DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO REGIONALE 26 luglio 2001, n. 239
L.R. 28 dicembre 1999, n. 39 - Interventi per lo sviluppo dei sistemi agroalimentari - Programma di interventi ai sensi dell'articolo 2 (proposta della Giunta regionale in data 10 luglio 2001, n. 1368)
IL CONSIGLIO DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
Richiamata la deliberazione della Giunta regionale progr. n.1368 del
10 luglio 2001, recante in oggetto "L.R. 28 dicembre 1999, n. 39 -
Interventi per lo sviluppo dei sistemi agroalimentari - Programma di
interventi ai sensi dell'articolo 2";
visto il favorevole parere espresso al riguardo dalla Commissione
referente "Attivita' produttive" di questo Consiglio regionale,
giusta nota prot. n. 8954 del 18 luglio 2001;
preso atto degli emendamenti presentati ed accolti nel corso della
discussione consiliare;
visti:
- la L.R. 28 dicembre 1999, n. 39 recante "Interventi per lo sviluppo
dei sistemi agroalimentari";
- il documento della Commissione Europea "Orientamenti comunitari per
gli aiuti di stato nel settore agricolo" (GUCE 2000/C 28/2) e
successive modifiche ed integrazioni;
- la nota della Commissione Europea SG(2000) D/102305 del 13 marzo
2000 che approva lo specifico regime di aiuti istituito con la
sopracitata L.R. 39/99;
richiamato il Piano regionale di sviluppo rurale della Regione
Emilia-Romagna, attuativo del Reg. (CE) n. 1257/1999, approvato con
decisione della Commissione Europea C (2000) 2153 del 20 luglio 2000
e posto in attuazione con la L.R. 2/01;
considerato:
- che la L.R. 39/99 definisce le forme di sostegno che possono essere
attivate, le tipologie di soggetti aventi titolo ad accedere agli
aiuti ed i principi su cui modulare i criteri di priorita',
demandando la fase di attuazione alla predisposizione di un apposito
Programma di interventi che traduca in specifiche linee operative le
finalita' alla base della legge stessa;
- che, conformemente a quanto indicato all'articolo 2 della legge
medesima, il suddetto Programma deve essere sottoposto
all'approvazione del Consiglio regionale e deve individuare, in
particolare, gli interventi da attivare, gli obiettivi operativi cui
devono essere orientate le singole iniziative, i settori della
produzione di base da ammettere a sostegno, le specifiche azioni cui
attribuire priorita', l'entita' e la natura degli aiuti nonche' le
modalita' attraverso cui il programma dovra' essere reso operativo;
dato atto che, coerentemente con gli obiettivi di sviluppo del
sistema agricolo regionale gia' individuati nell'ambito degli
strumenti di programmazione settoriale attualmente in vigore e sulla
base dell'analisi delle problematiche e delle prospettive dei settore
agroindustriale regionale, si e' provveduto a predisporre un
articolato Programma di interventi che sviluppa tutti i contenuti
precedentemente esposti, allegato al presente atto quale parte
integrante e sostanziale;
visto l'articolo 7 dello Statuto regionale;previa votazione palese,
all'unanimita' dei presenti,
delibera:
1) di approvare il Programma di interventi predisposto ai sensi
dell'articolo 2 della L.R. 39/99 denominato "L.R. 28 dicembre 1999,
n. 39 - Interventi per lo sviluppo dei sistemi agroalimentari" di cui
all'Allegato A parte integrante e sostanziale della presente
deliberazione;
2) di disporre la pubblicazione in forma integrale della presente
deliberazione nel Bollettino Ufficiale della Regione Emilia- Romagna.
ALLEGATO A
L.R. 28 dicembre 1999, n. 39 - Interventi per lo sviluppo dei sistemi
agroalimentari - Programma di interventi
Premessa
La L.R. 28 dicembre 1999, n. 39 si propone di sostenere e qualificare
il sistema delle imprese agroalimentari regionali, garantendo il loro
stretto collegamento con i produttori agricoli di base.
La scelta di intervenire con una specifica forma di aiuto di stato,
su un comparto produttivo che e' sostenuto anche da forme di
intervento cofinanziate, trova giustificazione nella sua diffusione a
livello regionale, nella ricaduta che e' in grado di sviluppare
all'interno della filiera agricola, nei flussi economici indotti
dalle attivita' di servizio connesse e nell'incidenza del comparto in
termini occupazionali sul sistema economico complessivo del
territorio. La legge definisce le forme di sostegno che possono
essere attivate, le tipologie di soggetti aventi titolo ad accedere
agli aiuti ed i principi su cui modulare i criteri di priorita',
demandando la fase di attuazione alla predisposizione ed approvazione
da parte del Consiglio regionale di un apposito Programma di
interventi, che traduca, in specifiche linee operative, le finalita'
alla base della legge stessa.
Periodo di validita'
Il presente Programma di interventi ha validita' 2001-2003;
successivamente, in funzione delle mutate condizioni ed esigenze del
sistema agroalimentare regionale, si potra' procedere ad una conferma
del programma stesso o ad una sua riformulazione.
Contenuti
Coerentemente a quanto previsto dall'articolo 2 e dall'articolo 5,
primo comma, il presente Programma definisce:
- gli interventi da attivare;
- gli obiettivi operativi cui dovranno essere orientate le singole
iniziative;
- i settori della produzione agricola di base da ammettere a
sostegno, le singole azioni cui attribuire priorita', nonche' le
risorse da destinare a ciascuno di essi;
- i criteri con cui valutare il trasferimento ai produttori agricoli
del vantaggio economico derivante dall'attuazione delle singole
iniziative;
- l'entita' e la natura degli aiuti;
- le modalita' attraverso cui il programma dovra' essere posto in
attuazione.
Interventi da attivare
Il Programma intende:
- attivare azioni dirette a consolidare e sviluppare le imprese del
settore, attraverso aiuti finalizzati al sostegno di investimenti
strutturali, secondo quanto contemplato dall'articolo 3;
- promuovere specifici interventi per il ripristino della
redditivita' di imprese operanti in comparti in cui sono in atto
profonde crisi di mercato, in relazione a quanto previsto
dall'articolo 8;
- promuovere azioni dirette a consolidare, rafforzare e sviluppare le
imprese operanti nei vari settori d'intervento, attraverso aiuti al
sostegno di investimenti strutturali, con particolare riferimento e
prioritariamente a quelle localizzate nelle zone svantaggiate di
montagna ai sensi della Direttiva CEE 268/75.
Il presente documento e' pertanto articolato in due distinte sezioni,
che sviluppano le problematiche ed individuano le scelte funzionali
alle due linee di intervento precedentemente identificate.
Aiuti per lo sviluppo dei sistemi agroalimentari (art. 3)
Conformemente a quanto stabilito dall'articolo 3, si prevede di
sostenere i seguenti interventi:
- ristrutturazione ed ampliamento di impianti esistenti, anche in
funzione dell'introduzione di nuove tecnologie e della
razionalizzazione e/o riconversione dei processi produttivi;
- realizzazione di nuovi impianti;
- acquisizione di impianti esistenti subordinatamente alla
realizzazione di investimenti volti alla riconversione o
razionalizzazione dei processi produttivi, al potenziamento
strutturale, all'innovazione tecnologica, nonche' a fini di
delocalizzazione;
- capitalizzazione di imprese cooperative in connessione dell'apporto
di capitale sociale dei soci e subordinatamente alla realizzazione di
investimenti ricadenti nelle tipologie precedentemente descritte.
