REGIONE EMILIA-ROMAGNA - CONSIGLIO REGIONALE

DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO REGIONALE 8 luglio 1998, n. 940

Programma regionale delle attivita' di informazione-educazione per la prevenzione dell'infezione da HIV - triennio 1998/2000 - Definizione della rete organizzativa per la lotta all'AIDS. Parziale revoca della deliberazione consiliare 375/91 (proposta della Giunta regionale in data 1 giugno 1998, n. 777)

IL CONSIGLIO DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA                                       
Richiamata la deliberazione progr. n. 777, del 1 giugno 1998, con cui           
la Giunta regionale ha assunta l'iniziativa per il programma                    
regionale delle attivita' di informazione-educazione per la                     
prevenzione dell'infezione da HIV - triennio 1998-2000 - Definizione            
della rete organizzativa per la lotta all'AIDS. Parziale revoca della           
deliberazione consiliare 375/91;                                                
preso atto delle modifiche apportate sulla predetta proposta dalla              
Commissione consiliare "Sicurezza sociale", in sede preparatoria e              
referente al Consiglio regionale, giusta nota prot.  n.8557 in data             
25 giugno 1998;                                                                 
premesso che:                                                                   
- con L.R. 16 giugno 1988, n. 25 e' stato previsto un Programma                 
regionale degli interventi per la prevenzione e la lotta contro                 
l'AIDS;                                                                         
- con deliberazione del Consiglio regionale n. 375 del 14 febbraio              
1991, su proposta della Giunta regionale del 27 novembre 1990, n.               
5873, e' stato approvato il Programma regionale degli interventi per            
la prevenzione e la lotta contro l'AIDS;                                        
atteso che sono intervenuti cambiamenti per quanto attiene                      
all'epidemiologia e al trattamento dell'infezione e della malattia,             
tali da rendere necessario un aggiornamento del Programma sopra                 
citato, riguardo alle attivita' di informazione e di educazione alla            
salute della popolazione, nonche' riguardo agli aspetti organizzativi           
di sostegno, alla luce del nuovo assetto organizzativo del Servizio             
sanitario regionale e al fine di rimarcare la necessaria                        
collaborazione interistituzionale e fra associazioni impegnate nella            
prevenzione dell'infezione da HIV;                                              
preso atto che il seminario regionale "La promozione della salute e             
la prevenzione dell'AIDS", organizzato dagli Assessorati alla Sanita'           
e Politiche sociali e familiari, Scuola, Qualita' urbana, svoltosi a            
Bologna l'8 e il 9 maggio 1997, ha visto la presenza di circa                   
cinquecento partecipanti - fra cui anche molte associazioni di                  
volontariato, rappresentanti di Enti locali, del mondo della scuola,            
oltre che, ovviamente, operatori sanitari - che hanno validato le               
linee tracciate dalla proposta del nuovo Programma e contribuito a              
definirne i contenuti tecnici e operativi;                                      
considerato il parere favorevole formulato dalla Commissione                    
consultiva tecnico-scientifica, costituita con deliberazione di                 
Giunta regionale n. 1043 del 24 giugno 1997, nella seduta del 18                
novembre 1997, nonche' le modifiche suggerite dalla stessa che                  
costituiscono parte integrante del testo dell'allegato Programma;               
considerato che e' conseguentemente necessario approvare, per il                
triennio 1998/2000, un nuovo "Programma regionale delle attivita' di            
informazione-educazione  per la prevenzione dell'infezione da HIV",             
che contempla anche la "Definizione della rete organizzativa per la             
lotta all'AIDS" e sostituisce le analoghe sezioni della precedente              
deliberazione del Consiglio regionale n. 375 del 14 febbraio 1991;              
ritenuto che e' necessario revocare i disposti del "Programma" di cui           
alla deliberazione del Consiglio regionale 375/91 nella parte                   
inerente gli "Interventi di prevenzione" di cui al punto 5) e, fra              
gli "Strumenti di coordinamento tecnico per l'attuazione del                    
Programma", il punto 8.1 "Commissione di coordinamento                          
provinciale";vista la L.R. 14/98 "Approvazione del Bilancio di                  
previsione della Regione Emilia-Romagna per l'anno finanziario 1998 e           
Bilancio pluriennale 1998/2000" e la L.R. 13/98 Finanziaria                     
regionale;                                                                      
ritenuto che per far fronte, per l'anno 1998, al finanziamento per              
incentivare la realizzazione dei progetti integrati di                          
informazione-educazione alla salute volti alla prevenzione dell'AIDS            
- da presentarsi da parte di tutte le Aziende Unita' sanitarie locali           
della regione che dovranno aver coinvolto nell'iniziativa gli Enti              
locali, le associazioni di volontariato e le organizzazioni del                 
privato-sociale che insistono sul territorio di riferimento - e'                
necessaria la somma di Lire 500.000.000 e che tale somma e'                     
disponibile:                                                                    
a) per Lire 430.000.000 a carico del Capitolo 51720 "Quota del Fondo            
sanitario regionale impiegata direttamente dalla Regione per                    
interventi di promozione e supporto nei confronti delle Aziende                 
sanitarie in relazione al perseguimento degli obiettivi del Piano               
sanitario nazionale e regionale (art. 2, DLgs 30 dicembre 1992, n.              
502) " Mezzi statali" del Bilancio regionale per l'esercizio 1998               
nonche' ai sensi della Legge finanziaria regionale 13/98, art. 44,              
lett. a);                                                                       
b) per Lire 70.000.000 a carico del Capitolo 51704 "Fondo sanitario             
nazionale di parte corrente. Assegnazioni alle Aziende sanitarie                
della regione (art. 39, DLgs 15 dicembre 1997, n. 446). Mezzi                   
regionali" (C.N.I.) del Bilancio regionale per l'esercizio 1998, con            
riferimento all'accantonamento di Lire 23 miliardi per "Altri                   
progetti speciali" di cui alla deliberazione n. 2558 del 22 dicembre            
1997, esecutiva ai sensi di legge;                                              
atteso che e' necessario riservare a un successivo provvedimento di             
Giunta l'assegnazione e l'impegno della somma di cui trattasi, da               
ripartirsi tra le Aziende Unita' sanitarie locali della regione sulla           
base della valutazione dei progetti che le stesse dovranno presentare           
alla Direzione generale Sanita' e Servizi sociali entro un mese dalla           
pubblicazione del presente provvedimento nel Bollettino Ufficiale               
della Regione e secondo i criteri contemplati nell'allegato                     
programma;                                                                      
rilevato che i progetti indicati al paragrafo precedente devono                 
riguardare la realizzazione della campagna informativo-educativa                
regionale per la prevenzione delle infezioni da HIV, cosi' come                 
delineata dallo specifico capitolo del Programma allegato, quale sua            
parte integrante e sostanziale, alla presente deliberazione e secondo           
le linee e gli indirizzi strategici definiti piu' in generale dallo             
stesso;                                                                         
rilevato altresi' che entro il termine piu' sopra previsto, le                  
Aziende Unita' sanitarie locali debbano definire gli interventi                 
organizzativi di propria competenza, presentandoli alla Direzione               
generale Sanita' e Servizi sociali, secondo quanto stabilito dallo              
specifico capitolo dell'allegato programma quale parte integrante e             
sostanziale della presente deliberazione;                                       
rilevato ancora di riservare a successivi provvedimenti di Giunta               
ulteriori assegnazioni di incentivi finanziari alle Aziende Unita'              
sanitarie locali della regione sulla base di specifici progetti;                
previa votazione palese, a maggioranza dei presenti,                            
delibera:                                                                       
1) di approvare il "Programma regionale delle attivita' di                      
informazione-educazione per la prevenzione dell'infezione da HIV.               
