REGIONE EMILIA-ROMAGNA - GIUNTA REGIONALE

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 1 marzo 2000, n. 309

Assistenza distrettuale - Approvazione linee guida di attuazione del Piano sanitario regionale 1999/2001

LA GIUNTA DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA                                          
Visti:                                                                          
- il DPR 23/7/1998 col quale e' stato approvato il Piano sanitario              
nazionale per il triennio 1998/2000;                                            
- la deliberazione n. 1235 adottata nella seduta del 22/9/1999 con la           
quale il Consiglio regionale ha provveduto ad approvare il Piano                
sanitario regionale per il triennio 1999/2001;                                  
- il DLgs n. 502 del 30/12/1992 cosi' come modificato dal DLgs n. 229           
del 19/6/1999, di riordino della disciplina in materia sanitaria a              
norma dell'art. 1 della Legge 23/10/1992, n. 421; la L.R. 21/4/1999,            
n. 3 di riforma del sistema regionale locale in attuazione dei                  
principi delle Leggi 15/3/1997, n. 59 e 15/5/1997, n. 127 e relativi            
decreti applicativi;                                                            
- la legge approvata dal Consiglio regionale nella seduta del                   
19/1/2000, vistata dal Commissario di Governo ed in corso di                    
promulgazione, con la quale sono state apportate modifiche alle Leggi           
regionali 12/5/1994, n. 19 e 20/12/1994, n. 50 in attuazione delle              
disposizioni di cui al DLgs 19/6/1999, n. 229 di modifica del DLgs              
502/92 soprarichiamato;                                                         
considerato:                                                                    
- che il Piano sanitario nazionale individua il Distretto come uno              
dei 3 macro-livelli di assistenza in cui si articola l'attivita'                
delle Aziende sanitarie, attribuendogli il coordinamento e                      
l'integrazione delle attivita' assistenziali territoriali;                      
- che tale concetto ribadito dall'art. 3 quater del DLgs 502/92 cosi'           
come modificato dal DLgs 229/99, e' stato recepito dalla Regione                
Emilia-Romagna nell'art. 4 della promulganda legge regionale di cui             
sopra, modificativo dell'art. 4 della L.R. 19/94;                               
- che il Distretto, in applicazione dei principi di cui sopra, quale            
struttura organizzativa preposta all'erogazione dell'assistenza                 
primaria, all'integrazione tra i servizi e la rete sociale di                   
solidarieta', formale ed informale, dotato di autonomia                         
tecnico-gestionale ed economico-finanziaria, ha il compito di                   
assicurare alla popolazione di riferimento l'accesso ai servizi ed              
alle prestazioni sanitarie e sociali ad elevata integrazione                    
sanitaria, sia attraverso la valutazione dei bisogni e la definizione           
dei servizi necessari, che mediante l'erogazione di prestazioni e               
servizi di I livello o di base, secondo le modalita' definite dal               
programma delle attivita' territoriali;                                         
ritenuto, anche in attuazione degli obiettivi del Piano sanitario               
regionale, di approvare linee guida regionali entro cui inquadrare              
l'organizzazione del Distretto tesa ad assicurare le funzione di                
produzione, con particolare riguardo alla costituzione del                      
Dipartimento delle cure primarie, di committenza e di integrazione              
sociale-sanitaria;                                                              
considerato che le linee guida, elaborate da gruppi di lavoro allo              
scopo istituiti con determinazione del Direttore generale Sanita' n.            
3419 del 4/5/1999, propongono un modello organizzativo basato:                  
a) sull'integrazione orizzontale dei servizi, finalizzata alla                  
comprensivita' e continuita' di interventi multi-professionali e                
costituzione di programmi integrati di assistenza nell'ambito della             
rete integrata di servizi, con aree prioritarie di integrazione fra             
il Dipartimento cure primarie e i Presidi ospedalieri;                          
b) sull'individuazione degli strumenti di valorizzazione                        
dell'autonomia del Distretto nell'ambito del consolidamento da parte            
dell'Azienda delle funzioni di programmazione e di controllo delle              
attivita' svolte e degli obiettivi perseguiti;                                  
c) su criteri specifici atti a garantire l'attuazione del governo               
clinico e del governo economico, in coerenza con lo sviluppo                    
aziendale degli obiettivi di miglioramento della qualita'                       
dell'assistenza e dell'appropriatezza degli interventi;                         
d) sull'individuazione degli strumenti idonei per una reale                     
partecipazione da parte dei Comuni alle attivita' di rilevazione dei            
bisogni, pianificazione dei servizi e verifica dei risultati                    
raggiunti;                                                                      
richiamate le proprie deliberazioni:                                            
- n. 1487 dell'1 agosto 1997 con la quale sono stati approvati gli              
accordi attuativi regionali ex DPR 484/96;                                      
- n. 1296 del 27/7/1998 di approvazione delle linee guida per la                
rimodulazione dell'attivita' specialistica ambulatoriale e per                  
l'istituzione del sistema informativo con indicazioni in ordine                 
all'applicazione del comma 22 dell'art. 3, DLgs 124/98;                         
- n. 124 dell'8 febbraio 1999 sui criteri per la riorganizzazione               
delle cure domiciliari nella regione Emilia-Romagna;                            
- n. 2581 del 30/12/1999 concernente l'approvazione del Progetto                
regionale demenze con relative linee guida regionali, primi                     
interventi attuativi ed assegnazione finanziamenti Aziende Unita'               
sanitarie locali;                                                               
dato atto che i contenuti delle deliberazioni soprarichiamate,                  
recepiti integralmente nelle linee guida elaborate, costituiscono               
punti di riferimento per il raggiungimento degli obiettivi previsti             
dal Piano sanitario regionale per l'assistenza distrettuale;                    
dato atto, inoltre, ai sensi dell'art. 4, comma 6, della L.R. 19                
novembre 1992, n. 41 e del punto 3.1 della deliberazione 2541/95:               
- del parere favorevole espresso dal responsabile del Servizio                  
Distretti sanitari, dott.ssa Maria Lazzarato in merito alla                     
regolarita' tecnica della presente delibera;                                    
- del parere favorevole espresso dal Direttore generale alla Sanita',           
dott. Franco Rossi, in merito alla legittimita' della presente                  
delibera;                                                                       
acquisito il parere della Commissione consiliare "Sicurezza sociale"            
espresso nella seduta del 23/2/2000;                                            
su proposta dell'Assessore alla Sanita',                                        
a voti unanimi e palesi, delibera:                                              
di approvare le "linee guida" allegate, quale parte integrante e                
sostanziale della presente deliberazione, quale documento attuativo             
del Piano sanitario regionale 1999/2001 relativamente all'assistenza            
distrettuale.                                                                   
Per rendere piu' facilmente consultabili le linee guida relative                
all'Assistenza distrettuale, l'indice del documento, originariamente            
posto in chiusura, e' stato posizionato in apertura del documento               
stesso.                                                                         
INDICE DEL DOCUMENTO                                                            
Premessa                                                                        
Il contesto regionale di riferimento                                            
Capitolo 1 - Il distretto nel Piano sanitario regionale 1999/2001               
1.1 adeguamento degli ambiti territoriali di riferimento                        
1.2 principi generali                                                           
1.3 mission del Distretto                                                       
1.4 il governo clinico                                                          
1.4.1 il governo clinico per le patologie croniche ad alta prevalenza           
1.4.2 il governo clinico e i programmi distrettuali                             
1.5 il governo economico finanziario ed il piano dei centri di costo            
del Distretto                                                                   
1.6 struttura organizzativa del Distretto                                       
1.6.1 il programma delle attivita' territoriali: strumento di                   
pianificazione del Distretto                                                    
Capitolo 2 - La funzione di committenza                                         
2.1 la funzione di committenza e i piani per la salute (PPS)                    
2.1.1 la valutazione del bisogno di salute                                      
2.1.2 la scelta delle priorita'                                                 
2.2 le aree della committenza                                                   
2.3 la gestione degli accordi contrattuali                                      
2.3.1 la valutazione dei risultati                                              
2.4 il sistema di comunicazione distrettuale                                    
Capitolo 3 - La funzione di produzione                                          
3.1 il Dipartimento delle cure primarie                                         
3.1.1 i Nuclei per le cure primarie                                             
3.2 l'Unita' di Medicina generale e di assistenza specialistica                 
ambulatoriale distrettuale;                                                     
3.3 l'Unita' Pediatrica di Distretto (UPD)                                      
3.3.1 la relazione tra l'Unita' Pediatrica di Distretto e la                    
neuropsichiatria infantile                                                      
3.4 Consultorio familiare                                                       
3.5 l'accesso ai servizi: lo Sportello unico distrettuale                       
3.5.1 struttura organizzativa, tecnologia e qualita'                            
3.6 il SERT distrettuale                                                        
3.7 la salute mentale                                                           
3.8 l'integrazione con l'assistenza ospedaliera: i programmi                    
trasversali                                                                     
3.8.1 il percorso nascita                                                       
3.8.2 il programma screening per la prevenzione ed il trattamento dei           
tumori femminili                                                                
3.8.3 le dimissioni protette                                                    
3.9 l'integrazione con il dipartimento di sanita' pubblica                      
Capitolo 4 - L'integrazione sociale sanitaria                                   
Fase di avvio: monitoraggio regionale                                           
ASSISTENZA DISTRETTUALE                                                         
Linee guida di attuazione del                                                   
Piano sanitario regionale 1999/2001                                             
Premessa                                                                        
Il DLgs 229/99 individua il Distretto come una delle principali                 
macrostrutture delle Aziende Unita' sanitarie locali, che in un                 
definito ambito territoriale, governa la domanda sanitaria e                    
organizza la produzione di "assistenza primaria" erogata dai servizi            
territoriali.                                                                   
Il Piano sanitario regionale della Regione Emilia-Romagna 1999/2001             
delinea la nuova funzione del distretto quale struttura organizzativa           
preposta all'erogazione dell'assistenza primaria e all'integrazione             
tra i servizi e la rete sociale di solidarieta', formale ed                     
informale.                                                                      
In tale ambito si esplica e si valorizza il ruolo assegnato dal DLgs            
229/99 ai medici di Medicina generale e ai pediatri di libera scelta,           
quali referenti diretti per la salute delle persone e delle famiglie,           
indirizzo e guida alla utilizzazione dei servizi e agenti delle                 
funzioni educative e di promozione della salute.                                
Oltre alle funzioni di produzione e di integrazione fra i servizi               
sanitari e sociali, il Distretto e' chiamato a garantire, ai propri             
cittadini utenti, l'accesso ai servizi reputati necessari per avere             
una risposta appropriata ai loro bisogni di salute. Questa funzione             
si configura in termini di "committenza" e rende il Distretto porta             
di accesso privilegiata alle reti dei servizi aziendali,                        
extra-aziendali e regionali.                                                    
Le linee guida contenute in questo documento sono state elaborate in            
coerenza con i principi del DLgs 229/99 sopra citati ed in attuazione           
degli obiettivi del Piano sanitario regionale.                                  
Tali linee guida individuano i criteri principali dell'organizzazione           
distrettuale, per assicurare la funzione di produzione, con                     
particolare riguardo alla costituzione del Dipartimento delle cure              
primarie, la funzione della committenza e la funzione                           
dell'integrazione sociale sanitaria. Il modello organizzativo                   
delineato si basa sull'integrazione orizzontale dei servizi ed e'               
caratterizzato dalla comprensivita' e continuita' di interventi                 
multiprofessionali.                                                             
Sono individuati, altresi', gli strumenti di valorizzazione                     
dell'autonomia del distretto nell'ambito del consolidamento da parte            
dell'Azienda delle funzioni di programmazione e di controllo delle              
attivita' svolte e degli obiettivi perseguiti. Le linee guida                   
precisano i principali criteri che garantiscono l'attuazione del                
governo clinico e del governo economico, in coerenza con lo sviluppo            
aziendale degli obiettivi di miglioramento della qualita'                       
dell'assistenza e dell'appropriatezza degli interventi.                         
Sono precisati, infine, gli strumenti che consentono una reale                  
partecipazione da parte dei Comuni alle attivita' di rilevazione dei            
bisogni, pianificazione dei servizi, verifica dei risultati                     
raggiunti.                                                                      
Il contesto regionale di riferimento                                            
Attualmente i Distretti in Emilia-Romagna presentano le                         
sottoelencate, diverse, configurazioni sulla base delle                         
caratteristiche geomorfologiche del territorio regionale e di                   
densita' della popolazione:                                                     
- il 44% si colloca in zone di pianura a media densita' di                      
popolazione                                                                     
- il 31% in zone montane                                                        
- il restante 25% in zone urbane ad alta densita' di popolazione.               
Il 40% dei distretti ha una popolazione che va da 60.000 a meno di              
100.000 abitanti; il 35% risulta inferiore ai 60.000 abitanti e di              
questi, sette, coincidono con Comunita' Montane; il restante 25% dei            
distretti supera i 100.000 abitanti.                                            
Una caratteristica peculiare dell'Emilia-Romagna, che condiziona in             
modo determinante la realizzazione dei Distretti, e' l'elevato numero           
dei comuni presenti nel territorio, che sono 341, la gran parte dei             
quali con popolazione inferiore ai 10 mila abitanti (80%).                      
La famiglia, nucleo fondamentale del tessuto sociale, nella regione             
Emilia-Romagna presenta una struttura peculiare che condiziona                  
sovente l'offerta e la fruizione di servizi sociali e sanitari.                 
L'indagine "multiscopo" (La vita quotidiana in Emilia-Romagna,                  
edizioni F. Angeli 1998) ha calcolato che in regione ci sono                    
1.555.232 famiglie, con una media di 2,5 componenti ciascuna; le                
proiezioni sul futuro prevedono un incremento ulteriore del numero              
delle famiglie, accompagnato da un progressivo decremento del numero            
dei componenti.                                                                 
Le caratteristiche demografiche della popolazione in Emilia-Romagna             
evidenziano la seguente articolazione per fasce di eta': 11% (0-14              
anni); 40% (15-44 anni); 27% (45-64 anni); 12% (65-74 anni); 10%                
(oltre i 74 anni).                                                              
La popolazione immigrata residente, secondo dati ufficiali del 1998,            
e' circa il 2,36%.                                                              
Le patologie croniche colpiscono il 14% della popolazione residente             
nella regione e le principali sono: l'ipertensione nel 53% dei casi;            
il diabete nel 14% dei casi e le neoplasie nel 13% dei casi.                    
Viene stimato che il 5% delle persone presenti un'invalidita', di               
queste quasi la meta' ha un'invalidita' totale.                                 
Infine, i bambini nati con deficit psicofisici e/o immaturi con                 
patologie correlate, secondo i dati 1998 sulle esenzioni, sono il 7             
per 1000 (0-14 anni).                                                           
Capitolo 1 - Il Distretto nel Piano sanitario regionale 1999/2001               
1.1 Adeguamento degli ambiti territoriali di riferimento                        
Il DLgs 229/99, all'art. 3 quater assegna alle Regioni la disciplina            
dell'articolazione in distretti dell'Unita' sanitaria locale, ". .              
.garantendo una popolazione minima di almeno 60.000 abitanti salvo              
che la Regione, in considerazione delle caratteristiche                         
geomorfologiche del territorio o della bassa densita' di popolazione            
residente, disponga diversamente". La Legge "Modifiche della L.R.               
