DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO REGIONALE 22 dicembre 1999, n. 1316
Indirizzi per l'integrazione delle politiche del lavoro, della programmazione e dell'istruzione. Triennio 2000/2002 (proposta della Giunta regionale in data 7 dicembre 1999, n. 2336)
IL CONSIGLIO DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
Vista la deliberazione della Giunta regionale progr. n. 2336 del 7
dicembre 1999, recante in oggetto "Indirizzi per l'integrazione delle
politiche del lavoro, della programmazione e dell'istruzione.
Triennio 2000/2002" e che qui di seguito si trascrive integralmente:
"LA GIUNTA DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
Visti:
- la Legge quadro in materia di formazione professionale 21 dicembre
1978, n. 845;
- la L.R. n. 19 del 24 luglio 1979 "Riordino, programmazione e
deleghe della formazione alle professioni ed in particolare l'art. 4,
che attribuisce al Consiglio regionale l'approvazione degli Indirizzi
programmatici, del piano poliennale e dei criteri generali cui
dovranno corrispondere i piani elaborati dagli Enti delegati;
- la L.R. 25/98 "Norme in materia di politiche del lavoro e di
servizi per l'impiego";
- la L.R. 3/99 "Riforma del sistema regionale e locale" in
particolare gli artt. 196, 199, 200, 201 e 207;
- il "Documento di orientamento per il Programma operativo della
Regione Emilia-Romagna Obiettivo 3 Fondo sociale europeo 2000/2006"
approvato con delibera n. 1947 del 26/10/1999 recepita dal Consiglio
regionale con atto n. 1275 del 3/11/1999;
- gli "Indirizzi per l'integrazione delle politiche del lavoro, della
formazione e dell'istruzione. Triennio 2000/2002" allegati alla
presente deliberazione, della quale costituiscono parte integrante;
acquisiti:
- il parere favorevole espresso dalla Commissione regionale
Tripartita, cosi' come previsto dalla L.R. 27 luglio 1998, n.25, in
data 1/12/1999, parere conservato agli atti del Servizio competente;
- il parere favorevole espresso dal Comitato Interistituzionale di
Coordinamento, cosi' come previsto dalla L.R. 27 luglio 1998, n. 25,
in data 26/11/1999, parere conservato agli atti del Servizio
competente;
sentiti inoltre gli Enti delegati di cui agli artt. 18 e 20 della
stessa L.R. 19/79;
vista la propria deliberazione n. 1475 dell'1 agosto 1997, "Direttive
attuative per la formazione professionale e per l'orientamento.
Triennio 1997/1999";
considerato che le sperimentazioni in corso riguardanti sia le
tipologie corsuali che le regole di gestione non permettono ad oggi
di addivenire a nuova stesura di direttiva per il 2000/2002;
dato atto del parere favorevole espresso dal Direttore generale
dell'Area "Formazione professionale e Lavoro", dott.ssa Cristina
Balboni, in merito alla legittimita' ed alla regolarita' tecnica
della presente deliberazione, ai sensi dell'art. 4, VI comma, della
L.R. 19 novembre 1992, n. 41;
su proposta dell'Assessore competente per materia,
a voti unanimi e palesi, delibera:
di proporre al Consiglio regionale:
1) di approvare gli "Indirizzi per l'integrazione delle politiche del
lavoro, della formazione e dell'istruzione. Triennio 2000/2002" che
costituiscono parte integrante della presente deliberazione;
2) di dare atto che le Amministrazioni provinciali sono tenute, in
sede di formulazione e approvazione dei rispettivi programmi e piani
di attivita' di formazione professionale e di orientamento relativi
al biennio 2000/2002 a conformarsi agli Indirizzi programmatici di
cui al precedente punto 1);
3) di disporre ai sensi dell'art. 21 della L.R. 19/79 piu' volte
citata la pubblicazione dei presenti Indirizzi nel Bollettino
Ufficiale della Regione;
4) di dare atto che le direttive attuative, approvate con atto
deliberativo n. 1475 dell'1 agosto 1997, sono applicabili fino alla
approvazione di nuove direttive.
Indirizzi per l'integrazione delle politiche del lavoro, della
formazione e dell'istruzione - Triennio 2000/2002
1) Premessa
La definizione degli Indirizzi 2000/2002 per l'integrazione delle
politiche del lavoro, della formazione e dell'istruzione si colloca
in una fase intermedia tra la predisposizione del Programma operativo
regionale per l'Obiettivo 3 e la messa a punto del Complemento di
programmazione che definira' in maniera puntuale la programmazione
regionale per il periodo 2000/2006.
Sono evidenti quindi i nessi tra le priorita' che vengono individuate
nei presenti Indirizzi e le strategie e linee di intervento gia'
definite nel "Documento di orientamento per il Programma operativo
della Regione Emilia-Romagna", ma anche le esplicitazioni e
integrazioni per l'attuazione che proverranno dal Complemento di
programmazione.
Questi Indirizzi, inoltre, troveranno applicazione in un contesto
normativo e politico profondamente innovato sia a livello comunitario
sia a livello nazionale e regionale.