Questa scelta risponde a specifiche esigenze settoriali e supporta
iniziative gia' avviate a livello regionale negli ultimi anni.
Il sistema agroalimentare dell'Emilia-Romagna e' infatti
tradizionalmente caratterizzato da un vivace tessuto di imprese,
estremamente diversificate ed in molti casi caratterizzate da un
elevato livello di specializzazione, che ha sempre dimostrato
spiccate capacita' di rispondere alle sollecitazioni esterne con
concrete azioni di adeguamento e rinnovamento.
Il settore e' stato pertanto oggetto, nell'ultimo quinquennio, di
iniziative mirate. In particolare attraverso la L.R. 33/97
"Interventi per lo sviluppo di sistemi di qualita' nel settore
agroalimentare" e la L.R. 28/98 "Promozione dei servizi di sviluppo
al sistema agro-alimentare" si e' agito a supporto di specifiche
politiche di qualificazione e di sviluppo delle produzioni, mentre
attraverso gli strumenti previsti dalla L.R. 39/99 si vuole attivare
un programma di sostegno strutturale ai processi di consolidamento e
riconversione in atto nell'ambito delle singole imprese.
Attualmente le potenzialita' e le prospettive di sviluppo del
segmento della filiera agroindustriale in cui si inseriscono le
attivita' di commercializzazione e trasformazione dei prodotti
agricoli di base si confrontano con sollecitazioni che investono
trasversalmente tutto il settore e che possono essere ricondotte
fondamentalmente alla necessita' di una maggiore flessibilita' nei
confronti di un mercato interno ed estero in continua evoluzione,
all'adozione di sistemi di commercializzazione differenziati, alla
messa a punto di controlli qualitativi e sanitari estesi a tutti i
passaggi del ciclo di lavorazione, nonche' alla fase di produzione
della materia prima stessa. Inoltre a livello di singoli comparti si
manifestano criticita' peculiari che richiedono un approccio puntuale
al fine dell'adozione di efficaci soluzioni operative.
Gran parte delle imprese del settore manifestano conseguentemente
l'esigenza di realizzare in tempi brevi specifici piani di
ristrutturazione indispensabili, anche nei comparti piu' tradizionali
e consolidati, a garantire competitivita' in un mercato in continua
evoluzione.
La probabile domanda di investimenti che potra' svilupparsi a medio
termine a livello regionale puo' essere quantificata in via
presuntiva sulla base dell'analisi dei dati complessivi relativi agli
interventi che hanno usufruito di contributi pubblici nel corso del
periodo di programmazione appena concluso (1994-1999), raffrontati,
in valore assoluto e percentuale, all'effettiva richiesta espressa
dai singoli settori nel medesimo periodo.
Investimenti Investimenti N. progetti N. progetti Settore
richiesti finanziati % presentati finanziati % miliardi L.
miliardi L.
Ortofrutticolo 255,516 135,589 53,06 111 66 59,46
Vitivinicolo 128,400 59,468 46,31 61 28 45,90
Lattiero caseario 218,850 101,883 46,55 221 97 43,89
Carni 412,549 84,971 20,60 171 32 18,71
Sementi 35,960 17,050 47,41 12 5 41,67
Uova 19,000 13,800 72,63 7 5 71,42
Cereali 14,530 12,600 86,72 8 5 62,50
Olio 1,700 1,700 100,00 2 2 100,00
Prodotti di nicchia 11,088 3,140 28,32 16 6 57,50
Totali 1.097,593 430,201 39,19 609 236 38,75
Nel lasso temporale preso in considerazione il settore
agroindustriale ha potuto usufruire esclusivamente di provvedimenti
comunitari, quali i Regg. CE 866/90, 951/97 e 2052/88 Obiettivo 5b,
in quanto l'ultimo programma finanziario a valere sulla L.R. 20/73 e'
stato approvato nel 1993; se si considera che su 430,2 miliardi di
investimenti che hanno beneficiato di aiuti 356,4 sono stati
sostenuti da risorse cofinanziate, 25,9 da risorse aggiuntive statali
e 47,9 da risorse aggiuntive di provenienza regionale, risulta
evidente la necessita' di attivare uno specifico programma di
sostegno strutturale ai sensi della L.R. 39/99, complementare alle
iniziative al momento in atto nell'ambito della Misura 1g.
"Miglioramento delle condizioni di trasformazione e
commercializzazione dei prodotti agricoli" del Piano regionale di
sviluppo rurale.
Obiettivi operativi
Le linee di sviluppo dei sistema agricolo regionale nel suo insieme
sono individuate nell'ambito del Piano regionale di sviluppo rurale
di cui al Regolamento (CE) 1257/99, attuale strumento di
programmazione del settore, nelle seguenti strategie d'intervento:
- sostegno alla competitivita' delle imprese;
- sviluppo dei sistemi locali;
- tutela e valorizzazione dell'ambiente.
Gli scopi espressi nell'articolo 1, comma 2, lettera a) della L.R.
39/99 si ritengono esplicitati, in coerenza con le suddette
indicazioni programmatiche, nei seguenti obiettivi operativi:
- qualificare e/o diversificare le produzioni anche attraverso
l'adozione o l'implementazione di nuove tecnologie produttive e di
sistemi di certificazione, controllo, tracciabilita' dei prodotti;
- garantire ai prodotti finali adeguati sbocchi commerciali, anche
attraverso l'acquisizione di nuovi mercati;
- raggiungere standard di tutela ambientale, sanitaria e di sicurezza
sul lavoro superiori a quelli previsti dalle vigenti normative
nazionali e comunitarie obbligatorie;
- riconvertire o dislocare impianti agroalimentari esistenti in
funzione di nuove esigenze di mercato, dell'introduzione di
produzioni a minore impatto ambientale, della salvaguardia
dell'occupazione.Le iniziative che concorreranno alla realizzazione
del Programma dovranno, pertanto, essere orientate al raggiungimento
di uno o piu' dei precedenti obiettivi, oltre a:
- garantire il consolidamento dell'occupazione nel settore;
- assicurare la partecipazione dei produttori agricoli ai vantaggi
derivanti della realizzazione dei singoli interventi, sia in termini
economici, sia in termini di certezza di collocazione del prodotto
nel medio periodo.
Settori di intervento
I settori della produzione agricola di base suscettibili di aiuto,
conformemente a quanto stabilito dall'articolo 2 della L.R. 39/99,
sono quelli definiti nell'ambito del Piano regionale di sviluppo
rurale della Regione Emilia-Romagna, in applicazione del Reg. (CE)
1257/99, approvato con decisione della Commissione Europea 20 luglio
2000 C (2000) 2153.
Le scelte operative relative ai singoli comparti, nonche' le risorse
da destinare a ciascuno di essi, presuppongono necessariamente
un'analisi della realta' regionale che evidenzi in particolare i
seguenti aspetti:
- rilevanza economica a livello regionale;
- grado di integrazione della filiera produttiva;
- ampliamento o ridimensionamento della possibilita' di intervento in
base agli attuali limiti settoriali;
- prospettive di sviluppo e problematiche specifiche.