12/5/1994, n. 19 . . . e della L.R. 2/12/1994, n. 50 . . ." approvata           
dal Consiglio regionale nella seduta del 19/1/2000, vistata dal                 
Commissario di Governo e in corso di promulgazione, all'art. 7                  
recepisce l'adeguamento al DLgs 229/99 relativamente alle dimensioni            
del Distretto, che deve avere una popolazione di almeno 60 mila                 
abitanti.                                                                       
In coerenza con le indicazioni del Piano sanitario regionale,                   
approvato con delibera del Consiglio n. 1235 del 22/9/1999, il                  
Distretto necessita di ambiti territoriali sufficientemente ampi, con           
popolazione intorno ai 100 mila abitanti, per garantire un mix                  
ottimale di servizi sanitari e socio-assistenziali che permetta la              
conclusione dei principali percorsi terapeutici all'interno del                 
territorio distrettuale. Le caratteristiche dell'integrazione dei               
servizi, invece, possono non essere compatibili con una popolazione             
superiore ai 150/180.000 abitanti.                                              
possibile prefigurare, sulla base dei servizi offerti, due tipologie            
di Distretto:                                                                   
1) Distretto ad alta complessita' di servizi che comprende il                   
Dipartimento di cure primarie (DCP), le articolazioni distrettuali              
territoriali e residenziali del SERT, i servizi socio-sanitari                  
territoriali e residenziali rivolti alla popolazione portatrice di              
handicap, ai minori e agli anziani;                                             
2) Distretto a media complessita' di servizi, che comprende il                  
Dipartimento di cure primarie, le strutture e i servizi per la                  
popolazione anziana, le articolazioni distrettuali territoriali e               
semiresidenziali del SERT, della popolazione portatrice di handicap e           
dei minori; mentre si avvale di un Distretto di riferimento per le              
strutture residenziali del SERT, per la popolazione portatrice di               
handicap e per i minori.                                                        
La Comunita' Montana e' un'area territoriale omogenea, la cui rete              
dei servizi sanitari territoriali richiede un modello organizzativo             
specifico. Qualora coincida con un distretto delle Aziende sanitarie            
locali, questo dovra' garantire la presenza sul territorio di                   
riferimento del Dipartimento delle cure primarie e della rete dei               
servizi per la popolazione anziana, di alcune articolazioni                     
territoriali del SERT; per le strutture residenziali del SERT e dei             
servizi socio-sanitari rivolti alla popolazione portatrice di                   
handicap ed ai minori l'organizzazione dovra' avvalersi di un                   
Distretto di riferimento. La presenza di un Presidio ospedaliero                
nell'ambito della Comunita' Montana richiede forme specifiche di                
integrazione.                                                                   
1.2 Principi generali                                                           
Il Distretto e' una delle macrostrutture delle Aziende Unita'                   
sanitarie locali; in un definito ambito territoriale governa la                 
domanda sanitaria e organizza la produzione di "assistenza primaria"            
realizzata dai servizi territoriali.                                            
Nel Distretto la rete integrata dei servizi e' lo strumento                     
organizzativo piu' idoneo al perseguimento degli obiettivi di salute            
indicati dal Piano sanitario nazionale, cosi' come individuato in               
attuazione al Piano sanitario regionale.                                        
Tale modello che inserisce i medici di Medicina generale                        
nell'organizzazione del Distretto, pone le basi per la realizzazione            
delle reti integrate dei servizi, instaurando relazioni funzionali              
fra e'quipes multiprofessionali orientate agli utilizzatori e per               
processo di cura.                                                               
L'enfasi sulle competenze tecnico professionali trova concretezza in            
una organizzazione distrettuale che definisca chiaramente i percorsi            
diagnostico terapeutici e assistenziali e assicuri l'accesso                    
tempestivo a tutti i servizi e la continuita' delle cure.                       
Deve essere, altresi', favorito uno stile di lavoro per e'quipes                
multiprofessionali su programmi/obiettivi specifici sia all'interno             
dei singoli dipartimenti che nelle aree interdipartimentali,                    
definendo chiaramente le responsabilita'.                                       
L'organizzazione dei servizi secondo il modello delle reti cliniche             
integrate, prevede che il "core" delle attivita' sanitarie svolte sul           
territorio sia caratterizzato da bassa complessita' sanitaria e da              
alta complessita' assistenziale.                                                
Il concetto di bassa complessita' sanitaria fa riferimento alla bassa           
intensivita' delle cure e si distingue, rappresentandone                        
contestualmente la complementarieta', dall'alta complessita'                    
sanitaria riferita alla intensivita' delle cure proprie                         
dell'assistenza ospedaliera.                                                    
L'alta complessita' assistenziale fa riferimento anche alla                     
molteplicita' dei professionisti coinvolti - dell'ambito sanitario e            
sociale - e ai fattori di contesto ambientale.                                  
Le reti integrate si caratterizzano come organizzazioni "virtuali" di           
servizi le cui competenze professionali sono orientate verso la                 
popolazione residente o verso categorie specifiche di assistiti.                
La programmazione secondo reti di servizi si applica:                           
- a livello aziendale, evidenziando la necessita' di integrare i                
piani di attivita' delle diverse Unita' operative secondo programmi             
orizzontali orientati a sottogruppi di popolazione focalizzati sul              
servizio reso, anziche' sulla prestazione prodotta;                             
- a livello del singolo servizio, favorendo l'organizzazione per team           
multiprofessionali orientati per processo e all'utilizzatore,                   
anziche' per ambiti di competenze e/o per linee gerarchiche proprie             
degli ordinamenti professionali.                                                
La definizione delle responsabilita' a livello distrettuale,                    
stabilita dal Piano sanitario regionale, prevede che il garante                 
dell'appropriatezza tecnico-professionale delle prestazioni sia il              
responsabile di Dipartimento.                                                   
La linea di responsabilita' garante della tempestivita'                         
dell'intervento e della continuita' delle cure fa riferimento per               
l'assistenza distrettuale al responsabile del Distretto, in quanto              
questa dimensione della qualita' comporta, di norma, l'intervento di            
servizi oltre l'ambito dipartimentale.                                          
Il richiamo a questi principi trova la sua ragione nella necessita'             
di definire la mission e l'assetto organizzativo del Distretto,                 
poiche' occorre definire chiaramente i "nodi" della rete dei servizi            
territoriali per attivare i legami funzionali, "le maglie" che                  
consentono il funzionamento della rete stessa.                                  
1.3 Mission del Distretto                                                       
La "mission" del Distretto e' di governare la domanda di salute di              
una popolazione di riferimento assicurando i servizi di assistenza              
primaria relativi alle attivita' sanitarie e socio-sanitarie che il             
DLgs 229/99 richiamata ed elenca all'art. 3 quinquies.                          
Le funzioni che rientrano nella "mission" del Distretto comprendono             
sia attivita' squisitamente gestionali, sia attivita' riferibili alla           
funzione strategica aziendale.                                                  
, pertanto, necessario distinguere le responsabilita' proprie della             
produzione di servizi a valenza territoriale, che vengono portate in            
capo ai Dipartimenti o alle loro articolazioni organizzative, dalle             
funzioni di committenza.                                                        
Queste ultime si richiamano all'esercizio della funzione di                     
programmazione dei servizi necessari per la popolazione di                      
riferimento, alla funzione di integrazione istituzionale dei servizi            
sanitari e sociali, alla titolarita' dei rapporti con le                        
rappresentanze istituzionali della popolazione e con le forme di                
aggregazione spontanea. Rientrano nella committenza anche il                    
monitoraggio delle attivita' e la valutazione dei servizi prodotti.             
Il complesso delle funzioni citate compete al direttore di Distretto.           
Il Distretto per conseguire la sua "mission":                                   
- governa la domanda di servizi attraverso la valutazione sistematica           
dei problemi di salute della popolazione di riferimento;                        
- assicura l'assistenza primaria alla popolazione di riferimento                
attraverso le strutture e i servizi presenti sul territorio,                    
destinati all'assistenza sanitaria di primo livello e all'assistenza            
socio-sanitaria a rilievo sanitario;                                            
- coordina e integra fra loro le attivita' di assistenza sanitaria              
territoriale con l'assistenza sociale e valorizza l'integrazione tra            
i servizi e la rete sociale di solidarieta', formale e informale;               
- assicura l'equita' di accesso, la tempestivita', l'appropriatezza e           
la continuita' delle cure per la popolazione di riferimento ovvero              
organizza l'accesso dei cittadini a tutte le prestazioni e servizi              
direttamente o indirettamente garantiti dal Servizio sanitario                  
regionale;                                                                      
- attua gli interventi di promozione della salute e di prevenzione              
delle malattie e delle disabilita' secondo programmi intersettoriali            
promossi congiuntamente con gli Enti locali;                                    
- definisce i servizi necessari per la popolazione di riferimento;              
- programma le attivita' territoriali sulla base delle priorita'                
indicate dalle istituzioni locali e degli obiettivi e delle risorse             
definite con la Direzione generale;                                             
- valuta l'efficacia dei servizi attraverso la verifica delle                   
attivita' svolte e dei risultati raggiunti;                                     
- promuove la comunicazione nei confronti dei cittadini, degli                  
obiettivi di salute e dell'accessibilita' ai servizi sanitari e                 
socio-sanitari all'interno di un sistema aziendale integrato di                 
comunicazione.                                                                  
1.4 Il governo clinico                                                          
Il Piano sanitario nazionale e il Piano sanitario regionale fanno               
riferimento al governo clinico come strumento di realizzazione della            
qualita' dei servizi prodotti dall'Azienda sanitaria. Il governo                
clinico e' l'insieme di comportamenti, responsabilita' e azioni che             
l'organizzazione e i professionisti si danno per garantire il                   
miglioramento continuo dei servizi erogati e la salvaguardia degli              
standard assistenziali.                                                         
Il Piano sanitario regionale affida la responsabilita' del governo              
clinico, funzione che assicura a livello aziendale qualita',                    
efficienza tecnico operativa e distribuzione appropriata dei servizi,           
al Direttore sanitario. Con altrettanta chiarezza al Direttore di               
Distretto viene affidata la responsabilita' dell'integrazione                   
orizzontale nei servizi territoriali che "esorbitano dagli ambiti               
territoriali del Dipartimento delle cure primarie". Si tratta di                
responsabilita' che si esplicano nell'organizzazione dei programmi di           
assistenza orizzontali, rivolti al singolo o a gruppi significativi             
di popolazione, nei quali sono preminenti le esigenze di                        
tempestivita' dell'intervento e di continuita' dell'assistenza.                 
Gli strumenti del governo clinico sono:                                         
- linee guida condivise basate sulla medicina della evidenza;                   
- procedure definite;                                                           
- chiara definizione delle linee di responsabilita' organizzative;              
- programma di miglioramento continuo della qualita';                           
- piani per la formazione professionale permanente;                             
- politiche per la gestione dei rischi e per affrontare adeguatamente           
i problemi di scarsa performance;                                               
- valutazione multidimensionale dei problemi e dei bisogni del                  
paziente;                                                                       
- presenza di chiare linee di responsabilita' per la qualita'                   
dell'assistenza, tenendo conto del ruolo dei pazienti e degli                   
assistiti nel definire e valutare la qualita' percepita;                        
- audit clinico sui singoli casi;                                               
- documentazione sanitaria.                                                     
1.4.1 Il governo clinico per le patologie croniche ad alta prevalenza           
Le patologie croniche piu' sotto riportate interessano oltre il 14%             
della popolazione regionale ed il loro trattamento richiede la                  
competenza del medico di Medicina generale, supportato dal medico               
specialista per gli interventi specialistici e dall'intera e'quipe              
delle cure primarie per i programmi assistenziali continuativi nel              
tempo. I piu' recenti studi epidemiologici internazionali evidenziano           
che solo il 10% dei pazienti con patologia cronica di eta' >> 65 anni           
riceve un trattamento adeguato. Nel triennio di validita' del Piano             
sanitario regionale e' necessario estendere progressivamente alla               
popolazione interessata il trattamento adeguato, attraverso                     
l'adozione di protocolli diagnostico terapeutici basati sulla                   
evidenza scientifica e con programmi assistenziali integrati.                   
In ambito aziendale e distrettuale sono previsti programmi di governo           
clinico per le seguenti patologie croniche e/o di prevenzione di                
disabilita':                                                                    
- patologie oncologiche in fase terminale;                                      
- scompenso cardiaco;                                                           
- esiti di ictus cerebrale;                                                     
- esiti di frattura del femore;                                                 
- insufficienza respiratoria cronica;                                           
- patologie croniche neurologiche e osteoarticolari con disabilita'             
progressiva;                                                                    
- patologie che comportano grave disabilita' o handicap;                        
- patologie dismetaboliche ed endocrine;                                        
- AIDS;                                                                         
- disturbi psichici.                                                            
1.4.2 Il governo clinico e i programmi distrettuali                             
Nell'ambito del governo clinico si inquadra lo sviluppo e la                    
realizzazione dei programmi aziendali in ambito distrettuale,                   
strettamente legati agli obiettivi di salute del Piano sanitario                
nazionale, ripresi nel Piano sanitario regionale, e che sono: la                
salute della donna, dell'infanzia e dell'eta' evolutiva, la salute              
degli anziani, le demenze senili, le dipendenze patologiche, la                 
salute dei cittadini stranieri immigrati.                                       
Tutti questi programmi sono approfonditi in specifici documenti                 
regionali che indicano gli indirizzi e le linee guida di attivazione.           
Il progetto speciale di intervento sulla prevenzione ed il                      
trattamento delle demenze senili e' gia' stato approvato con delibera           
della Giunta regionale n. 2581 del 30/12/1999.                                  
Per la rilevanza che assumono nell'assistenza distrettuale, sono di             
seguito riportati due programmi "Salute donna" e "Famiglie, infanzia            
ed eta' evolutiva".                                                             
Salute donna: l'obiettivo generale e' il mantenimento dei livelli di            
eccellenza raggiunti dalla sanita' regionale e la diffusione piu'               
ampia delle opportunita' di fruizione dei servizi a tutta la                    
popolazione target.                                                             
Sono di seguito individuati i principali obiettivi specifici, che               
saranno arricchiti e completati da ulteriori contributi                         
nell'elaborazione dei Piani per la salute:                                      
- garantire, in stretta connessione con i Presidi ospedalieri,                  
l'assistenza appropriata alla nascita con l'adozione di un percorso             
che preveda il coinvolgimento di tutti i servizi interessati, per               
assicurare qualita' nell'assistenza al parto e per incrementare i               
parti spontanei e fisiologici; tutelare, altresi', la fertilita'                
attraverso la prevenzione, la diagnosi e la terapia della sterilita'            
singola e di coppia; ridurre l'incidenza della sterilita' garantendo            
i percorsi di accesso ai servizi e ai centri specialistici di                   
riferimento di II e III livello;                                                
- potenziare le attivita' preventive ed assistenziali rivolte agli              
adolescenti giovani per ridurre i comportamenti a rischio, in                   
collegamento con gli altri servizi sanitari e con le istituzioni e le           
associazioni interessate;                                                       
- promuovere interventi di informazione, educazione e                           
sensibilizzazione a favore della maternita' e della paternita'                  
responsabili;                                                                   
- garantire percorsi integrati socio-sanitari alle donne e alle                 
coppie che si trovino in situazioni di difficolta' sociali o                    
relazionali che ostacolino l'accettazione della gravidanza;                     
- garantire consulenza, assistenza e percorsi socio-sanitari adeguati           
ai bisogni delle donne e delle coppie al fine di prevenire gravidanze           
indesiderate;                                                                   
- promuovere interventi di tipo preventivo per le donne in menopausa            
per ridurre i fattori di rischio per le patologie croniche piu'                 
frequenti nell'eta' post-fertile, quali l'incontinenza urinaria e               
l'osteoporosi;                                                                  
- promuovere iniziative di comunicazione e di informazione al fine di           
assicurare l'adesione ai programmi di screening per i tumori                    
femminili da parte di tutta la popolazione target;                              
- garantire i percorsi diagnostico-terapeutici alle donne con                   
patologia mammaria fuori screening e la diagnosi precoce dei tumori             
genitali femminili (endometrio, ovaio) non sottoposti a screening di            
popolazione;                                                                    
- fornire interventi diagnostico terapeutici ai singoli e alle coppie           
con difficolta' di ordine sessuale e promuovere interventi educativi            
sulla salute sessuale al fine di ridurre i comportamenti a rischio              
nella popolazione di riferimento;                                               
- fornire interventi informativi ed interventi clinici, relativamente           
all'esercizio dei ruoli genitoriali, ai conflitti di coppia ed inter            
generazionali in stretta collaborazione con gli altri servizi del               
Distretto, gli Enti locali e le associazioni di volontariato presenti           
nel territorio;                                                                 
- facilitare l'accesso della popolazione immigrata alle prestazioni e           
ai percorsi propri dei Consultori familiari, in stretta                         
collaborazione con gli altri servizi del Distretto, gli Enti locali e           
le associazioni di volontariato presenti nel territorio.                        
Salute infanzia: l'obiettivo generale e' il mantenimento dei livelli            
di eccellenza raggiunti dalla sanita' regionale e la diffusione piu'            
ampia delle opportunita' di fruizione dei servizi a tutta la                    
popolazione target.                                                             
Anche in questo caso sono, di seguito, individuati i principali                 
obiettivi specifici, che saranno arricchiti e completati da ulteriori           
contributi nell'elaborazione dei Piani per la salute.                           