A livello comunitario la strategia europea per l'occupazione -
articolata nelle politiche per l'occupabilita', l'imprenditorialita',
l'adattabilita' e le pari opportunita' e nelle linee guida che
individuano gli obiettivi specifici e i risultati da conseguire
annualmente nell'ambito di ciascuna politica - ha assegnato nuove
missioni alle politiche attive del lavoro. Tali missioni che
rappresentano le priorita' nell'attuazione della nuova programmazione
del Fondo sociale europeo sono cosi' riassumibili:
- il graduale passaggio da misure passive a misure attive per
contrastare i fenomeni di disoccupazione e aumentare le chances
occupazionali di donne e uomini, giovani e adulti;
- l'adozione di un approccio preventivo delle politiche intervenendo
sui tempi di attesa per l'entrata e il reinserimento nel mercato del
lavoro, attraverso la riforma dei servizi per l'impiego, l'incontro
tra domanda e offerta e la promozione di esperienze
professionalizzanti per l'inserimento al lavoro;
- l'integrazione tra politiche che agiscono sulla domanda di lavoro e
quelle tese a migliorare il profilo dell'offerta di lavoro;
- l'individuazione di modalita' integrate per facilitare
l'inserimento e il reinserimento nel mercato del lavoro;
- lo sviluppo di un sistema di formazione lungo tutto l'arco della
vita;
- l'importanza attribuita ai sistemi di monitoraggio e valutazione
dei risultati delle politiche in un'ottica di miglioramento costante
degli interventi all'interno dei diversi contesti nazionali e
regionali.
A livello nazionale le principali innovazioni che hanno impatto sui
sistemi di programmazione regionali sono:
- i processi di devoluzione delle competenze dallo Stato alle
Amministrazioni locali in materia di lavoro, formazione e istruzione;
- la riforma dei piu' importanti strumenti di politica attiva del
lavoro quali l'apprendistato, i dispositivi di inserimento
lavorativo, la formazione professionale;
- la definizione di un nuovo patto tra la forze politiche e sociali
per il governo del mercato del lavoro e per l'identificazione delle
priorita' di riforma dei sistemi dell'istruzione, della formazione
professionale e della ricerca;
- la nuova normativa relativa all'innalzamento dell'obbligo
scolastico e all'istituzione dell'obbligo formativo.
A livello regionale tra le innovazioni piu' rilevanti vanno segnalate
quelle introdotte con l'approvazione delle Leggi 25/98 e 3/99 - che
attengono, rispettivamente, alla organizzazione dei nuovi servizi per
l'impiego e alla riforma del sistema regionale e locale - secondo il
dettato delle Leggi nazionali 59/97 e 127/97 per la riqualificazione
e alleggerimento degli apparati, la semplificazione delle procedure
amministrative e l'adozione di regole di concorrenzialita' nella
gestione dei servizi pubblici.
Nel campo dell'istruzione, in relazione anche al DLgs 112/98 sul
decentramento di alcuni funzioni, sono state varate due leggi
regionali per il diritto allo studio e all'apprendimento per tutta la
vita e la qualificazione del sistema integrato e per il diritto allo
studio universitario.
Il mutato contesto deriva anche dall'impatto prodotto dagli Indirizzi
per la formazione professionale e l'orientamento per il triennio
1997/1999 sul sistema regionale del quale si sottolineano in
particolare i risultati interni di:
- forte collegamento tra le politiche formative e le politiche del
lavoro e dello sviluppo territoriale;
- rafforzamento della concorrenza, della selettivita' e della
trasparenza delle scelte di affidamento delle azioni attraverso
regole omogenee;
- raccordo del sistema della formazione con quello dell'istruzione;
- riduzione delle diseguaglianze e del deficit di opportunita' dei
soggetti svantaggiati;
- sviluppo di un sistema di qualita' totale del servizio di offerta
formativa con una particolare attenzione ai diritti dell'utenza
(imprese, famiglie e partecipanti);
- rafforzamento della dimensione europea attraverso la
transnazionalita' delle azioni;
- qualificazione del ruolo regionale di governo del sistema
attraverso il metodo della concertazione, lo sviluppo di azioni di
monitoraggio e valutazione e l'ampliamento della sfera di
programmazione delle Province.
Non tutti gli ambiti di intervento definiti negli Indirizzi 1997/1999
hanno esaurito la loro carica innovativa. Nell'attuale contesto
normativo e programmatico questi trovano una importante cornice di
riferimento per il loro sviluppo, con particolare riguardo
all'integrazione tra i sistemi e il raccordo con le strategie, i
programmi e i progetti di sviluppo locale. I nuovi Indirizzi
intendono, pertanto, muoversi lungo due principali direttrici
strategiche:
- adottare l'integrazione come principio ordinatore delle politiche
regionali e dare rilievo alle azioni trasversali ai sistemi del
lavoro, della formazione e dell'istruzione al fine di rendere
visibile il disegno unitario della programmazione regionale,
conferendo coerenza ai diversi ambiti di intervento;
- individuare le politiche, le strategie e gli strumenti per lo
sviluppo locale come contesto privilegiato per l'attuazione delle
priorita' indicate al Capitolo 2, anche nella logica di sostegno al
decentramento degli insediamenti produttivi e di fenomeni di spin
off.
2) Gli ambiti prioritari di intervento
Gli Indirizzi regionali per il triennio 2000/2002 assumono come
quadro di riferimento le priorita' strategiche definite nel
"Documento di orientamento per il Programma operativo della Regione
Emilia-Romagna" relativo all'Obiettivo 3. Tali priorita', in coerenza
con le scelte compiute nella proposta del Piano territoriale
regionale, discendono dai piu' rilevanti fenomeni di evoluzione del
mercato del lavoro e della struttura produttiva e sociale della
regione e si pongono in un'ottica di integrazione e sinergia con il
Piano di sviluppo rurale nonche' con la nuova programmazione per le
aree Obiettivo 2.
