II livello avanzato (LEA) provinciale od            
extraprovinciale privilegiato (Hub);                                            
- individuare la struttura di riabilitazione post-cardiochirurgica e            
post-acuta privilegiata di riferimento nella provincia (o                       
extraprovincia);                                                                
- definire comunque il percorso riabilitativo extraospedaliero del              
paziente cardio operato od infartuato al termine del periodo di                 
ospedalizzazione nel contesto della ripresa in carico del paziente da           
parte delle strutture di riferimento.                                           
In fase di avvio del progetto di riorganizzazione e' necessario che             
il Responsabile del Dipartimento Cardiologico provinciale o del                 
Comitato interaziendale afferisca direttamente al coordinamento delle           
Direzioni di Presidio e, se necessario, alle Direzioni generali.                
Ai Responsabili dei Comitati di coordinamento o di dipartimento in              
particolare competono:                                                          
- la supervisione dell'individuazione e dell'implementazione                    
tecnologica dell'ospedale di riferimento provinciale correlate con le           
tecnologie degli ospedali ad esso afferenti;                                    
- la responsabilita' operativa diretta e il ruolo tutoriale nella               
fase di addestramento e per la successiva certificazione di acquisita           
competenza degli operatori dei diversi ospedali, afferenti al                   
Laboratorio di Emodinamica e di Aritmologia invasiva presso                     
l'ospedale di riferimento;                                                      
- le funzioni di raccordo e integrazione tra le Unita' Operative e              
tra le competenze professionali diverse, afferenti al percorso                  
cardiovascolare, della rete provinciale;                                        
- la verifica periodica dello stato di avanzamento della                        
sperimentazione e dell'aggiornamento degli operatori coinvolti,                 
potendosi avvalere della collaborazione di esperti;                             
- definisce e organizza i progetti di audit clinico.                            
Vanno definiti accordi formali (composizione, obiettivi, verifiche,             
risorse) fra i Distretti, dipartimenti e Comitati interaziendali                
provinciali per la costituzione di Gruppi di Audit e Gruppi di Studio           
Multidisciplinari, che in stretto collegamento con l'Agenzia                    
Sanitaria tendono a fornire apporti culturali e organizzativi                   
nell'approccio a problematiche specifiche, quali:                               
- identificazione e rilettura di Linee guida cliniche nazionali e               
internazionali, in fatto di affezioni cardiovascolari,                          
epidemiologicamente rilevanti e ad elevato assorbimento di risorse              
(infarto miocardico acuto, angina stabile e instabile, scompenso                
cardiaco, fibrillazione atriale, ecc.);                                         
- elaborazione di manuali operativi interni, intesi a definire                  
protocolli diagnostico-terapeutici, da adottare, integrare e                    
condividere da parte di tutti gli operatori coinvolti nella                     
sperimentazione, in situazioni cliniche specifiche e ricorrenti;                
- analisi costo/efficacia delle procedure e dei trattamenti;                    
- valutazione critica dell'appropriatezza di impiego delle risorse              
tecnologiche e dei trattamenti, mediante strumenti di verifica e di             
identificazione di variabili clinico-epidemiologiche di sovrautilizzo           
e sottoutilizzo (esempio diagnostica non invasiva a piu' alto costo,            
cateterismo cardiaco, elettrofisiologia diagnostica,                            
elettrofisiologia interventistica, angioplastica coronarica,                    
rivascolarizzazione miocardica chirurgica, impiego di nuovi farmaci,            
ecc.) avendo come referente l'Agenzia Sanitaria regionale (hub).                