Gli obiettivi di salute individuale sono:                                       
- garantire, nell'ambito del programma trasversale "percorso nascita"           
in stretta connessione con i Presidi ospedalieri, una migliore presa            
in carico ed una continuita' dell'assistenza per tutti i nuovi nati,            
anche in caso di dimissione precoce del neonato sano;                           
- promuovere l'allattamento al seno; attivare protocolli per                    
l'individuazione e la presa in carico tempestiva del neonato a                  
rischio socio-sanitario;                                                        
- migliorare, in stretta collaborazione con l'ospedale, l'assistenza            
a domicilio per patologie o sintomatologie cliniche per le quali il             
ricorso al pronto soccorso e al ricovero ospedaliero risulta                    
frequentemente non appropriato; assicurare la continuita' della cura            
del bambino dopo un ricovero ospedaliero per patologia acuta e                  
cronica; garantire ai bambini affetti da patologia cronica la                   
continuita' della cura per una qualita' di vita adeguata all'eta';              
- assicurare a tutti i bambini un programma di assistenza sanitaria             
basato su bilanci di salute ad eta' filtro e/o su protocolli                    
specifici per i piu' importanti problemi di sviluppo e di salute;               
- ridurre il rischio di disabilita' facilitando la presa in carico              
globale del neonato a rischio o con patologia neurologica conclamata,           
del bambino o del ragazzo con patologia neuro-psichiatrica (con                 
attenzione al nucleo familiare), del minore con disturbo relazionale            
o con patologia psichiatrica ad esordio acuto, in stretta                       
collaborazione con il Dipartimento di Salute mentale;                           
- attivare percorsi diagnostici e di segnalazione precoce per                   
relazioni genitori-bambino a rischio;                                           
- partecipare, in stretta connessione con i servizi sociali e con i             
centri per le famiglie, alle attivita' di promozione della salute e             
di sostegno ai nuclei familiari di stranieri immigrati e alle                   
famiglie multiproblematiche.                                                    
Gli obiettivi di sanita' pubblica per minori sono:                              
- mantenere i livelli di copertura vaccinale e migliorare il                    
monitoraggio dello stato di immunita' della popolazione target per le           
malattie infettive prevenibili con vaccinazione;                                
- assicurare a tutta la popolazione di riferimento screening di                 
provata efficacia, garantendone l'omogeneita' sul territorio                    
aziendale ed evitando le indagini non sostenute da evidenze                     
scientifiche;                                                                   
- concorrere all'attuazione dei programmi intersettoriali, per                  
l'adozione di stili di vita piu' sani con particolare riguardo alla             
diffusione di modelli nutrizionali adeguati, alla prevenzione della             
carie, alla riduzione dell'abitudine al fumo di tabacco,                        
all'incremento dell'attivita' motoria, all'eliminazione dell'uso di             
alcool e di sostanze stupefacenti e alla promozione di comportamenti            
che riducano il rischio di incidenti stradali;                                  
- collaborare con il Dipartimento di Sanita' pubblica per garantire             
idonei standard di sicurezza e comfort nelle comunita' ospitanti                
minori.                                                                         
1.5 Il governo economico finanziario ed il piano dei centri di costo            
del Distretto                                                                   
Il DLgs 229/99, art. 3 quater, attribuisce al Distretto risorse                 
definite in rapporto agli obiettivi di salute della popolazione di              
riferimento. Nell'ambito delle risorse assegnate il Distretto e'                
dotato di autonomia tecnico-gestionale ed economico finanziaria, con            
contabilita' separata all'interno del bilancio dell'Unita' sanitaria            
locale.                                                                         
Al Distretto, a conclusione della fase di programmazione negoziata              
effettuata nell'ambito della direzione generale allargata, sono                 
assegnate le risorse sulla base degli obiettivi di salute stabiliti e           
dei conseguenti Piani delle azioni, inseriti nel Programma delle                
attivita' territoriali.                                                         
Una fase successiva di negoziazione assegna le risorse ai centri di             
responsabilita' del Distretto per la produzione delle attivita'                 
stabilite e definisce, con le altre macro-strutture dell'Azienda                
nell'ambito della committenza, un piano di acquisizione di                      
prestazioni, di servizi, di beni e di risorse umane.                            
Il Piano sanitario regionale ritiene prioritario elaborare nuove                
rappresentazioni contabili per i distretti per valutare i livelli di            
performance complessivi, per confrontare le diverse realta'                     
distrettuali e disporre di utili strumenti di programmazione e                  
controllo da parte dell'azienda. All'interno del bilancio aziendale i           
relativi flussi ecomomico-finanziari descrivono sia l'area della                
produzione del Distretto, sia l'area della committenza. Per attuare             
l'autonomia finanziaria e', pertanto, necessario definire i flussi              
finanziari del Distretto.                                                       
I flussi finanziari interni all'azienda si stabiliscono fra il                  
Distretto e le altre macrostrutture aziendali, quali i presidi                  
ospedalieri, il Dipartimento di Sanita' pubblica, gli altri                     
distretti, il Dipartimento di Salute mentale.                                   
I flussi finanziari esterni all'Azienda si stabiliscono fra Distretto           
e Comuni per le attivita' di integrazione dell'assistenza                       
socio-sanitaria e sono contenuti nel programma delle attivita'                  
territoriali, approvato dal Direttore generale.                                 
I flussi finanziari fra Distretto e privati avvengono nell'ambito di            
contratti di fornitura stabiliti a livello aziendale.                           
La rappresentazione contabile dell'area della committenza del                   
Distretto si realizza con la definizione di un piano di acquisizione            
di prestazioni e servizi nei confronti delle altre macrostrutture               
aziendali.                                                                      
I flussi economici devono essere coerenti alla nuova organizzazione             
della funzione di produzione, la quale comporta una modifica del                
piano dei centri di costo tale da rappresentare il nuovo assetto                
delle unita' operative.                                                         
A regime, il Dipartimento delle cure primarie diviene un centro di              
responsabilita' e i suoi centri di costo principali sono: i Nuclei              
delle cure primarie, le Unita' pediatriche distrettuali, i Consultori           
familiari di secondo livello, le Unita' di Medicina generale e di               
Assistenza specialistica ambulatoriale, la struttura amministrativa             
dell'accesso ai servizi (lo Sportello unico).                                   
Il SERT distrettuale e' un centro di responsabilita' con centri di              
costo relativi alle articolazioni ambulatoriali, semiresidenziali e             
residenziali dei SERT.                                                          
Afferiscono ad un centro di responsabilita' le strutture                        
dell'integrazione socio-sanitaria a carattere residenziale e                    
semiresidenziale presenti nel Distretto e rivolte alle persone                  
anziane, ai malati terminali, alle persone con handicap.La coerenza             
fra i flussi economico finanziari di previsione (per lo svolgimento             
della funzione di produzione e di committenza del Distretto) e i                
conseguenti flussi economici finanziari di consuntivo indica la                 
correttezza della valutazione economica proposta dal Direttore di               
Distretto al Direttore generale e approvata nella fase di                       
negoziazione.                                                                   
In particolare, essa puo' offrire valutazioni sull'efficienza dei               
servizi di produzione e sulla capacita' di acquisire correttamente i            
servizi necessari dal parte del Distretto committente.                          
La rilevazione dei costi imputati ai relativi centri costo e'                   
sufficiente a rappresentare dal punto di vista contabile la fase dei            
costi di produzione, mentre invece non e' sempre possibile attribuire           
i costi alle attivita' svolte.                                                  
E' necessario pertanto che nell'arco di attuazione del Piano                    
sanitario regionale siano precisate le attivita' svolte nel Distretto           
dai singoli centri di costo, siano individuate le tipologie standard            
e rilevati i costi unitari. L'individuazione di tariffe predefinite             
per le principali tipologie di attivita' permette al Distretto di               
scambiare prestazioni con le altre macrostrutture dell'azienda.                 
In attesa che un apposito decreto ministeriale determini la                     
remunerazione massima delle funzioni assistenziali di cui all'art. 8            
sexies del DLgs 229/99 e' necessario individuare "per i principali              
programmi assistenziali gli standard organizzativi e i costi unitari            
predefiniti dei fattori produttivi, tenendo conto, quando                       
appropriato, del volume dell'attivita' svolta".                                 
I principali programmi assistenziali a forte integrazione per i quali           
e' necessario definire gli standard organizzativi e i costi unitari             
predefiniti dei fattori produttivi, sono:                                       
 1) il percorso nascita comprese l'assistenza, il monitoraggio della            
gravidanza e del parto e l'assistenza neonatale;                                
 2) i programmi di screening per la prevenzione dei tumori femminili;           
 3) i programmi diagnostico-terapeutici e riabilitativi per i bambini           
affetti da patologie di tipo neuropsichiatrico;                                 
 4) i programmi di assistenza domiciliare integrata articolati nei 3            
livelli di intensita' sanitaria;                                                
 5) i programmi diagnostico-terapeutici per le patologie croniche a             
piu' alta prevalenza;                                                           
 6) i programmi riabilitativo-assistenziali dei pazienti con esiti di           
ictus cerebri, esiti di fratture di femore;                                     
 7) i programmi terapeutici e assistenziali per pazienti affetti da             
tumore nella fase terminale della vita;                                         
 8) i programmi terapeutico-riabilitativi e di reinserimento sociale            
dei pazienti affetti da dipendenza patologica;                                  
 9) i programmi terapeutico-riabilitativi e di reinserimento sociale            
dei pazienti cronici affetti da patologia psichiatrica;                         
10) i programmi diagnostico-terapeutici e assistenziali dei pazienti            
affetti da demenza senile;                                                      
11) i programmi socio-riabilitativi dei pazienti affetti da handicap            
medio grave.                                                                    
1.6 Struttura organizzativa del Distretto                                       
Il Direttore generale definisce con atto aziendale di diritto privato           
l'assetto organizzativo e le modalita' di funzionamento dell'Azienda            
Unita' sanitaria locale, secondo un'articolazione di base garante               
dell'uniformita' sul territorio regionale, in coerenza con la legge             
regionale di modifica della L.R. 19/94, approvata dal Consiglio                 
regionale nella seduta del 19/1/2000, ai sensi del DLgs 229/99 ed               
alle ulteriori direttive regionali da emanarsi da parte della Giunta.           
Sono organi del Distretto il Direttore di Distretto e l'Ufficio di              
coordinamento.                                                                  
Il Direttore di Distretto, quale parte integrante della direzione               
aziendale, assicura l'attuazione della missione del Distretto. il               
Direttore di Distretto si avvale "dell'Ufficio di coordinamento delle           
attivita' distrettuali", cosi' come definito dal DLgs 229/99 all'art.           
3 sexies.                                                                       
L'atto aziendale, pertanto, valorizza l'autonomia del Distretto,                
stabilisce le responsabilita' delle sue articolazioni con riguardo ai           
risultati da conseguire ed agli strumenti di verifica.La struttura              
organizzativa del Distretto, definita con l'atto aziendale, deve                
assicurare lo svolgimento delle funzioni:                                       
- di direzione, coordinamento ed integrazione delle attivita'                   
distrettuali;                                                                   
- di produzione delle attivita' sanitarie distrettuali;                         
- di committenza per i cittadini residenti;                                     
- di integrazione sociale sanitaria con gli Enti locali.                        
Una struttura di direzione, di supporto al Direttore di Distretto,              
assicura lo svolgimento delle funzioni di coordinamento, di                     
integrazione e di vigilanza avvalendosi di competenze mediche,                  
infermieristiche, farmaceutiche, tecnico/amministrative e sociali.              
La competenza infermieristica e' svolta dal servizio infermieristico,           
le cui funzioni saranno precisate con apposite linee guida                      
dell'Assessorato alla Sanita', in coerenza con la direttiva di Giunta           
regionale relativa al profilo e alle funzioni del servizio                      
infermieristico aziendale, cosi' come prevista dalla legge regionale            
sopracitata, che modifica la L.R. 19/94, ai sensi del DLgs 229/99.              
La Direzione amministrativa aziendale mantiene il governo di tutta              
l'organizzazione interna ed assiste, come fornitore interno, i                  
servizi di produzione del Distretto per la gestione delle risorse               
finanziarie ed umane. Inoltre, a livello del Distretto essa                     
garantisce:                                                                     
- la qualita' delle procedure organizzative di natura amministrativa            
e logistica;                                                                    
- la legittimita' dell'attivita' e degli atti;                                  
- l'efficienza e lo sviluppo dei servizi informativi, sia consuntivi            
che previsionali.                                                               
Il Direttore generale dell'Azienda sanitaria locale stabilisce                  
nell'atto aziendale le modalita' e il funzionamento della funzione di           
committenza del Distretto, che comporta un riordino ed un                       
potenziamento delle attivita' di indirizzo, di verifica e di                    
controllo dei risultati di salute attesi.                                       
Il Direttore generale dell'Azienda sanitaria locale stabilisce sempre           
nell'atto aziendale le modalita' e il funzionamento della funzione di           
produzione del Distretto, in analogia con quanto previsto per le                
altre strutture organizzative dell'Azienda Unita' sanitaria locale.             
In coerenza con le normative regionali definisce la seguente                    
articolazione base: Dipartimenti, Unita' operative, moduli                      
organizzativi e programmi.                                                      
1.6.1 Il Programma delle attivita' territoriali: strumento di                   
pianificazione del Distretto                                                    
Il programma delle attivita' territoriali, cosi' come previsto dal              
DLgs 229/99, art. 3 quater, rappresenta l'atto esplicito della                  
programmazione negoziata attuata con le altre macrostrutture                    
dell'Azienda e con i Comuni sulla base delle risorse assegnate,                 
tenuto conto delle priorita' stabilite a livello regionale.                     
Tale atto e' proposto dal Direttore di Distretto, contiene il parere            
del Comitato dei sindaci ed e' approvato dal Direttore generale. Per            
quanto attiene alle attivita' socio-sanitarie e' approvato d'intesa             
con il Comitato dei sindaci.                                                    
Il Programma delle attivita' territoriali definisce i risultati di              
salute attesi, le attivita' previste e le risorse assegnate.                    
Il Programma delle attivita' territoriali:                                      
- prevede la localizzazione dei servizi che rientrano nella funzione            
di produzione del Distretto;                                                    
- definisce i volumi qualiquantitativi dell'assistenza specialistica            
necessari per garantire l'assistenza specialistica ambulatoriale                
avvalendosi anche dell'acquisizione presso i presidi ospedalieri o              
privati accreditati;                                                            
- garantisce il coordinamento delle attivita' integrate fra Distretto           
e le altre macrostrutture dell'Azienda in particolare con i presidi             
dell'assistenza ospedaliera, del Dipartimento di Sanita' pubblica e             
del Dipartimento di Salute mentale e ne prevede l'inserimento                   
organico nel piano stesso;                                                      
- determina i volumi e le tipologie delle prestazioni                           
socio-sanitarie, la localizzazione dei presidi per il territorio di             
competenza, la loro erogazione e le relative risorse con le                     
rispettive quote di competenza.Il Programma delle attivita'                     
territoriali e' sottoposto a verifica annuale alla quale concorre il            
comitato dei sindaci di Distretto. La verifica del raggiungimento dei           
risultati di salute definiti, deve essere capace di offrire reali               
informazioni ai valutatori e deve diventare un qualificato,                     
straordinario, strumento di partecipazione informata per i cittadini            
interessati.                                                                    
A tale proposito la verifica deve:                                              
- descrivere le risorse impiegate e le attivita' svolte sia per la              
funzione di produzione che di committenza;                                      
- esporre i risultati conseguiti rispetto ai risultati di salute                
attesi.                                                                         
In sintesi, la verifica del Programma delle attivita' territoriali              
deve contenere informazioni sintetiche capaci di descrivere la                  
coerenza delle attivita' svolte con gli obiettivi di salute e la                
congruenza con le risorse impiegate. Solo cosi' potra' essere di                
supporto per l'elaborazione della politica dei servizi e la                     
programmazione degli interventi.                                                
Capitolo 2 - La funzione di committenza                                         
La funzione di committenza e' intesa come la definizione dei servizi            
necessari per rispondere ai bisogni di salute della popolazione di un           
determinato territorio e come lo strumento indispensabile per la                
programmazione.                                                                 
Il Piano sanitario regionale riporta all'interno dell'Azienda                   
sanitaria territoriale l'esercizio della funzione di committenza e il           
Distretto e' la sede elettiva per l'esercizio di detta funzione.                
In questa luce si evidenzia la necessita' di spostare i centri                  
decisionali per la determinazione dell'offerta dai luoghi di cura               
(ospedale) ai luoghi dove nasce e si rileva il bisogno (Distretto).             