Definizione della rete organizzativa per la lotta all'AIDS", allegato           
alla presente deliberazione quale sua parte integrante e sostanziale;           
2) di determinare che il Programma, parte integrante e sostanziale              
della presente deliberazione, di cui al precedente punto 1), abbia              
durata triennale;                                                               
3) di revocare i disposti del "Programma" di  cui alla deliberazione            
del Consiglio regionale 375/91 nella parte inerente gli "Interventi             
di prevenzione" di cui al punto 5 e, fra gli "Strumenti di                      
coordinamento tecnico per l'attuazione del Programma", il punto 8.1             
"Commissione di coordinamento provinciale";                                     
4) di prevedere la possibilita' di aggiornare con specifici                     
provvedimenti di Giunta regionale il Programma, parte integrante e              
sostanziale della presente deliberazione di cui al punto 1), a                  
seguito di evidenze epidemiologiche, metodologiche e tecniche che lo            
dovessero rendere necessario, nell'ambito delle linee guida definite            
dal Programma stesso;                                                           
5) di determinare che, entro un mese dalla pubblicazione del presente           
provvedimento nel Bollettino Ufficiale della Regione, tutte le                  
Aziende Unita' sanitarie locali della regione debbano presentare alla           
Direzione generale Sanita' e Servizi sociali i progetti relativi alla           
realizzazione della campagna informativo-educativa  regionale per la            
prevenzione delle infezioni da HIV, cosi' come delineata dallo                  
specifico capitolo del Programma allegato alla presente                         
deliberazione, quale sua parte integrante e sostanziale, e secondo le           
linee e gli indirizzi strategici definiti piu' in generale dallo                
stesso;                                                                         
6) di determinare che, entro lo stesso termine indicato al punto                
precedente, le Aziende Unita' sanitarie locali della regione debbano            
definire gli interventi organizzativi di propria competenza,                    
presentandoli alla Direzione generale Sanita' e Servizi sociali,                
secondo quanto stabilito dallo specifico capitolo dell'allegato                 
Programma quale parte integrante e sostanziale del presente                     
provvedimento;                                                                  
7) di determinare di destinare la somma di Lire 500.000.000 per                 
incentivare la realizzazione di quanto indicato ai precedenti punti             
5) e 6);                                                                        
8) di determinare che la somma di cui al punto 7) e' disponibile:               
a) per Lire 430.000.000 a carico del Capitolo 51720 "Quota del Fondo            
sanitario regionale impiegata direttamente dalla Regione per                    
interventi di promozione e supporto nei confronti delle Aziende                 
sanitarie in relazione al perseguimento degli obiettivi del Piano               
sanitario nazionale e regionale (art. 2, DLgs 30 dicembre 1992, n.              
502) - Mezzi statali" del Bilancio regionale per l'esercizio 1998               
nonche' ai sensi della Legge finanziaria regionale 13/98, art. 44,              
lett. a);                                                                       
b) per Lire 70.000.000 a carico del Capitolo 51704 "Fondo sanitario             
nazionale di parte corrente. Assegnazioni alle Aziende sanitarie                
della regione (art. 39, DLgs 15 dicembre 1997, n. 446). Mezzi                   
regionali" (C.N.I.) del Bilancio regionale per l'esercizio 1998, con            
riferimento all'accantonamento di Lire 23 miliardi per "Altri                   
progetti speciali" di cui alla deliberazione n. 2558 del 22 dicembre            
1997, esecutiva ai sensi di legge;                                              
9) di riservare ad un successivo provvedimento di Giunta                        
l'assegnazione della somma di cui al precedente punto 7),                       
l'assunzione del relativo impegno a carico dei sopraddetti Capitoli             
51704 e 51720 del Bilancio regionale per l'esercizio 1998, nonche' la           
definizione delle condizioni per la liquidazione, che sara' disposta            
con atto formale del dirigente competente per materia ai sensi della            
L.R. 31/77, cosi' come modificata dalla L.R. 40/94 e della                      
deliberazione di Giunta regionale 2541/95;                                      
10) di riservare altresi' ad ulteriori provvedimenti di Giunta, ad              
avvenuto avvio della progettazione 1998, la quantificazione delle               
annualita' 1999/2000 per la realizzazione del programma;                        
11) di pubblicare la presente deliberazione nel Bollettino Ufficiale            
della Regione Emilia-Romagna.                                                   
ALLEGATO                                                                        
Programma regionale                                                             
delle attivita' di informazione-educazione                                      
per la prevenzione dell'infezione da HIV                                        
DEFINIZIONE DELLA RETE ORGANIZZATIVA                                            
PER LA LOTTA ALL'AIDS                                                           
Il problema                                                                     
L'infezione da HIV/AIDS rappresenta - nell'ambito della piu'                    
complessiva tematica delle malattie a trasmissione sessuale - un                
problema di sanita' pubblica di particolare complessita', in cui                
risvolti di carattere biologico, clinico e assistenziale si                     
intrecciano con aspetti sociali, etici e psicologici.                           
I soggetti infetti possono non presentare sintomi di malattia per               
vari anni e, non essendo a conoscenza del proprio stato, possono                
contagiare altre persone.     La combinazione di diverse modalita' di           
trasmissione (via sessuale, parenterale, dalla madre al figlio) sta             
portando a un progressivo allargamento del numero di persone esposte            
a rischio.                                                                      
L'infezione in Italia colpisce prevalentemente i tossicodipendenti,             
ma anche la popolazione generale a comportamento eterosessuale, in              
particolare i giovani e soprattutto le donne in eta' fertile.                   
Il problema non riguarda tanto le cosiddette "categorie a rischio" ma           
tutti i soggetti con comportamenti a rischio - presenti in ampi                 
strati della popolazione - i quali dovranno modificare condotte assai           
radicate. Tale processo di apprendimento  richiedera' diverso tempo.            
Le conseguenze prodotte dall'infezione da HIV sono di estrema                   
importanza per l'individuo, la famiglia, la societa' e per lo stesso            
sistema sanitario; l'infezione incide sul piano economico, sociale,             
culturale e politico: colpisce prevalentemente le persone in eta'               
produttiva, puo' causare reazioni di difesa da parte di alcuni,                 
discriminazioni nei confronti dei sieropositivi non solo                        
nell'ambiente di lavoro, ma anche in quello abitativo e nelle                   
comunita' pubbliche.                                                            
Tale complessita' impone che il problema sia affrontato in modo                 
continuativo nel tempo e organicamente, aggregando e sistematizzando            
le varie attivita' espletate da diverse strutture sanitarie e                   
sociali.                                                                        
In relazione a cio' la Regione, ancora prima della promulgazione                
della Legge 135/90 si e' dotata di diversi strumenti per la lotta               
all'AIDS quali la L.R. 25/88 "Programma regionale degli interventi              
per la prevenzione e la lotta contro l'AIDS", cui ha fatto seguito la           
deliberazione del Consiglio regionale n. 375 del 14 febbraio 1991, la           
quale rappresenta il momento concreto di attuazione  della suddetta             
legge.                                                                          
Da allora, anche alla luce del Programma regionale, sono stati                  
emanati numerosi atti di indirizzo e di attuazione degli obiettivi              
formulati, fra i quali occorre ricordare anche la L.R. 29/94                    
"Assistenza a domicilio per i pazienti terminali" e il relativo                 
Programma pluriennale di interventi.                                            
Sebbene grazie alle nuove terapie antiretrovirali sia possibile                 
rallentare il decorso della malattia, non sono ancora disponibili               
trattamenti di sicura efficacia nei confronti dell'infezione.                   
Pertanto e' necessario dare continuita' ai programmi intrapresi,                
perseverare nelle azioni di prevenzione e quindi aggiornare le                  
strategie inerenti gli aspetti educativi, informativi, formativi che            
rappresentano a tutt'oggi gli strumenti piu' efficaci nella lotta               
contro la malattia, come confermato a livello mondiale da tutti i               
documenti dell'Organizzazione mondiale della Sanita' e a livello                
nazionale dal Ministero della Sanita'.                                          
Se si prendono in considerazione le potenziali vie di trasmissione:             
- l'attivita' sessuale (rapporti non protetti con un partner sessuale           
infetto),                                                                       
- l'esposizione parenterale cutanea o mucosa a sangue infetto o suoi            
derivati (scambio di siringhe e di materiali usati in comune dai                
tossicodipendenti per la preparazione delle sostanze, rischio                   
occupazionale e iatrogeno),                                                     
- la trasmissione materno-fetale e perinatale,                                  
si evince che tutte possono essere influenzate da un'adeguata                   
attivita' di educazione/informazione della popolazione e di                     
formazione degli operatori sanitari.                                            
L'educazione e' l'unico strumento idoneo a modificare - a tutela                
della propria e dell'altrui salute - comportamenti che sono                     
potenzialmente suscettibili di controllo da parte del singolo                   
individuo, quali i rapporti sessuali a rischio e lo scambio di                  
siringhe e di altri materiali, che rappresentano le principali                  
modalita' di trasmissione nell'Europa occidentale, in Italia e in               
Emilia-Romagna.                                                                 
Assume cosi' un'importanza prioritaria l'intervento educativo sia               
rivolto ai soggetti sani, per promuovere un piu' adeguato livello di            
salute, sia rivolto ai sieropositivi, ai malati e alle loro famiglie            
per prevenire la trasmissione dell'infezione, ridurre la morbosita' e           
la mortalita', evitare le discriminazioni.                                      
