DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 14 dicembre 1999, n. 2436
Piano regionale della pesca marittima, della maricoltura e delle attivita' connesse. Programma annuale delle modalita', dei criteri e delle priorita' di attuazione degli interventi per l'anno 2000, redatto ai sensi dell'art. 79 della L.R. 21 aprile 1999, n. 3
LA GIUNTA DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
visti:
- l'art. 79, primo comma, della L.R. 21 aprile 1999, n. 3, che
riserva alla Regione Emilia-Romagna le funzioni di programmazione, e
al terzo comma prevede che la Giunta regionale definisca modalita',
criteri e priorita' di attuazione degli interventi in materia di
pesca marittima, di maricoltura e delle attivita' connesse;
- l'art. 80 della medesima L.R. 3/99, nell'ambito delle funzioni
statali conferite, delega alle Provincie, una parte delle funzioni
amministrative gia' esercitate, particolarmente in attuazione della
L.R. 14 febbraio 1979, n. 3 le cui modalita' di trasferimento sono
determinate nel presente atto;
- la L.R. 14 febbraio 1979, n. 3, cosi' come modificata dalle LL.RR.
2 dicembre 1988, n. 48, e 21 aprile 1999, n. 3, che detta norme per
finanziamenti in conto capitale e in conto interessi a favore di
iniziative volte allo sviluppo ed alla valorizzazione del settore
delle attivita' ittiche;
- il decreto ministeriale 24 marzo 1997 - "Adozione del quinto Piano
triennale della pesca e dell'acquicoltura", che indica taluni criteri
e priorita' d'intervento e d'esclusione, in merito ai finanziamenti
in materia di costruzione, acquisto ed all'ammodernamento di
imbarcazioni ed in materia di impianti di acquicoltura a terra ed in
mare;
- che il Regolamento (CE) n. 1263/99 del Consiglio del 21 giugno 1999
relativo allo Strumento Finanziario di Orientamento della Pesca
(SFOP), all'art. 2 prevede l'intervento dello stesso anche nelle
regioni al di fuori dell'obiettivo 1;
accolto ai sensi dell'art. 4 della citata L.R. 14 febbraio 1979, n.
3, il deliberato delle proposte relativamente alle priorita' dei
settori di intervento ed alle esclusioni in armonia con il decreto
ministeriale sopracitato, espresse nella seduta del 10 dicembre 1999,
dal Comitato tecnico regionale per lo sviluppo e la valorizzazione
delle attivita' ittiche istituito ai sensi dell'art. 5 della legge
regionale sopracitata;
considerato:
- che la determinazione dei criteri di priorita' e dei motivi di
esclusione contenuti nel Piano nazionale della pesca e
dell'acquacoltura redatto a norma della Legge 17 febbraio 1982, n.
41, e dei principi di programmazione del Documento Unico di
Programmazione per l'Italia redatto per le Regioni fuori Obiettivo 1,
a norma del Regolamento (CE) n.1263/99 del Consiglio del 21 giugno
1999 si pongono e si porranno come uno strumento operativo
fondamentale per finalizzare gli interventi regionali al
raggiungimento degli obiettivi fissati in favore del settore ittico;
- che il presente Piano costituisce atto di programmazione per la
partecipazione della Regione Emilia-Romagna agli interventi definiti
dal Documento Unico di Programmazione per l'Italia redatto per le
Regioni fuori Obiettivo 1, a norma del Regolamento (CE) n. 1263/99
del Consiglio del 21 giugno 1999 e atto di indirizzo per la
successiva gestione delle iniziative da attuare a livello regionale;
- che il presente Piano disciplina, altresi', l'eventuale gestione di
fondi statali, trasferiti alla Regione in attuazione del DLgs.
1433/97, per l'attuazione del Piano triennale nazionale di cui alla
Legge 41/82;
dato atto del parere favorevole espresso dal Direttore generale
dell'area Attivita' produttive, dott. Uber Fontanesi, in merito alla
legittimita' ed alla regolarita' tecnica della presente
deliberazione, ai sensi dell'art. 4, sesto comma, della L.R. 19
novembre 1992, n. 41 e della propria deliberazione 2541/95;
su proposta dell'Assessore alle attivita' produttive;
a voti unanimi e palesi, delibera:
1) di approvare il Piano regionale della pesca marittima, della
maricoltura e delle attivita' connesse - Programma annuale delle
modalita', dei criteri e delle priorita' di attuazione degli
interventi per anno 2000, nonche' le modalita' di delega di funzioni
amministrative alle Amministrazioni provinciali costiere, redatto ai
sensi dell'art. 79, comma 3, allegato alla presente deliberazione
come sua parte integrante e sostanziale;
2) di stabilire che la destinazione di eventuali risorse statali sui
diversi assi, misure ed azioni del presente Piano sara' individuata,
successivamente all'emanazione del previsto DPCM di trasferimento
delle risorse e decorrenza delle deleghe, ed in base a quanto
previsto nel sesto Piano nazionale della pesca marittima e della
maricoltura di prossima attuazione con apposita deliberazione della
Giunta regionale;
3) di stabilire che la destinazione di eventuali risorse comunitarie
sui diversi assi, misure ed azioni del presente Piano sara'
individuata, successivamente alla approvazione del Documento Unico di
Programmazione per l'Italia in via di redazione per le Regioni fuori
Obiettivo 1, a norma del Regolamento (CE) n. 1263/99 del Consiglio
del 21 giugno 1999, con apposita deliberazione della Giunta
regionale.
ALLEGATO
Assessorato Attivita' Produttive
PIANO REGIONALE DELLA PESCA MARITTIMA,
DELLA MARICOLTURA
E DELLE ATTIVITA' CONNESSE
Programma annuale delle modalita' dei criteri e delle priorita' di
attuazione degli interventi - anno 2000
INDICE
Premessa
Il territorio e la costa
La programmazione nel quadro del decentramento amministrativo
Il DLgs 143/97
Il DLgs 112/98
La L.R. 27/75
La L.R. 3/79
La L.R. 48/88
La L.R. 3/99
Gli strumenti finanziari di intervento dello Stato e dell'Unione
Europea
La Legge 41/82: il Piano nazionale della pesca e dell'acquacoltura
Lo Strumento Finanziario di Orientamento della Pesca - SFOP -
dell'Unione Europea
Il Reg. (CE) n. 1263/99
Piano regionale della pesca marittima, della maricoltura e delle
attivita' connesse Programma annuale delle modalita', dei criteri e
delle priorita' di attuazione degli interventi
Il quadro di riferimento: la filiera
Pesca e ambiente e sfruttamento sostenibile delle risorse
I settori di interazione della pesca
Conto economico e redditivita'
Indici di redditivita' della pesca
L'articolazione degli interventi
I principi generali del Piano
Le azioni del Piano
La concertazione
Gli assi prioritari e le Misure del Programma
Asse 1: Monitoraggio e analisi di settore
Misura 1.1: L'Osservatorio regionale dell'economia ittica
Misura 1.2: Studi e ricerche
Asse 2 - Miglioramento a bordo della sicurezza dei lavoratori e della
qualita' del prodotto pescato
Misura 2.1 - Iniziative di rinnovo delle imbarcazioni da pesca per
una maggior sicurezza delle operazioni di bordo
Misura 2.2 - Acquisto e rinnovo di strumentazione e apparecchiature
miranti ad una maggior sicurezza delle operazioni di bordo, al
miglioramento delle condizioni lavorative dei marinai e alla garanzia
del trattamento di qualita' del prodotto pescato
Asse 3: Accrescimento delle risorse alieutiche destinate alla
alimentazione umana
Misura 3.1: Protezione e sviluppo delle risorse alieutiche
Azione 3.1.1.: Zone di tutela biologica, parchi e riserve marine
Misura 3.2: L'acquacoltura
Azione 3.2.1: Acquacoltura nelle acque interne
Azione 3.2.2: Maricoltura
Asse 4: Conservazione, trasformazione e commercializzazione dei
prodotti alieutici destinati alla alimentazione umana
Misura 4.1: Interventi per la conservazione la lavorazione e la
trasformazione dei prodotti alieutici e degli scarti di lavorazione
Misura 4.2: La commercializzazione dei prodotti alieutici
Azione 4.2.1: Interventi relativi ai mercati all'ingrosso
Azione 4.2.2: Iniziative rivolte alla facilitazione dinamica della
commercializzazione
Azione 4.2.3: Iniziative promozionali
Misura 4.3: Qualita' e certificazione
Misura 5.1: Il Credito
Misura 5.2: Pesca-turismo e itti-turismo
Misura 5.3: Qualificazione delle aree portuali destinate alla pesca e
dei relativi servizi da pesca
Misura 5.4: Formazione professionale
Modalita' di gestione del Piano
Il "Tavolo blu" regionale
I "Tavoli blu" provinciali
Modalita' della delega delle funzioni amministrative alle
Amministrazioni provinciali
Criteri generali della delega alle Provincie costiere
Fabbisogno stimato per il funzionamento del Piano
Premessa
Il comparto della pesca marittima professionale e dell'acquacoltura,
in tutte le sue varianti, dalla maricoltura, alla vallicoltura,
all'impiantistica a terra per l'allevamento sia di specie di acqua
dolce che di acqua marina, costituisce per l'Emilia-Romagna una
importante componente dell'economia regionale, collocando la nostra
Regione fra le prime cinque per media di produzione, flotta e reddito
prodotto.
Il territorio e la costa
La costa emiliano-romagnola e' lunga circa 130 km e costituisce
l'1,6% degli 8.000 km di costa nazionale. La parte settentrionale
della costa, compresa nelle provincie di Ferrara e Ravenna, sotto la
competenza marina della Capitaneria di Porto di Ravenna, e'
caratterizzata dalla presenza di imbarcazioni che esercitano la
piccola pesca costiera, e dalla presenza di una importante flotta di
imbarcazioni che praticano la pesca a volante e strascico; tale zona,
inoltre, si caratterizza per la presenza di valli e sacche marine,
che ne connotano una forte vocazione all'allevamento di molluschi
bivalvi, in particolare nella sacca di Goro, e di specie euraline a
terra, in particolare anguille, orate e branzini, nelle Valli di
Comacchio, dove negli ultimi periodi ha trovato spazio l'allevamento
di gamberi.
Il nord della regione e', quindi, particolarmente caratterizzato
dalla presenza delle marinerie di Goro e Porto Garibaldi, che sono
fortemente radicate nel tessuto socioeconomico locale, quasi
interamente dipendente della pesca.
Mentre a Goro vi e' una consistente presenza di imprese della piccola
pesca che, oltre a operare in mare, praticano la pesca delle vongole
in laguna, costituendo tale attivita', per molte famiglie, la
principale fonte di sostentamento; Porto Garibaldi, al contrario, e'
caratterizzato per essere il principale polo nazionale delle
imbarcazioni che usano il sistema di pesca con reti volanti a coppia
e la tipologia stessa del prodotto pescato, in maggioranza trattasi
di specie massive, ha dato una impostazione piu' industriale dalla
pesca.
Cervia, infine rappresenta una realta' di piccola e media pesca e
caratterizzata dalla vendita diretta e da un mercato essenzialmente
legato al consumo locale e destinato alla ristorazione; la presenza
delle saline e il futuro passaggio alla competenza comunale quasi
dell'intera area potra' permettere l'analisi di possibili
sfruttamenti a fini produttivi dell'area stessa, con particolare
possibilita' di inserire attivita' a basso impatto ambientale come la
gambericoltura nelle aree non piu' destinate alla produzione salina.
La parte meridionale della costa, invece, compresa nelle provincie di
Forli'-Cesena e Rimini e facente capo all'autorita' marittima della
Capitaneria di Rimini, ha una piu' spiccata vocazione alla pesca
costiera, alla pesca con i sistemi volante e strascico o, seppur piu'
presenti in epoca passata, alla pesca al tonno. Tale area, inoltre,
e' caratterizzata da una consistente presenza di allevamenti di
mitili long-line.
Entrambe le zone si caratterizzano per il diffuso esercizio
dell'attivita' di pesca con il sistema della draga idraulica dei
molluschi che crescono in banchi naturali a ridosso della fascia
costiera.
La programmazione nel quadro del decentramento amministrativo
Queste considerazioni generali vanno collocate nell'attuale quadro
politico-normativo caratterizzato da una decisa accelerazione del
processo di decentramento amministrativo e di potenziamento delle
autonomie locali.Con leggi ordinarie e decreti legislativi si e' dato
avvio ad una cospicua rivoluzione nell'assetto dei poteri dello
Stato, i cui effetti non potranno che influire sull'assetto
istituzionale di competenza della pesca marittima e
dell'acquacoltura.
In tale quadro, poi, si colloca il decentramento di funzioni
amministrative dalla Amministrazione regionale agli Enti locali
territoriali.
Il DLgs 143/97
Il primo provvedimento emanato in base alla Legge 15 marzo 1997, n.
59, cosiddetta Legge Bassanini, e' stato il DLgs 4 giugno 1997, n.
143 relativo al conferimento di funzioni amministrative alle Regioni
in materia di agricoltura e pesca.
Tale decreto legislativo ha, infatti, stabilito, al comma 2 dell'art.
1, che tutte le funzioni in materia di pesca, gia' svolte dal
Ministero delle Risorse agricole, alimentari e forestali, sono
esercitate dalle Regioni direttamente o mediante delega di
attribuzione e, al successivo art. 2, ha riservato al Ministero per
le Politiche agricole la sola gestione delle risorse ittiche
nazionali.
Il DLgs 112/98
Successivamente, il DLgs 31 marzo 1998, n. 112, ha conferito, con
l'art. 105, alle Regioni l'esercizio di funzioni che interagiscono
strettamente con l'intero comparto dell'economia ittica. In tale
ottica e' da leggere la delega di cui al comma 2, dell'art. 105, in
materia di funzioni relative all'estimo navale (lett. c), alla
disciplina della navigazione interna (lett. d), e soprattutto delle
funzioni relative alla programmazione, pianificazione e progettazione
degli interventi di costruzione, bonifica e manutenzione dei porti di
rilievo regionale e interregionale, delle opere edilizie a servizio
dell'attivita' portuale (lett. e) nonche', infine, delle funzioni
relative al rilascio di concessione di beni del demanio marittimo e
di zone del mare territoriale per finalita' diverse da quelle di
approvvigionamento di fonti di energia (lett. 1).
In particolare, poi, al successivo comma 6, dello stesso art. 105, il
decreto stabilisce che, per lo svolgimento di compiti conferiti in
materia... di pesca marittima, le Regioni e gli Enti locali si devono
avvalere degli uffici delle Capitanerie di porto.
pertanto evidente come i principi introdotti nella nuova riforma si
colleghino direttamente alla volonta' di un maggior decentramento
anche nelle materie della pesca e dell'economia ittica in generale,
anche se, a tal proposito, e' necessario porre in evidenza come
ancora non siano stati emanati gli atti di trasferimento delle
risorse e del personale dello Stato alle Regioni, per lo svolgimento
completo di tali deleghe nel senso delineato dal legislatore.