Il governo di questo complesso processo fa capo ai Direttori del                
Distretto, in stretta connessione con le altre articolazioni                    
aziendali; la Direzione generale ne assicura il coordinamento, la               
coerenza con i bisogni di salute e la compatibilita' con le risorse             
disponibili.                                                                    
Sono di seguito definite le diverse fasi del processo di committenza,           
le competenze tecniche indispensabili per esercitarle, la struttura             
organizzativa distrettuale dedicata a questa funzione e il rapporto             
con le istituzioni locali.                                                      
La funzione di committenza ha in se' tutto il potenziale di forte               
leva per il cambiamento, poiche' puo' accelerare l'evoluzione di                
servizi equi ed efficaci necessari a migliorare la salute della                 
popolazione di riferimento e orientare tutta l'attivita' del Servizio           
sanitario regionale verso quel "guadagno in salute" che e'                      
l'obiettivo centrale del Piano sanitario.                                       
Il fine della committenza e' quello di fare l'uso migliore delle                
risorse per migliorare la salute e prevenire la malattia, sia                   
acquisendo/negoziando i servizi necessari, sia cercando di                      
influenzare altre organizzazioni affinche' contribuiscano a questo              
scopo, in una visione di sistema che pone la salute di una                      
determinata popolazione come preoccupazione globale dell'intero                 
sistema sociale e non solo della sanita'.                                       
Il successo della funzione di committenza dipende principalmente                
dall'abilita' del direttore di Distretto di costruire e mantenere               
alleanze con gli utenti, con i professionisti e il management del               
Servizio sanitario, con le autorita' locali, con i rappresentanti               
delle associazioni dei cittadini utenti e di facilitare le alleanze             
interne fra questi stessi soggetti.                                             
Per il successo della funzione di committenza e', altresi',                     
necessaria l'aggregazione organizzativa e/o funzionale di quanto e'             
ora svolto frammentariamente nel Distretto e in altre strutture                 
tecniche dell'Azienda, un riordino delle attivita' del sistema                  
informativo distrettuale, compreso quello relativo alla rilevazione             
delle attivita' di integrazione socio-sanitaria; richiede una precisa           
individuazione delle attivita' di verifica delle attivita' e di                 
monitoraggio degli accordi contrattuali di fornitura. Nel Distretto             
dovranno risiedere le competenze per la lettura e valutazione dei               
bisogni della popolazione residente, collegate strettamente alle                
conoscenze distrettuali ed aziendali preposte alle valutazioni                  
epidemiologiche.                                                                
Le conoscenze dei medici di Medicina generale relative al governo               
clinico delle malattie afferenti alle cure primarie sono un costante            
supporto al Direttore di Distretto per la definizione qualitativa e             
quantitativa dei volumi di prestazioni o di attivita' necessarie per            
affrontare le patologie prevalenti.                                             
2.1 La funzione di committenza e i Piani per la salute (PPS)                    
I Piani per la salute rappresentano la condizione di realizzazione              
primaria, il "core", della funzione di committenza. Hanno durata                
triennale, sono elaborati - coerentemente con gli indirizzi e le                
strategie definiti dal Piano sanitario nazionale 1998/2000 e dal                
Piano sanitario regionale 1999/2001 - sulla base della situazione               
demografica, epidemiologica e socio-economica locale.                           
I Piani per la salute rappresentano la "specificazione locale degli             
obiettivi di salute e si sostanziano in un piano poliennale di azione           
elaborato e realizzato da una pluralita' di attori, coordinati dagli            
Enti locali a livello di Conferenza territoriale in quanto sede del             
patto di solidarieta' per la salute".                                           
I Piani per la salute, secondo appositi indirizzi regionali, debbono:           
- individuare i piu' importanti bisogni di salute della popolazione             
di riferimento e le risposte in termini di promozione della salute e            
prevenzione della malattia che l'Azienda sanitaria locale, gli Enti             
locali e le altre organizzazioni coinvolte si impegnano a dare;                 
- individuare i principali bisogni di assistenza sanitaria e sociale            
della popolazione locale e le modalita' di risposta in termini di               
offerta di servizi da parte delle Aziende sanitarie, Enti locali,               
settore del privato sociale e del privato accreditato;                          
- individuare l'entita', la localizzazione e i tipi di investimento             
nei vari settori ed attivita', compreso il settore sanitario,                   
necessari a rispondere ai bisogni della popolazione locale sopra                
definiti, nonche' le modalita' di interconnessione fra le azioni di             
competenza dei vari enti e organizzazioni, comprensive                          
dell'indicazione delle risorse disponibili e dei tempi;                         
- individuare le modalita' di verifica, in corso d'opera e finale,              
del grado di raggiungimento degli obiettivi prefissati.                         
Pertanto, le principali fasi della funzione di committenza del                  
Distretto si attuano attraverso:                                                
- valutazione del bisogno di salute;                                            
- definizione delle priorita';                                                  
- verifica dell'appropriatezza dei servizi offerti;                             
- orientamento della produzione e/o definizione degli accordi                   
contrattuali;                                                                   
- valutazione dei risultati in termini di impatto sulla salute e di             
rapporto costo/efficacia.                                                       
L'apporto distrettuale all'elaborazione del Piano per la salute si              
concretizza nell'elaborazione del Programma delle Attivita'                     
territoriali, che rappresenta il contributo "dal basso" della                   
comunita' locale ad una politica di salute, come richiesto dal Piano            
sanitario regionale.                                                            
2.1.1 La valutazione del bisogno di salute                                      
Il Distretto puo' governare la domanda di servizi se identifica                 
correttamente i bisogni di salute della popolazione del suo                     
territorio, attraverso il gia' citato Piano per la salute; per fare             
cio' occorre:                                                                   
- descrivere i problemi di salute della popolazione di riferimento;             
- identificare eventuali rischi correlati al territorio: rapporto               
ambiente di vita e malattia;                                                    
- identificare le disuguaglianze (soprattutto non espresse) in                  
termini di salute, di possibilita' d'accesso ai servizi sanitari e di           
garanzia della continuita' delle cure;                                          
- valutare l'adeguatezza e l'accessibilita' dei servizi offerti                 
rispetto ai problemi di salute rilevati.                                        
In questo modo, oltre ad individuare i problemi prevalenti a livello            
locale, costruendo una sorta di "disease mapping", si contribuisce ad           
evidenziare anche quelli a rilevanza sovradistrettuale e                        
sovraaziendale che saranno oggetto di specifici programmi all'interno           
delle Zone di azione per la salute (ZAS), richiamate dal Piano                  
sanitario regionale.                                                            
2.1.2 La scelta delle priorita'                                                 
La scelta delle priorita' tra i vari servizi deve tenere conto di tre           
determinanti che sovente non sono congruenti fra loro:                          
- i bisogni di salute;                                                          
- la domanda di prestazioni/servizi;                                            
- l'offerta di servizi.                                                         
Questa scelta deve essere fatta con riguardo all'importanza che i               
servizi hanno per i cittadini, alla loro percezione dei problemi di             
salute e, ovviamente, deve tenere conto delle risorse disponibili.              
All'esercizio della funzione di committenza e' riconducibile la                 
decisione in merito a quali servizi sanitari acquisire e per chi, a             
quante risorse investire in attivita' di prevenzione e di promozione            
della salute e, infine, a come garantire l'equita' distributiva.                
La valutazione del bisogno di salute e la scelta delle priorita' sono           
il risultato della programmazione negoziata che si svolge in sede di            
conferenza sanitaria territoriale.                                              
Questi passaggi costituiscono momenti fondamentali per la                       
definizione, a livello aziendale, del Piano attuativo locale e dei              
Piani poliennali delle azioni e a livello distrettuale del Programma            
delle attivita' territoriali. Il Piano sanitario regionale, nel                 
Capitolo 10, definisce e rappresenta i due percorsi paralleli,                  
continuamente integrati tra loro, per attuare la politica per la                
salute e la politica dei servizi.                                               
2.2 Le aree della committenza                                                   
Si ritiene utile proporre, mutuandolo dall'esperienza inglese,                  
l'approccio metodologico che correla determinati gruppi di                      
popolazione che rappresentano i bisogni di assistenza sanitaria (HBG            
Health Benefit Groups) con raggruppamenti di risorse assistenziali              
per bisogni specifici (HRG Healthcare Resource Groups).                         
Le correlazioni fra i due raggruppamenti (bisogni e risorse) possono            
comprendere quattro condizioni/attivita' chiave:                                
- Popolazione a rischio/    - Attivita' di prevenzione                          
- Presenza di sintomi specifici/    - Attivita' di accertamento                 
- Malattia diagnosticata/    - Attivita' di trattamento                         
- Malattia cronicizzante/    - Attivita' di followup e                          
        assistenza continua                                                     
Questi quattro livelli di condizione/attivita' si collegano l'un                
l'altro in una progressione che simula il normale processo di                   
assistenza e sono definiti nell'ambito del governo clinico.                     
Il Distretto riconduce le condizioni attivita'/chiave sopra descritte           
in appositi rapporti con le altre macrostrutture dell'Azienda. Con              
l'assistenza ospedaliera l'area della committenza si esplica                    
attraverso la definizione quali-quantitativa delle attivita' di:                
ricovero, specialistiche ambulatoriali, urgenza-emergenza.                      
Per il Dipartimento di salute mentale l'area di committenza si                  
esplica con la definizione quali-quantitativa di: attivita' di                  
ricovero, prestazioni ambulatoriali e consulenze specialistiche,                
attivita' residenziali e semiresidenziali psichiatriche.                        
Per il Dipartimento di Sanita' pubblica l'area della committenza si             
esplica con la definizione quali-quantitativa: di prestazioni nei               
confronti del singolo collegate alle attivita' di Medicina legale,              
Medicina fiscale, vaccinazioni; di prestazioni rivolte alle comunita'           
per le attivita' di vigilanza sanitaria nei confronti delle comunita'           
infantili, scuole, centri residenziali.                                         
2.3 La gestione degli accordi contrattuali                                      
Fermo restando che la competenza degli accordi contrattuali afferisce           
alla Direzione aziendale, e' comunque a livello di Distretto che si             
collocano l'individuazione delle specificita' degli accordi                     
contrattuali e la verifica della corretta attuazione degli stessi.              
La strategia della contrattazione implica la responsabilizzazione               
congiunta dei due attori, committente e produttore, sui risultati               
complessivi nei confronti della popolazione residente. E', quindi,              
necessario che siano presenti efficaci meccanismi di esplicita                  
negoziazione, similmente a quanto avviene tra Regione e aziende in              
ambito di concertazione.                                                        
La contrattazione guidata da una strategia di salute richiede legami            
interni efficaci tra chi si occupa degli accordi contrattuali e                 
l'altro personale interessato per la condivisione del processo di               
contrattazione/concertazione.                                                   
Infine, per tradurre una strategia di salute in una serie di accordi            
e contratti e' necessario correlare le categorie usate per                      
l'accertamento del bisogno e per gli obiettivi di salute con quelle             
usate per definire gli accordi contrattuali.                                    
Un utile strumento operativo in questo senso e' lo schema concettuale           
sottoriportato che correla categorie di bisogni a forme di accordi              
contrattuali:                                                                   
Bisogni (definizione/categoria)  Accordi/Contratti                              
- Per gruppi di assistiti/  - Per produttore/esempio                            
  esempio anziani non    privato sociale                                        
  autosufficienti                                                               
- Per condizioni/  - Per specialita' clinica/esempio                            
  esempio pazienti ipertesi    attivita' ambulatoriali/degenza                  
    ospedaliera                                                                 
- Per area geografica/  - Per settore geografico del                            
  esempio talassemia    produttore                                              
    esempio screening/attivita'                                                 
    ambulatoriale/degenza                                                       
Un approfondimento meritano gli accordi stipulati con i medici di               
Medicina generale e i pediatri di libera scelta per l'erogazione                
delle attivita' relative alle cure primarie.                                    
Si tratta di forme che definiscono su base aziendale gli obiettivi, i           
programmi di attivita' e i conseguenti livelli di spesa programmati             
dei medici singoli o associati. Su tale base sono poi definiti gli              
specifici accordi distrettuali.                                                 
2.3.1 La valutazione dei risultati                                              
I contratti devono contenere le modalita' di controllo e di                     
monitoraggio e devono specificare le azioni da intraprendere in caso            
di mancato rispetto degli accordi.                                              
I controlli possono prevedere verifiche occasionali o programmate               
presso il fornitore, verifiche sulla documentazione dell'attivita'              
svolta, oppure rilevazioni del grado di soddisfazione da parte dei              
cittadini utenti sulla qualita' percepita del servizio.                         
La qualita' del servizio reso dal fornitore in termini di esiti e la            
coerenza con i percorsi clinico assistenziali predisposti sono                  
valutati applicando gli strumenti del governo clinico.                          
Il Direttore del Distretto ha il mandato di monitorare la                       
soddisfazione dei bisogni di salute per la popolazione di riferimento           
e di valutare assieme al Comitato dei sindaci i risultati di salute             
attesi. Gli strumenti principali sono gli indicatori e le misure di             
performance individuate dai responsabili del governo clinico e del              
governo economico.                                                              
Questi indicatori devono consentire di:                                         
- valutare la qualita' e l'appropriatezza delle singole prestazioni             
erogate dai fornitori;                                                          
- la tempestivita' e la continuita' terapeutica del servizio reso e i           
relativi costi;                                                                 
- confrontare la performance dei vari fornitori con le medie                    
nazionali e con altri produttori potenziali o attuali.                          
L'attuazione dei principali obiettivi indicati nel governo clinico e            
dei principali programmi indicati nel governo economico permetteranno           
lo sviluppo degli adeguati indicatori per la verifica richiesta nella           
fase di committenza.                                                            
2.4 Il sistema di comunicazione distrettuale                                    
La comunicazione interna e verso gli utilizzatori e' strumento                  
indispensabile per modernizzare e qualificare la produzione di                  
servizi, le modalita' di accesso e di fruizione.                                
Il Distretto, nella sua funzione di committenza, svolge un ruolo                
centrale nel sistema di comunicazione aziendale, in quanto,                     
attraverso l'assistenza primaria, l'integrazione sanitaria e sociale,           
gli interventi di promozione alla salute, il governo della domanda              
dei servizi, ha relazioni continue con la popolazione di riferimento.           
Conoscere aspettative e bisogni, informare, raccogliere valutazioni             
sulla qualita' percepita del servizio ricevuto costituiscono azioni             
indispensabili per rendere il cittadino "utilizzatore consapevole".             
Pertanto, e' esigenza imprescindibile il confronto sistematico e la             
collaborazione del Distretto con le diverse forme istituzionalizzate            
di partecipazione dei cittadini, prime fra tutte i Comitati                     
consultivi misti.                                                               
Lo sviluppo del sistema di comunicazione distrettuale deve prevedere:           
- la qualificazione degli strumenti di relazione diretta con il                 
cittadino: informazione, accoglienza, tutela, partecipazione;                   
- una formazione adeguata e permanente rivolta a tutti gli operatori            
e, specifica, a quanti hanno un rapporto diretto con i cittadini                
utenti;                                                                         
- interventi formativi per gli addetti agli sportelli unici                     
dell'accesso, mirati alle attivita' di prima accoglienza, presa in              
carico, di orientamento amministrativo/logistico per i cittadini.               
Il sistema di comunicazione distrettuale e' in rete con il sistema di           
comunicazione aziendale, a tal fine si integra con le strutture                 
organizzative che fanno riferimento all'URP, all'Ufficio Stampa, allo           
Sportello unico dell'accesso, allo Sportello per la Prevenzione e al            
Servizio di Educazione alla salute, al Punto unico di accesso alle              
cure domiciliari sanitarie.                                                     
Nel sistema di comunicazione distrettuale, gli sportelli unici                  
dell'accesso costituiscono lo strumento qualificato per facilitare la           
fruizione dei servizi e la semplificazione dei percorsi per gli                 
utenti.                                                                         
Capitolo 3 - La funzione di produzione                                          
Obiettivo del Piano sanitario regionale e' distinguere nell'ambito              
del Distretto le responsabilita' derivanti dalle esigenze proprie               
della produzione di servizi a valenza territoriale rispetto a quelle            
legate alla integrazione e alla programmazione strategica.                      
Il processo di aziendalizzazione avviato con l'istituzione delle                
Aziende sanitarie nel 1994 non ha potuto completare la realizzazione            
dell'assistenza distrettuale che e' rimasta la sede di attivita'                
svolte ancora in modo frammentato e con grande disomogeneita'.                  
Occorre, pertanto, per le attivita' prodotte dal Distretto superare             
definitivamente la struttura articolata in servizi territoriali (ex             
L.R. 1/80) per poter garantire modalita' omogenee di erogazione e di            
fruizione dei servizi sanitari, caratterizzati da integrazione e                
tempestivita', sull'intero territorio regionale.                                