Le scelte di fondo attengono a due obiettivi principali: l'aumento
dei livelli di occupazione, la qualificazione, la permanenza nel
mercato del lavoro, e il rafforzamento della struttura produttiva. Il
perseguimento degli obiettivi indicati implica:
- l'inserimento sul mercato del lavoro delle componenti meno
rappresentate della popolazione attiva, in primo luogo le donne e i
giovani, e coloro che si trovano in condizioni di svantaggio sociale;
- lo sviluppo di sistemi generalizzati di apprendimento e
riqualificazione lungo tutto l'arco della vita, al fine di aumentare
le chance occupazionali, la mobilita' professionale, l'adattabilita'
all'evoluzione delle organizzazioni del lavoro, l'integrazione
sociale, con il riconoscimento del ruolo essenziale dell'impresa e
del lavoro;
- il consolidamento e il sostegno dei processi di innovazione dei
sistemi locali di piccola e media impresa alla scopo di rafforzarne
la competitivita' anche attraverso la diffusione delle esperienze di
eccellenza;
- il governo della flessibilita', al fine di garantire stabilita'
occupazionale e qualificazione professionale nei nuovi lavori e nelle
nuove modalita' di prestazione lavorativa, e ridurre i costi sociali
della flessibilita';
- il governo dei flussi di immigrazione tramite politiche di
incentivazione della mobilita' geografica, orientate anche al rientro
al sud e di supporto all'inserimento lavorativo e sociale degli
immigrati;
- lo sviluppo del potenziale del settore dei servizi e dei nuovi
bacini di impiego, in particolare dei servizi collettivi e alla
persona, del turismo e della cultura.
Lo stretto legame tra gli Indirizzi triennali e i contenuti del
"Documento di orientamento per il programma operativo della Regione
Emilia-Romagna per l'Obiettivo 3" e' individuato anche in termini di
struttura della programmazione (obiettivi globali e assi di
intervento, misure e tipologie di azioni) a cui far riferimento per
le opzioni circa le priorita' per il periodo 2000/2002.
In tale contesto le aree prioritarie di interesse riguardano:
- il decollo e lo sviluppo dei servizi per l'impiego. In questa fase
si trattera' di dare piena operativita' alla L.R. 25/98 e di
perseguire le finalita' assegnate ai nuovi servizi per l'impiego
nell'ambito delle politiche europee;
- l'attuazione dell'obbligo formativo. Questa priorita' implichera'
una pronta revisione dei modelli e delle modalita' attuative della
formazione iniziale e la valorizzazione dell'apprendistato
nell'ottica di pari dignita' dei tre canali previsti dalla normativa
di riferimento;
- le innovazioni nel sistema integrato di formazione post-secondaria.
Per questa area si dovra' ampliare e diversificare l'offerta
formativa all'interno di modelli di programmazione integrata con il
territorio e con il sistema delle imprese;
- la diffusione e modellizzazione delle work experiences. In questo
ambito si interverra' sulle criticita' del mercato del lavoro
regionale, sostenendo la transizione dei giovani al lavoro e piu' in
generale i processi di inserimento e di mobilita' lavorativa. Per
elevare l'efficacia delle esperienze in ambienti lavorativi, i
progetti dovranno indirizzarsi principalmente verso le aree di
domanda non soddisfatta e verso i settori a maggiore crescita
occupazionale;
- l'avvio del sistema di formazione permanente. Si perverra'
progressivamente alla costruzione di questo segmento di offerta
secondo gli indirizzi concordati tra Stato e Regioni e sviluppando
modelli sistematici di integrazione tra i diversi soggetti coinvolti;
- il rafforzamento della formazione continua per il sostegno
all'adattabilita' delle imprese e dei lavoratori. I modelli di
intervento, attivati con approccio personalizzato sulla base delle
esigenze specifiche dei lavoratori e delle imprese, dovranno
rafforzare i risultati fin qui conseguiti anche al fine di
qualificare ed ampliare l'impatto sul sistema economico e sul
capitale umano e professionale. Dovranno essere quindi perseguiti:
l'accesso alla formazione dei lavoratori e delle imprese,
(imprenditori e loro management) supportando in particolare le
imprese piccole e medie, quelle dell'economia sociale, le basse
qualificazioni; lo sviluppo territoriale e settoriale e dei sistemi
locali della produzione e del lavoro; il sostegno ai processi di
innovazione tecnologica, organizzativa e professionale della singola
impresa;
- lo sviluppo di politiche integrate e individualizzate volte
all'inclusione sociale-lavorativa dei gruppi svantaggiati, da una
parte e promozione di azioni positive di un mainstreaming all'interno
di una programmazione complessiva dall'altra. In questo ambito gli
interventi dovranno valorizzare il potenziale culturale, economico e
sociale di cui sono portatori i soggetti interessati. A livello di
progetto, inoltre, si dovra' adottare un approccio integrato (tra
azioni, soggetti e politiche) e personalizzato in relazione alle
diverse tipologie di svantaggio;
- la sperimentazione di elementi di innovazione: atti a garantire
continuita' e tempestivita' agli interventi formativi, agli
interventi di formazione-consulenza personalizzata a favore delle
imprese e dei lavoratori con strumenti quali ad esempio "voucher" o
"bonus", e di procedure di programmazione just in time o di
"sportello aperto";
- l'implementazione di funzioni di sistema atte a migliorare ed
ampliare la qualita' dell'offerta regionale. Il ruolo delle funzioni
di sistema e' quello di garantire le condizioni di una effettiva
integrazione delle politiche dell'istruzione, della formazione e del
