DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO REGIONALE 11 luglio 2001, n. 221
Approvazione del Piano di lavoro inerente l'anno 2001 per gli interventi a favore di popolazioni colpite da calamita', conflitti armati, situazioni di denutrizione, carenze igienico-sanitarie ai sensi della L.R. 2 aprile 1996, n. 5 (proposta della Giunta regionale in data 12 giugno 2001, n. 1109)
IL CONSIGLIO DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
Richiamata la deliberazione progr. n. 1109 del 12 giugno 2001, con
cui la Giunta regionale ha assunto l'iniziativa per l'approvazione
del Piano di lavoro inerente l'anno 2001 per gli interventi a favore
di popolazioni colpite da calamita', conflitti armati, situazioni di
denutrizione, carenze igienico-sanitarie ai sensi della L.R. 2 aprile
1996, n. 5;
visto il favorevole parere espresso al riguardo dalla Commissione
referente "Turismo Cultura Scuola Formazione" di questo Consiglio
regionale, giusta nota prot. n. 8279 del 4 luglio 2001;
dato atto dell'emendamento presentato ed accolto in sede di
discussione consiliare;
richiamata la L.R. 2 aprile 1996, n. 5 "Interventi a favore di
popolazioni colpite da calamita', conflitti armati, situazioni di
denutrizione e carenze igienico-sanitarie";
visto in particolare l'art. 2, primo comma, di detta legge regionale
che prevede che entro il 30/6 di ciascun anno il Consiglio regionale,
su proposta della Giunta, approvi il Piano di lavoro riferito
all'anno successivo, individuando le priorita' territoriali, i
settori di intervento e gli obiettivi da raggiungere;
previa votazione palese, a maggioranza dei presenti,
delibera:
di approvare, a norma dell'art. 2, primo comma, della L.R. 5/96, il
Piano di lavoro degli interventi previsti nell'ambito delle finalita'
di cui all'art. 1, primo comma, del medesimo provvedimento, riferito
all'anno 2001, allegato alla presente deliberazione e che ne
costituisce parte integrante e sostanziale;
di dare atto che ai sensi del punto 6) dell'art. 2 della L.R. 5/96,
la Giunta regionale, sentita la Commissione consiliare competente,
potra' integrare il presente Piano di lavoro in relazione ad eventi
imprevisti ed imprevedibili che dovessero manifestarsi dopo
l'adozione dello stesso;
di delegare l'Assessore competente per materia Gianluca Borghi alla
sottoscrizione degli accordi che si rendessero eventualmente
necessari in adempimento del presente piano;
di pubblicare per estratto il presente atto nel Bollettino Ufficiale
della Regione Emilia-Romagna.
PIANO DI LAVORO 2001
Introduzione
L'art. 2 della L.R. 5 aprile 1996, n. 5 "Interventi a favore di
popolazioni colpite da calamita', conflitti armati, situazione di
denutrizione e carenze igienico-sanitarie" prevede che il Consiglio
regionale approvi entro il 30/6 di ciascun anno il Piano di lavoro,
individuando le priorita' territoriali, i settori di intervento e gli
obiettivi da raggiungere.
Le priorita' regionali sono state individuate nell'ambito di quelle
definite dal Governo italiano nell'ambito delle Linee programmatiche
della cooperazione allo sviluppo per il 2001/2003 del Ministero
Affari esteri.
L'atto di programmazione 2001 e' frutto di un percorso di
consultazione e concertazione con l'insieme dei soggetti
emiliano-romagnoli operanti nell'ambito della solidarieta' e della
cooperazione internazionale realizzato attraverso lo strumento dei
Tavoli-Paese, ovvero riunioni di coordinamento tra Enti locali,
associazioni di volontariato e organizzazioni non governative
presenti sul territorio regionale, finalizzate allo scambio di
informazioni sulle attivita' in corso ed in progetto, al confronto
tra esperienze ed alla messa a punto di programmi di intervento
organici per area-Paese. Tali tavoli sono stati attivati, per quanto
di competenza della L.R. 5/96, per le aree: Repubblica Federale di
Yugoslavia, Palestina e Albania, in considerazione dell'elevato
numero di soggetti e di interventi attivati e della rilevanza
strategica di tali aree per le priorita' della Regione
Emilia-Romagna.
Sulle restanti aree la programmazione regionale si e' basata sulle
esperienze consolidate e sui risultati di alcune missioni sia di
livello tecnico che istituzionale realizzate nei Paesi di
riferimento, dove sono stati svolti incontri con le autorita'
diplomatiche italiane in loco, le controparti istituzionali, le
organizzazioni di volontariato, le organizzazioni internazionali e
sono state effettuate visite ai progetti in corso di realizzazione ed
a istituzioni segnalate per la condizione di particolare bisogno ed
emergenza.
