n.305 del 27.09.2018 (Parte Seconda)

Oggetto n. 7123 - Risoluzione per impegnare la Giunta a ribadire il sostegno ai Comuni per il bando delle periferie e nella richiesta al Governo di rivedere i tagli previsti, ad attivarsi per consentire il relativo rifinanziamento in sede di conversione del decreto Milleproroghe e a sollecitare il Governo affinché le convenzioni sottoscritte vengano onorate. A firma dei Consiglieri: Rossi, Calvano, Caliandro, Tarasconi, Bagnari, Zappaterra, Poli, Iotti, Molinari, Pruccoli, Campedelli, Zoffoli, Marchetti Francesca, Cardinali, Bessi, Mori, Rontini, Boschini, Sabattini, Serri, Montalti

L’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna

Premesso che

è attualmente all’esame della Camera il disegno di legge di conversione del decreto Milleproroghe - dopo l’approvazione a inizio agosto da parte del Senato- una delle norme più contestate del quale è il blocco per due anni del finanziamento di 1,6 miliardi destinato ai progetti vincitori del Bando Periferie: il testo approvato dal Senato differisce infatti al 2020 l’efficacia di 96 delle 120 convenzioni firmate nel 2017 dai Sindaci e dal Governo Gentiloni;

al piano per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie sono stati destinati complessivamente 2,1 miliardi di euro: la Legge di Stabilità 2016 ha stanziato i primi 500 milioni di euro e nel giugno 2016 è stato pubblicato il Bando. Successivamente, sono stati destinati ulteriori 1,6 miliardi di euro per poter realizzare tutti i 120 progetti presentati dai Comuni. Le due tranche da 800 milioni di euro sono state finanziate dal Fondo Investimenti (istituito dall’articolo 1, comma 140 della Legge di Bilancio 2017) e dal Fondo sviluppo e coesione;

le prime 24 convenzioni tra la Presidenza del Consiglio e i Comuni sono state firmate nel marzo 2017, le altre 96 nel dicembre 2017. Il blocco deciso con il decreto Milleproroghe non riguarda i primi 24 Comuni, che possono quindi procedere con l’attuazione del piano, ma i successivi 96, che dovranno “rimodulare gli impegni di spesa e i connessi pagamenti” nei prossimi due anni;

la decisione di sottrarre le risorse ai 96 progetti già approvati per riassegnarle differendole di 2 anni, è stata dal Governo motivata strumentalmente con il riferimento alla sentenza n. 74 del 2018, con la quale la Corte Costituzionale ha giudicato illegittimo l’articolo 1, comma 140 della Legge di Bilancio che ha istituito il Fondo Investimenti senza però il previo confronto e l’intesa con le Regioni: in realtà, dunque, la dichiarazione di illegittimità costituzionale è relativa alla procedura seguita dal Governo per l’adozione dei decreti e nulla c’entra con le coperture finanziarie, né tantomeno giustifica il blocco di convenzioni sottoscritte e procedure avviate, peraltro con l’avvallo della Corte dei Conti.

Sottolineato che

contro la decisione di non rispettare il Bando periferie si sono schierati tutti i Sindaci attraverso l’Anci, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani, il cui presidente Antonio Decaro, primo cittadino di Bari, ha scritto il 7 settembre al Presidente del Consiglio un accorato appello nel senso di rinsaldare il vincolo di leale collaborazione tra livelli istituzionali e per evitare che tale decisione abbia seguito;

le amministrazioni locali e gli uffici di Palazzo Chigi lavorano al bando da tre anni, e sui centoventi progetti di città metropolitane e capoluoghi di provincia spesso si sono già attivati anche gli indotti, sia pubblici che privati, quelli ipotizzati come “effetto leva” dal bando stesso, che dovrebbero peraltro riattivare lo sviluppo locale dei territori: in questo momento ci sono già amministrazioni locali che hanno stipulato accordi con soggetti finanziari, come Cassa Depositi e Prestiti, per anticipare le spese per progettazione e realizzazione, così da riuscire a velocizzare le rigenerazioni urbane.

Evidenziato che

il Governo, col blocco del bando calcola di “risparmiare” 1 miliardo e 30 milioni di euro (140 milioni di euro per l’anno 2018, 320 milioni di euro per l’anno 2019, 350 milioni di euro per l’anno 2020 e 220 milioni di euro per l’anno 2021), ma il blocco dei fondi con valore retroattivo pare certamente inammissibile e illegittimo per lesione di ogni elementare principio di leale collaborazione istituzionale, violando patti sottoscritti da tempo fra lo Stato e i Comuni ed in ragione dei quali i Comuni hanno impegnato o speso risorse per la progettazione e l'avvio delle procedure, modificato bilanci pluriennali, richiesto autorizzazioni, assunto obblighi contrattualiper realizzare progetti che migliorano le periferie delle città dal punto di vista della sicurezza e della qualità urbana;

anche il Presidente Bonaccini In Conferenza unificata Stato-Regioni-Enti locali ha manifestato nei giorni scorsi forte preoccupazione per il rischio che vadano persi 1,6 mld di investimenti, esprimendo forte vicinanza ai Sindaci e sottolineando che lo Stato non può tradire gli accordi sottoscritti e azzerare i tanti contratti già perfezionati, che bloccare gli interventi è non solo un errore politico, ma anche uno strappo istituzionale e un atto illegittimo, che bloccare il recupero delle parti più degradate delle nostre città rappresenti un danno alle comunità, con il rischio di alimentare un pericoloso conflitto istituzionale e giurisdizionale.