lavoro e di ridurre il divario quantitativo e qualitativo tra domanda
e offerta di lavoro. Gli strumenti relativi all'accreditamento e
all'adeguamento organizzativo degli organismi dell'offerta, alla
certificazione dei percorsi, al mutuo riconoscimento dei crediti
formativi, alla formazione dei formatori, verranno implementati
nell'arco del triennio come precondizione per l'efficacia delle
singole linee di intervento della programmazione. Analoghe priorita'
assumono le analisi dei fabbisogni formativi per le quali verranno
utilizzati gli esiti delle analisi realizzate a livello nazionale,
potenziando l'interfaccia con le specifiche regionali e provinciali;
- l'avvio sistematico di attivita' di monitoraggio e di valutazione
dei risultati del sistema. Tali attivita' dovranno essere finalizzate
ad un controllo costante delle performance dei sistemi integrati del
lavoro, della formazione e della istruzione, in termini di risultati
raggiunti. Il monitoraggio e la valutazione dovranno essere
sviluppate come funzioni trasversali alle diverse strutture,
regionali e provinciali, svolte sulla base di standard di qualita',
metodologie e criteri di misurazione di efficacia/efficienza secondo
le indicazioni comunitarie;
- la valorizzazione delle risorse umane impegnate nel settore
pubblico. I modelli di intervento dovranno accompagnare adeguatamente
le riforme in atto nella pubblica Amministrazione, quali il
decentramento, la riorganizzazione delle funzioni e la maggiore
flessibilita' gestionale. A questo proposito, il protocollo sul
lavoro pubblico del 12/3/1997 tra Governo e organizzazioni sindacali
e la prima Conferenza nazionale sulla formazione nel settore
pubblico, tenutasi alla fine dello scorso anno, hanno dato impulso al
rafforzamento delle strategie di modernizzazione delle
Amministrazioni attraverso una corretta utilizzazione di strumenti
gestionali nuovi. Al fine di realizzare il cambiamento auspicato dai
processi di riforma sara' necessario individuare percorsi di
formazione continua che favoriscano l'apprendimento di nuove
conoscenze, sia sulla condivisione delle nuove missioni
istituzionali, sia sulle prospettive del nuovo ruolo delle strutture
pubbliche.
Il perseguimento di queste aree prioritarie di interesse dovra' far
leva su specifici progetti, strumenti e modelli di intervento che
assicurino:
- l'applicazione di azioni secondo un approccio preventivo alla
disoccupazione per i giovani e per gli adulti;
- l'integrazione a tutti i livelli di intervento della programmazione
regionale;
- l'implementazione della logica del mainstreaming negli interventi
per l'inclusione sociale e per le pari opportunita'.
3) L'integrazione fra sistemi
Il tema dell'integrazione fra i sistemi dell'istruzione, scolastica
ed universitaria, della formazione e del lavoro, previsto a livello
sperimentale dagli Indirizzi 1997/1999, si ripropone in un quadro
normativo profondamente innovato, anche sulla base di quanto
sperimentato dalla Regione che supporta dal punto di vista
regolamentare e finanziario politiche di integrazione finalizzate a
mettere a regime i segmenti sperimentati e diffondere le buone
pratiche e a realizzare nuovi strumenti al servizio della costruzione
del sistema formativo integrato.
Il contesto legislativo e' mutato, si sono ampliati gli spazi di
programmazione dell'offerta formativa integrata di competenza
regionale e del sistema degli Enti locali, in concertazione con le
parti sociali, sta cambiando l'assetto del sistema scolastico e del
Ministero della pubblica Istruzione, la riforma del sistema
universitario assume caratteri sempre piu' definiti.
In questo quadro l'integrazione fra i sistemi va assunto come
principio ordinatore di tutte le innovazioni da introdurre nel
sistema formativo regionale, rispetto al quale e' necessario offrire
riferimenti chiari e definiti, per agevolare il collegamento delle
relative azioni con quelle delle politiche per il lavoro e della
valorizzazione delle risorse umane e per cogliere le potenzialita'
formative ed occupazionali offerte dall'appartenenza ad un territorio
vasto e ricco quale quello dell'Unione Europea.
I modelli didattici e le prassi concertative e gestionali messi a
punto nell'esperienza regionale (Protocollo di intesa tra Regione e
Ministero della pubblica Istruzione per la realizzazione di corsi
post-qualifica e post-diploma, inserimento di moduli
professionalizzanti nei diplomi universitari, nonche' all'interno
degli ultimi tre anni delle scuote secondarie superiori, avvio
sperimentale del nuovo canale FORTIS-IFTS) costituiscono, quindi, una
base importante per la costruzione di un sistema territoriale
integrato per il lavoro, la formazione e l'istruzione, il quale
dovra' evolversi anche alla luce di nuovi compiti: i servizi per
l'impiego, l'obbligo scolastico e formativo, la riforma dei percorsi
universitari e la costruzione di un'offerta di formazione permanente,
attraverso il sistema di educazione degli adulti la cui
programmazione e' svolta a livello regionale e provinciale, nel
rispetto delle competenze dei Comuni, previste all'art. 139 del DLgs
112/98, e nell'ambito della concertazione con le parti sociali.
Una delle condizioni per il consolidamento dell'integrazione fra i
sistemi e' costituita dalla capacita' di proporre al territorio un
insieme di offerte chiaramente individuabili per obiettivi, target di
utenza, durata, tipologia delle certificazioni, crediti acquisibili e
relativa spendibilita'. Senza tale segmentazione, lo sforzo richiesto
puo' risultare inefficace.