Nel corso di attuazione del Piano la Regione operera' per allargare
le collaborazioni gia' in atto, ad esempio, con la Regione Toscana
sull'area di Scutari (Albania) e con la Regione Marche in
Bosnia-Erzegovina e nei campi profughi Saharaui, ad altre Regioni ed
Enti locali italiani ed europei.
Le azioni da sviluppare saranno suddivise nelle seguenti tipologie:
- ricostruzione, ovvero attivita' volte a ristabilire dignitose
condizioni di vita delle popolazioni ed a ripristinare strutture
socio-economiche nei territori colpiti;
- emergenza, ovvero attivita' di soccorso ed assistenza rivolte alle
popolazioni colpite da calamita', conflitti armati, situazioni di
denutrizione igienico-sanitarie.
Per le attivita' di emergenza, nell'impossibilita' di prevedere una
programmazione, si provvedera' con apposito atto deliberativo della
Giunta regionale, all'integrazione del presente Piano, sentita la
Commissione consiliare competente, per l'attivazione di interventi
immediati ed urgenti che saranno realizzati in collaborazione con
organizzazioni di volontariato ed Enti locali, ed in raccordo con
l'Ufficio Emergenza del Ministero Affari esteri, Direzione generale
Cooperazione allo sviluppo e le Unita' tecniche locali presso le
rappresentanze diplomatiche italiane all'estero.
Azioni di ricostruzione
Area balcanica
Su questa area si stanno consolidando, sia a livello comunitario che
a livello nazionale, strumenti di intervento che vedono le Regioni e
gli Enti locali sia dei Paesi dell'Unione Europea che dei Paesi terzi
quali possibili referenti e/o attuatori. Il Programma CARDS, Interreg
III A, Phare, la Legge n. 84 del 21 marzo 2001, disposizioni per la
partecipazione italiana alla stabilizzazione, alla ricostruzione e
allo sviluppo di Paesi dell'area balcanica, gli interventi previsti
nell'ambito del Patto di stabilita', possono rappresentare
significative opportunita' per consolidare politiche coordinate di
intervento regionale, che mettano in valore le esperienza di
cooperazione decentrata e solidarieta', realizzate nell'area
balcanica dal sistema di soggetti emiliano-romagnoli impegnati nella
cooperazione internazionale a partire dal 1996. Le iniziative
previste nel sottoelencati Paesi vanno pertanto collocate all'interno
di tali prospettive di sviluppo, ricercando le piu' idonee forme di
integrazione con altri soggetti e settori di intervento.
Albania
Paese estremamente povero rispetto agli standard europei, l'Albania
sta compiendo una difficile transizione verso una economia di
mercato. Se il Governo albanese oggi sta cercando di attuare le linee
programmatiche del nuovo Piano di investimenti pubblici per gli anni
1998/2001, le problematiche tuttora aperte rimangono molte,
disgraziatamente aggravate dai recenti avvenimenti bellici che hanno
nuovamente coinvolto i Balcani ed il Kossovo, con gli inevitabili
riflessi sul Paese. Sullo scenario politico sono ancora molte le
sfide che attendono l'Albania nei prossimi anni. Infatti, nonostante
il Paese abbia raggiunto alcuni traguardi sulla via della stabilita'
politica, gli equilibri rimangono ancora fragili. Indispensabili
saranno dunque gli aiuti dei donatori internazionali anche per il
prossimo futuro, tramite interventi che pero' dovranno porsi come
obiettivo la sostenibilita' degli stessi ed il concreto supporto alla
riforma complessiva del sistema istituzionale albanese.
Sara' proseguita la partecipazione al programma di sviluppo umano
promosso dalle Nazioni Unite denominato PASARP per quanto attiene
l'area di Scutari, mantenendo la struttura dell'ufficio di
coordinamento aperto a Scutari in collaborazione con la Regione
Toscana e consolidando gli interventi gia' avviati nell'area del
Comune di Vilipoia, per quanto riguarda le problematiche ambientali,
lo sviluppo di attivita' economiche riferito al settore turistico, il
consolidamento delle strutture scolastiche, l'elaborazione di
programmi collaterali di supporto alle categorie vulnerabili,
attivita' culturali e musicali nell'area turistica.
Saranno proseguite le attivita' a carattere culturale, che hanno
riscosso un notevole successo e partecipazione di pubblico, anche tra
i giovanissimi, e che dovranno trovare una naturale collocazione
nell'ambito della prevista inaugurazione del Teatro di Scutari,
ristrutturato anche con il contributo della Regione Emilia-Romagna.
Saranno sostenuti e rafforzati gli interventi di genere sia con
riguardo al progetto gia' in corso del Centro delle donne, sia
trasversalmente rispetto a diversi filoni di attivita', con
particolare riguardo al micro-credito per l'avvio di attivita'
produttive.
Saranno sostenute attivita' di rafforzamento istituzionale, anche per
favorire le opportunita' di accesso ai finanziamenti comunitari ed
internazionali da parte degli Enti locali di Scutari. In particolare
sara' sviluppata una partnership con altri Comuni europei per
favorire lo sviluppo urbano sostenibile nell'area di Vilipoia.