Saranno considerati individualmente il settore ortofrutticoio,
lattiero caseario, carne, vitivinicolo, cerealicolo, procedendo, ove
necessario, anche ad una suddivisione intersettoriale, in quanto per
diffusione e peso economico costituiscono la struttura portante del
sistema agroindustriale regionale.
Analogamente si operera' per sementi ed uova che, pur considerati
correntemente comparti minori, rappresentano specifiche realta',
altamente qualificate, peculiari del sistema produttivo regionale. I
rimanenti settori, che occupano a tutti gli effetti nicchie
produttive o in cui il sostegno e' possibile solo in specifici
segmenti, saranno esaminati invece globalmente.
Settore ortofrutticolo
I dati sulla consistenza del settore frutticolo regionale indicano,
con riferimento alle principali colture melo, pero, pesco, nettarine,
albicocco, ciliegio ed actinidia, una superficie attualmente
investita di 86.870 ettari e una produzione complessiva di 15.800.000
quintali. Le proiezioni a breve e medio termine lasciano presupporre
un calo di superfici a fronte di una sostanziale stabilita'
produttiva, dovuta principalmente all'elevata preparazione
professionale degli addetti ed all'ormai avviato processo di
riconversione varietale.
La produzione di ortaggi in Regione interessa una superficie
complessiva di quasi 54.000 ettari, fra coltivazioni di serra e di
pieno campo, capaci di fornire una produzione di oltre 22 milioni di
quintali di prodotto, cui devono sommarsi circa 2.426.000 quintali di
patate, a fronte di 7.500 ettari investiti, e 15.500.000 quintali di
pomodori destinati alla trasformazione, per 28.350 ettari coltivati.
Il comparto e' in fase di stabilita' e non si presumono a breve
variazioni significative delle produzioni complessive, con eccezione
per il pomodoro da industria per cui si prevede un trend in ascesa.
La maggior parte dei quantitativi sopraindicati viene avviato alla
commercializzazione o trasformato in Emilia-Romagna. Questo dato non
evidenzia le reali dimensioni del comparto agroindustriale regionale
i cui impianti assorbono in media un ulteriore 20% di prodotto,
calcolato sul totale regionale, reperito prevalentemente a livello
nazionale ed in piccola parte da altri Paesi CE.
In prospettiva e' prevedibile un aumento dei quantitativi di
provenienza extra regionale lavorati determinato, nel comparto del
fresco, dalla tendenza sempre piu' diffusa, anche nei confronti del
mercato estero, alla commercializzazione del prodotto finito
attraverso la GDO che impone una gamma merceologica costante e
completa con conseguente necessita' di reperire, anche in funzione
della stagionalita' del settore, prodotti in altre aree, e nel
comparto della trasformazione dalla presenza di impianti di elevata
capacita' ed a alta specializzazione, su cui convergono prodotti
provenienti da altre regioni.
Il settore nel suo complesso e' estremamente rilevante in termini
economici ed e' riuscito a mantenere, anche in presenza di un
ampliamento dell'area di approvvigionamento, un'elevata integrazione
della filiera produttiva. Su questo ultimo dato influisce
positivamente, oltre alla forte aggregazione dei produttori,
storicamente organizzati in forma cooperativa, l'applicazione del
Reg. CE 2200/96 relativo all'Organizzazione Comune di Mercato nel
settore degli ortofrutticoli.
Nel comparto del fresco e' possibile intervenire su tutte le
produzioni indicate nella tabella allegata all'articolo 1 del
sopracitato Reg. CE 2200/96 e sulle patate. Nel comparto
trasformazione, dove gli attuali limiti settoriali hanno permesso il
superamento dei divieti precedentemente vigenti, le uniche
significative limitazioni di intervento riguardano il comparto del
pomodoro, con particolare riferimento alla produzione di concentrato.
Le prospettive di sviluppo e consolidamento del settore, le
problematiche con cui dovra' rapportarsi nel medio periodo e,
conseguentemente, il volume di investimenti che potranno essere
sostenuti devono necessariamente essere analizzate e valutate
separatamente con riferimento ai due principali comparti.
Attualmente il segmento degli ortofrutticoli freschi, che peraltro
usufruisce di specifici aiuti nell'ambito dei regolamenti relativi
alla OCM, ha il principale punto di forza nella politica di
qualificazione dell'intera filiera produttiva da tempo perseguita in
ambito regionale; tuttavia questa reale potenzialita' risulta
condizionata, oltre che dalle inevitabili crisi legate agli andamenti
stagionali, dalla concorrenza esercitata soprattutto dai mercati
esteri, anche extra CE, in grado di commercializzare il prodotto a
costi piu' bassi.
Il recupero di competitivita' del comparto esige pertanto una
politica di investimenti finalizzata principalmente alla
razionalizzazione degli impianti, in molti casi sottodimensionati e
conseguentemente diseconomici, al costante rinnovamento delle
tecnologie, soprattutto relative alla fase di condizionamento e
conservazione del prodotto, all'adeguamento delle strutture connesse
alla logistica ed alla movimentazione delle merci.
Il comparto dei trasformati, caratterizzato dalla presenza di
impianti di livello industriale ad alta specializzazione e di elevate
capacita' produttive, presenta problemi strutturali minori, ma
manifesta ugualmente una notevole richiesta di investimento legata
alla necessita' di riconvertire gli stabilimenti e le linee di
lavorazione in funzione di prodotti innovativi ad alto valore
aggiunto per i quali i mercati registrano una richiesta in costante
aumento.
Percentuali di riparto
Al settore viene attribuito il 24% delle risorse disponibili.
Interventi prioritari
Nel settore nel suo complesso e' riconosciuta priorita':
- agli investimenti funzionali all'introduzione di sistemi di
certificazione della qualita' e di tracciabilita' del prodotto che
garantiscano la completa integrazione fra le singole fasi della
filiera produttiva;
- agli investimenti per la creazione e l'adeguamento di strutture
connesse alla logistica ed alla movimentazione delle merci.
Relativamente ai singoli sottosettori precedentemente descritti e'
accordata preferenza alle seguenti specifiche tipologie di
intervento:
- sottosettore prodotti freschi:
- investimenti rivolti alla concentrazione di impianti a condizione
che la nuova struttura abbia una capacita' superiore a 10.000
tonnellate/anno di capacita' lavorativa e/o 7.000 tonnellate di
prodotto conferito;
- investimenti in nuove tecnologie funzionali al condizionamento ed
alla conservazione del prodotto;
- sottosettore prodotti trasformati:
- investimenti rivolti all'introduzione di nuove tecnologie
produttive finalizzate all'innovazione di processo e/o di prodotto.