Tutti gli interventi educativi inoltre acquistano una particolare               
rilevanza nella lotta all'AIDS, sia che siano condotti dal Servizio             
sanitario pubblico, sia da Enti pubblici (Enti locali, il sistema               
scolastico), sia da soggetti non istituzionali quali il privato                 
socio-sanitario, gli Enti ausiliari, il volontariato,                           
l'associazionismo, i gruppi spontanei di auto-aiuto.                            
Non vi e' dubbio anzi che questi ultimi abbiano una maggiore                    
possibilita' di raggiungere in modo capillare la popolazione nel suo            
complesso e le persone maggiormente esposte negli ambienti di vita e            
di lavoro dove si realizzano le situazioni di rischio, producendo               
cultura e atteggiamenti idonei a instaurare una comunicazione                   
interpersonale efficace, partecipata, realmente interattiva.                    
Si ritiene pertanto innovativo sollecitarne la sperimentazione al               
fine di valutarne i risultati.                                                  
Un sistema innovativo per la promozione della salute risulta essere             
l'educazione tra pari. Le varie esperienze condotte, anche in ambito            
scolastico, evidenziano che i giovani sono capaci di condurre                   
esperienze informative e formative con ottimi risultati, ovviamente             
con un adeguato supporto da parte di adulti e di operatori sanitari.            
E' stato proposto di aumentare il protagonismo dei giovani, di favorirne        
l'autodeterminazione, anche attraverso il coinvolgimento delle                  
consulte provinciali degli studenti.                                            
L'educazione tra pari assume una grande importanza anche in ambiente            
extrascolastico e nei confronti di tutti i target: giovani non                  
scolarizzati, prostitute, omosessuali, lesbiche, soggetti                       
sieropositivi, reclusi, ecc... Si sottolinea che la peer education e'           
un metodo efficace nei confronti di tutti quei gruppi con i quali               
possono esistere barriere comunicative con gli operatori sanitari e             
le istituzioni.                                                                 
Il Servizio sanitario pubblico dovra' pertanto favorire il processo             
di cooperazione tra i diversi organismi svolgendo azioni di                     
promozione, coordinamento, progettazione e valutazione, consulenza              
tecnica e formazione.                                                           
Obiettivi prioritari del Programma                                              
Il presente Programma si riferisce esclusivamente alle attivita' di             
informazione/educazione per la prevenzione dell'infezione da HIV e              
non riguarda gli specifici interventi formativi rivolti al personale            
sanitario per la prevenzione dei rischio infettivo occupazionale                
(cosiddetta formazione interna). Pertanto si elencano di seguito i              
principali obiettivi da perseguire.                                             
Sara' innanzitutto necessario cooperare con tutte le risorse al                 
momento disponibili e attive nella lotta all'AIDS per tendere alla              
costruzione di una comunita' educante, in cui le strutture pubbliche            
e private, le associazioni con finalita' educative e non, si                    
responsabilizzino sui problemi inerenti la salute e costituiscano una           
rete formativa per la promozione del benessere dei singoli e della              
comunita'.                                                                      
L'informazione e l'educazione dovranno avere come obiettivi:                    
a) la consapevolezza del rischio e l'aumento delle conoscenze sulle             
vie di trasmissione, sui comportamenti atti a ridurre il rischio e la           
correzione delle convinzioni errate;                                            
b) il cambiamento dei comportamenti sessuali a rischio e delle                  
modalita' iniettive di uso di droghe che si traducono positivamente             
in pratiche di sesso piu' sicuro e di riduzione del danno da uso di             
droghe;                                                                         
c) l'acquisizione di un maggiore autocontrollo, legato alla                     
convinzione e alla capacita' di condurre e/o di insistere su pratiche           
piu' sicure. Cio' implica un approccio all'educazione generale e                
all'educazione sessuale in particolare piu' ampio e piu' a lungo                
termine, che non puo' essere affidato alla comunicazione di massa, ma           
a metodi comunicativi diretti;                                                  
d) il miglioramento dell'impatto a livello individuale e sociale                
dell'AIDS, cioe' l'eliminazione degli atteggiamenti negativi nei                
confronti delle persone HIV infette e della stigmatizzazione dei                
gruppi esposti a rischio, la riduzione della paura e dell'ansia che             
possono rendere la tutela piu' difficile.                                       
Strategie di intervento                                                         
E' necessario pertanto integrare l'intervento preventivo primario con           
quello secondario e assistenziale. Gli interventi educativi,                    
formativi, informativi che dovranno essere realizzati in tutti questi           
campi sono di seguito articolati facendo riferimento sia ai programmi           
assistenziali al malato, al tossicodipendente, ecc., sia ai programmi           
rivolti alla popolazione in generale o a parti di essa. Rappresenta             
obiettivo delle Aziende sanitarie, e in particolare delle Aziende               
Unita' sanitarie locali, condurre tutti gli interventi specificati,             
in quanto di competenza, impegnandosi in primo luogo in uno sforzo di           
integrazione interna e di sinergia con gli Enti locali, il                      
volontariato e il privato-sociale.                                              
Gli interventi informativi ed educativi devono essere specifici e               
mirati, evitando terminologie vaghe o confuse, e devono utilizzare              
linguaggi e strumenti scientifici adeguati ai destinatari ai quali              
sono diretti; occorre enfatizzare i comportamenti a rischio piuttosto           
che le categorie, in quanto si possono rinforzare idee errate, quali:           
che le persone a rischio siano facilmente riconoscibili; che il                 
rischio riguardi solo certi gruppi cui l'individuo non appartiene.              
Gli interventi dovranno riguardare i gruppi con comportamenti ad alto           
rischio i quali, essendo gia' consapevoli e preoccupati, necessitano            
di essere rassicurati e di ricevere consigli su come agire. Gli                 
interventi dovranno altresi' riguardare la popolazione generale che             
ha bisogno di essere continuamente incoraggiata a considerare                   
seriamente la possibilita' di un'infezione da HIV e l'ipotesi di                
contrarre anche altre malattie trasmesse sessualmente (MTS).                    
Per la lotta all'AIDS occorre migliorare le capacita' di                        
comunicazione: ci si puo' avvalere di metodi comunicativi diretti,              
condotti su piccoli gruppi, utilizzando la rete delle comunita'                 
locali, fondamentale per arrivare a persone altrimenti difficili da             
raggiungere e da persuadere, cruciale soprattutto per HIV/AIDS - data           
la rilevanza degli aspetti relazionali ed emotivi - efficace per il             
cambiamento duraturo dei comportamenti e per favorire                           
l'autocontrollo.                                                                
E' necessario avvalersi di mediatori culturali, cioe' di quelle figure          
professionali e sociali che rivestono un ruolo significativo per la             
popolazione che si intende raggiungere e del metodo dell'educazione             
tra pari, estremamente utile specie con i giovani, soprattutto in               
ambienti extrascolastici.                                                       
Ancora, per la lotta all'AIDS puo' essere opportuno avvalersi dei               
mezzi comunicativi di massa utili a fornire informazioni e ad                   
aumentare la consapevolezza della popolazione generale.                         
Tipologia di intervento e destinatari                                           
1. Tipologia di intervento correlata all'assistenza del sieropositivo           
e del malato                                                                    
Le persone infette, i loro partners sessuali, le famiglie e il                  
circolo amicale, a causa degli effetti psicologici e fisici che                 
l'AIDS comporta, vengono aiutati ad affrontare i loro problemi                  
mediante l'assistenza a domicilio, in struttura residenziale, in                
regime di assistenza diurna e di ricovero ospedaliero.                          