Considerato che

cancellando il primo piano strutturale per la riqualificazione delle zone più difficili delle città, si stanno privando i Comuni di fondi necessari per rendere più sicure e vivibili quelle aree urbane che soffrono situazioni di degrado economico e sociale: ad esempio, a Ravenna, sono in bilico 13 milioni a cui sono collegati 11 interventi che rientrano nel maxi-progetto “Ravenna in darsena: il mare in piazza”, a Rimini si tratta di 18 milioni di euro per la riqualificazione urbana e ambientale e per il recupero delle vocazioni identitarie dei luoghi dell’area turistica di Rimini nord; a Bologna di 18 milioni di euro per riqualificare aree ed edifici al Pilastro e in zona Arcoveggio; a Reggio Emilia di 18 milioni di euro per il risanamento del quartiere di Santa Croce; a Ferrara 18 milioni di euro per il progetto di riqualificazione dell’area Darsena – ex Mof-Meis; a Piacenza di 8 milioni di euro per la riqualificazione di Piazza Cittadella, Piazza Casali e Ex Locomotori Berzolla;

gli interventi programmati grazie al bando periferie riguardano il miglioramento della vita dei cittadini delle nostre periferie: scuole, case popolari, strutture sportive, contenitori culturali, parchi, luoghi di aggregazione, infrastrutture e molto altro: tutti interventi che miglioreranno la vivibilità e la sicurezza di tutti. In Emilia-Romagna, da Piacenza a Rimini, questi investimenti riguardano bel oltre la metà della popolazione. Oltre a migliorare la qualità della vita, generando altre decine e decine di milioni di euro di cofinanziamenti pubblici e privati, questi investimenti sono un aiuto alla crescita economica e del lavoro in diversi settori della nostra economia;

i Comuni non hanno certamente bisogno di ulteriore incertezza giuridica e finanziaria e penalizzazione, visto che gli enti locali sono stati negli ultimi anni l’architrave per la revisione della spesa pubblica nazionale;

con la sentenza n 74 del 2018, alla luce della quale il Governo ha motivato il blocco del bando, la Corte Costituzionale si è pronunciata sull’impugnazione della Regione Veneto relativa al Titolo V della Costituzione che attribuisce alle Regioni la competenza per la riqualificazione urbana e sicurezza delle città metropolitane e dei capoluoghi di provincia. La Corte ha stabilito la necessità che sui decreti del Presidente del Consiglio dei ministri riguardanti settori di spesa rientranti nelle materie di competenza regionale venga acquisita l’intesa degli enti territoriali. Tale pronuncia non invalida pertanto nulla di ciò che è stato fatto in merito al bando periferie, ma richiede l’acquisizione dell’intesa da parte del Governo in Conferenza unificata sui decreti attuativi del fondo investimenti che riguardano il bando periferie. ANCI ha rivolto al Governo una richiesta in tal senso, ma senza avere alcuna risposta. Il Governo ha già sperimentato questa procedura di intesa nelle scorse settimane, su indicazione del Consiglio di Stato, per altri decreti attuativi del Fondo Investimenti, ad esempio per quelli su metropolitane e ciclovie turistiche.

Tutto ciò premesso e considerato

impegna la Giunta regionale

a ribadire il sostegno ai Comuni nella battaglia per il bando delle periferie e nella richiesta al Governo di rivedere i tagli previsti per circa un miliardo, essendo evidente che le zone più disagiate delle nostre città e dei nostri paesi vanno aiutate e non private dei fondi che servono per promuovere progetti di riqualificazione e sostegno del territorio;

ad attivarsi presso tutte le sedi istituzionali affinché l’emendamento approvato dal Senato in sede di conversione del decreto Milleproroghe venga abrogato dalla Camera o dal successivo passaggio al Senato, intervenendo sulla formulazione attuale dei commi 2 e 3 dell’articolo 13, consentendo il rifinanziamento delle periferie del Paese e venga invece prevista, con un apposito emendamento, l’intesa in Conferenza Unificata per le fasi attuative del Bando, come peraltro fatto dal Governo nelle scorse settimane, su indicazione del Consiglio di Stato, per altri decreti attuativi del Fondo Investimenti, ad esempio per quelli su metropolitane e ciclovie turistiche;

a sollecitare il Governo affinché le convenzioni sottoscritte vengano onorate, assicurando a tutte le città coinvolte i finanziamenti già previsti, anche per non minare ulteriormente il già logoro rapporto di fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

Approvata a maggioranza dalla Commissione III Territorio, Ambiente, Mobilità nella seduta del 13 settembre 2018.

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