n.332 del 13.12.2017 periodico (Parte Seconda)

RISOLUZIONE - Oggetto n. 5585 - Risoluzione per garantire la piena applicazione della legge 194/1978 per l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza. A firma delle Consigliere: Mori, Zappaterra

L’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna

Premesso che

la Regione Emilia-Romagna monitora costantemente l’applicazione della legge 194/1978 attraverso l’elaborazione dei dati disponibili a livello regionale e la redazione di un rapporto annuale con i dati ricavati dalle schede ISTAT. Sulla base delle criticità e delle valutazioni sull’applicazione della citata legge, negli anni sono state date indicazioni specifiche alle aziende sanitarie sia con delibere ad hoc sia tramite le delibere di programmazione annuale.

Da tale monitoraggio risulta che nel 2014 (ultimo anno in cui è possibile effettuare una comparazione con il dato nazionale), nelle strutture sanitarie dell’Emilia-Romagna che praticano interruzioni volontarie di gravidanza (IVG), l’incidenza dell’obiezione di coscienza riguarda circa la metà dei medici ostetrici-ginecologi (54,5%, leggermente in diminuzione negli ultimi due anni, in Italia è il 70%), circa un terzo dei medici anestesisti (32,7%, in Italia è il 48,4%) e circa un quarto del personale non medico (24,1%, in Italia è il 45,8%) con una grande variabilità tra le Aziende sanitarie regionali. I dati regionali dell’incidenza delle obiezioni di coscienza risultano essere sovrapponibili, se non in leggero calo, anche per il 2015 e 2016.

Nel 2014, la percentuale dei ginecologi obiettori che opera nei Consultori familiari della nostra regione (18% rispetto al 15% in Italia) è molto inferiore a quella registrata nelle strutture ospedaliere (54,5%). Inoltre, anche i ginecologi obiettori nei Consultori familiari della nostra regione prescrivono i contraccettivi ormonali, sia routinari sia in fase post-coitale (pillola del giorno/dei 5 giorni dopo), e applicano i sistemi contraccettivi meccanici come la spirale contraccettiva o IUD (Intra Uterine Device). Alcuni di loro (anche se non tutti) effettuano anche i colloqui con le donne per il rilascio del certificato IVG. Sul punto, si ritiene che il prevedere che i ginecologi obiettori non svolgano il colloquio con la donna che richiede l’IVG è stata concepita fin dall’inizio dell’applicazione della legge come una misura che intende tutelare la donna, mettendola al riparo da un eventuale atteggiamento giudicante del professionista.

Nel 2015, ultimo dato disponibile, il 69,8% delle donne residenti che hanno eseguito l’IVG si è rivolta al Consultorio familiare per il rilascio del certificato, risultando la regione con la percentuale maggiore di tutta Italia, dato in costante crescita negli anni e decisamente più alto della media nazionale (42,3% nel 2015).

Considerato che

al fine di garantire la corretta applicazione della legge 194/1978, la nostra Regione, invece di individuare una soglia di obiezioni di coscienza, oltre la quale intervenire con specifici provvedimenti, ha ritenuto più opportuno inserire tra gli obiettivi che ogni anno vengono assegnati ai Direttori generali delle Aziende sanitarie il miglioramento di alcuni indicatori che sono risultati critici nel monitoraggio annuale (esempio per il 2017: uguaglianza di accesso al percorso IVG e alle diverse metodiche previste, con particolare attenzione alla riduzione dei tempi di attesa tra rilascio del certificato e l’intervento, principalmente per le IVG chirurgiche). È da sottolineare che le modalità applicate dalle Aziende sanitarie per il raggiungimento degli obiettivi regionali rientrano nell’autonomia gestionale di ogni azienda.

Circa la scelta di bandire concorsi per ginecologi e anestesisti non obiettori si segnala che questa non è possibile perché tali bandi rischierebbero di essere impugnati con successo per “discriminazione”. A tal proposito si ricorda che la Regione Lazio ha bandito un concorso per medici che dovranno lavorare esclusivamente in un servizio che svolge solo attività di interruzione di gravidanza e non ha specificato che devono essere non obiettori.

Inoltre questa modalità di reperimento dei professionisti potrebbe essere controproducente sotto il profilo della professionalità e dell’expertise dei nuovi dipendenti del SSR che deve rimanere il più possibile ampia e su più settori, non solo dedicata esclusivamente all’applicazione della legge 194/78.

Evidenziato che

La piena applicazione della legge 194/1978 presenta aspetti critici relativamente ad altre disposizioni in essa contenute, quali ad esempio quelle concernenti le misure di prevenzione, e richiede quindi una costante valutazione sul complesso delle sue previsioni.

Tutto ciò premesso e considerato

impegna la Giunta regionale

a garantire le condizioni per la piena applicazione della legge n. 194 del 22 maggio 1978 “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”, che già racchiude tutti gli elementi fondamentali per assicurare alle donne l’accesso all’IVG;

a proporre, nell’ambito della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, l’attivazione di un gruppo di lavoro per riflettere sulle strategie e proporre azioni da mettere in campo (es. monitoraggio di alcuni indicatori sentinella, definizione di percorsi, ecc.) con l’obiettivo di sostenere e implementare nel rispetto della dignità e della libertà della donna l’applicazione della legge 194/1978, con il coinvolgimento diretto della Conferenza nazionale degli organismi regionali di pari opportunità.

Approvata a maggioranza dalla Commissione IV Politiche per la Salute e Politiche Sociali nella seduta del 13 novembre 2017.

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