Sulle restanti aree dell'Albania sara' data priorita' ad interventi
rivolti allo sviluppo di attivita' generatrici di reddito nel settore
agricolo, al settore sanitario e sociale, con riferimento anche allo
sviluppo di collaborazioni e scambi di esperienze nell'ambito dei
servizi alle fasce deboli della popolazione, considerati una
priorita' dal Governo albanese.
Sul fenomeno della tratta a scopo di sfruttamento sessuale, vista
l'esperienza maturata dalla Regione Emilia-Romagna nell'ambito del
progetto "Oltre la strada", che vede la partecipazione di numerosi
Enti locali, Aziende Unita' sanitarie locali e organizzazioni sociali
dell'Emilla-Romagna, in considerazione anche delle iniziative a
favore di donne e minori a rischio sostenuto da numerose
organizzazioni ed associazioni in Albania, si favorira' la creazione
di una rete di soggetti operanti in Emilia-Romagna ed Albania su
questo tema al fine della realizzazione di iniziative in stretto
coordinamento tra le attivita' preventive in loco e le azioni di
contrasto ai fenomeno realizzate sul territorio emiliano-romagnolo.
Bosnia-Erzegovina
A seguito degli accordi di Dayton conseguenti la guerra in
ex-Jugoslavia viene riconosciuta l'esistenza di un nuovo Stato
composto dalla Federazione bosniaco-croata di Bosnia-Erzegovina e
dalla Repubblica Srpska. La Bosnia-Erzegovina ha subito un crollo
drastico della produzione industriale ed agricola a causa dei danni
derivanti dal conflitto ed e' tuttora oggetto di consistenti
programmi di ricostruzione e di aiuto umanitario da parte della
comunita' internazionale. Tuttora il 35-40% della popolazione risulta
in cerca di occupazione e il prodotto interno lordo rimane ancora al
di sotto dei livelli del 1990.
I cinque miliardi di dollari che la comunita' internazionale ha messo
a disposizione della Bosnia alla fine del conflitto nel 1995 sono
stati utilizzati per interventi infrastrutturali ed il ripristino dei
servizi pubblici essenziali. Di questi solo il 10% e' stato destinato
alla produzione industriale che oggi si attesta su valori inferiori
al 30% rispetto alla produzione industriale antecedente lo scoppio
della guerra. All'epoca, l'industria rappresentava il 43%
dell'economia del Paese con 30 settori di rilievo. Oggi quella
bosniaca e' un'economia di sussistenza con larghe sacche di poverta'
estrema. La disoccupazione si attesta in Bosnia-Erzegovina su valori
prossimi al 40% della popolazione attiva.
Anche in questo Paese il settore dei servizi alle fasce deboli della
popolazione risente gravemente della crisi economica che consente
investimenti molto ridotti in questo settore. Saranno pertanto
considerati prioritari progetti nel settore del rafforzamento
istituzionale per il sostegno alle capacita' gestionali degli Enti
locali nel Settore sociale e sanitario. Saranno inoltre privilegiati
progetti a favore delle fasce deboli della popolazione ed interventi
mirati a facilitare il rientro dei profughi nelle loro zone d'origine
nel rispetto della convivenza interetnica delle diverse etnie.
Saranno inoltre favoriti progetti per lo sviluppo di
microimprenditorialita' con particolare riguardo alle donne.
Saranno inoltre sostenute attivita' di accoglienza a favore dei
minori.
Repubblica federale di Jugoslavia (RFY)
La Jugoslavia democratica, uscita dalle urne del 24 settembre 2000,
deve fare i conti con le conseguenze di tredici anni di regime
nazional-comunista di Slobodan Milosevic, anni che hanno portato a
ben quattro guerre balcaniche, a una profonda crisi economica ed a
tensioni interne di natura etnica e politica, tuttora irrisolte. La
nuova leadership politica si trova pertanto a fare i conti con una
pesante eredita' che si riflette soprattutto sui rapporti con
Montenegro e Kossovo, ancora sotto amministrazione delle Nazioni
Unite.
Il Paese attraversa una crisi che investe tutti i settori
dell'economia. I rifugiati in RFY sono circa 500.000, il Paese con il
piu' alto numero di rifugiati dell'Europa orientale, di cui circa
473.000 si trovano nelle regioni di Belgrado e Novi Sad.
I disoccupati, secondo le fonti fornite dal Governo jugoslavo, sono
circa un milione (su una popolazione di circa 11 milioni). Dal 1999
si e' registrato un aumento delle persone in condizione di
vulnerabilita' sociale, soprattutto donne e bambini, ma anche molti
ex militari.
I servizi sociali e sanitari appaiono in gravi difficolta'; i
bombardamenti Nato hanno causato ingenti danni sulle strutture
pubbliche di distribuzione dell'acqua, sulle reti viarie, su impianti
industriali strategici.