Il modello organizzativo individuato risponde alle esigenze                     
sopracitate e contiene la flessibilita' necessaria per adattarsi alle           
diverse realta'.                                                                
Nell'ambito della funzione di produzione, sara' l'atto aziendale a              
definire le attivita' che devono essere erogate dal Distretto, le               
attivita' di integrazione intra distrettuale e quelle intra aziendale           
che devono essere garantite alla popolazione.                                   
Le attivita' erogate dal Distretto sono quelle inerenti l'assistenza            
primaria, l'assistenza per le tossicodipendenze e l'assistenza                  
socio-sanitaria, quest'ultima in stretta connessione con i Comuni.              
3.1 Il Dipartimento delle cure primarie                                         
Il Dipartimento delle cure primarie (DCP) e' una struttura                      
organizzativa complessa costituita da un insieme di Unita' operative            
e di moduli organizzativi, sulla base dell'affinita' del sistema                
tecnico con riferimento alle cure primarie.                                     
Le cure primarie rappresentano il "cuore" del sistema di produzione             
del Distretto, sono erogate dal Dipartimento delle cure primarie e              
comprendono:                                                                    
- l'assistenza di Medicina generale e infermieristica, l'assistenza             
specialistica ambulatoriale, l'assistenza domiciliare, l'assistenza             
farmaceutica, l'assistenza residenziale e semi-residenziale,                    
l'assistenza pediatrica e l'assistenza consultoriale.                           
Rientrano nell'assistenza primaria:                                             
- la cura delle malattie croniche, in particolare quelle ad alta                
prevalenza; la tutela della salute di alcune popolazioni target quali           
l'infanzia ed eta' evolutiva, le donne;                                         
- l'assistenza globale nei confronti di soggetti deboli quali                   
anziani, persone con handicap fisici; le prestazioni sociali a                  
rilievo sanitario di aiuto alla persona ma erogate dai Comuni, come             
indicato dal DLgs 229/99.                                                       
Per realizzare l'assistenza primaria e' necessaria l'integrazione               
della Medicina generale nelle attivita' distrettuali e, piu'                    
precisamente nel Dipartimento delle cure primarie, con un radicale              
cambiamento dell'attuale assetto organizzativo dei Servizi                      
territoriali e dell'attivita' dei medici di Medicina generale. Il               
Dipartimento delle cure primarie ha autonomia tecnico-professionale e           
gestionale nei limiti degli obiettivi e delle risorse attribuiti.               
La sua "mission" contempla la produzione di prestazioni e servizi               
centrati sul bisogno della persona e caratterizzati da elevati                  
livelli di appropriatezza, di efficacia e di qualita' tecnica,                  
nonche' da una gestione efficiente delle risorse. Inoltre, il                   
Dipartimento di cure primarie promuove il mantenimento e lo sviluppo            
delle conoscenze e competenze professionali attraverso iniziative di            
formazione. In questo ambito si esercita il governo clinico quale               
strumento piu' idoneo per implementare nelle cure primarie nuovi                
programmi assistenziali, per valutare e migliorare la qualita'                  
dell'assistenza e dei servizi erogati. Nel governo clinico sono                 
coinvolti tutti i componenti delle e'quipes dei Nuclei di cure                  
primarie e altre strutture organizzative presenti nel dipartimento              
stesso.                                                                         
Le principali Unita' operative e moduli organizzativi che                       
costituiscono il Dipartimento delle cure primarie sono:                         
- i Nuclei di cure primarie (NCP) che ne costituiscono la rete                  
clinica ed assicurano l'erogazione di prestazioni di assistenza                 
primaria, la continuita' assistenziale e la realizzazione dei                   
programmi sanitari che si esauriscono all'interno del Nucleo di cure            
primarie;                                                                       
- l'Unita' di Medicina generale e di assistenza specialistica                   
ambulatoriale territoriale;                                                     
- il consultorio familiare di secondo livello che assicura per                  
l'e'quipe dei nuclei delle cure primarie la gestione di programmi               
rivolti alla tutela della salute della donna e l'erogazione di                  
prestazioni o attivita' che per peculiarita' e specificita'                     
necessitano di competenze consultoriali multidisciplinari;                      
- l'Unita' pediatrica distrettuale che assicura le attivita' cliniche           
di secondo livello per l'e'quipe delle cure primarie e attua i                  
programmi di pediatria di comunita';                                            
- la struttura amministrativa che costituisce lo sportello unico                
distrettuale per facilitare l'accesso alle prestazioni sanitarie da             
parte dei cittadini.                                                            
Il Direttore generale nell'atto aziendale, in conformita' a quanto              
stabilito per l'intera organizzazione dipartimentale dell'azienda,              
definisce la struttura organizzativa del Dipartimento di cure                   
primarie e i suoi organi di gestione. Qualora sia nominato Direttore            
del Dipartimento di cure primarie un medico di Medicina generale,               
dovranno essere seguiti gli stessi criteri previsti dal Decreto                 
229/99 per la nomina del Direttore di Distretto.                                
3.1.1 I nuclei per le cure primarie                                             
Per garantire ai cittadini il complesso delle cure primarie e'                  
necessario individuare delle aree territoriali omogenee, con                    
caratteristiche geomorfologiche simili, con popolazione 10/30mila               
abitanti, che coincidano o comprendano uno o piu' comuni. Per comuni            
con popolazione superiore a 30.000 abitanti le aree territoriali                
omogenee possono coincidere con le circoscrizioni comunali.                     
In ogni area territoriale omogenea opera un Nucleo di cure primarie             
(NCP), formato dai medici di Medicina generale (MMG) e dai pediatri             
di libera scelta (PDLS). A questi nuclei, man mano che aumentera' il            
portafoglio di attivita' svolte, confluiranno funzionalmente gli                
operatori professionali dell'area, che attualmente svolgono la loro             
attivita' nei diversi Servizi del Distretto.                                    
Gli altri operatori professionali che afferiscono al Nucleo di cure             
primarie sono: assistente sanitaria, infermiere professionale,                  
farmacista, assistente sociale, educatore professionale, addetto                
all'assistenza di base, ostetrica, terapista della riabilitazione.              
Essi opereranno su progetti o programmi definiti e per specifici                
piani assistenziali.                                                            
A livello del Nucleo di cure primarie si realizza, pertanto,                    
l'integrazione professionale e operativa delle diverse figure,                  
indipendentemente e nel rispetto delle strutture organizzative di               
appartenenza, siano esse articolazioni del Servizio sanitario                   
nazionale o dei Comuni.                                                         
La composizione media di un Nucleo di cure primarie puo' essere la              
seguente:                                                                       
- 8-15 medici di Medicina generale;                                             
- 3-4 pediatri di libera scelta;                                                
- infermieri, assistenti sanitarie, ostetrica;                                  
- assistente sociale dei comuni;                                                
- farmacisti titolari delle farmacie presenti nel territorio di                 
riferimento.                                                                    
A seconda delle dimensioni del Distretto ogni Dipartimento di cure              
primarie comprendera' da 3 a 6 nuclei di cure primarie. Questi nuclei           
si configurano come moduli organizzativi della rete clinica                     
distrettuale, che erogano alla popolazione di riferimento                       
l'assistenza medica e pediatrica presso gli studi dei medici singoli            
o associati, l'assistenza medica e infermieristica domiciliare,                 
l'assistenza ostetrica e pediatrica nei punti consultoriali di I                
livello, quella farmaceutica con le farmacie convenzionate,                     
l'assistenza sociale con i servizi dei comuni presenti in quell'area.           
La "mission" del Nucleo di cure primarie consiste nel miglioramento             
continuo del processo assistenziale, sia con l'integrazione operativa           
delle diverse risorse tecnico-professionali, sia con la                         
semplificazione dei percorsi di accesso alle prestazioni e ai                   
servizi.                                                                        
Il Responsabile del Nuclo di cure primarie e della relativa e'quipe             
multiprofessionale assicura che i servizi, le prestazioni, le                   
tecniche e le procedure siano appropriati nella produzione e                    
nell'uso, siano applicati/erogati secondo linee guida specifiche                
predefinite e valutati nella loro efficacia e coerenza con gli                  
obiettivi assistenziali; assicura, altresi', il collegamento con le             
altre unita' operative e moduli del Dipartimento di cure primarie.              
La Medicina generale e' assicurata dai medici di Medicina generale              
(MMG), i quali, in quanto generalisti devono possedere anche quelle             
competenze specialistiche di base che consentano l'invio mirato dei             
pazienti con problemi specialistici complessi alle unita' operative             
specialistiche del Distretto e/o del Presidio ospedaliero di                    
riferimento.                                                                    
Queste competenze consentono, inoltre, la diagnosi e il trattamento             
delle patologie acute piu' diffuse e la gestione delle principali               
patologie croniche, secondo progetti/programmi definiti a livello               
dipartimentale, distrettuale o aziendale.                                       
Una graduale integrazione nei processi assistenziali sopra descritti,           
richiede che negli studi medici sia presente una adeguata                       
strumentazione tecnica, necessaria per eseguire prestazioni                     
diagnostiche e terapeutiche, quali, ad esempio: eseguire e                      
interpretare un elettrocardiogramma; eseguire un esame neurologico;             
eseguire suture di ferite, medicazioni, bendaggi, ecc.                          
Il DLgs 229/99 contiene i presupposti legislativi che consentono ai             
medici di Medicina generale e ai pediatri di libera scelta (PdLS) di            
superare il modello operativo della medicina libero-professionale e             
permette di attuare il modello organizzativo sopra descritto.                   
Il rapporto fra il Servizio sanitario nazionale e i medici di                   
Medicina generale e i pediatri di libera scelta, secondo l'art. 8 del           
DLgs 229/99, e' disciplinato da apposite convenzioni nazionali sulla            
base delle quali vengono stipulati accordi collettivi nazionali e               
regionali.L'organizzazione distrettuale deve garantire alla                     
popolazione di riferimento l'attivita' assistenziale per l'intero               
arco della giornata attraverso il coordinamento operativo e                     
l'integrazione professionale - pur nel rispetto degli obblighi                  
individuali derivanti dalle specifiche convenzioni - fra i medici di            
Medicina generale, i pediatri di libera scelta, i medici della                  
Guardia medica e della Medicina dei servizi, anche sviluppando forme            
di associazionismo professionale.                                               
Le Aziende sanitarie locali, in base agli accordi che discendono dal            
citato art. 8 del DLgs 229/99 (lettere g, i, l) disciplinano le                 
modalita' di partecipazione dei medici alla definizione degli                   
obiettivi e dei programmi di attivita' del Distretto, nonche' alla              
verifica del loro raggiungimento.                                               
Le Aziende Unita' sanitarie locali possono, inoltre, stabilire                  
specifici accordi con i medici gia' titolari di convenzione operanti            
in forma associata.                                                             
3.2 L'unita' di Medicina generale e di assistenza specialistica                 
ambulatoriale distrettuale                                                      
La maggioranza delle attivita' di Medicina generale si realizza nei             
Nuclei di cure primarie sia come attivita' ambulatoriale sia a                  
domicilio.                                                                      
L'Unita' di Medicina generale e di assistenza specialistica                     
ambulatoriale territoriale e' una unita' operativa che nel                      
Dipartimento delle cure primarie e' in grado di offrire percorsi                
integrati di tipo specialistico a supporto dell'attivita' dei nuclei            
di cure primarie e in collegamento con le attivita' ambulatoriali               
ospedaliere.                                                                    
Per gruppi di pazienti con malattie croniche ad alta prevalenza                 
(diabete, ipertensione ecc.) occorrono programmi di monitoraggio                
clinico di II livello da parte degli stessi medici di Medicina                  
generale che possono attuarli in forma associata in ambulatori di               
patologia, avvalendosi, per gli approfondimenti clinici                         
specialistici, dei medici specialisti ambulatoriali. Cio' permette di           
riservare ai medici specialisti ospedalieri le attivita'                        
diagnostico-terapeutiche che necessitano di tecnologie complesse e di           
esperienze specifiche e di migliorare l'appropriatezza delle                    
prestazioni con un impatto positivo anche sulle liste di attesa.                
Le linee di indirizzo per l'erogazione dell'assistenza specialistica,           
la cui attuazione graduale coinvolge sia i dipartimenti ospedalieri,            
sia i Nuclei di cure primarie sono gia' state emanate con direttiva             
regionale n. 1296 del 26/7/1998 e, per una gestione efficiente delle            
liste di attesa, prevedono l'individuazione dei livelli di priorita',           
la revisione periodica delle liste stesse ed una riorganizzazione               
complessiva delle attivita' ambulatoriali.                                      
Il principio innovatore che ispira tale scelta e' la presa in carico            
del paziente per l'intero iter dell'assistenza specialistica                    
richiesta dal percorso di cura e sara' reso possibile con interventi            
sia sugli assetti organizzativo/gestionali, sia sulle responsabilita'           
clinico-assistenziali.                                                          
Questi interventi riorganizzativi comprendono:                                  
- la concentrazione, per quanto possibile, in un unico accesso delle            
prestazioni relative allo stesso problema clinico;                              
- l'individuazione della responsabilita' di uno specialista per                 
l'intero iter clinico-assistenziale previsto nella struttura                    
ambulatoriale;                                                                  
- l'integrazione funzionale e, ove possibile, la concentrazione di              
attivita' in strutture ambulatoriali ospedaliere e distrettuali,                
adeguate per attrezzature e personale. Si dovrebbe garantire per un             
arco di tempo ampio della settimana la presenza contestuale di piu'             
specialisti, che offrano prestazioni diverse in tempi adeguati e                
siano in grado di organizzare, se necessario, successivi accessi alla           
stessa o ad altre strutture sanitarie.                                          
Gli attuali presidi poliambulatoriali distrettuali sono in grado di             
assicurare adeguati livelli di assistenza specialistica per le                  
patologie prevalenti e sono strutture di riferimento per realizzare             
una nuova organizzazione che aggreghi le funzioni di II livello della           
Medicina generale e l'attivita' ambulatoriale specialistica                     
territoriale.A tale struttura potra' riferirsi anche l'organizzazione           
e la realizzazione dei nuovi modelli della guardia medica, come                 
funzione di supporto a piu' Nuclei di cure primarie.                            
Un idoneo sistema di relazioni strutturate tra i Nuclei di cure                 
primarie puo' assicurare anche la continuita' assistenziale ai                  
pazienti in assistenza domiciliare integrata, nelle strutture                   
residenziali, negli hospice territoriali ed eventuali interventi                
personalizzati a pazienti con patologie croniche.                               
Il responsabile dell'Unita' di Medicina generale e di assistenza                
ambulatoriale specialistica puo' essere individuato anche fra i                 
medici di Medicina generale o fra i medici specialisti ambulatoriali.           
Egli assicura l'erogazione delle attivita' e la realizzazione                   
nell'ambito del Dipartimento di cure primarie dell'uniformita' dei              
percorsi d'accesso alle prestazioni ambulatoriali specialistiche, la            
definizione congiunta con i dipartimenti ospedalieri di protocolli              
diagnostico-terapeutici concordati fra specialisti ambulatoriali,               
ospedalieri, medici di Medicina generale, pediatri di libera scelta e           
pediatri di comunita'. Il responsabile garantisce che i protocolli              
clinici ed organizzativi siano correlati alle tipologie ed ai volumi            
di attivita' concertati, siano esplicitati in modo chiaro, conosciuti           
da tutti gli operatori coinvolti e permettano di individuare                    
responsabilita' precise nelle diverse fasi del processo di presa in             
carico organizzativa ed assistenziale del paziente.                             
Tra le prestazioni dell'attivita' ambulatoriale specialistica del               
Distretto, un aspetto particolare riguarda l'assistenza                         
odontoiatrica, erogata sia tramite gli ambulatori territoriali e dei            
Presidi ospedalieri sia assicurando l'accesso ad altre sedi                     
erogative, sulla base dei contratti di fornitura con l'Azienda                  
ospedaliera e/o con privati accreditati.                                        
L'attuale offerta di prestazioni e' disomogenea nelle varie realta'             
aziendali. L'attuazione dell'art. 9 del DLgs 229/99 comporta la                 
necessita' di effettuare una selezione degli interventi, con opzioni            
prioritarie a favore di fasce di popolazione particolarmente                    
svantaggiate o per prestazioni urgenti.                                         
Le prestazioni odontoiatriche che debbono essere assicurate sono                
prioritariamente:                                                               
- prevenzione e cura della carie dentaria nell'eta' infantile e nelle           
fasce sociali svantaggiate;                                                     
- trattamento dell'urgenza odontoiatrica;                                       
- cure ortodontiche, entro i limiti stabiliti dal nomenclatore                  
tariffario delle prestazioni specialistiche ambulatoriali, con                  
possibili interventi a valenza sociale per la fasce deboli;                     
- attivita' protesica per adulti e per anziani, con possibili                   
interventi a valenza sociale per la fasce deboli;                               
- presa in carico in ambito ospedaliero degli interventi che                    
riguardano pazienti portatori di handicap, pazienti "non                        
collaboranti" o a rischio.                                                      
3.3 L'Unita' pediatrica di Distretto                                            
La rete dei consultori pediatrici e dei punti vaccinali assicura una            
copertura vaccinale della popolazione infantile della regione pari al           
98,8% nel primo anno di vita per le vaccinazioni dell'obbligo; mentre           
per le vaccinazioni raccomandate i dati variano dall'87,6% (rosolia)            
al 94,8% (pertosse).                                                            
I pediatri di libera scelta (PdLS) hanno in carico il 95,7% dei                 
bambini di eta' fra 0 e 6 anni e il 71% dei ragazzi della fascia                
successiva fino ai 14 anni (dati al 31/12/1998).                                