L'educazione sanitaria del soggetto e del circolo familiare e amicale           
deve pertanto essere condotta in questi ambiti operativi, con il                
concorso del volontariato che collabora all'erogazione delle                    
prestazioni, sia attraverso il counselling, sia attraverso attivita'            
educative strutturate.                                                          
Obiettivi educativi prioritari da perseguire:                                   
- conoscere e saper applicare le tecniche assistenziali di base con             
particolare riferimento alle misure preventive del contagio e delle             
complicanze della malattia, all'igiene individuale, all'alimentazione           
e a tutti gli aspetti educativi correlati al piano assistenziale del            
sieropositivo e del malato;                                                     
- conoscere i diritti dei sieropositivi e dei malati e saper gestire            
le principali pratiche burocratiche e amministrative, relative alla             
sanita', al lavoro, ecc.;                                                       
- conoscere il diritto all'informazione e all'accesso ai documenti              
amministrativi, conoscere e saper accedere alle risorse locali di               
carattere socio-sanitario e culturale;                                          
- migliorare la comunicazione sulle tematiche relazionali, affettive            
e sociali: ricostruire atteggiamenti e opinioni personali in                    
relazione alla morte, prendere coscienza delle implicazioni                     
psicologiche relative al vissuto dell'infezione e della malattia,               
favorire l'analisi dei processi sociali.Per quanto attiene poi alle             
problematiche relative all'infezione e alla malattia in eta'                    
pediatrica occorre:                                                             
- fornire un supporto informativo-educativo alle famiglie di origine            
o affidatarie;                                                                  
- fornire l'informazione atta a far comprendere l'importanza                    
dell'inserimento scolastico e in generale nelle collettivita' dei               
bambini sieropositivi o malati.                                                 
I progetti educativi saranno predisposti di concerto con gli                    
operatori delle Aziende sanitarie e cogestiti, in forme anche                   
differenziate, col volontariato, prevedendo moduli formativi                    
strutturati:                                                                    
a) di piccolo gruppo, sugli aspetti teorici e pratici generali;                 
b) di addestramento individualizzato (uno-due familiari/amici) al               
domicilio del malato per particolari assistenze personalizzate e per            
favorire il rapporto diretto col malato medesimo, anche perche' il              
sostegno psicologico contribuisce al raggiungimento dei risultati               
terapeutici.                                                                    
Sara' cura delle Aziende sanitarie organizzare, pure con il concorso            
degli Enti locali, la formazione dei formatori che attueranno i                 
suddetti interventi, avvalendosi delle esperienze gia' realizzate.              
L'attivita' dovra' essere organizzata e documentata alla stregua dei            
normali corsi di formazione.                                                    
2. Tipologia di intervento correlata ai programmi di riduzione del              
danno e di prevenzione rivolti ai tossicodipendenti                             
I programmi di riduzione del danno hanno lo scopo di avvicinare e               
mantenere i contatti tra il SERT e la popolazione tossicodipendente             
che non si reca al servizio.                                                    
Oltre agli specifici obiettivi contro la diffusione e la letalita'              
degli stupefacenti, questi programmi hanno lo scopo di prevenire il             
peggioramento delle condizioni fisiche, psicologiche e sociali dei              
tossicodipendenti e di ridurre l'incidenza delle infezioni                      
trasmissibili per via ematica e sessuale, contribuendo anche alla               
tutela della salute della popolazione in generale.                              
Sia sul piano preventivo in generale sia educativo-informativo in               
particolare, accorre privilegiare i progetti "Operatori di strada",             
che si avvalgono di mezzi mobili e semimobili attrezzati (pullmino,             
camper, roulotte, tenda, ecc.).                                                 
Questi mezzi consentono di contattare direttamente i                            
tossicodipendenti nei luoghi e nelle situazioni a essi abituali, di             
fornire consigli e informazioni, di distribuire profilattici,                   
materiale sterile e kits salvavita.                                             
Da valutare, in particolare nell'area metropolitana bolognese, la               
possibilita' di uno sviluppo di questo progetto con la creazione di             
strutture intermedie di accoglienza per i tossicodipendenti. Queste             
strutture si definiscono intermedie perche' si collocano tra la                 
strada e il Servizio sanitario e di accoglienza in quanto, piu'                 
adeguatamente di un mezzo mobile o semimobile, consentono                       
l'avvicinamento di un numero maggiore di soggetti. Esse possono                 
essere dotate di infrastrutture in cui erogare servizi utili al                 
mantenimento dello stato di salute e di igiene, servizi informativi e           
di consulenza ai tossicodipendenti.                                             
Gli interventi di cui sopra si integrano con le attivita' di vendita            
e scambio automatico di siringhe sterili.                                       
Per la tipologia dei progetti e' richiesta la collaborazione con gli            
Enti locali e le associazioni di volontariato.                                  
Occorrera' condurre interventi mirati anche per la popolazione non              
tossicomane che solitamente accede al SERT spontaneamente o su invio            
della Prefettura e di istituzioni giudiziarie.                                  
L'attivita' educativa in tutti i progetti di riduzione del danno                
sara' fondata sul rapporto di confidenza e di fiducia tra il                    
tossicodipendente e l'operatore, in questo caso senza camice bianco.            
Si avvarra' prevalentemente della comunicazione diretta                         
interpersonale, non istituzionale e di brevi messaggi scritti sotto             
forma di cartelloni, foglietti, gadgets, tutti specifici per questo             
target, in considerazione della frequente bassa scolarita' e del ceto           
sociale medio-basso cui appartiene la popolazione tossicodipendente             
che non frequenta abitualmente palestre, centri sportivi e/o                    
ricreativi, ecc. - ed e' quindi difficilmente raggiungibile e                   
scarsamente permeabile all'informazione/educazione.                             
Per quanto riguarda i tossicodipendenti in trattamento presso i SERT            
e gli Enti ausiliari si dovra' mettere a disposizione materiale                 
informativo prodotto possibilmente a livello regionale, anche per               
contenere i costi, ma e' soprattutto nell'ambito della relazione                
operatore-utente che acquista particolare efficacia il counselling              
specifico.                                                                      
Un impegno rilevante sara' rappresentato dalla produzione di veri e             
propri sussidi didattici che promuovano il coinvolgimento dei                   
soggetti, da utilizzarsi individualmente con il singolo o in piccoli            
gruppi, sia nei servizi sia nelle comunita'                                     
terapeutico-riabilitative.                                                      
Per un'efficace comunicazione il materiale informativo/formativo                
potra' essere progettato dagli stessi gruppi di utenti, realizzato e            
diffuso a livello dell'intera regione.                                          
Le linee di indirizzo regionali sulla riduzione del danno da uso di             
droga (deliberazione della Giunta regionale n. 3830 del 31 ottobre              
1995) rappresentano il riferimento per l'attuazione di tutti gli                
interventi.                                                                     
3. Nelle strutture penitenziarie                                                
Il problema della presenza e della diffusione del virus nelle carceri           
ha risvolti sia all'interno dell'ambiente carcerario, sia all'esterno           
verso la popolazione generale.                                                  
La rilevante presenza di soggetti tossicodipendenti e sieropositivi,            
il sovraffollamento, l'organizzazione della vita all'interno del                
carcere, la possibilita' della circolazione di droghe, i contatti col           
mondo esterno conseguenti ai permessi, lo stesso turnover dei                   
rilasci, l'applicazione delle misure di semiliberta' e                          
dell'ammissione al lavoro esterno, aumentano le probabilita' di                 
contagio in presenza di comportamenti a rischio.                                
Interventi di educazione, di informazione e di consulenza ai                    
detenuti, alle famiglie e al personale in servizio presso gli                   
istituti penitenziari, suggerimenti alla direzione in ordine                    
all'organizzazione, vengono forniti dal SERT, dal Servizio Igiene               
pubblica e dalla Struttura ospedaliera sulla base delle "Linee guida            
per la prevenzione dell'infezione da HIV e AIDS nelle strutture                 
penitenziarie dell'Emilia-Romagna" gia' predisposte.                            
4. Per la prevenzione della trasmissione sessuale                               
4.1. Donne in eta' fertile                                                      
Sempre piu' interessate dall'infezione, le donne devono essere messe            
in grado di compiere scelte con la piena conoscenza e consapevolezza            
dei rischi che ne minacciano la salute.                                         
All'interno di questo ampio target occorre individuare i soggetti a             
maggior rischio e piu' bisognosi di tutela. I sottogruppi individuati           
riguardano:                                                                     
- le giovani donne, in genere caratterizzate, al pari degli uomini,             
da una mobilita' sessuale significativa;                                        
- le partners di sieropositivi, di tossicodipendenti o ex                       
tossicodipendenti;                                                              
- le donne appartenenti a fasce marginali, deboli, specie se in eta'            
feconda, non tanto perche' esposte a maggiori rischi, quanto                    
piuttosto perche' potenzialmente meno informate e meno                          
"raggiungibili". Donne appartenenti a famiglie multiproblematiche,              
con problemi psichiatrici, ecc. che risultano essere particolarmente            
resistenti ai messaggi di prevenzione;                                          
- le donne immigrate che vivono in condizioni di precarieta' sociale            
ed economica; a questo gruppo e' rivolto un progetto specifico di               
accoglienza dei Consultori familiari. E' opportuno, in questo                   
contesto, attivare rapporti stabili e duraturi, basati                          
sull'interazione personale della donna col servizio e con il singolo            
operatore. Se questa considerazione e' vera in generale, lo e' in               
particolare per la popolazione immigrata, che, in forza delle diverse           
culture, porta con se' immagini diverse del Servizio sanitario e dei            
rapporti con gli operatori;                                                     
- donne dedite alla prostituzione: si veda il Progetto sperimentale             
"Prostituzione" dell'Assessorato regionale alle Politiche sociali e             
familiari, di cui alla deliberazione della Giunta regionale n. 2567             
del 24 ottobre 1996 "Approvazione progetto regionale Prostituzione in           
attuazione deliberazione consiliare n. 366 del 4 luglio 1996".                  