indispensabile prevedere collegamenti per la trasmissione di                    
informazioni diagnostiche e digitali, con banche dati comuni, e                 
l'effettuazione di audit clinici sistematici diretti e tramite                  
videoconferenze con il centro di II livello di riferimento. Risultati           
ottimali e sicurezza delle procedure di cateterismo esigono la                  
possibilita' di consulti immediati con Cardiologi Interventisti e               
Cardiochirurghi.                                                                
La fase operativa di realizzazione della Rete Hub & Spoke si basa su            
due fondamentali presupposti:                                                   
1) politico-istituzionale: per la Regione Emilia-Romagna l'ambito               
provinciale corrisponde, di norma, all'ambito di autosufficienza;               
2) tecnico-organizzativo: all'interno della rete provinciale la                 
struttura di II livello semplice (LES) o di II livello avanzato (LEA)           
e' il "nodo" che nel processo produttivo svolge contestualmente                 
azioni di accettazione (Hub del I livello), azioni di selezione e               
invio (Spoke). Tutti i livelli ospedalieri svolgono azione di                   
riaccettazione (Spoke del livello Hub - Riabilitazione)                         
I presupposti suesposti considerano il II livello nella sua                     
globalita' (UTIC, degenza cardiologica, Laboratori invasivi) come               
"nodo" del modello Hub and spoke per cui i Laboratori tecnologici               
avanzati privati, entrano in rete (come la cardiochirurgie private)             
nel sistema provinciale ed interprovinciale nella misura in cui i               
fabbisogni dei cittadini lo richiedono.                                         
I Laboratori privati di diagnostica e interventistica cardiologica              
accreditati devono integrarsi con il nodo provinciale in maniera                
verticale: in altri termini le UO Cardiologiche delle strutture                 
ospedaliere, sempre dotate di Pronto Soccorso, rendono queste ultime            
titolari di funzioni alternativamente di spoke e di hub rimanendo le            
strutture cardiologiche private titolari di sola funzione hub per la            
specifica attivita' diagnostico-interventistica richiesta.                      
Cardiologia e Cardiochirurgia pediatrica                                        
Rete di competenza                                                              
La Cardiologia Pediatrica opera nella prevenzione, diagnosi e cura              
delle Malattie Cardiovascolari dell'eta' pediatrica e                           
dell'adolescenza.                                                               
Le attuali tecniche di diagnosi non invasiva consentono inoltre                 
l'identificazione di cardiopatie in epoca prenatale (dalla ventesima            
settimana di gestazione).                                                       
Quantificazione del fenomeno delle cardiopatie congenite                        
Rispetto alle cardiopatie non malformative, di cui non sono a                   
disposizione dati epidemiologici completi, e' noto che le cardiopatie           
congenite hanno una incidenza dello 0,8% nati vivi e rappresentano la           
maggior causa cardiologica di ricovero ospedaliero.                             
In base alla natalita' si calcola che in Italia si verificano circa             
4.500 nuovi casi ogni anno. Almeno il 35% di questi necessita di                
diagnosi precoce e di trattamento cardiochirurgico (o                           
interventistico) nel primo anno di vita, e il 15% in epoca neonatale.           
In tale fascia di eta' la mortalita' ospedaliera e' compresa fra il             
10 e il 20%.                                                                    
Nel complesso totale dei cardiopatici congeniti, il 70% e' destinato            
a uno o piu' interventi cardiochirurgici (o procedure                           
interventistiche) nell'infanzia o nel corso successivo della vita.              
Valutazione della pressione epidemiologica in Emilia-Romagna: domanda           
di interventi di Cardiochirurgia pediatrica                                     
In base a quanto sopra enunciato, stimando la natalita' in                      
Emilia-Romagna in 30.000 soggetti/anno (riferimento ISTAT 1997),                
circa 240 di questi sono affetti da cardiopatie con differenti gradi            
di severita' o complessita'. In particolare, 170 casi circa                     
richiedono cure o trattamento chirurgico: 60 nel primo anno di vita,            
110 in epoca successiva. Considerando una percentuale di reinterventi           
del 25% (vedi letteratura), 40-45 soggetti dovranno essere sottoposti           
a 1 o piu' interventi successivi.                                               
La domanda annuale di interventi di cardiochirurgia in eta'                     
pediatrica e dell'adolescenza (0-18 anni) in Emilia-Romagna e' da               
valutarsi in 200-210 interventi anno. Tale dato corrisponde a un                
tasso annuo di 390 interventi, per milione di bambini (0-14 anni), ed           
e' confrontabile con i dati standard nordeuropei, pari a 340-380 per            
milione di bambini.                                                             
Dal computo sono state escluse afferenze extra regione (20-25%) e gli           
interventi nei soggetti adulti cardiopatici congeniti.                          
A questo livello, considerando l'elevato valore della tecnologia,               
della specializzazione e delle competenze raggiunte nella diagnosi e            
nel trattamento delle cardiopatie congenite, la popolazione dei                 
cardiopatici congeniti che raggiunge l'eta' adulta si accresce ogni             
anno.                                                                           
In Emilia Romagna si puo' stimare che 180-190 soggetti raggiungono              
ogni anno i 18 anni di eta': 1800-1900 sarebbero dunque i soggetti              
adulti sopravvissuti in questa regione solo nell'ultimo decennio.               