Accanto a livelli di eccellenza raggiunti dalla sanita' regionale e             
che devono essere mantenuti, quali le coperture vaccinali per le                
vaccinazioni dell'obbligo e raccomandate, e' necessario sviluppare              
ulteriormente alcuni percorsi gia' iniziati, quali: la presa in                 
carico tempestiva del neonato sano; la riduzione                                
dell'ospedalizzazione del bambino per patologie acute e croniche.               
Una delle piu' importanti aree di bisogni emergenti che non hanno               
ricevuto sufficiente attenzione e' rappresentata dalla diseguaglianza           
sociale e dalle discriminazioni nelle prospettive di salute del                 
bambino svantaggiato, ovvero del bambino appartenente a nucleo                  
familiare in cui sia presente tossicomania o alcoolismo o malattia              
mentale. Ma in questo ambito possiamo trovare anche bambini stranieri           
o nomadi o con famiglia di basso livello economico e culturale e,               
infine, bambini con handicap psico-fisico.                                      
Secondo recenti ricerche e richiamandosi anche ai contenuti del                 
Progetto obiettivo "materno infantile" del Piano sanitario nazionale            
1998/2000 i programmi di salute basati solo sull'informazione o su              
offerte di servizi che richiedano un ruolo attivo dell'utente,                  
raggiungono prevalentemente la fascia medio-alta della popolazione e            
producono quindi miglioramenti diseguali (esempio la prevenzione                
della carie). Interventi di carattere strutturale, invece, consentono           
di raggiungere piu' capillarmente il target e danno dei risultati               
anche in termini di un piu' favorevole rapporto costi-benefici. Nelle           
zone di piu forte immigrazione, ad esempio, facilitare l'accesso ai             
servizi sanitari di questo target di popolazione ha avuto positive              
ricadute anche sulle fasce a basso livello sociale della popolazione            
autoctona.                                                                      
Un'altra area problematica e' quella del disagio psichico, sia per              
l'eta' d'esordio, che per gli aspetti clinici in divenire. In questo            
settore le famiglie ricorrono sovente al pediatria di libera scelta             
per problematiche di tipo psicologico, mentre non utilizzano quasi i            
servizi specialistici per bambini con disturbo psichico. Anche questa           
tipologia di popolazione mostra disuguaglianza nell'utilizzo dei                
servizi offerti.                                                                
Molti operatori dell'infanzia, inoltre, non sono preparati a                    
riconoscere adeguatamente questi bisogni e vi e' mancanza di                    
iniziative diffuse.                                                             
Sui casi citati occorre assumere proprio con i Piani per la salute              
un'ottica preventiva piu' risoluta, con una ricerca piu' attiva del             
rischio nell'eta' infantile.                                                    
Di conseguenza, anche la struttura organizzativa deve essere                    
riorientata sulla nuova "mission" i cui elementi fondanti sono:                 
- programmazione per obiettivi di salute, secondo programmi definiti            
in ambito aziendale;                                                            
- articolazione degli interventi preventivi orientati al superamento            
delle disuguaglianze;                                                           
- attivazione di percorsi integrati di presa in carico globale del              
bambino multiproblematico;                                                      
- centralita' del ruolo del pediatra di libera scelta, attorno al               
quale costruire i percorsi di salute sul singolo;                               
- orientamento della Pediatria di comunita' verso competenze di tipo            
programmatorio e organizzativo.                                                 
La realizzazione degli obiettivi di salute e' assicurata all'interno            
del Dipartimento delle cure primarie, dall'Unita' Pediatrica                    
distrettuale (UPD), che integra funzionalmente i pediatri di libera             
scelta, che operano nei Nuclei di cure primarie con l'e'quipe di                
Pediatria di Comunita', individuandone le specifiche competenze e               
responsabilita'.                                                                
L'Unita' Pediatrica distrettuale e' una unita' operativa del                    
Dipartimento delle cure primarie che integra funzionalmente diverse             
professionalita' anche provenienti da Enti locali, e' composta da               
pediatra di libera scelta, pediatra di comunita', assistente                    
sanitaria, psicologo/a, assistente sociale ed ha i seguenti compiti:            
- garantire tempestivita', appropriatezza e continuita' degli                   
interventi attraverso protocolli interni condivisi;                             
- individuare percorsi integrati con i consultori familiari, i                  
dipartimenti ospedalieri, gli altri dipartimenti del Distretto, i               
servizi sociali, le altre Istituzioni interessate (Scuola, Comune, .            
. .) e le associazioni di volontariato;                                         
- valutare la qualita' e l'efficacia delle attivita' svolte mediante            
un sistema di indicatori specifici.                                             
L'Unita' Pediatrica distrettuale, inoltre, svolge in modo integrato             
con il Dipartimento di Sanita' pubblica i seguenti compiti:                     
- tradurre in percorsi distrettuali integrati i programmi aziendali             
di prevenzione per l'eta' pediatrica ed evolutiva attuando il                   
coordinamento operativo delle vaccinazioni per i minori;                        
- segnalare tempestivamente gli eventi, individuando nel Distretto              
l'osservatorio privilegiato dei bisogni, affrontando i problemi di              
salute nelle comunita' di bambini, scuole, centri residenziali,                 
gruppi etnici di nuovo insediamento;                                            
- adottare strumenti di gestione dei rischi nella popolazione target            
e la realizzazione di interventi preventivi nelle comunita' in modo             
integrato con le unita' distrettuali del Dipartimento di sanita'                
pubblica.                                                                       
Il Responsabile dell'Unita' Pediatrica distrettuale coordina ed                 
integra tra loro i servizi sanitari e socio-assistenziali per                   
l'infanzia, con competenze programmatorie e organizzative e con un              
ruolo di "facilitatore", dell'integrazione dell'e'quipe pediatrica              
nei Nuclei delle cure primarie.                                                 
Il pediatra di libera scelta eroga l'assistenza nell'ambito dei                 
Nuclei delle cure primarie. E' responsabile della salute del bambino            
e referente diretto per tutti i problemi di salute che lo riguardano,           
con competenze in ambito preventivo, diagnostico e terapeutico.                 
In collegamento con l'Unita' Pediatrica distrettuale svolge i                   
seguenti compiti:                                                               
- provvede alle cure primarie del bambino e garantisce livelli                  
uniformi di assistenza, con particolare attenzione alle fasce deboli            
della popolazione e considerando i bisogni del bambino nel suo                  
contesto ambientale, in stretta collaborazione con le e'quipe dei               
Nuclei di cure primarie;                                                        
- individua e diagnostica precocemente i segni clinici dei disturbi             
relazionali o comportamentali ed attiva gli eventuali percorsi                  
assistenziali necessari;                                                        
- integra con interventi a domicilio l'assistenza del bambino con               
disabilita', malformazioni, malattie croniche mediante coinvolgimento           
attivo nei percorsi concordati, finalizzati a ridurre il ricorso                
all'ospedale o allo specialista, a favorire l'inserimento scolastico            
e una qualita' della vita adeguata all'eta';                                    
- attua nuovi modelli assistenziali come la presa in carico del                 
neonato sano dimesso precocemente;                                              
- partecipa, laddove vi siano le condizioni oggettive, all'esecuzione           
degli interventi di prevenzione primaria (vaccinazioni, screening               
...).                                                                           
3.3.1 La relazione tra l'Unita' Pediatrica distrettuale e la                    
Neuropsichiatria infantile                                                      
La patologia neuropsichica e il disagio psicologico nell'eta'                   
minorile rappresentano un'area dall'approccio complesso. La                     
prevenzione dei disturbi relazionali, la diagnosi precoce e                     
l'inserimento del bambino in percorsi assistenziali tempestivi,                 
costituiscono parte integrante dell'attivita' clinico-diagnostica del           
pediatra di libera scelta e della Pediatria di comunita', in                    
connessione con l'e'quipe di Neuropschiatria infantile.                         
Il pediatra di libera scelta e' la figura professionale che,                    
coerentemente col suo ruolo, deve poter rafforzare e sostenere con              
osservazioni e consigli, i fattori protettivi della salute mentale              
del bambino nei diversi momenti evolutivi. La necessita' di                     
collegamento funzionale tra le singole unita' operative emerge anche            
dalla valutazione dei bisogni dei bambini con patologia neurologica e           
psichiatrica conclamata, anche grave.                                           
La neuropsichiatria infantile, per il ruolo consolidato nella realta'           
regionale, per i risultati finora conseguiti e per la peculiarita'              
delle competenze centrate su bisogni specifici, si inserisce quale              
erogatore di interventi specialistici ad alta complessita', in una              
organizzazione articolata su livelli tecnici, di cui il pediatra di             
libera scelta rappresenta, elettivamente, il riferimento per tutti i            
problemi di salute del bambino.                                                 
3.4 Il consultorio familiare                                                    
La rete dei consultori familiari diffusa sul territorio regionale               
conta 238 strutture, alle quali nel 1997 si sono rivolte 204.276                
donne di cui l'1,4%, straniere.                                                 
Le gravidanze seguite sono state 7.450 pari al 26% del totale dei               
parti, con una presenza significativa di 1050 donne immigrate.                  
Sono stati intrapresi due programmi di screening per la prevenzione             
di patologie responsabili di elevati tassi di mortalita' femminile              
per neoplasie della mammella e del collo dell'utero. I consultori               
familiari sono stati un supporto indispensabile per il primo                    
approccio e l'esecuzione del pap-test; il programma ha comportato la            
predisposizione dei percorsi facilitati con le strutture ospedaliere            
per la diagnosi dei casi dubbi e per un tempestivo intervento                   
terapeutico.                                                                    
Le attivita' rivolte alla promozione della salute della donna, della            
coppia e della famiglia, trovano collocazione nell'ambito del                   
dipartimento delle cure primarie.                                               
I problemi emergenti riguardano il miglioramento delle modalita' di             
intervento per il percorso nascita e per gli interventi di                      
prevenzione e cura delle patologie invalidanti della popolazione                
target, quali le malattie osteoporotiche e preneoplastiche.                     
necessario un riorientamento della rete dei servizi consultoriali, la           
collocazione di alcune funzioni nell'ambito dei Nuclei di cure                  
primarie e il coinvolgimento attivo delle rappresentanze                        
istituzionali, sociali e del volontariato in quanto le azioni da                
mettere in campo sono non solo di tipo sanitario, ma hanno una forte            
valenza sociale e culturale.                                                    
Il consultorio familiare (CF) e' collocato come struttura operativa             
nel Dipartimento di cure primarie e si articola in due livelli di               
attivita' con la finalita' di rispondere alle necessita' localmente             
individuate per le aree di competenza, in integrazione con gli altri            
servizi distrettuali, ospedalieri, con i medici di medicina generale            
(MMG) ed i pediatri di libera scelta (PDLS). In tale ambito i                   
consultori familiari assicurano interventi socio-sanitari a                     
prevalente carattere preventivo con particolare riferimento ai                  
programmi di prevenzione sopra descritti.                                       
Il primo livello di attivita' e' svolto nei punti consultoriali                 
decentrati, prossimi alle zone territoriali omogenee dei Nuclei di              
cure primarie.                                                                  
La figura professionale di riferimento e' l'ostetrica che cura le               
relazioni tra l'e'quipe dei Nuclei di cure primarie e l'e'quipe                 
consultoriale di riferimento. Tale livello garantisce (nei Nuclei di            
cure primarie):                                                                 
- assistenza ostetrica di base alla gravidanza;                                 
- assistenza al puerperio e all'allattamento;                                   
- informazione e colloquio contraccettivo;                                      
- colloquio per problemi di sterilita' e pre-concezionali;                      
- consulenza ostetrica, pap-test.                                               
Il II livello di attivita' e' assicurato, nel Dipartimento di cure              
primarie, dal consultorio familiare quale unita' operativa che                  
assicura i collegamenti funzionali con il primo livello e gli                   
interventi di educazione sanitaria a gruppi, l'attivita' svolta                 
nell'ambito dello spazio giovani, il livello diagnostico e                      
terapeutico ambulatoriale dell'attivita' ostetrico-ginecologica,                
l'attivita' psicologica per le aree d'interesse, la consulenza e la             
terapia sessuale, la gestione dell'attivita' di screening.                      
L'e'quipe del consultorio familiare diventa il punto di riferimento             
distrettuale per la salute sessuale, relazionale e riproduttiva dei             
singoli, della coppia e della famiglia.                                         
Essa e' garante della continuita' dell'iter diagnostico-terapeutico             
per le/gli utenti.                                                              
Nell'ambito dell'integrazione socio-sanitaria istituzionale occorre             
garantire la presenza dell'assistente sociale nell'e'quipe                      
consultoriale, in quanto elemento qualificante e necessario                     
soprattutto nelle fasi di progettazione e di programmazione, oltre              
che nelle attivita' sociali attinenti le aree di intervento dei                 
consultori familiari.                                                           
3.5 L'accesso ai servizi: lo sportello unico distrettuale                       
Il Piano sanitario regionale 1999/2001 ha fra gli obiettivi il                  
superamento dei singoli punti di accesso monotematici per realizzare            
"sportelli unici" opportunamente collocati negli ambienti di vita e             
di lavoro, anche sviluppando adeguate collaborazioni con gli Enti               
locali, i patronati e le associazioni di volontariato.                          
Il miglioramento dell'accesso per il cittadino, la revisione e                  
semplificazione dei percorsi amministrativi, comportano il                      
superamento degli attuali modelli organizzativi e lo sviluppo, a                
livello distrettuale, di una rete integrata di sportelli unici per le           
funzioni di front-office relative alle principali procedure                     
amministrative, riferite all'offerta di servizi distrettuali per le             
cure primarie, che sono di seguito elencate:                                    
1) iscrizione al Servizio sanitario nazionale;                                  
2) scelta del medico di Medicina generale/pediatra di libera scelta;            
3) rilascio attestato di esenzione per malattie croniche e                      
invalidanti;                                                                    
4) prenotazione di prestazioni specialistiche ambulatoriali;                    
5) esenzione dal ticket in relazione alla situazione economica;                 
6) incasso ticket;                                                              
7) accesso alla fornitura di presidi per l'assistenza integrativa e             
protesica;                                                                      
8) assistenza sanitaria all'estero per ricoveri e per cure in caso di           
temporaneo soggiorno per turismo, lavoro e studio;                              
9) accesso alle cure domiciliari e alla rete dei servizi                        
socio-sanitari per anziani.                                                     
La complessita' delle diverse procedure amministrative richiede una             
graduale attivazione della rete di sportelli unici in relazione alla            
completa riorganizzazione delle attuali strutture e alla                        
realizzazione di azioni formative per la qualificazione professionale           
degli operatori coinvolti. In particolare, l'accesso alle cure                  
domiciliari e alla rete dei servizi socio-sanitari per anziani                  
nell'ambito dello sportello unico, potra' essere realizzato in                  
relazione alla effettiva costruzione nel territorio di un sistema a             
rete.                                                                           
L'obiettivo principale dello sportello unico consiste nella                     
realizzazione di un modello di presa in carico del cittadino da parte           
dell'operatore di sportello, quale interlocutore amministrativo                 
responsabile del procedimento amministrativo, per la gestione                   
unitaria delle richieste del cittadino utente e dei relativi aspetti            
informativi.                                                                    
Nel caso di procedure amministrative che comportano connessioni con             
altri uffici interni/esterni e/o relative a prestazioni, la cui                 
erogazione e' subordinata ad una valutazione sanitaria, lo sportello            
unico, titolare della presa in carico, assicura i collegamenti                  
funzionali e i passaggi documentali in modo da semplificare il                  
percorso del cittadino.                                                         
3.5.1 Struttura organizzativa, tecnologia e qualita'                            
La rete integrata di sportelli unici si configura come struttura                
distrettuale articolata in punti di accesso distribuiti in modo                 
coerente con le aree territoriali individuate per i Nuclei di cure              
primarie.                                                                       
In relazione all'elevata richiesta di prenotazioni di prestazioni               
specialistiche ambulatoriali (in media, 7 accessi/cittadino, mentre             
le restanti procedure riguardano circa l'8-14% della popolazione) e'            
possibile integrare la rete con punti dedicati (esempio CUP,                    
farmacie, ecc.) riservati alla prenotazione di prestazioni                      
programmabili, all'incasso ticket, alla consegna di referti. Le                 
funzioni di back-office derivanti dalle procedure amministrative di             
competenza dello sportello unico sono svolte, in relazione alle                 
dimensioni dell'Azienda, dalle stesse strutture amministrative                  
distrettuali oppure da uffici a valenza sovra-distrettuale                      
appositamente individuati.                                                      
La rete integrata di sportelli unici e' una unita' operativa che                
assicura la direzione e l'organizzazione delle attivita'                        
sopraspecificate nell'ambito del Dipartimento di cure primarie. Il              
Responsabile della rete integrata di sportelli unici e' un dirigente            
amministrativo al quale competono le seguenti funzioni:                         
- assicurare legittimita' e uniformita' alle applicazioni delle norme           
e dei regolamenti che disciplinano l'accesso ai servizi;                        
- rispondere della funzionalita' della rete, assicurando                        
l'organizzazione del servizio e la gestione delle risorse assegnate;            
- pianificare, in collaborazione con il Direttore del Dipartimento di           
cure primarie, l'insieme di risorse necessarie per la rete di                   
sportelli unici.                                                                
Appositi regolamenti dovranno indicare responsabilita' e tempi di               
conclusione anche dei procedimenti amministrativi relativi.                     