L'esperienza condotta ha indicato che integrazione non significa
confusione, sovrapposizione o sopraffazione di un sistema sull'altro:
significa invece definizione delle finalita' proprie a ciascun
sistema, rispetto delle autonomie istituzionali e funzionali chiamate
a perseguire tali finalita', valorizzazione delle competenze migliori
di ogni sistema, nella condivisione dei comune obiettivo di
elevamento della qualita' dell'offerta rinnovata nell'interesse delle
persone che ne fruiscono.
su questo obiettivo che si innesta la previsione regionale, sancita
dalla L.R. 3/99, di richiedere l'accreditamento di tutte le strutture
che intendano ottenere finanziamenti pubblici per svolgere attivita'
formative, comprese quelle integrate.
Le linee di intervento integrate dovranno essere fortemente radicate
nel contesto del mercato del lavoro e dell'economia regionale e la
loro efficacia e' correlata a una prioritaria e continua analisi
delle tendenze e dei fenomeni, capace di cogliere le novita' e
soprattutto di leggere, attraverso l'interpretazione di segnali
deboli, i trend che caratterizzano la societa' e l'economia
regionale.
L'integrazione tra i sistemi della formazione, del lavoro e
dell'istruzione, inoltre, deve prefigurare un forte raccordo con il
sistema della ricerca al fine di supportare con risorse intellettuali
qualificate, da un lato, le aziende nello sviluppare una capacita' di
costante innovazione e, dall'altro, il sistema della formazione e
dell'istruzione nella definizione di nuovi ambiti di competenza,
nell'analisi delle tendenze e dei fenomeni, nella individuazione di
metodologie di erogazione dei servizi piu' efficaci, nella
implementazione di sistemi di controllo e valutazione della qualita'
degli interventi e dei loro impatti.
Le innovazioni del sistema finalizzate all'integrazione delle
politiche regionali della formazione, dell'istruzione e del lavoro
dovranno, pertanto, sostenere:
- il rafforzamento delle relazioni tra le strutture e i soggetti dei
tre sistemi (lavoro, formazione e istruzione) e di quello della
ricerca al fine di condividere le prassi di programmazione, gli
standard di attuazione, le modalita' di gestione e monitoraggio, la
valutazione dei risultati e degli impatti;
- la realizzazione di un sistema di orientamento, decentrato presso i
diversi soggetti, pubblici e privati, che individui funzioni e
modalita' di attuazione coerenti con le sue diverse finalita'. Il
nuovo sistema raccorda gli attuali segmenti e va a costruire una
offerta della quale sia visibile, da parte dell'utente, il disegno
unitario. E' necessario fornire risposte specifiche a bisogni
differenziati e sempre piu' prossime ai diversi ambiti di attivita' e
contesti di riferimento dell'utenza;
- un accreditamento delle strutture dell'offerta che, partendo dalle
esperienze gia' maturate e dalle linee concordate nell'ambito del
partenariato regionale, porti valore aggiunto alle diverse direttrici
di intervento e preveda non solo standard di efficienza, ma anche di
efficacia;
- la certificazione delle competenze e il riconoscimento dei crediti
come funzione-chiave di un sistema integrato e che deve rappresentare
un nuovo diritto degli individui indipendentemente dal luogo ove tali
competenze sono state acquisite (sul lavoro, nella formazione di base
e in quella professionalizzante, nei percorsi integrati). In
quest'ambito si dovra' definire un sistema formale, concordato con i
responsabili a livello nazionale e territoriale, che superi le
attuali prassi di autonomo riconoscimento;
- la formazione su basi comuni degli operatori dei diversi sistemi al
fine di condividere modalita' di approccio con l'utenza, modelli
didattici, prassi gestionali e valutative da parte di orientatori,
docenti, formatori, personale dei sevizi per l'impiego, tutor
aziendali, ecc.;
- l'aggiornamento e la qualificazione del personale della pubblica
Amministrazione, a sostegno dei processi di modernizzazione,
impegnato nei diversi servizi ed ambiti nella programmazione,
gestione, controllo e valutazione delle attivita' integrate al fine
di rafforzare il disegno unitario e di proporre un quadro coerente ai
beneficiari intermedi e finali delle azioni.
4) Servizi per il lavoro
Il decentramento dei servizi e delle politiche attive per il lavoro
apre spazi ed opportunita' per la loro trasformazione e per un
profondo processo di innovazione degli strumenti di governo del
mercato del lavoro regionale e di promozione degli interventi di
politica attiva.
L'attribuzione dei servizi alle competenze del sistema regionale di
programmazione costituisce condizione indispensabile, ma di per se'
non sufficiente per corrispondere alla finalita' prima del processo
avviato con il DLgs 469/97 e definito in Emilia-Romagna dalla L.R.
25/98, consistente nella messa disposizione di efficaci servizi per
il lavoro e del decentramento di competenze alle Province.