Orientamenti strategici della pianificazione organizzativa                      
L'attivita' assistenziale di Cardiologia pediatrica puo' agevolmente            
essere intesa come un modello di organizzazione verticale in ambito             
regionale, realizzato mediante un sistema di reti integrate di                  
servizi nel quale si colloca perfettamente il concetto dinamico                 
dell'assistenza (Hub & Spoke), articolata secondo diversi gradi di              
complessita' assistenziale.                                                     
Proposta di modello organizzativo di dimensioni regionali secondo 3             
livelli assistenziali                                                           
Primo livello Spoke                                                             
Bacino di utenza minimo 200.000 abitanti - 22.000 0/14 anni - (ambito           
provinciale)                                                                    
strutture:                                                                      
- Ospedale dotato di Unita' funzionale di Ostetricia di II livello, e           
di Unita' funzionale di Pediatria di II livello, con UO di                      
Cardiologia (I o II livello operativo) dotata di modulo di                      
cardiologia pediatrica;                                                         
- modulo di Cardiologia pediatrica;                                             
funzioni:                                                                       
- diagnosi precoce delle Malattie Cardiovascolari in eta' neonatale             
(eventualmente prenatale) e pediatrica;                                         
- trattamento medico di emergenza e collegamento verticale con                  
strutture di livello superiore;                                                 
- consulenza cardiologica per Pediatria di base, Medicina scolastica,           
Medicina sportiva;                                                              
- attivita' prevalentemente ambulatoriale.                                      
Secondo livello Hub del I livello, Spoke del III livello                        
Bacino di utenza minimo 2.000.000 di abitanti - 210.000 0/14 anni               
strutture:                                                                      
- ospedale dotato di Unita' funzionale di Ostetricia, e di Pediatria,           
Neonatologia di II livello; UO di Cardiologia di II livello (II o III           
livello operativo) con modulo o servizio di cardiologia pediatrica;             
- Servizio di Cardiologia pediatrica;                                           
funzioni:                                                                       
- come il I livello e inoltre,                                                  
- diagnostica incruenta di alto contenuto tecnologico                           
- diagnostica prenatale                                                         
- eventualmente accertamenti diagnostici invasivi                               
- ricovero in assistenza                                                        
- attivita' ambulatoriale.                                                      
Terzo livello (funzioni di livello regionale) Hub del I e II livello            
Bacino di utenza minimo di 4.000.000-6.000.000 di abitanti - 430.000            
0/14 anni - (dimensione interregionale)                                         
strutture:                                                                      
- Ospedale ad alta specialita' cardiologica e cardiochirurgica                  
pediatrica e neonatologica e con ampie competenze multidisciplinari;            
- Unita' Operative integrate di Cardiologia e Cardiochirurgia                   
pediatrica (possono essere collocate in Ospedale esclusivamente                 
pediatrico oppure in ambito cardiologico e cardiochirurgico);                   
funzioni:                                                                       
come il II livello e inoltre,                                                   
- diagnostica incruenta e cruenta ad alto contenuto tecnologico e di            
alta specializzazione                                                           
- Cardiologia interventistica e aritmologia interventistica                     
- trattamento cardiochirurgico delle cardiopatie congenite e                    
trapianto cardiaco                                                              
- terapia intensiva, semi intensiva e di degenza ordinaria per il               
cardiopatico congenito.                                                         
Follow up del cardiopatico congenito adulto Hub del III livello                 
necessario in ragione del crescente numero di pazienti operati (o non           
operati) con attuale elevata sopravvivenza a medio-lungo termine, per           
lo specifico grado di competenze richiesto agli operatori sanitari e            
per le particolari problematiche cardiologiche (ed extra cardiache)             
presentate da questa categoria di pazienti.                                     
Bacino di utenza: regionale o inter regionale                                   
strutture:                                                                      
- Unita' Operative inserite o integrate in cardiologie di III livello           
con cardiochirurgia con competenza nella patologia congenita;                   
funzioni:                                                                       
- controllo clinico e diagnostico strumentale incruento e cruento ad            
alto contenuto tecnologico e ad alta specializzazione                           
(ecocardiografia, emodinamica interventistica, elettrofisiologia,               
cardiologia nucleare, ecc.).                                                    

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ultima modifica 2023-05-19T22:22:53+02:00

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