Per quanto riguarda l'Area metropolitana e le Comunita' Montane, la             
struttura organizzativa dovra' essere articolata in modo adeguato               
alle peculiari caratteristiche del contesto territoriale di                     
riferimento.La rete di sportelli unici deve operare in collegamento:            
- con sportelli di Enti locali, patronati e associazioni di                     
volontariato, prevedendo accordi per forme associative e strumenti di           
integrazione;                                                                   
- con l'Ufficio delle Relazioni con il pubblico distrettuale, al fine           
di disegnare un sistema di comunicazione/informazione assicurato in             
modo capillare. In questo contesto l'Ufficio delle Relazioni con il             
pubblico distrettuale svolge funzioni di ascolto, accoglienza,                  
informazione e tutela, avvalendosi di adeguati strumenti quali:                 
banche dati, carta dei servizi, linee guida, protocolli di                      
collaborazione con i Comitati consultivi misti e con le associazioni            
di volontariato presenti sul territorio.                                        
Lo sviluppo di una rete di sportelli unici richiede una forte                   
innovazione tecnologica a sostegno di modalita' di accesso                      
semplificate, uniformi e trasparenti.                                           
Gli operatori di sportello devono disporre facilmente di informazioni           
accurate, tempestive e sistematicamente aggiornate. Essi devono poter           
trasmettere e ricevere per via telematica la necessaria                         
documentazione a tutti i soggetti che interagiscono con lo sportello            
unico.                                                                          
L'accesso telematico richiede la salvaguardia di alcuni principi                
irrinunciabili:                                                                 
- riservatezza: il contenuto deve essere accessibile solo al mittente           
e al destinatario;                                                              
- integrita': il documento non deve subire alterazioni durante lo               
scambio;                                                                        
- autenticazione: il documento deve effettivamente provenire dal                
mittente;                                                                       
- non ripudiabilita': chi trasmette o riceve non potra' negare di               
avere trasmesso o ricevuto.                                                     
Ogni procedura deve essere documentata mediante linee-guida pratiche            
destinate agli operatori con l'obiettivo di realizzare, a livello               
regionale, standard di processi e di modalita' operative e di                   
facilitare e migliorare la comunicazione fra gli stessi operatori. Le           
linee-guida, viste come percorso di accesso destinato ai cittadini              
utenti, saranno realizzate anche in versione semplice e chiara per              
facilitare la fruizione delle prestazioni e per migliorare, di                  
conseguenza, la comunicazione/relazione fra utenti e operatori del              
Servizio sanitario.                                                             
Le funzioni e il modello organizzativo dello sportello unico saranno            
precisate con apposite linee guida dell'Assessorato alla Sanita', da            
emanarsi al termine della fase di sperimentazione prevista entro il             
corrente anno.                                                                  
3.6 Il SERT distrettuale                                                        
Le dipendenze patologiche richiedono per la loro peculiarita' e                 
complessita' programmi aziendali che stabiliscano le linee di                   
indirizzo per le attivita' di prevenzione e cura dell'abuso di droghe           
e di alcool, per i percorsi clinico assistenziali, per la verifica              
della qualita' delle attivita' stesse e della loro attuazione                   
omogenea in ambito aziendale.                                                   
La configurazione istituzionale delle competenze ai vari livelli                
prevede che la conferenza sanitaria territoriale - sulla base di                
appositi protocolli d'intesa regionali fra la Giunta regionale e la             
Confederazione delle autonomie locali dell'Emilia-Romagna (CALER) -             
definisca indirizzi e programmi che impegnano congiuntamente i Comuni           
e le Aziende Unita' sanitarie locali.                                           
A livello distrettuale, invece, il programma delle attivita'                    
territoriali dovra' specificare gli indirizzi soprarichiamati,                  
definire le risorse e le forme di collaborazione fra SERT                       
distrettuale e Servizi sociali comunali, queste ultime d'intesa con             
il comitato dei sindaci di Distretto. Pertanto, in sintonia con i               
contenuti del documento "Stato Regioni" ("Riorganizzazione del                  
sistema di assistenza ai tossicodipendenti" Gazzetta Ufficiale n. 61            
del 13/5/1999), i programmi specifici afferiscono al livello                    
aziendale, mentre le scelte operative, le articolazioni dei servizi,            
i percorsi assistenziali sono realizzati nell'ambito del Distretto              
con i SERT distrettuali.                                                        
Il SERT distrettuale e' una struttura operativa complessa che                   
realizza i programmi assistenziali rivolti alle persone                         
tossicodipendenti ed alcooldipendenti, in attuazione degli indirizzi            
sulle dipendenza patologiche.                                                   
I dati di attivita' 1998 evidenziano che su una popolazione di 100              
mila abitanti (distretto virtuale di 100 mila abitanti) il numero di            
potenziali utenti SERT giustifichi la presenza della gamma dei                  
servizi necessari per il trattamento e la riabilitazione delle                  
tossicodipendenze.                                                              
La prevalenza delle persone con tossicodipendenza rispetto alla                 
popolazione target, nella fascia d'eta' 15-44 anni, e' del 5 per                
1000. Prevale in maggioranza il sesso maschile, nella misura dell'8             
per 1.000 sulla popolazione target dello stesso sesso. Il 20% del               
totale delle persone seguite dai SERT della regione per abuso di                
droghe sono nuovi utenti, presi in carico nell'anno. Il 65% circa               
degli utenti assistiti vive in famiglia, mentre il 23% e' ospitato in           
strutture residenziali. Tutti i SERT della regione, tranne due,                 
svolgono anche attivita' nei confronti di persone alcol dipendenti,             
in continuo incremento.                                                         
Le patologie correlate alla dipendenza patologica da droga e da                 
alcool richiedono frequenti ricoveri ospedalieri ed approfondimenti             
specialistici. Il 10% dei tossicodipendenti usufruisce mediamente di            
un ricovero ospedaliero annuo e le principali patologie riscontrate             
in questa popolazione sono per il 60% a carattere infettivo, come               
epatite B, epatite C e HIV. Per i pazienti alcool dipendenti                    
frequenti sono i ricoveri per epatopatie e neuropatie.                          
necessario, pertanto, che il Distretto assicuri percorsi integrati              
fra i SERT distrettuali e i Presidi ospedalieri in particolare con le           
Unita' operative di malattie infettive, di Medicina interna e                   
Gastroenterologia.                                                              
3.7 La salute mentale                                                           
Nella regione Emilia-Romagna le patologie maggiormente diffuse                  
collegate al disturbo psichico sono: le nevrosi, le sindromi                    
ansioso-depressive e le depressioni. Oltre un terzo della popolazione           
che ne e' affetta vive, apparentemente, una situazione di solitudine            
affettiva; mentre circa la meta' delle persone con disturbo psichico            
presentano anche malattie organiche croniche quali ipertensione,                
diabete, gravi problemi di obesita'.                                            
Secondo ricerche recenti circa il 17% delle persone con disturbo                
psichico non e' seguito da nessun terapeuta, mentre solo il 5% si               
rivolge, in eguale misura, a Servizi di salute mentale pubblici o ad            
un curante psichiatrico privato. Il medico di Medicina generale                 
risulta, pertanto, il principale curante delle persone con disturbo             
psichico, anche se nel 20% dei casi i problemi sono rilevati in                 
occasione di malattie organiche e sono trattati in modo discontinuo.            
Con l'istituzione del Dipartimento di salute mentale (DSM) aziendale,           
delibera di Giunta regionale del 31/3/1998, si e' inteso dare una               
risposta strutturale ai fenomeni prima richiamati proponendo una                
configurazione organizzativa dei Servizi basata sulla continuita' e             
integralita' del percorso assistenziale, e sulla                                
interdisciplinarieta' e l'intersettorialita' della rete dei servizi.            
Gli obiettivi del Piano sanitario regionale per la salute mentale               
sono rivolti ad incrementare la promozione della salute mentale; a              
prevenire la disabilita' psichica; a migliorare l'accessibilita' ai             
servizi; a facilitare la presa in cura globale; a garantire la cura             
completa; a permettere la riabilitazione e risocializzazione della              
persona tutelandone i diritti umani fondamentali.                               
Il Piano prevede di "creare una relazione di razionalita' tra                   
obiettivi di salute, modelli di organizzazione e allocazione delle              
risorse" e per garantire questi risultati si individuano quattro aree           
di attivita' dei servizi:                                                       
1) promozione della salute mentale e prevenzione del disagio                    
psichico, dei disturbi mentali e delle disabilita' psicofisiche;                
2) pronta e completa risposta alla emergenza-urgenza:                           
3) presa in cura e trattamento intensivo;                                       
4) riabilitazione e trattamento prolungato finalizzato al                       
reinserimento sociale.                                                          
Con riferimento alle quattro aree di attivita' sopracitate, si                  
evidenzia che la sede elettiva dell'erogazione delle prestazioni ai             
servizi della I e della IV area e' il Distretto. Infatti, la                    
promozione della salute mentale, la prevenzione del disagio psichico,           
dei disturbi mentali e delle disabilita' psicofisiche hanno come                
riferimento "la comunita' locale, le organizzazioni della societa'              
civile e le articolazioni distrettuali del Dipartimento di salute               
mentale". Si tratta di programmi intersettoriali realizzati dal                 
Distretto attraverso le strutture decentrate del Dipartimento di                
salute mentale.                                                                 
La quarta area "Riabilitazione e trattamento prolungato finalizzato             
al reinserimento sociale" ha come riferimento funzionale la rete dei            
servizi distrettuali e aziendali del Dipartimento di salute mentale,            
con una stretta integrazione con gli altri servizi sanitari e                   
sociali, che portano a valorizzare il rapporto dei servizi                      
dipartimentali con le comunita' riabilitative pubbliche e private e             
in particolare con le cooperative sociali per l'addestramento                   
professionale e l'inserimento lavorativo della persona con disturbo             
mentale grave.                                                                  
Le attivita' ad alta integrazione sociale e sanitaria previste in               
questa area sono inserite nel piano delle attivita' territoriali su             
proposta congiunta del direttore del Distretto e del responsabile del           
Dipartimento di salute mentale, adottate dal Direttore dell'Azienda             
d'intesa con il Comitato di Distretto e assicurate dal Distretto.               
La funzione di committenza per la salute mentale e' di pertinenza del           
Distretto che si avvale delle competenze del responsabile delle                 
articolazioni distrettuali del Dipartimento di salute mentale.                  
Elemento innovativo introdotto dal Piano sanitario regionale e' il              
servizio di consultazione, realizzato dalle articolazioni                       
distrettuali del Dipartimento di salute mentale e rivolto ai medici             
di Medicina generale ai pediatri di libera scelta, la cui attuazione            
e' da prevedersi nell'ambito organizzativo del Dipartimento delle               
cure primarie.                                                                  
Altro impegno significativo del Piano sanitario regionale riguarda la           
facilitazione dell'accesso e della fruizione delle prestazioni di               
salute mentale. A tale proposito si ribadisce la centralita' del                
Centro di salute mentale distrettuale, come nucleo di riferimento per           
le sue specifiche funzioni di:                                                  
- presa in carico sollecita della domanda;                                      
- risposta tempestiva per quanto di competenza;                                 
- orientamento e invio ai servizi del Dipartimento di salute mentale            
di secondo livello.                                                             
La definizione delle tipologie di servizi e delle relative strutture            
organizzative, che richiedono una stretta connessione fra le                    
articolazioni del Dipartimento di salute mentale e i distretti, rende           
necessario la costituzione a livello regionale di un gruppo di lavoro           
specifico cosi' come indicato dal Piano sanitario regionale.                    
3.8 L'integrazione con l'assistenza ospedaliera: i programmi                    
trasversali                                                                     
L'integrazione fra le due macrostrutture aziendali Distretto e                  
Assistenza ospedaliera e' fondamentale per assicurare la corretta               
erogazione di numerose attivita' sanitarie e/o programmi                        
assistenziali. Tale modalita' assistenziale interessa un numero                 
elevato di persone e definisce la qualita' di un intervento sanitario           
nelle sue determinanti di tempestivita' dell'intervento e continuita'           
della cura, la cui responsabilita' e' posta in capo al direttore di             
Distretto e di Presidio, mentre la responsabilita' della qualita'               
tecnica dell'intervento sanitario e' posta in capo al Responsabile di           
Dipartimento ospedalieri e distrettuali.                                        
Gli interventi che presuppongono l'integrazione fra unita'                      
ospedaliere e distrettuali richiedono il rispetto di criteri base per           
la loro corretta realizzazione che possono di seguito riassumersi.              
Il programma si definisce come complesso di attivita' che, attraverso           
idonee soluzioni organizzative, assicura l'unitarieta' della                    
programmazione, dell'organizzazione e della valutazione di processi             
organizzativi o dei percorsi assistenziali in ordine ad aree                    
problematiche di interesse particolare che richiedono competenze                
specifiche appartenenti ad unita' operative diverse.Il programma a              
carattere trasversale ospedale-Distretto definisce gli obiettivi                
generali e specifici. Esso e' stabilito congiuntamente tra i                    
responsabili di Distretto e di presidio ospedaliero e definisce                 
chiaramente il percorso assistenziale e le attivita' che sono                   
previste nel percorso stesso.                                                   
necessario individuare un responsabile del programma, identificare le           
unita' operative distrettuali ed ospedaliere interessate nel                    
percorso, i responsabili delle varie fasi del percorso assistenziale.           
Il programma prevede anche le modalita' di accesso nonche' gli                  
operatori referenti per ogni punto di erogazione di prestazioni, le             
modalita' di comunicazione ai cittadini dei percorsi attivati e, piu'           
in generale, degli obiettivi concordati e dei risultati raggiunti.              
Nel programma devono prevedersi le modalita' di rilevazione delle               
attivita' svolte, un'analisi accurata dei costi, la verifica del                
raggiungimento degli obiettivi definiti anche sulla qualita'                    
percepita.                                                                      
Per garantire l'integrazione fra i professionisti e la continuita'              
terapeutica nell'ambito di un programma trasversale                             
ospedale-Distretto e' indispensabile disporre di un valido strumento            
di comunicazione. Tale comunicazione e quella diretta fra le diverse            
e'quipes assistenziali e potra' essere facilitata dall'acquisizione             
di nuovi strumenti di comunicazione - anche su base informatica e               
compatibili con le diverse organizzazioni del lavoro dei medici                 
ospedalieri, dei medici di Medicina generale e dei pediatri di libera           
scelta e degli altri operatori del Dipartimento di cure primarie - da           
individuare nell'ambito dei programmi di modernizzazione.                       
I principali programmi trasversali ospedale-Distretto, da realizzarsi           
in attuazione del Piano sanitario regionale sono: il percorso                   
nascita, il programma screening per la prevenzione ed il trattamento            
dei tumori femminili, i programmi di cure palliative, le dimissioni             
protette in particolare per le persone anziane.                                 