Gli interventi educativi, informativi e formativi, proposti                     
all'interno dell'attivita' ambulatoriale dei Consultori familiari,              
dei medici di medicina generale, del Servizio di Salute mentale, dei            
Presidi ospedalieri, dei SERT, nonche' presso gli ambulatori privati            
e del privato sociale e nei Servizi sociali, hanno lo scopo di                  
ampliare la gamma delle strategie individuali di controllo dei                  
comportamenti sessuali a rischio e di aumentare l'autocontrollo.                
Le metodologie adottate per formare e informare e i relativi                    
strumenti informativi e didattici, dovranno tenere conto delle                  
rilevanti diversita' esistenti tra i sottogruppi.                               
Nel caso delle giovani donne i messaggi mass-mediali possono                    
rafforzare i necessari interventi individuali o di piccolo e grande             
gruppo, mentre sono inopportuni per gli altri sottogruppi sopra                 
indicati.                                                                       
Per le donne in eta' fertile sara' necessario:                                  
- avvalersi dei contatti che si realizzano nell'ambito degli                    
screening per la prevenzione del tumore del collo dell'utero;                   
- sviluppare iniziative per il coinvolgimento delle societa' mediche            
di ginecologia, dermatologia, di medicina generale nel programma di             
prevenzione della trasmissione delle malattie sessualmente trasmesse,           
in modo che gli specialisti che operano nel settore privato                     
costituiscano una rete informativa coerente con le indicazioni                  
fornite dal settore pubblico. La condivisione del medesimo materiale            
informativo da discutere con le pazienti potrebbe costituire un                 
elemento coordinatore e moltiplicatore dei messaggi di prevenzione.             
4.2. Altri destinatari                                                          
La popolazione maschile e' tradizionalmente meno attenta di quella              
femminile alle problematiche relative alla salute. Per questo occorre           
focalizzare su di essa l'attenzione e progettare interventi mirati da           
realizzare nei centri di aggregazione (clubs sportivi, ricreativi,              
palestre, ecc.) e negli ambulatori maggiormente frequentati da questo           
gruppo, anche nell'ottica degli obiettivi perseguiti con il "Progetto           
prostituzione":                                                                 
- Omosessuali. Attivi da tempo, hanno accumulato una significativa              
esperienza e ottenuto risultati nell'ambito dei gruppi piu'                     
organizzati e conosciuti. Oggi e' necessario raggiungere quei                   
sottogruppi, anche piccoli ma numerosi, di difficile individuazione e           
contatto.                                                                       
- Transessuali. Attivi/e sui problemi della prevenzione                         
prevalentemente nella citta' metropolitana e sulla costa, dovranno              
essere coinvolti/e per raggiungere quanti/e, anche stranieri/e, sono            
presenti nella regione.                                                         
5. Per i giovani                                                                
5.1. Per la popolazione giovanile in generale                                   
Considerato che i giovani di ambo i sessi rappresentano un gruppo ad            
alto rischio, i Consultori familiari - Spazi giovani - dovranno                 
approfondire, con attivita' di ricerca, la conoscenza del                       
comportamento sessuale di questi, anche in relazione al fenomeno                
della prostituzione. E' opportuno un coordinamento tra le ricerche              
per individuare alcuni indicatori comuni, da monitorare su un vasto             
campione regionale.                                                             
Lo scopo e' quello di conoscere meglio il fenomeno per poter disporre           
di indicazioni, pertinenti ai reali e documentati problemi, in                  
particolare dei giovani non scolarizzati, in quanto posseggono minori           
strumenti per difendersi dalla malattia. E' pertanto nei loro                   
confronti che occorre  indirizzare l'informazione/educazione per la             
prevenzione dell'infezione da HIV, ricercando metodi e strategie                
efficaci per raggiungerli (per esempio utilizzando le cosiddette                
"unita' da strada").                                                            
La societa' offre minori opportunita' formative alla popolazione                
giovanile non scolarizzata che necessita di programmi e di iniziative           
volte a promuovere comportamenti responsabili nell'ottica di                    
un'attivita' di prevenzione da condurre efficacemente anche in                  
ambiente extrascolastico.                                                       
Sara' necessario che il Servizio sanitario fornisca:                            
- informazioni e consulenze anche avvalendosi di mezzi mobili e                 
semimobili, che possono rappresentare uno strumento valido per                  
l'avvicinamento della popolazione giovanile nei luoghi e nelle                  
situazioni ad essa abituali (discoteche, birrerie e sale giochi, fast           
food, ecc.);                                                                    
- un'attivita' di formazione strutturata. Potra' essere condotta con            
i medesimi giovani e con alcune persone chiave, opinion leaders                 
quali: gestori-operatori di birrerie, discoteche, D.J., allenatori,             
ecc. da formare/informare per assicurare una ricaduta efficace sui              
ragazzi.                                                                        
Per fare cio' e' necessario che l'Azienda Unita' sanitaria locale si            
colleghi con gli Enti e le Associazioni che svolgono un ruolo di                
primo piano nell'ambito delle politiche rivolte al mondo giovanile              
per cercare un contatto comunicativo piu' efficace con questo target,           
anche attraverso i Comuni e i rispettivi Progetti giovani.                      
Le iniziative formative possono essere condotte in quartieri,                   
parrocchie, associazioni sportive, culturali, religiose, del tempo              
libero, gruppi informali di giovani, usando prioritariamente                    
l'educazione tra pari.                                                          
Sara' indispensabile dotarsi di vari supporti informativi ed                    
educativi, prodotti a livello regionale o interaziendale (anche per             
poli: Riviera Romagnola, Bologna, Emilia, se si individuano delle               
peculiarita'). Particolare importanza rivestono i sussidi prodotti              
dai giovani per i giovani contenenti informazioni sulla rete di                 
assistenza locale (luoghi in cui e' possibile eseguire il test per la           
diagnosi dell'HIV, ottenere una consulenza, ecc.).                              
Gli argomenti affrontati potranno anche riguardare:                             
- i rapporti tra i giovani;                                                     
- le problematiche specifiche per le ragazze. Il target puo' essere             
coinvolto attraverso strade antiche e nuove quali le associazioni               
sindacali di categoria, le discoteche, i negozi di moda giovane e di            
parrucchieri, le riviste femminili, ecc.;                                       
- i problemi specifici per i giovani che operano nei sociale, per               
incentivare il loro ruolo di educatori alla pari di altri giovani               
afferenti a gruppi sportivi, parrocchiali, gruppi volti al sociale;             
- cosa e' l'HIV e come si trasmette (pare che ci sia ancora la                  
necessita' di queste informazioni di base);                                     
- il rapporto tra uso di droghe e rischio di contrarre/trasmettere              
l'infezione;                                                                    
- la qualita' e l'uso del profilattico, contenuti imprescindibili per           
i giovani ed espressamente sollecitati dalla "Carta Europea" di Roma:           
"Raccomandazioni dei giovani studenti", redatte nei corso del                   
Seminario europeo sull'educazione alla salute per la prevenzione                
dell'HIV/AIDS nella scuola, organizzato dall'Istituto superiore di              
Sanita' nel novembre 1994;                                                      
- i rapporti con la prostituzione.                                              
5.2. L'educazione per la prevenzione a scuola                                   
L'attivita' educativa viene condotta secondo le "Linee guida" dei               
Ministeri della Sanita', della Pubblica Istruzione, della Commissione           
nazionale per la Lotta contro L'AIDS.                                           
Un protocollo e' stato siglato tra la Regione Emilia-Romagna, la                
Sovrintendenza scolastica e i Provveditorati agli Studi e costituisce           
un punto di riferimento formale e generale per le attivita' del                 
Servizio sanitario in ambito scolastico. In analogia, accordi                   
specifici debbono essere formalizzati tra le singole Aziende Unita'             
sanitarie locali e i rispettivi Provveditorati agli Studi.                      