Settore lattiero caseario
Negli ultimi anni la produzione di latte bovino in Emilia-Romagna e'
rimasta sostanzialmente stabile attestandosi attorno alle 1.750.000
tonnellate, ed e' prevedibile che anche nell'immediato futuro, stante
il sistema di attribuzione di quote di produzione, non si registrino
variazioni di rilievo. Quasi tutto il latte prodotto e' lavorato
nell'ambito regionale e destinato per l'80% alla caseificazione e per
il restante 20% prevalentemente al consumo fresco.
Il settore agroindustriale lattiero caseario della regione e'
peraltro caratterizzato dalla presenza di un elevato numero di
impianti di trasformazione dedicati alla produzione di formaggi
stagionati a denominazione d'origine protetta (Parmigiano Reggiano,
Grana Padano, Provolone) che lavorano essenzialmente latte di
provenienza locale e da alcune realta' industriali di dimensioni
rilevanti, che operano prevalentemente nel comparto del latte
alimentare e dei latticini freschi, il cui approvvigionamento di
materia prima avviene anche su scala nazionale ed europea. Nel
comparto dei latticini freschi occorre inoltre sottolineare la
presenza di diverse strutture a carattere artigianale altamente
specializzate ed in parte dedicate a produzioni di nicchia, in
particolare ovicaprine, che occupano segmenti di mercato in crescita.
L'incidenza economica del settore e' rilevante, con un elevato
livello di integrazione a livello di filiera produttiva, favorito
dalla prevalenza di strutture di trasformazione, anche di grosse
dimensioni, organizzate in forma cooperativa.
Nel settore sono esclusi da ogni forma di sostegno gli interventi che
comportino l'utilizzo di materia prima non coperta da quote di
produzione legalmente detenute oltre agli investimenti rivolti alla
produzione di latte UHT, burro e siero con deroga per il biologico ed
il QC.
Le prospettive di sviluppo e le attuali problematiche devono
necessariamente essere esaminate in funzione dei singoli sottosettori
produttivi.
In particolare riguardo al comparto del Parmigiano Reggiano e'
indispensabile sostenere prioritariamente il gia' avviato processo di
concentrazione che, nell'ultimo quinquennio, ha determinato, a fronte
di una sostanziale continuita' produttiva, una riduzione del numero
degli stabilimenti di trasformazione, passati da 652 nel 1995 agli
attuali 598 (dato riferito all'intera zona di produzione).
Inoltre occorre completare, a livello dei singoli impianti,
l'adeguamento e la razionalizzazione dell'intero ciclo produttivo,
intervenendo prioritariamente sulle carenze strutturali tuttora
riscontrabili nella fase di stagionatura.
Questi obiettivi operativi sono da ritenersi validi anche per cio'
che riguarda gli altri formaggi DOP prodotti nell'ambito regionale.
Il comparto del latte alimentare presenta un trend di consumi in
leggera crescita, riconducibile principalmente all'aumento delle
richieste di latte fresco biologico e di alta qualita'. Cio' ha, di
fatto, determinato una lieve contrazione delle importazioni ed un
incremento della materia prima prodotta e lavorata in ambito
regionale. Una situazione sostanzialmente analoga si riscontra a
livello di produzione dei latticini freschi, fatta eccezione per gli
yogurt, che presentano una domanda in costante deciso aumento. In
entrambi i comparti il mantenimento di una situazione di mercato
sostanzialmente positiva e' legato principalmente ad una continua
riconversione tecnologica, in funzione della diversificazione e
qualificazione dei prodotti finali.
Percentuali di riparto
Al settore nel suo complesso viene attribuito il 22% delle risorse
disponibili.
Interventi prioritari
Nel settore nel suo complesso e' riconosciuta priorita':
- agli investimenti funzionali all'introduzione di sistemi di
certificazione della qualita' e di tracciabilita' del prodotto che
garantiscano la completa integrazione fra le singole fasi della
filiera produttiva.
Relativamente ai singoli sottosettori precedentemente descritti e'
accordata preferenza alle seguenti specifiche tipologie di
intervento:
- sottosettore formaggi stagionati a denominazione d'origine protetta
(Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Provolone):
- investimenti rivolti alla concentrazione d'impianti a condizione
che la nuova struttura abbia una capacita' di lavorazione superiore
alle 2.500 tonnellate/anno di materia prima lavorata, se ubicata in
area svantaggiata ai sensi della direttiva CEE 268/75, e di 5.000
tonnellate/anno di materia prima lavorata se ubicata in altre aree,
con possibilita' di deroga per le produzioni biologiche;
- investimenti rivolti alla razionalizzazione ed all'ampliamento
della fase di stagionatura del prodotto;
- sottosettore latte alimentare e latticini freschi:
- investimenti per l'introduzione di tecnologie produttive
finalizzate alla diversificazione, innovazione e qualificazione dei
prodotti finali.
inoltre riconosciuta la necessita' di sostenere anche gli
investimenti in impianti dedicati alla lavorazione di materia prima
di nicchia (latte ovino, caprino e di bufala).
Settore carne
Il settore agroindustriale della carne e' estremamente rilevante sia
in termini economici sia in considerazione dei volumi di materia
prima lavorati, in quanto alle carni di provenienza regionale,
soprattutto suine ed avicunicole, si aggiungono quantitativi
consistenti di carni, in particolare bovine, provenienti da altri
paesi dell'Unione ed anche da Paesi extracomunitari. Il settore, che
nell'ultimo decennio ha subito una radicale ristrutturazione in
funzione principalmente dell'adozione di specifiche normative
obbligatorie in materia igienico-sanitaria ed ambientale, presenta
una localizzazione diffusa su tutto il territorio ed una elevata
specializzazione intersettoriale che presuppone un'analisi
differenziata in relazione ai principali comparti che lo compongono.
Gli attuali ambiti settoriali di intervento non comportano, come
peraltro in passato, particolari vincoli operativi se si esclude il
divieto di sostenere investimenti per lo stoccaggio e la surgelazione
non funzionali al normale ciclo di lavorazione ed investimenti
funzionali all'aumento di capacita' di macellazione.
Le considerazioni riguardo alle specifiche caratteristiche,
all'attuale situazione ed alle prospettive a breve termine dei
settore devono essere necessariamente differenziate a livello dei
principali comparti produttivi.
Comparto carni bovine
A livello regionale il comparto agroindustriale della carne bovina e'
sempre stato caratterizzato dalla presenza di stabilimenti di
macellazione a livello industriale di grosse dimensioni; i processi
di ristrutturazione avvenuti nell'ultimo periodo hanno di fatto
accentuato questa peculiarita'. Contemporaneamente si e' assistito ad
un allargamento del campo di operativita' di alcuni di questi
impianti che hanno affiancato alla tradizionale attivita' di
macellazione e primo sezionamento le lavorazioni di secondo e terzo
livello, con lo scopo di aumentare il valore aggiunto delle
produzioni e di avviare i processi di qualificazione ed
identificabilita' del prodotto finale resi indispensabili dalle
problematiche di carattere sanitario che tuttora investono il
comparto.