La L.R. 27/75
A livello di Regione Emilia-Romagna, in particolare, fin dal 1975,
con la L.R. n. 27, l'Amministrazione e' intervenuta a favore degli
investimenti miranti allo sviluppo ed alla valorizzazione del settore
della pesca marittima professionale e delle attivita' ad essa
connesse.
La L.R. 3/79
I positivi risultati conseguiti con tale provvedimento ha portato
successivamente, con la L.R. 14 febbraio 1979, n. 3 la Regione ad
intervenire nuovamente nel settore dando un nuovo impulso allo
sviluppo e nuove risposte alle esigenze di investimento e di
rinnovamento dettate dalla evoluzione imprenditoriale ed economica
nel frattempo sviluppatasi.
La L.R. 48/88
La L.R. 2 dicembre 1988, n. 48, poi, modificando la L.R. 3/79, ne ha
allargato la sfera di applicazione alla possibilita' di interventi in
conto interessi su alcune delle tipologie di intervento previste
aggiungendo interventi a favore della informatizzazione aziendale. E'
indubbio che tale normativa, pur con alcune lacune, ha svolto una
rilevante funzione e mitigato i disagi derivanti dalla mancanza di
una legge quadro nazionale che dia organicamente ordine alle deleghe
e alle competenze decentrate.
La recente situazione normativa creatasi ha messo, ora, la Regione
nella possibilita' di dare un nuovo impulso al proprio intervento nel
settore. Anche se, a tal proposito, e', comunque, necessario
sottolineare che la mancanza di una decretazione piu' articolata e
omogenea di inquadramento dell'intero settore non e' stata emanata e
pertanto lascia ancora alcune aree di competenza non chiaramente
definite.
La L.R. 3/99
Infine, in considerazione del nuovo quadro legislativo, successivo
alla cosiddetta riforma "Bassanini", con l'emanazione della L.R. 21
aprile 1999, n. 3, all'art. 78 e successivi, la Regione
Emilia-Romagna ha assunto in carico, in conformita' a quanto previsto
dal citato DLgs 143/97, alla propria competenza la disciplina della
pesca marittima e della maricoltura, nell'ambito delle funzioni
statali conferite, riservando all'Amministrazione regionale le
generali potesta' normative di indirizzo, le funzioni di
programmazione degli interventi e delegando alle Provincie una parte
delle funzioni gia' esercitate, particolarmente in attuazione della
L.R. 14 febbraio 1979, n. 3.
Ed, in particolare, prevedendo all'art. 80, comma 2, che la Giunta
regionale approvi un Programma annuale degli interventi in materia di
pesca marittima e maricoltura, che costituisce l'oggetto del presente
provvedimento.
Gli strumenti finanziari di intervento dello Stato e dell'Unione
Europea
Una adeguata programmazione regionale del settore dell'economia
ittica deve necessariamente tenere conto di tutti gli strumenti
finanziari di contributo, ed in particolare, oltre a quelli regionali
propri, anche di quelli di derivazione statale o di quelli
derivazione dell'Unione Europea.
Lo Stato, infatti, interviene, elaborando, secondo quanto previsto
dalla Legge 17 febbraio 1982, n. 41, i Piani triennali della pesca e
dell'acquacoltura.
Mentre l'Unione Europea si e' occupata gia' da molto tempo del
settore dapprima intervenendo con il Fondo europeo di orientamento e
garanzia per l'agricoltura (FEOGA) e successivamente con la riforma
dei fondi strutturali creando un programma dedicato quale lo
Strumento Finanziario di Orientamento della Pesca (SFOP) e nel
passato attraverso la creazione di una Iniziativa comunitaria
dedicata alla pesca (PIC PESCA).
La Legge 41/82: Piano nazionale della pesca e dell'acquacoltura
A livello statale la disciplina generale della pesca ha la sua fonte
d'ordinamento nella Legge 14 luglio 1965, n 963, che dovra'
certamente trovare una nuova formulazione in alcune sue parti alla
luce dei nuovi principi di decentramento introdotti dalla recente
riforma.
Tale normativa, che ha fondamentalmente natura disciplinare e
statica, e' stata integrata dalla Legge 17 febbraio 1982, n. 41, che
ha, invece, un forte contenuto programmatorio e dinamico.
Tale normativa, al fine di promuovere lo sfruttamento razionale e la
valorizzazione delle risorse biologiche del mare, introduce la
previsione dell'adozione da parte del Ministero competente di piani
nazionali degli interventi di durata triennale in materia di pesca e
acquacoltura, alla cui elaborazione e' chiamato il Comitato nazionale
per la conservazione e la gestione delle risorse biologiche del mare.
Tale Piano, giunto ormai alla sua sesta stesura e redatto secondo la
tipologia indicata all'art. 2 della suddetta Legge 41/82 oltre a fare
il punto sulla attivita' di pesca e di acquacoltura (parte prima),
sulle attivita' connesse a tale settore (parte seconda), stabilisce i
criteri di suddivisione e di esclusione degli interventi statali di
finanziamento dell'intero settore.Anche tali piani nelle loro
prossime stesure dovranno tenere conto e considerare la nuova
situazione creatasi in tema di decentramento, prevedendo esplicite
deleghe di funzioni amministrative gia' esercitate dallo Stato alle
Regioni e agli Enti locali in ottemperanza a quanto previsto dal DLgs
143/97.
Lo Strumento Finanziario di Orientamento della Pesca (SFOP)
dell'Unione Europea
La nuova politica europea ha posto con l'approvazione del documento
programmatico Agenda 2000 le nuove basi ed i nuovi criteri di
orientamento di tutta la politica strutturale europea, ed in questo
ampio quadro devono essere letti gli interventi e le azioni
contemplate nello SFOP.
L'azione dell'Unione Europea si e' concretizzata fin dall'inizio
degli anni '90 con l'approvazione di appositi provvedimenti relativi
al settore della pesca, dapprima Regolamento (CE) n. 3760/92 del
Consiglio del 20 dicembre 1992 ha istituito un regime comunitario
della pesca e dell'acquacoltura, contribuendo a fissare come principi
basilari dell'azione comunitaria la ricerca di un equilibrio tra
conservazione e gestione delle risorse da un lato e sforzo di pesca e
sfruttamento stabile e razionale delle medesime dall'altro.
Dalla enunciazione di tali principi ne e' conseguita l'emanazione del
Regolamento (CE) n. 2080/93 del Consiglio del 20 luglio 1993 che
inseriva a fianco dei fondi strutturali lo SFOP.
Il Regolamento (CE) n. 1263/99
Con il Regolamento (CE) 1260/99 del Consiglio del 21 giugno 1999,
infine, lo SFOP entra a far parte a tutti gli effetti della politica
strutturale dell'Unione Europea da cui ne consegue l'abrogazione del
Regolamento (CE) n. 2080/92, sostituito dal Regolamento (CE) n.
1263/99 del Consiglio del 21 giugno 1999.
Pur essendo la materia in evoluzione, la Commissione Europea ha gia'
individuato gli assi prioritari e le misure in cui le azioni
strutturali di orientamento della pesca dovranno concretizzarsi.
Pertanto e', fin d'ora, possibile individuare, alla luce dei
risultati di numerose riunioni, tenute presso il Ministero delle
Politiche agricole, una suddivisione degli interventi di competenza
statale o regionale, nell'ambito dei singoli assi o delle singole
misure e azioni che andranno a formare, per le Regioni al di fuori
dell'obiettivo 1, il Documento Unico di Programmazione (DOCUP)
redatto, in base a quanto previsto dal regolamento in oggetto a
livello nazionale da ogni Stato membro dell'Unione.
Il programma italiano e' multiregionale in considerazione della
specialita' degli interventi e in considerazione del fatto che le
singole Regioni sono chiamate a partecipare all'attuazione dello SFOP
mediante la messa a punto degli strumenti programmatori sul
territorio.
Il loro compito e' quello di cogestire con l'Amministrazione centrale
le azioni spettanti per materia alla competenza regionale anche con
propri strumenti di accompagnamento delle iniziative finanziate.
Sono esempi quello della formazione delle varie categorie di
lavoratori delle piccole e medie industrie e degli addetti alla
pesca.
Le Regioni partecipano, inoltre, tramite sia il Comitato nazionale
per la conservazione e la gestione delle risorse biologiche del mare
che i Comitati di sorveglianza alla realizzazione del DOCUP nel primo
ed alla gestione dello stesso nei secondi.
Del resto le Regioni sono diventate Enti territoriali di riferimento
per le politiche strutturali comunitarie ed in tal senso e' stata
avviata una stretta collaborazione con Amministrazione centrale che
si sviluppera' in modo sempre piu' cospicuo nella gestione del nuovo
regolamento che entrera' in vigore nel 2000.
Cio' si inserisce nell'ambito del principio del partenariato che
vuole associati tutti gli attori interessati alla preparazione e alla
realizzazione dei vari programmi comunitari ma e' anche l'esito dei
progressi significativi conseguiti dalle Regioni nella gestione delle
politiche comunitarie.Sussidiarieta' e partnership rappresentano,
dunque, la base del nuovo principio ordinatore dei fondi strutturali
comportando, per la prima volta in forma stabile, l'inserimento nei
rapporti tra Unione Europea e Stato, di un terzo livello
istituzionale e cioe' la Regione.
I fondi comunitari costituiscono sempre di piu' un'importante fonte
di finanziamento per le Regioni e rappresentano spesso una notevole
quota del bilancio regionale, diventando sempre piu' una componente
essenziale per lo sviluppo degli investimenti e dell'occupazione
all'interno della regione.
In conseguenza di cio' e' necessario realizzare una sempre piu'
stretta concertazione tra autorita' nazionali e regionali anche alla
luce del documento "Agenda 2000" e della nuova proposta di
regolamento sui fondi strutturali in quanto entrambi presuppongono
nuovi scenari e nuovi equilibri nei rapporti tra i vari partners
europei.
Nel presente Piano si tiene, infatti, conto delle indicazioni gia'
stabilite negli incontri presso il Ministero per le Politiche
agricole e forestali, e, pertanto, nel presente Piano-programma,
viene tenuto conto della divisione di competenze stabilita e vengono
individuate azioni, all'interno degli assi o delle misure che
troveranno la loro fonte di finanziamento nello SFOP in modo
esclusivo o concorrente con fonti di finanziamento regionali o
statali.
Piano regionale delle modalita', dei criteri e delle priorita' di
attuazione del programma annuale degli interventi in materia di pesca
marittima, maricoltura e attivita' connesse
Da questa serie di considerazioni ne risulta che il presente Piano e'
contemporaneamente Programma annuale regionale degli interventi in
materia di pesca marittima, maricoltura e attivita' connesse, redatto
nell'esercizio delle funzioni riservate alla competenza regionale di
cui all'art. 79 della L.R. 3/99, e assolve lo scopo, inoltre, secondo
quanto previsto al comma 3, dello stesso articolo, di definire
modalita', criteri e priorita' degli interventi in tale settore; ma
costituisce, inoltre, il primo atto di programmazione per la
partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla costruzione del
DOCUP nazionale per lo SFOP, e atto di indirizzo per la successiva
gestione delle azioni da attuare a livello regionale, inoltre, il
Piano ha la stessa valenza per quanto riguarda eventuale gestione di
fondi statali trasferiti alla Regione in materia di attuazione del
Piano triennale nazionale, in ottemperanza ai principi e ai
trasferimenti attuati da successivi decreti del Presidente del
Consiglio dei Ministri (DPCM), in materia di attuazione della Legge
143/97.
Il quadro di riferimento: la filiera
Premessa necessaria successiva a quella di natura giuridico-normativa
e' sicuramente quella di dati di riferimento economici, sociali e
ambientali, illustrati di seguito per sommi capi.
Il comparto, nel suo insieme, rappresenta, per alcune zone della
regione, un fattore imprescindibile dell'economia locale o perche'
costituisce la principale attivita' svolta dalla maggior parte della
popolazione, come accade nella parte settentrionale della costa
regionale, o perche' svolge un ruolo integrato insostituibile con il
comparto turistico, inteso nella sua piu' ampia accezione, come
accade indistintamente in tutta la costa con particolare valenza
pero' nella parte meridionale.
Pesca e ambiente e sfruttamento sostenibile delle risorse
In primo luogo e' certamente importante un riferimento al quadro
ambientale in cui le attivita' di pesca e maricoltura si vanno a
collocare.
Si tratta del resto di attivita' che necessitano di una qualita'
ambientale ottimale per poter essere esercitate e dare dei risultati
economicamente apprezzabili.
In termini generali, il rapporto fra attivita' umana e qualita'
dell'ambiente e' la storia di una conflittualita' per molto tempo
considerata ineluttabile: un modello di sviluppo economico basato su
errate stime della disponibilita' di risorse naturali e carenza della
loro gestione aveva relegato il problema ambientale nel novero delle
ricadute negative e quindi "necessarie". Gli scarichi industriali,
quelli domestici ed urbani, le attivita' agricole e zootecniche hanno
cosi' progressivamente inquinato e modificato l'ecosistema,
riversando nell'aria, nel suolo e nell'acqua sostanze tossiche
degradabili o persistenti, sostanze ad azione trofica, ossidabili,
radioattive, ad azione fisica e meccanica, oli, etc.
Premesso che sicuramente la pesca esercita un impatto ambientale,
quasi mai disponiamo di dati certi sulle conseguenze a lungo termine
dell'impatto stesso, specialmente quando si ha a che fare con
ecosistemi complessi e dotati di elevata variabilita' naturale come
quelli costieri. La forte antropizzazione di questi ultimi, inoltre,
rende assai difficile separare gli effetti delle altre sorgenti di
disturbo da quelle specifiche della pesca. Fino a che non migliora il
nostro livello di conoscenza e di comprensione di questi ecosistemi,
ogni azione deve essere concordata e decisa in un contesto di forte
incertezza scientifica, per cui vale l'elemento di valutazione della
categoria secondo cui i pescatori sono le prime "vittime" della non
gestione del sistema.
Certamente, da un punto di vista ecologico, la pesca e' un prelievo
di massa da alcune componenti biologiche di un ecosistema acquatico
ma vale altresi' la valutazione che tale attivita' sfrutta una parte
della produzione di materia vivente che quel particolare ecosistema
e' capace di esprimere.
In un'ottica "ambientale" i riferimenti alle classi di problemi
connessi alla gestione delle risorse di pesca possono cosi'
sintetizzarsi:
- conoscenza dei fattori di produzione della biomassa o che
interferiscono con essa;
- conoscenza degli effetti della pesca sulla struttura e sulla
dinamica degli ecosistemi in cui si realizza;
- conoscenza dei parametri demografici, specie per specie, e dello
sforzo di pesca necessari alla gestione sostenibile degli stocks.