Una Commissione mista Scuola-Sanita' opera a livello regionale per il           
coordinamento degli interventi di prevenzione dell'AIDS.                        
Gli interventi in ambito scolastico rientrano in progetti formativi             
di educazione alla salute finalizzati alla crescita personale i quali           
offrono collegamenti con altri problemi, altrettanto prioritari per             
gli adolescenti, come le relazioni affettive e la comunicazione con             
gli adulti e i coetanei.                                                        
L'impegno educativo si estrinseca pertanto su tre principali progetti           
complementari, non alternativi, rivolti a tutte le componenti della             
scuola:                                                                         
1) affettivita' e sessualita';                                                  
2) problematiche relazionali nell'adolescenza e prevenzione del                 
disagio e della tossicodipendenza;                                              
3) prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse.Le iniziative              
sono condotte dagli Spazi giovani dei Consultori familiari, dai                 
Servizi Tossicodipendenze, dai Servizi Igiene pubblica e da altri,              
con la collaborazione dei Centri di Informazione e Consulenza (CIC).            
In tutti gli ordini di scuola si ravvisa l'opportunita' di un                   
Progetto per la prevenzione delle malattie infettive - in particolare           
dell'epatite da HBV e da HCV, dell'infezione da HIV e della                     
tubercolosi - rivolto al personale docente e non docente, ai genitori           
e agli studenti.                                                                
Il programma contribuisce ad aumentare l'informazione e a ridurre i             
pregiudizi nella popolazione, assumendo una particolare importanza              
nelle comunita' dove sono inseriti bambini sieropositivi o comunque             
dove si prevedono inserimenti.                                                  
Considerato il consistente impegno per i programmi di prevenzione               
nella scuola, sara' necessario operare alcune scelte strategiche,               
favorite anche dalla nuova dimensione delle Aziende Unita' sanitarie            
locali:                                                                         
- maggiore coordinamento e maggiore collaborazione tra i servizi                
aziendali per la lotta all'AIDS;                                                
- qualificazione del personale per rendere sempre piu' efficace ed              
efficiente l'intervento educativo;                                              
- graduale riconversione degli interventi rivolti agli studenti -               
assai numerosi - ai formatori e cioe' gli insegnanti, ai volontari, e           
agli operatori degli Enti locali che intendono rapportarsi con i                
giovani per aiutarli a fronteggiare la malattia;                                
- l'intervento diretto degli operatori sanitari con i giovani                   
studenti sara' favorito in quelle sedi scolastiche dove i progetti              
menzionati non hanno avuto adeguato sviluppo;                                   
- privilegiare la realizzazione del programma per la prevenzione                
delle malattie sessualmente trasmesse nelle scuole di secondo grado             
anche a partire dai 14 anni;                                                    
- garantire, nonostante le difficolta', la presenza nei progetti                
delle competenze mediche e psicologiche in modo che possano essere              
affrontati i fattori individuali  e socio-culturali implicati nella             
genesi e nel mantenimento di comportamenti a rischio.                           
5.3. Peer education                                                             
Le piu' moderne esperienze europee indicano un nuovo metodo per la              
promozione della salute: l'educazione tra pari. Le esperienze                   
condotte in ambito scolastico indicano che i giovani, adeguatamente             
supportati dagli insegnanti e da operatori sanitari, sono in grado di           
raggiungere obiettivi formativi e informativi tra i coetanei con                
sorprendenti risultati. La strategia e' condivisa da parte del                  
Ministero della Pubblica Istruzione e alcune esperienze sono condotte           
nell'ambito della nostra regione.                                               
Si ritiene pertanto innovativo sollecitarne la sperimentazione al               
fine di valutarne i risultati.                                                  
stato proposto di "aumentare il protagonismo dei giovani", di                   
favorirne l'autodeterminazione, anche attraverso il coinvolgimento              
delle consulte provinciali degli studenti.                                      
L'educazione tra pari ha grande rilevanza anche in ambiente                     
extrascolastico e verso tutti i destinatari: giovani non                        
scolarizzati, extracomunitari, prostitute, omosessuali, lesbiche,               
soggetti sieropositivi, in ambito carcerario, ecc. Si sottolinea che            
la peer education e' un metodo efficace nei confronti di tutti quei             
gruppi con i quali possono esistere barriere comunicative con gli               
operatori sanitari e le istituzioni.                                            
6. Altri interventi                                                             
6.1. La prevenzione della trasmissione da madre a figlio                        
Gli interventi vengono condotti nell'ambito dell'attivita'                      
consultoriale e dell'attivita' specialistica ambulatoriale, invitando           
le coppie con comportamenti a rischio a sottoporsi al test per l'HIV.           
Seppure tardivamente, nell'interesse del nuovo nato, il test per                
l'HIV e' consigliato anche alle donne che si recano ai servizi in               
stato di gravidanza.                                                            
Particolare attenzione viene naturalmente riposta nei confronti delle           
donne con partner HIV-infetto, ed e' adottata la tecnica dei                    
counselling.                                                                    
6.2. La sicurezza di sangue, sperma, organi e tessuti e il consenso             
informato                                                                       
Diverse norme garantiscono il buon uso del sangue e disposizioni                
ministeriali impongono l'esecuzione di accertamenti volti a escludere           
il rischio di patologie infettive trasmissibili - tra cui l'AIDS                
assume particolare rilievo - su liquido seminale, organi e tessuti              
destinati alla donazione.                                                       
Si intende porre un accento in questa sede sulla necessita' del                 
consenso informato, sia per quanto concerne l'esecuzione del test per           
l'accertamento sierologico dell'infezione da HIV, sia dei trattamenti           
sanitari-diagnostici e/o terapeutici - che comportino dei rischi.               
La Regione verifichera' l'applicazione di tale pratica, in quanto               
dovuta dagli operatori del Servizio sanitario, ma intende anche far             
conoscere al cittadino questo suo diritto, in modo che possa                    
esercitarlo consapevolmente.                                                    
Una corretta informazione dell'utente sulle modalita' di acquisizione           
del consenso informato, sulla sua utilita' e sulle pratiche che                 
garantiscono la sicurezza nelle donazioni di sangue, di organi, di              
tessuti, di liquido seminale, ecc., puo' essere promossa sia a                  
livello di struttura ospedaliera sia presso gli ambulatori dei medici           
di medicina generale e potrebbe, tra l'altro, riguardare:                       
- il livello di sicurezza nelle donazioni e i controlli effettuati;             
- le sedi ove vengono fornite tali prestazioni - cosa deve fare il              
cittadino;                                                                      
- i consigli per i donatori e i riceventi;                                      
- le modalita' di acquisizione del consenso informato;                          
- la tutela dei diritti del cittadino eventualmente danneggiato.                
6.3. La ricerca                                                                 
La qualita' dell'educazione e dell'informazione sanitaria e'                    
strettamente correlata alla conoscenza dei rischi per la salute,                
degli atteggiamenti e dei comportamenti dei soggetti esposti a                  
rischio, ai loro bisogni informativi/formativi. Occorre cioe' che il            
Servizio sanitario possegga queste conoscenze per poter progettare              
interventi pertinenti ed efficaci. Il metodo per conoscere e' quello            
della ricerca.                                                                  
Tra le possibili opzioni in questo campo si privilegiano:                       
- le ricerche sui comportamenti sessuali dei giovani - anche in                 
rapporto al mondo della prostituzione, gia' menzionate - nel                    
programma per i giovani;                                                        
- le ricerche confidenziali sui sieropositivi e sui malati: hanno lo            
scopo di individuare i contatti a rischio pregressi, rintracciare i             
soggetti coinvolti, effettuare il counselling per l'effettuazione del           
test. Il protocollo di ricerca sara' condiviso dagli operatori                  
Aziende Unita' sanitarie locali epidemiologi, esperti di counselling,           
dai centri di screening per l'HIV e dagli organi esterni coinvolti.             
Potra' essere utile il coinvolgimento del volontariato;                         
- le ricerche sugli aspetti etici e sociali. Rappresenta un campo               
innovativo, ma sostanziale per gli aspetti affrontati in questa sede.           