Le aziende di allevamento regionali, anche in relazione alla
specifica vocazione alla zootecnia bovina da latte dell'Emilia-
Romagna, conferiscono solo una minima parte, in termini percentuali,
dei capi bovini assorbiti dal corrispondente comparto
agroindustriale, pertanto l'approvvigionamento di materia prima,
avviene prevalentemente a livello di bacino europeo con la
conseguenza di una scarsa integrazione fra i vari anelli della
filiera produttiva.
In prospettiva, a livello di interventi strutturali, le possibilita'
di recupero di competitivita' da parte del comparto, attualmente
compromesse oltre che dai gravi problemi di carattere sanitario
precedentemente accennati dal costante calo dei consumi, sono legate
principalmente all'introduzione di efficaci sistemi di tracciabilita'
del prodotto, al recupero di nicchie produttive in grado di
valorizzare alcune carni regionali di qualita', oltre che
all'ulteriore sviluppo delle fasi di seconda e terza lavorazione ed
all'introduzione di prodotti di quarta e quinta gamma.
Comparto carni suine
La consistenza del numero di capi suini in Emilia-Romagna attualmente
risulta stabilizzata intorno ai 1.800.000 capi, valore che conferma,
nonostante le contrazioni verificatesi nell'ultimo decennio, la
vocazione regionale per questo tipo di allevamento. La produzione
suinicola e' costituita principalmente dal suino pesante, macellato a
nove mesi di eta' con un peso vivo di 160-180 Kg., le cui carni
vengono prevalentemente avviate in ambito regionale all'industria dei
salumi a lunga stagionatura, prosciutti ed insaccati di alta
qualita', molti dei quali identificati da marchi d'origine DOP
(Prosciutto di Parma, Prosciutto di Modena, Culatello di Zibello,
Salame Piacentino, Coppa Piacentina) e IGP (Mortadella di Bologna,
Zampone di Modena, Cotechino di Modena). Questa accentuata tipicita'
comporta tradizionalmente un solido legame fra allevamenti e
strutture agroindustriali, anche se le dimensioni del comparto
richiedono attualmente una quota crescente di materia prima
proveniente da regioni limitrofe e per le produzioni non identificate
da marchi d'origine da altri Paesi dell'Unione, in particolare
Francia e Germania.
L'industria di trasformazione delle carni suine e' localizzata su
tutto il territorio regionale, con una maggiore concentrazione nelle
province dell'Emilia, ed e' caratterizzata dalla presenza di
stabilimenti a livello industriale, cui si affiancano un elevato
numero di impianti artigianali di dimensioni anche ridotte, ma ad
elevato livello di specializzazione.
Le prospettive per i trasformati a base di carne suina sono nel
complesso positive grazie a consumi interni consolidati e ad una
crescita particolarmente forte sul versante dell'export dove, oltre
alla conferma dei tradizionali sbocchi commerciali, stanno aprendosi
ottime possibilita' su mercati importantissimi quali quello
statunitense e giapponese.
ipotizzabile che a breve termine la richiesta di investimenti
strutturali si concentri su interventi di razionalizzazione e
potenziamento del ciclo produttivo, giustificata dalla reale
possibilita' di collocamento dei prodotti finiti e dalla necessita'
di differenziare le produzioni in risposta sia a tendenze emergenti
(biologico, QC), sia a specifiche richieste dei nuovi mercati esteri
(allungamento del periodo di stagionatura per i mercati extra-UE,
ecc.).
Comparto carni avicolo
La forte incidenza del comparto avicolo e gli aspetti peculiari che
lo identificano nell'ambito del settore globale delle carni
costituiscono una specifica caratteristica dell'Emilia-Romagna.
Questo segmento produttivo si differenzia, infatti, per l'elevata
integrazione, che si sviluppa verticalmente a partire dalla fase
riproduttiva fino alle trasformazioni industriali di quarta gamma,
per l'alta specializzazione, cui corrisponde una concentrazione a
livello territoriale, e per l'elevato tasso di auto
approvvigionamento che, di fatto, rende irrilevanti i quantitativi di
materia prima di provenienza estera.
Il comparto avicolo regionale e' organizzato prevalentemente in forma
cooperativa ed a livello agroindustriale risulta caratterizzato dalla
presenza di alcune fra le principali imprese a livello nazionale che
concentrano su un numero limitato di impianti di grosse dimensioni la
maggior parte della materia prima trasformata.
Nel passato decennio si e' assistito ad un notevole incremento
quantitativo ed economico del settore legato al costante aumento dei
consumi di carni bianche ed alla capacita' del comparto
agroindustriale di svilupparsi in funzione di produzioni alternative
in grado di soddisfare le nuove richieste del mercato. Alla recente
battuta di arresto, causata da problematiche di carattere
igienico-sanitario che hanno interessato la fase di allevamento, e'
seguita una rapida ripresa tuttora in atto determinata dal fenomeno
della BSE che ha riconvertito significativamente i consumi interni in
favore delle carni avicole. Al di la' della situazione di mercato
contingente, il mantenimento degli attuali positivi livelli di
competitivita' del comparto e' legato principalmente ad una politica
di investimenti finalizzata alla biosicurezza, intesa come garanzia
di qualita', oltre che ad un'ulteriore diversificazione verso
prodotti di quarta e quinta gamma a maggior contenuti di servizi
aggiunti.
Percentuali di riparto
Al settore nel suo complesso viene attribuito il 22% delle risorse
disponibili.
Interventi prioritari
Nel settore nel suo complesso e' riconosciuta priorita':
- agli investimenti funzionali all'introduzione di sistemi di
certificazione della qualita' e di tracciabilita' del prodotto che
garantiscano la completa integrazione fra le singole fasi della
filiera produttiva.
Nell'ambito dei comparti sopradescritti e' accordata preferenza alle
seguenti specifiche tipologie di intervento:
- Comparto carni bovine
- investimenti dedicati alla lavorazione e/o trasformazione di
materie prime biologiche e/o coperte da marchi di qualita' conformi
alle disposizioni comunitarie.
- Comparto carni suine
- interventi di razionalizzazione, potenziamento, innovazione
tecnologica del ciclo di lavorazione, compresa la fase di
stagionatura, di produzioni tipiche DOP ed IGT.
- Comparto avicolo
- investimenti dedicati all'introduzione di tecnologia di
trasformazione per prodotti di terza, quarta e quinta gamma a maggior
contenuti di servizi aggiunti.
Settore vitivinicolo
La superficie investita a vite da vino in regione mostra un trend,
riferito all'ultimo quinquennio in leggero aumento attestandosi
attualmente su 63.400 ha coltivati.
I dati riferiti al medesimo periodo sulla produzione complessiva di
uva e di vino evidenziano invece un andamento discontinuo, che nel
caso specifico e' riconducibile, al di la' delle variazioni anche
rilevanti cui sono soggette le colture fortemente condizionate dalla
stagionalita', al positivo fenomeno di ristrutturazione in atto nel
settore. Le esigenze di un mercato interno ed estero che tendono
sempre piu' a privilegiare le caratteristiche intrinseche del
prodotto, hanno di fatto accelerato il processo di riconversione
colturale e delle tecnologie produttive determinando un aumento dei
quantitativi di vini di qualita' commercializzati a scapito dei "vini
da tavola".