Serbia
A seguito della svolta democratica avvenuta con le recenti elezioni,
l'atteggiamento dei donatori internazionali a favore della Serbia e'
radicalmente mutato. Cio' ha consentito anche l'avvio operativo del
Programma "Citta' citta'", promosso dalle Nazioni Unite, a favore di
cinque citta' serbe, nel quale partecipano i Comitati di Modena,
Ferrara e Reggio Emilia, con attivita' di rafforzamento istituzionale
con particolare riguardo al settore delle public utilities ad allo
sviluppo economico locale.
Sono inoltre in corso azioni di solidarieta' per l'accoglienza di
minori sul territorio emiliano-romagnolo da parte di numerosi
soggetti del volontariato e interventi nei settori socio-sanitario ed
agricolo.
Visto il processo di transizione in atto nel Paese e piu' in generale
in area balcanica da sistemi centralistici a sistemi territoriali di
welfare ed a fronte del crescente numero di richieste di assistenza
da parte della popolazione, che si trova in gran parte sotto la
soglia della poverta', si riterranno prioritari interventi di
sostegno ai servizi socio-sanitari, favorendo l'avvio di
collaborazioni nel settore del rafforzamento istituzionale con
autorita' locali e nazionali, in collaborazione con l'UTL di
Belgrado, per il miglioramento delle capacita' gestionali e la
riqualificazione dei quadri locali e degli operatori dei
Servizi.Saranno inoltre sostenute azioni a completamento della
programmazione prevista nell'ambito del programma "Citta' citta'" da
parte dei numerosi comitati emiliano-romagnoli e iniziative
collaterali ad azioni di avvio di collaborazioni
economico-produttive.
Kossovo
Con la risoluzione ONU 1244 il Kossovo, pur rimanendo formalmente
territorio jugoslavo, e' passato sotto l'amministrazione dell'ONU
(UNMIK), appoggiata da Forze di pace internazionali (KFOR). Pur in
presenza delle forze internazionali, si registrano occasioni di
scontro tra le etnie albanese e serba conviventi nel Paese, mentre
continuano le tensioni con Belgrado rispetto all'applicazione delle
risoluzioni ONU ed allo status della regione.
La situazione sociale e sanitaria continua a rivestire carattere di
priorita', in particolare riguardo alla situazione dei minori.
Saranno proseguite e rafforzate le attivita' a favore dei servizi per
l'infanzia, in collaborazione con UNICEF ed iniziative a favore dei
portatori di handicap.
Saranno inoltre promosse azioni a favore della convivenza civile e
del dialogo interculturale tra le diverse etnie.
America Latina
Brasile
Con i suoi 158.000.000 di abitanti il Brasile e' il Paese piu'
popoloso dell'America Latina, con una percentuale di popolazione tra
gli 0 e i 14 anni pari al 29%.
Dopo circa 50 anni di interventi militari e di instabilita' politica,
il Brasile e' riuscito ad emergere dalle difficolta' degli anni
ottanta e dei primi anni novanta, legate ad un fortissimo tasso di
inflazione. Con la successiva approvazione del Plan Real si assiste
ad un grande sviluppo dell'economia nazionale e ad una forte crescita
interna coadiuvata dalle enormi risorse naturali e dalla grande
disponibilita' di manodopera. Rimangono tuttavia molto marcati gli
squilibri nella distribuzione della ricchezza sia a livello
territoriale che a livello sociale, che hanno provocato il
diffondersi di fenomeni di emarginazione e di devianza minorile.
Altrettanto serie sono le questioni legate alla preservazione dei
patrimonio ambientale che e' stato pesantemente aggredito dal
disordinato sviluppo economico.
Saranno quindi sostenute azioni previste a sostegno dei minori, delle
donne e rafforzamento istituzionale.
Chiapas
Il Chiapas e' oggi una delle regioni piu' povere del Messico e
dell'intera America Latina, anche in conseguenza di una guerra
definita di bassa intensita' che ha ulteriormente aggravato le
condizioni di vita delle popolazioni indigene e deteriorato il
tessuto sociale delle comunita'. Le principali vittime di questo
conflitto sono le donne e i bambini, sottoposti a ripetute violenza
fisiche e psicologiche, a sparizioni forzate, a condizioni di
precarieta', che contribuiscono alla dissoluzione dell'idea di
appartenenza culturale e spingono alla fuga verso territori
altrettanto ostili.
Le recenti aperture al dialogo del nuovo presidente messicano
Vincente Fox verso l'esercito zapatista di Liberazione nazionale, e
la marcia pacifica su Citta' del Messico che ha coinvolto gruppi
indigeni amerindi e movimenti d'opinione di tutto il mondo, apre uno
spiraglio per la soluzione pacifica dei conflitto. Il sostegno a
programmi di solidarieta' rappresenta una delle opzioni per
permettere l'instaurarsi e il perdurare di condizioni di pace.