Forniscono elementi per individuare le future strategie di                      
prevenzione; la conoscenza delle rappresentazioni sociali della                 
malattia orienta il contenuto e il tono dell'informazione da fornire;           
gli aspetti relativi all'etica professionale degli operatori -                  
garantendo il rispetto della dignita' della persona e la riservatezza           
- favoriscono il rapporto corretto con il paziente.                             
Un ruolo in questo campo puo' essere svolto dai Settori di Medicina             
legale, dai sociologi in collaborazione con il volontariato e                   
soprattutto con il mondo universitario.                                         
6.4. Il telefono verde regionale                                                
Rappresenta uno strumento di promozione e di collegamento sia dei               
servizi diagnostici, sia delle attivita' di assistenza e di sostegno            
psicologico, le quali possono essere facilitate dall'utilizzo della             
comunicazione mediata attraverso il telefono.                                   
Tale strumento puo' svolgere una pluralita' di funzioni: fornire                
informazioni sulle possibilita' di contagio e sulle tematiche                   
relative all'HIV-AIDS, sui comportamenti a rischio e sulle                      
appropriate norme igienico-preventive, permettendo agli interessati             
di mantenere l'anonimato, superando le difficolta' legate                       
all'approccio interpersonale diretto. Il telefono verde puo' essere             
un mezzo per gestire e contenere le emozioni, le paure e le ansie               
delle persone che temono di avere contratto l'infezione o di quelle             
che gia' vi convivono. E' uno strumento per garantire servizi di                
grande utilita' per gli utenti, come ad esempio le consulenze legali,           
l'indicazione di gruppi di auto-aiuto e notizie sulle risorse                   
presenti nel territorio.                                                        
E' importante realizzare un collegamento in rete dei vari telefoni -            
gia' esistenti - per avviare una campagna informativa e favorire                
l'accesso al servizio incentivando il ricorso a questo mezzo di                 
comunicazione, utilizzato finora prevalentemente da soggetti                    
eterosessuali di sesso maschile.                                                
Una campagna informativo-educativa regionale partecipativa                      
Dopo anni di esperienze focalizzate sulla educazione/informazione del           
cittadino, condotte dalle Aziende Unita' sanitarie locali per la                
promozione di stili di vita e di comportamenti in ambito lavorativo             
improntati alla prevenzione dell'infezione da HIV, pare opportuno               
rafforzare i messaggi in tale direzione utilizzando le tecniche                 
comunicative di massa e coinvolgendo in maniera organica i gruppi di            
volontariato, i servizi sanitari e gli enti che operano in questo               
campo.                                                                          
Cio' si rende necessario in quanto la popolazione con comportamenti a           
rischio e' sempre piu' vasta e distratta da una miriade di stimoli.             
L'iter che si intende seguire per diffondere i messaggi e gli                   
strumenti educativi e informativi consiste nel:                                 
- selezionare alcuni materiali informativi o sussidi educativi di               
qualita', anche innovativi rispetto all'attuale produzione                      
prevalentemente su supporto cartaceo (strumenti informatici,                    
videogiochi, spot televisivi, video, ecc.);                                     
- dare a tale materiale un'immagine coordinata e fortemente                     
riconoscibile come proveniente da una rete di strutture (Servizio               
sanitario regionale, Enti locali, volontariato e altro privato                  
sociale, associazionismo) autorevoli e riconosciute per l'impegno               
sanitario e sociale;                                                            
- far circolare il materiale sui mezzi idonei di comunicazione di               
massa (testi sui giornali, video sulle reti televisive regionali) e             
promuoverne l'utilizzo;                                                         
- renderli disponibili a quanti li richiedono.                                  
I materiali sono accompagnati da indicazioni per l'utilizzo da parte            
della rete delle strutture che collaborano o intendono collaborare              
per la prevenzione dell'AlDS. Non sono prodotti esclusivamente da               
esperti, ma sono anche il frutto del lavoro di gruppi di utenti e di            
operatori sociali e sanitari. Cosi' la campagna regionale nello                 
stesso tempo alimenta ed e' alimentata dall'attivita' educativa e               
formativa condotta a livello territoriale.                                      
Per stimolare l'integrazione fra le iniziative educative e                      
informative delle Aziende sanitarie e la rete delle risorse                     
territoriali, e per far si' che gli interventi coinvolgano                      
contestualmente piu' tipologie e un numero rilevante di destinatari,            
la Regione intende sostenere periodicamente alcuni progetti di                  
qualita'. Saranno privilegiati gli interventi condotti in                       
collaborazione con il privato sociale e con altri soggetti                      
istituzionali e non, e promossi in altre realta' del territorio                 
regionale nell'ambito della campagna partecipativa sopra citata,                
fermo restando che tutte le Aziende Unita' sanitarie locali della               
regione dovranno impegnarsi in tale attivita'.                                  
L'iter comprendera' le seguenti fasi:                                           
-  l'Azienda Unita' sanitaria locale, attraverso la propria                     
Commissione aziendale AIDS (cfr. La rete organizzativa regionale),              
elabora un progetto comprensivo della parte operativa (aspetti di               
metodo e di risultato) ed economico-finanziaria (evidenziando i costi           
aggiuntivi), con il coinvolgimento del volontariato e/o di altri enti           
esterni, e lo invia alla Regione;                                               
- la Regione, avvalendosi del gruppo di lavoro specifico della                  
Commissione AIDS, valuta i progetti e individua quelli a cui fornire            
un contributo;                                                                  
- l'Azienda Unita' sanitaria locale direttamente e/o attraverso gli             
organi esterni esegue il progetto. Se la gestione e' condotta                   
direttamente dagli esterni, l'Azienda Unita' sanitaria locale svolge            
un ruolo di coordinamento e/o di supervisione;                                  
- l'Azienda Unita' sanitaria locale liquida le competenze previste              
per gli organi esterni per stati di avanzamento e risponde della                
regolarita' della spesa;                                                        
- l'Azienda Unita' sanitaria locale e gli organi esterni,                       
congiuntamente, verificano il processo e gli esiti e relazionano alla           
Regione;                                                                        
- la Regione si riserva di promuovere i progetti a cui ha contribuito           
e i relativi materiali (sussidi informativi, educativi, report, ecc.)           
in altre realta' del territorio regionale, anche attraverso i mezzi             
di comunicazione di massa, avvalendosi del Centro documentazione per            
la salute delle Aziende Unita' sanitarie locali della Citta' di                 
Bologna e di Ravenna. La Regione, nell'ambito di questa attivita'               
promozionale, prendera' in considerazione anche iniziative                      
educativo-informative  di rilievo e i relativi strumenti, gia'                  
realizzati con successo in termini di risultati; in questo caso e'              
previsto un contributo per le spese sostenute dalle Aziende Unita'              
sanitarie locali.                                                               
La valutazione dei progetti educativi di prevenzione                            
La Regione intende avviare un processo di analisi e di valutazione              
dei progetti e delle esperienze.                                                
A tal fine promuovera' momenti di confronto tra i diversi soggetti,             
piu' volte richiamati, di cui il Seminario dell'8 e 9 maggio 1997 ha            
rappresentato la fase iniziale.                                                 
Dovranno essere inoltre approfonditi gli aspetti relativi al sistema            
informativo e individuati indicatori da monitorare su tutto il                  
territorio regionale da parte delle strutture interessate.                      
Allo scopo, fin da ora, vengono tracciati gli elementi salienti dei             
contenuti della verifica.                                                       
1. Qualita' organizzativo-gestionale                                            
Considerato che - sia per quanto concerne il livello regionale sia              
aziendale - la rete organizzativa regionale prevista nel presente               
programma rappresenta un elemento determinante per il raggiungimento            
degli obiettivi di prevenzione, verranno verificate l'istituzione, la           
composizione e il funzionamento delle Commissioni da essa                       
contemplate, con particolare riguardo all'interdisciplinarieta' delle           
funzioni coinvolte.                                                             
L'operativita' delle Commissioni aziendali sara' verificata, almeno             
in prima istanza, sulla base dell'esistenza di un piano locale di               
interventi educativo-informativi  nel settore specifico, del grado di           
coinvolgimento interistituzionale e dei soggetti pubblici e privati             
interessati.                                                                    
2. Qualita' professionale e metodologica                                        
I progetti messi a punto in sede locale dovranno rispondere a                   
requisiti di corretta progettazione educativa; tra le diverse e                 
fondamentali fasi di essa si pone l'accento sulla definizione di                
obiettivi educativi specifici, di indicatori e di strumenti e metodi            
di valutazione del loro raggiungimento:                                         
- obiettivi cognitivi o di apprendimento (percezione della gravita'             
del rischio HIV/AIDS; conoscenza delle vie di trasmissione e dei                
comportamenti di riduzione del rischio);                                        
- obiettivi comportamentali (di cambiamento del comportamento                   
individuale);                                                                   
- obiettivi di cambiamento delle relazioni sociali e del contesto               
ambientale;                                                                     
- obiettivi di risultato misurati in termini di salute come modifica            
del quadro epidemiologico.                                                      
Considerato che nello specifico settore e' difficile condurre la                
valutazione delle modifiche comportamentali, risulta determinante la            
rilevazione della gradibilita' e utilita' dell'intervento da parte              
dei destinatari, la pratica dell'autovalutazione degli operatori                
nonche' la verifica delle conoscenze possedute dai partecipanti                 
all'inizio e alla fine dei percorsi educativi.                                  