Attualmente, infatti, la viticoltura regionale concorre con oltre
l'8% alla produzione nazionale di vini DOC, collocandosi al IV posto
nella graduatoria dei vini di qualita', dopo Piemonte, Toscana e
Veneto; in particolare il 12% del vino prodotto in Emilia-Romagna e'
a denominazione d'origine ed il 40% ad indicazione geografica tipica.
auspicabile che l'approvazione della nuova OCM vino, che prevede per
l'Italia la possibilita' di effettuare reimpianti di vigneto per
12.933 ettari, si traduca per l'Emilia-Romagna in una reale
possibilita' di incrementare ulteriormente le produzioni di qualita',
di fatto ostacolata dalla precedente normativa comunitaria che
limitava l'impianto di nuovi vigneti. L'integrazione della filiera
produttiva, tradizionalmente elevata anche in funzione di una diffusa
presenza di strutture cooperative, attualmente circa 80, si e'
decisamente rafforzata contestualmente alla qualificazione del
settore attraverso 9 Consorzi di tutela, 14 DOC, 1 DOCG e 11 IGT,
questi ultimi di recente costituzione e riconoscimento.A livello
regionale il comparto agroindustriale dei vini ha una indubbia
rilevanza economica, e' caratterizzato da una localizzazione diffusa
a livello di territorio e, fatta eccezione per alcuni impianti di
elevata capacita', da strutture produttive di dimensioni
medio-piccole, oltre 2000 delle quali costituite da cantine
aziendali.
prevedibile che a medio termine il settore sviluppera' in termini
quantitativi una consistente richiesta di investimenti, favorita
dalle attuali scelte di intervento che, pur confermando il sostegno
esclusivamente a vini DOC, IGT, DOCG e VQPRD, hanno superato i
precedenti limiti che imponevano di non aumentare la capacita' di
trasformazione e dalla favorevole situazione di mercato tuttora in
atto.
Considerato che il dimensionamento degli impianti presenti in regione
e' sufficiente a recepire anche un aumento di offerta di materia
prima, nel campo degli interventi strutturali le prospettive di
ulteriore sviluppo economico del settore del vino portano
necessariamente a privilegiare prioritariamente gli investimenti
finalizzati alla qualificazione delle produzioni, ed al costante
rinnovamento delle tecnologie nelle singole fasi di lavorazione.
Percentuali di riparto
Al settore viene attribuito il 18% delle risorse disponibili.
Interventi prioritari
Le priorita' di intervento nel settore sono riconducibili alle
seguenti tipologie di investimento:
- investimenti funzionali all'introduzione di sistemi di
certificazione della qualita' e di tracciabilita' del prodotto che
garantiscano la completa integrazione fra le singole fasi della
filiera produttiva;
- investimenti rivolti all'introduzione di tecnologie innovative
nelle fasi di trasformazione, conservazione, confezionamento del
prodotto;
- investimenti finalizzati alla creazione e all'adeguamento delle
strutture connesse alla logistica ed alla movimentazione delle merci.
Settore cereali
Nell'ultimo quinquennio la situazione complessiva dei comparto
cerealicolo regionale e' rimasta sostanzialmente stabile sia in
termini di superfici investite che di produzioni conseguite,
attestate rispettivamente in circa 380.000 ha, cui corrisponde un
produzione globale di pari a circa 240.000 t. ripartita fra frumento
duro e tenero, orzo, mais e sorgo da granella, avena e riso. Anche a
livello di singole specie, tenuto conto delle naturali oscillazioni
proprie delle colture annuali, non si evidenziano nel periodo
considerato variazioni significative.
Questi dati, nonostante i condizionamenti legati all'applicazione
della PAC, confermano in maniera significativa la vocazione
dell'Emilia-Romagna al comparto cerealicolo, i cui punti di forza
sono da ricondursi principalmente all'esistenza di qualificati
servizi di assistenza tecnica ed alla diffusione di un contoterzismo
professionale, per cio' che riguarda la fase di produzione, alla
presenza di affermati organismi cooperativi e consortili, a livello
di commercializzazione. Per contro il principale limite allo sviluppo
in termini economici del settore e' tuttora costituito dalla scarsa
qualificazione che sotto l'aspetto strutturale si traduce in carenza
di impianti idonei a recepire prodotti certificati. Ai fini di
orientare le produzioni regionali ad un significativo incremento dei
livello qualitativo il sostegno al settore e' accordato
esclusivamente al comparto della commercializzazione di cereali
biologici e di qualita' certificata.
Percentuali di riparto
Al settore viene attribuito il 5% delle risorse disponibili.
Interventi prioritari
Le priorita' di intervento nel settore sono riconducibili alle
seguenti tipologie di investimento:
- investimenti funzionali all'introduzione di sistemi di
certificazione della qualita' e di tracciabilita' del prodotto che
garantiscano la completa integrazione fra le singole fasi della
filiera produttiva;
- investimenti dedicati all'introduzione di tecnologie innovative
nelle fasi di lavorazione, condizionamento, conservazione del
prodotto (compresa essiccazione).
Settore sementiero
Nel comparto sementiero l'Emilia-Romagna occupa una posizione leader
a livello italiano e comunitario in quanto detiene circa il 30% di
tutta la produzione di seme nazionale. Questo primato e' dovuto,
oltre che alle condizioni pedoclimatiche particolarmente favorevoli,
alla presenza di circa 10.000 aziende estremamente specializzate ed
alla concentrazione di 158 imprese sementiere, molte delle quali
operanti in ambito internazionale, dotate di un livello tecnologico
ed organizzativo eccellente.
Il comparto e' inoltre caratterizzato da una strettissima connessione
di filiera fra le aziende produttrici e la successiva fase di
selezione e commercializzazione, legame da tempo regolato da
specifici contratti di produzione.
concretamente prevedibile che dal settore emerga una consistente
richiesta di interventi strutturali volti al mantenimento e
potenziamento degli attuali standard produttivi, presupposto
indispensabile per contrastare la concorrenza da parte di Paesi terzi
in grado di commercializzare un prodotto qualitativamente inferiore,
ma a costi piu' contenuti.
Percentuali di riparto
Al settore e' attribuito il 3% delle risorse disponibili.
Interventi prioritari
Le priorita' di intervento nel settore sono riconducibili alle
seguenti tipologie di intervento:
- investimenti funzionali all'introduzione di sistemi di
certificazione della qualita' e di tracciabilita' del prodotto che
garantiscano la completa integrazione fra le singole fasi della
filiera produttiva;
- investimenti dedicati all'introduzione di tecnologie innovative
nelle fasi di lavorazione, condizionamento, conservazione del
prodotto.
Settore uova
La struttura produttiva regionale del comparto uova e'
caratterizzata, sia a livello di produzione sia a livello di
commercializzazione da un elevato numero di aziende di medie
dimensioni, e da alcune realta' industriali di portata europea.
Nel complesso il settore presenta una buona integrazione a livello di
filiera, un alto grado di specializzazione e dinamicita', oltre ad
una elevata capacita' di adeguare le produzioni in funzione
dell'evoluzione dei consumi. Queste peculiarita' hanno permesso
all'Emilia-Romagna di mantenere, pur in presenza di un mercato
tradizionalmente altalenante e di ricorrenti problematiche di
carattere sanitario, un ruolo leader nel settore a livello nazionale.