In alcune circostanze e' probabile che le varie circostanze si
realizzino simultaneamente, ma il dato da cogliere, nell'ottica di
gestione integrata degli ecosistemi marini, e' che il risanamento dei
bacini versanti e degli apporti costieri e marittimi deve tenere
conto delle esigenze del settore, nel senso che deve identificare e
perseguire obiettivi di qualita' ambientale adatti al mantenimento
delle risorse di pesca nelle condizioni ottimali di sfruttamento,
insieme con la definizione dei limiti di prelievo. Contestualmente e'
opportuno avviare anche un processo di attuazione di politica attiva
per il ripopolamento ittico, in ambito di aree di tutela biologica
(temporale e/o parziale), creazione di reef artificiali a protezione
delle popolazioni ittiche, aree di notevole interesse riproduttivo.
La razionalizzazione delle attivita' ittiche, il governo degli
ecosistemi sono anche conservazione di valori non solo simbolici od
estetici, ma portatori di nuovi e diversi benefici economici,
soprattutto nell'ottica di "lasciare" alle nuove generazioni esempi
concreti di cultura materiale legata alla natura ed all'ambiente e
non solo memorie e musei delle tradizioni, pur riconoscendo la
dignita' e la valenza del loro compito. Un patrimonio culturale il
cui valore si esprime, tra l'altro, nell'arricchimento delle offerte
turistiche, in relazione degli effetti che la tradizione ha nei
consumi locali, ed, in particolare nella ristorazione.
Il presente piano si colloca in un'ottica di perseguimento di
risultati che realizzino una gestione responsabile delle risorse;
attraverso il raggiungimento di questo fine, del resto, si puo'
consentire di valorizzare il rapporto uomo-natura, generalmente
sottovalutato per altre attivita' produttive. In quest'ambito
particolare attenzione dovra' essere rivolta alla nuova capacita'
attrattiva rappresentata dall'integrazione con lo sviluppo delle
nuove forme di turismo "ambientale" e alle nuove prospettive apertesi
sia dalla costituzione del "Parco del Delta del Po" sia dalle nuove
normative in materia di "pesca-turismo" che di "itti-turismo", forme
di diversificazione sia turistica e di integrazione reddituale per le
imprese di pesca, di cui sara' importante approfondire l'impatto
sull'economia regionale. Un primo tentativo concreto sara' costituito
dalla predisposizione di "Codice di comportamento" che raccolga
regole comportamentali da attuarsi e tenersi sia in mare ed a terra
da parte di pescatori professionali e sportivi, turisti e altre
categorie che hanno nel mare e nello sfruttamento delle risorse
ittiche i loro principali centri di interesse.
I settori di interazione della pesca
In particolare, non si puo' parlare di pesca e acquacoltura senza
tenere presente i settori con cui strettamente tali materie
interagiscono, come il comparto commerciale nelle sue varie tipologie
di mercati all'ingrosso, di grande distribuzione e di dettaglio, o
nella tipologia della ristorazione o il comparto della trasformazione
del pescato che coinvolge alcune piccole o medie imprese ed alcune
imprese artigiane distribuite nella nostra regione certamente
principalmente sulla costa, ma anche nei territori provinciali di
Bologna, Parma o il settore della cantieristica navale e della
meccanica finalizzata alla costruzione di motori e accessori per le
imbarcazioni da pesca.
Conto economico e reddittivita'
Dal punto di vista economico, nel corso del 1997, ultimo anno che
possa considerarsi a regime, poiche' privo di forti elementi
turbatori del mercato, (la mucillagine nel 1998 e la guerra in
Kossovo nel 1999) l'attivita' della flotta da pesca mediterranea ha
registrato una produzione lorda vendibile pari 1.519 mln. Euro (2.941
miliardi di lire), mentre i costi operativi (o costi intermedi
totali) sono pari a 505 mln. Euro (978 miliardi di lire). Per
detrazione, il valore aggiunto a prezzi di mercato del settore pesca
per il 1997 e' pari a 1.963 miliardi di lire (1.014 mln. Euro), con
una contrazione del 2,3% rispetto al 1996.
Conto economico del settore pesca in Emilia-Romagna confrontato con i
dati nazionali - anno 1997 - valori in milioni lire:
Emilia-Romagna Italia
Ricavi 202,309 100% 2.940,903 100%
Consumi interni 58,595 28% 977,613 33%
Valore aggiunto 143,713 71% 1.963,300 67%
Costo del lavoro 74,095 36% 996,685 34%
Profitto lordo 69,483 34% 966,615 33%
Ammortamento 8,060 4% 153,354 5%
Interessi 3,493 1,7% 63,683 2%
Profitto netto 57,869 28% 387,124 25%
Indici di redditivita' della pesca
Dall'esame dell'andamento delle variabili macroeconomiche, emerge
che, a fronte di un investimento medio di circa 300 milioni di lire
per battello, il saggio di redditivita' (ROE), si assesta sul 15,4%.
Il tasso di rotazione del capitale si stabilizza sullo 0,60; tale
valore, indica che, per pareggiare il valore dell'investimento
iniziale, dato il livello dei ricavi conseguiti occorrono all'incirca
20 mesi. Il risultato operativo, ossia quello della gestione
caratteristica, raggiunge un valore elevato, pari al 16,7% a conferma
della carente attivita' di investimento del settore e, quindi,
dell'esistenza di un capitale obsoleto.
Indici di redditivita' della nostra Regione confrontati con gli
indici nazionali:
Emilia-Romagna Italia
ROI 24,28 16,69
ROS 30,33 27,65
TRCI 0,80 0,60
ROE 22,89 15,38
L'articolazione degli interventi
Sulla base di tali dati risulta chiaro che le esigenze di
razionalizzazione e sviluppo del settore pesca in Emilia-Romagna
richiedono il pieno utilizzo di tutte le possibilita' messe a
disposizione da un esame attento delle potenzialita' regionali,
statali e comunitarie di settore.
I diversi campi d'azione che sono individuati nel presente Piano
mirano a consentire il perseguimento degli obiettivi prefigurati
all'interno dei differenti comparti che, a diverso titolo, compongono
il settore.
I principi generali del Piano
In base alle considerazioni e alle rilevazioni di cui sopra si e'
proceduto alla predisposizione del presente Piano seguendo sia i
principi generali sia principi particolari individuati dalle esigenze
proprie del settore.
I principi generali seguiti non si discostano da quelli seguiti per
la predisposizione degli altri documenti programmatici regionali, e
nello specifico si e' mirato alla:
- focalizzazione delle opportunita' di intervento negli specifici
contesti territoriali;
- concentrazione su tali opportunita' di un insieme integrato di
azioni intersettoriali;
- promozione della concertazione tra l'operato dei diversi soggetti
istituzionali e privati e delle associazioni cooperative.
Le azioni del Piano
Tali azioni non possono prescindere da un coinvolgimento della
Regione in cui operativamente dovranno essere calate, andando per
certi particolari tipi di risultati direttamente ad influire
sull'aspetto strettamente socioeconomico territoriale, dovranno, in
particolare, mirare:
- a conseguire un equilibrio duraturo tra risorse alieutiche e
sfruttamento delle stesse,
- a rafforzare la competitivita' delle strutture e lo sviluppo di
imprese economicamente valide nel settore,
- a migliorare l'approvvigionamento e la valorizzazione dei prodotti
della pesca e dell'acquacoltura,
- a rilanciare economicamente le zone dipendenti dalla pesca e
dall'acquacoltura.
La concertazione
Per la predisposizione del programma regionale si e' proceduto, nel
rispetto dei principi della concertazione e della sussidiarieta',
all'audizione delle categorie di settore e degli Enti locali
interessati, nella considerazione che il settore e' sensibilmente
diversificato sia dal punto di vista territoriale che dal punto di
vista socioeconomico.
Gli assi proritari e le misure del programma
In quest'ottica, e' opportuna una individuazione degli assi
prioritari e delle misure dei campi in cui le azioni regionali
dovranno concretizzarsi, anche in sintonia con le indicazioni della
Unione europea relativamente ai Fondi strutturali di orientamento
della pesca per gli anni 2000-2006.
L'intero programma infatti comporta la possibilita' che il
finanziamento delle azioni specifiche possa avvenire o attraverso i
canali di intervento propri delle leggi regionali o attraverso i
canali di intervento dello SFOP attraverso una compartecipazione
della Unione Europea e dello Stato nelle linee d'intervento che
saranno delegate in fase attuativa del Documento Unico di
Programmazione dello SFOP, alle Regioni.
All'interno del presente programma sono individuati i seguenti assi
prioritari di intervento:
Asse 1 - Monitoraggio e analisi di settore
- Misura 1.1 - Osservatorio regionale dell'economia ittica
- Misura 1.2 - Studi e ricerche
Asse 2 - Miglioramento a bordo della sicurezza dei lavoratori e della
qualita' del prodotto pescato
- Misura 2.1 - Iniziative di rinnovo delle imbarcazioni da pesca per
una maggior sicurezza delle operazioni di bordo
- Misura 2.2 - Acquisto e rinnovo di strumentazione e apparecchiature
miranti ad una maggior sicurezza delle operazioni di bordo, al
miglioramento delle condizioni lavorative dei marinai e alla garanzia
del trattamento di qualita' del prodotto pescato
Asse 3 - Accrescimento delle risorse alieutiche destinate alla
alimentazione umana
- Misura 3.1 - Protezione e sviluppo delle risorse acquatiche
- Azione 3.1.1 - Zone di tutela biologica, parchi e riserve marine
- Misura 3.2 - Acquacoltura
- Azione 3.2.1 - Acquacoltura nelle acque interne
- Azione 3.2.2 - Maricoltura
Asse 4 - Conservazione, trasformazione e commercializzazione
- Misura 4.1 - Conservazione, lavorazione e trasformazione dei
prodotti alieutici e dei relativi scarti di lavorazione
- Misura 4.2 - Commercializzazione dei prodotti alieutici
- Azione 4.2.1 - Interventi relativi ai mercati all'ingrosso
- Azione 4.2.2 - Iniziative per l'acquisto di mezzi di trasporto
- Azione 4.2.3 - Iniziative promozionali
- Misura 4.3 - Qualita' e certificazione
- Azione 4.3.1 - Interventi sul prodotto realizzati a bordo
- Azione 4.3.2 - Interventi realizzati a terra
Asse 5 - Attivita' di supporto al settore della pesca
- Misura 5.1 - Credito a favore delle cooperative del settore della
pesca
- Misura 5.2 - Pesca-turismo ed itti-turismo
- Misura 5.3 - Qualificazione delle aree portuali destinate alla
pesca e dei relativi servizi
- Misure 5.4 - Formazione professionale
Tali assi necessitano di una specifica collocazione per quanto
attiene le possibili fonti di finanziamento e, a loro volta, le
attivita' all'interno degli stessi assi necessitano
dell'individuazione di criteri che permettano una concreta
definizione delle iniziative da finanziare in via prioritaria.
Asse 1: Monitoraggio e analisi di settore
Uno degli assi su cui si e' incentrata l'attenzione della pubblica
Amministrazione e degli operatori e' legato alla continua evoluzione
del settore ed alla necessita' di creare per lo stesso un
monitoraggio tale da permettere agli operatori di indirizzare meglio
le proprie azioni produttive e alla pubblica Amministrazione di
intervenire con azioni piu' efficaci e che realmente possano essere
di incentivo e aiuto allo sviluppo.
L'asse in argomento trova la sua naturale collocazione nelle funzioni
amministrative riservate, dall'art. 79, comma 2, della L.R. 3/99,
alla Regione.
Entrambe le misure vanno infatti collocate nella fattispecie delle
iniziative di progettazione, ricerca e sperimentazione volte alla
valorizzazione industriale del prodotto alieutico pescato o allevato.
Misura 1.1: L'Osservatorio regionale dell'economia ittica
Al fine di dare adeguata risposta a tale esigenza, in primo luogo, si
pone all'attenzione la necessita' della creazione di un Progetto
Osservatorio da realizzarsi attraverso un organismo che svolga una
attivita' permanente di osservazione, di analisi e di previsione
della struttura e delle dinamiche che regolano il settore ittico
nella sua globalita', attraverso un monitoraggio delle attivita'
produttive e dell'occupazione, al fine di fornire alla categoria uno
strumento di lavoro e alla pubblica Amministrazione uno strumento di
programmazione degli interventi per il sostegno e lo sviluppo della
pesca marittima, della maricoltura e delle attivita' connesse.
Il progetto nello specifico mira a realizzare i seguenti compiti:
- progettazione e svolgimento di indagini, studi, ricerche sul
comparto ittico e sulle condizioni di lavoro;
- raccolta e predisposizione di informazioni analitiche attraverso
una raccolta sistematica di dati forniti sia dagli istituti di
statistica sia dalle associazioni di categoria sia dagli istituti di
ricerca del comparto ittico presenti sul territorio regionale,
riferite ad aree territoriali, settori di attivita' e tipologie
professionali specifiche, finalizzate all'analisi dell'intero
comparto ittico locale, anche con particolare attenzione alle
problematiche produttive, alle tendenze del mercato del lavoro e
sulla valenza economica dei prodotti;
- predisposizione e diffusione di note periodiche che consentano di
seguire l'evoluzione dei principali fenomeni che caratterizzano
l'andamento delle attivita' produttive, il volume del pescato,
l'andamento dei prezzi nei vari mercati ittici, il mercato del lavoro
ed anche le azioni di formazione professionale;
- realizzazione di analisi sullo stato e sulle tendenze della
produzione ittica e dei servizi ad essa connessi, in relazione al
volume ed all'assorbimento dei prodotti da parte del mercato sia
locale sia nazionale, realizzando anche un monitoraggio sulle aree
produttive protette che possono rivestire particolare importanza per
l'economia ittica regionale in considerazione di una sua
pianificazione strutturale a sostegno della capacita' produttiva;
- raccordo costante con i servizi regionali interessati alla politica
del comparto ittico, con gli altri osservatori istituiti dalle altre
Regioni, con gli osservatori delle associazioni di categoria, dei
sindacati, ed infine con l'osservatorio nazionale sull'economia
ittica istituito presso il Ministero per le politiche agricole.
Nell'ambito della presente misura saranno prioritarie le domande
provenienti da Centri di ricerca a partecipazione pubblica e
riconosciuti dal MURST, che abbiano sede legale e operativa nel
territorio dell'Emilia-Romagna.
Misura 1.2: Studi e ricerche
All'interno di questo primo asse, trova una sua collocazione la
ricerca, che, nel campo della pesca, svolge un ruolo di fondamentale
importanza, a sostegno dell'azione gestionale propria
dell'Amministrazione pubblica e nell'ambito della politica di
concertazione con le categorie economiche attuata in questo delicato
settore.