Occorre, in primo luogo, ridisegnare i servizi per l'impiego nel
nuovo contesto su cui agiscono gli strumenti programmatori previsti
dal FSE 2000/2006, dal Piano nazionale per l'occupazione Italia e
dalla L.R. 25/98, individuando obiettivi definiti e coerenti con un
quadro di politiche regionali da orientare, complessivamente, allo
sviluppo di un approccio promozionale, all'integrazione delle azioni,
all'individuazione di target prioritari degli interventi, alla
soddisfazione dei bisogni e dei clienti, alla valutazione delle
attivita' realizzate. In quest'ottica gli obiettivi primari
dell'azione dei servizi per il lavoro si prefiggono di:
- ridurre i tempi d'attesa per le transizioni ai e fra i lavori;
- soddisfare la domanda di competenze professionali da parte delle
imprese;
- garantire un'offerta diffusa e qualificata di informazione sul
lavoro e di orientamento;
- promuovere l'inserimento lavorativo delle persone disabili e delle
persone in condizione di svantaggio rispetto al mercato del lavoro;
- consentire la rilevazione statistica e l'analisi del mercato del
lavoro regionale.
Il processo di riforma poggia su alcune parole chiave sulle quali
costruire ed indirizzare l'attivita' dei servizi:
- in primo luogo la personalizzazione degli interventi: la
soddisfazione delle esigenze dei singoli e delle imprese comporta un
approccio individualizzato e consulenziale da parte dei servizi, che
riconosca le specificita' dei bisogni, delle risorse, delle
opportunita';
- il riconoscimento delle imprese come target essenziale
dell'attivita' dei servizi;
- l'integrazione con le politiche attive del lavoro e le azioni delle
politiche formative: l'incrocio fra domanda ed offerta di lavoro
oppure la scelta di un percorso autoimprenditoriale, vale a dire gli
output attesi dell'attivita' dei servizi, sono spesso il risultato di
un'azione di analisi ed accompagnamento che presuppone l'intervento
congiunto di piu' strumenti;
- l'organizzazione a rete: i nuovi servizi per l'impiego, ricondotti
alla responsabilita' programmatoria e gestionale delle Provincie,
devono essere accomunati dalle infrastrutture tecnologiche, da un
menu essenziale di funzioni ed interventi, dall'integrazione e dalle
relazioni con i servizi per l'impresa, con i servizi
educativi-formativi, con i servizi sociali;
- la facilitazione delle opportunita' d'accesso ai servizi:
l'efficacia dei servizi e la loro capacita' di intervento e'
direttamente connessa alla loro accessibilita'; non si tratta tanto
di realizzare reti capillari, quanto piuttosto di renderli
disponibili anche attraverso reti di istituzionali gia' esistenti e
di modernizzarne la struttura e le prestazioni attraverso le
tecnologie delle telecomunicazioni;
- sviluppare la cooperazione gestionale fra reti e soggetti privati e
pubblici: i servizi per il lavoro sono parte delle infrastrutture di
un rinnovato welfare e rappresentano un indispensabile segmento dei
servizi e delle relazioni per lo sviluppo locale; si tratta di una
condizione che richiede e comporta il richiamo al principio della
collaborazione tra pubblico e privato e la valorizzazione di
competenze diffuse.
In attesa dell'organica definizione degli standard regionali di cui
al comma 4 dell'art. 8 della L.R. 25/98 ed in relazione ai servizi
erogati dai Centri per l'impiego di cui al comma 2 dello stesso art.
8, i presenti Indirizzi individuano in via sperimentale gli ambiti e
i contenuti delle collaborazioni tra soggetti pubblici e privati, le
modalita' e i criteri per l'attivazione delle convenzioni.
In questa logica si pone l'esigenza di assicurare a livello regionale
un'azione complessa e coordinata di qualificazione dei servizi e, in
primo luogo, diretta ad assicurare condizioni di rete per la loro
operativita', dalla formazione degli operatori al sistema
informativo, dal supporto alla progettazione di interventi e di
prodotti alla condivisione degli standard.
Il tema degli standard acquisisce, inoltre, particolare importanza in
relazione a diverse esigenze, quali la coerenza dell'offerta minima
dei servizi sui territorio regionale, la definizione di misure e
processi di miglioramento, l'individuazione di azioni e procedure per
l'integrazione.
L'obiettivo di un'organica definizione degli standard qualitativi e
funzionali dei servizi per il lavoro presuppone un processo graduale,
che parta dalla condivisione di standard prestazionali comuni dei
servizi per l'impiego per arrivare alla realizzazione di un sistema
di accreditamento dei soggetti che svolgono funzioni della rete dei
servizi pubblici per il lavoro, dando luogo ad un meccanismo di
monitoraggio e valutazione delle attivita' e dei risultati.
L'accreditamento dei soggetti che potranno svolgere attivita' nella
rete regionale dei servizi per l'impiego costituisce un filtro
diretto a coniugare il principio di sussidiarieta' gestionale con
l'obiettivo della qualita' degli interventi. Si tratta di una
strumentazione da costruire ed implementare nel medio periodo e,
comunque, entro il raggio d'intervento dei presenti Indirizzi.
Diviene, nel contempo, necessario procedere alla definizione degli
standard prestazionali comuni per i nuovi servizi, al fine di
assicurare, entro il primo semestre del 2000, una rapida operativita'
all'atteso processo di qualificazione connesso alla riforma
consentita dal decentramento.