In particolare, mentre la produzione di uova a livello regionale e'
rimasta stabile nell'ultimo quinquennio, attestandosi su 2.300
miliardi di pezzi annui, la PLV complessiva del comparto ha subito un
leggero incremento determinato in piccola parte dalla qualificazione
del prodotto destinato al consumo fresco (uova extra, biologiche, a
basso contenuto di colesterolo), che peraltro e' diminuito in termini
quantitativi, ed in misura piu' consistente all'aumento della materia
prima assorbita dall'industria di trasformazione.
Questa tendenza, associata alla necessita' di qualificare
ulteriormente il segmento della commercializzazione del prodotto
destinato al consumo fresco, influira' in maniera rilevante sulla
domanda di investimenti che il comparto agroindustriale delle uova
sara' in grado di sviluppare nei prossimi anni.
Percentuali di riparto
Al settore e' attribuito il 2% delle risorse disponibili.
Interventi prioritari
Le priorita' di intervento nel settore sono riconducibili alle
seguenti tipologie di intervento:
- investimenti funzionali all'introduzione di sistemi di
certificazione della qualita' e di tracciabilita' del prodotto che
garantiscano la completa integrazione fra le singole fasi della
filiera produttiva;
- investimenti dedicati all'introduzione di nuove tecnologie di
trasformazione anche in funzione di prodotti innovativi.
Altri settori
Ai fini del presente Programma di interventi vengono raggruppati
comparti che, nell'ambito dell'economia agroindustriale regionale,
occupano a tutti gli effetti nicchie produttive o in cui le attuali
limitazioni settoriali permettono interventi limitati a specifici
segmenti produttivi.
- Settore olio d'oliva. La coltivazione dell'olivo in Emilia- Romagna
interessa circa 1500 ha, cui corrisponde una produzione in olive pari
a circa 5100 t. ed in olio di 700 t. Si tratta di un comparto
estremamente ristretto, ma altamente qualificato con una specifica
localizzazione territoriale nelle aree sud orientali della regione.
La capacita' di trasformazione dell'industria molitoria, costituita
prevalentemente da impianti di piccole dimensioni, spesso a livello
aziendale, e' sostanzialmente sufficiente ad assorbire la produzione
regionale, pertanto le esigenze di intervento sono riconducibili
prevalentemente alla necessita' di rinnovare e razionalizzare le
tecnologie di estrazione e confezionamento. La creazione di una nuova
DOP "Costa romagnola", per cui e' gia' stata inoltrata domanda di
riconoscimento, potrebbe determinare la necessita' di realizzare
anche investimenti ex novo.
- Settore aceto balsamico. Questo prodotto rappresenta una
peculiarita' regionale. La produzione e' di fatto concentrata, per
cio' che riguarda l'aceto balsamico non coperto da marchio d'origine,
in un numero limitato di stabilimenti che operano a livello
industriale, mentre per il prodotto DOP si riscontra una
frammentazione di impianti strutturati prevalentemente a livello
aziendale. Nel settore degli aceti balsamici e' indispensabile
favorire prioritariamente il processo di qualificazione al momento in
atto, limitando il sostegno solo agli investimenti rivolti a
produzioni coperte da DOP.
- Settore canapa. E' un comparto che in passato non e' mai stato
sostenuto in quanto i precedenti vincoli imposti dalla CE impedivano
di intervenire nel settore delle colture da fibra anche attraverso
aiuti di stato. La canapa e' stata coltivata su larga scala in
Emilia-Romagna fino al primo dopoguerra e recentemente e' stata
reintrodotta con successo, l'ulteriore estensione della coltura
presuppone la realizzazione di specifici impianti industriali di
prima lavorazione.
- Settore medica. Gli investimenti sono limitati esclusivamente alla
fase di disidratazione. In considerazione dello stato di obsolescenza
tecnica degli impianti operanti in regione ed alla luce delle recenti
problematiche sanitarie che hanno investito il settore zootecnico,
determinando una impennata nelle richieste di mangimi vegetali, e'
ipotizzabile che in questo comparto si sviluppi una concreta domanda
di investimenti.
- Settore prodotti di nicchia. In questo settore rientrano tutte le
produzioni per cui non vengono previste specifiche quote di
produzione e che non sono regolate da OCM. L'estensione delle
Organizzazioni Comuni di Mercato a numerose categorie di prodotti che
prima ne erano escluse, limita le produzioni che possono essere
ricomprese in questo raggruppamento a colture quali ad esempio i
fiori recisi, le piante officinali, i funghi, ecc. ed a forme di
zootecnia minore quali api, conigli, struzzi ecc. Stante la limitata
estensione di queste specie e l'estrema frammentazione delle
superfici investite, non e' possibile prevedere la richiesta di
investimenti che potra' concretizzarsi.
Percentuali di riparto
Al settore nel complesso e' attribuito il 4% delle risorse
disponibili.
Interventi prioritari
A livello di raggruppamento e' attribuita priorita' alla seguente
tipologia di intervento:
- investimenti in impianti funzionali all'introduzione e/o allo
sviluppo a livello regionale di nuove coltivazioni.
Criteri atti a valutare il trasferimento del vantaggio economico ai
produttori di base
L'articolo 5 della L.R. 39/99 definisce gli elementi di merito che
debbono costituire la base del sistema di valutazione dei singoli
interventi, demandando in particolare al documento d'attuazione
l'individuazione delle modalita' che consentano di soddisfare il
principio, espresso al comma 1, di accordare una specifica priorita'
alle iniziative che assicurano il piu' elevato livello di
trasferimento di vantaggi economici ai produttori agricoli.
I criteri che definiscono il concetto di ricaduta dei benefici di una
iniziativa sui produttori primari sono individuati nell'ambito del
Piano regionale di sviluppo rurale di cui al Regolamento (CE) 1257/99
e si basano sulla verifica che le imprese assicurino ai produttori di
base una continuita' nell'approvvigionamento delle materie prime e
una certezza nella remunerazione delle stesse.
Il presente Programma, conformemente a quanto stabilito dall'articolo
17 del DLgs 18 maggio 2001, n. 288, recepisce tale accezione, sia ai
fini di valutare il soddisfacimento delle finalita' della legge, sia
ai fini di accordare una specifica priorita' agli interventi che
garantiscono i maggiori vantaggi per la componente agricola della
filiera agroindustriale.
Pertanto, ai fini dell'accesso al regime di aiuti, dovra' essere
introdotto uno specifico elemento di preferenza da attribuire in
misura crescente ai progetti che garantiscano la maggiore rispondenza
a tale condizione.
Entita' e natura degli aiuti
Il sostegno agli interventi di cui all'articolo 3 della L.R. 39/99
sara' attivato con le risorse stanziate sul Capitolo 20053 dalla L.R.
n. 10 del 18 aprile 2001 che approva il Bilancio di previsione della
Regione Emilia-Romagna per l'anno finanziario 2001 ed il Bilancio
pluriennale 2001-2003, pari complessivamente a 60 miliardi (pari ad
Euro 30.987.414), nonche' con eventuali ulteriori risorse aggiuntive
che potranno essere rese disponibili sul medesimo capitolo nel
periodo di validita' del presente Programma.