Il riconoscimento di tale ruolo ha consentito alla ricerca di
potenziare le proprie strutture e di mettere a disposizione del
settore un ingente patrimonio di conoscenze e capacita' tecniche e
scientifiche. In tal senso, se e' vero che la Regione ha promosso
un'attivita' di ricerca funzionale ai propri interessi ed in grado di
sostenerne le strategie e le ragioni nei piu' diversi contesti
europei ed internazionali, e' anche vero che ha consentito
l'attivazione ed il consolidamento di discipline scientifiche non
altrimenti valutate di rilievo. In questo contesto e' opportuno
richiamare il recente disposto del DLgs n. 204 del 1998 tendente a
realizzare quel necessario coordinamento della politica nazionale di
ricerca affidando al Ministero dell'universita' e della ricerca
scientifica - MURST il compito della regia su tutto il sistema della
ricerca. Nell'ambito delle procedure previste dal citato DLgs n. 204
e' del tutto evidente l'esigenza di procedere alla individuazione di
momenti di coordinamento che, tuttavia, non perdano di vista
l'esigenza di una specifica ricerca di settore finalizzata, fra
l'altro, a sostenere gli importanti e complessi impegni
internazionali ed interni del settore, alla cui responsabilita'
gestionale e' demandato il funzionamento del settore.
Va comunque precisato che negli ultimi anni accanto alla ricerca
scientifica istituzionale, si e' andata sviluppando e consolidando,
con particolare vivacita' in Emilia-Romagna, una ricerca,
commissionata e svolta a fini di sostegno della produzione
cooperativa.
In particolare, in funzione della distribuzione territoriale e della
vicinanza al mondo della produzione, la ricerca cooperativa assume un
ruolo determinante sia nel percepire i problemi legati all'esercizio
dei mestieri della pesca sul piano tecnico e bio-economico, sia nel
divulgare al ceto peschereccio i risultati delle ricerche.
Va rilevato come, nonostante gli apprezzabili risultati registrati
nel corso degli ultimi anni, i risultati conseguiti non siano stati
compiutamente utilizzati nell'ambito di una partnership
internazionale a causa di una diffusa incomunicabilita' fra
ricercatori di diversi Paesi. Le tematiche oggetto di
approfondimento sono selezionate in base alle priorita' gestionali
determinate dagli obiettivi dell'Amministrazione nel quadro dei
programmi di gestione e salvaguardia delle risorse biologiche, di
sfruttamento delle potenzialita' offerte dall'acquacoltura, di
efficiente allocazione e distribuzione delle risorse finanziarie
all'interno del settore.
L'azione della ricerca si dirige su diversi campi che possono
sintetizzarsi su due diverse aree:
- attivita' di sostegno a favore dell'amministrazione che copre un
vasto fronte di intervento che va dal sostegno scientifico fornito
per la soluzione delle molte emergenze che caratterizzano il settore
della pesca fino al contributo fornito per realizzazione degli
obiettivi del Piano;
- attivita' di sostegno nei confronti della produzione che si
concretizza nel sostenere settori come la maricoltura, anche
finalizzata alle esigenze di riconversione e di integrazione del
reddito dei pescatori o l'applicazione di tecniche di pesca e di
allevamento innovative.
La particolare importanza raggiunta nella nostra regione dagli
impianti di maricoltura consigliano la necessita' di continuare nella
ricerca per il raggiungimento dello sfruttamento ottimale delle
risorse impiegate che ancora non puo' dirsi raggiunto. Ne deriva
pertanto la necessita' di continuare a prevedere il finanziamento
delle iniziative di studio, di progettazione, di ricerca applicata,
di sperimentazione volte al miglioramento tecnologico e sperimentale
degli allevamenti di prodotti marini destinati alla alimentazione
umana, al fine di assicurare a tali iniziative il necessario sostegno
tecnologico e sperimentale, previste dalla L.R. 3/79, art. 2, lett.
f), nelle modalita' di esercizio previste dal combinato disposto
della L.R. 3/99, art. 80, comma 2, e secondo le seguenti priorita' di
intervento:
1. Prima priorita':
1.1. interventi che abbiano particolare riguardo alle condizioni
ambientali che consentano il massimo accrescimento e la conversione
ottimale del cibo;
1.2. interventi volti alla risoluzione dei problemi dello svernamento
negli impianti di maricoltura;
1.3. interventi volti alla valorizzazione dei prodotti marini da
allevamento destinati alla alimentazione umana;
1.4. interventi volti ad assicurare alle iniziative ittiche in acque
salmastre il necessario sostegno tecnologico e sperimentale;
1.5. interventi riconducibili per assimilazione alle tipologie sopra
descritte.
2. Seconda priorita':
2.1. iniziative di studio, progettazione di ricerca applicata e/o
sperimentazione destinate alla realizzazione di impianti sperimentali
per l'allevamento dei prodotti marini destinati alla alimentazione
umana.
Le iniziative di studio, progettazione e/o di ricerca applicata
rientranti nell'ambito del settore di intervento della seconda
priorita' di cui sopra saranno ammesse ai contributi regionali solo
se i beneficiari si avvarranno nella realizzazione di enti od
organizzazioni di ricerca, sia pubblici che privati, legalmente
riconosciuti come tali dai Ministeri competenti o dalla Regione
Emilia-Romagna; tali organismi, inoltre, dovranno risultare
inequivocabilmente responsabili dello studio, della ricerca e/o della
sperimentazione.
Le iniziative relative ad imbarcazioni rientranti nella piccola pesca
costiera potranno inoltre trovare la loro fonte di finanziamento
nello SFOP che per investimenti inferiori a Lire 100.000.000
rientrano nella competenza delegata alle Regioni e restano per
investimenti di importo superiore di competenza statale.
Asse 2 - Miglioramento a bordo della sicurezza dei lavoratori e della
qualita' del prodotto pescato
La flotta regionale necessita di una continua attenzione ed
adeguamento, soprattutto al fine di risolvere alcune problematiche
relative alla sicurezza in mare dei lavoratori, in particolare anche
e soprattutto alla luce della nuova normativa che impone determinati
innovazioni e adeguamenti. Al fine di consentire gli adeguamenti
necessari e possibili, restando alla competenza statale gli
interventi finanziabili tramite lo SFOP o il Piano triennale, il
presente Piano individua, a livello regionale, come strumento di
finanziamento la L.R. 3/79, relativamente agli interventi previsti
dall'art. 2 lett. a) e b), considerate come azioni interne al
presente asse, con priorita' assoluta a tutti quegli investimenti
realizzati per consentire l'adeguamento della flotta alla normativa
nazionale in tema di sicurezza del lavoro e delle condizioni di vita
dei pescatori a bordo.
Nell'ambito di tali azioni costituisce elemento di ulteriore
valutazione prioritaria la rispondenza dei singoli interventi ad uno
o piu' dei seguenti criteri generali:
- automazione delle operazioni di bordo;
- risparmio di energia e riduzione dell'inquinamento;
- importo preventivo di spesa ammissibile superiore a Lire 25.000.000
se rientranti nella fattispecie di cui alla Misura 2.1 o superiore a
Lire 5.000.000 se rientranti nella fattispecie di cui alla Misura 2.2
di cui sopra.
Nell'ambito dei settori di intervento di cui alle Misure 2.1 e 2.2,
restano, inoltre, comunque escluse da qualsiasi forma di
finanziamento le iniziative rientranti nelle seguenti tipologie:
a) manutenzione ordinaria di imbarcazioni gia' in uso;
b) manutenzione straordinaria di imbarcazioni gia' in uso, salvo che
esse siano rese necessarie in conseguenza di naufragio o di incidenti
gravi;
c) acquisto di materiale non nuovo;
d) acquisto di reti e di ogni altro attrezzo per la cattura del
pescato;
e) nuove costruzioni o ammodernamento di imbarcazioni aventi apparati
motore di potenza massima continuativa ed effettiva superiore alla
potenza dell'apparato motore precedentemente installato sulle
imbarcazioni offerte in ritiro definitivo dalla pesca o su quelle
oggetto di ammodernamento, salvo diversa autorizzazione ministeriale
o diversa previsione da parte di eventuale nuova normativa, nazionale
e comunitaria, emanata in materia di nuove costruzioni, prima
dell'esame delle domande da parte del Comitato tecnico regionale
della pesca marittima;
f) le iniziative la cui spesa ammissibile risulti inferiore a Lire
2.000.000.
Nell'ambito dei precedenti settori d'intervento le iniziative sono
ammesse solo a contributi in conto capitale, il cui ammontare non
potra' essere inferiore all'importo minimo di Lire 400.000 e non
potra' superare l'importo massimo di Lire 70.000.000 per ogni
imbarcazione e nel caso in cui l'applicazione alla somma ammessa,
della percentuale approvata in sede di concessione, dia un importo
inferiore al minimo il contributo non sara' ammesso e nel caso in cui
l'importo sia superiore al massimo, il contributo verra' ricondotto a
tale massimo.
Misura 2.1 - Iniziative di rinnovo delle imbarcazioni da pesca per
una maggior sicurezza delle operazioni di bordo
La prima misura di tale asse riguarda il rinnovo delle imbarcazioni
attraverso le considerazioni delle seguenti, ulteriori, priorita'
degli interventi relativi ad azioni di costruzione di imbarcazioni da
pesca, cosi' come previste dall'art. 2, lett. a), L.R. 3/79:
1. Prima priorita':
1.1. costruzione di imbarcazioni destinate a tutti i sistemi di pesca
con esclusione di quelli a strascico, circuizione, volante,
turbosoffiante, a seguito di offerta in ritiro definitivo di altre
imbarcazioni, destinate alla pesca a strascico, circuizione, volante,
turbosoffiante di pari o maggiore stazza e potenza;
1.2. costruzione di imbarcazioni, con apparato motore fuoribordo o
endobordo, adibite alla pesca con reti da posta, nasse, palangari e
sistemi similari, a seguito dell'offerta in ritiro definitivo dalla
pesca con lo stesso sistema di imbarcazioni di pari o maggiore stazza
e potenza;
1.3. costruzione di imbarcazioni, con apparato motore fuoribordo o
endobordo adibite ad impianti di maricoltura ed assegnate
esclusivamente alla V categoria;
2. Seconda priorita':
2.1. costruzione di imbarcazioni, con apparato motore fuoribordo o
endobordo, adibite alla pesca con reti da posta, nasse, palangari e
sistemi similari anche senza offerta in ritiro definitivo dalla pesca
di altre imbarcazioni;
3. Terza priorita':
3.1. costruzione di imbarcazioni adibite alla pesca a strascico e/o
volante a seguito dell'offerta in ritiro definitivo dalla pesca di
altre imbarcazioni adibite alla pesca a strascico e/o volante del
120% di quella dell'imbarcazione costruita salvo diversa
autorizzazione del Ministero competente;
3.2. costruzione di imbarcazioni adibite alla pesca con sistema
turbosoffiante, unicamente allo scopo di adeguare la flotta esistente
alla normativa vigente in materia, purche' la costruzione sia
contestuale all'offerta in ritiro definitivo dalla pesca di altre
imbarcazioni adibite alla pesca con sistema turbosoffiante.
Misura 2.2. - Acquisto e rinnovo di strumentazione e apparecchiature
miranti ad una maggior sicurezza delle operazioni di bordo, al
miglioramento delle condizioni lavorative dei marinai e alla garanzia
del trattamento di qualita' del prodotto pescato
La seconda misura del presente asse, sempre collocata
nell'adeguamento della flotta da pesca, con particolare attenzione
alla sicurezza delle operazioni di bordo, riguarda azioni di acquisto
di apparecchiature di bordo, di apparati motore e trasformazione su
imbarcazioni da pesca, le iniziative saranno ammesse a contributo in
considerazione delle seguenti, ulteriori, priorita' d'intervento
cosi' come previste dall'art. 2, lett. b), L.R. 3/79:
1. Prima priorita':
1.1. investimenti necessari per la trasformazione di imbarcazioni
adibite alla pesca a strascico, circuizione, volante ad altri sistemi
di pesca con esclusione del sistema turbosoffiante;
2. Seconda priorita':
2.1. investimenti per l'ammodernamento di imbarcazioni adibite alla
pesca con reti da posta, nasse, palangari, o di imbarcazioni adibite
ad impianti di maricoltura ed assegnate esclusivamente alla V
categoria, con riferimento in particolare ai seguenti interventi:
2.2. sostituzione dello scafo; 2.3. sostituzione di apparati motore
fuoribordo o endobordo, sostituzione della linea d'asse e/o
dell'elica e/o dell'invertitore riduttore; 2.4. acquisto ed
installazione di apparecchiature volte al miglioramento della
sicurezza della navigazione e all'ottimizzazione delle operazioni di
pesca e alla riduzione del consumo di carburante; 2.5. acquisto ed
installazione del verricello completo, del salpareti completo e
dell'archetto di poppa; 2.6. acquisto ed installazione di impianti di
refrigerazione acque, di celle frigorifere e di ogni altra struttura
atta al miglioramento della conservazione a bordo del prodotto
pescato e/o allevato; 2.7. acquisto ed installazione di attrezzature
per la lavorazione a bordo del prodotto pescato e/o allevato; 2.8.
costruzione o ammodernamento della cabina di pilotaggio e/o della
tuga, dei servizi igienici, ammodernamento e sostituzione della
timoneria, dei serbatoi per il carburante e dell'osteriggio e delle
ciminiere; 2.9. investimenti per l'ammodernamento su imbarcazioni
adibite alla pesca con vari sistemi, unicamente allo scopo di
adeguare le imbarcazioni alla normativa vigente in materia;
3. Terza priorita':
3.1. investimenti per l'ammodernamento di cui alla seconda priorita'
se realizzati su imbarcazioni adibite alla pesca a strascico,
circuizione, volante, turbosoffiante.
Asse 3: Accrescimento delle risorse alieutiche destinate alla
alimentazione umana
Costituendo l'arricchimento della biomassa pescabile un obiettivo di
estrema importanza per la razionalizzazione della pesca e per la
tutela dell'occupazione, e' necessario inserire fra le azioni ammesse
a contributo interventi che nello specifico abbiano lo scopo di
tutelare la biomassa rendendone possibile uno sviluppo tutelato o
iniziative che comunque rendano possibile una diversificazione delle
fonti di approvvigionamento attraverso la gestione e la coltivazione
del mare o delle acque interne.
Una prima attenzione in questa direzione e' rivolta alle iniziative
miranti alla creazione di aree di tutela biologica.
Misura 3.1: Protezione e sviluppo delle risorse alieutiche
Lungo la costa dell'Emilia-Romagna non esistono oggi aree definite a
parchi e/o riserve marine, si evidenzia pero' la presenza delle
seguenti aree dove l'attivita' di pesca e' limitata:
- poligono di tiro delle Forze Armate a foce Reno con divieto di
pesca per molte miglia quadrate;
- 45 strutture off-shore dell'ENI-AGIP, dell'ENEL con i relativi
collegamenti a terra, che di fatto vietano la pesca a strascico per
il 18% della fascia costiera regionale (considerata la fascia delle
12 miglia);
- 14 impianti di molluschicoltura in mare che occupano circa il 5%
della fascia costiera regionale (considerata la fascia delle tre
miglia);
- 3 impianti sommersi di barriere artificiali (Porto Garibaldi,
Rimini e Cattolica).
La strategia di gestione e conservazione delle risorse ittiche
prevista dalla politica comunitaria della pesca ed adottata a livello
nazionale ha, purtroppo, considerato sino ad ora quasi esclusivamente
linee d'azione riguardanti l'attivita' di pesca, mirate
essenzialmente alla riduzione dello sforzo di pesca a strascico e di
pesche speciali, senza peraltro prevedere interventi diretti sulle
risorse.