Nel 1999 la Regione ha cofinanziato la realizzazione di un impianto
idroelettrico nella Comunita' "La Realidad" al fine di dotare questa
comunita' di energia elettrica. Il progetto ha raggiunto gli
obiettivi previsti nel rispetto delle metodologie e tecnologie
appropriate al contesto ambientale d'intervento.
Si prevede di consolidare le azioni in atto presso questa comunita',
cercando di utilizzare, e mettere a sistema, tutte le potenzialita'
derivanti dalla disponibilita' di energia elettrica, anche al fine di
rafforzare le capacita' di autosostentamento della popolazione
locale.
Cuba
E' in corso di svolgimento la III fase del Programma di sviluppo
umano PDHL-Cuba, promosso dalle Nazioni Unite e gestito da UNOPS, al
quale la Regione Emilia-Romagna partecipa in qualita' di coordinatore
del Comitato locale Granma/Pinar del Rio, finalizzato allo sviluppo
di collaborazioni nel settore della cooperazione decentrata in due
province cubane con il piu' basso tasso di sviluppo sociale del
Paese. Infatti le Province cosiddette orientali sono state definite
dal Governo cubano aree prioritarie per gli interventi di
cooperazione internazionale.
Per l'area di Pinar e' stato completato l'ampliamento e l'adeguamento
igienico della scuola Martiri di Bolivia, in collaborazione con ARCI
Reggio Emilia e Comune di Rubiera. Saranno ulteriormente promosse
azioni ad integrazione dell'intervento gia' svolto in ambito
scolastico, al fine di concludere le iniziative sulla Provincia di
Pinar del Rio nell'ambito della III fase del programma.
Nella provincia di Granma sono state realizzate e sono in corso di
implementazione azioni nel settore degli anziani, in collaborazione
con SPI CGIL nazionale, numerosi SPI regionali, AUSER nazionale e
AUSER Lombardia, che hanno visto la dotazione di attrezzature e
l'adeguamento impiantistico dei locali destinati a Case per Avuelos
(Centri anziani) e che vedranno l'ulteriore sistemazione di sedi fino
a raggiungere il numero di 11 centri. Inoltre saranno avviate azioni
finalizzate all'integrazione dei servizi a favore degli anziani nella
provincia di Granma, favorendo anche il trasferimento di esperienze e
di competenze con la Provincia di Cinfuegos, che ha gia' concluso con
risultati molto positivi l'attuazione del piano nazionale per gli
anziani, raggiungendo livelli di sperimentazione di servizi che
possono essere un utile riferimento per lo sviluppo delle azioni
nell'area di Granma. In tal senso saranno favoriti scambi di
delegazioni di funzionari ed operatori tra le due Province.
Nel corso della III fase sono state attivate azioni per la
riconversione del sistema di assistenza psichiatrica in sistema
comunitario di salute mentale, con la partecipazione dell'AUSL di
Parma, Provincia di Parma, dell'AUSL di Ferrara, del Comune di
Ferrara.
Per la fase successiva si prevede il consolidamento delle azioni
avviate nei settori sopracitati e dei Municipio di Jiguani', in
relazione al gemellaggio in atto con il Comune di Marzabotto,
aderente al Comitato locale.
Saranno valutate ipotesi di intervento in altre Province in ambiti
collaterali allo sviluppo di iniziative di collaborazioni economiche.
Area mediorientale
Territori dell'autonomia palestinese
La gia' precaria condizione della popolazione palestinese,
condizionata da un processo di pace incompleto e continuamente
interrotto, e' notevolmente peggiorata negli ultimi mesi dopo la
riprese degli scontri con Israele.
Dal 29 settembre 2000, data di inizio della nuova Intifada, nei
territori dell'autonomia palestinese si e' venuta a creare una
situazione drammatica che ha causato il ferimento di migliaia di
persone e il decesso di oltre 400 palestinesi. La guerra in corso con
Israele, e la successiva chiusura da parte israeliana dei territori
dell'autonomia palestinese, ha determinato inoltre una grave crisi
dell'economia nazionale, che ha portato il tasso di disoccupazione in
soli due mesi, dall'11 al 40% circa. Secondo le fonti della
Confederazione generale dei sindacati palestinesi, sono andati
perduti 130.000 posti di lavoro in Israele e altri 200.000 nei
territori dell'autonomia palestinese. Nel settore edile (dove erano
occupati 40.000 operai) l'80% delle aziende ha chiuso. Stessa sorte
per il settore tessile (20.000 operai) e nell'agricoltura (100.000
addetti). La percentuale di popolazione al di sotto della soglia di
poverta' e' drasticamente passata dal 23% al 47%.
Servizi medici, trasporto scolastico e libera circolazione verso le
citta' o verso altri villaggi sono estremamente difficoltosi. Il
coprifuoco e' stato proclamato per lunghi periodi, rendendo
difficoltoso l'approvvigionamento di cibo.