Tutti i programmi sopracitati sono approfonditi separatamente in                
appositi documenti regionali, pertanto, per esigenze di sintesi ne              
sono di seguito descritti solo alcuni.                                          
3.8.1 Il percorso nascita                                                       
Alcuni dati epidemiologici regionali recentemente rilevati indicano             
che:                                                                            
- le gravidanze nel 1998 sono state circa 24.000 di cui il 22%                  
seguite nei consultori; il 29% dei parti nel 1998 in Emilia-Romagna             
sono stati espletati con taglio cesareo con grande variabilita'                 
interaziendale; i parti di donne con cittadinanza extra CEE nel 1998            
sono stati pari al 7,4%; i parti delle minorenni nel 1998 sono stati            
3,7 su 1.000 parti totali;                                                      
- i bambini con peso neonatale inferiore ai 2.500 grammi nel 1998,              
sono stati il 6,5% dei nati.                                                    
Questi dati evidenziano la necessita' di realizzare, sulla base di              
indirizzi aziendali, il programma trasversale percorso nascita fra              
Ospedale e Distretto che permetta di elaborare ed adottare protocolli           
clinico-assistenziali da parte di tutti i professionisti coinvolti              
con la finalita' di: monitoraggio delle gravidanze fisiologiche e               
delle gravidanze a rischio; umanizzazione del parto; dimissione                 
precoce e assistenza a domicilio della puerpera; dimissione precoce             
del neonato sano e corretta dimissione del neonato affetto da                   
patologia neonatale.                                                            
Il programma percorso nascita coinvolge i dipartimenti ospedalieri              
con particolare riferimento alle Unita' di Ostetricia, di                       
Neonatologia e, sul territorio nell'ambito del Dipartimento di cure             
primarie coinvolge i consultori familiari, le Unita' Pediatriche                
distrettuali, i pediatri di libera scelta e numerose altre figure               
professionali.                                                                  
3.8.2 Il programma screening per la prevenzione ed il trattamento dei           
tumori femminili                                                                
I due programmi di screening gia' intrapresi per la prevenzione di              
patologie responsabili di elevati tassi di mortalita' femminile per             
neoplasie della mammella e del collo dell'utero richiedono una                  
stretta connessione fra il Dipartimento di Sanita' pubblica, che ne             
definisce le strategie, i consultori familiari, che sono il supporto            
indispensabile per il primo approccio e l'esecuzione del pap-test, e            
le strutture ospedaliere che intervengono con i percorsi facilitati             
per la diagnosi dei casi dubbi e tempestivi interventi terapeutici.             
3.8.3 Le dimissioni protette                                                    
Il Piano sanitario regionale indica nell'ambito distrettuale la                 
dimissione protetta e l'assistenza specialistica quali aree                     
prioritarie di integrazione fra Dipartimenti di cure primarie e i               
Presidi ospedalieri.                                                            
Attualmente, in regione nella quasi totalita' dei Distretti, e'                 
presente uno o piu' stabilimenti ospedalieri che coincidono quasi               
sempre con i Presidi ospedalieri. Questo facilita la possibilita' di            
realizzare, a livello distrettuale, protocolli clinici ed                       
organizzativi che assicurino la continuita' terapeutica fra le unita'           
di cura ospedaliere e i Nuclei di cure primarie, in caso di                     
dimissione protetta, nonche' la continuita' diagnostica per                     
l'erogazione dell'assistenza specialistica, fra Dipartimento di cure            
primarie e Presidio ospedaliero. Per perseguire questo risultato e'             
necessario:                                                                     
- identificare relazioni stabili fra i Nuclei di cure primarie, le              
Unita' operative di Pronto soccorso e i punti di Continuita'                    
assistenziale, per rispondere ai problemi urgenti in modo                       
appropriato, sia per il paziente adulto che per il paziente bambino;            
- individuare e consolidare modalita' stabili per attuare le                    
dimissioni protette.                                                            
Inoltre, le dimissioni protette assumono caratteristiche differenti             
nei casi di:                                                                    
- interventi chirurgici, in particolare effettuati in day hospital;             
- problemi internistici acuti;                                                  
- problemi di lungodegenza post-acuta e di riabilitazione estensiva.            
Le dimissioni dopo interventi chirurgici, soprattutto se effettuati             
in day hospital, richiedono una continuita' terapeutica per la                  
gestione a domicilio del dolore post-operatorio e di eventuali                  
problemi clinici correlati alla fase immediatamente successiva                  
all'intervento. La gestione di questa delicata fase e il suo esito              
positivo dipendono dalla comunicazione diretta e tempestiva delle               
condizione cliniche del paziente da parte dell'e'quipe chirurgica               
ospedaliera verso il medico di Medicina generale e verso i                      
professionisti che operano nel punto di continuita' assistenziale di            
riferimento.                                                                    
Le dimissioni per patologie internistiche di tipo acuto, sono quelle            
sulle quali, secondo gli obiettivi del Piano sanitario regionale, si            
dovrebbe puntare per contribuire a ridurre ulteriormente la durata              
della degenza ospedaliera. E' indispensabile un maggiore                        
coinvolgimento del medico di Medicina generale che interviene in modo           
attivo per monitorare la "compliance" di terapie mediche impostate a            
livello ospedaliero e per valutarne l'efficacia; pertanto, le e'quipe           
ospedaliere dovranno instaurare rapporti professionali diretti e                
costanti con i medici di Medicina generale.                                     
La dimissione protetta per i pazienti lungodegenti post acuti,                  
infine, richiede una programmazione dei tempi di dimissione da parte            
dell'e'quipe ospedaliera per favorire la concomitante presa in carico           
dell'e'quipe multidisciplinare del Nucleo di cure primarie di                   
riferimento, per garantire la piu' adeguata assistenza domiciliare              
come gia' precisato nella direttiva apposita, di cui alla delibera di           
Giunta regionale n. 124 dell'8/2/1999.                                          
3.9 L'integrazione con il Dipartimento di Sanita' pubblica                      
L'integrazione con il Dipartimento di Sanita' pubblica e' ancora in             
fase di approfondimento in particolare per alcuni aspetti relativi a:           
- interventi di promozione della salute per la loro realizzazione in            
ambito distrettuale. Secondo i programmi intersettoriali promossi con           
gli Enti locali, occorre infatti individuare modalita' strutturate di           
collaborazione con l'Area di Epidemiologia del Dipartimento di                  
Sanita' pubblica che svolge la funzione di supporto aziendale per la            
definizione dei Piani per la salute e per la valutazione dei                    
risultati conseguiti;                                                           
- programmi con valenza di sanita' pubblica: programmi di screening,            
profilassi delle malattie trasmissibili, interventi preventivi nelle            
comunita' e nelle residenze;                                                    
- attivita' di sanita' pubblica e medico legale rivolte alle singole            
persone (vaccinazioni, certificazioni).                                         
L'integrazione richiede definizione di percorsi e sistemi di                    
relazione tra le strutture organizzative del Dipartimento di Sanita'            
pubblica e del Distretto, al fine di assicurare la qualita' e                   
l'efficacia degli interventi e per individuare le modalita' operative           
che consentano di ottimizzare l'erogazione dei servizi e di                     
migliorare l'accessibilita' per il cittadino. Su questi aspetti sono            
previsti appositi documenti ed ulteriori contributi di                          
approfondimento, anche per il supporto che il Dipartimento di Sanita'           
pubblica dovra' fornire "in ordine alla elaborazione dei piani per la           
salute e alla loro realizzazione.".                                             
Capitolo 4 - L'integrazione sociale sanitaria                                   
L'integrazione socio-sanitaria e' una funzione prioritaria per                  
l'Azienda sanitaria indicata dal Piano sanitario nazionale, precisata           
dal DLgs 229/99 (art. 3 septies), per la quale il Piano sanitario               
regionale e la L.R. 3/99 (Titolo VII) stabiliscono gli indirizzi e              
indicano i principali strumenti di attuazione.                                  
Gli interlocutori dell'integrazione socio-sanitaria sono il                     
Distretto, che assicura i servizi di assistenza primaria                        
relativamente alle attivita' sanitarie e socio-sanitarie di cui                 
all'art. 3 quinquies del citato decreto e i Comuni, i quali                     
rappresentano la comunita' locale, ne curano gli interessi, ne                  
promuovono lo sviluppo e assicurano l'assistenza sociale.                       
L'integrazione istituzionale e' necessaria per definire gli obiettivi           
previsti dalla programmazione regionale sanitaria e sociale e si                
esplicita, secondo l'art. 3 quater del DLgs 229/99, attraverso il               
programma delle attivita' territoriali, basato sul principio della              
intersettorialita' degli interventi cui concorrono le diverse                   
strutture operative.                                                            
Il Piano sanitario regionale, per il livello regionale della                    
programmazione, richiama il piano sociale quale strumento della                 
conferenza sanitaria territoriale, nel quale deve essere indicata la            
rete dei servizi e gli interventi socio-sanitari, riferiti ai livelli           
essenziali di assistenza sociale da garantire sul territorio.                   
Nel Distretto spetta ai Comuni individuare la "zona" per la                     
pianificazione dei servizi e degli interventi socio-sanitari                    
coincidenti con il territorio di riferimento.                                   
Il piano sociale di zona e', pertanto, un piano intercomunale                   
approvato con un accordo fra i Comuni del Distretto, oppure dalla               
struttura di gestione dell'Associazione dei Comuni, eventualmente               
costituita in base alla L.R. 3/99.                                              
Il piano sociale di zona prevede, tra l'altro, la localizzazione dei            
servizi, degli interventi socio-sanitari ed i livelli di integrazione           
tra risorse sanitarie e sociali.                                                
Quest'ultima parte e' inserita, in accordo con il Direttore di                  
Distretto, nel Programma delle attivita' territoriali del Distretto e           
deve definire anche i flussi finanziari, cioe' l'allocazione delle              
risorse provenienti dal comparto sanitario e dal comparto sociale,              
garantendo trasparenza e maggiore efficienza del sistema.                       
Il programma delle attivita' territoriali comprende: le prestazioni             
sanitarie a rilevanza sociale, le prestazioni socio-sanitarie ad                
elevata integrazione sanitaria, le prestazioni sociali a rilevanza              
sanitaria. Le prime due categorie sono assicurate dal Distretto, la             
terza categoria e' di competenza dei Comuni.                                    
Il Programma delle attivita' territoriali e' approvato dal Direttore            
generale dell'Azienda d'intesa, per la parte relativa alle attivita'            
socio-sanitarie, con il Comitato dei sindaci di Distretto,                      
rappresenta, dunque, l'atto istituzionale dell'integrazione                     
socio-sanitaria.                                                                
L'integrazione gestionale dei servizi socio-sanitari cosi' come                 
indicato nel Piano sanitario regionale puo' fare riferimento a                  
diverse forme gestionali dei servizi socio-sanitari e l'ambito                  
territoriale di riferimento puo' essere diverso da quello del                   
Distretto.                                                                      
Le forme di gestione dei servizi sono quelle previste dal DLgs 229/99           
e dalla Legge 142/90 (Capo VIII): convenzioni, consorzi, unioni di              
comuni, compreso l'esercizio associato di alcune funzioni, accordi di           
programma, Comunita' Montane, gestione diretta, acquisizione dei                
servizi presso privati, delega all'Azienda Unita' sanitaria locale,             
ecc. Le forme di gestione saranno scelte a seconda delle esperienze             
consolidate nel territorio e in relazione alle specificita' delle               
diverse aree d'intervento.                                                      
L'integrazione professionale richiede una modalita' operativa                   
all'interno delle strutture di produzione del Distretto: Dipartimento           
delle cure primarie, SERT, Dipartimento di Salute mentale.                      
Con l'attuazione del Dipartimento di cure primarie saranno costituiti           
i Nuclei di cure primarie composti da e'quipes multiprofessionali che           
assicurano, fra l'altro, l'erogazione dei servizi integrati con la              
presenza, fra le componenti professionali fondamentali,                         
dell'assistente sociale e di altri operatori socio-sanitari.                    
L'assistenza domiciliare integrata (ADI), nell'ambito delle cure                
primarie, e' un insieme di attivita' assistenziali erogate quasi                
esclusivamente attraverso e'quipes multiprofessionali, le cui                   
modalita' di relazione e le relative responsabilita' sono precisate             
nella direttiva regionale di riordino delle cure domiciliari delibera           
di Giunta regionale 124/99.                                                     
Inoltre, da parte del Distretto, attraverso il Dipartimento di cure             
primarie deve essere assicurata l'assistenza sanitaria (medica,                 
infermieristica, farmaceutica) alle strutture residenziali e                    
semiresidenziali per anziani, disabili.                                         
La nuova normativa regionale di riforma dell'assistenza, il cui iter            
legislativo e' in corso, contribuira' ad individuare, con accordi tra           
Enti locali e Azienda Unita' sanitarie locali, lo strumento                     
organizzativo che nel distretto (e in collegamento con il                       
Dipartimento di cure primarie) consenta di integrare le competenze              
sociali e sanitarie e incardinare nella rete distrettuale dei servizi           
le strutture preposte all'accesso della rete integrata dei servizi,             
rivolte agli anziani (SAA), alle persone con handicap o affette da              
malattie croniche, per le quali e' richiesto un programma integrato e           
continuativo di assistenza.                                                     
In attesa dell'approvazione di detta legge e' opportuno individuare             
da subito un referente dei servizi sociali del Distretto in accordo             
fra Comuni e Distretto che premetta una gestione integrata e                    
coordinata almeno delle strutture residenziali esistenti, rivolte               
agli anziani, a persone portatori di handicap e di altre strutture              
residenziali quali gli hospice per le quali il Piano sanitario                  
regionale ne prevede uno sviluppo.                                              
Fase di avvio: monitoraggio regionale                                           
E' necessaria una fase di sperimentazione ed un'azione di supporto e            
di monitoraggio costante per l'attuazione dei principi e dei criteri            
contenuti in queste linee guida, per realizzare il nuovo modello                
organizzativo di distretto qui prefigurato, in grado di rispondere ai           
bisogni di salute della popolazione di riferimento e alle nuove                 
esigenze assistenziali della stessa.                                            
Occorre procedere infatti con la necessaria gradualita' e per                   
specifici obiettivi intermedi, poiche' si tratta di trasformare gli             
attuali servizi distrettuali, ancora organizzati "a canne d'organo",            
in strutture integrate secondo il modello della rete dei servizi.               
La fase di avvio richiede una struttura di supporto presso la                   
Direzione del Distretto e/o dell'Azienda che faciliti la costituzione           
delle nuove articolazioni organizzative, aiutando i singoli                     
professionisti ad identificare precise competenze e responsabilita'             
al loro interno e a sviluppare quelle competenze relazionali che sono           
richiesti da un contesto operativo fondato sul sistema di rete                  
integrata con gli altri servizi del Distretto.                                  
L'obiettivo e' di ottenere, nel medio periodo, che un insieme di                
professionisti abituati ad operare singolarmente su uno stesso                  
territorio, diventi struttura organizzativa in grado di offrire                 
servizi complessivi alla popolazione di riferimento.                            
Nella struttura di supporto troveranno collocazione diverse                     
competenze professionali relative all'area di Medicina generale, di             
Pediatria territoriale, alle aree infermieristica, farmaceutica,                
sociale, amministrativo-contabile e tecnico informatica.Questo                  
percorso graduale deve permettere che i Nuclei di cure primarie, da             
gruppi multidisciplinari che operano in modo integrato per processi,            
diventino presidi stabili che assicurano ai residenti l'assistenza              
primaria diretta e quella indiretta, organizzando i percorsi di                 
fruizione dei servizi specialistici e assicurando la continuita'                
delle cure.                                                                     
un processo che necessita di un forte investimento formativo, rivolto           
a tutti gli operatori del Distretto. Il programma degli interventi di           
formazione e' elaborato prevedendo la partecipazione di tutti i                 
professionisti coinvolti, sotto il coordinamento del responsabile               
aziendale della formazione e, in ambito distrettuale, sara' attuato             
con la partecipazione attiva dei medici animatori di formazione di              
Medicina generale e pediatri di libera scelta.                                  
A livello regionale sara' costituito un gruppo tecnico finalizzato a            
monitorare la fase di avvio del nuovo modello organizzativo                     
dell'assistenza distrettuale, la sua coerenza con i principi esposti            
e per verificare, nell'arco temporale di validita' del Piano                    
sanitario regionale i risultati conseguiti.                                     

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ultima modifica 2023-05-19T21:22:53+01:00

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