Le ricerche condotte nel settore della biologia marina e della
tecnologia applicata all'ecosistema marino hanno invece dimostrato,
in molti paesi orientali e aree nel pacifico, come la gestione delle
risorse possa essere effettuata non solo limitando l'attivita' di
pesca, ma anche agendo direttamente sulla quantita' di risorse
biologiche disponibili per un suo incremento (aree di tutela
biologica, e aree di ripopolamento attivo). Tale approccio attivo
alla gestione delle risorse appare estremamente rilevante, in quanto
permette di mantenere o aumentare i livelli produttivi ed
occupazionali senza gravare le varie categorie di addetti al settore
con l'applicazione di modelli gestionali che spesso hanno disatteso i
risultati ipotizzati.
Alla luce di quanto in sintesi esposto, si ritiene perseguibile nella
nostra Regione, un nuovo programma strategico teso all'intervento
attivo per la gestione delle risorse che miri al raggiungimento dei
seguenti obiettivi primari:
- realizzazione di "aree di tutela biologica" nella fascia costiera
delle 10/12 miglia (batimetria minima di 20 metri);
- realizzazione di "aree di tutela" in associazione con gli impianti
di mitilicoltura off-shore nella fascia costiera delle tre miglia.
Tali obiettivi, in particolare, dovranno essere realizzati attraverso
l'adozione di tecnologie morbide, come la costruzione di zone marine
protette da barriere artificiali volte sia alla protezione
dall'eccessivo impatto della pesca a strascico, sia alla costruzione
di "artificial-reef" idonei a specie con affinita' per i substrati
duri.Infatti, la protezione di forme giovanili e di aliquote di
adulti dall'azione della pesca a strascico e l'introduzione
nell'ambiente marino di rifugi idonei e di substrati per l'attacco
delle sacche ovigere (es. seppie e calamari) si traducono
inevitabilmente in una riduzione della mortalita', sia da pesca che
naturale. Inoltre, l'immersione di nuove superfici in acque trofiche,
come quelle della costa adriatica dell'Emilia-Romagna, favorisce
anche l'insediamento di organismi sessili filtratori (prevalentemente
bivalvi), tra i quali si sviluppa una fauna interstiziale che
costituisce a sua volta ma fonte di nutrimento per molte specie
ittiche, contribuendo anche in questo modo all'incremento di
biomassa.Le zone marine protette da barriere artificiali, inoltre,
permettendo solo l'uso di attrezzi selettivi (nasse, reti da posta,
etc.) offrono opportunita' di riconversione per gli addetti alla
piccola pesca a strascico costiero verso mestieri non a traino.
Studi effettuati con reti da posta presso alcune barriere artificiali
(piattaforma AGIP a Ravenna ed impianto sommerso di Cattolica) hanno
infatti fornito rendimenti di pesca compresi tra 8 e 22 Kg/CPUE (500
metri di rete e 12 ore di posa in mare) costituiti prevalentemente da
specie di elevato valore commerciale.
A cio' va aggiunta la possibilita' di integrare il reddito
proveniente dall'attivita' di pesca sia con la raccolta di mitili che
si insediano naturalmente sulle strutture sommerse e la cui biomassa
nella nostra realta' varia tra i 40 e 50 kg/mq., sia con lo sviluppo
di impianti di mancoltura associati.
Nuove opportunita' di riconversione e/o nuovi posti occupazionali
possono anche derivare dall'impiego delle strutture sommerse per la
creazione, lungo il litorale fangoso della costa romagnola, di aree
idonee allo svolgimento di attivita' turistiche e sportive (pesca
sportiva, immersioni, etc.).
Un esempio emblematico e' rappresentato dalla "zona di tutela
biologica del Paguro" con i 4.000 visitatori subacquei che ogni anno
effettuano l'immersione sul relitto.
Da valutare, infine, la possibilita' di semine di specie ittiche
pregiate, ora raramente presenti lungo i nostri litorali, ma un tempo
assai comuni, che grazie alla presenza di tane e rifugi ed alla
disponibilita' di cibo, troverebbero in tali aree condizioni idonee
per il loro accrescimento.
Premesse tali considerazioni vengono individuate, come idonee ad uno
sviluppo della biomassa, due tipologie di barriere artificiali
adattabili alla costa emiliano-romagnola:
- barriere di tipo "estensivo" costituito da corpi semplici in grado
di creare un impedimento meccanico allo strascico e rifugio per le
varie specie e come obiettivo primario la protezione dei fondali
dalla pesca a strascico e quindi occupare vaste aree di mare
(perimetrazione degli impianti off-shore di mitilicoltura);
- barriere di tipo "intensivo" costituite da strutture appositamente
realizzate ed assemblate in base alle caratteristiche comportamentali
delle specie bersaglio, finalizzate ad incrementare la popolazione di
determinate specie ittiche e per creare una diversificazione
dell'ecosistema naturale (riutilizzo di piattaforme off-shore).
Gli impianti "estensivi" per la loro finalita', sono da considerare
di competenza degli Enti pubblici (Stato, Regione, Province, Comuni),
in quanto i benefici vanno all'intera collettivita', mentre per gli
impianti "intensivi", di dimensioni limitate, appare idonea una
gestione privata effettuata da consorzi, cooperative di pescatori,
associazioni subacquee, etc.
Tali aree, che dovranno rivestire i caratteri di "riserva parziale",
saranno istituite secondo piani di zonizzazione e programmi di
gestione diversificati, al fine di consentirne lo sfruttamento
economico e biologico razionale.
In sintesi si tratta di sperimentare, con il necessario supporto
scientifico, la possibilita' di aumentare la biomassa dell'ittiofauna
costiera, istituendo aree di effettivo ripopolamento nelle quali le
attivita' umane possano essere non gia' vietate, ma condotte secondo
i criteri dello sfruttamento compatibile. In questo contesto si
inseriscono le attivita' di pesca speciale ed il prelievo programmato
della risorsa, nonche' la pesca sportiva e le attivita' subacquee.
Tale asse trova la sua possibile fonte di finanziamento nelle azioni
previste dallo SFOP.
Azione 3.1.1.: Zone di tutela biologica, parchi e riserve marine
La presente azione ha ad oggetto la realizzazione di due zone di
tutela biologica poste una a tre miglia dalla costa al largo del
Comune di Cattolica e, l'altra a tre miglia dalla costa al largo del
comune di Comacchio e di un parco marino posto a cinque miglia al
largo della costa del comune di Cesenatico.Lo scopo e' quello di
attivare attraverso i dettami della L.R. 3/79 una collaborazione,
della Regione Emilia-Romagna con i Comuni e le Amministrazioni
provinciali delle aree interessate, mirante alla realizzazione,
attraverso la partecipazione finanziaria, di studi di fattibilita' di
tali progetti.
Le due zone di tutela biologica, in particolare, hanno come obiettivo
sia quello della conservazione e valorizzazione del patrimonio
alieutico e vegetale, con finalita' didattiche, educative e
turistico-sportive, sia di creazione di due campi di sperimentazione
al servizio dei vari istituti di ricerca o dei singoli ricercatori.
Il parco marino e' rivolto in particolare a finalita' di
conservazione e riutilizzo di una struttura marina off-shore ai fini
di realizzare attivita' di sperimentazione di allevamento ittico in
mare aperto, stazione di ricerca, pesca sportiva, subacquea sportiva
e ristorazione.
I beneficiari possono essere enti pubblici, istituti di ricerca e
cooperative di pescatori e le iniziative sono riconducibili
nell'ambito della presentazione di un progetto di massima nelle
fattispecie previste dalla lett. c), dell'art. 2 della L.R. 3/79.
Misura 3.2.: L'acquacoltura
Le attivita' di pesca e di acquacoltura seguono percorsi paralleli
per quanto riguarda il prodotto, gli aspetti sanitari concernenti gli
impianti di lavorazione e trasformazione, nonche' le dinamiche di
mercato, ma sono caratterizzate da una diversa impostazione delle
problematiche che investono trasversalmente le due attivita', come ad
esempio la compatibilita' ambientale.
Le varie tipologie di acquacoltura evidenziano specifiche differenze
e problematiche, le quali necessitano di un esame circostanziato e di
interventi appropriati.
Infatti l'acquacoltura, uno dei settori potenzialmente piu' vitali
del settore primario nazionale e regionale, puo' essere suddivisa,
allo scopo di una piu' efficace classificazione, nei seguenti
segmenti produttivi, presenti in Emilia-Romagna:
piscicoltura intensiva, semintensiva o estensiva;
molluschicoltura;
crostaceicoltura.
Pertanto gli elementi di analisi che coinvolgono il settore
acquacoltura, spaziano dalla potenzialita' produttiva che deve
interfacciarsi con le dinamiche e le varianti del mercato, alla
salvaguardia ed al rispetto dell'ambiente nonche' agli aspetti
sanitari.
Molteplici fattori hanno contribuito alla diffusione della
piscicoltura intensiva, non ultimo lo sfruttamento di tecniche gia'
collaudate nella zootecnia tradizionale, arricchita da una
sperimentazione sempre piu' avanzata ed approfondita, che ha
consentito con successo di adattare gli schemi metabolici e
riproduttivi delle specie stesse in modo tale da renderne possibile
l'allevamento in vasta scala concentrandole in spazi piu' ristretti e
controllabili.
Lo sviluppo dell'attivita' di acquacoltura e' stato accompagnato da
una rapida evoluzione delle tecniche produttive, in special modo nei
settori della riproduzione artificiale, della ittiopatologia, della
mangimistica e della tecnologia di allevamento.
In particolare, la tecnica mangimistica ha saputo sostenere i ritmi
di incremento richiesti dagli allevamenti, mediante la proposta di
prodotti innovativi, quali i mangimi estrusi, in grado di fornire
quote di energia sempre piu' concentrata con un elevato grado di
digeribilita' della frazione proteica, che consente di contenere
entro i limiti di legge i livelli di nutrienti nelle acque di
allevamento e scarico degli impianti, tali da consentire elevate
densita' di pesce allevato. La ricerca applicata alle tecnologie di
allevamento si e' poi attivata ideando soluzioni nuove, che hanno
portato all'introduzione di sistemi per l'ossigenazione delle acque,
per il controllo dei parametri chimico-fisici dell'acqua gestiti da
programmi computerizzati ed a sistemi sempre piu' sofisticati per la
selezione.
A fronte di tutti questi aspetti positivi e ad una naturale vocazione
di numerose aree geografiche del nostro Paese, l'attivita' di
acquacoltura non ha saputo cogliere tutte le possibilita' di sviluppo
esistenti, e cio' ha portato ad una crescita disarmonica e per taluni
settori a ricorrenti crisi di mercato. Da rilevare poi come, a fronte
di un rapido evolversi dei sistemi distributivi, il comparto non
abbia saputo adeguarsi ai medesimi ritmi.
Per motivi diversi, accanto a settori tecnologicamente avanzati e ad
elevata produttivita', come la troticoltura e la piscicoltura marina
si sono determinate situazioni di mercato difficili e scarsamente
remunerative per il comparto.
Infine nell'ambito degli strumenti di programmazione si dovra' tenere
conto dell'evolversi del quadro normativo nazionale e comunitario,
con particolare riferimento a tutte quelle norme che, pur non
incidendo direttamente sul comparto, impattano trasversalmente sul
settore dell'acquacoltura, prevedendo anche interventi di tipo
strutturale con oneri finanziari non trascurabili.
Azione 3.2.1: Acquacoltura nelle acque interne
La politica relativa alla pesca ed all'acquacoltura nelle acque
interne regionali e' di competenza della Regione, il grado di
implementazione delle politiche territoriali di sviluppo del settore
ha un grado diversificato di avanzamento nelle differenti realta'
regionali, anche in riferimento alla specifica vocazione dei
territori per le attivita' di acquacoltura, e pesca in acque interne
dove la Regione Emilia-Romagna da tempo ha emanato particolari norme
e ha finanziato interventi anche attraverso l'utilizzo di altri fondi
comunitari.
Nell'ambito della gestione dei fondi strutturali, il Ministero delle
Politiche agricole ha operato, in passato, come Amministrazione
competente.
La nuova linea di tendenza, invece, e' di una competenza piena
regionale anche per quanto riguarda questa materia, anche se
l'attuazione della Legge 164/98 prevede la stesura di un piano
settoriale per le acque interne dolci. In tale ambito, la Direzione
generale della pesca e della acquacoltura del Ministero per le
Politiche agricole (MIPA), infatti, attraverso una consultazione di
esperti con rappresentanti del mondo produttivo, ha predisposto una
bozza di piano che e' stato inviato alle Regioni per commenti,
integrazioni, e per una approvazione preliminare alla presentazione
del documento finale al CIPE.
A tal proposito e' da sottolineare che comunque le priorita'
sintetizzate nel Piano sono sostanzialmente coerenti con lo sviluppo
di una acquacoltura responsabile che si orienta verso criteri di
sostenibilita'.
Difesa dell'ambiente, qualificazione delle produzioni e dei
produttori, nella logica di valorizzazione delle filiere produttive
in acquacoltura, infatti, sono i punti centrali del Piano.
Fra le Regioni beneficiarie potenziali sono anche le Regioni
appenniniche con maggiori insediamenti produttivi. Anche se rivestono
una grande importanza le Regioni dei grandi laghi in cui si espletano
attivita' di pesca nelle acque dolci, l'Emilia-Romagna ha acquisito
negli anni una sua notevole importanza, nel settore sia degli
allevamenti a terra che di quelli a mare.
Il Piano nazionale non puo' che collocarsi in questa nuova ottica
come l'espletamento delle funzioni di coordinamento e indirizzo
dell'Amministrazione centrale nei confronti delle regioni gia'
stigmatizzato dal DLgs 143/97.
Diverso il discorso quanto alle nuove costruzioni ed ammodernamenti
degli impianti impegnati che utilizzano acque marine e salmastre. Si
tratta in questo caso di confermare l'attuale politica di sostegno in
favore di quelle attivita' in grado di garantire un incremento
produttivo, pur soddisfacendo il vincolo della compatibilita'
ambientale e della produzione responsabile. In questi casi, a causa
delle particolari caratteristiche del settore, in cui la competizione
internazionale e l'attivita' di ricerca risulta fondamentale per
garantire una viabilita' delle iniziative si ritiene doversi
procedere al mantenimento di una forte connotazione programmatoria,
che non puo' che operare di concerto con le Amministrazioni locali.
Tale Azione ha come principali fonti di finanziamento il Piano
nazionale per l'acquacoltura di cui alla Legge 164/98 e nell'ambito
di intervento dello SFOP il Misura 3.2, dell'Asse prioritario 3.
Azione 3.2.2: Maricoltura
L'Emilia-Romagna con i suoi 14 impianti long-line di allevamenti di
molluschi e la raccolta dai banchi naturali e' fra i primi produttori
nazionali di mitili (oltre il 15% del prodotto allevato e raccolto in
Italia).