L'approvvigionamento idrico risulta sempre piu' difficile (i
palestinesi non hanno il controllo sulle risorse idriche). Sono
particolarmente colpite le aree prospicienti gli insediamenti
israeliani.
In questa situazione di estrema drammaticita', gli interventi della
Regione Emilia-Romagna saranno indirizzati verso azioni mirate
all'autosostentamento delle famiglie, favorendo iniziative
generatrici di reddito, anche attraverso lo strumento del commercio
equo e solidale; interventi a favore della produzione agricola,
attraverso il mantenimento delle strade di accesso alle colture e il
mantenimento e la costruzione di cisterne e vasche per la raccolta
dell'acqua ad uso irriguo.
Collaborazioni in campo universitario
Saranno proseguiti i programmi di collaborazione in atto dal 1999 con
l'Universita' di Bologna per la realizzazione di stage di studenti
nell'ambito di master sulle tematiche legate alla cooperazione
internazionale e per la realizzazione di scambi di esperienze e
trasferimento di know-how con omologhe realta' dell'area balcanica.
Progetti a favore delle donne
Saranno sostenute iniziative di consolidamento delle azioni promosse
nel corso del 1999/2000, e favore della creazione di network tra
donne del bacino del Mediterraneo e dei Balcani, in campo sociale,
sanitario ed educativo e per la promozione di politiche e di buone
prassi di pari opportunita' nei paesi coinvolti.
Aiuti umanitari
Bielorussia - Ucraina
L'incidente della centrale di Chernobyl del 1986 ha determinato una
vera e propria catastrofe nucleare nel sud del Paese, le cui
drammatiche conseguenze continuano a colpire gli strati piu' poveri
della popolazione costretti a convivere con l'incubo, e le
conseguenze, della contaminazione.
Il Paese sta attraversando una fase di lenta e difficile riforma
economica il cui obiettivo a lungo termine e' quello di incrementare
gli scambi con l'occidente; a tutt'oggi la quasi totalita' dei
rapporti economici avvengono con la vicina Russia.
A cio' si accompagna una dinamica molto incerta nell'ambito del
processo di democratizzazione del Paese.
Il 22% della popolazione vive al di sotto della soglia di poverta', a
fronte di una forza lavoro stimata in 4 milioni di unita' circa.
Nel mese di giugno la Regione Emilia-Romagna ha rinnovato il
Protocollo Chernobyl, siglato a suo tempo nel 1999, d'intesa con le
Associazioni regionali Legambiente, ANPAS, ARCI, e Fondazione
Aiutiamoli a Vivere, che consentira' anche per il 2001 di ospitare
nella nostra regione circa 700 bambini provenienti dai territori
contaminati dall'incidente nucleare di Chernobyl. Il nuovo Protocollo
affronta il tema dell'assenza totale di tutela dell'infanzia dal
punto di vista sanitario, prevedendo il rilascio di un tesserino
sanitario ai bambini bielorussi in visita presso la nostra regione
nell'ambito dei programmi posti in essere dai firmatari il
Protocollo. Si prevede inoltre di realizzare un confronto tra le
associazioni finalizzato a valorizzare le esperienze svolte in
Bielorussia nel corso di questi anni, che hanno visto crescere anche
la partecipazione degli Enti locali emiliano-romagnoli, e a svolgere
una riflessione sulle strategie d'intervento finalizzate a
privilegiare le azioni di sostegno in loco per lo sviluppo di
politiche innovative a favore dei minori. In tal senso si colloca
anche l'indispensabile cooperazione con l'Universita' di Minsk ed il
Dipartimento di Scienze dell'Educazione dell'Universita' di Bologna,
per l'attivazione di azioni i cui destinatari finali sono i bambini
portatori di handicap e con bisogni speciali, che sara' proseguita
anche nel corso del 2001.
Curdi
Tutti i giorni assistiamo a sbarchi di profughi curdi sulle nostre
coste adriatiche; sono centinaia di migliaia le donne e i bambini che
in questi ultimi anni hanno attraversato il nostro territorio con le
destinazioni piu' varie, in fuga per la sopravvivenza e alla ricerca
di condizioni di vita migliori.
I minori continuano a subire le conseguenze di un conflitto che non
capiscono, ma di cui devono solo sopportare le gravi conseguenze in
termini di abbandono, malnutrizione, violenze psicologiche, malattie.
Saranno pertanto sostenuti programmi di aiuto umanitario rivolti ai
minori curdi, nel tentativo di alleviare le foro difficilissime
condizioni di vita nei Paesi d'origine.
Saharawi
L'impasse del processo di pace delle Nazioni Unite che doveva
condurre al referendum di autodeterminazione del popolo saharawi ha
avuto, in questi ultimi mesi, importanti sviluppi politici.