L'aiuto sara' concesso sottoforma di contributi in conto capitale nel
rispetto dei limiti previsti degli "Orientamenti comunitari per gli
aiuti di Stato nel settore agricolo" (2000/C 28/2) e successive
modifiche ed integrazioni.
Modalita' attuative
Conformemente a quanto indicato nell'articolo 6 della L.R. 39/99 la
Giunta regionale provvedera', con specifico atto, alla definizione
dei criteri di presentazione, istruttoria, selezione, approvazione e
finanziamento dei progetti relativi agli interventi precedentemente
individuati.
Promozione di interventi a favore di imprese agricole ed
agroalimentari in difficolta' (art. 8)
L'articolo 8 della L.R. 39/99 contempla la possibilita' da parte
della Regione di richiedere allo Stato l'avvio di iniziative a favore
di imprese in difficolta' o di intervenire direttamente ad
integrazione di specifici Programmi nazionali, disposti ai sensi di
quanto previsto dall'articolo 13, secondo comma del DLgs n. 173 del
30 aprile 1998. Di fatto, le suddette disposizioni non istituiscono
un regime di sostegno, ma identificano uno strumento per adeguare
linee di intervento statali alle specifiche problematiche del
territorio.La materia degli aiuti di Stato per il salvataggio e la
ristrutturazione di imprese e' disciplinata da rigorosi Orientamenti
comunitari (1999/C 288/02), che inquadrano gli aiuti stessi entro
rigidi schemi applicativi e limitano le possibilita' di intervento al
verificarsi di determinate situazioni congiunturali. Questa
impostazione estremamente restrittiva ha di fatto ritardato
l'applicazione a livello nazionale delle disposizioni in materia,
previste nel DLgs 173/98 e conseguentemente la promozione di
eventuali iniziative collaterali da parte della Regione.
Le molteplici problematiche che hanno recentemente investito l'intero
sistema agricolo, ed in particolare il settore zootecnico, hanno reso
tuttavia necessaria ed improcrastinabile la concreta attivazione di
mirati interventi a sostegno delle aziende in difficolta'.
Questa esigenza e' stata peraltro gia' recepita dallo Stato con
l'articolo 121 della Legge 23 dicembre 2000, n. 388 (Legge
finanziaria), che prevede un programma di interventi finalizzato al
ripristino della redditivita' delle imprese agricole danneggiate da
calamita' o da eventi eccezionali e, in riferimento alla crisi
determinata nel comparto bovino dall'emergenza BSE, col DL 11 gennaio
2001, n. 1 e successiva Legge 9 marzo 2001, n. 49 di conversione.
In particolare il comma 5 dell'articolo 7/ter della sopracitata Legge
49/01 istituisce un regime di sostegno a favore degli allevamenti
bovini e delle imprese di trasformazione e/o commercializzazione, in
via esclusiva o prevalente, di carne bovina, anche ai fini
dell'applicazione dell'articolo 13, comma 2 del DLgs n. 173 del 30
aprile 1998; in tal caso gli aiuti sono concessi in conto interesse a
fronte di mutui contratti per il consolidamento di esposizioni
debitorie. Questa disposizione costituisce il presupposto giuridico
che consente alla Regione di attivare, conformemente a quanto
disposto dal comma 2 dell'articolo 8, un proprio specifico Programma
di interventi.
In ambito regionale la crisi del comparto bovino conseguente al
fenomeno della BSE, stante la peculiare vocazione alla zootecnia da
latte dell'Emilia-Romagna, e' stata finora contenuta a livello di
aziende di allevamento, mentre si e' ripercossa in maniera
significativa sul segmento agroindustriale della macellazione,
determinando ingenti perdite finanziarie per le imprese, riflessi
negativi sulle attivita' di servizio connesse, calo dei livelli
occupazionali del settore.
Il comparto agroindustriale della carne bovina, caratterizzato dalla
presenza di stabilimenti di elevata capacita' che si approvvigionano
di materia prima a livello di bacino europeo, e' infatti estremamente
sviluppato in Regione, sia in termini economici, sia in
considerazione degli ingenti quantitativi di capi
trattati.L'emergenza BSE ha peraltro investito un tessuto produttivo
gia' provato nell'ultimo decennio da fattori quali la necessita' di
recepire in tempi ristretti le nuove normative igienico sanitarie
imposte in ambito comunitario e l'esigenza di confrontarsi con un
trend di consumi in costante flessione. Queste condizioni hanno
determinato la necessita' di realizzare onerosi interventi di
ristrutturazione e riconversione, anche in presenza di un costante
calo del valore aggiunto delle produzioni. Conseguentemente le
imprese del settore si trovano al momento, in una situazione di
azzeramento del reddito, a dover fronteggiare esposizioni finanziare
pregresse e rischiano, in assenza di adeguati aiuti, il collasso
economico.
L'intervento regionale deve quindi privilegiare, nell'ambito delle
linee di intervento disposte a livello statale, le imprese in
difficolta' che operano prevalentemente a livello di trasformazione
e/o commercializzazione di carne bovina ed i cui impianti siano in
possesso di bollo CE, di cui all'articolo 13 del DLgs 18 aprile 1994,
n. 286, con priorita' alle imprese di macellazione.
Entita' e natura degli aiuti
Il sostegno agli interventi di cui all'articolo 8, comma 2 sara'
attivato con le risorse stanziate sul Capitolo di nuova istituzione
20058 dalla L.R. n. 9 del 18 aprile 2001 recante "Legge finanziaria
regionale adottata a norma dell'art. 13 bis della L.R. 6 luglio 1977,
n. 31 e successive modificazioni in coincidenza con l'approvazione
del Bilancio di previsione per l'esercizio 2001 e del Bilancio
pluriennale 2001-2003", pari complessivamente a 5 miliardi (pari ad
Euro 2.582.284), nonche' con eventuali ulteriori risorse aggiuntive
che potranno essere rese disponibili sul medesimo capitolo nel
periodo di validita' del presente Programma.
L'aiuto sara' concesso sottoforma di contributi in conto interessi da
corrispondersi in forma attualizzata nel rispetto dei limiti previsti
degli "Orientamenti comunitari per gli aiuti di Stato nel settore
agricolo" (2000/C 28/2) e successive modifiche ed integrazioni e
degli "Orientamenti comunitari per gli aiuti di Stato per il
salvataggio e la ristrutturazione di imprese in difficolta'" (1999/C
288/02).
Modalita' attuative
Conformemente a quanto indicato al comma 3 dell'articolo 12 della
L.R. 9/01 e successivamente all'adozione da parte degli Organi
statali delle disposizioni concernenti l'applicazione dell'articolo
7/ter della Legge 49/01, la Giunta regionale provvedera', con
specifico atto, alla definizione dei criteri di presentazione,
istruttoria, selezione, approvazione e finanziamento dei progetti
relativi agli interventi precedentemente individuati.