Tutti gli impianti presenti in regione, sia a gestione cooperativa
che di imprenditori singoli, sono associati al Consorzio
mitilicoltori dell'Emilia-Romagna.
Nell'ultimo decennio questa attivita', dapprima considerata marginale
alla pesca e a livello sperimentale, ha avuto un notevole incremento
con una generale tendenza allo sviluppo di impianti di tipo long-line
in mare aperto che hanno fatto registrare un elevato indice di studio
e applicazione di nuove tecniche e di sperimentazione di nuove
tecnologie.
Il settore necessita di interventi che mirino ad individuare
ulteriori strategie imprenditoriali che tendano a verificare le
condizioni per il superamento di alcune problematiche evidenziatisi
in questi ultimi anni.
Tali azioni dovranno in particolare riguardare la gestione degli
impianti in relazione alle problematiche relative a:
- riposizionamento di alcuni impianti per superare le problematiche
della contaminazione da biotossine algali (DSP);
- integrazione degli allevamenti con altre colture (ostriche, gabbie
per pesce, ecc.);
- metodologie di allevamento che permettano di abbattere i costi di
gestione degli impianti.
Tale azione ha come principali fonti di finanziamento il Piano
nazionale per l'acquacoltura di cui alla Legge 164/98 e nell'ambito
di intervento dello SFOP la Misura 3.2, dell'Asse prioritario 3.
Asse 4: Conservazione, trasformazione e commercializzazione dei
prodotti alieutici destinati alla alimentazione umana
Un aspetto certamente di non secondaria importanza e' costituito
dalle attivita' di conservazione, trasformazione e
commercializzazione del prodotto pescato.
La nostra regione ha negli ultimi anni recuperato il dislivello che
la separava da altre realta' europee molto piu' attrezzate e di lunga
tradizione in tal senso.
La realta' principale della trasformazione ad esempio e' stata
rappresentata per anni solo dal polo di Comacchio (FE) per quanto
riguarda la lavorazione dell'anguilla.
Negli anni ottanta, poi, la grande produzione di molluschi nella
Sacca di Goro, porto' quella realta' a fare i conti con le eccedenze
e ad investire in una realta' produttiva di trasformazione che
permettesse di dare un maggiore valore aggiunto al prodotto.
Se queste due esperienze hanno una origine soprattutto pubblica o
cooperativa, anche se a dire il vero la conservazione delle anguille
affonda nell'ottocento ad iniziativa di alcune antiche famiglie
comacchiesi, negli anni recenti alcuni privati, particolarmente nella
zona meridionale della costa, si sono orientati al settore, che
costituisce certamente uno dei futuri sviluppi per la nostra costa e
i prodotti pescati nostrani. La conservazione del pescato e' pero'
attivita' che non coinvolge solo la costa ma anche industrie del
parmense e del bolognese, inoltre, alcune aziende specializzate nella
conservazioni dei cibi in genere hanno recentemente aperto linee
dedicate ai prodotti ittici, crostacei e molluschi.
La pesca delle nostre marinerie essendo, infatti, caratterizzata da
produzioni che hanno un diverso andamento stagionale, legato ai cicli
riproduttivi, spesso non permettono una gestione controllata del
prelievo di prodotto con il conseguente controllo sull'andamento del
mercato dei prezzi.
Una gestione ben calibrata, che tenga conto di tutte le possibilita'
offerte dal mercato e delle esigenze dei consumatori permetterebbe
una conseguente gestione piu' razionale delle attivita' di prelievo
del prodotto sia questa effettuata in mare attraverso l'ordinaria
attivita' di pesca che in allevamento attraverso l'esercizio di
attivita' di maricoltura o di acquacoltura a terra.
Misura 4.1: Interventi per la conservazione la lavorazione e la
trasformazione dei prodotti alieutici e degli scarti di lavorazione
La prima misura presa in considerazione all'interno dell'asse in
oggetto, trova la sua naturale fonte nella L.R. 3/79 all'art. 2,
lett. c, attraverso il finanziamento di azioni miranti alla
costruzione, ampliamento ed acquisto opere, attrezzature ed impianti
per la conservazione, la lavorazione e la trasformazione dei prodotti
ittici destinati alla alimentazione umana e dei relativi scarti di
lavorazione, suddivise nelle seguenti priorita' di intervento:
1. Prima priorita':
1.1. tutte le iniziative realizzate da cooperative o loro consorzi
che non dispongano di strutture per la conservazione, la lavorazione
e la trasformazione dei prodotti ittici marini destinati alla
alimentazione umana e le iniziative per la vendita diretta da parte
dei pescatori e che ugualmente comportino operazioni di conservazione
e lavorazione del prodotto pescato destinato alla alimentazione
umana, impianti di maricoltura miranti ad una miglior conservazione
del prodotto ai fini di una miglior valorizzazione dello stesso;
2. Seconda priorita':
2.1. tutte le iniziative di costruzione, di ampliamento, di acquisto
e di ammodernamento degli impianti non rientranti nella precedente
priorita'.
Nell'ambito del settore d'intervento di cui sopra sono escluse da
qualsiasi forma di finanziamento le iniziative rientranti nelle
seguenti tipologie:
a) la costruzione di nuovi impianti per la produzione di conserve di
tonno;
b) la costruzione di nuovi impianti per la produzione di sardine
all'olio.
Nell'ambito del settore d'intervento di cui sopra per i finanziamenti
in conto capitale le iniziative sono ammesse per una spesa massima di
Lire 100.000.000 anche se la spesa preventivata sia superiore.
Inoltre, nell'ambito del settore d'intervento di cui sopra sono
escluse dai finanziamenti in conto interessi le iniziative che
comportino una spesa ammissibile inferiore a Lire 100.000.000.
Misura 4.2: La commercializzazione dei prodotti alieutici
La crescente domanda di prodotti ittici esercitata dai consumatori
richiede una particolare attenzione nei confronti della capacita' di
conservazione e trasformazione dei prodotti della pesca. Gli
obiettivi specifici di questa misura vanno individuati all'interno
della strategia di modernizzazione del settore, sia per quanto
concerne le problematiche relative alla igienicita' e salubrita' dei
prodotti stessi, sia per quel che riguarda l'adeguamento strutturale
alla domanda dei consumatori. Le iniziative di trasformazione e
conservazione di prodotti della pesca risultano ancora oggi un
elemento non trascurabile della politica piu' complessiva del
settore, anche se non si puo' non sottolineare l'importante sforzo di
modernizzazione compiuto nel corso degli ultimi anni. Al riguardo,
tuttavia, va anche rilevato che le richieste di finanziamento a fini
strutturali avanzate nel corso degli ultimi anni, si sono sempre piu'
orientate in direzione di investimenti a carattere commerciale piu'
che concretamente produttivo. Sotto questo aspetto, si rileva un
interesse decrescente quanto alla realizzazione di nuove costruzioni
per la produzione di prodotti trasformati, mentre le richieste di
ammodernamento da parte delle aziende esistenti e' sempre alta.
del tutto evidente che si pone l'esigenza di una riflessione in
merito alla futura allocazione delle risorse, in modo da assicurare
la tradizionale assistenza in favore di quelle iniziative ad elevato
tasso occupazionale e di valore aggiunto nel campo della lavorazione
dei prodotti della pesca, distinguendo dalle iniziative piu'
strettamente commerciali o di solo ammodernamento di impianti gia'
oggetto di contributo precedente.
Il comparto della trasformazione e della commercializzazione che e'
particolarmente debole nella costa settentrionale sia per qualita'
del prodotto trasformato che per scarsa diversificazione del
commercializzato, la costa meridionale ha, invece, visto lo
svilupparsi di forme private di conservazione, trasformazione e
distribuzione ma necessita di una maggiore integrazione con il
comparto della pesca e dello stoccaggio del prodotto in fase
conservativa il che permetterebbe un maggior controllo della politica
dei prezzi e dell'utilizzo e del prelievo delle risorse.
Per motivi diversi, ma riconducibili alle esigenze di igienicita' dei
prodotti commercializzati e di ammodernamento delle strutture
informatizzate, anche la politica di ammodernamento dei mercati
ittici rappresenta un obiettivo non eludibile della strategia che la
Regione intende adottare nel corso dei prossimi anni. Di fatto, molte
strutture mercatali, ancora oggi, non sono in grado di soddisfare i
requisiti previsti dalle norme sanitarie vigenti e vi e' il fondato
convincimento che molte di esse potrebbero essere chiuse
dall'autorita' giudiziaria se non si provvede al soddisfacimento dei
prescritti requisiti.
La prima commercializzazione, in particolare, e' affidata quasi
interamente al sistema dei mercati ittici all'ingrosso che sempre
piu' manifestano una loro inadeguatezza ad un mondo tecnologicamente
avanzato e dove il prezzo ed il mercato si svolge, nella realta', al
di fuori delle mura dello stesso; e' necessario ripensare a nuove
forme di commercializzazione ed in particolare a forme che
coinvolgano il settore della pesca e dell'acquacoltura anche nelle
ulteriori fasi di commercializzazione.
L'Unione europea ha avvertito da tempo la necessita' di adeguare ed
innovare l'organizzazione comune di mercato per avere una migliore e
piu' efficace gestione delle risorse.
In linea generale, i consumatori tendono oggi a privilegiare sempre
piu' la qualita', ricercando informazioni il piu' possibile chiare e
sintetiche che identifichino l'origine dei prodotti. Lo stesso
"Codice di condotta per una pesca responsabile" sottolinea
l'importanza della sicurezza alimentare e del diritto alla salute dei
consumatori (artt. 2 e 11.1).
Le direttive comunitarie nn. 492 e 493 del 1991 hanno delineato i
presupposti per l'adeguamento delle strutture di produzione,
commercializzazione e trasformazione della filiera ai requisiti
igienico-sanitari per la tutela del consumatore.
Per questa ragione, la Commissione europea ha introdotto norme di
commercializzazione, per impedire comportamenti pregiudizievoli nella
gestione delle risorse, attivando azioni per incentivare e garantire
la trasparenza del mercato ed informare cosi' i consumatori sulle
caratteristiche e la qualita' dei prodotti ittici. Le azioni
riconducibili alla misura di intervento in oggetto sono finanziabili
all'interno dello SFOP e rientrano nelle azioni previste dalle Misure
4.3 e 4.4 all'interno dell'Asse 4.
Azione 4.2.1: Interventi relativi ai mercati all'ingrosso
La deregulation del settore del commercio al minuto, le nuove
politiche commerciali della Grande distribuzione, l'avvento del
mercato globale e l'abbattimento dei vincoli nella CEE, nonche' la
presenza di ben 6 mercati ittici in circa 120 Km. di costa pone una
seria riflessione d'indirizzo del settore. I mercati ittici presenti,
sia a gestione pubblica che privata, hanno riscontrato un netto calo
di vendita del prodotto (anche del 25%) nel corso degli ultimi anni,
con seri problemi economici e gestionali.
Riteniamo opportuno, anche alla luce della debolezza dei produttori
impreparati e con imprese sottocapitalizzate, affrontare con urgenza
la filiera della commercializzazione che tenga conto anche della
valorizzazione di altri prodotti emergenti (mitili, vongole) ed i
relativi nuovi sbocchi commerciali.
Esistono le condizioni per definire un programma che valorizzi le
varie produzioni locali, procedendo alla "certificazione di origine e
controllo del prodotto". La realta' del settore pesca in
Emilia-Romagna deve poter utilizzare il "valore aggiunto" determinato
dalla rete di controlli sanitari, dalle specifiche metodiche di
pesca, dalle verifiche e controlli delle autorita' preposte, nonche'
dal codice di autocontrollo assunto dagli addetti.
Il Piano regionale del commercio e le azioni di cui sopra dello SFOP
costituiscono i naturali canali all'interno dei quali vanno
individuati gli specifici interventi che possano rendere attuabile il
rinnovamento.
Azione 4.2.2: Iniziative rivolte alla facilitazione dinamica della
commercializzazione
Legato alle esigenze del prodotto a terra si evidenzia come nel
quadro degli interventi previsti dalla L.R. 3/79 particolare
importanza abbiano rivestito le iniziative di acquisto di mezzi di
trasporto per la distribuzione dei prodotti della pesca al fine del
loro stoccaggio o della loro commercializzazione.
Il sostegno a queste iniziative appare ancora attuale in particolare
se come e' previsto dalla L.R. 3/79 esso e' realizzato da forme
cooperative in grado di garantire attraverso l'uso collettivo di tali
strumenti un maggior valore aggiunto ai singoli pescatori.
Tali iniziative trovano, dunque, la loro collocazione nel presente
Piano in un quadro di ricerca di un maggior vantaggio diretto per i
produttori in considerazione delle seguenti priorita' di intervento:
1. Prima priorita':
1.1. iniziative d'acquisto da parte di cooperative o loro consorzi
che non dispongono di mezzi di trasporto merci;
2. Seconda priorita':
2.1. iniziative d'acquisto di mezzi di trasporto coibentati;
3. Terza priorita':
3.1. iniziative d'acquisto non rientranti nelle precedenti priorita'.
Nell'ambito del settore di intervento di cui sopra le iniziative
d'acquisto sono ammesse fino ad un importo massimo di Lire
150.000.000 per ogni singolo mezzo di trasporto anche se di costo
superiore.
Azione 4.2.3: Iniziative promozionali
L'Unione Europea ha messo, in particolare, attraverso lo Strumento
Finanziario di Orientamento per la Pesca a disposizione degli Stati
membri, nel recente passato, risorse finanziarie finalizzate al
perseguimento di obiettivi quali il miglioramento
dell'approvvigionamento e della valorizzazione dei prodotti della
pesca e dell'acquacoltura, nonche' la promozione e la valorizzazione
dei prodotti della pesca attraverso azioni di informazione.
Misura 4.3: Qualita' e certificazione
La ricerca di qualita' del prodotto e nuove forme di promozione
completano, anche se in modo ancora parziale, le necessita' di
ammodernamento del settore guardato dal punto di vista socioeconomico
regionale. Diverse sono le iniziative e gli aiuti che, in particolare
dall'Unione Europea, sono stati introdotti all'intero settore della
pesca per valorizzare e promuovere il prodotto ittico.
Inoltre, con i regolamenti dell'Unione Europea 2081/92 e 2082/92, e'
stata promossa, all'interno della politica comunitaria
agroalimentare, l'esigenza della tutela della qualita' e della
tipicita' dei prodotti, dando origine, nella categoria dei marchi
collettivi, alla Denominazione di Origine Protetta (DOP), alla
Indicazione Geografica Protetta (IGP) ed all'attestazione di
specificita'.Una recente indagine svolta dall'ISMEA ha evidenziato
che la percezione degli operatori ittici in tema di qualita' e'
attualmente molto elevata anche se necessita comunque di una analisi
piu' approfondita.
Quanto al fresco o refrigerato, ad esempio, il concetto di qualita'
e' molto articolato e complesso, data la breve shelf-life del
prodotto (prodotto facilmente deperibile).