Fondamentale e' potenziare l'aspetto relazionale (anche in campo                
assistenziale), fornire supporto psicologico ai malati, alle famiglie           
e agli operatori sanitari (per prevenire fenomeni quali la sindrome             
da burn out).E'dunque necessario sottolineare la centralita' del                
counselling, non solo pre e post test, ma come azione di                        
accompagnamento del sieropositivo e del malato, fino alle fasi                  
terminali della vita, anche nell'ottica di far operare delle scelte             
consapevoli in ambito diagnostico e terapeutico, nel pieno rispetto             
dell'acquisizione di un consenso veramente informato.                           
Per quanto riguarda la verifica dei risultati epidemiologici,                   
l'incidenza dell'infezione da HIV puo' essere un indicatore                     
importante per valutare i risultati in termini di salute per                    
determinati gruppi a rischio, anche se le indicazioni fornite a                 
livello internazionale fanno sorgere dubbi sul fatto che cio' sia               
indicativo per la popolazione in generale, sia in ragione della                 
natura del virus e del suo lunghissimo periodo di incubazione, sia              
della bassa prevalenza dell'infezione da HIV nella popolazione                  
generale medesima.                                                              
Pertanto, come indicatore indiretto di modificazione delle pratiche             
sessuali in relazione ai comportamenti individuali, e' da preferire             
la rilevazione della prevalenza delle malattie trasmissibili                    
sessualmente e dell'epatite da HBV.                                             
Possono anche essere presi in considerazione altri indicatori                   
comportamentali relativi all'uso dei profilattici, ad altre pratiche            
di sesso piu' sicuro e alla limitazione del numero dei partners                 
sessuali.                                                                       
Poiche' tali comportamenti vengono autoriferiti, si pone il problema            
della tendenza delle persone a dare risposte socialmente accettabili,           
per cui i dati sulla vendita dei profilattici, monitorati per un                
lungo periodo di tempo, forniscono indicazioni piu' obiettive, anche            
se l'acquisto non ne implica necessariamente l'uso e anche se il                
fenomeno e' ascrivibile pure ad altri fattori.                                  
3. Indici di efficienza                                                         
E' importante rilevare l'entita' degli interventi condotti e dei                
destinatari coinvolti a livello regionale ai fini della valutazione             
dell'efficienza.                                                                
Gli interventi con precipua finalita' informativa, rivolti in genere            
ad ampi target, saranno rilevati separatamente dagli interventi                 
formativi (educativi strutturati), rivolti in genere a piccoli                  
gruppi.                                                                         
Per ciascun intervento informativo ed educativo sara' necessario                
rilevare:                                                                       
- il numero e la tipologia dei destinatari coinvolti;                           
- la durata dell'intervento a diretto contatto con il destinatario              
(il numero di ore di didattica come da programma);                              
- gli operatori e le istituzioni coinvolti e i tempi complessivi                
dedicati alla progettazione, all'organizzazione, alla gestione                  
dell'attivita' didattica, alla socializzazione dell'esperienza, ecc.            
La rete organizzativa regionale                                                 
Il livello regionale                                                            
L'Assessorato alla Sanita' svolge il proprio ruolo di promozione, di            
indirizzo e di verifica degli interventi nel campo specifico della              
lotta all'AIDS, con il supporto della Commissione consultiva                    
regionale tecnico-scientifica (cfr. deliberazione della Giunta                  
regionale n. 1043 del 24 giugno 1997 "Nomina dei componenti la                  
Commissione consultiva tecnico-scientifica per l'attuazione del                 
programma regionale degli interventi per la prevenzione e la lotta              
contro l'AIDS").                                                                
La suddetta Commissione, gia' prevista dalla legge, dovra' assicurare           
nei gruppi di lavoro rappresentanze dei Servizi sanitari coinvolti,             
competenze di prevenzione, di diagnosi e cura, di educazione alla               
salute, di formazione e di informazione.                                        
Per gli aspetti di educazione alla salute che piu' specificatamente             
coinvolgono la scuola, opera una Commissione mista regionale                    
Scuola-Sanita'.                                                                 
Per quanto concerne la raccolta e la diffusione della documentazione            
e il sostegno alle iniziative formative per gli operatori condotte              
dall'Assessorato alla Sanita' ci si avvale del Centro documentazione            
per la salute delle Aziende Unita' sanitarie locali della Citta' di             
Bologna e di Ravenna.                                                           
Il livello di Azienda Unita' sanitaria locale                                   
L'Azienda Unita' sanitaria locale svolge il proprio ruolo di                    
prevenzione dell'infezione da HIV attuando interventi programmati e             
valutabili, coordinandosi sia al suo interno sia con la rete delle              
risorse locali, avvalendosi delle proprie strutture organizzative.              
Per le rilevanti dimensioni delle attuali Aziende e per la necessita'           
di prevedere interventi coordinati, occorre individuare una                     
Commissione aziendale integrata nelle realta' in cui coesiste                   
l'Azienda Ospedaliera, rappresentativa dei servizi che attuano gli              
interventi per la lotta all'AlDS (SERT, Consultori familiari e                  
pediatrici, Servizi di Assistenza domiciliare, di Igiene pubblica,              
Medicina di base, Ospedale ecc.) e comprensiva dei referenti delle              
Aziende Ospedaliere ove presenti.                                               
Essa dovra' garantire il raccordo con il livello regionale, la                  
presenza degli Enti locali e il coinvolgimento delle associazioni di            
volontariato e del privato-sociale  in generale eventualmente                   
attraverso i Comitati consultivi misti. Essa opera secondo le                   
modalita' del progetto obiettivo interservizi, e svolge le funzioni             
di progettazione, di coordinamento, di verifica, essendo                        
l'operativita' compito di tutti i servizi ed enti coinvolti.                    
E' indispensabile che la Commissione aziendale individui tra i progetti         
obiettivo quello educativo/informativo; il suo responsabile si                  
rapportera' con i Coordinamenti aziendali per l'educazione alla                 
salute, qualora non coinvolti direttamente nella Commissione medesima           
e, in particolare, con gli Enti locali per garantire un'azione                  
sinergica su tematiche di tale rilievo.                                         
INDICE                                                                          
Atto deliberativo di approvazione del Programma                                 
ALLEGATO:                                                                       
Programma regionale delle attivita' di informazione-educazione per la           
prevenzione dell'infezione da HIV - Definizione della rete                      
organizzativa per la lotta all'AIDS                                             
Il problema                                                                     
Obiettivi prioritari del programma                                              
Strategie di intervento                                                         
Tipologia di intervento e destinatari                                           
1. Tipologia di intervento correlata all'assistenza del sieropositivo           
e del malato                                                                    
2. Tipologia di intervento correlata ai programmi di riduzione del              
danno e di prevenzione rivolti ai tossicodipendenti                             
3. Nelle strutture penitenziarie                                                
4. Per la prevenzione della trasmissione sessuale 4.1. Donne in eta'            
fertile 4.2. Altri destinatari                                                  
5. Per i giovani 5.1. Per la popolazione giovanile in generale 5.2.             
L'educazione per la prevenzione a scuola 5.3. Peer education                    
6. Altri interventi 6.1. La prevenzione della trasmissione da madre a           
figlio 6.2. La sicurezza di sangue, sperma, organi e tessuti e il               
consenso informato 6.3. La ricerca 6.4. Il telefono verde regionale             
Una campagna informativo-educativa regionale partecipativa                      
La valutazione dei progetti educativi di prevenzione                            
La rete organizzativa regionale                                                 

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ultima modifica 2023-05-19T21:22:53+01:00

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