La permanenza dei profughi saharawi nei campi algerini sembra
destinata ad allungarsi ulteriormente; le carenze alimentari dovute
alla scarsita' di alimenti freschi comincia ad avere gravi
ripercussioni sulla salute delle nuove generazioni, che risultano
affette da rachitismo. In attuazione della risoluzione del Consiglio
regionale n. 6491 del 20/1/2000, delle azioni di aiuto umanitario
concretizzatesi nella Carovana 2001, delle iniziative di accoglienza
dei minori e di assistenza sanitaria, saranno privilegiati quegli
interventi che seguiranno la logica della continuita' e del
consolidamento dei programmi.
Saranno sviluppati interventi nel settore socio-sanitario, con
particolare riguardo alla prevenzione delle malattie del sangue, alla
prevenzione ed emergenza sanitaria, all'accoglienza e assistenza
sanitaria ai bambini durante il periodo estivo, all'invio di aiuti
umanitari, alle iniziative di sensibilizzazione sui temi della pace e
del rispetto dei diritti umani nel Sahara Occidentale.
Programma di assistenza sanitaria a cittadini stranieri trasferiti in
Italia nell'ambito di programmi umanitari delle Regioni ai sensi
dell'art. 32 della Legge 449/97 ed interventi in ambito sanitario nei
Paesi di origine
Premessa
Da alcuni anni, le strutture sanitarie della nostra regione fanno
fronte, con costi a carico del Fondo Sanitario regionale, a domande
d'interventi sanitari a favore di cittadini stranieri, che sono
inquadrabili in ambito umanitario.
Cio' e' compatibile col quadro normativo esistente, che prevede (art.
32, comma 15, della Legge 449/97) la possibilita' che le Regioni,
nell'ambito della quota del Fondo Sanitario nazionale ad esse
destinata, autorizzino le Aziende sanitarie ad erogare prestazioni di
alta specializzazione che rientrino in Programmi assistenziali
approvati dalle Regioni, a favore di:
- cittadini stranieri provenienti da Paesi extracomunitari nei quali
non esistono o non sono facilmente accessibili competenze
medico-specialistiche per il trattamento di specifiche gravi
patologie e con i quali non sono in vigore accordi di reciprocita'
relativi all'assistenza sanitaria;
- cittadini provenienti da Paesi la cui particolare situazione
contingente non rende attuabili, per ragioni politiche, militari o di
altra natura, gli accordi in vigore per l'erogazione dell'assistenza
sanitaria da parte del Servizio sanitario nazionale.
I casi riferibili a tale tipologia trattati nel 1999 e nel 2000
ammontano rispettivamente a 47 e 56. In sintesi essi riguardano
prevalentemente interventi verso minori di 14 anni (53 casi);
soggetti affetti da patologie importanti: patologie di ambito
cardiochirurgico (27 casi), esiti di gravi traumi cranici e
vertebro-midollari (10 casi), leucemie ed altre forme tumorali (15
casi).
I Paesi di provenienza piu' frequentemente interessati sono stati:
Albania (37 casi), Bosnia Erzegovina (20 casi), Bielorussia (10
casi), Romania (7 casi), Kossovo (6 casi).
Il costo complessivo legato all'assistenza sanitaria di questa
particolare tipologia di pazienti puo' essere stimato nell'ordine di
2-3 miliardi in ragione d'anno.
Le informazioni a disposizione per il primo trimestre del 2001
confermano sostanzialmente la situazione sopra descritta, sia per la
quantita' dei casi trattati, sia per la loro tipologia (quanto ad
eta', patologie, Paesi di provenienza). Dall'analisi del quadro
complessivo emerge anche come l'avvio dei pazienti ai servizi della
nostra regione avvenga in modo non strutturato, senza selezione dei
casi a monte, attraverso procedimenti e contatti spesso informali,
attraverso canali differenziati che hanno utilizzato sia la
intermediazione di associazioni internazionali (Croce Rossa, Caritas,
etc.) e organizzazioni di volontariato locali, che le segnalazioni
dirette da parte delle nostre Ambasciate all'estero, ma anche
l'instaurarsi di rapporti diretti tra operatori sanitari in loco e
nostri professionisti.
L'opportunita' di un Programma d'intervento umanitario
La formulazione di un programma, che coinvolga Assessorato alla
Sanita', Assessorato alle Politiche sociali. Immigrazione. Progetto
giovani. Cooperazione internazionale, costituisce, in tale contesto,
una misura indispensabile e non rinviabile per rendere efficace ed
appropriata la risposta delle nostre aziende ad una domanda che va
opportunamente governata. La sistematizzazione degli interventi
all'interno di un programma rappresenta un tentativo innovativo nel
panorama nazionale, volto a cogliere la necessita' di mettere in atto
strategie tese non tanto a rispondere all'emergenza (con le sue
alterne punte di criticita' legate alle alterne vicende
socio-politiche dei Paesi di provenienza), quanto piuttosto a
sviluppare una politica che sappia agire su cause ed effetti,
attraverso interventi mirati e coordinati.