In attesa di una compiuta definizione degli standard funzionali dei
servizi per l'impiego, da realizzare in tempi brevi, sono da
individuare come prestazioni da garantire attraverso i servizi dei
Centri per l'impiego di cui agli artt. 8 e 9 della L.R. 25/98:
- informazione sul mercato del lavoro, sulla legislazione di sostegno
all'occupazione e sui servizi educativo-formativi e sociali che
interagiscono col mercato del lavoro, prevedendo altresi'
opportunita' di autoinformazione e di informazione assistita;
- azioni di orientamento, da realizzare mediante approccio
consulenziale, diretto al riconoscimento delle domande, delle
competenze e delle attitudini e finalizzate a sostenere le scelte per
le transizioni verso il lavoro;
- preselezione delle offerte di lavoro, supporto alla definizione ed
analisi dei curricula;
- promozione di tirocini e di percorsi per le transizioni agevolate
al lavoro;
- analisi delle esigenze occupazionali e di competenze professionali
delle imprese;
- supporto a scelte professionali autonome ed autoimprenditoriali;
- supporto alle azioni del collocamento mirato di cui alla Legge
68/99;
- le prestazioni di natura amministrativa previste dalla normativa
vigente e le relative attivita' di natura statistica.
Nelle more della definizione degli standard, l'individuazione delle
collaborazioni dovra' prevedere con i soggetti terzi:
- l'esplicitazione delle priorita' in rapporto all'individuazione dei
fabbisogni degli utenti;
- la definizione degli obiettivi quantitativi;
- l'individuazione quantitativa e qualitativa dei servizi.
Le Province potranno realizzare le convenzioni sulla base del
riscontro dei seguenti requisiti dei soggetti attuatori:
- capacita' logistiche e strutturali;
- disponibilita' di competenze professionali;
- attivita' e servizi precedentemente realizzati.
Inoltre, nelle more del processo di standardizzazione e del sistema
di accreditamento richiamato tali azioni possono essere realizzate da
soggetti pubblici e privati, da individuare attraverso procedure
concorsuali trasparenti, che garantiscano la messa a disposizione di
personale qualificato in relazione alle attivita' previste nonche'
l'universalita' e la gratuita' degli interventi. Tutte le azioni
svolte sono ricondotte alla rete pubblica dei servizi per il lavoro
definita in coerenza con la L.R. 25/98, e debbano, quindi, assicurare
il pieno ed inequivocabile riconoscimento dell'appartenenza alla
titolarita' pubblica delle prestazioni e la visibilita' delle
istituzioni (Regione e Provincie) che ne hanno la responsabilita'.
5) Il governo del sistema
Gli Indirizzi regionali a partire dal triennio 1994/1997, e
soprattutto nel successivo triennio 1997/1999, si sono sviluppati
nella direzione di un forte partenariato programmatico fra Regione,
Province e parti sociali che trova ulteriore rafforzamento, per il
governo del sistema regionale, con l'evoluzione legislativa nazionale
sul decentramento delle competenze e con i principi affermati nelle
Leggi regionali 25/98 e 3/99. In particolare il precedente triennio
e' stato caratterizzato da importanti innovazioni:
- istituzione di apposite sedi di informazione e confronto e di
monitoraggio e valutazione della programmazione che hanno favorito il
dialogo e la crescita di una cultura comune. In particolare il
Comitato regionale di concertazione e, in sede tecnica, il Comitato
di Sorveglianza regionale hanno avviato un processo di miglioramento
del sistema di governo della programmazione attraverso una
piattaforma condivisa, in quanto a contenuti e metodologie di
intervento, e finalizzata ad orientare tutti gli attori verso
obiettivi di trasparenza, efficienza ed efficacia dell'azione
regionale;
- implementazione di un sistema informativo condiviso tra Regioni e
Province finalizzato a razionalizzare le rispettive funzioni in
materia di programmazione, gestione, rendicontazione, valutazione;
- attivazione anche in sede locale di forme di concertazione analoghe
a quelle adottate a livello regionale, coinvolgendo le rappresentanze
delle parti sociali, gli Enti locali, il mondo della scuola nelle
scelte programmatiche e gestionali;
- predisposizione e utilizzo di procedure semplificate comuni e
condivise dall'intero sistema regionale per la programmazione,
gestione, controllo e valutazione dei risultati e dell'impatto dei
piani e delle politiche formative.
Il nuovo quadro legislativo regionale pone al centro del sistema di
governo il partenariato programmatico con l'istituzione di sedi e
strumenti formalizzati di confronto interistituzionale, e prefigura
una logica bottom-up nella definizione delle scelte e degli obiettivi
per la programmazione che diviene sintesi e non sommatoria delle
priorita' dei singoli territori provinciali. In questa direzione
assumono particolare rilievo il rafforzamento di modalita' di
raccordo interassessorili, a livello regionale e provinciale, nella
definizione delle politiche attuative e la diffusione degli strumenti
di programmazione negoziata quali sedi privilegiate, per un governo
consensuale delle regole e delle risorse nell'ambito di politiche di
sviluppo locale.
La consistente evoluzione delle competenze attribuite alle Province
richiede, e sempre piu' richiedera', il rafforzamento e la
razionalizzazione degli strumenti politici e tecnici di regolazione
delle decisioni e di attuazione dei programmi, ed in particolare la
ridefinizione degli ambiti di competenza tra Regione e Province,
anche in conseguenza dei nuovi assetti istituzionali. In questo
ambito la concertazione con le parti sociali rappresenta un vero e
proprio strumento per la programmazione delle politiche del lavoro
della formazione e dell'istruzione.
In questa direzione e' previsto l'inserimento delle Province e di
altri soggetti del partenariato sociale tra i membri effettivi del
Comitato di Sorveglianza del POR Obiettivo 3 il quale rappresenta un
nuovo organismo nell'ambito del sistema di governo della
programmazione regionale.
In questo contesto e' indispensabile individuare strumenti
procedurali idonei ad assicurare al tempo stesso il rispetto delle
autonomie e mantenere elevato il livello di efficienza e di efficacia
del sistema riconosciuto sia in sede nazionale che comunitaria.
