n.314 del 02.10.2019 periodico (Parte Seconda)

Oggetto n. 8776 - Risoluzione per impegnare la Giunta a valorizzare, anche attraverso attività di studio, convegni e confronti, il ruolo della braccata nel sistema di caccia al cinghiale, favorendo un clima di confronto e rispetto reciproco tra le associazioni venatorie, agricole e ambientali ed, inoltre, a proseguire nella richiesta, effettuata tramite la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, al Governo di intervenire tempestivamente per una modifica dell'articolo 19 della Legge 157/92 al fine di introdurre la figura dell'"Operatore Abilitato". A firma dei Consiglieri: Molinari, Cardinali, Poli, Marchetti Francesca, Rontini, Zappa-
terra, Serri, Iotti, Zoffoli, Montalti

L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna

Premesso che

il passaggio della competenza sull’attività venatoria dalle Province alla Regione ha comportato un lavoro complessivo di rivisitazione e omogeneizzazione della normativa in precedenza assai diverse da territorio a territorio. Lavoro di rivisitazione che ha visto un passaggio decisivo nell’approvazione del nuovo Piano faunistico venatorio, in cui sono definite le modalità e gli obbiettivi cui si deve conformare l’esercizio dell’attività venatoria in Emilia-Romagna.

Premesso inoltre che

la legge regionale e il Piano faunistico venatorio individuano e affidano agli ATC, ambiti territoriali di caccia, un ruolo centrale nell’organizzazione e nella gestione dell’attività venatoria, in quanto organi rappresentativi e di autogoverno delle attività venatorie, e affidano loro la responsabilità del raggiungimento degli obiettivi gestionali individuati dagli strumenti di pianificazione primo tra tutti il raggiungimento delle densità obiettivo della fauna selvatica indicate dalla Regione per renderne compatibile la presenza con le attività antropiche.

Considerato che

la squadra di braccata ha storicamente svolto un ruolo centrale nella caccia al cinghiale nella nostra regione. La capacità di aggregazione e l’aspetto socializzante della caccia in squadre di braccata rappresentano un valore e ne fanno la pratica venatoria più diffusa in Emilia-Romagna ed in Italia. Il prelievo con il metodo della braccata rappresenta inoltre la tecnica di caccia al cinghiale più efficace nei terreni impervi e particolarmente ricchi di bosco, tanto da essere definita anche dalla bibliografia scientifica, unico strumento di contenimento dei cinghiali su questo tipo di terreni che occupano buona parte del territorio regionale. Non va dimenticato il ruolo ricoperto dalle squadre di braccata nell’attività di prevenzione dei danni e di presidio, anche ai fini di protezione civile, del territorio.

Osservato che

nel rispetto dei principi e degli obbiettivi condivisi definiti nel Piano faunistico venatorio, l’esercizio dell’attività venatoria è regolato, tra le altre cose, tenendo in considerazione gli interessi rappresentati dalle attività agricole che subiscono i danni della fauna selvatica. Per cui l’attività venatoria e i singoli cacciatori sono chiamati a contribuire, tra l’altro, al raggiungimento degli obbiettivi di contenimento dei danni e della fauna selvatica attraverso piani di prelievo.

Osservato inoltre che

il ruolo della caccia di selezione, praticabile solo in determinate situazioni ambientali, rappresenta uno strumento integrativo ma non sostitutivo delle azioni di braccata, agendo su numeri infinitamente inferiori rispetto ai metodi tradizionali.

Osservato inoltre che

a fianco dell’attività venatoria riveste un ruolo fondamentale anche l’attività di “Controllo” del cinghiale, attuabile ai sensi dell’art. 19 della legge 157/92 anche nelle zone precluse all’esercizio venatorio affinché non diventino pericolosi “serbatoi” di danni. I piani di “controllo” possono essere attuati a seguito dell’approvazione di appositi “Piani” regionali sui quali ISPRA deve esprimere il proprio parere. ISPRA attualmente si esprime precludendo la possibilità di intervenire con il metodo della braccata consentendo solo il prelievo in selezione e in “girata” con non più di un cane anche in zone fittamente boscate.

Impegna la Giunta

ad agire tramite la Conferenza Stato-Regioni affinché ISPRA e Governo riconoscano l’efficacia del metodo della braccata non solo nell’attività di caccia ma anche nell’attività di controllo, in particolare laddove le condizioni territoriali e soprattutto il coefficiente di boscosità non renderebbero efficaci metodi quali la selezione o la “girata” con grave pericolo anche per l’incolumità dell’unico cane utilizzabile.

A valorizzare, anche attraverso attività di studio, convegni e confronti, il ruolo della braccata nel sistema di caccia al cinghiale, favorendo un clima di confronto e rispetto reciproco tra le associazioni venatorie, agricole e ambientali.

A proseguire nella richiesta effettuata tramite la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome al Governo di intervenire tempestivamente per una modifica dell’articolo 19 della Legge 157/92 al fine di introdurre la figura dell’“Operatore Abilitato”.

Approvata a maggioranza dei presenti nella seduta pomeridiana del 17 settembre 2019

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