Secondo l'ISMEA, oltre ai fattori che influiscono sulla freschezza e
conservabilita' (qualita' igienico-sanitaria) del prodotto, si va
affermando, almeno per il pesce fresco, una maggiore importanza delle
caratteristiche esogene (qualita' percepita dal consumatore).
opportuno, quindi, riaffermare che, per i prodotti della pesca, in
senso lato, qualita' vuol dire soprattutto tutela degli aspetti
sanitari e veterinari. Per far questo, e' necessario "ricorrere
esclusivamente a strumenti legislativi e regolamentari vincolanti che
riguardino tutti i prodotti", come, ad esempio, il DLgs 531/92.
L'alta competitivita' nei mercati impone agli operatori, d'altro
canto, la necessita' di adottare (in modo volontario) strategie
indirizzate verso processi di qualita' ulteriori (marchi e/o norme
150), che sono, in realta', servizi che conferiscono valore aggiunto
al prodotto.
Al fine di adeguare ed innovare il contesto giuridico del mercato
interno, tra gli strumenti proposti dalla Commissione nell'ambito
dell'organizzazione comune dei mercati, due sono quelli che sono
rivolti all'organizzazione della filiera e che riguardano le
associazioni di produttori e interprofessionali:
1. organizzazioni di produttori transnazionali;2. organizzazioni
interprofessionali riconosciute.
Sara' con questa nuova realta' che ci si dovra' prossimamente
confrontare, anche per costruire una politica di qualita' del
prodotto e di tutela dei consumatori.
Definire la qualita' di un determinato prodotto, del resto, non e'
semplice, le variabili possono essere molteplici e non sono ancora
codificate in assoluto, in linea di massima possiamo ritenere che i
cosiddetti prodotti di qualita' siano la sommatoria delle
specificita' relative alle caratteristiche, alle proprieta' ed ai
servizi che soddisfano un determinato bisogno. Essendo quindi un
bisogno l'elemento soggettivo, si possono definire alcuni livelli di
qualita', quali:
- le caratteristiche organolettiche, igieniche, nutrizionali in
termini di qualita' "sensoriale";
- l'origine del prodotto, il confezionamento, la presentazione, la
conservazione, il trasporto, la fluizione in termini di qualita' del
"servizio" intrinseco al prodotto;
- l'identita', l'appartenenza sociale, il prestigio, il piacere in
termini di qualita' sociale.
In termini generali i livelli che possono essere riferibili alla
garanzia di qualita' e che devono essere tenuti in conto prioritario
nelle iniziative da realizzare in tale campo sono:
- strumenti che garantiscono la qualita' e l'origine del prodotto;
- strumenti che garantiscono la qualita' del sistema di processo;
- strumenti che garantiscono la qualita' del sistema produttivo
aziendale.
In tale direzione assumono ulteriore priorita' d'intervento le
iniziative tese a:
- certificazione controllo aziendale tramite sistema HACCP (Hazard
Analysis and Critical Control Points);
- certificazione Denominazione di Origine Protetta (DOP);
- certificazione Indicazione Geografica Protetta (IGP);
- certificazione sistemi aziendali delle norme ISO 9000 e ISO 14000;
- certificazione "prodotto di alta qualita'".
Nell'ambito dello SFOP le azioni relative alle organizzazioni trovano
la loro fonte di finanziamento alla misura 4.3 e 4.4 all'interno
dell'asse 4.
Misura 5.1: Il credito
Il settore abbisogna di un intervento sul credito che permetta di
aumentare la capacita' di investimento.
Tale possibilita' viene prioritariamente individuata nella
possibilita' per le cooperative di pescatori e loro consorzi di adire
le misure previste da COOPERFIDI.
Questo nell'ottica del finanziamento di iniziative che permettano la
realizzazione di strumenti di sviluppo e valorizzazione delle
attivita' ittiche con una valenza che vada al di la' del singolo per
coinvolgere la maggior parte di addetti e fruitori.A questa
possibilita' si associa quella di apertura di un capitolo per
l'attivazione di contributi in conto interessi nelle forme e nelle
misure gia' previsti dalla L.R. 48/88.
Misura 5.2: Pesca-turismo e itti-turismo
Le caratteristiche orografiche della costa dell'Emilia-Romagna
evidenziano il potenziale di uno sviluppo ed intervento in nuovi
settori correlati all'attivita' primaria della pesca ed impongono la
messa a regime di politiche atte a mettere a sistema alcune
iniziative nell'ambito delle nuove attivita' del pesca-turismo e
dell'itti-turismo.
Il recente decreto 13/4/1999, n. 293 ha definito i criteri per
l'azione del pesca-turismo, che puo' rappresentare per molti
pescatori della nostra regione un felice elemento integrativo al
proprio reddito in alcuni periodi stagionali.
Tale attivita' ha, certamente, una valenza turistica in termini di
attrattiva mirante a far vivere l'esperienza della pesca e della vita
in mare, a far conoscere i sapori del prodotto appena pescato, a far
riconoscere le varieta' dei pesci, e a mettere a contatto la realta'
produttiva e la societa' civile.
Per quanto attiene l'attivita' di itti-turismo, le aree vallive
regionali rappresentano un rilevante habitat al fine di esercitare
nuove attivita' imprenditoriali miste di allevamento-pesca-consumo
dei prodotti-ambiente per una corretta gestione del territorio,
prevedendo possibili connessioni tra:
- attivita' di allevamento estensivo ed a basso impatto ambientale;
- possibilita' di visitare e vivere in diretta l'attivita' di pesca;
- possibilita' di consumare in loco il prodotto pescato;
- possibilita' di recuperare vecchi mestieri ad uso turistico come ad
esempio lavori canna palustre, lavorazione del pesce, costruzione
attrezzi da pesca.
Tale misura trova la sua naturale collocazione nell'ambito delle
competenze regionali in materia turistica dove potranno prevedersi
apposite forme di incentivazione a tale tipo di attivita' correlata
alla avanzata esperienza in materia di agriturismo e turismo rurale.
Le iniziative di ammodernamento delle imbarcazioni volto al fine di
esercitare in massima sicurezza le attivita' di pesca-turismo
costituiscono priorita' assoluta per le iniziative di cui all'asse 2
del presente Piano.
Misura 5.3: Qualificazione delle aree portuali destinate alla pesca e
dei relativi servizi da pesca
La situazione dei porti in Emilia-Romagna e' estremamente precaria,
dai fondali ai moli, dalle attrezzature alle aree di servizio, e
necessita di un programma di interventi organici, ma anche di sforzi
normativi riferibili alle varie competenze (Ministeri, Capitanerie,
Aziende Unita' sanitarie locali, Regione, Province, Comuni, Autorita'
portuali, etc.).
Le esigenze di modernizzazione trovano nella misura relativa al
miglioramento delle attrezzature portuali un importante riferimento.
E' un dato che le Amministrazioni pubbliche (e' il caso di Goro e di
Cattolica), cosi' come l'imprenditoria privata abbiano richiesto il
finanziamento di un consistente numero di progetti sullo SFOP.
Molte delle precedenti richieste non sono state soddisfatte per
carenza di fondi e, dunque, l'attesa, per il prossimo programma e'
elevata. Tuttavia, mentre nel caso delle richieste pervenute da parte
dell'imprenditoria privata, si e' in presenza di una partecipazione
all'investimento da parte del beneficiario, nel caso delle richieste
di contributo per infrastrutture portuali richieste dalle
Amministrazioni pubbliche, il finanziamento e', al momento,
integrale. L'esperienza ha dimostrato che il numero di richieste di
quest'ultimo tipo pervenute all'Amministrazione e' andato rapidamente
crescendo nel corso degli ultimi tempi e molte delle richieste
provenivano da aree a scarsa presenza di flotta da pesca. Si pone, di
conseguenza, una duplice riflessione quanto alle esigenze di
valutazione degli investimenti e quanto alla partecipazione dei
beneficiari al finanziamento. Nel primo caso si tratta di restringere
le opportunita' ai progetti che presentano e garantiscano uno spazio
accettabile alle navi da pesca, cosi' come, si tratta di prevedere
una percentuale di cofinanziamento, quale che sia la forma giuridica
del beneficiario, alle spese di investimento.
Gli interventi di questa misura trovano la loro collocazione
all'interno dello Strumento Finanziario di Orientamento della Pesca e
specificamente delle misure 3.3 dell'asse prioritario 3.
Misura 5.4: Formazione professionale
Per quanto concerne la formazione professionale le iniziative
proposte da enti specializzati legati al mondo cooperativo, sono
state finalizzate ad aggiornare e specializzare i lavoratori operanti
nel comparto ittico.
La formazione nel comparto della pesca prende l'avvio da una
riflessione sui caratteri e sulle tendenze delle vecchie e delle
nuove professionalita' nel settore ittico che deve muoversi
all'interno di un contesto che tenga conto del "processo di
frantumazione" della professionalita' e del caratterizzarsi di due
precisi indirizzi:
- sostituzione delle piu' antiquate mansioni prevalentemente
esecutive, strettamente condizionate da una struttura tecnica che
impone anche tempi e ritmi di produzione;
- svuotamento di contenuti professionali delle tradizionali mansioni
ittiche, ancora presenti nel ciclo produttivo, caratterizzati dai
potenziali livelli di professionalita'.
In sostanza nel settore ittico si combinano caratteri di
professionalita', organizzazione della forza lavoro e di tecnologia
non subordinate ad un processo meccanico, capace di movimento
autonomo che puo' definirsi come un "sistema professionale" dove
l'organizzazione del lavoro e il rapporto con le strumentazioni
tecniche vengono regolate da conoscenze, abilita' e ruoli
professionali riconducibili alla categoria del "mestiere".
Nel mestiere, infatti si esplica una polivalenza di attivita', di
acquisizione di risorse, di trasformazione, nonche' di partecipazione
al processo di completamento del "prodotto" finale che risulta
unitaria e continua, cosi' come le funzioni aziendali di
integrazione, coordinamento e valutazione dei compiti e delle
mansioni e' sottoposto ad un sistema decisionale di controllo che e'
interno alle qualita' di "autonomia" del mestiere.
Il configurarsi di questi elementi rende assai importante una
riflessione sulle professionalita' ittiche e sui bisogni - in questo
ambito - di formazione, aggiornamento, riqualificazione che si
esplicano e che prevedono la costruzione di interventi specifici in
cui alle peculiarita' connesse ai compiti e ai ruoli professionali
svolti, si assommino conoscenze e competenze piu' generali che
mettono il lavoratore in grado di confrontarsi sia sotto il profilo
istituzionale (es. normativa), sia sotto il profilo culturale (es.
problematiche ambientali, ecc.) con le innovazioni e le
trasformazioni del mercato del lavoro. Alcune caratteristiche
intrinseche relative alla forza lavoro che in questo settore appare
fortemente legata agli stereotipi tradizionali - anche grazie al
forte vincolo che le attivita' di pesca hanno con il territorio e al
legame con le consuetudini, le culture, le regole di comportamento,
ecc. locali - e una eta' media piuttosto elevata rendono tanto piu'
necessario un intervento in termine di formazione. Proprio per
l'analisi e le riflessioni sostenute - infatti - la formazione appare
uno snodo importante attraverso il quale avviare processi di
rinnovamento e di innovazioni poiche' tende a caratterizzarsi sempre
piu' esplicitamente come persuasiva di fronte alle trasformazioni che
percorrono il mondo produttivo in generale e il settore della pesca
piu' specificatamente. La formazione - infatti - gioca un ruolo,
centrale sia per la costituzione di nuovi modelli di professionalita'
per livelli di responsabilita', coordinamento, controllo, governo nei
diversi comparti del settore, sia per il supporto strategico che
rappresenta di fronte alle innovazioni tecnico-scientifico e
culturali-organizzative, la' dove sia intesa come intervento
flessibile che si realizza in percorsi formativi modulari tendenti a
valorizzare le risorse individuali e personali interagendo con i
problemi e le risorse materiali ed immateriali che orientano lo
sviluppo nei vari segmenti del settore pesca.La formazione vede la
sua naturale fonte di finanziamento nei programmi del Documento Unico
di Programmazione del Fondo Sociale Europeo (FSE) nell'ambito della
formazione del quale si terra' conto delle particolari esigenze poste
per l'adeguamento della marineria alle nuove esigenze in materia di
sicurezza del lavoro, di sicurezza alimentare.
Avranno, in tale ottica, priorita' le iniziative realizzate dalle
strutture cooperative miranti alla predisposizione di corsi di
formazione rivolti al personale imbarcato realizzati nei periodi di
fermo delle attivita' di pesca per riposo biologico del mare.
Modalita' di gestione del piano
All'interno del Piano si distinguono assi di esclusiva competenza
regionale, assi o misure che comportano una competenza regionale in
quanto relative ad assi o misure previsti dallo Strumento Finanziario
di Orientamento della Pesca di origine Unione Europea, le cui materie
sono di competenza regionale ed infine misure regionali le cui
funzioni amministrative di attuazione sono delegate alla competenza
delle Province costiere, le quali possono integrarle con propri mezzi
nei limiti dei massimali di intervento pubblico previsti dalle leggi
regionali.
Sono fissati per le varie tipologie di intervento le seguenti regole
generali per la presentazione delle domande di contributo.
Competenza esclusiva della Regione
Le domande di cui alle misure 1.1 e 1.2 dell'asse 1, rientranti
nell'applicazione della L.R. 3/79, art. 2, lett. f), relative ad
"iniziative di studio, di progettazione, di ricerca applicata e di
sperimentazione volte al miglioramento tecnologico degli allevamenti
ittici, con particolare riguardo alle condizioni ambientali che
consentono il massimo accrescimento della conversione ottimale del
cibo, ai problemi dello svernamento, e alla valorizzazione
industriale del prodotto, al fine di assicurare alle iniziative
ittiche in acque salmastre, previste dal Programma regionale di
sviluppo, il necessario sostegno tecnologico e sperimentale", e 5.1
dell'asse 5, relative a contributi in conto interessi per le
iniziative di cui all'art. 2 bis della L.R. 3/79 vanno presentate in
bollo, corredate di autodichiarazione contenente le informazioni
relative al richiedente ed alla richiesta di contributo e devono
essere indirizzate al Presidente della Giunta regionale entro il
termine, fissato dalla L.R. 3/79, del 31 marzo.
Competenza funzionale delegata alle Province
Le domande relative alle altre misure, sempre rientranti nella sfera
di applicazione della L.R. 3/79, delegate alla competenza delle
Province costiere, dovranno, invece, essere presentate alle
Amministrazioni provinciali di competenza, perche' sede dell'impresa
richiedente o perche' sede dell'iniziativa, fermo restando che
possono fare domanda solo richiedenti residenti in Emilia-Romagna,
entro il termine, fissato dalla L.R. 3/79, del 31 marzo.
Competenza regionale sugli atti di intervento SFOP
Per le iniziative rientranti negli assi prioritari previsti dallo
SFOP, e delegati alla gestione regionale come risultera' dal
Documento Unico di Programmazione per l'Italia per le Regioni al di
fuori dell'Obiettivo 1, i richiedenti dovranno presentare le proprie
domande alla Regione nei modi e nei termini fissati con l'emanazione
di ulteriori provvedimenti deliberativi da parte della Giunta
regionale alla luce del contenuto del DOCUP sopracitato.