Si devono quindi assicurare da parte di tutte le Amministrazioni
funzioni di controllo tecnico, amministrativo e contabile,
concertando le modalita' procedurali e le strumentazioni tecnologiche
e organizzative, nell'ottica di una semplificazione e della
trasparenza dell'azione pubblica.
A tal fine la Regione procedera', prioritariamente, in accordo con le
Province, a:
- portare a termine, apportando ulteriori miglioramenti, la fase di
elaborazione degli strumenti per l'applicazione di procedure omogenee
e condivise di selezione, gestione e controllo ex ante, di
conformita' in itinere sulle attivita', di rendicontazioni attraverso
il bilancio, e di valutazione ex post sperimentate negli ultimi anni;
- completare la preparazione del personale regionale e provinciale
coinvolto nell'applicazione delle nuove procedure;
- definire e sperimentare, in maniera diffusa, integrata e condivisa,
un'ipotesi di sistema semplificato per la gestione dei pagamenti agli
organismi gestori, finalizzato anche alla corretta attuazione di SEM
2000 (decisione comunitaria n.97/322/CE del 23/4/1997) che modifica
fra l'altro le modalita' di presentazione dei saldi e di monitoraggio
della spesa;
- collocare queste soluzioni tecniche nell'ambito degli orientamenti
di cui all'art. 4 della L.R. 3/99 relativi alla possibilita' di
esternalizzare, da parte delle Amministrazioni pubbliche le procedure
di gestione.
In relazione al nuovo quadro di programmazione comunitaria per il
periodo 2000/2006 sara' necessario, in sede di concertazione,
approntare strumenti transitori che permettano di dare flessibilita'
alle attuali regole di programmazione, tutto cio' al fine di
accelerare le procedure di impegno e di spesa da adottare per
l'attuazione del nuovo Programma operativo regionale Obiettivo 3. Per
queste ragioni le Amministrazioni titolari di programma sono
autorizzate ad utilizzare, nel quadro delle compatibilita' con il
nuovo Programma Operativo e i presenti Indirizzi, graduatorie aperte
e approvate relative ad azioni cantierabili allo scopo anche di
evitare cesure gestionali nella fase di passaggio dal vecchio al
nuovo Quadro di Riferimento comunitario.
6) Ambiti di programmazione regionale e provinciale
In coerenza con il nuovo quadro di riferimento normativo nazionale e
regionale e per dare piena attuazione ai principi individuati dalla
L.R. 3/99 e al principio di sussidiarieta', le Province sono i
partner privilegiati della Regione per l'insieme delle politiche
integrate. Ad esse compete la programmazione e il coordinamento di
tutte le iniziative formative e di orientamento finalizzate allo
sviluppo del proprio territorio, alla crescita dell'occupazione e
delle imprese che in esso operano, all'integrazione tra le politiche
formative e dell'istruzione e del lavoro e alla riorganizzazione,
riqualificazione e all'operativita' dei servizi per impiego.
Alla Regione compete il ruolo di indirizzo, promozione,
programmazione generale, sulla base di un ampio coinvolgimento delle
Province e dei partner economici e sociali, di coordinamento, di
monitoraggio, controllo e valutazione dell'intero sistema e di
anticipazione e sperimentazione di linee e modelli di intervento
innovativi.
Nell'ambito del partenariato istituzionale e del principio di
condivisione programmatica fra gli Enti di programmazione sono cosi'
definiti, in relazione alle priorita' indicate al punto 3, gli ambiti
di competenza regionale:
- tipologie di azioni riferite a una dimensione interprovinciale,
regionale, interregionale, nazionale, transnazionale;
- progetti relativi alle funzioni di sistema finalizzate a migliorare
l'offerta integrata delle politiche del lavoro, della formazione e
dell'istruzione;
- azioni positive per la inclusione sociale e per le pari
opportunita' al fine di modellizzare e diffondere prassi innovative;
- modelli di intervento in particolare nell'ambito del nuovo obbligo
formativo ai fini di una implementazione delle politiche in accordo
con le linee di intervento nazionali;
- progetti pilota finalizzati a diffondere approcci e modalita'
innovative nel sistema;
- sistemi di analisi, monitoraggio e valutazione delle politiche
sviluppati in una logica di rete, secondo cui la produzione
sistematica di informazioni e dati a livello provinciale e' oggetto
di analisi e valutazione a livello regionale, in base a criteri,
standard e indicatori quanti/qualitativi espressamente condivisi.
In coerenza con gli ambiti di programmazione provinciale, con atti
della Giunta regionale, verranno definite le assegnazioni finanziarie
alle Province (triennio 2000/2002) sulla base di criteri e indicatori
di riparto analoghi a quelli utilizzati dall'Unione Europea per il
periodo di programmazione 2000/2006.
I medesimi criteri e le regole comunitarie sui meccanismi di
finanziamento anche premianti, di monitoraggio e di certificazione
della spesa costituiscono l'indirizzo per le direttive della Giunta
regionale.".
Visto il favorevole parere espresso al riguardo dalla Commissione
referente "Scuola, Cultura e Turismo" di questo Consiglio regionale,
giusta nota prot. n. 15261 del 17 dicembre 1999;
previa votazione palese, all'unanimita' dei presenti,
delibera:
di approvare le proposte formulate dalla Giunta regionale con
deliberazione in data 7 dicembre 1999, progr. n. 2336, riportate nel
presente atto deliberativo.