Il punto di partenza per la definizione del programma di intervento
sanitario a favore di cittadini stranieri trasferiti in Italia
nell'ambito di programmi umanitari e' costituito dalle numerose ed
importanti esperienze da anni realizzate in Emilia- Romagna,
esperienze che necessitano, per essere ottimizzate nella loro
efficacia, di coordinamento, valorizzazione, garanzie di continuita'.
Da qui la necessita' che la Regione non si limiti a gestire il
fenomeno, ma sviluppi una politica attiva.
Saranno pertanto disciplinate, con successivo atto, le modalita' di
realizzazione dei programma, che dovra' articolarsi sui due punti
seguenti:
a) promozione della concertazione, per tale ambito specifico, con i
Ministeri competenti e con le altre Regioni per definire linee
politiche comuni e coordinare sfere e campi d'intervento;
b) governo dei flussi: 1) - specializzare le risposte individuando i
punti qualificati del Sistema sanitario regionale, strutture
pubbliche e private accreditate, in rapporto alla tipologia di
domanda verso la quale si vuole privilegiare l'intervento: area
geografica, eta', patologie; - selezionare le patologie, per
interventi mirati a quelle non adeguatamente trattabili nei Paesi di
provenienza dei cittadini interessati; - garantire prioritariamente
interventi in favore di soggetti stranieri in eta' pediatrica; -
individuare le aree geografiche verso le quali sviluppare il
programma; - definire i criteri per regolare l'accesso degli utenti
alle prestazioni, prevedendo l'intervento di istituzioni, organismi
e/o associazioni a scopo non lucrativo operanti a livello
internazionale, nazionale o locale di provata affidabilita', o di
strutture sanitarie pubbliche del Paese terzo d'intesa con la sede
diplomatica o consolare dello Stato italiano ivi presente. Ogni
segnalazione dovra' essere corredata da una relazione clinica sulle
condizioni del paziente predisposta da una struttura ospedaliera
pubblica del Paese di provenienza; - verificare l'attivazione di
servizi di supporto all'assistenza sanitaria per quanto riguarda in
particolare l'organizzazione del soggiorno dei familiari dei minori
assistiti e degli stessi ed il rientro nei Paesi di origine, da parte
di organizzazioni di volontariato presenti sul territorio; 2) -
sviluppare interventi nei Paesi d'origine: - interventi strutturali e
di aiuto materiale, anche attraverso l'invio e l'impiego nelle
strutture ospedaliere dei Paesi terzi dei materiali e delle
attrezzature medico-chirurgiche dismesse che si rendono disponibili
presso le nostre aziende ai sensi dell'art. 4 della L.R. 10/00; -
scambio di esperienze professionali mediante azioni di formazione e
addestramento del personale dei Paesi interessati, sia in loco che
presso le Aziende sanitarie della regione Emilla-Romagna, anche
attraverso la costituzione di un team di professionisti di nostra
aziende disponibili allo sviluppo di tali interventi; - sviluppare
un'azione nei confronti dei mediatori (Ambasciate, Istituzioni,
Organismi internazionali), per un'informazione sulle scelte politiche
e i contenuti materiali del programma umanitario approvato dalla
Regione Emilia-Romagna.
A sostegno delle politiche attive in campo sanitario,
l'Emilia-Romagna dovra' determinare, annualmente, il tetto di spesa a
suo carico, volto a fronteggiare gli oneri delle prestazioni che non
abbiano altre fonti di finanziamento.
Iniziative di informazione e diffusione sui temi dello sviluppo
Ai fini di garantire la necessaria informazione sulle tematiche e
sulle problematiche dello sviluppo e di favorire un maggior
coinvolgimento della societa' civile alle iniziative promosse dal
sistema emiliano-romagnolo nell'ambito della cooperazione decentrata,
si promuoveranno iniziative di sensibilizzazione con particolare
riguardo ai temi dei diritti umani e della pace.
In particolare si prevede l'adesione all'iniziativa nazionale
promossa dal Coordinamento Enti locali per la pace "Marcia della pace
Perugia-Assisi", nel cui ambito sara' realizzato a Bologna un Forum
sulla questione medio-orientale, e l'adesione alla iniziativa "Adotta
un popolo, ospita una persona", finalizzata a far partecipare sia
alla Marcia che all'Assemblea dell'ONU dei popoli rappresentanti di
popolazioni di Paesi in via di sviluppo.
Sara' inoltre promossa la partecipazione della Regione Emilia-Romagna
a iniziative di coordinamento e di confronto sugli scenari
internazionali nel campo della cooperazione con particolare
attenzione alle tematiche della lotta alla poverta', del
rafforzamento istituzionale, del ruolo della cooperazione nel governo
dei flussi migratori e la ricostruzione del tessuto socio-economico
in situazioni di emergenza e post-conflitto.