Il "Tavolo blu" regionale
Per lo svolgimento delle funzioni di programmazione e di indirizzo in
materia di pesca e maricoltura, la Giunta regionale si avvale della
collaborazione di un comitato consultivo denominato "Tavolo blu"
presieduto, dall'Assessore regionale competente in materia di pesca
marittima ed acquacoltura o da un suo delegato, e composto: dai
rappresentanti regionali delle associazioni dei pescatori e degli
armatori, dai rappresentanti delle associazioni del commercio ittico
piu' rappresentative a livello regionale, da un rappresentante
dell'Unione delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e
Agricoltura (CCIAA) dell'Emilia-Romagna, dai responsabili dei Centri
di Ricerca marina di Cesenatico, dell'Universita' di Ferrara e
dell'Universita' di Bologna, dai componenti il Comitato tecnico di
cui all'art. 5 della L.R. 3/79, dai comandanti della Direzione
Marittima di Ravenna e delle Capitanerie di porto di Ravenna e di
Rimini e dai Responsabili del Servizio veterinario, porti e commercio
della Regione Emilia-Romagna, dagli Assessori competenti in materia
di pesca marittima e acquacoltura delle Province di Ferrara, Ravenna,
Forli'-Cesena e Rimini e dagli Assessori con delega in materia di
pesca marittima e maricoltura dei Comuni costieri di Goro, Codigoro,
Comacchio, Ravenna, Cervia, Cesenatico, Gatteo, Savignano sul
Rubicone, San Mauro Pascoli, Bellaria-Igea Marina, Rimini, Riccione,
Misano Adriatico, Cattolica, nonche' da ogni altro esperto che si
ritenga opportuno consultare sulle specifiche materie poste
all'ordine del giorno.
I "Tavoli blu" provinciali
Le Amministrazioni provinciali costiere, per l'esercizio delle
proprie competenze in materia di pesca marittima e maricoltura
potranno, a loro volta costituire comitati consultivi denominati
"Tavoli blu" provinciali composti dai rappresentanti delle
cooperative di pescatori e dai rappresentanti delle associazioni dei
commercianti di prodotti ittici presenti nel territorio provinciale,
da un rappresentante della Camera di Commercio, Industria,
Artigianato e Agricoltura (CCIAA) della Provincia, dai Responsabili
dei Servizi veterinari provinciali, dal comandante della Capitaneria
di porto competente per il proprio territorio, dagli Assessori
competenti in materia di pesca marittima e maricoltura dei Comuni
insistenti sul proprio territorio e da ogni altro esperto che
ritengano opportuno consultare sulle specifiche materie poste
all'ordine del giorno.
Sia il "Tavolo blu regionale" che i "Tavoli blu provinciali", devono
essere riuniti almeno una volta all'anno in occasione della
predisposizione degli atti programmatori di cui alla L.R. 3/99 e
della presente delibera.
Modalita' della delega delle funzioni amministrative
alle Amministrazioni provinciali
Criteri generali della delega alle Provincie costiere
Per quanto attiene in particolare la competenza delle Province
costiere vengono fissati i seguenti punti di attuazione della delega.
La L.R. 21 aprile 1999, n. 3 relativa alla "Riforma del sistema
regionale e locale" all'art. 81, prevede che alle Province costiere
di Ferrara, Ravenna, Forli'-Cesena e Rimini, siano delegate le
funzioni amministrative di concessione e liquidazione dei contributi
e le relative funzioni di controllo sulla destinazione dei contributi
per la promozione e la valorizzazione della pesca marittima, della
maricoltura e delle attivita' produttive connesse.
Il successivo art. 82, poi prescrive che la Giunta regionale
determinando il trasferimento delle risorse finanziarie regionali
determini anche le modalita' con cui tale trasferimento debba
avvenire.
A tal fine e' individuato come strumento per attuare la delega di cui
sopra il Piano-programma regionale degli interventi in materia di
pesca marittima, maricoltura e attivita' connesse. Tale Piano, a
norma del combinato disposto della L.R. 3/79 e L.R. 3/99, determina
le seguenti linee e contenuti della delega:
A - Presentazione delle domande
Le domande, sottoscritte dal titolare o dal legale rappresentante,
relative alle iniziative previste dalla L.R. 3/79, art. 2, lett. a),
b), c), d), e), vanno presentate in bollo, corredate di
autodichiarazione contenente le informazioni relative al richiedente
ed alla richiesta di contributo e devono essere indirizzate al
Presidente della Provincia in cui risiede il richiedente o del
territorio nel quale l'iniziativa sara' realizzata.
Tutte le domande di contributo devono pervenire all'Ente competente
entro il 31 marzo di ogni anno.Per le domande inviate per
raccomandata sara' ritenuta valida la data del timbro postale di
partenza.
Nel caso in cui il termine di scadenza per la presentazione della
domanda ricada in un giorno festivo, la suddetta. scadenza e'
prorogata al primo giorno non festivo seguente.
B - Istruttoria e valutazione delle domande
Le Amministrazioni provinciali provvedono:
- all'istruttoria delle domande di cui alla L.R. 3/79, art. 2, lett.
a), b), c), d), e), pervenute, valutano l'ammissibilita' a contributo
dell'iniziativa e la priorita' della stessa in rapporto ai criteri
stabiliti agli assi e alle misure del Piano-programma regionale degli
interventi in materia di pesca marittima, maricoltura e attivita'
connesse;
- alla determinazione delle spese ammissibili a contributo;
- alla predisposizione di un Piano provinciale degli interventi
redatto sulla base delle domande accolte e ritenute ammissibili
stabilendo le percentuali di intervento in considerazione dei
massimali stabiliti dalla L.R. 3/79, art.6, prevedendo percentuali a
scalare per le singole priorita' previste nel Piano per le singole
tipologie di iniziativa;
- alla trasmissione del Piano provinciale alla Regione entro il 31
maggio di ogni anno.
C - Approvazione del Piano e riparto delle risorse
La Giunta regionale, entro il 31 luglio, sulla base delle richieste
necessarie per il finanziamento dei singoli piani provinciali degli
interventi e in considerazione dei fondi a bilancio procede
all'approvazione dei piani medesimi e alla contestuale ripartizione
dei fondi fra le singole province.
Qualora le richieste di finanziamento dei piani provinciali degli
interventi complessivamente considerati superino l'ammontare dello
stanziamento del bilancio regionale di previsione, nel riparto delle
risorse la Giunta regionale procede ad una riduzione proporzionale
commisurata all'entita' dei singoli piani provinciali.
Le Amministrazioni provinciali possono integrare con propri fondi i
contributi cosi' ridotti fino al raggiungimento della percentuale
massima stabilita dalla L.R. 3/79, art.6.
D - Concessione dei contributi
I piani provinciali degli interventi una volta approvati dalla Giunta
regionale costituiscono atto di concessione nei limiti massimali di
contributo risultanti dall'atto di approvazione.
Qualora le risorse regionali ripartite non siano sufficienti a dare
copertura, nella misura percentuale stabilita dal Piano provinciale
della pesca, per i singoli contributi ammessi, le Amministrazioni
provinciali possono approvare, per l'integrazione fino ai massimali
percentuali originariamente previsti, un apposito atto di
integrazione finanziaria al Piano approvato, in tal caso tale
provvedimento costituisce atto di concessione.
A seguito della approvazione dei piani provinciali da parte della
Giunta regionale, le Amministrazioni provinciali entro il 30
settembre di ogni anno provvedono alla comunicazione ai richiedenti
dell'accoglimento o della reiezione delle domande.
Le eventuali ulteriori integrazioni con fondi provinciali al Piano
devono essere comunicate ai singoli beneficiari e alla Regione entro
il 30 novembre.
Entro la stessa data il Programma provinciale relativamente agli
interventi realizzati su imbarcazioni deve essere comunicato alle
capitanerie di porto di iscrizione dell'imbarcazione competenti per
l'opportuna annotazione negli appositi registri.
Il richiedente, qualora l'iniziativa non sia ancora stata realizzata,
deve realizzarla entro sei mesi dalla comunicazione dell'accoglimento
della propria richiesta.
E - Accertamento della realizzazione degli interventi e liquizione
dei contributi
Le Amministrazioni provinciali provvedono su richiesta del
beneficiario all'accertamento e alla liquidazione del
contributo.Entro 60 giorni dalla scadenza del termine massimo per la
realizzazione dell'iniziativa il richiedente deve produrre la
seguente documentazione:
a) dichiarazione sostitutiva di atto di notorieta' riportante un
rendiconto analitico delle voci di spesa sostenute correlato al
dettaglio dei costi previsti nella domanda con indicazione delle
eventuali voci che differiscono; tale rendiconto consiste nell'elenco
delle spese effettuate in gestione diretta e nella lista delle
fatture pagate con numero, data di emissione, causale, ragione
sociale del fornitore, importo, data della quietanza di ciascuna
fattura e totale delle spese sostenute; tale lista deve essere
corredata dalle fotocopie degli originali sui quali deve essere
annotato l'utilizzo della fattura ai fini della richiesta di
contributo pubblico di cui alla L.R. 3/79; tale modalita' implica il
rispetto di tutti gli obblighi di legge previsti;
b) fatture debitamente quietanzate in originale ed in regola con le
norme sul bollo, o in copia conforme all'originale autenticate ai
sensi della Legge 4 gennaio 1968, n. 15.
Entro 60 giorni dalla ricezione della documentazione, verificata la
regolarita' della stessa e accertata la realizzazione dell'iniziativa
oggetto del contributo, le Amministrazioni provinciali provvedono
alla liquidazione spettante.
Qualora la documentazione presentata sia insufficiente alla copertura
della spesa ammessa, il contributo e' proporzionalmente ridotto.
All'atto dell'erogazione l'Amministrazione provinciale dovra'
accertare il permanere delle condizioni che hanno consentito la
concessione del contributo.
F - Cessazione, annullamento, rinuncia e revoca del contributo
L'Amministrazione provinciale puo', per motivate ragioni, annullare
la concessione dei contributi ovvero dichiarare la decadenza o
ridurne l'entita'.
L'atto e' comunicato al soggetto interessato.
Cause di decadenza del contributo:
- grave inadempimento degli obblighi e degli oneri incombenti ai
destinatari;
- produzione di documenti o dichiarazioni false per ottenere i
contributi;
- violazione degli obblighi di collaborazione in caso di controlli
ordinati dalla pubblica Amministrazione.
Per grave inadempimento si intende:
- la mancata osservanza delle disposizioni previste, a pena di
decadenza, dalla legge regionale, dai criteri del presente Piano;
- il distoglimento dalla specifica destinazione o la vendita, senza
autorizzazione, del bene o le opere gravate da vincolo.
La decadenza non si applica, nei casi in cui l'inadempimento non e'
imputabile alla responsabilita' del beneficiario. In questo caso si
applicano le norme sulla cessazione del contributo.
Cause di cessazione del contributo:
- quando, per cause non imputabili alla responsabilita' dei
beneficiari, non possono piu' essere raggiunti i fini cui era
preordinato il contributo;
- il venire meno dei requisiti soggettivi ed oggettivi, di idoneita',
richiesti per la concessione del contributo.
La cessazione comporta l'obbligo della restituzione delle somme
erogate che non siano state destinate per gli obiettivi dichiarati e
per i quali e' stato concesso il contributo.
Le somme da restituire sono gravate da interessi legali, decorrenti
dal termine per la restituzione fissato con il provvedimento di
cessazione.In caso di annullamento del provvedimento di concessione,
qualora siano stati effettuati dei pagamenti, le somme erogate devono
essere restituite maggiorate degli interessi decorrenti dalla
scadenza del termine assegnato per la restituzione.
Il beneficiario che intende recedere dal contributo ne da'
comunicazione alla Amministrazione provinciale competente.
Dalla data della comunicazione decorrono 30 giorni per la
restituzione delle somme percepite, maggiorate degli interessi legali
maturati alla medesima data.
G - Deroghe ai vincoli di destinazione
Il beneficiario che prima della scadenza del vincolo di cui alla L.R.
3/79, art.9, ravvisa la necessita' di alienare, dismettere, o
destinare i beni o le opere oggetto del contributo, puo' presentare
motivata richiesta di autorizzazione alla Amministrazione
provinciale.
L'autorizzazione comporta il venire meno dei vincoli ed e'
subordinata alla restituzione di parti di contributi regionali
ottenuti, pari a tante quote percentuali, calcolate a base mensile,
quanti sono i mesi compresi fra la data della presentazione della
domanda e la data di scadenza dei termini previsti dal primo comma
dell'art. 9 della L.R. 3/79.
H - Nucleo di valutazione
Per la valutazione delle domande di contributo e la predisposizione
del Piano provinciale degli interventi, l'Amministrazione provinciale
puo' costituire un nucleo di valutazione composto da esperti del
settore che provvede all'esame tecnico-finanziario delle richieste ed
esprime parere in ordine alla conformita' delle domande rispetto alle
finalita' dell'intervento, all'ordine di priorita' dei progetti e
all'importo dell'investimento ammissibile ed in particolare alla
conformita' dello stesso ai criteri posti dal presente Piano
regionale.
I - Rendicontazione dell'utilizzo delle risorse ed eventuale
restituzione di quelle non impegnate o revocate
Le Amministrazioni provinciali entro il 30 settembre dell'anno
successivo a quello di concessione trasmettono alla Regione una
relazione dettagliata sullo stato di realizzazione del Piano
provinciale degli interventi e contestualmente restituiscono le somme
avanzate dalla gestione a causa di mancata liquidazione, revoca o
restituzione dei contributi o di parte di essi.
Qualora ad uno o piu' beneficiari sia stata concessa la proroga, per
cause di forza maggiore, per la realizzazione dell'iniziativa di sei
mesi, l'Amministrazione provinciale ne dovra' fare specifica menzione
nella relazione e presentarne una specifica entro il 31 marzo
dell'anno successivo, riepilogativa anche della precedente.
Fabbisogno stimato per il funzionamento del Piano
Il fabbisogno finanziario necessario alla realizzazione del presente
Piano-programma e' quantificato in Lire italiane 2.300 milioni, pari
ad Euro 1.032.913,80, per quanto attiene al funzionamento delle
iniziative gia' previste alla L.R. 14 febbraio 1979, n.3, di cui Lire
300.000.000 per la realizzazione delle misure di competenza esclusiva
regionale e Lire 2.000.000.000 per le misure delegate alle Province
costiere e in Lire italiane 1.000 milioni, pari ad Euro 516.456,90,
nella misura prevista di un 30% di cofinanziamento regionale per
quanto attiene le iniziative rientranti fra quelle previste dallo
Strumento Finanziario di Orientamento della Pesca - SFOP.
Alla copertura del fabbisogno in questione si provvedera' mediante
l'utilizzazione delle risorse all'uopo destinate dalla legge
finanziaria della Regione Emilia-Romagna per l'anno 2000.